Il settore del turismo produce posti di lavoro, anche con la crisi

Sono interessanti i dati che emergono dal III Rapporto dell’Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo pubblicato dall’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo.

Salta all’occhio, ad esempio, il numero degli occupati che, in Italia, opera nel settore: si tratta di oltre 954 mila persone, nel 2011, tra lavoratori a tempo pieno ed a tempo parziale.
Di questi quasi il 60% sono donne, mentre l’età media è di appena 36 anni.
Ciò significa che quasi il 5% della forza lavoro dipendente del nostro Paese si occupa di turismo.

Tra questi, il 59% degli occupati risulta assunto a tempo pieno mentre gli stranieri rappresentano il 24% della forza lavoro.
Il numero delle aziende turistiche con lavoratori dipendenti è pari a 170.222 (media annua), di queste 24.653 appartengono al comparto ricettivo, 138.627 ai pubblici esercizi, 6.431 all’intermediazione, 304 al comparto termale e 207 ai parchi di divertimento.

Tra le prime cinque regioni italiane per numero di dipendenti nel turismo c’è la Lombardia con 170.107 lavoratori, seguita da Emilia Romagna con 100.295, Veneto con 96.733, Lazio con 94.076 e Toscana che ne registra 73.297.

Per quanto riguarda le province, la prima, per numero di occupati, è Milano, con 93.703 lavoratori dipendenti. Al secondo posto c’è Roma con 76.398 dipendenti. Terza è la provincia di Napoli con 31.706 lavoratori, quarta la provincia di Venezia che ha registrato 28.105 dipendenti e quinta la provincia di Bolzano con 26.211 dipendenti.
E tutte hanno registrato un aumento degli occupati nell’ultimo anno.

Vera MORETTI

“Imprenditori, investite su Sanremo”

di Davide PASSONI

Seconda puntata del nostro viaggio a Sanremo: oltre il Festival, dentro all’economia locale. Oggi risponde alle domande di Infoiva Claudia Lolli, vicesindaco di Sanremo e assessore alla Promozione Turistica e Cultura della città.

Il Festival è ancora un toccasana per la città? Se sì, in che termini?
Lo è almeno su due fronti. Intanto per motivi di bilancio: la convenzione con la Rai che permette al Comune di incassare una cifra importante a fronte della concessione della gestione del brand. E poi la visibilità: non ha paragoni e non ha prezzo.

Durante la settimana festivaliera che cifre muove nell’economia della città, in valori e percentuali, la macchina della kermesse?
Per quanto riguarda il discorso della ricettività alberghiera, concordo con il presidente di Federalberghi Sanremo, l’ingegner Varnero: siamo intorno alle 15-18mila presenze. Tenga conto del fatto che si tratta di un periodo in cui gli hotel sono a tariffa piena, per cui il giro d’affari è importante. Nelle settimane precedenti il Festival, c’è già un buon movimento di addetti ai lavori, che soggiornano però a tariffe convenzionate. Per il commercio, invece, cambia poco: chi viene qui per lavorare al Festival ha meno interesse a fare shopping o acquisti spiccioli.

Che umori percepisce dalle varie associazioni di categoria del territorio nel periodo del Festival?
Gli umori sono i più diversi. Sicuramente le liberalizzazioni sono sentite come un grosso problema, che ha portato con sé tanti altri nodi irrisolti. C’è anche preoccupazione per un crescente abusivismo commerciale. Come giunta siamo impegnati a sviluppare accordi con le varie associazioni di categoria. Molto importante quello siglato con Confcommercio nel 2012 per realizzare manifestazioni commerciali da farsi su istanze che provengono dall’associazione; capirà che, essendo i commercianti sul campo e avendo il polso di quello che turisti e cittadini cercano, questo tipo di manifestazione ha grande importanza.

Quanto avete investito?
Si è trattato di uno sforzo notevole per il Comune, dato che lo scorso anno abbiamo stanziato 70mila euro per queste iniziative. Per un Comune come il nostro e con i vincoli del patto stabilità, non è cosa da poco. Ci tengo a ricordare, poi, che tavoli con associazione turistiche e commerciali sono sempre aperti.

