Bonus dipendenti e fringe benefit, le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate

Il decreto Lavoro 2023 ha introdotto una speciale misura in favore dei lavoratori/genitori, cioè la possibilità di avere solo per quest’anno l’esenzione della tassazione dei benefit aziendali fino a 3.000 euro. L’Agenzia delle Entrate con la circolare del 1° agosto 2023, n°23, fornisce ai datori di lavoro le istruzioni per riconoscere l’esenzione fiscale per i bonus dipendenti.

Fringe benefit, aumenta l’esenzione fiscale, ma non per tutti

Generalmente la legge riconosce la possibilità per i datori di lavoro di riconoscere bonus dipendenti fino a un importo massimo di 258, 23 euro senza versamento di imposte. Per benefit aziendali di valore superiore si applica invece l’imposta. Con il decreto Lavoro, al fine di agevolare le famiglie e incentivare la nascita di nuove famiglie, per il solo 2023 viene riconosciuto il diritto all’esenzione dal versamento delle imposte per importi fino a 3.000 euro, ma solo a lavoratori che abbiano figli fiscalmente a carico. Sono considerati fiscalmente a carico i figli con reddito non superiore a 2.840,51 euro, limite elevato a 4.000 euro per i figli con meno di 24 anni.

In particolare tali somme non concorrono a formare il reddito imponibile. L’esenzione spetta a entrambi i genitori, quindi ogni genitore può usufruire di benefit aziendali del valore fino a 3.000 euro senza corrispondere le tasse. Per avere la doppia esenzione è necessario che i figli, o l’unico figlio, sia fiscalmente a carico di entrambi i genitori. Nel caso di modifica dei presupposti che portano al riconoscimento dell’agevolazione fiscale, il lavoratore è tenuto a comunicarlo immediatamente al datore di lavoro/sostituto di imposta.

Bonus dipendenti limiti e come ottenerli

Ricordiamo che i benefit possono consistere in buoni pasto, buoni carburanti, polizze assicurative e altre forme di premialità. Deve essere sottolineato che i benefit aziendali non devono obbligatoriamente essere riconosciuti, nella maggior parte dei casi sono una prerogativa di aziende di particolare rilevanza. Non rientrano, invece, le prestazioni elencate all’articolo 51 comma 2 del Tuir, come il rimborso delle rette scolastiche o del rimborso dei libri e testi scolastici, viaggi con finalità ricreative o culturali, medicina preventiva e diagnostica ecc .

L’Agenzia delle Entrate nella circolare comunica che per poter usufruire di tale agevolazione il lavoratore dipendente deve dichiarare al proprio datore di lavoro di averne diritto, indicando il codice fiscale dell’unico figlio o dei figli fiscalmente a carico.

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Fringe benefit detassati, limiti e critiche

Il decreto Lavoro, ora al vaglio del Senato per la conversione in legge, ha introdotto la detassazione per i fringe benefit di importo fino a 3.000 euro, ma non per tutti. Proprio i limiti e le condizioni poste stanno sollevando molte critiche. Ecco chi potrà beneficiarne e quali sono i limiti.

Detassazione dei fringe benefit fino a 3.000 euro, limiti

La detassazione dei fringe benefit fino a 3.000 euro vuole essere un vantaggio riconosciuto alle famiglie e si inserisce quindi nelle politiche per le famiglie volte a incentivare con aiuti economici coloro che decidono di metter su famiglia.

I fringe benefit rappresentano compensi di natura aggiuntiva e accessoria attribuiti a un determinato soggetto dall’azienda. Non si tratta di una misura obbligatoria ma di una libera scelta aziendale. Generalmente si tratta di una retribuzione non in denaro, ad esempio può trattarsi di telefoni aziendali, auto, buoni carburante che vanno a creare un reddito aggiuntivo.

