Inizia il confronto tra governo e parti sociali

E’ iniziato il confronto tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro. Il primo round che segue una lunga serie di consultazioni ‘informali’ di sindacati e imprese da parte del ministro del Lavoro. A presiedere il premier Mario Monti.

Al tavolo tutte le associazioni di imprese. Per Confindustria è presente lo stato maggiore di viale dell’Astronomia, il presidente Emma Marcegaglia, il vicepresidente Alberto Bombassei, il direttore generale Giampaolo Galli mentre per i sindacati siedono i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella.

Per il governo siedono, al momento, il ministro del lavoro Elsa Fornero, il viceministro Michel Martone, il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ed il sottosegretario alla presidenza, Antonio Catricalà.

Fonte: adnkronos.com 

Il Cnf vuole la riforma sull’avvocatura

di Vera MORETTI

Il Consiglio Nazionale Forense, nella persona del suo presidente Guido Alpa, ha inviato una lettera ai presidenti di Camera e Senato, nonché ai presidenti dei gruppi parlamentari e ai presidenti e ai componenti delle commissioni giustizia dei due rami del parlamento, con un elenco dei motivi che rendono necessaria la riforma sull’avvocatura.

Le “buone ragioni” sarebbero in sostanza tre, perché un’avvocatura qualificata si rende necessaria al fine di far funzionare al meglio la macchina giudiziaria. Il corretto funzionamento dell’amministrazione rappresenta certamente il fulcro su cui si poggia la richiesta di riforma dell’ordinamento forense, considerando che l’avvocatura è “componente essenziale della giurisdizione, e pertanto le misure che promuovono il corretto esercizio della professione e rafforzano le garanzie di qualità della prestazione professionale consentono una più piena soddisfazione dei diritti dei cittadini e, quindi, migliorano il funzionamento della macchina giudiziaria”.

E questo può avvenire anche grazie ad una maggiore competitività dei legali, se si tratta di introdurre misure idonee a sostenere lo sforzo competitivo degli avvocati italiani e a dare vita ad un mercato sempre più dinamico e specializzato.

Per non parlare dell’innovazione di cui l’ordinamento forense ha bisogno, ma considerando sempre di primo piano la difesa dei diritti dei cittadini.

La richiesta è piuttosto esplicita, dunque, e si chiede che la riforma sia disciplinata per legge, a seguito di un dibattito parlamentare già in corso.
Il Senato ha infatti approvato, benché in prima lettura, il testo del disegno di legge di tale riforma ed ora è sottoposto all’esame della Commissione giustizia della Camera.

Ma che non si posticipi più una riforma ormai urgente.

Federarchitetti auspica una più ampia riforma delle professioni

di Vera MORETTI

Federarchitetti ha diffuso un comunicato stampa tramite il quale la categoria spiega punto per punto la propria posizione  in relazione ai provvedimenti del governo relativi alla riforma delle professioni.

Non si rinnega la necessità di un intervento, da parte del governo, nei confronti di certe categorie professionali, ma si punta l’attenzione sui modi e sulle intenzioni.

Le misure legislative non congruenti adottate dai governi precedenti sono considerate tra le responsabili dell’emarginazione progressiva delle libere professioni tecniche, messe poi in ginocchio dalla crisi economica.

Le incongruenze attualmente esistenti sono:

  • Difetto di rappresentanza: non paritetico. “Per i liberi professionisti, in particolare per l’area tecnica, la rappresentanza sindacale è eventualmente tollerata, ma senza che alcun meccanismo, ordinistico, previdenziale o contributivo, ne autorizzi una qualche forma di sostegno diversa da quella volontaristica“.
  • Ruolo degli ordini: fallimento dei compiti istituzionali, soprattutto per quanto riguarda architetti ed ingegneri. Si chiede, a questo proposito, una “riconversione a nuovi compiti degli stessi, opportunamente ridotti per numero, (uno o due per Regione) in AGENZIE di SOSTEGNO (AGENSOS) e Controllo allo Sviluppo, per far fronte a pressanti esigenze
  • Servizi tecnici pubblici: posizione predominale in contrasto al libero mercato. I costi dei servizi tecnici pubblici dovrebbero essere valutati complessivamente, “con specifico capitolo di spesa, dal quale si evincerebbe la possibilità di affidarli interamente, o in gran parte, al libero mercato, così come già avviene per i servizi sanitari“.
  • Servizi tecnici in-house: evasione IVA. Riguarda la maggior parte delle prestazioni professionali in-house, che sono svolte senza versamento dell’IVA, da soggetti che non praticano la libera professione. “L’acquisizione della posizione IVA, individuale e/o societaria, deve costituire un obbligo prioritario per i troppi evasori autorizzati”.
  • Esclusivo privilegio dei parametri economici, a causa della soppressione dei limiti tariffari.
  • Accesso alla professione: assenza di tirocinio, quando, invece, dovrebbe essere obbligatoria una formazione post-laurea, magari con “salario minimo di sostegno se certificato da collaborazione svolta in studi professionali” .

Tutto ciò per cercare di ridurre le disuguaglianze sociali attraverso misure che dovrebbero servire a limitare la prevaricazione di interessi di parte.

Per attivare ciò, si rendono necessari alcuni interventi, quali una burocrazia aperta alla società, settore universitario all’altezza e al passo con i tempi, ma anche un’interazione con il mondo imprenditoriale, qualora si trattasse di interventi consoni e non mossi da mero interesse.

Liberalizzazioni: entro il 20 gennaio il decreto legge

Il governo accelera sulle liberalizzazioni: entro il 20 gennaio varerà il provvedimento con un decreto legge. Lo assicura il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, che indica modi e tempi dell’atteso pacchetto per quello che il premier Mario Monti ha definito il ”disarmo multilaterale di tutte le corporazioni”. Un provvedimento che riguardera’ ”tutti i settori”, anche l’acqua, nonostante il referendum, ma dal quale sara’ esclusa la controversa separazione di Snam dall’Eni.

Un primo giro di tavolo sulle misure in cantiere potrebbe avvenire gia’ nel prossimo consiglio dei ministri che potrebbe essere convocato per il fine settimana. ”Ce la dobbiamo fare, c’e’ un documento che il presidente Monti ed io stiamo assemblando e che riguarda tutti i settori”, ha spiegato Catricala’ a ‘Porta a Porta’, spiegando che ”il premier ci mette le mani e la testa, personalmente porto la mia esperienza ma ci avvaliamo delle esperienze di tutti e soprattutto del ministro Passera”. Si dovranno inoltre ”consultare i partiti di maggioranza”, ha aggiunto Catricala’. Parlando dei singoli settori, il sottosegretario alla presidenza del consiglio ha annunciato che nel mirino delle liberalizzazioni finira’ anche l’acqua, nonostante il referendum contro la privatizzazione: ”pensiamo di fare modifiche che non vadano contro il risultato referendario ma non vogliamo che sia un escamotage” per aggirare la scelta degli italiani. Per le farmacie e per i notai e’ invece in arrivo un aumento della pianta organica. ”Bisogna consentire ai nostri cittadini di ottenere i giusti sconti”, ha spiegato Catricala’, sulle farmacie cosi’ come per i notai ”non si tratta di ampliare i mercati ma di ridurre i prezzi”. Per la benzina invece l’obiettivo del Governo e’ di ”creare una situazione per cui i gestori possano venderla insieme ad altri beni di consumo”. Sulle ferrovie ”bisognera’ intervenire sulle storture che avvantaggiano l’incumbent”, ma non e’ ancora chiaro come questo avverra’: ”ci saranno norme – si e’ limitato a dire – che aiuteranno la facilita’ di accesso” alla rete. Non ci sara’ invece la separazione dell’operatore della rete del gas Snam dall’Eni: ”non e’ una priorita”’, ha detto il sottosegretario, spiegando che ”esistono tanti altri rimedi che consentono alle imprese energivore di pagare meno il gas”. Cresce intanto la protesta da parte delle categorie che saranno colpite dalle liberalizzazioni. I tassisti oggi hanno protestato a Bologna e a Milano in attesa di una manifestazione nazionale a Roma prevista sabato. I commercianti alzano la voce contro la ‘deregulation’ gia’ in essere: ”Bastasse allungare gli orari per generare piu’ fatturato e prezzi più bassi saremmo anche noi favorevoli, ma non e’ così”, afferma il presidente di Confesercenti Marco Venturi. Gli avvocati con molta probabilita’ interverranno direttamente in Parlamento con i molti legali eletti. I farmacisti ricordano di avere gia’ dato e denunciano che ”le vere lobby – afferma la presidente di Federfarma Annarosa Racca – sono quelle dei grandi poteri economici. Delle multinazionali”. Intanto dal mondo sindacale il leader della Cisl Raffaele Bonanni sostiene l’azione del Governo e chiede di ”cacciare via lobby e corporazioni”. Mentre dalla politica il Pdl annuncia che inizieranno domani le riunioni di quattro tavoli di lavoro che si occuperanno di liberalizzazioni, oltre che di legge elettorale, di mercato del lavoro e del rapporto con l’Europa.

