Nuovi finanziamenti Unicredit con garanzia Sace a sostegno dei progetti green delle imprese

È stato concluso l’accordo tra Unicredit e Sace per i finanziamenti a favore delle imprese per progetti rientranti nel piano Green. Con l’intesa, i finanziamenti concessi dalla banca e garantiti da Sace, mireranno a facilitare le piccole e medie imprese italiana nella crescita sostenibile. Il supporto bancario mira dunque a sostenere le imprese, e in particolare le piccole e medie imprese, nei progetti per ridurre l’impatto ambientale e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Finanziamenti Unicredit alle piccole e medie imprese: quali sono le condizioni e i progetti di spesa finanziabili?

I finanziamenti Unicredit partono da un minimo di 50 mila euro fino a un massimo di 15 milioni di euro. La durata non può superare i 20 anni. I prestiti possono essere concessi per progetti che abbiano l’obiettivo di:

  • prevenire e mitigare i cambiamenti climatici;
  • ridurre le attività inquinanti;
  • proteggere le risorse idriche e marine;
  • ripristinare e proteggere la biodiversità e gli ecosistemi;
  • favorire la mobilità sostenibile;
  • intensificare l’economia circolare.

Quale garanzia offre Sace sui finanziamenti concessi da Unicredit alle imprese?

Le imprese che ottengono i finanziamenti Unicredit per gli obiettivi su esposti, beneficiano anche della garanzia green di Sace per un importo fino all’80% del prestito ottenuto. I finanziamenti sono concessi a imprese che abbiano un fatturato fino a 500 milioni di euro. I tempi per ottenere la garanzia Sace sui finanziamenti ottenuti saranno estremamente brevi per l’adozione di processi standardizzati e digitalizzati.

Accordo tra Unicredit e Sace per i finanziamenti green alle Pmi

“L’accordo con Sace – spiega Niccolò Ubertalli, Responsabile di UniCredit Italia – è un ulteriore tassello nella nostra ampia offerta di soluzioni finanziarie a supporto della trasformazione green del sistema economico italiano e della transizione energetica di tutte le Pmi del Paese che hanno o vogliono elaborare una strategia di sostenibilità. Grazie alla leva del credito agevolato, supportiamo progetti di investimento specifici e concreti di micro, piccole e medie imprese, con l’obiettivo di aiutarle a realizzare la transizione verso modelli di produzione a minore impatto ambientale, anche in coerenza con gli obiettivi del Pnrr”.

Finanziamenti per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese

Ulteriori finanziamenti sono concessi da Unicredit per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. Si tratta di finanziamenti chirografari a medio e a lungo termine che potranno essere utilizzati unicamente per sostenere i costi e gli investimenti destinati alle attività connesse ai processi di internazionalizzazione.

Quali imprese possono richiedere i finanziamenti Unicredit per l’internazionalizzazione?

I prestiti possono essere richiesti dalle società di capitale italiane attive nei Paesi esteri con investimenti diretti (anche come fusioni, acquisizioni, joint venture e partnership) o indiretti. Sono ammissibili le richieste di finanziamenti che abbiano come obiettivo quello di sostenere progetti di ricerca, di sviluppo, di rinnovo e potenziamento dei macchinari e degli impianti, la tutela di brevetti e dei marchi, la partecipazione a fiere e mostre internazionali. Le imprese richiedenti dovranno avere un fatturato massimo di 250 milioni di euro annui (con il 10% prodotto all’estero); la sede legale, gli stabilimenti di sviluppo, di ricerca e di attività produttiva in Italia; una significativa attività all’estero (rapporto tra fatturato delle esportazioni rispetto al totale del fatturato superiore al 10%).

Quali condizioni sono applicate per i finanziamenti per l’internazionalizzazione delle Pmi da Unicredit?

I finanziamenti per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese di Unicredit devono avere un importo minimo di 100 mila euro e uno massimo di 5 milioni di euro; la durata può variare da 2 a 10 anni, a scelta dell’impresa. Il tasso di interesse e variabile e maggiorato dello spread. Anche sui finanziamenti per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese c’è la garanzia Sace del 50% o del 70%. La garanzia copre i rischi dei mancati rimborsi dei prestiti.