L’articolo 51 del Tuir prevede la non imponibilità fiscale dei fringe benefit di importo fino a 258,23 euro. Questa soglia più volte è stata innalzata per cercare di aiutare i lavoratori. L’ultimo intervento è proprio nel decreto Lavoro che prevede l’innalzamento della soglia di non tassabilità fino a 3.000 euro, ma solo per alcune categorie di lavoratori.

In particolare, possono ottenere la detassazione dei fringe benefit per un importo fino a 3.000 euro i lavoratori dipendenti che abbiano figli a carico.

Ad oggi ancora non sono però stati forniti chiarimenti in merito al caso in cui i figli siano a carico di entrambi i genitori, deve infatti essere chiarito se per ciascun genitore ci sia la possibilità di avere la detassazione fino a 3.000 euro, oppure se ciascun genitore possa avvalersene in misura del 50% o se, infine, possa avvalersene un solo genitore. Molto probabilmente i chiarimenti dell’AdE arriveranno dopo la conversione del decreto legge.

Critiche alla detassazione dei fringe benefit fino a 3.000 euro

Nel frattempo a criticare la disposizione è l’Aiwa, Associazione italiana welfare aziendale, sottolinea la stessa che la norma crea disparità di trattamento tra dipendenti della stessa azienda, infatti chi ha figli a carico potrà avere un vantaggio fiscale rilevante rispetto ai lavoratori che invece non potranno usufruirne. Nonostante le critiche il Governo non sembra intenzionato a modificare l’impianto di questa norma che molto probabilmente diventerà a breve legge.

Per conoscere le altre misure del decreto Lavoro, leggi:

Bonus estivo lavoratori turismo, di cosa si tratta? Chi può riceverlo?

Azzeramento contributi badanti, ultime notizie per chi assume

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Fringe benefit: aumenta la detassazione, ma solo per chi ha figli

A dare l’annuncio è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che rispondendo a un question time alla Camera ha anticipato che nel decreto Lavoro ci saranno ulteriori misure di aiuto alle famiglie e in particolare sarà innalzata la soglia esentasse dei fringe benefit per i lavoratori con figli.

Fringe benefit esentasse per chi ha figli, le novità anninciate dal Ministro

Attualmente i fringe benefit godono di una soglia di esenzione dall’imponibilità pari a 258 euro, in base a quanto emerge dalle dichiarazioni del Ministro si potrebbe arrivare a uno sdoppiamento di tale soglia. Questa dovrebbe rimanere invariata per i lavoratori dipendenti che non hanno prole e dovrebbe invece essere raddoppiata per i lavoratori che invece hanno figli.

Secondo alcune indiscrezioni la soglia potrebbe addirittura essere portata a 2.000 0 3.000 euro, ma appaiono previsioni troppo ottimistiche e inoltre potrebbero esserci margini di incostituzionalità perché i lavoratori senza figli verrebbero discriminati.

Perché la soglia esentasse dei fringe benefit viene alzata?

Queste misure secondo le previsioni dovrebbero portare un triplice risultato:

  • da un lato tenderebbero ad incentivare i lavoratori ad avere figli attraverso misure protezionistiche e quindi si avrebbe un contrasto alla denatalità;
  • in secondo luogo la misura potrebbe aiutare le famiglie nel contrasto agli effetti dell’inflazione senza però accelerare la spinta alla rincorsa salari-prezzi che potrebbe rendere l’inflazione strutturale;
  • infine, porterebbe a un incremento dei salari per le famiglie, quindi non generalizzato.

In realtà già negli anni precedenti vi sono state misure temporanee tese a calmierare gli effetti della pandemia che hanno portato a innalzare il limite dei fringe benefit esentasse. Sono però stati provvedimenti ad effetto limitato nel tempo.

Leggi anche: I vantaggi fiscali dei fringe benefit aziendali: panoramica

Certificazione Unica 2023: pronto il modello con le novità

Il giorno 17 gennaio 2023 l’Agenzia delle Entrate con provvedimento 14392 ha approvato il modello per la Certificazione Unica 2023 relativa ai redditi 2022, naturalmente a tale modello si applicano le nuove regole in particolare riferibili alla nuova disciplina dei fringe benefit e all’introduzione dell’Assegno Unico e Universale.