Fonte: Confesercenti.it

Gli architetti chiedono una riforma scaccia-crisi

di Vera MORETTI

Anche gli architetti soffrono la crisi, tanto che, visti i risultati resi noti dal Centro Confindustria, che non lasciano presagire nulla di buono per il 2012, i professionisti del settore hanno deciso di chiedere al Consiglio nazionale degli architetti di anticipare a marzo, senza dunque aspettare le scadenze di agosto e dicembre, “i necessari interventi per adattare il nostro ordinamento ai criteri e alle indicazioni contenuti alla legge di stabilità e al decreto ‘salva-Italia’ con l’impegno ad attuarla con rapidità ed efficacia”.

Questo è quanto Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, paesaggisti, pianificatori e conservatori, a margine della conferenza degli Ordini, ha affermato, nel tentativo di arginare una crisi altrimenti piuttosto grave.

Ciò che chiedono gli architetti è una riforma che possa ridisegnare le norme pre-costituzionali e rilanciare, dunque, la professione.

Freyrie si rivolge direttamente al governo, e in particolare al ministro Corrado Passera, chiedendo una serie di immediati interventi che favoriscano lo sviluppo e che sblocchino le attività edilizie private, ormai l’85% del mercato totale.

Continua Freyrie: “Sono necessarie, in questa direzione, due azioni precise: serve riattivare il credito bancario sui progetti edilizi, spesso bloccato perché, ad esempio, le banche non accettano Dia, dichiarazione di inizio attività, e il silenzio-assenso alla stregua di permessi edilizi; serve anche un intervento volto a indurre Regioni e Comuni a sbloccare i piani di governo del territorio, spesso insabbiati per anni in discussioni ideologiche, anche per evitare che le risorse degli investitori si dirigano verso quei Paesi in grado di garantire regole certe e non soggette al variare delle maggioranze“.

Confprofessioni cerca un posto al sole

Le consultazioni di martedì 15 novembre del Presidente del Consiglio sono state aperte anche a Confprofessioni, confermando la disponibilità di Mario Monti a collaborare con tutti gli organi rappresentativi delle categorie di lavoratori.

Ciò è stato confermato direttamente dal presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, il quale indica come indispensabile un “percorso di collaborazione e dialogo costruttivo per uscire dalla crisi e dalle difficoltà che hanno colpito il Paese e i professionisti” perché “mai come in questo frangente il Paese ha un disperato bisogno di competenze e di professionalità“.

L’appuntamento di martedì, inoltre, è servito anche come occasione, per Confprofessioni, di presentare a Mario Monti l’intesa sottoscritta con gli organismi sindacali per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti degli studi professionali.

A questo proposito, Stella ha dichiarato: “Primi nella contrattazione italiana, abbiamo fatto nostre le norme sul nuovo apprendistato che riteniamo possano essere una grande opportunità per l’inserimento dei giovani nel settore professionale, tanto più ora che sono state introdotte nell’ultimo decreto sulla stabilità esenzioni contributive”. Dare dignità a chi si affaccia sul mondo del lavoro è assolutamente basilare, per dare la possibilità ai giovani di crescere ed acquisire professionalità.

