Confturismo Veneto: investire nel settore, via tasse e rigidità

di Davide PASSONI

Continua il “giro di tavolo” di Infoiva tra i vari operatori regionali del turismo per avere un commento sulla stagione estiva ormai agli sgoccioli. Dopo il presidente di Federalberghi Emilia Romagna, Alessandro Giorgetti, oggi tocca al collega veneto Marco Michielli, presidente anche di Confturismo Veneto. E anche all’ombra della Serenissima, la situazione fa riflettere…

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, in Veneto, della stagione turistica che si sta concludendo.
Partiamo dicendo che non commento i dati di partenze e arrivi, in quanto non danno la vera fotografia della situazione. Parlando sotto il profilo aziendale posso dire che, tutto sommato, se sono corretti i dati che leggo provenienti dal resto d’Italia, il Veneto complessivamente ha tenuto più di altre regioni. Il dato di fondo è che negli ultimi 3 anni la forbice tra incassi e margini operativi si sta divaricando paurosamente. Se, come è vero, fare buoni margini operativi significa avere buone capacità d’investimento, l’apertura della forbice è un grosso problema.

Ovvero?
Una volta le banche, per concedere un finanziamento a una struttura turistica guardavano prima di tutto il valore dell’immobile. Oggi non basta più, oggi le banche guardano la produttività dell’azienda e se questa cala o è quasi nulla il finanziamento non viene erogato. Se poi lo spazio per l’autofinanziamento è azzerato, diventa fondamentale il ricorso alle banche, che però non erogano: è un cortocircuito che mi preoccupa.

Nonostante un’offerta di prim’ordine…
Nel panorama nazionale la nostra offerta turistica è buona, per qualità e varietà. Certo, negli ultimi anni la clientela italiana ha alzato il proprio target perché ha cominciato a viaggiare all’estero, in Paesi nei quali trova strutture di dimensioni e livello molto alto, con decine di addetti e pensa, una volta che va in vacanza in Italia, di ritrovare gli stessi standard. Non sapendo che, per esempio, costruire o pagare del personale in Egitto costa infinitamente meno che da noi.

Com’è l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Basso, perché guardiamo con terrore al prossimo anno. Prevediamo già che a giugno 2013 avremo le strutture. Austriaci e tedeschi, che costituiscono buona parte della nostra clientela, faranno le vacanze a maggio, per cui prevediamo un buon maggio, ma con i prezzi di maggio. Se a giugno non arrivano loro e gli italiani non avranno soldi per andare in ferie – come è prevedibile -, chi verrà in quel mese? Rischiamo di trovarci con grosse problematiche da gestire a livello territoriale.

Chiusure…
Certo. Pensi che ci sono alberghi a Venezia che hanno chiesto di diventrare stagionali. A Venezia! Senza contare che, per esempio, la nostra montagna è incastrata tra Trentino Alto Adige e Friuli, regioni a statuto speciale che hanno finanziamenti e norative diverse e più vantaggiose rispetto alle nostre, non solo in ambito turistico.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
Secondo un calcolo che abbiamo fatto, a noi in Veneto ha portato in media un aumento dell’80% rispetto all’Ici. Dico io, abbiamo le tasse sugli utili più alte del mondo: peccato che le paghiamo su utili che non facciamo più.

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa gli chiederebbe come priorità per il turismo in Sicilia?
Il turismo è l’unica azienda che può dare immediata occupazione e immediata risposta alla crisi. Bisogna investire sul turismo ma abbiamo delle rigidità allucinanti e dei non senso come la tassa di soggiorno: ovunque sia stata applicata, non è mai finita a finanziare iniziative legate al turismo ma solo a tappare i buchi delle amministrazioni comunali.

Per non parlare delle tasse di stazionamento per le barche, dei controlli sui pagamenti in contanti…
Personalmente posso non essere d’accordo con un certo modo di ostentare la ricchezza, ma se ho, poniamo, un magnate russo che viene nel mio porto con lo yacht e mi lascia sul territorio qualche decina di migliaia di euro, mica lo faccio scappare con tasse assurde: faccio di tutto per farlo tornare, magari con gli amici. O se la stessa persona mi stappa 80 bottiglie di champagne in una notte, lo faccio perquisire dalla Finanza così non lo rivedo più nel mio locale? Ecco alcune delle rigidità che danneggiano il settore.