Certificazione unica 2023 e fringe benefit

Nel modello Certificazione Unica 2023 trovano spazio le nuove regole sui fringe benefit introdotte dall’articolo 12 del decreto legge 115 del 2022 che prevede il limite della tassazione fino a 3.000 euro per i fringe benefit e l’articolo 2 del decreto legge 21 del 2022 che prevede l’esenzione dalla tassazione per bonus benzina fino a 2000 euro. Ricordiamo che qualora tali importi siano superati, la tassazione ordinaria su tali importi saranno applicate sull’intero ammontare e non solo sulla quota eccedente.

Certificazione Unica 2023 e prospetto familiari a carico

In questa sezione vi sono importanti novità, infatti dal mese di marzo 2022 le famiglie beneficiano delll’Assegno Unico e Universale che va a modificare la disciplina dell’assegno familiari a carico. Cambia, di conseguenza, il regime delle detrazioni per familiari a carico di età inferiore a 21 anni, sono eliminati i benefici previsti per le famiglie numerose, per le famiglie con tre figli o con disabili, vengono meno le maggiorazioni previste per le famiglie con minori di 3 anni. Occorre però sottolineare che restano vigenti fino al 28 febbraio 2022 le precedenti norme e di conseguenza all’interno del modello Certificazione Unica 2023 è stato necessario comprendere la doppia disciplina e sono quindi presenti due nuove colonne.

Le due nuove colonne richiedono l’indicazione del numero dei mesi ricompresi tra gennaio e febbraio 2022 per i quali spettano le detrazioni nella formula previgente e il numero dei mesi a partire da marzo 2022 per i quali spettano le detrazioni per i figli di età maggiore a 21 anni.

Leggi anche: Assegno Unico: i chiarimenti dell’Inps per continuare a fruirne

Altre novità nel modello certificazione Unica 2023

Nel nuovo modello per la Certificazione Unica 2023 è compreso lo spazio riservato a docenti e ricercatori che hanno esercitato l’opzione del regime di tassazione agevolato per il rientro in Italia.

Nel nuovo modello l’8 per mille potrà essere destinato all’Associazione “Chiesa d’Inghilterra”.

Nella sezione “previdenza complementare” è possibile inserire i contributi versati ai sotto conti italiani di prodotti pensionistici individuali paneuropei (Pepp) come previsto da regolamento Ue 2019/1238.

Nei redditi esenti potranno essere inseriti le somme percepite dai lavoratori con disturbi dello spettro autistico assunti in start up a vocazione sociale.

Infine, è stato aggiornato il prospetto detrazione spettante per canoni di locazione per un importo pari al 20% dell’ammontare del canone di locazione entro il limite dei 2000 euro come previsto dalla legge di bilancio per il 2022 comma 155 dell’articolo 1.

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Fringe benefit, innalzata la soglia non tassabile

I fringe benefit per i dipendenti sono cambiati, e questo permette ancora di più di aiutare le famiglie a pagare le bollette, tutti i dettagli.

Fringe benefit, le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate

L’agenzia delle entrate dà le istruzioni per i fringe benefit erogati dai datori di lavoro. Si tratta di rimborsi che i dipendenti possono avere come aiuto per il pagamento delle bollette di acqua, energia e gas. Il decreto aiuti quarter ha innalzato da 600 a 3 mila euro la soglia dei premi esenti da tassazione che le imprese possono concedere ai propri dipendenti come fringe benefit.

Nei beni esenti dalle imposte ci sono le somme erogate per il pagamento delle utenze domestiche. Si tratta dell’immobile in cui abita il dipendente a prescindere dal fatto che vi abbiano portato la residenza. Vi rientrano, quindi, anche le utenze per uso domestico intestate al condominio (ad esempio quelle idriche o di riscaldamento) e quelle per le quali, pur essendo le utenze intestate al proprietario dell’immobile (locatore), nel contratto di locazione è prevista espressamente una forma di addebito analitico e non forfetario a carico del lavoratore (locatario) o dei propri coniuge e familiari. Inoltre questo aiuto si può sommare anche al bonus benzina sempre erogato a favore del dipendente.