Aziende agricole: reso noto il Piano Strategico Nazionale per la PAC

La PAC è la Politica Agricola Comune e viene definita dall’Unione Europea periodicamente, i Paesi dell’Unione Europea devono poi adeguarsi a essa attraverso i Piani Nazionali. In vista della Nuova PAC dell’Unione Europea, l’Italia ha preparato la bozza del Piano Strategico Nazionale che prevede importanti novità per le aziende agricole e per chi comunque lavora in questo importante ambito.

Cos’è il Piano Strategico Nazionale per la PAC?

Il Piano Strategico Nazionale per la PAC in Italia viene realizzato dal Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, anche conosciuto come MIPAAF, e mira all’attuazione e al coordinamento dei programmi della PAC per il quadriennio 2023-2027.

Il Piano Strategico Nazionale ha a disposizione ben 51 miliardi di euro destinati all’agricoltura tra il 2023 e il 2027, gli stessi derivano da fondi europei e cofinanziamento nazionale. L’obiettivo comune è potenziare competitività delle imprese agricole e raggiungere una maggiore sostenibilità ambientale.

Il piano strategico ha l’obiettivo di facilitare il ricambio generazionale nel settore agricolo aumentando anche la sicurezza e la qualità del lavoro. Occorre ricordare che i Piani Strategici presentati dai vari Paesi devono tenere in considerazione il Green Deal e il Farm To Fork che mirano a un’agricoltura maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale attraverso una diminuzione dell’uso dei pesticidi, un maggiore sostegno all’agricoltura biologica e a un uso consapevole e razionale delle risorse idriche.

Gli Eco-Schemi della Nuova PAC

La Nuova PAC inoltre prevede degli eco-schemi, si tratta di una sorta di macro-settori a cui prestare particolare attenzione, a essi è riservata una percentuale specifica degli aiuti all’agricoltura. Gli eco-schemi sono:

  • zootecnia (riduzione antibiotici e pascolo-allevamento semibrado);
  • inerbimento delle colture pluriennali;
  • olivi di rilevanza paesaggistica;
  • sistemi foraggeri estensivi;
  • colture a perdere di interesse mellifero.

Come divide gli stanziamenti il Piano Strategico Nazionale per la Politica Agricola Comune

I 51 miliardi destinati all’Italia sono composti da 40 miliardi di fondi europei e 11 miliardi di cofinanziamento nazionale e regionale. Il Piano Nazionale strategico ha diviso in quote annuali tali somme per i diversi settori, in particolare il piano del MIPAAF prevede attualmente per ogni anno:

  • 3,6 miliardi per i pagamenti diretti (sicuramente i più apprezzati dalle aziende agricole e vedremo in seguito a cosa sono riservati);
  • 323,9 milioni per l’Ocm (Organizzazione Comune di Mercato) vino;

  • 250 milioni per l’Ocm ortofrutta;

  • 34,6 milioni per l’Ocm olio d’oliva;

  • 5,2 milioni per l’Ocm miele.

Ai 51 miliardi si aggiungono ulteriori risorse che saranno dedicate dall’Italia al mondo dell’agricoltura, in particolare sono disponibili 9.7 miliardi di euro per i prossimi 7 anni dedicati al piano di sviluppo rurale (fondi FESR) e 910 milioni di euro derivanti dalla Next Generation EU.

Obiettivi da realizzare

L’obiettivo, come detto, è anche favorire il ricambio generazionale, proprio per questo un sostegno supplementare sarà rivolto ai giovani imprenditori agricoli tra 35 e 40 anni di età.

Il Piano Strategico Nazionale prevede inoltre un ruolo centrale delle Regioni che potranno quindi declinare/utilizzare i fondi in base ad esigenze specifiche di sviluppo. La gestione del rischio viene però riservata al livello nazionale.

Le scelte fatte dall’Italia all’interno del PSN sono volte a sostenere il reddito agricolo e incrementare la resilienza degli agricoltori aumentando anche la competitività sia nel breve che nel lungo periodo.  Sostenere il reddito agricolo vuol dire far in modo che coloro che lavora in questo settore possa avere lo stesso reddito di chi è impegnato in altri settori produttivi. Questo resta un importante incentivo per far in modo che sempre più persone si dedichino all’agricoltura.

Tra gli obiettivi vi sono anche una maggiore sicurezza alimentare, bio-diversità, tutela dell’eco-sistema e sostenibilità economica della produzione agricola e parità di genere attraverso l’incentivazione della presenza delle donne nelle aziende agricole.