Per quanto riguarda la Legge di Stabilità, Gaetano Stella la approva seppur con una riserva, poichè si augura che “le misure approvate avvengano con gradualità e con modalità che non marginalizzino il contenuto professionale rispetto all’apporto predominante di capitali”. Questo per allontanare il timore, comune tra i professionisti, di una situazione anomala in Europa, che è insorto apprendendo i contenuti della Legge di Stabilità per la disciplina delle società tra professioni, perché, dice Stella: “in nessun paese europeo esiste una legge dove il socio di capitale esterno può detenere la maggioranza. Così di certo non si aiutano i professionisti, al di là del fatto che nascerebbe un conflitto di competenze tra il Ministero dello Sviluppo Economico, che regola la società, e quello della Giustizia, riferimento dei professionisti”.

In conclusione del suo intervento, il presidente di Confprofessioni ha ribadito l’importanza dell’organismo di cui è a capo, per modernità e sviluppo, per rilevanza economica e sociale e si augura che tutto ciò venga riconosciuto da Monti.

Vera Moretti

Altro che Grecia, l’Italia si rimette in gioco

A pochi giorni dall’annuncio dell’ex premier Silvio Berlusconi di lasciare il comando del governo e a poche ore dall’insediamento dell’esecutivo Monti, economista di fama internazionale a cui è stato affidata la guida del governo tecnico, l’Italia si interroga sul proprio futuro. La sfida che aspetta il nuovo governo è ardua, l’esempio catastrofico della Grecia è dietro l’angolo che ci guarda ammiccante. Siamo italiani, siamo combattivi, siamo preparati e abbiamo una certa abilità a “curare” le emergenze. Chi annuncia la morte del Paese lo fa per disfattismo e per alimentare il disorientamento dell’opinione pubblica. In realtà sapendo comandare bene il timone e con un pizzico di fiducia potremo allontanarci dalle acque agitate e portare il nostro barcone verso acque più tranquille. Il grande mare di opportunità e ripresa economica si trova solo ad un giro di boa, l’ultima di una serie, di certo la più difficile da affrontare ma pur sempre l’ultima. E’ imperativo non gettare la spugna proprio ora.

Perchè l’Italia ce la farà? Che cosa ci differenzia dalla Grecia?
Su un’altra sponda del Mediterraneo, il nuovo primo ministro è Lucas Papademos a capo di un governo tecnico composto da una coalizione di socialisti e dalla destra. Al recente discorso di insediamento ha confermato che  il deficit del Paese nel 2011 sarà ridotto “a circa il 9%” del Pil dopo il 10,6% nel 2010 e 15,7% nel 2009. Secondo il premier, il primo obiettivo che il nuovo governo si è prefissato è di ottenere la sesta tranche di aiuti internazionali. Ottenuti i finanziamenti si potranno completare le trattative con la troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) su un secondo piano di salvataggio.

Il deficit dell’Italia oscilla tra i 20 e i 25 miliardi di euro. Molto, ma non irrimediabile. La catastrofe greca è stata la conseguenza di una situazione economica ben più grave (si parla di 330 miliardi di euro di debito) e soprattutto nessun piano per il futuro nel medio-breve tempo. Per quanto riguarda il rapporto deficit/Pil le stime sono state corrette dall’Unione Europea: nel 2012 si prospetta un rapporto pari al 2,3% e nel 2013 all’1,2% (le nostre stime erano dell’ 1,5% e 0,1%). In ogni caso bel lungi dai conti neri della Grecia.