L’importanza dell’innalzamento della soglia

I Fringe benefit sono un valido aiuto per le famiglie che si trovano sempre più a fare i conti con l’aumento del caro vita. L’inflazione ha fatto aumentare anche il costo dei beni di prima necessità, su cui si chiede al nuovo governo di abbassare o addirittura annullare l’Iva. Una manovra che potrebbe aiutare i consumatori, almeno per quanto concerne prodotti necessari quali: latte, uova, pane e pasta.

La precedente soglia di 600 euro era stata stabilita con il decreto Aiuti bis, approvato dal governo Draghi e reso effettivo dall’estate 2022.  Tuttavia l’agenzia delle entrate, nei giorni scorsi, ha pubblicato alcune istruzioni proprio in merito a questo sostegno. Ebbene il nuovo governo oltre all’innalzamento della soglia, ha anche ampliato la lista delle voci ammesse all’erogazione, introducendo infatti le bollette domestiche.

Infine tra i fringe benefit rientrano anche i beni ceduti e i servizi prestati al coniuge del lavoratore o ai familiari. Nonché i beni e i servizi per i quali è attribuito il diritto di ottenerli da terzi. Questi benefit sono erogabili anche “ad personam”. Infine riguardano sia i titolari di redditi di lavoro dipendente che di redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente.

Ministro Giorgetti: lavoriamo alla detassazione dei premi di produttività

Tra le ipotesi allo studio del Governo Meloni al fine di ridurre le tasse aiutando le persone così a far fronte agli effetti dell’inflazione c’è la detassazione dei premi di produttività. Ecco come potrebbe funzionare.

A chi sono erogati i premi di produttività?

Per i lavoratori la detassazione dei premi di produttività potrebbe essere una buona notizia che va ad aggiungersi all’aumento fino a 600 euro del fringe benefit esentasse.  Questi rappresentano un incentivo per i lavoratori che sono quindi indotti a lavorare con una certa perizia, diligenza al fine di partecipare attivamente alla crescita dell’azienda dal punto di vista economico, ma non solo, anche come qualità dei servizi offerti alle persone e alle aziende.

Le regole attuali sulla tassazione dei premi di produttività

Attualmente la tassazione dei premi di produttività è regolata dalla legge di bilancio per il 2017 che prevede la tassazione Irpef sostitutiva al 10%, la stessa sostituisce l’Irpef e tutte le addizionali generalmente applicate. Questo implica che già ora è prevista una tassazione di favore. La tassazione sostitutiva si applica a premi fino a 3.000 euro, limite innalzato a 4.000 euro in caso di imprese che prevedono forme di coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro. La tassazione di favore viene applicata esclusivamente ai lavoratori che nell’anno precedente abbiano maturato redditi non superiori a 80.000 euro.

Ministro Giorgetti: premi di produzione esentasse. Seguiamo la Germania

Se si dovesse arrivare a un accordo, in base alle previsioni ora allo studio i premi di produzione legati a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione non saranno più tassati. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti ha sottolineato che l’ipotesi di detassazione dei premi di produzione è allo studio e attualmente è in fase embrionale. Inoltre ha dichiarato di avere già iniziato colloqui con la Germania in quanto già applica tali norme.

Fringe benefit nel decreto Aiuti bis: aumenta la quota non imponibile

Il decreto Aiuti Bis del 4 agosto 2022 porta molte novità e tra queste vi è l’aumento del tetto dei fringe benefit aziendali esentasse, inserito nell’articolo 11 del decreto Aiuti Bis.