Vantaggi e aiuti per le aziende agricole con il nuovo Piano Strategico Nazionale per la PAC

Cosa cambia per le aziende agricole con il Piano Strategico Nazionale? Come va ad impattare questo sulla qualità della vita di chi in questo settore ogni giorno si impegna e lavora? Dal punto di vista pratico questo per le aziende si traduce in aiuti di diverso genere, ad esempio sono previsti contributi in favore delle aziende che si occupano di allevamento e si impegnano nella riduzione dell’uso di antibiotici. Questi allevatori saranno destinatari di contributi diretti.

Pagamenti diretti sono previsti anche in favore di aziende che si impegnano:

  • nella produzione integrata certificata;
  • in pratiche di agricolture agro-biologiche con avvicendamento di colture principali, come quella dei cereali, con colture miglioratrici, cioè leguminose, che hanno l’effetto di concimare in modo naturale i terreni ( si tratta di una pratica di non sfruttamento intensivo dei terreni che veniva praticato in modo costante dai nostri avi);
  • in pratiche di inerbimento per la gestione ecologica del contrasto alle erbe infestanti;
  • pagamenti diretti sono infine previsti per la coltivazione di essenze floreali e specie mellifere, l’obiettivo è sostenere l’apicoltura.

Strategia Farm To Fork: come cambieranno agricoltura e consumi

Farm To Fork è il piano decennale dell’Unione Europea per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso per l’ambiente. Non è vincolante per gli Stati Membri, ma entra a far parte della PAC, che invece è vincolante, gli Stati sono tuttavia esortati a adottare politiche in linea con tale piano.

Cosa vuol dire Farm To Fork?

La traduzione della locuzione Farm To Fork è “dal produttore al consumatore” ed esprime già nel nome il nocciolo e la filosofia che sottende a questo piano, cioè fare in modo che ci sia una filiera corta, un maggior controllo sul cibo, ma anche un consumo consapevole ed equo. Si tratta di una strategia che fa parte dell’European Green Deal (Patto Verde Europeo) che mira a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico Zero mettendo però le persone al centro attraverso il legame tra persone, società e pianeta. L’obiettivo è trasformare il sistema alimentare europeo in modo da renderlo più sostenibile e riducendo l’impatto sui Paesi Terzi.

La strategia Farm To Fork, elaborata dalla Commissione Europea, tocca molti temi legati alla filiera alimentare, si parte dalla produzione per finire all’etichettatura dei prodotti. Ogni Stato dovrà seguire questa strategia adottando degli atti interni, quindi sulle modalità per realizzare gli obiettivi i vari Stati Membri hanno una certa autonomia, inoltre potranno ottenere degli incentivi (che naturalmente si riversano sulle aziende della filiera alimentare, in primo luogo le aziende agricole), volti ad implementare la strategia.

Obiettivi della strategia Farm To Fork

Gli obiettivi della strategia Farm To Fork sono:

  • Garantire una produzione alimentare sostenibile, quindi volta a tutelare le risorse naturali e in particolare quelle idriche e ridurre l’uso di sostanze inquinanti, preferendo agricoltura biologica, strategie di agri-forestazione, adozione di sistemi digitali per il controllo di tutte le fasi della coltivazione per avere un’agricoltura di precisione.

Si tratta degli obiettivi del programma agricoltura 4.0 di cui è possibile avere un approfondimento con l’articolo: Agricoltura 4.0: cos’è e gli incentivi per le aziende agricole

  • garantire la sicurezza alimentare (attraverso cibi più sani, controllati e certificati);
  • assicurare una filiera sostenibile “coltivazione, allevamento, trasformazione”;
  • promuovere il consumo di cibi sani e un’alimentazione corretta (mangiare meno e meglio);
  • ridurre gli sprechi alimentari;
  • combattere le frodi alimentari, su questo punto l’Italia ha mostrato particolare sensibilità cercando soprattutto di proteggere i propri prodotti con riconoscimenti DOCG, DOC che contraddistinguono i prodotti tipici e proteggendo alcuni marchi/prodotti storici come il parmigiano, il prosecco e altre specialità esportate in tutto il mondo.