C’è dell’altro per Gnudi, vero?
A livello strategico è necessario un ripensamento della delega del turismo alle regioni. Si è trattato di un errore clamoroso. Abbiamo il marchio piu prestigioso al mondo che è il made in Italy, rispolveriamolo per il turismo, trasferiamo le competenze a livello centrale, basta al turismo degli assessori che vanno a far promozione all’estero alle proprie città: si vada alle fiere internazionali promuovendo centralmente l’Italia. Poi ciascuna regione o ciascun comune, se vuole, anche vada per conto suo. Poi chiederei anche una forte integrazione del sistema aeroportuale: è necessario trasferire su ala almeno il 30% del nostro turismo nei prossimi 10 anni, o saremo fuori mercato. Vuole un esempio? Noi come Veneto sosteniamo che il 60% della nostra clientela è tedesca, ma in realtà è bavarese. Perché in poche ore d’auto e di autostrada sono qui. Gli altri tedeschi vanno in Spagna o in Egitto: in aereo ci mettono meno e sono direttamente in spiaggia.

Italia.it, un’occasione persa?
Italia.it, una cosa vergognosa. Ci è costata 179 milioni e la sua efficacia è pari a zero. Dovrebbe essere il sito che fa entrare gli stranieri in Italia, dalla presentazione del Paese alla prenotazione dell’hotel, e invece per le prenotazioni ci siamo fatti superare da siti da come Booking o Expedia che fanno margini e profitti alle spalle dei nostri hotel. Se questi siti fossero italiani, almeno i soldi delle commissioni che incassano resterebbero qui, ma se un hotel deve arrivare a lasciare loro tra il 18 e il 40% e più di commissione, come fa a far crescere il fatturato? Più percentuale di incasso ti lascio, più persone mi mandi… Un sistema malato, a dispetto dei numeri.

Federalberghi Emilia: lasciateci liberi di fare impresa

di Davide PASSONI

Noi di Infoiva abbiamo tenuto un occhio vigile per tutta l’estate sull’andamento del turismo in Italia. Un’industria dalle enormi potenzialità, fatta quasi solo da piccole e piccolissime imprese e che, in quanto tale, non può che godere di un trattamento di sfavore da parte del governo e del fisco. Avevamo incontrato a luglio il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, e ci eravamo fatti raccontare i primi mesi del 2012 visti dalla parte di chi opera nel campo dell’hospitality. Ora che, come cantavano i Righeira (miti assoluti) “l’estate sta finendo”, facciamo il punto con alcune Federalberghi regionali per capire che stagione si è lasciata alle spalle chi fa dell’accoglienza una professione. Cominciamo da Federalberghi Emilia Romagna e dal suo presidente, Alessandro Giorgetti.

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, in Emilia Romagna, della stagione turistica che si sta concludendo.
La stagione è stata difficile, un po’ per tutte le regioni ma, credo, per noi più che per altri per via della comunicazione che è stata fatta sul terremoto di maggio, che ha rallentato le prenotazioni in due mesi cruciali come maggio e giugno. Da quello che si raccontava sui media sembrava che il terremoto avesse investito tutta la regio ma, naturalmente, non era così; da questo è derivata per noi la difficoltà a stare sul mercato e tante vendite non sono andate a buon frutto. Nonostante questo abbiamo mantenuto numeri importanti, un po’ in calo a luglio e ad agosto.

Cifre?
In termini spannometrici, non avendo ancora dati certi e completi, stimo un -10% di presenze e -15% di fatturato come media.

Tanta della vostra clientela storica è straniera: che ne è stato?
Trovo positivo che gli stranieri siano tornati: è sinonimo di un appeal sul mercato internazionale che non abbiamo perso.

E gli italiani?
Abbiamo pagato la crisi che coinvolge il ceto medio, che era la clientela base della nostra zona; impiegati, artigiani, piccoli commercianti hanno subito e subiscono la pressione delle manovre economiche del governo, la riduzione del loro potere d’acquisto e in tanti hanno tagliato le spese superflue, tra cui le vacanze. Non è solo una mia impressione, è un punto di vista suffragato da molte relazioni che vengono dal territorio.

