Guadagni nel franchising: come funzionano e a quanto ammontano?

Se stai pensando di investire nel franchising, sicuramente ti stai chiedendo come funzionano i guadagni in questo particolare tipo di attività, in questa piccola guida si proverà a delineare una casistica.

I guadagni del franchising

Sicuramente ti è capitato di vedere in giro degli importanti franchising che funzionano bene e offrono la possibilità agli affiliati di avere dei buoni guadagni, sicuramente è possibile, ma in ogni caso è bene prestare attenzione. La legge che disciplina questo contratto è la 129 del 2004, ma come puoi notare dall’articolo qui pubblicato, non parla dei guadagni, questo vuol dire che su tale punto le parti hanno libertà contrattuale e determinano come saranno suddivisi i guadagni senza particolari paletti dettati  dalla legge, anche se la stessa protegge l’affiliato attraverso norme che dovrebbero garantire trasparenza e lealtà.

Naturalmente la società che detiene un marchio in franchising propone contratti uguali o molto simili a tutti gli affiliati e questo può sicuramente essere un vantaggio perché permette a chi vuole affiliarsi di controllare bene come funziona il sistema. Ricorda che in ogni caso puoi avere il contratto di franchising tre mesi prima della data prevista per la sottoscrizione e può visionare i bilanci degli ultimi tre anni, questo ti consente di capire se l’investimento è remunerativo. 

Franchising: come funzionano i guadagni

Per capire come funzionano i guadagni nel franchising è necessario partire da alcuni punti base, in primo luogo i guadagni effettivi dipendono dalle percentuali sui prezzi di vendita dei prodotti che devono essere corrisposte ai franchisor. Naturalmente un marchio ben posizionato sul mercato, che attrae molti clienti fidelizzati può portare dei guadagni immediati anche abbastanza buoni.

In secondo luogo occorre ricordare che i prezzi sono imposti dal franchisor, questo vuol dire che c’è un margine di libertà davvero irrisorio, in poche parole non si possono fare sconti per attirare la clientela in completa autonomia.

Si è detto che per entrare in un investimento franchising è necessario versare un fee di ingresso e che questo consente di avere allestimenti, formazione, uso del marchio, esclusiva in una determinata zona corrispondente comunque a un potenziale bacino di utenza. Non solo, infatti il franchisor mette a disposizione i prodotti/servizi e trattiene per sé una percentuale dei guadagni (royalty) che naturalmente non corrisponde al costo del prodotto, cioè se produrre una maglietta costa 5 euro è molto probabile che la stessa sia messa in vendita a 10 euro e che il franchisor trattenga per sé 7 /8 euro. La percentuale che trattiene il franchisor dipende da diversi fattori, ma non è determinata per legge, questo vuol dire che c’è ampia autonomia contrattuale.

Come calcolare i guadagni

Prima di investire in questo settore, per capire come funzionano guadagni nel franchising è bene ricordare che il costo dell’affitto dei locali, dei dipendenti e delle utenze nella maggior parte dei casi, praticamente tutti, sono a carico del franchisee.

In linea di massima i franchising in cui si può guadagnare bene sono quelli in cui vi è un ricarico sul prezzo del prodotto abbastanza alto, in questo modo è possibile dare un buon ritorno sia al franchisor che la franchisee.

Occorre comunque prestare molta attenzione perché se sono previsti costi di formazione a carico dell’affiliato nell’arco della durata del contratto, questi comunque vanno a intaccare i guadagni del franchisee o affiliato.

In media è stato calcolato che il guadagno netto di un franchising in media è di 2.083 euro al mese, ma appare del tutto ovvio che ci sono delle oscillazioni davvero molto forti tra un marchio e un altro.

Come funzionano i guadagni nel franchising: esempi

Non è semplice capire come funzionano i guadagni nel franchising perché ogni  marchio ha le sue peculiarità e non sempre sono disponibili informazioni certe. Possiamo fare qualche esempio sui nuovi marchi. 

Cannabis Store Amsterdam

Appare interessante Cannabis Store Amsterdam, si tratta di un franchising in si vende cannabis legale e suoi derivati (caramelle, caffè, biscotti e simili). La formula è abbastanza interessante, si possono scegliere due soluzioni, cioè vendita da asporto o locale bar in cui è possibile consumare, parliamo sempre di prodotti derivati dalla cannabis legale. L’investimento iniziale dipende dalla formula scelta: la vendita per asporto prevede un investimento di 19.900 euro, mentre la formula store con bar 29.900 euro. Nel primo caso basta avere un locale compreso tra i 15 e i 30 mq, nel secondo tra i 30 e i 50 mq.

Il contratto prevede solo l’obbligo di vendere esclusivamente prodotti del loro marchio, ma non vi sono royalty da pagare sulle vendite, quindi non si deve versare una percentuale sulle vendite effettuate, l’incasso resta al franchisee. Viene “assicurato”, o  meglio stimato, un incasso che varia da 500 euro al giorno a 8000 euro. Occorre però sottolineare che quando si parla di incassi, non si parla di guadagni, infatti dall’incasso devono essere sottratti i costi della materia prima (è probabile che l’affiliante abbia comunque alla base un ricarico sul prezzo visto che non richiede percentuali sul guadagno). Dall’incasso occorre detrarre canone di locazione, costi per i dipendenti, costi per imposte e tasse varie, utenze (dati ricavati dal sito aprireunfranchising.it).

Intimissimi/Calzedonia

Un altro marchio che non applica royalty sulle vendite è Intimissimi/Calzedonia, in questo caso l’investimento iniziale è più alto, ma la casa madre ha campagne pubblicitarie costanti su riviste e cartellonistica, mette a disposizione formazione ed è tutto curato con particolare meticolosità, appare uno dei franchising più solidi e il rapporto qualità/prezzo attrae una buona clientela.

Franchising: chi paga i dipendenti il franchisor o il franchisee?

Il contratto di franchising ha sicuramente molti aspetti che richiedono attenzione e tra questi vi sono le clausole inerenti il trattamento economico e pensionistico di eventuali dipendenti presenti in sede. La domanda che spesso si pongono coloro che vogliono fare un investimento in franchising è: chi paga i dipendenti?

Chi paga i dipendenti nel franchising

La risposta alla domanda su chi paga i dipendenti nel franchising è molto simile a quella che abbiamo visto per il canone di locazione, quindi il singolo contratto può prevedere disposizioni diverse, ma  in linea generale i dipendenti li paga il franchisee in qualità di imprenditore autonomo.

