Destinazione Italia: misure dedicate a imprese e privati

Nell’ambito del Piano Destinazione Italia, il Governo ha approvato un Decreto Legge e un Ddl collegato che contiene un potenziale taglio alla bolletta elettrica per imprese e privati, misure per pmi, crediti d’imposta per la ricerca e sconti RC auto.

Si tratta dunque di un primo passo previsto dal Governo Letta incentrato sulla competitività e sugli investimenti stranieri nel Paese.

Il provvedimento prevede una serie di misure dedicate alle pmi, con un voucher da 10mila euro per coprire l’acquisto di prodotti o servizi informatici, e una detrazione del 65%, su un tetto massimo di 20mila euro, per le pmi che potenziano la connettività ad almeno 30 megabit al secondo.

Ci sono anche misure per incentivare le obbligazioni mini-bond per pmi non quotate in Borsa, attraverso ulteriori agevolazioni fiscali sulle garanzie e, infine, c’è un credito d’imposta al 50% per investimenti in R&S da 50mila a 2,5 mld di euro.

Sulla bolletta elettrica peseranno meno gli incentivi alle rinnovabili poiché i produttori avranno un incentivo ridotto ma per più tempo (7 anni).
Il governo prevede di incassare 700 milioni mentre altri 150 arrivano dal cosiddetto “ritiro dedicato” .

Sono previste anche misure per la bonifica e il recupero di siti inquinanti, semplificazioni in materia di giustizia per le imprese, per incentivare gli investimenti produttivi esteri, con un tribunale per aziende all’estero e un importante capitolo sulla RC auto: un meccanismo di sconti minimi dal 4 al 10% sull’assicurazione obbligatoria per gli automobilisti, che vanno a premiare le buone pratiche.

Sul sito web ufficiale Destinazione Italia possibile consultare la scheda di ognuna delle 50 misure programmatiche contenute nell’omonimo Piano del Governo Letta.

Vera MORETTI

Cup: “L’azienda Italia è in difficoltà e lo Stato non è un buon amministratore”

 

La presidente del Cup (Comitato unitario professioni), Marina Calderone, è intervenuta in riguardo alla traballante situazioni politica dei giorni scorsi che ha rischiato di portare alla caduta il governo guidato da Enrico Letta: “La situazione politica che si sta determinando in queste ore è lo specchio della distanza siderale che esiste tra il Paese reale e i decisori politici”.

“Ma questo – sostiene con veemenza la Calderone – è solo l’ultimo dei gesti di distacco dai cittadini, considerato che nessun provvedimento adottato ha inciso realmente sulla crisi strutturale della nostra economia. Che avrebbe bisogno di risorse per investire e produrre sviluppo, ma che invece viene soffocata da tasse e balzelli in continuo aumento in quanto necessarie a finanziare i costi pubblici”.

“Tra di essi – fa notare il massimo dirigente del Cup – ne abbiamo individuato numerosi eliminabili o, comunque, riducibili in modo da dare ossigeno alle piccole e medie imprese. Ma nessun intervento di questi governi che hanno operato nel corso del periodo di crisi sono intervenuti strutturalmente per limitare, se non eliminare, lo stillicidio di denaro pubblico. Una situazione incredibile – sottolinea – ma che purtroppo è la realtà. Un buon amministratore, quando è chiamato a gestire un’azienda in grosse difficoltà, i primi interventi li destina a tagliare drasticamente i costi. Niente di tutto questo è stato fatto ma solo piccoli interventi non efficaci. E nel frattempo le aziende, i lavoratori e le famiglie vedono contrarsi sempre di più i margini di movimento”

Dimessi i ministri Pdl, è crisi di governo

E crisi fu. Dopo settimane di avvertimenti e minacce, la decisione è stata presa: Silvio Berlusconi, dopo 5 mesi di governo Letta, apre la crisi di governo, pretendendo ed ottenendo le dimissioni del 5 ministri del Popolo delle Libertà. Il premier, che oggi salirà al Quirinale, vuole comunque verificare i numeri alle Camere «dove ognuno si prenderà le proprie responsabilità» forse già domani.