Quali tipologie di strutture hanno privilegiato i turisti? Il piccolo albergatore tipo “Pensione Marisa” riesce ancora a trovare il suo spazio?
La “Pensione Marisa” della situazione lavora perché ha clienti abituali che mantengono nel tempo una relazione di fiducia quasi familiare. Più difficile la situazione di altre realtà, dove magari le persone pretendono di pagare meno degli anni scorsi per avere gli stessi standard di servizio alti che avevano in passato. La qualità va pagata, se non posso mantenere i prezzi non posso dare servizi all’altezza. Spesso, invece, la gente vorrebbe avere i servizi che ha, che so, a Sharm o sull’altra sponda dell’Adriatico, con schiere di camerieri al proprio servizio, ma non si rende conto che là il costo della manodopera è nettamente incomparabile al nostro.
Tornando alla “Pensione Marisa”, il suo rischio è che quando la sua clientela non ci sarà più, sarà fuori mercato. Come Federalberghi stiamo lavorando proprio per dare a questo tipo di imprese gli strumenti per evitare che ciò accada e che possano emergere: investiamo molto sulle capacità delle imprese e degli imprenditori, vogliamo resistere con capacità e passione per andare avanti.

Com’è l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Basso, c’è pessimismo perché si sentono compressi da normative e burocrazia, specialmente per quanto riguarda l’obbligo di segnalare all’autorità fiscale i pagamenti in contanti di somme ingenti, le spese per vacanze superiori a 3600 euro e via dicendo. Pressioni e verifiche fiscali stanno minando l’equilibrio dei nostri imprenditori, che già combattono in una stagione difficile come questa. Per fortuna almeno il tempo ci ha assistito, ci ha aiutato, ma il clima di sfiducia nel futuro e le difficoltà di tante imprese a rivedere la propria mission rimangono.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
In alcuni comuni abbiamo scambiato il tetto massimo dell’Imu al 10,6 per mille in cambio del non pagamento della tassa di soggiorno. Capiamo le esigenze di cassa dei comuni e la necessità di rispettare i patti di stabilità, ma vogliamo che i comuni turistici abbiano un trattamento diverso. In questo senso va la nostra alleanza con gli enti turistici per far capire alle istituzioni che il meccanismo va cambiato; pensi che in alcuni casi con il passaggio all’Imu è stato raddoppiato l’importo che si pagava con la vecchia Ici: aspettiamo la seconda rata per capire la mazzata che ci arriverà. Hotel, pensioni eccetera sono come edifici industriali, che danno lavoro e occupazione: perché devono essere tassati così?

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa gli chiederebbe come priorità per il turismo in Emilia Romagna?
Soprattutto di migliorare la logistica. Qui in regione abbiamo un problema di logistica oggettivo; aeroporti, autostrade, siamo indietro di decenni: il passante di Bologna che da 4 corsie passa a 2, siamo tagliati fuori dalla Tav… Nei Paesi vicini in pochi anni le infrastrutture cambiano il volto di città e regioni, qui non ce la facciamo mai. Sappiamo che alcune volte queste cose non dipendono direttamente dal ministro, così come i fondi che abbiamo chiesto per riqualificare le imprese, vediamo… Poi sarebbe necessario un regolamento diverso, a livello nazionale, sulla tassa di soggiorno. Insomma, logistica, tasse, fondi per la riqualificazione sono
elementi importantissimi per poter competere e restare sul mercato. Su questo vogliamo che si lavori, con basi di programmazioni serie in una nazione che sta ai primi posti nel mondo per patrimonio e potenzialità turistiche: dimostri con i fatti e non con le chiacchiere di essere all’altezza di questo ruolo.

In una parola…
Vogliamo essere liberi di fare impresa.

Niente ferie per 6 italiani su 10

Le partenze da “bollino nero” sembrano essere un vago ricordo: quest’anno le autostrade italiane non sono state intasate da milioni di partenti e, quasi dovunque, raggiungere la località di villeggiatura è stato piuttosto agevole.

Merito delle partenze intelligenti? Solo in parte perché il vero motivo è dato dalle “non partenze”.
Sono il 29,5%, infatti, gli italiani che quest’anno, rispetto ad agosto 2011, hanno rinunciato alle vacanze.

E non certo per potersi godere le città deserte, che, al contrario, con il solleone e le temperature record di questi giorni, sono diventate ancora più inospitali.
La causa che ha costretto 15,4 milioni di italiani a rimanere a casa è una e una sola: la crisi.