La legge italiana che regola questo contratto è la 129 del 2004 che, come detto, lascia ampia libertà alle parti e di conseguenza non regola nel dettaglio il contenuto che deve avere il contratto, descrive gli obblighi delle parti e stabilisce all’articolo 5 comma 2 “L’affiliato si impegna ad osservare e a far osservare ai propri collaboratori e dipendenti, anche dopo lo scioglimento del contratto, la massima riservatezza in ordine al contenuto dell’attività oggetto dell’affiliazione commerciale”. Invece l’articolo 3 comma 4  lettera f stabilisce che il contratto deve indicare “le caratteristiche dei servizi offerti dall’affiliante in termini di assistenza tecnica e commerciale, progettazione ed allestimento, formazione”. Quindi il contratto di franchising può anche prevedere la formazione obbligatoria per i dipendenti, ma questo non vuol dire che debba sostenerne i costi. In nessuna altra parte della normativa si tratta dei collaboratori, proprio per questo si può dedurre che c’è autonomia contrattuale.

L’autonomia del franchisee: quali spazi gli vengono riconosciuti

Molti potrebbero chiedersi il perché di questa domanda inerente chi paga i dipendenti nel franchising, in realtà non è così banale, infatti le politiche commerciali di chi stipula tali contratti sono elaborate dal franchisor che spesso detta delle linee guida molto meticolose e dettagliate inerenti molti punti dell’accordo al punto che alcuni imprenditori affiliati tendono a sentirsi quasi dei dipendenti anche loro. A fronte della scarsa autonomia dell’imprenditore affiliato, ci si potrebbe aspettare un impegno economico maggiore del franchisor, in realtà spesso è esattamente il contrario.

Ad esempio, possono essere imposte delle divise, dei criteri per la scelta dei dipendenti, può essere prevista la formazione obbligatoria per loro (in alcuni casi gratuita, in altri ricadente sul franchisee). Uno dei pilastri del franchising è conformarsi  alle istruzioni e alle procedure del franchisor perché deve essere data un’ immagine uniforme della catena, questo può anche voler dire che il franchisor può imporre determinati stipendi che in linea di massima potrebbero essere anche non in linea con quelli generalmente praticati per determinate mansioni in una determinata ubicazione.

Franchising: ecco un esempio di come vengono pagati i dipendenti

Nonostante questo, appare del tutto evidente che il contratto di franchising preveda che l’affiliato, o franchisee, si obblighi a corrispondere gli stipendi, gli oneri contributivi e previdenziali per il personale e i costi delle utenze. Pur cercando tra le più importanti catene di affiliazione dati inerenti il trattamento stipendiale dei dipendenti, in nessun caso è emerso che l’affiliante o franchisor, si occupi anche di questo aspetto.

Ad esempio McDonald’s prevede una piramide del personale molto definita, ma di fatto gli stipendi sono uniformi in tutta Italia, ma il versamento per coloro che lavorano in franchising resta a carico del franchisee. La posizione base è quella del Crew che per 24 ore settimanali prende circa 900 euro, i potenziali dipendenti sono prima selezionati attraverso i curriculum online e in seguito devono affrontare un colloquio.

McDonald’s ha una rete di distribuzione molto ampia, alcuni locali sono gestiti direttamente dalla società McDonald’s, altri sono affidati in franchising, nei primi gli stipendi sono erogati dalla catena, nei secondi dagli affiliati. I franchisee nella selezione devono rispettare i criteri della Multinazionale che in alcuni casi partecipa anche alla selezione, come accaduto con la rete gestita da Gianni Ieraci che dal 1996 ad oggi ha aperto 6 McDonald’s in provincia di Brescia (fonte: intervista rilasciata da Gianni Ieraci nel settembre 2016 al Corriere della Sera).

In ogni caso, prima di aprire un franchising, leggi bene il contratto che ti deve essere consegnato almeno 3 mesi prima e affidati alla consulenza di esperti scelti da te.

Se vuoi maggiori informazioni sul franchising leggi la guida presente QUI

Chi paga l’affitto nel contratto di franchising? Casi particolari

Il franchising è un contratto che attira sempre più persone perché solitamente consente di ottenere un buon riscontro economico fin da subito, molti però si chiedono come funziona esattamente. In questo caso risponderemo a una domanda molto comune, cioè: chi paga l’affitto nel contratto di franchising?

Il franchising e i suoi vantaggi

Si è detto in precedenza che la legge che regola questo contratto è piuttosto scarna e ciò risponde al principio di libertà contrattuale delle parti. In definitiva il contratto di franchising può avere un contenuto variabile in base a chi riveste il ruolo di franchisor, che può dare all’affiliato una sorta di assistenza maggiore o minore. Si è visto che per entrare nella catena è necessario versare un fee o Royalty, naturalmente maggiore è il successo della catena di franchising e maggiore è anche l’importo richiesto. Il fatto di poter controllare il fatturato degli ultimi 3 anni costituisce una garanzia per chi vuole intraprendere questa strada.

In realtà spesso l’attività di supporto fornita dal franchisor in molti casi è davvero notevole, ad esempio in molti franchising, l’affiliante cura la formazione non solo del franchisee o affiliato, ma anche dei dipendenti che sono tenuti a seguire in modo costante corsi di formazione, è anche vero che spesso le attività di formazione devono essere pagate dal franchisee. Questa è una peculiarità di molti saloni di  bellezza/ parrucchieri che lavorano in franchising, in questo caso affiliati e dipendenti per poter mantenere l’affiliazione devono seguire i corsi di formazione e devono comunque sostenerne i costi.

Chi paga l’affitto nel contratto di franchising?

Ritornando ora ai locali e alla domanda iniziale, cioè: chi paga l’affitto nel contratto di franchising, occorre ricordare che nella maggior parte dei casi l’allestimento del locale viene fornito dal franchisor che fornisce, in base anche al tipo di attività, banconi e scaffalature,  ciò che invece non è compreso è l’affitto del locale che ricade invece sul franchisee. I motivi sono diversi, in primo luogo è di natura pratica, cioè il franchisee è colui che stipula il contratto di affitto e quindi è lui ad essere responsabile nei confronti del locatario per il pagamento. In secondo luogo si è visto che  le parti sono indipendenti, si tratta quindi di due imprenditori che sono in uguale posizione, cioè nessuno dei due è in rapporto di subordinazione con l’altro e di conseguenza il franchisee non è proprietario del marchio, ma è di sicuro proprietario dell’attività.

In alcuni casi le catene di franchising, soprattutto se appena nate o appena sbarcate in una zona, cercano di aiutare il franchisee nella ricerca del locale adatto, ma questa particolare attenzione non deve far ritenere che poi sia il franchisor a sostenere i costi di affitto.

Chi paga l’affitto del locale nel franchising Mc Donald’s?