Le tappe da rispettare

Farm To Fork però non si limita a stabilire degli obiettivi da raggiungere, ma pone anche degli obiettivi intermedi, o meglio le tappe, ad esempio:

  • riduzione del 50% dell’uso di pesticidi chimici entro il 2030
  • particolare attenzione viene posta anche all’allevamento infatti è prevista una riduzione del 50% della vendita di antimicrobici per gli animali d’allevamento e una riduzione di antibiotici per l’acquacoltura;
  • un altro obiettivo intermedio è dimezzare la perdita di nutrienti dei terreni, questo attraverso un uso consapevole del suolo che porterà a un aumento di fertilità dei terreni. In questo modo si calcola che entro il 2030 potrà essere ridotto del 20% l’uso di fertilizzanti;
  • infine, entro il 2030 il 25% dei terreni destinati all’agricoltura dovrà essere destinato all’agricoltura biologica.

Su questo punto l’Italia è in realtà già avanti, infatti in Italia la superficie dedicata all’agricoltura biologica è al 15,2%, l’obiettivo invece è stato già raggiunto dall’Austria che ha una superficie coltivata a 25,2%, mentre l’Estonia è al 22,3%.

Incentivi e piani per raggiungere gli obiettivi Farm To Fork

Per raggiungere tutti gli obiettivi della Strategia Farm To Fork sarà necessario comunque proporre forti incentivi che possano supportare l’acquisto di macchinari da parte delle aziende che saranno sottoposte a intensi piani di trasformazione.

Occorrerà inoltre investire in formazione, insomma non si potrà fare affidamento su un’agricoltura quasi intuitiva, ma dovranno essere studiate in modo approfondite caratteristiche climatiche e del suolo in modo da poter realizzare l’agricoltura di precisione richiesta per raggiungere gli obiettivi della strategia. Dovranno essere trovate adeguate alternative all’uso di pesticidi chimici in modo da avere una produzione sufficiente ad alimentare le persone. Occorrerà inoltre adeguarsi ai nuovi sistemi di etichettatura, ricordiamo che il decreto Mille Proroghe ha prorogato al 30 giugno 2022 la sospensione dei termini riguardanti l’etichettatura degli imballaggi in base al Codice dell’Ambiente.

Per un approfondimento sul decreto Milleproroghe, c’è l’articolo: Decreto Milleproroghe 2022: ecco tutti i nuovi termini

Il Farm To Fork troverà una concreta applicazione nella PAC, Politica Agricola Comune, e nei piani strategici nazionali, sarà appunto la PAC la prima linea che gli Stati Membri dovranno obbligatoriamente attuare ed è da questa che si capirà qual è il reale stato dell’arte, infatti creerà una quadro giuridico uniforme nel vari Paesi.

Vantaggi per agricoltori e allevatori

E’ ovvio che la strategia Farm To Fork inciderà notevolmente sulle pratiche adottate da chi nel settore della produzione alimentare lavora e in primo luogo su aziende agricole, e sappiamo che per tali si intendono anche gli allevamenti e le aziende impegnate nella trasformazione delle materie prime. Per costoro ci saranno incentivi e un sistema premiale volto ad accompagnarli in questa importante transizione. Il programma mira anche a portare nuove energie in questo settore attraverso il ricambio generazionale, si punta così ad attrarre giovani tra 20 e 25 anni di età anche assicurando condizioni di vita dignitose agli agricoltori e rendendo più efficiente il sistema agricolo.

Per i consumatori ci sarà un aumento della qualità dei prodotti alimentari che giungono sulla tavola e quindi migliori condizioni di salute. Naturalmente è legittimo attendersi degli aumenti di prezzi, d’altronde gli stessi sono determinati anche dall’aumento del costo dell’energia che non era ipotizzabile al momento dell’adozione del Farm To Fork. Nel lungo periodo ci si attende però una diminuzione delle spese legate alla salute. Inoltre ci si attende una diminuzione dei consumi alimentari, infatti stiamo mangiando troppo e male.

Non sono mancate critiche al programma, in particolare da parte di Slow Food che da sempre è impegnata nella promozione di un’agricoltura più sostenibile e nella cultura del cibo sano e nutriente. Le critiche sono rivolte al fatto che la strategia contempla l’uso dei nuovi OGM, inoltre l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso di pesticidi è poco coraggioso, perché non consente di salvare gli insetti impollinatori, in primo luogo le api.

Per conoscere approfondimenti sull’agricoltura del futuro, leggi gli articoli:

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L’agricoltura è uno dei settori che negli ultimi anni è stato riscoperto e che riesce a produrre PIL, questo grazie anche a un maggior sostegno da parte delle Istituzioni, attraverso incentivi volti sia alle aziende agricole in generale, sia ai giovani che vogliono intraprendere questo lavoro. La maggiore attenzione all’agricoltura sostenibile è un altro tratto distintivo e si avvale di conoscenze antiche tramandate di generazione in generazione e oggi supportate anche da studi scientifici e dalle tecnologie dell’agricoltura 4.0.