Il casus belli, almeno sulla carta, è la mancata approvazione del decreto legge per evitare l’aumento dell’Iva. Ed è proprio in nome di un’imposta, definita letteralmente «un’odiosa vessazione», che il Cavaliere ritira la truppa dei suoi ministri aprendo di fatto l’inevitabile crisi di governo.

«L’irresponsabilità sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili, siamo ad una crisi al buio che non si vedeva dal dopoguerra», sono le dichiarazioni a caldo del segretario del Pd Guglielmo Epifani. A questo punto, però, il ritorno alle urne, pur messo in conto dal Partito Democratico, deve fare i conti con la necessità imprescindibile di cambiare la legge elettorale e anche il congresso previsto per inizio dicembre, per eleggere il nuovo segretario dopo il traghettatore, torna in forse. La speranza dei massimi dirigenti del partito di maggioranza relativa alla Camera è un governo di scopo, della durata di qualche mese, per portar approvare la legge di stabilità e, magari, la nuova legge elettorale.

Una nuova maggioranza in realtà sembra impossibile da costruire, nonostante Nichi Vendola si dichiari disponibile ad un governo che, prima di tornare alle elezioni, cambi il Porcellum ed approvi la Legge di Stabilità. Improbabile, invece, contare sull’apporto dei parlamentari grillini: «Bisogna andare al voto, anche con l’attuale legge elettorale, per vincere e salvare l’Italia. È l’ultimo treno. Napolitano non si opponga. I prossimi mesi saranno per cuori forti».

Jacopo MARCHESANO

Stoppani: “Il governo dimentica la ristorazione”

 

Intervistato da Radio Rai il presidente di Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, Lino Enrico Stoppani non rinuncia alle polemiche nei confronti del governo Letta: «Ancora una volta l’enogastronomia-ristorazione viene considerata la cenerentola dell’economia italiana. E invece deve  essere inserita a pieno titolo nel patrimonio culturale del Paese. Abbiamo una rete di imprenditori stimati, apprezzati e ricercati in tutto il mondo, che qualificano la cucina italiana e la rendono fondamentale elemento di attrazione della domanda turistica estera».

Stoppani si è schierato anche contro l’aumento dell’Iva sulla «ristorazione sociale, cioè quella relativa ai pasti nelle scuole e nelle aziende» perché, specifica Stoppani, « Esistono attività di ristorazione come quelle relative a circoli privati, circoli sportivi, sagre e feste di partito che sono esenti da Iva e da imposte dirette. Pertanto, prima di ipotizzare un aumento di qualsiasi aliquota sarebbe bene far pagare l’imposta sul valore aggiunto a chi ne è del tutto esente, mettendo fine a disequilibri sociali e concorrenza sleale nel mercato». 

Abolizione Imu a favore soprattutto dei laziali

La CGIA  ha misurato i vantaggi economici che le famiglie italiane trarranno dall’abolizione dell’Imu sulla prima casa decisa ieri dal Governo Letta, e dalle rilevazioni emerge che a giovare maggiormente di questa decisione sono le famiglie laziali, seguite da quelle liguri e piemontesi.

Una speciale classifica che mette in luce come i cittadini della regione Lazio, che lo scorso anno hanno versato nelle casse dei comuni ben 753,2 milioni di euro, eliminata l’imposta  si calcola risparmieranno all’anno 540 euro circa a famiglia. Gli abitanti della Ligura invece non saranno più costretti a versarne 259, cifra che nel 2012 ha costituito un gettito complessivo di 170,1 milioni.