Partire, in questo clima di recessione, avrebbe significato grattare un barile già da tempo vuoto e quindi, dopo aver rinunciato a tutto, la spada di Damocle è caduta anche sulle ferie estive.

Non si tratta, inoltre, del solo esodo agostano, perché, facendo una stima dell’intera stagione, Federalberghi ha rilevato un preoccupante -19% di partenze e un conseguente crollo d’affari del 22%, pari a 15,3 miliardi rispetto allo scorso anno.
Sono ben 6 italiani su 10, più della metà, a non andare in vacanza e Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi ha chiesto lo stato di crisi del settore, per “non aver mai visto un calo così generalizzato e devastante”.

Il 44,7% degli italiani si appresta a fare le valigie, o è già a godersi il meritato riposo, e questo dato, già allarmante di per sé, si accompagna ad un calo del 21,5% di partenze di giugno, al -13% di luglio e al -27,7% di settembre.

Bocca ha commentato: “Il segnale a questo punto è inequivocabile: la crisi dopo aver falcidiato la classe medio-bassa, adesso sta colpendo il ceto medio che in Italia ha sempre costituito la struttura portante del sistema dei consumi e la situazione ci obbliga a richiedere a Governo e Parlamento lo stato di crisi del settore, unico strumento tecnico-giuridico per mettere in moto, auspichiamo, quella scossa indispensabile per definire mezzi e misure dei quali il turismo non può più fare a meno”.

La povertà turistica ha colpito su larga scala, e ha ridotto le ferie anche dei fortunati partenti, che, generalmente, hanno ridotto a 11 le notti fuori casa, quando, nemmeno tanto tempo fa, si stava fuori anche 3 settimane.

E la meta è sempre più vicina, poiché per il 76,6% la scelta rimane l’Italia.
Le località esotiche sembrano, in questa torrida estate 2012, ancora più lontane.

Vera MORETTI

Federalberghi: “Imposta di soggiorno, un danno alla credibilità del Paese”

“L’imposta di soggiorno è una tassa sui consumatori le cui modalità di applicazione e di esenzione sono un tale condensato di fantasia difficile da spiegare non solo ai turisti italiani ma ancor di più agli stranieri”. È il commento del Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, alla lettura dei risultati di una capillare analisi, consultabile sul sito della Federazione e svolta in collaborazione con Mercury Srl, su una tassa invisa al 72% degli italiani (indagine Federalberghi-Dinamiche 2007).

“Finora – prosegue Bocca – è stata adottata da quasi il 10% dei Comuni che la legge autorizza, con tariffe che oscillano dagli 0,20 ai 5 Euro al giorno a persona, ma un altro 5% si appresta a vararla, per un gettito complessivo stimato per il 2012 in 150 milioni di Euro in larga parte destinati a ripianare i deficit dei singoli Comuni e non a migliorare la turisticità delle singole località.

“La decisione peraltro di individuare l’esercizio ricettivo come punto di prelievo è profondamente iniqua, – evidenzia il Presidente degli Albergatori italiani – anche perché fa gravare l’onere dell’imposta e dell’imposizione su una sola delle molte attività che traggono beneficio, direttamente o indirettamente, dall’economia turistica. “L’imposta di soggiorno dovrebbe essere abolita e le funzioni svolte dagli enti locali in campo turistico dovrebbero essere finanziate mediante compartecipazione degli stessi al gettito IVA di tutte le attività produttive, non solo terziarie, che traggono beneficio dall’economia turistica”.

LE TARIFFE DELL’IMPOSTA – A Borgia (provincia di Catanzaro) l’imposta vale 0,75 Euro per ogni stella a persona per notte fino ad un massimo di 15 notti, a Ischia da 0,90 a 3 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 7 notti, a Manerba del Garda da 0,50 a 2 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 21 notti, a Genova da 1 a 3 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 8 notti, ad Ancona da 0,50 a 3 Euro (a seconda della tariffa) a persona per notte con un massimo di 15 notti, a Torino da 1,30 a 4,90 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 4 notti, a Milano da 1 a 5 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte senza limite di pernottamenti ed a Modena, martoriata dal terremoto, da 0,50 a 4 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte senza limite di pernottamenti.