Cos’è l’agricoltura sostenibile?

L’agricoltura sostenibile consiste in una serie di pratiche il cui obiettivo è tutelare l’ambiente, evitare l’eccessivo sfruttamento delle risorse, preservare la fertilità dei terreni, ridurre il più possibile lo spreco di acqua e quindi nel complesso fare in modo che la produzione di quelle che sono poi risorse soprattutto legate all’alimentazione sia il meno possibile impattante sull’ambiente. Non solo, infatti oggi per agricoltura sostenibile si intendono una serie di pratiche il cui obiettivo è anche preservare la salute delle persone e assicurare la giusta quantità di cibo a tutti. Inoltre il concetto comprende la tutela dei diritti umani dei lavoratori e l’equità sociale.

Il Green Deal e il Farm To Fork

Tali principi sono contenuti nel Farm To Fork, piano decennale presentato a maggio del 2020 e parte del Green Deal , cioè il Patto Verde il cui obiettivo è arrivare alla neutralità climatica entro il 2050 e di ridurre le emissioni nette di gas serra del 55% rispetto al 1990 entro il 2030. Il Farm To Fork (F2F), elaborato dalla Commissione Europea, mira a guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.

In realtà molti dei principi contenuti del Green Deal derivano dal paper della FAO, Food and Agriculture Organization, pubblicato nel 2018 e che contiene i 5 principi dell’agricoltura sostenibile.

Paradossalmente il patto più che guardare al futuro guarda al passato, cioè alle tecniche di produzione utilizzate nei tempi passati e che avevano un maggiore rispetto per quelli che sono i cicli naturali della produzione agricola. Naturalmente occorre riadattare le tecniche perché oggi è disponibile meno suolo coltivabile e ci sono più bocche da sfamare perché di fatto, a parte l’impatto negativo della pandemia che ha portato a una riduzione globale della popolazione, comunque ci sono più persone da nutrire rispetto a decenni fa.

Gli interventi dell’Unione Europea

Gli interventi comunitari mirano a una riduzione dello sfruttamento delle risorse fossili, si è già detto che l’obiettivo è vietare l’installazione di caldaie, inoltre vi è l’obiettivo preservare le foreste, in modo da evitare la deforestazione che ha un impatto negativo sul clima. La Comunità Europea prevede inoltre sussidi per la gestione sostenibile dei pascoli ( In Italia una disciplina per la gestione dei pascoli è prevista dalla Regione Marche) in modo da favorire la biodiversità e l’aumento delle specie arboree. Ad esempio il bando della Regione Marche prevede contributi per gli agricoltori che si impegnano a tenere i campi puliti da deiezioni degli animali e che eliminano in modo naturale (non con pesticidi e mezzi meccanici) le erbe infestanti in modo da favorire la biodiversità.

Agricoltura sostenibile e agroforestazione

Non solo tutela del suolo destinato al pascolo, ma anche agroforestazione. In passato vi era l’abitudine di campi con diverse colture e in particolare nei campi, sebbene fossero seminativi, vi erano degli alberi, anche se per gli agricoltori del tempo non c’era piana consapevolezza dell’importanza di questa usanza, in realtà questa tutelava la biodiversità, in quanto nei seminativi gli alberi attiravano anche le api essenziali per l’impollinazione.

Con il tempo, per facilitare i lavori e renderli più veloci, questa abitudine è stata persa a scapito della biodiversità e anche della capacità naturale delle varie coltivazioni di difendersi dagli attacchi dei parassiti. Ora c’è un’inversione di tendenza, è stato calcolato che la presenza di alberi in un’area agricola porta a un aumento della produzione del 40%, ciò anche in combinazione con una riduzione della meccanizzazione e dell’uso di pesticidi. Dagli studi emerge che usare questi “trucchi” su larga scala riduce lo stress climatico.

Sia chiaro, il ritorno al passato implica anche un massiccio uso di nuove tecnologie e in particolare connettività, geolocalizzazione, internet of things (domotica), queste infatti possono aiutare a sviluppare un’agricoltura di precisione in cui ogni coltura ottiene esattamente ciò di cui ha bisogno senza sprechi, ad esempio di acqua, razionalizzando l’uso dei fertilizzanti in base alle vere esigenze dei terreni e delle colture. Proprio per questo si parla anche di agricoltura 4.0.