Al terzo posto troviamo i cittadini piemontesi, anch’essi beneficeranno notevolmente dall’abolizione dell’Imu, risparmiando all’anno sarà di 274 euro. La CGIA, ha  inoltre sollevato una questione che si è sollevata in questi giorni:

Aver tolto l’Imu sulla prima casa è un segnale di grande sensibilità nei confronti delle famiglie. Tuttavia –  ha fatto sapere in una nota il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – c’è il pericolo di veder ritoccate all’insù le aliquote sulle attività produttive. Dato che il gettito della prima casa finisce interamente nelle casse dei Comuni, c’è la possibilità, a fronte di questa mancata entrata e di un eventuale ritardo nell’applicazione delle misure compensative, che molti Sindaci si affrettino ad aumentare le aliquote sui beni strumentali per far cassa. Uno scenario che dobbiamo assolutamente scongiurare”

La stessa CGIA ha poi evidenziato che sebbene l’abolizione della tassa sulla prima casa avrà benefici concreti sulle tasche delle famiglie e delle imprese italiane, è necessario che il governo intervenga anche su altri fronti.

Come su quello dell’Iva, l’associazione di Mestre infatti ribadisce l’importanza di impedire che si verifichi un aumento dell’Iva.

“Dopo l’abolizione dell’Imu sulla prima casa – ha continuato Bertolussi – bisogna assolutamente evitare l’incremento dell’aliquota ordinaria dell’Iva. Questa crisi è in gran parte condizionata dal forte calo registrato in questi ultimi anni dalla domanda interna. Se non verrà scongiurato l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto daremo un ulteriore colpo ai consumi interni penalizzando soprattutto le famiglie meno abbienti e le attività economiche che operano sul mercato interno“.

Francesca RIGGIO

Imu, Cgia: la classifica dei tartassati nel 2102

Ancora Imu. In attesa delle decisioni che il Governo Letta prenderà in materia, la Cgia di Mestre ha fornito gli importi medi dei versamenti effettuati dalle varie categorie economiche e dalle famiglie italiane durante tutto il 2012.

Nella classifica a fare da apri-fila, chi ha sentito maggiormente la morsa della tassa sono gli albergatori con 11.429 euro seguiti dalla grande distribuzione (7.325 euro). Al terzo posto, si aggiudicano il podio anche gli industriali, ciascuno di loro in media ha versato 5.786 euro, mentre il piccolo imprenditore ha visto il portafoglio sgonfiarsi di ben 3.352 euro. Al quinto e sesto posto il libero professionista e il commerciante, che hanno dovuto versare rispettivamente  1.835 euro e 894.

Non se la passa molto bene nemmeno l’artigiano che nel 2012 ha corrisposto al comune di appartenenza circa 700, insieme alle famiglie che soffocate dall’imposta hanno mediamente versato 663 euro per la seconda casa e circa 330 per la prima. In materia di Imu si è espresso anche Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre, il quale ha delineato le conseguenze della stangata dell’imposta introdotta dal Governo Monti che, a suo dire, avrebbe colpito soprattutto le categorie economiche.

Lo stesso Bortolussi ha poi aggiunto: “L’eventuale abolizione dell’Imu sulla prima casa è, a nostro avviso, condivisibile; tuttavia, appare doveroso segnalare che l’approvazione di questa misura potrebbe provocare dei nuovi rincari in capo alle attività produttive. Infatti, dato che il gettito della prima casa finisce interamente nelle casse dei Comuni, c’è il pericolo che il mancato gettito venga compensato con misure che finiscono nelle casse comunali con notevole ritardo. Pertanto, c’è il pericolo che molti Sindaci si affrettino ad aumentare le aliquote sui beni strumentali per ovviare, almeno in parte, a questa mancanza di liquidità . Uno scenario che dobbiamo assolutamente scongiurare visto che, rispetto a quando si pagava l’Ici, le imprese hanno subito con l’Imu un aggravio medio fino al 154%”.

di Francesca RIGGIO

Nel governo si litiga sulla pelle degli italiani

Nel governo litigano e si fanno le ripicche come i bambini dell’asilo e intanto i rischi che imprese e famiglie corrono se dovesse cadere l’esecutivo per qualche inutile dispetto e sgambetto sono alti, altissimi.