Festival, rally, ciclismo, casinò, Giraglia… Quanta parte dell’indotto che generano rimane sul territorio?
Il 10 marzo avremo i carri fioriti, il 17 la Milano-Sanremo, poi la Dragon Cup di vela, più avanti la Giraglia: in termini di marketing possiamo dire che il “brand Sanremo è fortissimo”. Quanto rimane sul territorio? Eventi come la Milano-Sanremo lasciano poco in termini economici immediati, a fronte di un investimento sostanzioso, ma come visibilità internazionale per il Comune non c’è niente di meglio, mi creda. Penso che gli eventi di Sanremo costituiscano un giusto mix tra investimento e ritorno, tanto immediato quanto a lungo termine.

Che iniziative mette in campo il Comune a sostegno della piccola imprenditoria locale?
Lavoriamo in sinergia assoluta con tutte le realtà produttive del territorio. Il sindaco viene dal mondo imprenditoriale, così come buona parte della giunta: la sensibilità verso quel mondo c’è ed è forte, mi creda.

Turismo e florovivaismo sono le punte di diamante della vostra economia locale? Avesse solo 1000 euro da destinare e dovesse scegliere uno solo di questi settori, a chi li darebbe?
Direi a manifestazioni turistiche che promuovano l’eccellenza florovivaistica, come quella dei carri fioriti.

Risposta un po’ democristiana…
In questo periodo un po’ tutti dobbiamo esserlo (ride, ndr.)

Ci spieghi perché “Sanremo è Sanremo” anche dal punto di vista dell’economia locale…
Perché è un brand internazionale fortissimo. Anzi, invito tutti gli imprenditori che volessero investire su Sanremo a farlo, perché potremmo dare loro delle grandi soddisfazioni.

“Turismo da Festival? Marginale”

di Davide PASSONI

Prima puntata del viaggio di Infoiva a Sanremo: oltre il Festival, dentro all’economia locale. Oggi intervistiamo il presidente di Federalberghi Sanremo, l’ingegner Igor Varnero.

Il Festival è ancora un toccasana per il turismo in città?
Sicuramente consideriamo il Festival uno dei principali esempi di destagionalizzazione turistica. Al di là della crisi, da un punto di vista di immagine e di ricaduta immediata sulla città, non ha paragoni.

Durante la settimana festivaliera che cifre muove sul mercato dell’ospitalità alberghiera, in valori e percentuali, la macchina della kermesse?
Abbiamo stimato che il Festival può valere intorno alle 15mila presenze in 10 giorni, negli anni buoni anche 20mila. Sanremo, come capacità ricettiva conta su circa 1500 camere, in generale con tariffe molto buone.

Contate molto su un “effetto vetrina” del Festival?
Solo la Nazionale riesce a battere gli ascolti del Festival. Che è anche molto “esportato” all’estero: magari non come negli Anni ’80, ma gli stranieri lo seguono molto, soprattutto in Russia Sanremo È il Festival.

La Russia è per il vostro turismo un mercato di riferimento?
I russi sono i clienti estivi più numerosi, credo che in Russia Sanremo sia la quinta città italiana come percepito popolare, dopo le quattro maggiori città d’arte. In questo senso la ricaduta sulla nostra economia è rilevante ma difficile da calcolare.

Perché?
Il Festival assomiglia più a una fiera di settore che a un festival musicale. Il “turismo da Festival” è marginale, quello che fa lievitare le presenze è tutto il seguito di addetti ai lavori: manager, artisti, discografici, giornalisti…

Siete già al tutto esaurito?
No, contiamo ancora delle disponibilità; credo che al tutto esaurito si arriverà nel weekend finale. Veniamo da 5 anni di crisi molto dura e anche il Festival ne risente; una crisi i cui effetti sul mercato musicale sono stati acuiti dai fenomeni della musica online e della pirateria. Una volta c’era tutto un mondo di cui, non lo nascondo, abbiamo potuto godere e che oggi non c’è più: negli Anni ’80 quando si muoveva un cantante si muoveva con lui una cinquantina di persone, ora le cose sono diverse.