La nuova guida del Paese
Il nuovo premier in Italia è Mario Monti, economista, ex commissario europeo per il Mercato Interno e per la concorrenza. Dopo l’incarico ricevuto da Napolitano e la formazione del suo governo ha detto che serviranno sacrifici (“non lacrime e sangue”) per risollevare l’Italia e che il suo esecutivo non avrà una scadenza predeterminata: “La predeterminazione della durata toglierebbe credibilità al governo, non accetterei una definizione temporale”. Il primo obiettivo è la gestione dell’emergenza economica  e l’adozione di misure “conomiche e sociali di crescita ed equità fiscale. “Dobbiamo realizzare la massima coesione per permettere all’Italia di essere protagonista come lo è stata in passato”, ha ribadito Napolitano. L’eco dei partiti politici di ogni fazione sembra essere stata forte. Tutti, chi più chi meno sono disponibili a trattare col nuovo governo, l’unica forza che attualmente si dichiara indisposta è la Lega Nord.

Fin dal piano di azione si notano le differenze con la Grecia. Il nostro Paese è sì in balia della corrente ma non è affossato. Dal punto di vista operativo, non si stanno cercando aiuti internazionali in maniera esplicita, si cerca piuttosto coesione interna e l’approvazione di riforme urgenti che permettano di virare con profitto (come ribadito da Emma Marcegaglia). Dal punto di vista economico si sono già avviate vendite di BTP (con la più recente  si è cercato di collocare tra gli 1,5 e i 3 miliardi di euro per titoli a 5 anni). Monti sembra voler appoggiare i giovani e sostenere il mercato del lavoro, cosa che in Grecia non è avvenuta prima del collasso. Gli indignados greci hanno a buona ragione cominciato a manifestare ben prima di noi italiani, per loro l’acqua alla gola è salita molto rapidamente senza possibilità di arginare le falle visto l’enorme ritardo nell’azione.

Reputazione internazionale
Anche la stampa internazionale, dopo attacchi reiterati e preoccupazione crescente, sembra guardare all’Italia con minore scetticismo. I cugini spagnoli hanno espresso fiducia per la rinascita italiana dalle colonne de El Pais, giudicando positivamente le nostre intenzioni di operato. L’Europa rimane in attesa di risultati dopo le numerose bacchettate dell’ultimo periodo. Nonostante il giudizio rimanga cauto l’Ue sembra credere nella nostra ripresa, anche se il cambio di governo non rappresenta di per sè la via di salvezza. Il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn sembra aver apprezzato il rigore ed equilibrio annunciati da Monti tra consolidamento di bilancio e riforme strutturali. La Commissione ha annunciato che il primo rapporto sull’Italia sarà presentato da Rehn alla riunione dei ministri Eurogruppo il 29 di questo mese. Sarà per il Paese il giorno del verdetto. Intanto spetta a noi dimostrare di saperci rimboccare le maniche, di riuscire a guardare avanti e prospettare il giusto futuro che spetta la nostra Italia. Solo in questo modo sapremmo riavvicinare i partner europei che ci hanno scaricato ai primi accenni di crisi.

Risalendo ai motivi che hanno portato la Grecia alla débâcle si può affermare, in maniera semplicistica ma veritiera che lo Stato ha vissuto per anni ben al si sopra delle sue possibilità. Ad un certo punto si è toccato il fondo. In Italia questo comportamento non è mai stato esasperato, e a periodi di fasti si sono sempre accompagnati momenti di rigore che nel bene o nel male hanno riallineato l’ago della bilancia evitando di cadere nel precipizio. Il neo premier greco dovrà scontrarsi anche con l’eccessiva presenza del pubblico nell’economia. I lavoratori statali sono quasi 900 mila su 11 milioni di abitanti: un eccesso. In un momento difficile per tutti la Grecia non ha saputo adeguarsi sul fronte della riforma della pubblica amministrazione, delle pensioni, della sanità, delle privatizzazioni. Ha così perso l’opportunità di investire in maniera saggia i finanziamenti europei, ha eroso rapidamente il welfare, ha annientato la credibilità. Morale della favola, la Grecia si trova in uno dei momenti più neri della sua storia costretta ad un regime di austerità. L’Italia si trova in un momento difficile in cui può mostrare il suo valore, la sua forza e anche la capacità di farsi aiutare (non è certo una vergogna chiedere una mano internazionale). L’Italia ce la deve fare e ce la farà.