Le misure previste nel decreto Aiuti Bis

Il decreto Aiuti Bis sarà molto probabilmente l’ultimo licenziato dal governo Draghi, ha un valore di 17 miliardi e mira ad aiutare le famiglie nella gestione degli aumenti. Prevede un anticipo dell’aumento delle pensioni già dal mese di agosto 2022, inoltre rifinanzia il Bonus Psicologo, proroga il taglio delle accise, prevede un aumento del taglio del cuneo fiscale per i redditi medio- bassi, estende il bonus di 200 euro a categorie prima escluse, riconosce aiuti alle imprese agricole per far fronte agli effetti della crisi idrica. Tra le misure inoltre previste vi è l’aumento della quota di fringe benefit che è esentasse.

Leggi anche: I vantaggi fiscali dei fringe benefit aziendali: panoramica

Cosa sono i fringe benefit e a quanto ammonta la quota non imponibile per il 2022?

I fringe benefit rientrano nell’ampio spettro del welfare aziendale. L’articolo 51 comma 1 del tuir stabilisce “Il reddito di lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro”, ciò vuole dire che concorrono a determinare il reddito imponibile anche i valori diversi dal denaro, imputando quindi valore di “altre liberalità”.
Al fine però di agevolare lavoratore e datore di lavoro, vige una quota che non determina reddito imponibile quindi su essa non si applica l’Irpef. L’aumento di questa quota, che in realtà non è poi molto alta, porta un ulteriore risparmio di imposta al lavoratore. Per l’azienda vi è invece il vantaggio della totale deducibilità degli importi.

Il comma 3 dell’articolo 51 stabilisce che “Non concorre a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati se complessivamente di importo non superiore nel periodo d’imposta a 258,23 euro; se il predetto valore superiore al citato limite, lo stesso concorre interamente a formare il reddito.”
Al fine di aiutare le famiglie a far fronte agli aumenti che caratterizzano beni di largo consumo, come i carburanti, ma anche gli alimentari e l’energia, per il 2022, e quindi retroattivamente, la quota di fringe benefit aziendali esentasse raddoppia e arriva a 516,46 euro. In realtà anche per il 2021, al fine di far fronte all’emergenza Covid, era stato applicato un provvedimento simile. Ricordiamo che tra i fringe benefit rientrano tutta una serie di liberalità tra cui l’uso dell’auto aziendale, cellulare, buoni carburanti.

 

Benefit Metalmeccanici: entro il 28 febbraio le imprese devono provvedere

Il Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori del comparto metalmeccanici riconosce ai lavoratori benefit del valore di 200 euro. Le PMI dovranno provvedere entro il 28 febbraio 2022 a mettere effettivamente a disposizione questi strumenti. I benefit metalmeccanici dovranno essere sfruttati dai lavoratori entro il 31 dicembre 2022.

Cosa sono i benefit metalmeccanici

I benefit aziendali sono erogazioni in favore dei dipendenti da elargire attraverso denaro oppure con servizi o sconti, ad esempio bonus carburanti. L’azienda deve fornire al lavoratore diverse opzioni e tra queste il lavoratore sceglie. Rispetto ai contratti “retributivi” si tratta di misure di welfare aziendale ulteriore. I benefit non sono obbligatori, ma se il contratto collettivo nazionale del comparto lo prevede, lo diventano Nei limiti previsti dalla legge l’azienda può riconoscere ulteriori benefit ed erogarli anche solo ad alcuni collaboratori.

I lavoratori hanno un ulteriore vantaggio, infatti non sono tassabili, quindi si tratta di valori che non concorrono a determinare il reddito imponibile. Nel momento in cui sono inseriti all’interno del contratto collettivo nazionale del comparto e l’azienda aderisce a tale contratto, diventano obbligatori. Questo vuol dire che le PMI del comparto metalmeccanico dovranno obbligatoriamente provvedere entro il 28 febbraio 2022 a mettere a disposizione tali fringe benefit. Inoltre l’obbligo sarà vigente anche per gli anni 2022 e 2023. Si provvederà poi al rinnovo del contratto.

La Circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 28/E/2016 sottolinea che il datore di lavoro è tenuto a predisporre dei piani di utilità che diano ai lavoratori la possibilità di scegliere tra varie opzioni. Tra le opzioni vi sono:

  • buoni spesa;
  • buoni carburante;
  • abbonamenti a trasporto pubblico;
  • abbonamenti per la frequenza di impianti sportivi;
  • mutui agevolati;
  • contributi per sanità integrativa;
  • servizi di asilo nido e per anziani.

Fringe benefit metalmeccanici: attenti alla scadenza del 28 febbraio

La prossima scadenza del 28 febbraio quindi è il termine entro il quale le singole aziende aderenti al contratto di comparto dovranno rendere noti ai lavoratori i benefit metalmeccanici tra i quali potranno scegliere.

Occorre però sottolineare che l’articolo 52 del contratto CCNL Unionmeccanica Confapi prevede che tra gli strumenti che il datore di lavoro deve predisporre c’è la destinazione del contributo alla previdenza integrativa del fondo Fondapi.

Per approfondimenti su trattamento fiscale e caratteristiche dei fringe benefit, consigliamo i seguenti articoli:

I vantaggi fiscali dei fringe benefit aziendali: panoramica

Fringe benefit aziendali 2022 dimezzati: le ultime notizie per imprese e lavoratori

Scopri i 10 benefit più richiesti nel 2021: il welfare aziendale di nuova generazione

Fringe benefit aziendali, quali sono

 

Fringe benefit 2022 dimezzati: le ultime notizie per imprese e lavoratori

Novità dal primo gennaio 2022 per le aziende che offrono ai loro dipendenti fringe benefit, infatti torna al valore iniziale l’importo massimo delle esenzioni, dimezzato rispetto agli ultimi anni. Ecco tutte le novità sui fringe benefit 2022.

Cosa sono i fringe benefit? Le aziende sono obbligate a concederli?

I fringe benefit sono, appunto, vantaggi e piccoli premi, che le aziende riconoscono ai lavoratori. Si può trattare dell’uso dell’auto aziendale, cellulari, alloggi, piani assicurativi, buoni pasto, buoni carburante, spese di trasferta e simili. Per questi benefit è prevista a favore del lavoratore un’esenzione dal calcolo del reddito imponibile. Di conseguenza il contro valore di questi benefit non concorre a determinare il reddito su cui vengono calcolate le imposte. E’ come se fosse una “entrata” non tassata. Per le aziende i fringe benefit rappresentano degli oneri deducibili dal reddito dell’esercizio per il periodo di imposta in cui gli stessi sono sostenuti. Naturalmente le aziende non sono tenute a riconoscerli, ma il fatto che questi possano essere imputati nel bilancio di esercizio come costi, di sicuro rappresenta per le aziende uno stimolo a concederli.

Limite ai fringe benefit e agevolazioni per l’anno 2020 e 2021

La legge prevede però dei limiti, in particolare il comma 3 dell’art. 51 del TUIR stabilisce che il limite massimo del valore dei fringe benefit per il quale si possono ottenere vantaggi fiscali è di 258,23 euro annui. Nel 2020 e nel 2021 vi sono state delle novità, infatti, vista l’emergenza Covid, il Governo ha pensato di raddoppiare il valore dei fringe benefit. Per il 2020 si è provveduto con il D.L. n. 104/2020 (convertito in l. 126/2020) , mentre nel 2021 il raddoppio delle esenzioni per fringe benefit è stato applicato con D.L. n. 41/2021 (decreto Sostegni) convertito in legge 69 del 2021. Grazie a tali provvedimenti di raddoppio, il valore dell’esenzione per i lavoratori era di 516,46 euro l’anno.