Un po’ diverso è il caso di McDonald’s, infatti la nota catena di fast food ha una politica generalmente diversa, cioè individua la zona dove vuole investire, il bacino di utenza deve essere di almeno 50.000 persone, e nella maggior parte dei casi acquista anche l’immobile che vuole utilizzare o si occupa di averne la disponibilità. A questo punto avvia una selezione seria tra aspiranti gestori e affida la gestione del fast food a personale altamente qualificato, non basta avere soldi da investire, ma esperienza sul campo, un curriculum di un certo spessore. Per poter gestire un McDonald’s occorre superare diversi colloqui, fare delle prove pratiche e un training presso una sede per 12 mesi.

McDonald’s fornisce gli arredi, il locale, strumenti, naturalmente le ricette, offre formazione gratuita, ma il gestore oltre a dover corrispondere le royalities mensili, deve pagare anche l’affitto del locale con una formula particolare. Le royalities mensili sono pari al 5% delle vendite nette, a cui si aggiunge un contributo pubblicitario del 4%, sempre calcolato sulle vendite nette. L’affitto del locale varia e corrisponde a una forbice variabile dal 14% al 20% delle vendite nette.

Quanto costa un franchising McDonald’s? Purtroppo l’investimento è piuttosto alto, cioè 800.000 euro, sebbene solo 200.000 debbano essere versati fin da subito, insieme a 45.000 euro di fee. Chi vuole entrare nella catena deve dimostrare fin da subito di avere la disponibilità dei 200.000 euro iniziali, mentre potrà chiedere finanziamenti per la rimanente parte.

Franchising Yamamay: chi paga l’affitto del locale

La gestione Yamamay è completamente diversa, qui è il franchisee a dover provvedere al locale, quindi scaffalature, banconi, vetrine, informatizzazione, impiantistica e naturalmente l’affitto del locale, ma non paga royalty di ingresso, naturalmente l’investimento iniziale c’è perché gli arredi devono essere conformi. E’ necessario un locale di almeno 90 mq e solitamente i costi di allestimento sono intorno ai 50.000 euro, a questi occorre aggiungere la stipula di una fideiussione bancaria del valore di 35.000 euro in favore della società Yamamay. L’affiliazione ha una durata minima di 5 anni. Queste sono le condizioni di franchising 2021.

Questa divagazione sul McDonald’s e Yamamay ha lo scopo di dimostrare che non esiste una regola unica su chi deve pagare l’affitto nel franchising, ma è bene, prima di investire, discutere con la singola società tutte le caratteristiche del contratto e leggere bene ogni clausola.

Il franchising: in cosa consiste questo contratto di vendita?

Il Franchising rientra tra i contratti che hanno ad oggetto la distribuzione di prodotti. Ecco le caratteristiche che lo identificano.

Il franchising: la normativa

Il franchising è un contratto elaborato negli Stati Uniti. Successivamente arrivò anche in Europa ed in Italia. Era il 18 settembre 1970 quando un’azienda della grande distribuzione, la Gamma d.i., inaugurò a Fiorenzuola d’Adda il primo di 55 punti vendita gestiti da una decina di affiliati. Nasceva così la prima vera rete in franchising italiana. Ma si dovrà aspettare fino al 2004 per avere la legge n.129 a tutela del franchising. Grazie a questa nuova legge viene introdotto in Italia il concetto di franchising e tutte le sue caratteristiche. Tra queste la durata, gli obblighi delle parti, la sanzione in caso di informazioni false fornite dalle parti in fase di trattative precontrattuali.

Il franchising: la definizione

Come da articolo 1: “L’affiliazione commerciale (franchising) è il contratto, comunque denominato, fra due soggetti giuridici, economicamente e giuridicamente indipendenti, in base al quale una parte (franchisor) concede la disponibilità all’altra (franchisee), verso corrispettivo, di un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, modelli di utilità, disegni, diritti di autore, know-how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale, inserendo l’affiliato in un sistema costituito da una pluralità di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi”.

Alcuni approfondimenti

Questo articolo di legge introduce alcuni concetti importanti . Ad esempio quello del Know-how. Con questa parola si intende il patrimonio di conoscenze pratiche non brevettate derivanti da esperienze e da prove eseguire dall’affiliante. E’ un patrimonio segreto e che tale deve restare. Altro concetto importante è quello del diritto di ingresso, cioè una cifra fissa, che l’affiliato versa al momento della stipula del contratto di franchising. L’affiliato deve anche pagare delle royalties, cioè una percentuale che l’affiliante richiede, commisurata al giro d’affari. Il franchisee è sempre un imprenditore autonomo, sia dal punto di vista economico e giuridico, anche se agli occhi del consumatore sembra più una filiale dell’impresa franchisor.

I vari tipi di accordi commerciali

Esistono varie tipologie di franchising. Il primo è detto di servizi, quando il franchisee è autorizzato a prestare servizi utilizzando i segni identificativi del franchisor. Il caso tipico è quello dei contratti di molti alberghi o villaggi turistici. Il secondo è detto industriale, quando il franchisee viene autorizzato a svolgere un’attività produttiva e vendita di beni. Questo è un contratto molto usato dalle multinazionali che in questo modo provvedono alla produzione su vari mercati nazionali di prodotti che hanno un marchio celebre. Il terzo è detto di distribuzione, quando il franchisee è autorizzato a rivendere i prodotti del franchisor usando gli stessi segni distintivi. Quest’ultima è la forma più diffusa. In tutte le tipologie vi è comunque un diritto di esclusiva del franchisee in relazione alla zona in cui opera.

Analizzando il franchising di distribuzione

Questa come abbiamo detto è la forma di franchising più usata a livello mondiale. Essa assomiglia molto alla concessione di vendita. Però si caratterizza dal fatto che il franchisee è autorizzato a usare lo stesso marchiola stessa insegna del franchisor. Inoltre il franchisee si impegna anche a seguire le prescrizioni del franchisor relative alle modalità di vendita dei prodotti, alla formazione del personale e all’arredamento dei locali.
Con il franchisor di distribuzione, le imprese produttrici di beni possono regolare in modo uniforme la distribuzione dei propri prodotti. Ma non ne sostengono il costo, perchè questa spesa rimane in capo al franchisee. Infatti questi ultimi sono autonomi commercianti che acquistano i prodotti del franchisor e li rivendono ai consumatori, utilizzando sempre l’immagine del franchisor. Ma anche il franchisee ha il suo vantaggio. Infatti l’identificazione con il franchising gli consente di fruire dell’avviamento di cui gode l’impresa del franchisor stesso.

Franchising o affiliazione commerciale, confronto e convenienza

Oggi ci addentreremo nel mondo del franchising e delle affiliazioni commerciali, estrapolando in breve un confronto tra le due possibilità di attività commerciale. Quali sono le differenze e dove potrebbe esserci la convenienza. Scopriamolo in questa rapida guida, insieme.