Mirko Zago

A Milano gli Stati Generali del Commercio

“E’ ora di reagire. Il tempo è scaduto ed è l’ora delle scelte”. E’ intriso di pragmatismo e necessità di un’azione forte e immediata l’ultimatum lanciato al Governo da Confcommercio, riunito a Milano per gli Stati Generali del Commercio.

Per la rinascita dell’Italia si richiedono “scelte necessarie per controllare e ridurre la spesa pubblica, – si legge nel documento presentato da Confcommercio – e per contrastare e recuperare evasione ed elusione. Ponendo, così, le basi per una progressiva riduzione di un livello di pressione fiscale divenuto ormai intollerabile”. Il vero monito va al Governo: “sappiamo che occorreranno ancora sacrifici. Ad essi non ci sottrarremo. Ma a condizione che si renda chiaro che questi sacrifici verranno ripagati con il ”dividendo” delle scelte necessarie per il futuro dell’Italia”.

Il tempo della partita è scaduto. Confcommercio ribadisce la necessità di lavorare con ”serietà e rigore nell’affrontare e nel risolvere nodi strutturali di lungo corso.

Punto primo: “liberare risorse destinate agli investimenti infrastrutturali ed al capitale sociale ed umano”, solo così l’Italia sarà in grado di competere ad armi pari in ogni mercato”.

Punto secondo: “riformare politica ed istituzioni. Rinnovando, così, l’etica pubblica e riguadagnando il rispetto e la fiducia dei cittadini”. Secondo la Confederazione ”per accelerare la dinamica del ritorno alla crescita, occorre fare tesoro della lezione principale della crisi, cioè della rivalutazione delle ragioni dell’economia reale e del lavoro”. In particolare, si legge nel documento di Confcommercio “occorre rafforzare la capacita’ competitiva del sistema di impresa diffusa, con regole, politiche e risorse che ne sostengano competitività, produttività e crescita. Tenendo presente, in particolare, che oggi le imprese dei servizi di mercato contribuiscono alla formazione del valore aggiunto e dell’occupazione in misura superiore al 50% del totale”.

E rivolto alla classe politica italiana, Confcommercio ribadisce ”è necessario un rilancio delle riforme istituzionali, a partire dalla riduzione dei costi della rappresentanza politica, così come è indispensabile ancorare a solidi principi di riferimento l’attuazione del federalismo fiscale”. Altro cancro per l’Italia l’evasione e dell’elusione fiscali che si combattono “riducendo le aliquote di prelievo fiscale senza traslare la pressione ‘dalle persone alle cose’. Occorre, poi, procedere a coraggiose alienazioni di patrimonio pubblico per ridurre il debito e finanziare la spesa pubblica strategica per il futuro del Paese”. L’ulteriore e ”fondamentale impegno” che oggi Confcommercio chiede ”è quello di una vera e propria politica per i servizi, fatta di semplificazioni, di flessibilità governata e contrattata nel mercato del lavoro, di sostegno all’innovazione e di liberalizzazioni”.

Sul fronte delle infrastrutture la confederazione chiede, inoltre, ”una compiuta attuazione della riforma che liberalizza le attività di autotrasporto e logistica; l’adozione di un Patto e un Piano Nazionale per la mobilità urbana; un’effettiva liberalizzazione del mercato del trasporto ferroviario; una strategia di riordino e razionalizzazione del trasporto aereo; lo sviluppo dei trasporti marittimi e delle autostrade del mare, potenziando nel contempo le infrastrutture portuali e retroportuali e i loro collegamenti con il territorio”.

Ultimo nodo cruciale per il destino economico dell’Italia, il Mezzogiorno: la priorità per il Sud è di ”perseguire pochi e fondamentali obiettivi strategici, privilegiando la costruzione di condizioni di contesto che consentano una maggiore produttività delle imprese e del lavoro. Servono incentivi automatici e fortemente selezionati per le attività d’impresa, e occorre rafforzare le infrastrutture con particolare attenzione alla logistica urbana”.

A.C.