Ultime notizie fringe benefit 2022

Nei mesi passati erano in molti a sperare, e ritenere, che attraverso la legge di bilancio 2022 oppure con il decreto Sostegni Ter, licenziato il 21 gennaio 2022, si provvedesse a raddoppiare nuovamente il valore dei fringe benefit 2022. Tale convinzione era dettata anche dal fatto che lo stato di emergenza Covid ha ottenuto nei mesi passati la proroga. Così non è stato e di conseguenza il valore dei fringe benefit 2022 per il quale si può ottenere l’esenzione, e che di conseguenza viene escluso dal calcolo del reddito imponibile, è di 258,23 euro. Si ritorna quindi al valore originale previsto dal TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi).

Ricordiamo che i fringe benefit possono essere riconosciuti anche ad personam, cioè il datore di lavoro non è tenuto a riconoscerli a tutti i lavoratori, ma possono essere elargiti a favore anche di uno solo, insomma l’azienda non è tenuta a dare a tutti l’auto di servizio.

Inoltre il limite dei fringe benefit 2022 di 258,23 euro deve tenere in considerazione anche eventuali benefit previsti dal Contratto Collettivo di Lavoro Nazionale ( che di conseguenza si applica a tutti i lavoratori del settore) come ad esempio quello di 200 euro annuali riconosciuto ai metalmenccanici.

Per ulteriori informazioni sui fringe benefit è consigliata la lettura dell’articolo: I vantaggi fiscali dei fringe benefit aziendali: panoramica

Per conoscere i vantaggi per le aziende previsti dal decreto Sostegni Ter e in particolare le opportunità dei contributi a fondo perduto, c’è l’articolo: Contributi a fondo perduto in arrivo: per quali imprese? Ultime notizie

Auto aziendale come benefit, quello che c’è da sapere

La modalità dell’assegnazione dell’auto aziendale ai dipendenti o collaboratori da parte del datore di lavoro per uso promiscuo ha importanti implicazione sulla sfera reddituale del dipendente, soprattutto di natura fiscale. Infatti, la legge di Bilancio 2020 ha modificato l’utilizzo promiscuo delle vetture aziendali, prevedendo, peraltro, anche incentivi fiscali per l’utilizzo delle auto meno inquinanti.

Auto aziendale assegnata al collaboratore per uso promiscuo

Nell’uso promiscuo il dipendente può utilizzare l’auto aziendale sia per esigenze lavorative che personali. L’assegnazione dell’auto aziendale al collaboratore per un utilizzo promiscuo genera pertanto un compenso in natura che necessità di essere valorizzato utilizzando un criterio di tipo forfettario. Tale criterio si basa sul costo a chilometro desumibile dalle tabelle nazionali dell’Aut0mobile Club Italia (Aci). Il calcolo del vantaggio per l’utilizzatore dell’auto, conosciuto come fringe benefit, si può applicare, oltre alle vetture, anche agli autocaravan, ai motocicli e ai ciclomotori.

Benefit auto aziendale prima e dopo la legge di Bilancio 2020

Prima della legge di Bilancio 2020, il benefit era calcolato nella misura fissa del 30% dell’importo corrispondente a una percorrenza convenzionale annua di 15mila chilometri. Il calcolo si basava sui costi chilometri fissati dalle tabelle annuali dell’Aci, al netto degli eventuali importi trattenuti al dipendente come contributo per l’auto stessa. L’eventuale contributo deve essere pattuito tra il datore di lavoro e il collaboratore nel contratto di assegnazione della vettura. In ogni modo, la formula per il calcolo del benefit auto prima della legge di Bilancio 2020 era costituita dal 30% sul costo Aci per 15mila chilometri meno l’eventuale contributo del dipendente.