Green Italy: l’Italia ha l’agricoltura più sostenibile d’Europa

L’agricoltura sostenibile si sviluppa anche attraverso un controllo stretto della filiera e quindi con una gestione a 360° delle produzioni con la trasformazione delle materie prime. In questo settore occorre sottolineare che secondo il rapporto di Green Italy relativo al 2020 l’agricoltura italiana è la più sostenibile d’Europa. L’Italia ha ottenuto questo importante podio per diversi motivi, in primo luogo c’è uno sviluppo considerevole dell’agricoltura biologica, inoltre vi è un’attenta gestione del territorio volta non solamente a produrre di più, ma a preservare le bellezze naturali e paesaggistiche del Paese che sono anche fonte di turismo, basti pensare alle campagne della Toscana e dell’Umbria conosciute in tutto il mondo oppure gli uliveti pugliesi. Gli ulivi monumentali pugliesi hanno ottenuto il riconoscimento di Patrimonio dell’UNESCO.

Contribuiscono all’agricoltura sostenibile italiana anche l’uso di energie rinnovabili, la riduzione degli scarti attraverso il loro riutilizzo. Tali risultati sono stati raggiunti nonostante le politiche italiane e gli incentivi sulla sostenibilità dell’agricolatura sono di importo ridotto rispetto ad altri Paesi dell’Unione Europea che investono di più come Germania e Francia. Nonostante questo non mancano sussidi e di seguito puoi trovare alcuni approfondimenti.

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Arrivederci al 2022 per tutte le novità sull’agricoltura e, si spera, nuovi incentivi!

Ambiente, efficientamento energetico e mobilità sostenibile: quali misure del Pnrr per le imprese?

Sono vari i provvedimenti per la transizione ecologica già approvati o in itinere in linea con il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). La strategia economica in risposta all’emergenza Covid ha previsto sei missioni, una delle quali dedicata proprio all’ambiente e all’ecologia. Si tratta della missione numero 2, quella sulla “Rivoluzione verde e la transizione ecologica“. Gli obiettivi sono livellati sul Green Deal europeo, rappresentante un pacchetto di riforme in ambito ambientale per centrare la neutralità climatica (“emissioni zero”) entro il 2050.

Come si suddivide la Missione 2 del Pnrr tra gli obiettivi di ambiente ed ecologia?

La seconda missione del Pnrr dedicata alla “Rivoluzione verde e la transizione ecologica”, a sua volta si suddivide in quattro “cluster”, obiettivi settoriali da raggiungere per arrivare a quello più generale. Si tratta, nell’ordine, delle componenti:

  • M2C1, economica circolare e agricoltura sostenibile;
  • M2 C2, energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile;
  • M2C3, efficienza energetica e riqualificazione degli edifici;
  • M2 C4, tutela del territorio e risorsa idrica.

Pnrr, le opportunità dell’agricoltura sostenibile ed economia circolare

All’interno del primo cluster della seconda missione M2 C1, economia circolare e agricoltura sostenibile, si perseguiranno i tre obiettivi specifici:

  • gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti;
  • sviluppo della filiera agroalimentare sostenibile;
  • lo sviluppo dei progetti integrati su isole e comunità.

Rilascio valutazione ambientale più snella per gli impianti di trattamento dei rifiuti

Un primo risultato dovrebbe arrivare dallo snellimento burocratico delle procedure di autorizzazione per gli impianti di trattamento dei rifiuti. Da questo punto di vista, il decreto legge numero 152 del 2021 recante le “Disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e di resilienza”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 novembre 2021, dispone che si possa arrivare a una riduzione dei tempi previsti per l’istruttoria e il rilascio della valutazione ambientale strategica degli impianti di trattamento dei rifiuti  rispetto a quanto dispone attualmente il Codice ambientale.

Economia circolare, quali novità sono attesa?

Tra le novità del primo cluster, è attesa una revisione riguardo alle strategie italiane di gestione dell’economia circolare. In questo ambito, verranno promosse iniziative legislative volte a:

  • spingere l’ecoprogettazione dei prodotti, con l’adozione di materiali rinnovabili ai fini del riutilizzo e del recupero;
  • l’incentivazione agli appalti pubblici verdi, con la previsione di criteri ambientali minimi (o “Cam”);
  • l’adozione di modelli di consumo più sostenibili. In questo ambito gli obiettivi riguardano la spinta a un’educazione volta più a riparare che a sostituire i prodotti e a respingere le pubblicità ingannevoli.

