Facebook at Work, ci siamo

Nelle scorse settimane i media americani avevano parlato di un debutto prossimo di Facebook at Work, la versione business del social network di Mark Zuckerberg, che il nerd milionario avrebbe lanciato con l’obiettivo nemmeno troppo segreto di fare concorrenza a LinkedIn.

Ora,siccome negli Usa i media sono una cosa seria, la notizia è stata confermata e ci siamo: i test di Facebook at Work sono iniziati il 14 gennaio 2015 e, come spiega la società in una nota, “l’app sarà visibile sugli app store di iOS e Android e disponibile solamente per i partner del test e le informazioni degli impiegati sono protette, confidenziali e separate da quelle del profilo Facebook personale”.

Da quel poco che si sa, Facebook at Work è graficamente (oltre che nelle funzioni) molto simile al Facebook tradizionale. Mossa necessaria per non spiazzare gli utenti e per mantenere una credibilità consolidata negli anni, questa volta da declinare in chiave business.

Facebook at Work è un’esperienza completamente separata da quella della piattaforma – continua la nota – e offre agli impiegati la possibilità di connettersi e collaborare in modo efficace attraverso l’uso dei nostri strumenti, molti dei quali già noti e utilizzati come il News Feed, i Gruppi, messaggi e gli eventi. Sarà quindi possibile restare in contatto con i propri colleghi nello stesso modo in cui lo si fa con i propri amici e familiari attraverso il social network”.

Cazzeggiare con Facebook at Work sarà, se non lecito, almeno più produttivo.

Made in Italy anche per Facebook

Anche i social network hanno anima e corpo, e prendono vita dai loro ideatori e da chi ci lavora per farli diventare sempre più conosciuti e all’avanguardia.

Ciò vale anche per Facebook, che, da oltreoceano, è approdato in Italia, e precisamente a Milano, dove è stata aperta una nuova sede.

All’ombra della Madonnina, dunque, prenderanno vita nuove idee e nuovi progetti, in un open space fatto apposta per condividere creatività e interazione, come vuole lo stesso Mark Zuckerberg, l’ormai trentenne creatore del social network più famoso e più utilizzato al mondo.

Pareti e porte trasparenti caratterizzano i nuovi uffici di Facebook, ma anche pezzi unici ceh arrivano direttamente dall’artigianalità Made in Italy, ovvero da quel design che sta facendo il giro del mondo e sta trovano sempre maggiori sostenitori.

Della progettazione degli spazi si è occupato lo studio RE|value di Cristiana Cutrona in collaborazione con gli ingegneri di BRE, di Voltaire per la parte illuminotecnica e di Biobyte per la consulenza acustica.

A personalizzare l’open space, e a renderlo ancora più speciale, ci sono i murales che campeggiano sulle pareti, dove non mancano esortazioni come Move Fast, muoviti veloce, Break Thing, rompi le cose e Hack Often, rompi le regole, pensa fuori dai contorni.

Un ritorno al passato, ma sempre in un ambito specificamente meneghino, è rappresentato dalla caffetteria, che ricorda molto le antiche latterie di quartiere, ma arricchita, in questo caso, il panorama spettacolare del centro città, Torre Velasca compresa.

Vera MORETTI

Startup come secondo lavoro

Gli italiani si stanno dimostrando sempre più disposti a costituire nuove startup, per dare l’avvio ad un nuovo modo di intendere il lavoro.
Questa forma di impiego piace sia agli uomini (71%) sia alle donne (64%), soprattutto se di età compresa tra 25 e 34 anni e residenti a Bari (78,6%), Napoli (75,4%) e Reggio Calabria (74,4%), meno propensi invece i genovesi (57,4%).

La sfida delle startup è colta dal 67% di coloro che desiderano dare una svolta alla propria vita lavorativa o che, semplicemente, non hanno trovato nessuna proposta valida sul mercato.
Per il 18.9%, inoltre, si tratta di un secondo lavoro, da affiancare a quello “ufficiale”, con la speranza che, in futuro, possa diventare quello definitivo.

La startup come attività secondaria, comunque, sembra fruttare, in media, 29.703 euro all’anno in più rispetto a quanto percepito con l’attività lavorativa principale.
Le motivazioni spaziano dal voler incrementare il reddito (2 intervistati su 3) al voler migliorare la qualità del rapporto vita privata/lavoro (12,7%), fino al voler diventare il capo di sé stessi (17,3%) e al far diventare un lavoro la passione per un hobby (20,4%).