Franchising cosa è

Innanzitutto, facciamo la distinzione tra le due categorie, per poter stabilire cosa sia un franchising e cosa sia una affiliazione commerciale. Per poi andare a vedere le differenze sostanziali tra le due categorie.

Molto semplicemente, possiamo dire che quando si parla di franchising ci si riferisce ad una formula di collaborazione tra imprenditori che è utile alla produzione o alla distribuzione di servizi oppure beni. Solitamente è la soluzione più usata da chi vuole lanciare una nuova impresa ma preferisce affiliarsi ad un brand già conosciuto. Il franchising nasce in America agli inizi del secolo scorso, e arriva in Italia negli anni ’80, quando iniziano a diffondersi i brand come Benetton e Standa. Due perfetti esempi di franchising globale.

Aprire un negozio in franchising, quindi quelle attività aperte seguendo questa modalità, decidono di condividere lo stesso modello di gestione e lo stesso format per la vendita di prodotti e servizi della loro base madre.

Affiliazione commerciale, cosa vuol dire

Il legame tra affiliazione commerciale e franchising è praticamente automatico, ma non tutte le affiliazioni commerciali sono frutto di catene di franchising. Ad esempio è un affiliazione commerciale anche quella che si svolge per un sito online, o per Amazon ad esempio, usando semplicemente link di acquisto di prodotti, percependone una minima percentuale, su ogni acquisto di un utente, avvenuto mediante tale link. In questi caso parliamo di affiliate marketing, ed è un ottimo modo per guadagnare anche da casa.

In sintesi possiamo dire che l’affiliazione commerciale non è altro che il contratto tra due soggetti giuridici che siano economicamente e giuridicamente indipendenti (quindi distinti e separati l’uno dall’altro) in base al quale uno dei due soggetti (affiliante o franchisor) concede all’altro (affiliato o franchisee) la disponibilità di un prodotto e di un marchio.

Franchising e affiliazione commerciale: differenze e uguaglianze

Dunque, l’affiliate marketing (quindi l’affiliazione commerciale) ha in comune con il franchising il fatto che ci sono due soggetti imprenditori indipendenti che stringono un accordo che si fonda sul fatto che uno sfrutta la notorietà dell’altro brand.

Nell’affiliazione commerciale, conosciuta meglio come franchising, l’affiliato sfrutta la notorietà del brand dell’affiliante per evitare di aprire un’attività da zero, con i relativi costi e rischi. Mentre la nascita del franchising ha, dunque, origini più distanti, l’affiliate marketing ha origini molto più recenti. Infatti si tratta di un rapporto che riguarda esclusivamente il marketing online. I soggetti coinvolti sono il merchant, o advertiser, che è il soggetto che mette a disposizione il prodotto da vendere, l’affiliato o publisher che è colui che promuove il prodotto e prende le commissioni sulla vendita, e la piattaforma di affiliazione. In pratica, l’esempio di Amazon di cui sopra.

Come attuare l’ affiliate marketing?

Potremmo suddividere in tre specifici modalità, la possibilità di attuare il proprio piano di affiliazione commerciale:

  1. Il merchant mette a disposizione dell’affiliato la propria merce da vendere. L’affiliato ospita sul proprio sito web (o sulla propria piattaforma, come anche YouTube o i social), i prodotti dell’imprenditore terzo e si occuperà di promuovere il proprio spazio sul web che ospita i prodotti del merchant attraverso le classiche attività di SEO e SEM. O, semplicemente trattando di categorie analoghe che indirizzano implicitamente a quei prodotti. I prodotti del merchant sono normalmente promossi attraverso banner o immagini cliccabili, che avranno un url che porterà al sito web del merchant, su cui si concluderà la vendita.
  2. Nel sistema che prevede la presenza di una piattaforma di affiliazione, invece, il merchant si affida ad un network che si farà carico di creare il programma di affiliazione, mettendo a disposizione il proprio sistema di vendita e know-how. La piattaforma prende una fee dal merchant. All’interno dei network di affiliazione si possono trovare publisher professionisti selezionati dalla piattaforma stessa. I publisher utilizzeranno tutti i mezzi messi a disposizione dall’online marketing per promuovere i prodotti: adv sui social, siti web, blog, e-mail marketing.
  3. Molti titolari di negozi on-line, advertiser, invitano anche i propri clienti, publisher, alla promozione dei prodotti acquistati. O, ancor più semplicemente, grazie ad un ricco seguito social, si possono pubblicizzare e vendere direttamente o indirettamente dei prodotti, prestando la propria immagine come testimonial.

Come stipulare un contratto di affiliate marketing

Non sempre vi è un contratto specifico, legato ad impegni e oneri sulla condivisione, pubblicazione dei prodotti da vendere, per così dire.

Solitamente, nel contratto sono stabilite le seguenti modalità di erogazione per le commissioni:

  • l’erogazione avviene tramite pay per clic: il publisher viene pagato nel momento in cui l’utente atterra sulla piattaforma del merchant
  • l’erogazione avviene per lead generation: il publisher è pagato nel momento in cui il potenziale cliente compila un form di contatto
  • l’erogazione avviene per vendita: quindi il pagamento avverrà a vendita conclusa.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più necessario ed utile da sapere in merito alle sostanziali differenze legate alle attività di franchising e a quella di affiliazione commerciale, quindi per attivare un piano di affiliate marketing, anche comodamente online, senza necessitare di un negozio fisico.

Franchising: come funziona e quale legge regola il contratto

Vorresti metterti in proprio, ma senti di non avere l’idea giusta? In questo caso potresti sfruttare un marchio già di successo per iniziare una tua attività: la soluzione è il franchising. Ecco come funziona.

Che cos’è il franchising

Sicuramente avrai sentito parlare di franchising e in linea di massima si può dire che, nel contratto un soggetto che detiene il marchio, franchisor o affiliante, concede a un altro soggetto, franchisee o affiliato, la possibilità di utilizzare lo stesso marchio per la vendita di beni e servizi. Un esempio classico è il McDonald’s, ma non solo, anche Zara, Intimissimi, Calzedonia e tanti altri marchi conosciuti praticamente in tutto il mondo.  I vantaggi sono per entrambe le parti, infatti il franchisor sa che non può gestire su un territorio vasto, e che spesso comprende anche più continenti, le varie attività di distribuzione, mentre il franchisee può fare affidamento su un marchio consolidato, molto conosciuto, spesso di tendenza, che mette a disposizione il know how, si occupa dell’allestimento dei locali per dare un aspetto uniforme nei vari esercizi, del marketing e di conseguenza fin dall’inizio può avere una buona clientela.