Investimenti Pnrr a favore delle imprese: 2 miliardi per i nuovi impianti di gestione dei rifiuti

Sono stati già stanziati 2 miliardi per la realizzazione di nuovi impianti per gestire i rifiuti e per ammodernare quelli già in funzione. È quanto prevede la procedura a evidenza pubblica dettata dai decreti del ministero per la Transizione ecologica numeri 396 e 397 pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 15 e 16 ottobre 2021. Oltre agli impianti, i fondi stanziati dal ministero riguardano anche progetti di economia circolare, in particolare per procedure di raccolta e di riutilizzo di determinati rifiuti come plastica, tessile e prodotti Raee.

Pnrr, obiettivi generali dell’energia rinnovabile, della mobilità sostenibile e dell’idrogeno

Nell’ambito del secondo cluster della Missione 2, quella sull’energia rinnovabile, sull’idrogeno, sulla rete e mobilità sostenibile, si possono delineare gli obiettivi di:

  • incremento dell’energia prodotta dalle fondi di energia rinnovabile;
  • il potenziamento della digitalizzazione delle infrastrutture di rete;
  • la promozione della produzione, della distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno;
  • lo sviluppo del trasporto locale sostenibile;
  • sviluppo della leadership internazionale industriale e delle filiere della transizione.

Energia rinnovabile, quali sono le misure del Pnrr?

In merito alle energie rinnovabili, il decreto 152 del 2021 ha recepito la direttiva europea numero 2001 del 2018 sull’utilizzo di energie rinnovabili con approvazione definitiva il 4 novembre scorso. In particolare, le novità in questo campo riguardano la semplificazione per il rilascio delle autorizzazioni a favore di impianti di produzione dell’energia da fonti rinnovabili. Ulteriori novità si riscontrano sugli incentivi messi a disposizione per realizzare gli impianti stessi. Ulteriori incentivi sono inerenti a:

  • all’installazione degli impianti solari;
  • alla riqualificazione energetica degli edifici;
  • agli investimenti in transizione ecologica;
  • alla previsione di un fondo relativo alla mobilità sostenibile.

Pnrr, efficienza energetica e riqualificazione degli edifici tra gli obiettivi

Il terzo cluster della Missione 2, il M2 C3 riguarda l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici. Nel dettaglio, gli obiettivi consistono:

  • nell’efficientamento energetico del parco immobiliare;
  • negli investimenti locali, la promozione alla resilienza sociale e l’integrazione delle energie rinnovabili.

L’efficientamento energetico e la mobilità sostenibile (del cluster 2) sono oggetto di revisione del decreto legge numero 152 del 2021. In particolare, la norma ha rivisto la ripartizione dei fondi per questi due ambiti, indirizzando sull’efficientamento energetico almeno la metà delle risorse previste.

Tutela del territorio e risorse idriche nella missione di Rivoluzione verde e transizione ecologica del Pnrr

L’ultimo cluster, il M2 C4, della Missione 2 del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, riguarda la tutela del territorio e risorse idriche. Nel dettaglio:

  • la previsione degli effetti del cambiamento climatico con i sistemi di monitoraggio e di analisi;
  • la prevenzione e il contrasto alle conseguenze del cambiamento climatico sui dissesti idrogeologici e sulla vulnerabilità del territorio;
  • la salvaguardia della qualità dell’aria e della biodiversità;
  • l’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche.

Interventi Pnrr sulla tutela del territorio e delle acque

Il provvedimento numero 152 del 2021 interviene anche sugli interventi in ambito Pnrr di tutela del territorio e delle acque. Infatti, il decreto legge inasprisce le sanzioni nel caso di utilizzo dell’acqua pubblica senza le dovute concessioni. Inoltre, vengono dettate nuove norme per il rischio idrogeologico. Sono altresì previsti interventi per bonificare i siti contaminati. Infine, il ministero delle Infrastrutture ha lanciato l’invito a presentare proposte di progetti inerenti alla diminuzione delle perdite delle reti idriche di distruzione delle acque. Altri 300 milioni sono messi a disposizione del ministero per la Transizione ecologica a favore della tutela e della valorizzazione del verde sia urbano che extraurbano.