Ruolo chiave viene ricoperto anche dalle potenzialità di Internet, che riesce a semplificare in modo sostanziale l’avvio della startup.

A questo proposito, Robert Hoffmann, CEO Hosting 1&1 Internet, considera il web “un potente sito e i giusti strumenti per attrarre clienti possono spesso rappresentare la chiave di volta per trasformare un’idea di business in un reale successo. Esistono pacchetti moderni di soluzioni per i siti internet in grado di fornire tutti gli strumenti di eBusiness necessari ad attrarre, interagire e intrattenere relazioni con gli utenti online – già ottimizzati per posizionare il proprio sito in cima nei motori di ricerca e per connettersi alle community su Internet, come Facebook, Twitter ed eBay. Con strumenti così potenti a disposizione sul web, creare un sito Internet senza avere alcuna abilità a livello software o di programmazione, è più facile di quanto si pensi – il risultato è che un’attività parallela o un hobby possono non solo diventare economicamente praticabili e profittevoli, ma anche garantire un buon equilibrio tra lavoro e vita privata“.

Vera MORETTI

Baratto in agricoltura: scambio di prodotti e consigli

Non è sempre vero che i grandi progetti nascono da idee complesse.
In alcuni casi, basta che si accenda nella mente una lampadina, perché ne venga fuori una buona idea.

E’ questo ciò che è accaduto quando è stato formato su Facebook il gruppo Regalo e Baratto in Agricoltura, che a soli due mesi dalla sua fondazione, ha ormai superato i 2mila iscritti.
Il gruppo è nato, originariamente, per barattare e regalare prodotti del settore naturale biologico, ma si è ben presto ingrandito ed ora, pur rimanendo il baratto il suo scopo principale, è diventato luogo di richieste e suggerimenti, informazioni e consigli.

Non si tratta più di donare semplicemente semi, piante ed animali, ma di mettere a disposizione di chiunque ne abbia bisogno il proprio sapere, per aiutare gli altri e condividere conoscenze ed esperimenti.
Chiunque decida di unirsi al gruppo, deve dare il suo contributo in termini di doni, ma soprattutto consigli. Nella bacheca ci sono richieste di aiuto su come coltivare determinate piante, ma anche donazioni di frutta coltivata da chi la offre, e tanto altro ancora.

Vista la peculiarità di questo gruppo, era chiaro che gli iscritti al gruppo non fossero destinati a rimanere amici virtuali a lungo. Per questo è stato organizzato un raduno aperto a tutti gli iscritti, che si terrà ad Albenga il 10 agosto e al quale parteciperanno persone provenienti da tutte le parti d’Italia.

Non sono tutti agricoltori, o comunque appartenenti al settore, perché tra i partecipanti ci sono tanti che, semplicemente, condividono la passione per l’agricoltura e la vivono a modo loro, magari coltivando un piccolo orto o allevando galline ad uso familiare.
C’è anche chi, avendo nozioni specifiche in un determinato settore, le mette a disposizione di tutti, e chi offre agli interessati animali in esubero.

Vera MORETTI

Imprese, professionisti e i nuovi temi dell’hi-tech

di Davide PASSONI 

Le nuove tecnologie impongono alle imprese e ai professionisti problematiche e necessità anch’esse nuove. Alcune di queste riguardano la proprietà intellettuale, altre il contenimento dei costi. Ecco il parere di due esperti del settore.

Avv. Hèléne Regnault de la Mothe, Avvocato iscritto allíAlbo nazionale dei Consulenti in Proprietà industriale

Quali rischi per il proprio marchio nellíera del web 2.0? Come tutelarlo da copie e contraffazioni?
La straordinaria capacità del marchio di attrarre clientela genera frequenti usurpazioni da parte di concorrenti che si manifestano principalmente nell’uso di nomi a dominio foneticamente simili, quando non differenti per la sola estensione. Accade inoltre che il proprio marchio venga indebitamente utilizzato dal competitor quale parola chiave (meta-tag) per avvantaggiarsi e falsare i risultati proposti dai motori di ricerca. Entrambi i casi costituiscono atti di contraffazione e concorrenza sleale, in quanto idonei a sviare la clientela o a creare un indebito agganciamento. La normativa italiana concede al titolare del marchio gli strumenti, anche sanzionatori, per vietare ai terzi l’adozione di tali comportamenti illeciti. Per utilizzare con successo tali rimedi è però determinante scegliere un marchio forte e, soprattutto, preoccuparsi per tempo della sua corretta registrazione nei territori in cui si opera. In tal modo, si tutelano gli investimenti e i propri diritti di esclusiva.