Le novità della legge di bilancio 2020 sulle auto aziendali

La novità più importante introdotta dalla legge di Bilancio 2020 sulle auto aziendali riguarda la diminuzione della percentuale del 30% per le auto meno inquinanti. Più nel dettaglio, la percentuale è ridotta dal 30 al 25%, con decorrenza dal 1° luglio 2020, per le auto che abbiano una quantità di anidride carbonica (CO2) inferiore o uguale a 60 grammi per chilometro. Si tratta di un vantaggio nel calcolo del benefit che determina anche la revisione dei criteri di scelta dei datori sul parco auto aziendale. Di seguito, la formula per il calcolo del benefit per le auto meno inquinanti diventa: 25% per costo Aci per 15mila chilometri meno l’eventuale contributo del dipendente.

Calcolo benefit a seconda delle emissioni CO2 delle auto aziendali

La percentuale di calcolo del benefit legato alle auto aziendale rimane del 30% per le auto con emissioni da 60 a 160 CO2. Più alte, invece le percentuali per le auto maggiormente inquinanti:

  • percentuale del 40% per emissioni CO2 da 160 g/km a 190 g/km (50% dal 1° gennaio 2021);
  • aumento al 50% per emissioni CO2 maggiori di 190 g/km (60% dal 1° gennaio 2021).

Tabelle Aci per il calcolo dei benefit auto

Tra gli elementi chiave per il calcolo del benefit derivante dall’auto aziendale rientrano le tabelle Aci, pubblicate entro il 31 dicembre di ogni anno nella Gazzetta Ufficiale. Quelle in vigore nel 2021 sono state pubblicate nella Gazzetta Ufficiale numero 317 del 22 dicembre 2020. Sul sito Aci, le tabelle sono consultabili nella sezione “Servizi”, “Servizi online”, “Fringe benefit”. Le tariffe stabilite dall’Aci comprendono:

  • il carburante;
  • riparazioni, manutenzioni e pneumatici;
  • la quota di ammortamento del capitale;
  • la tassa automobilistica;
  • la quota interessi sul capitale investito;
  • l’assicurazione Rca.

Auto aziendale: il contributo del dipendente riduce il benefit

Un ulteriore fattore di calcolo del benefit legato all’uso dell’auto aziendale è rappresentato dal contributo del dipendente. Il datore di lavoro può addebitare al dipendente un corrispettivo, mediante metodo di pagamento o trattenuta, proprio correlato alla possibilità di utilizzare l’auto anche per le motivazioni personali. Il contributo, da considerarsi al lordo dell’Iva, abbassa il valore forfettario del benefit imponibile.

Caratteristiche del fringe benefit auto

Il fringe benefit sulle auto aziendali ha le caratteristiche riportate di seguito:

  • è forfettario. Cioè si prescinde dai chilometri realmente percorsi, dalle spese effettivamente sostenute e da quelle riaddebitate al collaboratore, come ad esempio quelle della benzina;
  • si calcola su base annua;
  • deve essere riportato sul cedolino della busta paga e assoggettato a tassazione ordinaria ogni mese;
  • rientra nella franchigia dei 258,23 euro prevista dal comma 3 dell’articolo 51,  ultimo periodo, del Tuir.

Esempio di calcolo del fringe benefit auto assegnate prima e dopo il 1° luglio 2020

Utilizzando le relative tabelle Aci per il calcolo del fringe benefit delle auto aziendali, si può considerare un’Audi Q7 4.0 V8 TDI con 435 cavalli ed emissione di CO2 pari a 190 g/km, assegnata prima del 1° luglio 2020. Dalle tabelle emerge un costo di 0,974 euro a chilometro (poco meno di un euro) da moltiplicare per 15mila chilometri annui. Dalla formula di calcolo, applicando la percentuale fissa del 30% valida per fino al 30 giugno 2020,  il benefit imponibile complessivo per il 2021 sarà pari a 4.385 euro circa. Se al dipendente viene addebitato un corrispettivo mensile di 100 euro, pari a 1.200 euro annui, il valore imponibile sarà di 4.385 euro – 1.200 = 3.185 euro. Se la stessa auto venisse assegnata dal 1° luglio 2020, la percentuale sarebbe pari al 40% per classe di emissioni CO2 da 160 g/km a 190 g/km e al 50% dal 1° gennaio 2021.