Festival a parte, come sono gli umori degli albergatori sanremesi che guardano alla prossima stagione estiva?
La situazione è complicata. A causa della crisi abbiamo pagato sul mercato italiano la stagionalità, ma tutto sommato le ultime stagioni estive sono andate bene. C’è stato un recupero della clientela straniera in generale e, come detto, di quella russa in particolare; tornano gli scandinavi e Sanremo stessa ha cambiato immagine e sostanza negli ultimi anni, modificando la percezione turistica della città: ora la riqualificazione del percorso della vecchia ferrovia e della passeggiata lungomare ne hanno cambiato il volto, l’hanno resa ancora più bella.

Che misure utilizzate per evitare che, in questa settimana, qualche albergatore faccia il furbo con i prezzi, come qualcuno accusa?
Il mercato è libero e non sono le associazioni di albergatori a fare pressioni per regolarlo in tal senso. I prezzi seguono la domanda: quando c’è, il prezzo sale. È una polemica che si può fare ovunque, da Milano a New York. Detto questo, i prezzi medi degli hotel a Sanremo durante il Festival non mi sembrano fuori mercato.

Pensa che le strutture ricettive della città siano all’altezza, in termini di quantità e qualità, di quanto il turista si aspetta da Sanremo?
Scontiamo un problema strutturale del turismo italiano, e ligure in particolare. Deve pensare che l’investimento in strutture alberghiere è molto pesante: solo per rifare una camera si possono spendere 20-25mila euro. Si parla quindi di milioni di euro per riqualificare le strutture. Siamo in crisi marcata dal 2002: l’11 settembre ci ha tolto il turismo americano e l’ingresso nell’euro ha ridotto pesantemente i margini per chi opera nel settore, rispetto a località del mondo nelle quali il lavoro, l’energia, i servizi costa la metà rispetto all’Italia. Capisce che la capacità di investimento delle aziende è rimasta segnata.

E la Liguria?
La Regione Liguria è molto debole negli investimenti sul turismo, perché è piccola e i finanziamenti agli hotel arrivano col contagocce. La Liguria investe 2 milioni e mezzo di euro all’anno in promozione, quando regioni come il Trentino o il Piemonte ne mettono sul piatto fino a 40. Di conseguenza le nostre aziende soffrono.

A scapito della qualità degli standard ricettivi?
La qualità media degli alberghi 3-4 stelle a gestione familiare di Sanremo è in linea con gli standard di mercato, altri invece hanno investito meno e si vede.

E la logistica?
La Liguria è tagliata fuori dagli investimenti ferroviari e i turisti, di conseguenza, si muovono su strada; peccato che abbiamo un’autostrada che risale agli Anni ’70 con tutti i suoi limiti e che, complici l’aumento delle tariffe e il caro benzina, andare in vacanza in auto stia diventando un lusso…

Vi sentite la “periferia dell’impero”?
Da Sanremo a Roma in treno ci vogliono 7 ore, 4 per andare a Milano, mentre da Ventimiglia a Parigi che ne vogliono 6. Abbiamo a mezz’ora di auto un aeroporto internazionale, Nizza, tra i più importanti della Francia e noi stiamo cercando di sfruttarlo creando un collegamento low cost con la Riviera. Noi, mentre qualcun altro avrebbe dovuto essere attento e pensarci… La politica non dà risposte all’economia: il turismo non si fa in un posto che non si può raggiungere o che si raggiunge con costi e tempi troppo elevati.

E quindi tocca agli imprenditori metterci una pezza…
La forza dell’Italia, anche nel campo alberghiero, sono le piccole imprese, che investono non solo per fare soldi ma anche per passione: secondo me questa visione è un trampolino di lancio, non un ostacolo. Ecco perché a Sanremo, così come e in tante altre parti d’Italia non ci sono multinazionali dell’hotellerie.