 

Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba S.p.a

Quali i vantaggi del cloud computing per una piccola impresa?
Nell’attuale fase di cost containment, il cloud rappresenta per le piccole imprese uno strumento strategico per ridurre i costi di gestione dei servizi IT permettendo di ottimizzare il ciclo di vita di un prodotto o di un progetto. Caratterizzato dalla totale scalabilità e personalizzazione delle risorse, il cloud consente all’utente di aumentare o diminuire in tempo reale e in autonomia le dimensioni dei server in modalità Pay per Use: in questo modo le imprese non devono più affrontare i costi di startup tipici delle soluzioni hardware “tradizionali” per avviare un nuovo business e possono scegliere il servizio secondo le proprie necessità, modificandone i parametri in base alle proprie risorse e in funzione dei picchi di attività. Sfruttare soluzioni cloud consente dunque di operare con la flessibilità volta a garantire la competitività e la crescita del business, in quanto il cliente sposta sul provider sia i rischi che la complessità legati alla gestione di un’infrastruttura informatica. Tutto ciò permette di liberare risorse impiegate nella gestione dei servizi IT per destinarle all’ottimizzazione delle attività strategiche per il business aziendale.

Quali sfide per le imprese e i professionisti nel mondo dell’hi-tech

di Davide PASSONI

Altro breve giro di tavolo sulle sfide che le nuove tecnologie impongono alle imprese e ai professionisti. 

Marco Fabio Parisi, Responsabile dei Progetto di Sviluppo It per le Pmi di Telecom Italia

La PEC non è solo un obbligo di legge ma un efficace strumento di lavoro. Quali i suoi vantaggi?
Per una piccola impresa o un professionista, calcolare i benefici che derivano dall’utilizzo della PEC è molto semplice. Basta contare quante raccomandate A/R è stato necessario inviare in un anno, moltiplicare per le ore necessarie a preparare la documentazione, stamparla, firmarla, inviarla dall’ufficio postale, archiviare il tutto e aggiungere i costi di spedizione. È evidente però, che tra i vantaggi non si possono ancora considerare quelli relativi alla “firma” e all’”archiviazione”. La PEC da sola non è in grado di garantire tutto questo. Mancano infatti la Firma Digitale e l’Archiviazione Sostitutiva, due ingredienti fondamentali secondo Telecom Italia per completare e ottenere la semplificazione dei processi amministrativi dell’impresa. Le soluzioni informatiche esistono, così come la tecnologia che rende tutto “a norma di legge” sicuro e garantito. Noi riteniamo che sia necessaria una norma attuativa semplice, per cui tutta la documentazione d’impresa possa essere prodotta, scambiata, firmata e archiviata in modo digitale e soprattutto che un documento digitale abbia valore legale a sostituzione di quello cartaceo. Solo così il beneficio per l’impresa sarà totale e sostanziale.

Fabiano Lazzarini, General Manager IAB Italia

Quali sono gli strumenti di advertising più efficaci per promuovere online la propria piccola impresa?
Oggi è essenziale presidiare internet. Gli strumenti disponibili per la promozione della propria realtà imprenditoriale in Rete sono molteplici e alcuni di essi possono essere utilizzati con estrema semplicità anche da utenti non esperti. Molto dipende dall’obiettivo della singola azienda, ma alcuni step possono essere considerati generalmente validi. Il primo passo per una piccola impresa è sicuramente quello di creare un buon sito web, professionale e ben strutturato in modo da essere immediatamente intellegibile dal proprio target. Il secondo passo è quello di rendersi facilmente rintracciabili in rete, indicizzando il proprio portale attraverso la scelta di parole chiave adeguate, che consentano di essere ai primi posti nei risultati sui motori di ricerca, laddove un potenziale cliente faccia una query online, alla ricerca di un prodotto o servizio che rientra nella propria offerta. A quel punto bisogna decidere, sulla base dei propri obiettivi di business e del budget che si intende investire, se e come implementare un piano di comunicazione online, ad esempio attraverso una pianificazione di advertising, ad esempio con dei banner, oppure con campagne di email o search marketing, o ancora una strategia di integrazione con i social network.