LE REGIONI PIÙ COLPITE – Al momento la Regione che conta più Comuni tassati è la Toscana con 82, segue il Piemonte con 68, la Valle d’Aosta con 40, la Lombardia con 37, il Veneto con 20, la Campania con 16, la Puglia con 13 ed ex equo forse per prossimità territoriale la Sicilia e la Calabria con 10.

L’IMPOSTA ALL’ESTERO – Aprendoci ad una panoramica internazionale, l’imposta di soggiorno non si applica in Irlanda, a Malta, in Portogallo e nel Regno Unito. In Spagna l’imposta esisteva, poi è stata abolita. Ne è prevista la reintroduzione per la sola Catalogna, a partire dal mese di novembre 2012, con un importo massimo di 2,50 Euro, esattamente la metà di quanto previsto dalla legge italiana (5,00 Euro), ma per fare un esempio di alberghi a 4 stelle a Firenze l’albergo dovrà chiedere al cliente 4 Euro mentre a Barcellona solo 1 Euro. In Francia, infine, l’importo massimo della taxe de séjour è di 1,50 Euro per notte e per persona, giova però ricordare che oltralpe l’IVA sugli alberghi è pari al 7%, contro il 10% in Italia.

“Insomma – enfatizza polemicamente Bocca- un ginepraio concepito ‘all’italiana’, che porta ulteriore danno all’immagine ed alla credibilità dell’intero Paese, proprio in un momento nel quale di tutto abbiamo bisogno, tranne che di essere messi alla berlina. “In attesa dunque che il Governo ed il Parlamento prendano in mano la materia, -conclude Bocca- la Federalberghi ha elaborato una propria proposta di linee guida per la corretta applicazione dell’imposta di soggiorno”.

Un’estate al mare, la parola a Federalberghi

Regina della gastronomia e del turismo ambientale. Terra di passaggio, di vacanza e di viaggio. L‘Italia è ancora la meta prediletta per il turismo italiano e internazionale? Quel che è certo è che il Belpaese si classifica al primo posto in Europa per il maggior numero di strutture ricettive, sparse da nord a sud lungo tutto lo stivale. Non solo: secondo i dati raccolti dal Conto Satellite Turismo 2012, diffuso solo qualche giorno fa, il turismo in Italia coprirebbe ben il 6% del Pil nazionale.

Ma come vivono gli albergatori e gli operatori del turismo questa estate 2012? Troppo presto per fare bilanci?

Infoiva lo ha chiesto a Bernabò Bocca, Presidente di Federalberghi e alla guida della catena alberghiera S.I.N.A Hotels.

Estate 2012: qual è il bilancio dei primi mesi? E se dovessimo fare un confronto con il 2011?
I primi sei mesi del comparto alberghiero si sono chiusi con un -2,2% di pernottamenti dovuto in gran parte alla clientela italiana, ma purtroppo a giugno anche quella estera ha fatto segnare un pesante arretramento.

Quali saranno le mete in Italia più richieste di questa estate?
Sicuramente il mare, seguito a distanza da montagna ed arte.

E’ recente la notizia di un crollo dei turisti stranieri che vengono in Italia a trascorrere le vacanze. Quali potrebbero essere le cause? Quanto inciderà sul bilancio di fine stagione secondo le vostre previsioni?
È prematuro ipotizzare quanto peserà il calo degli stranieri registrato a giugno 2012, un calo quantificato in un -8,2%. Di sicuro tale flessione marcata è indicativa di un peggioramento economico anche dei Paesi abitualmente esportatori di turisti quali Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Scandinavi.

A cosa rinunciano i turisti in un momento di crisi economica, come quello che stiamo attraversando, per concedersi una vacanza senza gravare troppo sul portafoglio?
Cercano esclusivamente di risparmiare e, dunque, cercano le offerte migliori che in una congiuntura come l’attuale fioccano per tutte le località e per tutte le fasce di offerta.

Quale tipologie di strutture alberghiere vengono predilette? (Hotel, Bed & Breakfast ..)
Tutte, in quanto l’Italia, con le sue 1,1 milioni di camere alberghiere è quarta nel mondo, dietro gli USA (4,6 milioni di camere), il Giappone (1,7 milioni) e la Cina (1,6 milioni) ed è prima in Europa per numero di camere (1,1 milioni) e posti letto (2,2 milioni) sopravanzando la Germania (920 mila camere e 1,7 milioni letti), la Spagna (840 mila camere e 1,7 milioni letti) e la Francia (630 mila camere e 1,3 milioni letti). Di conseguenza non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Veniamo ai piccoli e medi imprenditori del turismo. Quanto ha inciso l’applicazione dell’Imu sul bilancio delle strutture? Quali conseguenze avrà?