I conti li ha fatti, in questo senso, la Cgia di Mestre: “Nella malaugurata ipotesi che il Premier Letta fosse costretto a rassegnare le dimissioni – dichiara il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – gli italiani subirebbero una vera e propria stangata concentrata soprattutto nell’ultimo quadrimestre di quest’anno. Tra il pagamento dell’Imu sulla prima casa, l’aumento dell’Iva e l’applicazione della Tares si troverebbero a pagare oltre 7 miliardi di euro in più. In una fase economica così difficile e con il tasso di disoccupazione destinato a crescere ulteriormente, molte famiglie non sarebbero in grado di reggere questo choc fiscale”.

Considerando che entro la fine di quest’estate il Governo Letta deve definire l’applicazione di Imu, Iva e Tares, nel caso la maggioranza di Governo non dovesse reggere ecco il rischio che si corre:

IMU: i proprietari della prima casa dovranno versare entro il 16 settembre la prima rata IMU e a dicembre il saldo. Anche i proprietari di terreni, fabbricati rurali e alle unità immobiliari appartenenti alle cooperative a proprietà indivisa adibite ad abitazione principale saranno chiamati al pagamento dell’imposta. Pertanto, ai 4 miliardi di Imu relativi all’abitazione principale se ne aggiungono altri 770,6 milioni di euro;

IVA: dal 1° ottobre è previsto l’aumento dell’aliquota ordinaria Iva che salirà dal 21 al 22%. Per i soli tre mesi di quest’anno saremmo chiamati a pagare un miliardo di euro in più;

TARES: è previsto che la nuova imposta sull’asporto rifiuti dia un maggior gettito, rispetto al 2012, di 1,94 miliardi di euro. Un miliardo è dovuto dalla maggiorazione prevista dalla nuova tassa per la copertura dei servizi indivisibili dei Comuni: pertanto, i contribuenti pagheranno 0,3 euro al metro quadrato. I restanti 943 milioni di euro sono stati da noi stimati quale aggravio minimo corrispondente alla differenza tra il costo del servizio di smaltimento rifiuti (derivante dal bilanci dei Comuni) e il gettito Tia/Tarsu contabilizzato l’anno scorso. Si ricorda che il gettito della Tares deve assicurare l’integrale copertura del costo di asporto e smaltimento dei rifiuti, obbligo che la Tarsu non prevedeva.

Il Governo impone il taglio degli stipendi ai manager Pa

 

Cattive notizie per i grandi manager Pa, la crisi forse, meglio tardi che mai, colpisce anche loro: è stato approvato dalla Commissione Affari costituzionali e bilancio del Senato il taglio del 25% degli stipendi delle Spa pubbliche, completando così l’esame del Dl del fare.

Tutti quelli che non rientrano già nel tetto introdotto con il decreto Salva-Italia (circa 300mila euro, il trattamento economico del primo presidente della Cassazione, non proprio una sciocchezza) al prossimo rinnovo si vedranno sforbiciare del 25% tutti i compensi, “a qualunque titolo determinati”. Si tratta dei manager delle società a controllo pubblico diretto o indiretto, quotate e non quotate in Borsa, come Eni, Enel, Finmeccanica, Poste e Ferrovie «che emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentati».

Jacopo MARCHESANO

All’Oua non piace il Decreto Fare

L’Organismo Unitario dell’Avvocatura, riunitasi in Giunta a Roma, ha redatto ed approvato una delibera che critica aspramente le norme della giustizia all’interno del Decreto Fare.

Le aspettative dell’OUA sono state fortemente deluse da decreto, che viene definito carente a causa di poca comunicazione e confronto con l’avvocatura.