Aziende e Ict, non si vince in ordine sparso

Dopo aver visto ieri i risultati per certi versi inattesi dello studio Long Wave di Assintel sul mondo dell’impresa digitale, ecco quali sono, nello specifico, le proposte di Assintel Digitale.

Intanto, l’associazione nazionale delle imprese Ict di Confindustria chiede una chiara presa di posizione in ambito politico, per far sì che vengano avviate strategie utili e competenti di sostegno all’economia digitale. La prima di queste deve essere un riordino dei bandi di gara pubblici, troppo spesso sbilanciati verso la grande impresa e valutati da commissioni dalla dubbia competenza tecnica; un Ente super partes, quindi, che supporti le start up digitali, spesso “camei tecnologici” senza strategie che diano loro prospettive sviluppo, e infine strutture territoriali che aiutino le imprese a gestire la complessità burocratica dei bandi, a cui spesso non accedono perché non possono distogliere risorse preziose dal loro lavoro quotidiano.

All’interno di quest’azione politica, Assintel sollecitano sgravi fiscali per la formazione delle skill digitali e, soprattutto, chiede che si preveda che nei bandi di finanziamento sia rimborsata anche la formazione.

Un accento forte viene posto infine sul networking, campo nel quale il ruolo dell’associazione è decisivo: è necessario, secondo Assintel, creare un sistema di dialogo domanda-offerta intercategoriale, che permetta una diffusione di cultura digitale utile per la crescita dei molti settori ancora “analogici” che rischiano di perdere il treno della competitività. In poche parole: se almeno nel campo dell’economia digitale evitiamo di andare in ordine sparso, la situazione delle aziende italiane migliorerà non poco…

L’onda lunga delle imprese digitale italiane

Sarà presentato a luglio nella sua interezza e nei suoi dettagli, ma i primi numeri e le prime tendenze che filtrano dal progetto Long Wave di Assintel, uno studio sul mondo dell’impresa digitale italiana realizzato in collaborazione con lo Studio Giaccardi e associati, mostrano una dinamicità più che incoraggiante.

Le imprese digitali italiane sono tante, preparatissime e all’avanguardia: 230mila imprese innovative che cavalcano l’onda della modernità e permettono al nostro Paese di restare connesso con l’evoluzione globale.

Sono nuove aziende “native digitali” e imprese attive da tempo ma nuove nello spirito e nell’approccio alla tecnologia, che operano su diversi settori come il software, la consulenza informatica e aziendale, i servizi web, il marketing e la comunicazione, il database management, l’ingegneria, la R&S, il design, le produzioni multimediali e il digital entertainment. Sono piccole imprese,  che hanno in media 4 addetti, ma a livello societario già evolute: il 40% sono società di capitali.

Soprattutto, sono imprese in crescita (+1,6% nel 2012) e che assumono (+1,3%), nonostante la crisi: sono 900mila gli “addetti” regolari e una galassia di collaboratori atipici e partite Iva altamente specializzati. Lombardia e Lazio sono le Regioni a più alta concentrazione (24% in Lombardia e 11% in Lazio), in fondo alla classifica il Molise e la Basilicata.

Durante un Focus Group tenutosi a fine maggio nell’ambito di Long Wave, gli imprenditori presenti hanno dimostrato idee chiare su quali sono le criticità in Italia: burocrazia, lavoro, formazione, credito d’imposta, nuovi format finanziari, banda larga, cultura digitale.

Nello specifico, gli imprenditori hanno lamentato eccessiva complessità burocratica e incompetenza digitale della Pubblica amministrazione, troppa pressione fiscale sul lavoro e troppo poca flessibilità, mancanza di un ruolo di sostegno da parte delle banche, carenza di infrastrutture di banda adeguate alla nuova economia del web, difficile trasferimento della cultura digitale, formazione inadeguata nei percorsi scolastici e spesso mal finanziata nei bandi di finanziamento e nelle start up.

Nello specifico, che cosa propone Assintel Digitale? Lo vedremo domani.

Imprese e tecnologia: web, social network e hi-tech contro la crisi

di Davide PASSONI

Questa settimana su Infoiva torniamo volentieri su un argomento che abbiamo trattato nell’ottobre scorso quando il nostro quotidiano è stato media partner di Smau a Milano: le imprese e il digitale come mezzo per uscire (o almeno provarci…) dalla crisi.