L’Imu è una tassa che rispetto all’Ici comporta per le strutture alberghiere un aggravio di costi significativo. La nuova imposta sugli immobili grava sul settore ricettivo per un ammontare di circa 690 milioni di euro, con un maggior costo rispetto all’ICI di circa 175 milioni di euro ed un incremento medio del 54,38%. Nel caso in cui i comuni propendano per l’applicazione dell’aliquota maggiorata del 10,6 (anziché applicare l’aliquota del 7,6), si avrà una percentuale media di incremento per ciascun albergo pari al 115,31%, con un maggior prelievo complessivo di oltre 369 milioni di euro. Il peso dell’IMU è poi ulteriormente aggravato dal fatto che la nuova imposta sugli immobili è indeducibile dal reddito d’impresa (IRPEF/IRES) e dalla base imponibile IRAP. Ovviamente, come tutte le tasse, va pagata, anche se è evidente come l’incremento percentuale appaia sproporzionato rispetto all’imposizione precedente, a maggior ragione se consideriamo la situazione di gravissima crisi dell’economia italiana e mondiale. Proprio alla luce della crisi di liquidità delle aziende, ipotizziamo come non poche strutture non rispetteranno la scadenza odierna, avvalendosi di quanto la legge stessa consente per un versamento con mora, da effettuarsi entro il mese di dicembre entro il quale l’imposta andrà interamente pagata.

I piccoli imprenditori sono stati costretti a ridurre le unità del personale alberghiero? In che percentuale?
Sempre nei primi 6 mesi del 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011, abbiamo perso il 2,5% di lavoratori nel comparto.

Come si incentiva il turismo in un momento di crisi? Su cosa dovrebbero puntare gli imprenditori del turismo?
Come dicevo prima l’unica leva che ci rimane, tagliato il possibile, è quella dei prezzi o dei servizi aggiuntivi per rendere l’offerta più accattivante.

Tre ragioni per scegliere di concedersi una vacanza in Italia
Una sola per tutte: siamo sicuramente il Paese più ricco al mondo in fatto di attrattive artistico-culturali, culinarie, ambientali, paesaggistiche, marine, montane… e chi più ne ha più ne metta.

Alessia CASIRAGHI

Al turismo servono regole elastiche

di Vera MORETTI

L’Italia continua a piacere ai turisti, nostrani e non, e anche il 2011, nonostante le previsioni pessimistiche, dovute anche alle condizioni climatiche spesso avverse, si è concluso in positivo.

Con un incoraggiante +2,3%, quindi, si riparte con l’anno nuovo, sperando di migliorare ulteriormente e vedere aumentare ancora il numero di turisti stranieri, l’anno scorso in forte ripresa.
Infatti, il 2,3% rappresenta una media tra il timido +0,3 degli italiani e l’ottimo +5,3 degli stranieri, che hanno contribuito a fare dell’azienda turistica italiana un settore fortemente competitivo.

L’andamento positivo è stato certamente determinato, oltre che dalle attrattive del Belpaese, anche dai prezzi, dal momento che sono stati “ritoccati” solo dell’1,8% rispetto all’anno precedente.

E non solo i turisti sono soddisfatti, perché anche i lavoratori possono sorridere, a fronte di una variazione negativa solo dello 0,3% che, confrontato con altri settori, rappresenta un risultato di tutto rispetto ma che, soprattutto, confrontato con il -4,7% del 2009 e il -2,4% del 2010, fa ben sperare per il 2012 appena cominciato.

Questi dati, inoltre, rappresentano un significato ancora più importante se confrontati con quelli dell’industria: tra il 2000 e il 2010 l’occupazione nel turismo è crescita del +28.9% mentre nell’industria ha registrato un eloquente -7.8%.

Ad impensierire, come ha confermato Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, è “il varo della manovra ‘salva-Italia’, manovra che produrrà, tra IMU ed aumento dell’IVA, un aggravio fiscale quantificabile per il solo 2012 in quasi 600 milioni di euro, ai quali andranno aggiunte le concessioni demaniali e la mina dell’imposta di soggiorno che, a macchia di leopardo e senza una quantificazione omogenea, finirà inevitabilmente, col creare forme di disparità tariffaria e di concorrenza sleale.”