Per questo, la Giunta dell’Oua ha deciso di chiedere al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di non firmare il decreto, e di incontrare al più presto il ministro Cancellieri.
Nel frattempo, è stata fissata per domani, 25 giugno, un’Assemblea Nazionale Straordinaria dell’Avvocatura, invitando alla partecipazione il Cnf, le Unioni Regionali, gli Ordini territoriali e le Associazioni forensi.
Si tratterà di un’assise per promuovere le necessarie iniziative di protesta ma anche per presentare un pacchetto di proposte alternative.

Nicola Marino, presidente Oua, definito, “incomprensibile il ritorno all’obbligatorietà che nella sua esistenza ha dato risultati numerici insignificanti, invece che 1 milione di cause in meno, come annunciato da diversi ministri all’epoca, questo sistema nella sua applicazione concreta ne ha intercettato al massimo alcune decine di migliaia. Ma anche con esiti qualitativamente mediocri: di questa minoranza di cittadini che l’ha utilizzata, solo una parte ha raggiunto una conclusione positiva. Anche perché rimangono aperti diversi nodi come la dubbia qualità dei mediatori, nonché l’indipendenza e la terzietà degli organismi sorti sull’onda lunga dell’emersione di un nuovo e appetibile settore di mercato“.

Marino ha inoltre ritenuto “ingiustificato l’inserimento di questa norma in un decreto legge, mentre sarebbe stato più corretto un intervento condiviso e senza logiche emergenzialiste. È mancato del tutto il dialogo con l’avvocatura, che pur era stata incontrata qualche settimana fa, eludendo così la completa disponibilità degli avvocati italiani e le molte proposte avanzate anche in quella sede per una riforma complessiva del settore, al fine di raggiungere un miglior funzionamento della macchina giudiziaria“.

Anna Maria Cancellieri ha replicato spiegando che le scelte del Governo sono state fatte tenendo conto delle richieste dell’Unione Europea, ma questa risposta non ha convinto Marino: “Questo è un altro salto nel passato nel complesso rimane un sistema unico in Europa, dove, in generale, quando è prevista l’obbligatorietà è limitata a poche materie del contenzioso civile o di basso valore economico.
In questo senso, vogliamo ricordare un parere della Commissione Europea che poneva in evidenza l’incompatibilità tra obbligatorietà e onerosità. Infine la “nuova” norma ha solo piccole correzioni rispetto al passato, tra queste quella che va incontro alla richiesta delle compagnie assicurative che chiedevano l’esclusione dei sinistri stradali. E’ tutto da rifare! Altro tempo perso a scapito della nostra giustizia. Per tutte queste ragioni chiediamo al presidente Napolitano di non firmare il decreto legge
“.

Vera MORETTI

Iva rimandata a settembre

Dopo l’Imu, anche l’Iva rischia di essere rimandata a settembre.
Insomma, dove non sembra possibile intervenire drasticamente, si cerca, almeno, di congelare gli adempimenti in attesa di tempi migliori, se mai verranno.

Con la speranza che l’estate porti consiglio, ma soprattutto soldi, dunque, il Governo ha deciso di posticipare la decisione, e c’è già qualcuno che prevede, al rientro dalle vacanze, una mazzata doppia di Imu e di Iva.
Difficile, infatti, pensare ad una cancellazione definitiva delle aliquote. Più facile, invece, una rimodulazione di entrambe, anche se non c’è nulla di certo.

L’esecutivo, per smentire i maligni, sta lavorando per cercare le migliori soluzioni, ma soprattutto le coperture necessarie, in attesa di buone notizie da Bruxelles, per capire come finirà la trattativa sul deficit.

Stefano Fassina, viceministro all’Economia, spiega che “la misura migliore per incrementare l’occupazione è il rinvio dell’aumento dell’Iva. Occorre sospendere l’aumento fino a dicembre e poi procedere strutturalmente. Le risorse si possono trovare“.

Si vedrà. Per ora, godiamoci l’estate senza aumento dell’Iva.

Vera MORETTI