Il franchising ha ad oggetto la commercializzazione di beni e servizi, nella maggior parte dei casi il contratto stabilisce che il franchisee per ottenere la possibilità di utilizzare il marchio, debba versare al franchisor un fee iniziale,  questo in cambio offre la possibilità di utilizzare il marchio e distribuire prodotti o servizi, mette a disposizione il know how aziendale, nella maggior parte dei casi è prevista anche la formazione periodica. Naturalmente il guadagno del franchisor non può essere limitato al versamento iniziale, ma prevede anche una retribuzione periodica, sotto forma di percentuale sulle vendite o in misura fissa.

Legge 129 del 2004

La prima cosa da sottolineare è che i contratti di franchising non sono tutti uguali, anche in questo caso si ritorna al principio di libertà contrattuale di cui si è già parlato in precedenza della joint venture e del leasing auto, quindi siamo di fronte a contratti non tipizzati o atipici e importati dal diritto anglo-americano. Ciò implica che i diritti delle parti possono essere variamente modulati.  Vista però l’ampia diffusione di questo contratto in Italia, il legislatore ha provveduto con la legge 129 del 2004 a dare delle regole comuni, il contratto però è stato chiamato di affiliazione commerciale e per analogia si applica al franchising. La legge può essere considerata essenziale, infatti, contiene solo 9 articoli, in cui più volte viene precisato che le parti devono comportarsi secondo buona fede.

L’articolo 8 stabilisce che se una delle parti ha fornito false informazioni, ciò può essere causa di annullamento del contratto ai sensi dell’articolo 1439 del codice civile. Dal punto di vista temporale, l’articolo 9 stabilisce che le disposizioni della presente normativa si applicano anche ai contratti antecedenti alla sua entrata in vigore e i contratti precedenti devono essere adeguati entro un anno dall’entrata in vigore della disciplina. La ratio di una disciplina così “leggera” è nel tentativo di preservare comunque un ampio margine di libertà contrattuale andando però a regolare i punti più critici di questa tipologia di contratto.

Articolo 1: ambito di applicazione

La descrizione del’affiliazione o franchising è contenuta nell’articolo 1 della legge che abbiamo visto: il contratto, comunque denominato, fra due soggetti giuridici, economicamente e giuridicamente indipendenti, in base al quale una parte concede la disponibilità all’altra, verso corrispettivo, di un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, modelli di utilità, disegni, diritti di autore, know-how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale, inserendo l’affiliato in un sistema costituito da una pluralità di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi.

Fin da subito si può notare che l’articolo è una formula ampia, cioè parla di un contratto comunque denominato e ne va a determinare i contenuti, cioè quando un’azienda mette a disposizione di un altro soggetto un insieme di diritti per sfruttare il marchio, comunque si applica questa disciplina, in qualunque modo viene denominato il contratto, quindi affiliazione o franchising. Il secondo aspetto importante riguarda l’indipendenza tra i 2 soggetti, quindi in nessun caso di può parlare di una posizione di subordinazione di un soggetto verso l’altro.  Quando il legislatore sottolinea l’indipendenza dei due soggetti ha lo scopo di proteggere quello economicamente più debole, cioè il franchisee. Questa però non è l’unica norma protettiva, infatti la legge 129 del 2004 prevede al’articolo 3 che il contratto a pena di nullità deve essere stipulato per iscritto.

Obblighi delle parti nel contratto di franchising

Molto importante è anche l’articolo 4, questo stabilisce che l’affiliante deve consegnate al potenziale affiliato almeno 30 giorni prima della data prevista per la stipula del contratto una copia dello stesso. questa norma mira a fare in modo che colui che vuole affiliarsi , possa leggere con particolare attenzione e cautela tutte le norme del contratto e quindi valutare se realmente sono vantaggiose per lui. Non solo, l’articolo 4 alla lettera A stabilisce che l’affiliante, o franchisor, deve consegnare: “principali dati relativi all’affiliante, tra cui ragione e capitale sociale e, previa richiesta dell’aspirante affiliato, copia del suo bilancio degli ultimi tre anni o dalla data di inizio della sua attività, qualora esso sia avvenuto da meno di tre anni”. L’obiettivo è fare in modo che l’affiliato o franchisee possa valutare in modo adeguanto la convenienza e i potenziali guadagni e non sia quindi tratto in inganno.

L’articolo 5 invece si occupa degli obblighi dell’affiliato, o franchisee, e stabilisce che non può trasferire la sede senza il consenso dell’affiliante, se non per causa di forza maggiore, mentre al comma 2 stabilisce i limiti generali dell’obbligo di riservatezza da applicare anche in seguito allo scioglimento del contratto. In questo caso l’affiliato non è responsabile solo delle sue azioni, infatti deve fare in modo che lo stesso obbligo sia rispettato anche dai suoi collaboratori. Per proteggersi l’affiliato deve quindi, a sua volta, avere premura che i collaboratori/dipendenti firmino un contratto in cui si impegnano a rispettare tale obbligo di riservatezza anche alla cessazione del loro rapporto di lavoro.

Franchising e negozio online senza partita Iva

Il franchising o affiliazione commerciale è un contratto redatto in forma scritta e firmato da due soggetti imprenditoriali. Uno di loro è denominato franchisor o affiliante che concede l’utilizzo del proprio brand e l’insieme delle competenze, abilità ed esperienze (know how) all’altro soggetto denominato franchisee o affiliato, il quale, attenendosi a delle regole, corrisponde in cambio una somma di denaro periodica (royalty) e spesso una quota d’ingresso. A tal proposito, potrebbe essere interessante leggere anche: Quale franchising conviene aprire nel 2021.

Franchising senza partita IVA

E’ possibile aprire un franchising senza partita IVA? Molte persone si sono poste questa domanda, sperando in una risposta positiva che potesse evitare loro di caricarsi di tutti gli oneri e i costi che l’IVA comporta. Purtroppo, invece, la risposta è “NO”.

Come abbiamo detto poc’anzi, l’affiliato che vuole avviare un’attività in franchising lo fa in qualità di imprenditore e, in quanto tale, non può lavorare senza l’apertura di una partita IVA. In linea di massima, chiunque si metta in proprio opera in regime di partita IVA per regolarizzare la sua posizione nei confronti del Fisco. Tuttavia, la legge prevede alcune deroghe che consentono ad alcune categorie di lavoratori di operare senza partita IVA, ma, come già precisato, non è il caso dei soggetti che lavorano in franchising.

Se vuoi approfondire l’argomento, puoi leggere anche:

E’ possibile aprire un negozio online senza partita IVA?

Dopo essere venuto a conoscenza dell’impossibilità di lavorare in franchising senza partita IVA, va da sé, che anche farlo online, è impossibile. A questo punto, in molti si sono chiesti se sia possibile aprire un negozio online senza partita IVA. E’ bene precisare che nemmeno la vendita online professionale si può effettuare senza l’apertura di una partita IVA.