Il turismo in Italia parla straniero

 

Vedi Napoli e poi muori, recita il detto. E sembra che i turisti stranieri lo abbiamo preso alla lettera, almeno in questo 2012 appena trascorso. Il rapporto stilato da Federalberghi sull’andamento del settore turistico alberghiero nel 2012 parla chiaro: la presenza straniera in Italia è aumentata dell’1% rispetto al 2011.

Crescita lieve, ma significativa, in un periodo di profonda crisi non solo relativa al comparto turistico, ma allo scenario internazionale. “Al buon risultato della clientela straniera, – ha commentato Bernabò Bocca, Presidente di Federalberghi-  che anche nel 2012 ha continuato a scegliere l’Italia quale meta ideale per trascorrere un periodo di vacanza, mettendo a segno un lieve ma significativo incremento dell’1%, si contrappone il marcato calo della clientela interna che rispecchia fedelmente la grave crisi economica”.

E il secondo dato che emergenza con evidenza dall’indagine svolta da Federalberghi con metodo CAWI, è il calo del 2,5% delle presenze alberghiere in Italia nel 2012. Una perdita unitaria pari a 7 milioni di pernottamenti alberghieri, che accomunati alla flessione dell’indotto ed alla frenata delle tariffe, ha generato un calo stimabile per il settore che si aggira attorno ai 3 miliardi di euro.

Nel dettaglio il calo delle presenze italiane è stato pari ad un -5,4% rispetto al 2011, mentre i turisti stranieri che hanno scelta il Belpaese come meta delle proprie vacanze sono cresciuti del +1%.

Sono dati sicuramente negativi quelli che nel complesso registra per il 2012 l’osservatorio permanente del nostro Centro Studi – ha continuato Bocca – eppure guardando al contesto internazionale c’è qualcosa che comincia a luccicare in fondo al tunnel”.

Ma dove scorgere segnali di ripresa?

I dati occupazionali del settore alberghiero relativi al 2012 non sembrano aprire a grandi speranze: diminuzione del 3% di lavoratori occupati, quantificabile in 60 mila posti di lavoro a livello aggregato di settore.

Nel dettaglio, nel segmento dei lavoratori alberghieri a tempo indeterminato il dato annuo è stato di -3,1% con picchi variabili tra il -1,1% a gennaio il -4,8% di ottobre. Per quanto riguarda i contratti a tempo determinato il dato annuo parla di un calo del -2,8%, con picchi variabili tra lo 0% di marzo il -6% di dicembre.

La speranza che ci auspichiamo – ha concluso Bocca- è di una ripartenza nel 2013 delle spese delle famiglie italiane e straniere orientate al settore, incoraggiata da tariffe ferme da tre anni e proposte commerciali sempre più ricche di servizi aggiuntivi. Il raffreddamento dello spread, la stabilizzazione dei mercati finanziari e il contenimento del tasso d’inflazione potrebbero creare le condizioni per ridare liquidità alle famiglie e dunque nuovo vigore ai consumi turistici”.

Ma cosa si aspetta il comparto turistico dal nuovo Governo che sarà eletto? “Agevolazioni fiscali dall’Imu alla Tares, semplificazioni per l’accesso al credito, promozione massiccia verso i Paesi ad economia forte della destinazione Italia, drastica riduzione del costo del lavoro“. Più facile a dirsi che a farsi.

Alessia CASIRAGHI

Troppe tasse per il turismo

La crisi non ha fatto sconti quest’anno ed ha colpito quasi tutti i settori indistintamente.

Una delle “vittime” illustri di questa situazione difficile è sicuramente il comparto del turismo, che sta per chiudere l’anno con un -6% di clientela italiana e -10% di fatturato.
Come se non bastasse, le imprese turistico-ricettive sono bersagliate da una raffica di tasse che certo non agevola né incoraggia una ripresa.

L’imposta di soggiorno, ad esempio, è cresciuta, nel suo ammontare annuo, da 150 milioni a 175 milioni di Euro (+17%), con un incremento del 28,5% di Comuni che nel breve volgere di pochi mesi (da luglio ad oggi) sono passati da 332 a 426 pronti a riscuotere la tassa.