L’appoggio da parte di Federalberghi al Governo Monti e al Ministro del Turismo Piero Gnudi rimane immutato, ma si chiede di applicare “regole elastiche nel mercato del lavoro, soprattutto per le località stagionali“.

Il turismo in Italia non conosce crisi

Nonostante la crisi, il Turismo in Italia è un settore che “tiene” tanto da aver registrato un risultato positivo, a differenza del desolante panorama mondiale.

Federalberghi, dunque, nel suo consueto monitoraggio mensile, rende noto che, mentre a luglio le presenze erano più o meno alla pari (+1,3% di italiani e -1,3% di stranieri), ad agosto si è registrato un confortante +3,5% di presenze complessivo, con un +0,9 di italiani e +8,4 di stranieri. Probabilmente, a fare la differenza è stato l’ottimo rapporto qualità-prezzo delle strutture ricettive “nostrane”.

Nel complesso, dunque, i primi otto mesi del 2011 (rispetto allo stesso periodo del 2010) registrano un significativo +1,9% di presenze, con gli italiani a +0,9% e gli stranieri a +2,6%.

Per quanto riguarda invece l’occupazione, da gennaio ad agosto il saldo tra gli occupati a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato è stato di -0,3% , con prospettive ottimistiche da qui alla fine dell’anno.

Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ha commentato: “La nostra convinzione è che il nostro comparto e l’intero settore possano rappresentare il volano primario per la ripartenza dell’economia del nostro Paese, a condizione che si stabiliscano adesso le prossime scelte di politica turistica, volte a dare maggiori garanzie a quelle migliaia di imprese ed a quei milioni di lavoratori che quotidianamente lavorano per l’Italia e portano alta la sua immagine nel mondo“.

Ecco di seguito i dati relativi ai mesi da gennaio ad agosto 2011:

– GENNAIO: +3,3% di presenze (ed il -1% di lavoratori occupati di cui -2,5% a tempo indeterminato e +2% a tempo determinato)
– FEBBRAIO: -4,4% di presenze (ed il -1,3% di lavoratori occupati- di cui -2,4% a tempo indeterminato e +1,3% a tempo determinato)
– MARZO: +1,6% di presenze (ed un +0,1% di lavoratori occupati di cui -1,3% a tempo indeterminato e +3% a tempo determinato)
– APRILE: +5,7% di presenze (ed un +2,1% di lavoratori occupati di cui -0,8% a tempo indeterminato e +6,1% a tempo determinato)
– MAGGIO: -5,1% di presenze (ed un -2,4% di lavoratori occupati di cui -3,3% a tempo indeterminato e -1,2% a tempo determinato)
– GIUGNO: +8,7% di presenze (ed un -0,9% di lavoratori occupati di cui -3,3% a tempo indeterminato e +1,3% a tempo determinato)
– LUGLIO: +0,0% di presenze (ed un +0,8% di lavoratori occupati di cui -2,9% a tempo indeterminato e +3,5% a tempo determinato)
– AGOSTO: +3,5% di presenze (ed un -0,0% di lavoratori occupati di cui -3,1% a tempo indeterminato e +2,5% a tempo determinato)

– TOTALE GEN-AGO: +1,9% di presenze (e -0,3% di lavoratori occupati di cui -2,5% a tempo indeterminato e +2,3% a tempo determinato)

Vera Moretti

Nonostante la crisi gli italiani vanno in vacanza

Il periodo di incertezza economica non placa la voglia degli italiani di rilassarsi e godersi un meritato periodo di vacanza. Tra giugno e settembre, secondo Federalberghi, il numero di vacanzieri è di 33 milioni di italiani, pari al 55 per cento della popolazione (era il 55,2 lo scorso anno). La vacanza media scende da 12 a 11 giorni, così come la spesa (da 853 a 776 euro).