Nell’appuntamento di ottobre avevamo raccolto video e testimonianze di imprenditori che, nel digitale, avevano trovato una via di business, così come le storie di associazioni d’impresa che dell’utilizzo e dell’approccio alle nuove tecnologie hanno fatto un momento insostituibile per ottimizzare costi e performance.

A ottobre ci eravamo accostati all’argomento in maniera un po’ “sottintesa”: Infoiva è partner di Smau, quindi Infoiva si occupa del rapporto tra imprese e tecnologia. Adesso entriamo più nel dettaglio, cerchiamo di dare le cose un po’ meno per scontate e vediamo di capire perché, oggi, per una piccola impresa o per un professionista, affidarsi alla tecnologia o ai new media non sia più un optional o un fatto di “moda” ma sia ormai una delle strade principali per ritrovare competitività e provare a uscire dalle secche della crisi.

Sempre che il fisco rapace e gli scenari internazionali più che critici non ci si mettano a rovinare tutto…

A giugno la quarta edizione del Festival del Lavoro

Tra il 20 e il 22 giugno si svolgerà a Fiuggi la quarta edizione del Festival del Lavoro, fortemente voluta dai Consulenti del Lavoro e dalla loro Fondazione Studi, che si pone, anche quest’anno, l’obiettivo di promuovere e tutelare la cultura del lavoro attraverso tutti i mezzi di comunicazione possibili.

Nell’ambito della manifestazione si svolgerà anche la seconda edizione del premio: Storie di lavoro: concorso video fotografico sul mondo del lavoro.
Il concorso, al quale possono partecipare tutti, è suddiviso in due sezioni:

  • CORTI DI LAVORO: concorso video sulle idee di lavoro che vogliono superare la crisi
  • ISTANTANEE DI LAVORO: le nuove vie del mondo del lavoro

Gli elaborati dovranno pervenire entro il 31 maggio 2013 e dovranno riguardare le seguenti tematiche:

  • Idee innovative che creano nuovo lavoro
  • I nuovi ed i vecchi lavori, immagini a confronto per rilanciare il “made in Italy”
  • La tecnologia e la rete al servizio del lavoro
  • Il disagio della crisi alimenta l’ingegno.

Anche per quest’anno si prevede una grossa partecipazione, considerando che, nelle tre passate edizioni, sono stati registrati oltre 10.000 spettatori e 300 relatori provenienti dal mondo politico ma anche industriale, professionale ed accademico.

Per la quarta edizione il Festival si focalizzerà sulla tematica del lavoro al centro dello sviluppo del Paese, per rendere i politici consapevoli della situazione attuale, con imprese e famiglie che necessitano di una ripresa economica repentina e un conseguente riavvio dello sviluppo e della produttività.
I consulenti del lavoro, infatti, hanno più volte affermato la necessità di ripartire da nuovi presupposti per generare nuova occupazione, tenendo conto di fattori importanti come la riduzione del costo del lavoro, la semplificazione della burocrazia, l’adozione di un welfare moderno e di misure di accompagnamento per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

E proprio i giovani avranno uno spazio centrale durante la manifestazione, poiché sono stati chiamati a portare le loro testimonianze, sia che si tratti di chi “ce l’ha fatta” sia che, invece, i protagonisti siano coloro che ancora sono in attesa che si avveri il loro sogno.
Tutti insieme si mostreranno uniti nel richiedere una riforma del lavoro che punti a soddisfare i loro talenti e riservi loro spazi sempre più ampi.

Il Festival del Lavoro sarà anche un’opportunità di crescita e confronto fra colleghi, che potranno ampliare la rete professionale, conoscere e approfondire servizi e programmi utili alla gestione e all’espansione della loro attività, e l’occasione per presentare al grande pubblico gli autori di libri e saggi sul mondo del lavoro, che verranno esposti nella rinomata Libreria del Festival, dai quali prendere spunto per nuovi programmi di sviluppo del Paese.

La manifestazione quest’anno è diventata anche social. Oltre a seguire, infatti, tutte le notizie sul Festival su Facebook e Twitter, si potranno condividere le proprie immagini di lavoro su Instagram, inserendo #Festivaldellavoro2013. Le foto più belle saranno pubblicate sul sito ufficiale della kermesse e sulle sue pagine social.

Vera MORETTI