Ma anche l’Imu non scherza: se la vecchia Ici aveva riscosso 320 milioni di euro, la nuova imposta arriverà a prelevare ben 494 milioni di Euro, se l’aliquota applicata è quella dello 0,76%, e 689 milioni, se l’aliquota è quella dello 1,06%, pari ad incrementi che oscillano nell’ordine dal +54,5% al +115%.

Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ha dichiarato: “Alla vigilia delle dimissioni del Governo Monti, allo scioglimento anticipato delle Camere ed all’avvio della campagna elettorale, non possiamo non stigmatizzare il fatto che le imprese ricettive italiane rischino un default di massa. L’impegno formale che sollecitiamo alle forze politiche -conclude Bocca- è di porre il turismo tra i punti primari dei loro programmi elettorali, per non rischiare di regalare alla concorrenza internazionale quegli 83 miliardi di Euro di valore aggiunto che annualmente produce il settore, pari al 6% del Pil”.

Vera MORETTI

Turismo, un ponte amaro

Del resto è il ponte dei morti, che cosa ci potevamo aspettare? Le previsioni turistiche per questi giorni, infatti, “sono negative, ma purtroppo in linea con la più grave crisi economica mondiale”, afferma il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, commentando i risultati di una indagine svolta dalla Federazione con il supporto tecnico dell’Istituto ACS Marketing Solutions.

Bocca, però, non rinuncia a vedere qualche aspetto positivo: “L’unico elemento consolatorio è dato dal fatto che comunque, nonostante un contesto economico mondiale ancora allarmante, quasi sette milioni di italiani decidano e possano permettersi di trascorrere alcuni giorni di svago fuori casa, esorcizzando la congiuntura e dando atto al settore di quanto il rapporto qualità-prezzo sia al centro di ogni scelta di spesa da parte del consumatore. A pochi mesi dalle elezioni politiche, rinnoviamo al mondo politico la richiesta di saper distinguere tra le varie componenti trainanti il business e l’occupazione e di considerare dunque il settore tra i veri caposaldi in grado di sostenere un rinnovato sistema economico del Paese“.

Secondo l’indagine sono circa 7 milioni gli italiani in viaggio in questo ponte, per trascorrere almeno una notte fuori casa: il 5% in meno rispetto ai 7,3 al 2011. La durata media del soggiorno è di 2,9 notti trascorse fuori casa, rispetto alle 3,2 notti del 2011. L’88% di chi si sposta resta in Italia, mentre l’8% va all’estero. Come previsto, vincono le località montane (39%), seguite da quelle di mare (24%) e dalle città d’arte (20%). Il 5,8% torna al paesello, mentre il 3,8% sceglie il lago e il 2,9% le terme. Chi “tradisce” la patria sceglie soprattutto le grandi capitali europee (59,8%), il 10,6% vola Oltreoceano, il 10,2% sceglie le montagne estere e il 9,8% i mari esotici.

E siccome l’industria alberghiera è una di quelle che maggiormente soffrono il periodo, quali strutture scelgono gli italiani? Principalmente l’albergo (32,6%), poi il bed&breakfast (6,7%), l’agriturismo (5,1%), il campeggio (1,7%). Restano naturalmente fuori dal conteggio quanti stanno trascorrendo il ponte a casa di parenti o amici (29,2%) e il 14,9% che si trova in casa di proprietà.

Il calo rispetto al 2011 non solo il numero di persone che si sposta. Scende anche la spesa media pro-capite, comprensiva di trasporto, alloggio, cibo e divertimenti, che si attesta sui 247 euro (-1,6% rispetto al 2011), per un giro d’affari di 1,71 miliardi di euro (-6,6% anno su anno).

Insomma, il segno meno prevale anche qui. Una tendenza che prosegue, purtroppo, quella palesata dall’ultima stagione estiva, quando un po’ tutti i settori del turismo italiano hanno sofferto i colpi della crisi. In questi casi conviene darsi degli orizzonti a breve termine e fare un passo alla volta: per cui, già concentrati sul ponte dell’Immacolata e poi sul Natale. Sperando che sotto l’albero qualche segno più per il turismo ci sia.