Tuttavia, se la vendita online tramite sito e-commerce prevede l’obbligo di operare con partita IVA, è anche vero che è possibile vendere online al di fuori del regime IVA, seguendo delle regole specifiche. Quali?

Esistono due strade alternative per coloro che vogliono commercializzare qualcosa, evitando di sobbarcarsi gli oneri legati all’apertura di una partita IVA: la vendita in veste di privati e quella occasionale. Vediamo di cosa si tratta e come funzionano.

Vendita online da privato

Si può realizzare la vendita online come soggetto privato, una tantum. Accade quando si vuole vendere un oggetto e ricavarne una piccola somma di denaro, inferiore a quella relativa l’acquisto. Questa modalità di vendita è già molto diffusa, spesso riguarda dispositivi mobili e relativi accessori, ma anche capi di abbigliamento e scarpe, oppure attrezzature sportive, biciclette, libri etc.

E’ quindi possibile effettuare una vendita una tantum da privato, in quanto non prevede lo svolgimento di un’attività commerciale, ma solo la cessione sporadica di un oggetto di cui non ci si serve più. Oltretutto, non è prevista alcuna emissione di ricevuta, pertanto non si è soggetti a tassazione.

Questa tipologia di vendita è realizzabile tramite i marketplace. Ad esempio, magazzini come eBay o Amazon, su cui il venditore metterà un annuncio con foto, descrizione e prezzo dell’oggetto. Anche il marketplace di Facebook offre la possibilità di vendere un oggetto online: utilizzando il social network come vetrina oppure tramite dei gruppi di vendita e di acquisto, solitamente circoscritti in un ambito territoriale che consenta di organizzare un incontro tra le parti che dà modo di visionare direttamente la merce oggetto della compravendita.

Vendita online occasionale

L’altra modalità per vendere online senza avere l’obbligo di aprire una partita IVA, è la vendita occasionale, ossia intermittente o meglio sporadica. Per essere tale, il reddito annuale ricavato dalle vendite non deve superare i 5.000 euro. Inoltre, non è realizzabile tramite e-commerce o un sito che fa da vetrina agli oggetti, con tanto di descrizione o prezzo. Di solito, sono considerate vendite occasionali quelle che hanno come oggetto articoli artigianali, da mercatino, tanto per intendersi.

Tuttavia, anche se non ricorre l’obbligo di aprire una partita IVA, la vendita online occasionale è soggetta ad alcuni adempimenti fiscali. Infatti, per vendere un articolo è necessario emettere una ricevuta all’acquirente dove vengono indicati i nominativi delle due parti, la descrizione della merce venduta, la causale “incasso da vendita occasionale”, data, luogo e firma del venditore. Inoltre, l’apposizione di una marca da bollo per importi superiori a 77,47 euro.

La dichiarazione dei redditi per vendita online occasionale non è obbligatoria se quest’ultima costituisce l’unica fonte di reddito e se i guadagni non superano i 5.000 euro

Affiliazione commerciale, cos’è e come funziona?

Cos’è l’affiliazione commerciale? Più comunemente conosciuta come franchising, il relativo contratto è stipulato da due soggetti giuridici che decidono di instaurare una collaborazione allo scopo di commercializzare beni o servizi.

I due soggetti sono indipendenti sia giuridicamente che economicamente. Da una parte c’è il franchisor o affiliante che concede all’altra, franchisee o affiliato, dietro il pagamento di un corrispettivo economico, la possibilità di utilizzare una serie di diritti di proprietà industriale e intellettuale: l’uso esclusivo del brand, la denominazione commerciale, l’insegna, l’esclusiva di zona, i diritti d’autore, la formazione, la consulenza e l’assistenza, ma soprattutto il know how che consentono all’affiliato di avviare la propria attività in modo autonomo con ottime probabilità di successo.

Know how: cos’è

Quando si parla di know how, s’intende l’insieme delle conoscenze, competenze, esperienze e abilità operative necessarie allo svolgimento di un’attività di lavoro manuale o intellettuale. E’ proprio questo che in un’affiliazione commerciale, il franchisor mette a disposizione del franchisee che, in questo modo, può partire con l’attività imprenditoriale godendo di un considerevole vantaggio, in quanto, come succede per molte altre attività, non è costretto a partire da zero.

Come funziona l’affiliazione commerciale

Stabilito che l’affiliazione commerciale non è altro che un contratto di franchising, questi ha come oggetto la produzione/vendita di un bene oppure l’offerta di un servizio che avviene tramite una rete estesa in modo capillare su di un territorio.

L’affiliazione commerciale rappresenta un vantaggio per il franchisor che sfrutta la sua esperienza sul mercato e le sue abilità operative che lo hanno portato al successo, ad incassare una quota d’ingresso da parte dell’affiliato che usufruisce del know-how, così come della notorietà del marchio per avviare e gestire con successo la propria attività. Inoltre, l’affiliante potrà introitare un canone periodico fisso o una percentuale calcolata sul fatturato del franchisee e denominata royalty.

Ovviamente, maggiore è l’affermazione del brand sul mercato e più sono i servizi offerti all’affiliato, più alte saranno la fee d’entrata e la royalty incassata.

Il contratto di affiliazione commerciale

L’affiliazione commerciale o franchising si basa su un contratto che deve essere redatto in forma scritta (pena la nullità) e sottoscritto da due soggetti giuridici. In esso, devono essere indicate le seguenti informazioni:

  • l’ammontare degli investimenti e l’importo dei costi di entrata (se presenti) dovuti dall’affiliato al franchisor;
  • le modalità di calcolo e pagamento dei canoni (royalties), ossia le percentuali sul fatturato che il franchisee dovrà versare al franchisor;
  • l’eventuale esclusiva di zona per lo svolgimento dell’attività;
  • caratteristiche e tipologia dei servizi che l’affiliante offre all’affiliato;
  • la descrizione dettagliata del know how messo a disposizione dal franchisor al franchisee per la gestione e l’utilizzo dei beni o servizi oggetto dell’affiliazione commerciale;
  • la commercializzazione da parte dell’affiliato;
  • le condizioni di rinnovo, di risoluzione e (se presente) di cessione a terzi del contratto.

A tutela dell’affiliato, la legge prevede che il contratto di affiliazione commerciale non può avere una durata inferiore ai tre anni.

Affiliante e affiliato: gli obblighi a loro carico

L’affiliazione commerciale prevede diritti ma anche obblighi a carico dei due soggetti imprenditoriali. La forma scritta del contratto è obbligatoria, proprio per consentire a ciascuna delle due parti di poter ricorrere davanti a un giudice contro la parte che è venuta meno ai propri doveri, chiedendo l’annullamento del contratto e l’eventuale risarcimento del danno subito a causa del comportamento scorretto dell’altra parte. In linea generale, ognuno dei soggetti è tenuto ad avere una condotta leale e ad agire sempre in buona fede.