Confprofessioni, 9 punti per rilanciare l’Italia

Confprofessioni prende posizione nei confronti dell’attuale situazione di crisi e presenta al governo un documento in nove punti nell’ambito della stesura del decreto sviluppo: il “Piano Sviluppo dei liberi professionisti per l’Italia“.

“Il quadro economico e sociale del Paese – ha affermato il presidente nazionale di Confprofessioni, Gaetano Stella impone una svolta nella strategia politica e di governo, con lo scopo prioritario di individuare nuovi indirizzi di crescita, vincolati al mantenimento della stabilità dei conti pubblici. Tenuto conto delle recenti manovre di aggiustamento della finanza pubblica occorre intervenire con maggior incisività sui fattori che frenano lo sviluppo. Il mix tra un debito pubblico ormai non più sostenibile e i bassi tassi di crescita, insieme con una spesa pubblica fuori controllo e un’imposizione fiscale eccessiva, rappresentano il principale ostacolo a qualsiasi ipotesi di riforma strutturale della finanza pubblica e di sviluppo delle attività economiche“.

Questi i nove ambiti di intervento presenti nel documento di Confprofessioni: debito pubblico e pressione fiscale; crescita e competitività; rilancio del lavoro e dell’occupazione giovanile; piano nazionale straordinario per il Mezzogiorno; liberalizzazioni; nodi dell’export; innovazione; piano per le infrastrutture; difesa del suolo; riorganizzazione della giustizia civile e tributaria.

Appare non più demandabile avviare misure concrete per un significativo ‘acconto’ di rientro del debito italiano – prosegue Stella -, rinviando all’auspicato, imminente riordino fiscale il compito di rendere certo, coerente e stabile sia il completamento della manovre di rientro che le misure di sostegno alla crescita e alla competitività. Parallelamente, occorre mettere in campo azioni e programmi tesi ad accelerare la dinamica del Pil, attraverso interventi mirati che fanno leva sia sui punti di forza del nostro Paese, sia sulla rimozione di ostacoli che frenano l’economia e impediscono la riduzione dei costi e il raggiungimento di maggiori livelli di efficienza e competitività“.

Clicca qui per scaricare il “Piano Sviluppo dei liberi professionisti per l’Italia

Confartigianato Bologna: più attenzione alle imprese del territorio

“Diamo voce alle imprese bolognesi” è lo slogan con cui Confartigianato Bologna e le rappresentanze del mondo dell’impresa del capoluogo dell’Emilia Romagna, hanno aderito ad un’iniziativa che comprende proposte comuni rivolte al Governo.

Con questa iniziativa Confartigianato Bologna chiede ai propri associati di esprimere il loro consenso in merito con una semplice firma, e tramite una lettera inviata agli associati stessi invita a partecipare al “Progetto delle imprese per l’Italia”, un documento che raccoglie proposte comuni rivolte sì al Governo, ma anche al Parlamento e alle forze politiche.

L’obiettivo? Rilanciare la crescita dell’Italia e risanare i conti del Paese.

Le questioni da affrontare riguardano la spesa pubblica, la riforma delle pensioni, lariforma fiscale, le cessioni del patrimonio pubblico, le liberalizzazioni e semplificazioni, le infrastrutture e l’energia.

“Per questo, in linea con la filosofia di Confartigianato nazionale vogliamo rivendicare a livello locale, attraverso la sottoscrizione di un manifesto comune fra tutte le diverse rappresentanze del mondo dell’impresa bolognese, la necessità di intervenire nel più breve tempo possibile, con riforme coraggiose e significative. È il momento di costruire nuove soluzioni, diventando veri protagonisti, insieme a voi, del cambiamento e delle decisioni che riguardano il nostro paese e la nostra economia. Solo attraverso scelte concrete e profonde potremmo imprimere una svolta e un cambiamento ritenuto ormai da tutti non rimandabile, guardando avanti con un’ottica di sistema perchè insieme possiamo rimettere in moto il nostro Paese”, scrive nella lettera Gianluca Muratori, presidente di Confartigianato Bologna.

Giulia Dondoni