Federalberghi cerca un posto al sole

In occasione della Giornata Mondiale del Turismo, Federalberghi ha presentato il documento Il Turismo lavora per l’Italia, che presto sarà fatto pervenire a tutti i partiti politici.

Si tratta di venti proposte di intervento, articolati in 60 misure, molte delle quali di facile e veloce realizzazione, senza oneri da parte delle finanze pubbliche.
E’ una vera e propria sfida che Bernabò Bocca, presidente della Federazione, ha voluto lanciare forte del fatturato annuo di ben 114 miliardi di euro, 30 dei quali spesi dagli stranieri.

Il turismo, oltre a rinforzare le casse dello Stato, offre lavoro a oltre 1,5 milioni di persone, pertanto rivendica un ruolo fondamentale nella prossima legislatura, in particolare per quanto riguarda la politica turistica.
Le proposte sono state già illustrate al Ministro del Turismo, Piero Gnudi, ed ora Bocca auspica che il documento che le contiene possa essere tenuto in considerazione per il Piano Nazionale strategico.

Questo perché, ha dichiarato Bocca: “siamo pronti a confrontarci con chiunque nella assoluta convinzione che l’attimo sia di quelli storici e l’occasione per far ripartire il sistema economico nazionale non possa non avere il turismo tra gli asset fondamentali per stabilire criteri concreti di crescita armonica“.

Tra le richieste più importanti, c’è quella che riguarda un Ministero con competenze specifiche ed una modifica dell’articolo 117 della Costituzione, per consentire lo sviluppo di politiche di sistema.

Inoltre, si chiede di abolire l’imposta di soggiorno, restituire al settore una quota del gettito Iva prodotto dall’economia turistica, consentire di pubblicare i prezzi al netto dell’Iva, ridurre le commissioni dovute ai gestori delle carte di pagamento, istituire zone franche per rilanciare aree turistiche in crisi profonda.

L’ENIT, Agenzia Nazionale del Turismo, dovrebbe diventare una SpA a capitale pubblico, per poter svolgere attività promozionali anche sul mercato interno, ma non solo.
Viene richiesto di assegnare alle delegazioni il compito di rilasciare i visti turistici, abolire il visto turistico per l’ingresso dai Paesi BRICS, definire la mission del portale ITALIA.IT, creare con la RAI un canale satellitare tematico in chiaro che promuova il nostro patrimonio turistico-culturale, esporre nelle hall degli alberghi e nei luoghi di grande transito pezzi d’arte altrimenti dimenticati, rilanciare il sistema dei buoni vacanza, promuovere l’organizzazione di grandi eventi, incentivare il prolungamento delle fasi stagionali di attività.

Anche l’argomento della formazione è stato affrontato, poiché è considerata necessaria la creazione di una scuola di management alberghiero e della ristorazione, che possa consentire agli studenti delle superiori di lavorare nel turismo come apprendisti stagionali durante le vacanze scolastiche.

Fondamentale, come in ogni altro settore, è considerata l’innovazione, che per Federalberghi significa incentivare con crediti d’imposta e premi di volumetria la riqualificazione delle strutture, semplificare il cambio di destinazione d’uso per accelerare l’uscita dal mercato di aziende non remunerative, applicare un unico sistema di classificazione valido per tutta l’Europa, consentire agli alberghi di offrire nuovi servizi, tutelare consumatori ed imprese contrastando l’abusivismo, salvaguardare le imprese titolari di concessioni demaniali, semplificare gli oneri amministrativi a carico delle imprese.

Per quanto riguarda la sempre più grande fetta del turismo online, nasce l’esigenza di salvaguardare le agenzia meno in vista, contrastando gli abusi di posizione dominante da parte delle travel agency on line, ma anche di impedire la diffamazione mediante recensioni anonime, garantire alla struttura ricettiva il diritto di replica, introdurre un vantaggio fiscale per i redditi prodotti mediante e-commerce.

Per ultimo, viene sottolineata l’importanza di collegare i principali hub con la rete ferroviaria ad alta velocità, sbloccare le tariffe aeroportuali vincolandole allo sviluppo degli scali, potenziare e capillarizzare il trasporto ferroviario.