A tal proposito, la legge obbliga il franchisor a consegnare la copia del contratto di affiliazione, la copia del bilancio degli ultimi tre esercizi, la lista degli altri affiliati e la descrizione di eventuali processi a proprio carico che si siano conclusi negli ultimi tre anni.

La legge, invece, obbliga il franchisee a non trasferire la sede della propria attività se è stata indicata nel contratto, salvo causa di forza maggiore. E ad osservare insieme ai propri dipendenti e collaboratori la massima riservatezza relativamente all’attività commerciale. Ciò, vale anche dopo la fine del rapporto.

Ti potrebbe interessare leggere anchePerché scegliere il Franchising: pro e contro

Franchising: quali sono i 10 migliori a costo zero?

Prima di scoprire quali sono i 10 migliori franchising a costo zero, dobbiamo specificare che includiamo anche quelli “low cost” con riferimento a quota d’ingresso, royalty, vincolo di acquisto minimo, arredi e attrezzature.

King’s Garden

Tra i primi franching specializzati nella vendita delle migliori varietà di cannabis legale in commercio, c’è il King’s Garden. L’affiliato può autonomamente scegliere l’arredo del proprio punto vendita, anche se deve restare in linea con l’alta professionalità e correttezza che caratterizzano il marchio.

L’investimento iniziale è di 3.900 euro, nessun costo di magazzino per l’imprenditore, in quanto non ci sono scorte. L’approvvigionamento, per tutte le varietà di canapa del marchio, avviene come si trattasse di un negozio virtuale: si compra subito, ma si paga a vendita effettuata. L’utile sui prodotti King’s Garden è pari al 100%. E’ previsto un affiancamento e la formazione continua durante la procedura di apertura del negozio fisico. Inoltre, la campagna pubblicitaria pre-apertura con manifesti e volantini, l’esclusiva di zona.

Real Color Recycling

Real Color Recycling è un franchising che consente all’imprenditore di aprire un proprio laboratorio di riparazione e restauro cartucce per stampa. Ciò significa evitare l’apertura di un negozio commerciale che prevede costi più elevati.

Le cartucce sono acquistate in conto vendita e permettono ad aziende e privati di risparmiare più dell’80% nella loro sostituzione. Non sono dovute royalties, quote d’entrata e provvigioni sul fatturato. L’investimento iniziale è pari a 200 euro al mese, non esiste un minimo di acquisto mensile. La casa madre fornisce formazione e assistenza completa e gratuita per la sostituzione delle cartucce e dei macchinari.

I costi di gestione sono minimi, è sufficiente uno spazio contenuto, l’attività non è vincolata ad orari fissi ed è in linea con la sostenibilità ambientale.

Sugarmix

Sugarmix è un franchising il cui prodotto commercializzato ne prende il nome. Si tratta di una specie di dispencer di bustine di zucchero e tovagliolini che ottimizza gli spazi sul bancone del bar. In realtà è un vero PC che lavora in WiFi, molto evoluto nell’hardware e nel software. Un display da 8 pollici HD che trasmette messaggi pubblicitari e informazioni di pubblica utilità (news, meteo, oroscopo, calcio, sport e così via).

I display Sugarmix sono posizionati con la formula del comodato d’uso gratuito dopo la stipula di un contratto con l’azienda Duedicommunication, che offre utilizzo della piattaforma, gestione del sistema, garanzia sui dispositivi, traffico dati ed assistenza su ogni apparecchio concesso in comodato d’uso.

La formula di franchising Sugarmix è a costo zero: nessun canone mensile o royalties, ma solo l’acquisto di crediti per l’utilizzo degli spot.

Sportello Energia

Sportello Energia è un franchising dedicato alla vendita di forniture di energia, gas e telefonia e alla risoluzione dei problemi ad essi legati per aziende e privati. E’ possibile attivare e riattivare i relativi contratti, chiedere installazioni di nuovi contatori, riduzioni o aumenti di potenza degli stessi, volture e rateizzazione di bollette troppo alte.

Solitamente, il target è costituito da uffici postali e d’immigrazione, agenti di vendita e immobiliari, caf e patronati, agenzie di multiservizi, rivendite tabacchi.

Non sono previsti costi di affiliazione e di mantenimento, ma è richiesta l’adesione alla formazione mensile online. Sportello Energia fornisce supporto ed assistenza, formazione gratuita e continuativa, cartelli pubblicitari e vetrofanie gratis.

Yoyò

Yoyò è un franchising specializzato in prodotti dolciari preparati con yogurt fresco di qualità, ma offre anche altri prodotti food come il gelato artigianale di provenienza made in Italy.

Per avviare questa attività, basta inviare una planimetria alla casa madre allo scopo di ottenere un preventivo dettagliato del progetto chiavi in mano. L’investimento è molto contenuto, nessun vincolo mensile e nessun costo di gestione. L’unica spesa che deve sostenere l’affiliato riguarda l’acquisto delle materie prime e degli accessori necessari allo svolgimento dell’attività.

Yoyò franchising mette a disposizione assistenza pre/post attività e formazione. Inoltre, si occupa dell’accesso agli accordi con i fornitori di merci e servizi, il controllo qualità, il supporto commerciale, la progettazione di campagne di comunicazione.

EasySmartNet

EasySmartNet consente al franchisee di avviare un’attività di consulenza per privati e aziende nella scelta dei migliori fornitori e di tutti i servizi fondamentali riguardanti energia, fotovoltaico, colonnine di ricarica, telefonia fissa e mobile, trattamento acqua ad uso privato e/o professionale.

Questo marchio in franchising non prevede alcun vincolo contrattuale. Non ci sono né costi di ingresso, né royalties, non è richiesta una metratura minima del punto vendita.

L’affiliato fruisce di una formazione continua, di strumenti e piattaforme messe a disposizione dal franchisor. Inoltre, ha la possibilità di entrare in una community per avere risposte e suggerimenti, ma anche per condividere la propria esperienza e confrontarsi.

Glos

Glos “Gratta lo Sconto” è il primo franchising in Italia che permette di offrire operazioni a premi, sconti, strumenti di marketing e fidelizzazione avanzati, accessibili anche alle piccole e medie aziende locali. L’affiliato può svolgere l’attività anche come secondo lavoro. La proposta è studiata per consulenti, agenti, agenzie di servizi e di comunicazione, nuovi imprenditori.

Per entrare in Glos non è necessario un ufficio, si può decidere di lavorare in autonomia o in un team. Le provvigioni per ogni contratto sono buone, rendita del 50% sui rinnovi, bonus su volumi di fatturato ed extra bonus di rendita al terzo anno.

Gli affiliati ottengono formazione da remoto e di breve durata, un tour dedicato e strumenti di marketing per promuoversi online ed offline. Non sono contemplate quote di ingresso e royalties.