Sono pochi gli indecisi, solo il 3,1%, mentre a rinunciare al viaggio sarà il 41,9% della popolazione, in calo rispetto agli ultimi anni. E’ il motivo economico a spingere alla rinuncia. Come di cosueto, saranno preferite le località marine, con il 70,4% rispetto al 74,6% del 2010 (il 61,4% sceglierà il mare della Penisola o delle due isole maggiori, mentre il 9% si riverserà nelle isole minori). Seguono in classifica la montagna con il 15,7% delle preferenze (17,4% nel 2010) e le località d’arte con il 3,6% (1,9% nel 2010). Stabili le località dei laghi con l’1,6% di domanda, mentre sono in netta crescita le località termali e del benessere con il 3,1% della domanda complessiva italiana (1,4% lo scorso anno).

Chi sceglie di uscire dal territorio nazionale preferisce le grandi capitali europee con il 51,9% della domanda (rispetto al 44,6% del 2010), mentreiI mari tropicali e le località esotiche crollano al 13,4% dal 22% del 2010. Stabili i trend di grandi capitali extra-europee (10%), crociere (6%) e montagna (4%).

E’ l’albergo ad essere preferito: lo sceglierà il 32,8% l rispetto al 34,6% del 2010. Seguono, nell’ordine, la casa di parenti o amici con il 13,6%, l’appartamento in affitto con l’11,5% e la casa di proprietà con il 10,4%. In buona crescita il villaggio turistico con il 9% (8,1% nel 2010), mentre cala il campeggio con il 5,6% (7% nel 2010) e riprendono quota i residence con il 5,5% (3,6% nel 2010). Buono l’andamento dei campeggi, mentre in continuo calo le crociere.

La Sicilia sarà la ‘regina’ dell’estate 2011 con i 13% della domanda nazionale. Seguono la Sardegna col 10,2%, la Calabria col 9,7% e la Puglia col 9,5%.Più distaccate il Veneto col 7,2%, l’Emilia Romagna col 6,6%, la Toscana col 5,9% ed ex equo Liguria e Campania col 5,1%.

 

 

Federalberghi: Giugno positivo con presenze al +8.7%

Il primo semestre 2011 dimostra segnali positivi per il comparto alberghiero italiano. Secondo l’ultimo rapporto Federalberghi da gennaio si è registrata una crescita in termini di presenze pari al +2%. Crescita che a giugno è arrivata a toccare il picco del +8.7%. “Si tratta di un boom di presenze, che rappresenta uno straordinario risultato” ha commentato Bernabò Bocca, Presidente Federalberghi, alla lettura dei risultati del monitoraggio.

Dopo il calo di febbraio 2011 e a maggio di rispettivamente il -4.4% e  -5.1% rispetto al 2010, secondo lo studio gli altri mesi  sono tutti in crescita: gennaio con un +3.3%, marzo con un +1.6%, aprile con un +5,7% e giugno con quasi il +9% di presenze.

“Tale impennata è caratterizzata da incrementi consistenti della clientela straniera” ha spiegato ancora il Presidente Bocca. Un ottimo avvio della stagione vacanziera che lascia sperare in un’ottima estate.

Federalberghi: crollo del turismo nel mese di maggio

Il Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, alla lettura dei dati relativi al monitoraggio mensile effettuato dalla Federazione conferma i dati negativi in particolare per il mese di maggio: “L’andamento del turismo alberghiero italiano da gennaio a maggio di quest’anno (rispetto allo stesso periodo del 2010) fa segnare una stagnazione determinata da un pessimo andamento del mese di maggio“.

Dopo un +3,3% di presenze a gennaio,  la battuta d’arresto di febbraio (-4,4%), la ripartenza a marzo (+1,6%) ed un ottimo mese di aprile (+5,7%), purtroppo maggio registra una più che significativa battuta d’arresto (-5,1%) in grado di azzerare completamente i primi spiragli positivi visti finora“.

Il presidente prosegue: “Per un risultato complessivo -sottolinea il Presidente degli albergatori italiani- che porta a segnare un irrilevante +0,1% di presenze tra italiani e stranieri rispetto ai primi cinque mesi del 2010. Dati che trovano altre note dolenti sul fronte dei nostri collaboratori che scendono di uno 0,5% a gennaio/maggio (rispetto allo stesso periodo del 2010), con una flessione del 2,1% per i lavoratori a tempo indeterminato rispetto ad un +2,1% per i lavoratori a tempo determinato. Difficile a questo punto -conclude Bocca- pronosticare il futuro, se non augurarci che l’inizio dell’estate possa ridare uno slancio congiunturale e quindi spontaneo al settore”.