Vera MORETTI

Italia, il turismo è “verde” speranza

Ascoltare in questi giorni le varie Federalberghi regionali non è stata un’esperienza particolarmente consolante. La stagione turistica che ci lasciamo alle spalle è stata difficile per Emilia Romagna, Lazio, Veneto, Toscana e molte altre regioni; Federalberghi ha poi confermato a livello globale le stime dei cali, specialmente su agosto: -10% di presenze dall’inizio dell’anno.

Ma c’è un settore che pare abbia sofferto meno degli altri: quello dell’agriturismo. Secondo Turismo Verde – Cia l’aumento, seppur minimo (+1%), è dovuto ai picchi di presenze registrati soprattutto nel week-end di Pasqua, nei ponti del 25 aprile e dell’1 maggio e nel periodo estivo; in controtendenza rispetto al dato globale, per esempio, è agosto, con più di 1,5 milioni di ospiti, e le prenotazioni di settembre fanno prevedere un aumento di soggiorni in campagna stimato fino al 3%.

Infoiva non poteva quindi lasciarsi sfuggire l’occasione di sentire chi rappresenta questo settore ancora “vivo”, Giuseppe Gandin.

Leggi l’intervista al presidente di Turismo Verde – Cia Giuseppe Gandin.

Federalberghi Lazio: “Governo, maggior attenzione al turismo”

Imu, controlli fiscali, caro carburante, tassa di soggiorno… Anche le imprese turistiche del Lazio hanno vissuto “pericolosamente” l’estate che si sta chiudendo. Le voci che arrivano dal territorio laziale, raccolte e riportate dal presidente della Federalberghi regionale Walter Pecoraro, non sono diverse da quanto abbiamo sentito dalla viva voce dei suoi colleghi emiliano – Alessandro Giorgetti – toscano – Paolo Corchia – e Veneto – Marco Michielli.

Dagli operatori emerge chiara una preoccupazione che va al di là delle pur legittime paure derivanti da cali di fatturato e di presenze: la preoccupazione che un ministero pensato per promuovere le politiche turistiche non abbia in realtà un indirizzo chiaro su come muoversi. L’incapacità tutta italiana di fare sistema si dimostra anche in un settore vitale e cruciale come quello del turismo.

Dal presidente di Federalberghi Lazio una richiesta forte: “E’ necessaria una maggiore incisività da parte del Ministero nelle politiche governative, che da sempre è molto attento ad un’industria che ormai mostra i segni di un irreversibile declino, ma è troppo poco attento e interessato all’unico vero volano economico del nostro Paese: il turismo e le risorse culturali ed ambientali dell’Italia“. Sarà ascoltata?

Leggi l’intervista al presidente di Federalberghi Lazio Walter Pecoraro

Toscana, stagione dura ma bisogna pensare positivo

Tappa toscana per l’inchiesta settimanale di Infoiva sul bilancio a caldo della stagione turistica che si sta chiudendo. Dopo aver sentito il presidente di Federalberghi Emilia Romagna, Alessandro Giorgetti e il suo collega veneto Marco Michielli, oggi tocca al presidente di Federalberghi Toscana Paolo Corchia.

Anche all’ombra della cupola del Brunelleschi, l’umore che si respira è simile a quello di altre parti d’Italia, anche se il turismo in Toscana pare aver tenuto almeno nelle città d’arte. Segno meno per il mare, soprattutto a giugno e luglio, meglio ad agosto anche per via del tempo buono, mentre anche Corchia solleva parecchie perplessità sull’utilità della tassa di soggiorno.

Non manca nelle parole del presidente di Federalberghi Toscana – per fortuna – un accenno ottimistico: crisi o non crisi, chi ha scelto di fare impresa deve guardare e pensare positivo, specialmente se opera in un settore come quello turistico. In una regione come la Toscana che, specialmente all’estero, si vende da sola.

Leggi l’intervista al presidente di Federalberghi Toscana Paolo Corchia.