Felice Incontro

Felice Incontro è un’agenzia per single che lavora in Italia e all’estero mediante agenzie matrimoniali in franchising. Tra l’altro, organizza eventi e feste per i single.

L’affiliato può operare in autonomia, ma con la possibilità di usufruire della formula commerciale e di gestione in franchising. L’avvio dell’attività non prevede quote d’ingresso e la royalty mensile è pari a 240 euro, iva esclusa. E’ sufficiente un ufficio di circa 30/40 mq, anche in coworking.

E’ prevista l’esclusiva di zona che coincide con la provincia prescelta. Il franchisor offre anche un sito web personalizzato e ottimizzato, assistenza tecnica e di marketing, formazione e banca dati aggiornata e condivisa a tutte le filiali. Inoltre, copie del materiale occorrente, piano spese e guadagni mensili.

Last Minute Tour

Last Minute Tour è un franchising di agenzie di viaggio che prevede una quota d’ingresso in relazione al locale e alla zona di apertura. La royalty sul fatturato è pari allo 0,8%, il locale deve essere di almeno 20 mq. Per avviare l’attività non è necessaria alcuna esperienza, basta un bacino d’utenza di 5.000 abitanti.

L’agenzia offre prodotti in esclusiva, vacanze e villaggi, crociere e viaggi su misura, biglietteria aerea, navale e ferroviaria, prenotazioni hotel, noleggio auto e convenzioni con parcheggi aeroportuali.

L’affiliato fruisce dei servizi di amministrazione e contabilità, marketing, prodotto, formazione, assistenza informatica e legale.

Biocelia

Biocelia è un negozio di prodotti biologici privi di zucchero, lattosio e glutine. La casa madre non prevede royalties, obbligo di acquisto minimo, allestimento imposto. Insomma, un’attività in totale libertà.

Quale franchising conviene aprire nel 2021

Avviare un’attività imprenditoriale e nel contempo risparmiare sui costi, è un obiettivo che può essere raggiunto ricorrendo al franchising. Detto questo, chi decide di affidarsi a questo modello di business, vuole anche conoscere il settore su cui investire per conseguire maggiori profitti.

In realtà, non esiste una risposta univoca, c’è da prendere in considerazione quanto capitale si è disposti ad investire per avviare un’attività di franchising in qualità di affiliato (franchisee). Inoltre, conoscere le esigenze del bacino d’utenza appartenente al territorio nel quale si ha intenzione di aprire e gestire l’attività.

Le variabili non mancano, ma seguendo i rapporti annuali delle più importanti associazioni di franchising, ci si può fare un’idea dei settori in crescita o in calo. A tal proposito, abbiamo dato uno sguardo ai dati e alle statistiche fornite da Assofranchising, di cui vi parliamo qui di seguito.

Trend reti franchising 2020: segno positivo solo per il settore dei Servizi

Il rapporto annuale con riferimento al 2020 di Assofranchising, effettua una suddivisione per macro settori merceologici dei franchisor (affilianti).

Nonostante si tratti di uno dei settori che più ha sofferto a causa delle restrizioni e chiusure imposte dal governo per fronteggiare la diffusione del coronavirus, l’abbigliamento ha registrato una flessione contenuta pari al 4,8% rispetto all’anno precedente (2019). Questo settore occupa il 20,5% delle reti di franchising presenti in Italia.

E’ andata peggio al settore del commercio specializzato, il cui calo di reti in franchising è pari al 13,8%. La ristorazione è sicuramente il settore più penalizzato dall’emergenza Covid-19, infatti, la riduzione delle reti in franchising è del 19,6%. La chiusura obbligata e le restrizioni hanno danneggiato fortemente anche il settore beauty, cura e benessere della persona con un segno negativo pari al 13,6%. I settori Casa e GDO (grande distribuzione) hanno subito rispettivamente un calo contenuto e uno molto più significativo.

Il macrosettore con il trend migliore nell’anno 2020 è quello dei Servizi, che tra l’altro rappresenta il 26,5% delle insegne in franchising.

Quali sono i franchising da aprire nel 2021

L’Italia è un Paese che continua ad invecchiare, l’età media della popolazione aumenta e i giovani sono sempre meno per via della decrescente natalità e dell’emigrazione all’estero degli stessi. Fatta questa breve considerazione, avviare un’attività in franchising di assistenza alle famiglie che avranno sempre più problemi nel gestire gli anziani, è senz’altro un’ottima mossa. I servizi dedicati alla persona diventeranno nel tempo ancora più fondamentali.

Il tema dell’immigrazione ci tocca da vicino da molto tempo ormai. Pertanto, intraprendere un business in veste di franchisee che contempli i servizi per l’immigrazione è un’opportunità da cogliere al volo.

Un’altra ottima occasione di mettersi in proprio è rappresentata dall’ingresso nel mondo degli affari tramite un franchising che si occupi di energie rinnovabili ed efficienza energetica. D’altronde, ci sono tante agevolazioni fiscali in questo settore e aprire un’attività di consulenza e servizi nel merito è un’opportunità da sfruttare.

Le locazioni immobiliari sono aumentate del 23% negli ultimi 8 anni, lo afferma il Rapporto Immobiliare 2020 rilasciato dall’Agenzia delle Entrate. Per questo motivo, avviare in franchising un business riguardante gli affitti sarebbe decisamente conveniente.

Il mercato della cannabis legale è in crescita esponenziale e nemmeno la pandemia ne ha frenato la crescita. E’ possibile investire nelle coltivazioni per la produzione della canapa legale, così come sulle attività di vendita al dettaglio di prodotti a base di cannabis e CBD.

L’emergenza coronavirus ha dato un’ulteriore accelerata a uno sviluppo già importante delle consegne a domicilio che riguardano non solamente cibo e bevande provenienti da bar, ristoranti e supermercati, ma anche prodotti e servizi offerti dalle attività locali.

Acquistare online è diventato ancor di più un’abitudine di quanto non lo fosse prima della pandemia. A tal proposito, il commercio elettronico in dropshipping che consente di vendere i prodotti di aziende terze, pagando la merce solo dopo l’avvenuta vendita al cliente finale, è un ottimo business.

Un’altra buona idea è affiliarsi ai franchising di veicoli elettrici che riguardano la loro vendita, il noleggio, il leasing, lo sharing o le riparazioni. Stanno prendendo piede anche i servizi offerti per gli animali da compagnia, come quelli funebri o di consulenza nutrizionale. Oppure la vendita di alimenti biologici e di tanti accessori.

Internet la fa da padrone e avviare una web agency di servizi digitali è sicuramente una mossa vincente. La clientela è molto ampia e va dai privati alle aziende, passando per i lavoratori autonomi.

Ti potrebbe interessare leggere anche: