Il prestito? Scordatelo

Il prestito? Se sei un imprenditore te lo puoi scordare. O quasi. Questo, in sintesi, il risultato di un sondaggio realizzato dall’Istituto Swg per la Cna (Confederazione nazionale degli artigiani) sul rapporto tra banca e impresa.

Farsi concedere un prestito o aprire una linea di credito è infatti un sogno per buona parte delle piccole e medie imprese italiane, ovvero di quei 4 milioni e 100mila imprenditori che rappresentano il 95,3% delle imprese italiane. Oltre un milione e mezzo di imprenditori, secondo il rapporto, dichiara di aver avuto difficoltà ad accedere al credito, quasi 8 intervistati su 10 sono preoccupati dal proprio rapporto con le banche e pensano che, nei prossimi mesi la situazione peggiorerà ulteriormente.

Il 78% delle piccole e medie imprese ritiene la stretta creditizia peggiore rispetto a quella del 2008 e 2009. La preoccupazione è diffusa in tutte le aree del Paese, con punte al Sud (83%) e tra chi opera nelle costruzioni (82%). Le difficoltà sembrano essere più evidenti per le micro imprese con un numero di dipendenti che va da 1 a 9 (situazione più grave per il 79%).

Nell’esperienza quotidiana un milione e mezzo di imprenditori (il 35% del totale delle imprese sotto i 50 dipendenti) denuncia di aver avuto forti o consistenti difficoltà di accesso al credito. Situazione complessa per coloro che hanno un’azienda al Sud, per le imprese di costruzioni e per quelle che aspettano fatture dalla Pubblica Amministrazione con scadenza oltre i 60 giorni. Come al solito…

Monza e Brianza: bando a sostegno delle imprese

La Camera di commercio di Monza e Brianza e la Provincia di Monza e Brianza intendono favorire la creazione e lo sviluppo di nuove imprese nel territorio della provincia di Monza e Brianza, operanti in particolari settori innovativi e di sviluppo.

Beneficiari

Possono presentare richiesta di contributo: aspiranti imprenditori (persone fisiche), che si impegnino a creare una PMI avente sede legale in provincia di Monza e Brianza PMI iscritte al Registro Imprese della CCIAA di Monza e Brianza in data non antecedente al 1 luglio 2011, aventi sede legale in provincia di Monza e Brianza.

Ambiti d’intervento

Il bando si rivolge alle imprese o agli aspiranti imprenditori che operano o che intendono operare in uno dei seguenti settori: aerospazio, arredamento e legno, attività di design, automotive, biotecnologie, edilizia eco-sostenibile, elettronica energia, fonti rinnovabili ed assimilate ict, produzione di software, industria tessile, moda, abbigliamento, meccanica di precisione, metallurgia e beni strumentali produzione/lavorazione di materiali, macchinari, attrezzature o prodotti avanzati, prodotti chimici, realizzazione di prodotti innovativi e che svolgano l’attività prevalente di produzione di beni (intesa anche come assemblaggio e lavorazione di semilavorati), comprensiva, eventualmente, delle attività di progettazione e ricerca & sviluppo.

Agevolazione
L’agevolazione consiste in un contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese ammissibili. Il contributo massimo concesso non potrà superare la somma di euro 12.000,00 (al lordo delle ritenute del 4%). L’investimento proposto non potrà, pena inammissibilità della domanda di partecipazione al bando, avere un valore inferiore ad euro 5.000,00. Lo stanziamento complessivo ammonta ad euro 250.000,00.

Termini di presentazione della domanda

Le domande devono essere inoltrate a partire dal 1 febbraio 2012 e fino al 2 aprile 2012.

Fonte: networkfiscale.com

d.S.

H2biz, l’HUB delle imprese

di Davide PASSONI

Mai sentito parlare di aggregatori d’imprese? Sono senza dubbio una rarità in Italia, ma c’è una società che in pochi anni ha saputo sviluppare questo business in modo efficace e ora conta 25mila iscritti al proprio network. Parliamo di H2biz, il cui presidente, Luigi De Falco, ci ha rilasciato questa intervista.

Come nasce l’idea di H2biz?
H2biz nasce dalla constatazione che il 95% del tessuto produttivo italiano è costituito da piccole e medie imprese che non fanno sistema tra di loro. Il nostro ruolo è quello di aggregare imprese e professionisti e metterli in condizione di fare business. H2biz più che un social business network in senso stretto è un HUB, un centro di movimentazione di prodotti e servizi.

Possiamo definirvi la risposta italiana a LinkedIn?
Direi di no, sia per dimensioni che per obiettivi. Il focus di LinkedIn è sulla generazione di contatti e sul recruiting, mentre il nostro è sulla generazione di fatturato per i nostri iscritti. Non è un caso che tutti i nostri servizi tendono a trasformare un contatto in un cliente. Per questo motivo siamo l’unico network che ha una piattaforma di Info-Commerce per la promozione di prodotti e servizi e gli unici che gestiscono operazioni di cambio merci e gruppi d’acquisto tra imprese.

Quali segreti ci sono ancora da rubare a LinkedIn, secondo lei?
Forse solo la capacità di fare massa critica. LinkedIn ha 1 milione di iscritti in Italia, noi 25mila, anche se la metà dei nostri iscritti è premium (pagante). Per il resto non invidio nulla a LinkedIn, è un ottimo network, ma fa un mestiere diverso dal nostro.

Qual è l’utente tipo di H2biz?
Il nostro utente tipo è un piccolo imprenditore con una media di 7 dipendenti e una classe di fatturato tra i 500mila e i 2 milioni di euro. Questo target rappresenta il 70% degli iscritti. Il restante 30% è costituito da professionisti o grandi gruppi imprenditoriali, anche quotati in Borsa.

Quali sono i vostri piani di sviluppo?
Abbiamo aperto due sedi all’estero, una in Francia e una in Montenegro. Riteniamo l’Europa il nostro mercato strategico. Puntiamo a diventare l’HUB virtuale di riferimento del Mediterraneo. In Italia siamo leader, ma il vero mercato è l’Europa, soprattutto quella mediterranea che presenta dei tassi potenziali di sviluppo molto interessanti.

Come vive, da imprenditore, questo momento difficile per il Paese e l’Europa?
Più che una crisi mi sembra una recessione strisciante che ormai dura da 3 anni. La maggior parte delle imprese è al limite della capacità operativa, le banche hanno chiuso tutti i rubinetti e il sistema Paese sembra paralizzato dalla paura. Sembra un quadro da fine del mondo, ma per noi italiani è quasi ordinaria amministrazione. Come H2biz non sentiamo molto la crisi perché paradossalmente è proprio in momenti come questi che le imprese investono di più in canali innovativi come il nostro. Mi accorgo della difficoltà che ci circonda a causa dell’allungamento dei tempi di pagamento di alcuni nostri grandi clienti e da alcune scelte tattiche di altri clienti che, per esempio, puntano maggiormente su servizi che possono generare liquidità a breve invece di guardare a lungo termine. Ma questa è una naturale conseguenza dell’attuale fase economica.

Pensa che l’Italia ce la farà?
Detesto la retorica, ma mi sento di dire che l’Italia non ha alternative, deve farcela per forza. Ci sono alcune energie positive nel Paese che, forse, il nuovo quadro politico sarà in grado di valorizzare. Su queste bisogna puntare perché l’attuale classe dirigente, così come l’abbiamo conosciuta negli ultimi 20 anni, ha evidentemente fallito. Non mi illudo, non sarà facile né indolore, ma l’Italia ha tirato fuori il meglio di sé proprio nei momenti difficili. Incrociamo le dita.

Ichino: sperimentare a livello regionale la riforma del lavoro

La strada della sperimentazione, secondo il giuslavorista Pietro Ichino, che ha partecipato ad un incontro a Milano coi quadri della Cisl, è quella più opportuna, sia per il Governo Monti, che per la Regione Lombardia di Roberto Formigoni.

“La scelta giusta, prima di avviare la riforma generale del lavoro, è sperimentare a livello regionale. La Lombardia ha esattamente la stessa popolazione della Svezia ed esattamente lo stesso reddito pro capite. Ora, dal 2001 ciascuna delle nostre Regioni ha una competenza legislativa e amministrativa piena in materia di servizi al mercato del lavoro. Che cosa impedisce, dunque, che le confederazioni imprenditoriali e sindacali maggiori stipulino con una Regione un accordo-quadro regionale, che detti le guidelines per la contrattazione aziendale su questa materia impegnando la Regione stessa a coprire i costi dei servizi di outplacement e di riqualificazione professionale mirata, scelti dalle aziende che si avvarranno di questa possibilità? In Lombardia, in particolare, la sperimentazione di questo modello consentirebbe di attirare investimenti – soprattutto stranieri – di alta qualità, offrendo agli imprenditori un “codice del lavoro” semplice, allineato ai migliori standard nord-europei, anche per quel che riguarda la flessibilità in uscita – precisa Ichino – nel caso in cui in futuro sia necessario un ridimensionamento o la chiusura. E a proposito di sperimentazione “Il Governo Monti – dice Ichino – avrebbe in animo di sperimentare anche, in due province italiane, l’incentivo fiscale per favorire il lavoro femminile. Sono disponibili 20 milioni di euro per avviare il progetto”.

Fonte: Agenparl.it

Eurispes presenta Sportello Italia

Eurispes ha ideato Sportello Italia, strumento di conoscenza, servizi e lavoro creato per le istituzioni e le aziende pubbliche e private.

Si tratta di uno sportello messo a disposizione di imprenditori, manager e rappresentanti degli enti locali, che potranno usufruire, oltre che dell’esperienza trentennale dell’Istituto, anche dei suoi archivi e dei suoi dati, della sua capacità di analisi e di previsione e, cosa molto importante, dei suoi ricercatori ed esperti di servizio.

Le opportunità riservate a coloro che si assoceranno sono varie e, tra queste, spicca il supporto di ghost writing, assistenza professionale per la scrittura di testi o presentazioni, ma anche la possibilità di attivare Osservatori permanenti, realizzare sondaggi e divulgare la pratica del bilancio sociale.

Da un comunicato di Eurispes emergono alcune importanti dichiarazioni: “Conoscere è la premessa indispensabile per poter definire politiche di intervento, operare scelte imprenditoriali, programmare la propria attività, dare senso e prospettiva alla propria missione. La complessità con la quale istituzioni, enti e aziende devono quotidianamente misurarsi non ammette semplificazioni ma esige, al contrario, interpretazioni sofisticate e complesse che solo un centro di studi e di analisi può produrre“.

Inoltre, chi aderirà a Sportello Italia riceverà anche una newsletter dedicata che metterà a disposizione dell’utente le documentazioni riguardo studi e ricerche istituzionali Eurispes prodotti nell’ultimo anno; materiali di sintesi delle ricerche e delle pubblicazioni Eurispes; inviti a manifestazioni e convegni o, in alternativa, le documentazioni riguardanti tali eventi; la possibilità di acquistare con uno sconto del 50% le pubblicazioni curate dall’Eurispes nel corso degli anni e comunicati stampa relativi alle attività di interesse pubblico dell’Eurispes ricevuti in tempo reale.

Per qualsiasi informazione circa le modalità di adesione possibile collegarsi al sito Eurispes.

Vera Moretti

Gli imprenditori in coro: “Serve un nuovo Ice”

Dagli Stati Generali del Commercio con l’Estero appena conclusi è emersa forte una richiesta da parte delle imprese italiane: serve un nuovo Ice per la promozione dei prodotti italiani all’estero e con una dotazione finanziaria adeguata.

Un appello accorato lanciato dagli imprenditori dei sei Tavoli di settore, che hanno mal digerito la soppressione dell’Ice, un istituto che, a differenza di altri inutili carrozzoni a partecipazione statale, funzionava, e anche bene. Secondo Rodolfo Ortolani (Tavolo servizi) “serve un soggetto autonomo, un’agenzia che si svincolata dal bilancio del ministero, che abbia un’ampia autonomia e che persegua obiettivi precisi“.

Michele Bauli (Tavolo agroalimentare) ha invece sottolineato come “l’agenzia dovrà accompagnare le aziende italiane che vanno all’estero, dovrà avere il compito di far assaggiare i nostri prodotti in giro per il mondo, dovrà promuovere il made in Italy all’estero“.

Secondo Roberto Snaidero (Tavolo arredamento) “le risorse sono poche, sono necessari più fondi. Oltre a ciò sarebbe importante il deposito del marchio obbligatorio“. Snaidero ha poi rivolto una “preghiera” al viceministro Catia Polidori: “I Tavoli non rimangano lettera morta ma continuino a lavorare“.

Dal canto suo, Luca Poncato (Tavolo energia, ambiente, materie prime) ha evidenziato come “le spese promozionali non sono un costo ma un investimento. La nuova agenzia dovrà avere competenze specifiche nel settore dell’energia e dell’ambiente. Serve un organismo che tracci le linee strategiche in questi settori, un organismo che individui gli obiettivi prioritari“.

Anche il Tavolo abbigliamento con Maurizio Marinella ha alzato la voce: “Il nuovo Ice parta immediatamente, perché non possiamo perdere altro tempo. C’è il rischio di trovare i mercati già saturi“. Secondo Marinella il nuovo istituto “dovrà essere dotato di un budget e di una cabina di regia che coordini i vari attori. Necessaria anche un’etichettatura dei prodotti extra Ue, come avviene negli Stati Uniti dove è obbligatoria“.

Infine Simone Bettini (Tavolo meccanica), il quale ha evidenziato la necessità di incentivi fiscali: “Esportare significa investire, avere incentivi fiscali sarebbe un piccolo ma importante aiuto“.

ATEMA: incontro su competenze e professionalità

Atema propone, in collaborazione con Assolombarda, per il prossimo 27 ottobre un incontro sul tema ‘Le competenze professionali producono valore’. Ospitato presso la sala Falck di Assolombarda a Milano, dalle ore 17.00, l’incontro ha l’obiettivo di evidenziare le opportunità di utilizzo dei contributi professionali per le imprese.

Solo utilizzando le competenze professionali infatti le imprese possono ottimizzare la loro produzione e massimizzare i risultati ottenuti. E’ per questo motivo che le associazioni professionali devono essere considerate un luogo di sviluppo e di qualificazione delle proprie competenze e delle regole di comportamento con i clienti. Affinchè la collaborazione tra imprese e professioni sia proficua non devono mancare alcuni presupposti: mercato concorrenziale, etica e accreditamento.

L’incontro è rivolto a imprenditori, Direttori Generali e Direttori di Personale e Organizzazione di Medie e Piccole Imprese, nonché Associazioni Professionali.

Relatori del convegno saranno Fabrizio Lain – Area mercato e Impresa Assolombarda, Claudio Antonelli – Presidente PIU’ Professioni Intellettuali Unite, Antonio de Cal – Vice Presidente nazionale ADACI, Paola Palmerini – Presidente Atema – Associazione per il Temporary Management e Roberto Boscia – HR Services Director‐International Orange Business Italy

La partecipazione all’evento è gratuita. I soci Atema interessati a partecipare devono inviare la loro iscrizione al seguente indirizzo e-mail: coordinamento@atema.net

A.C.

Il terziario punta sul turismo per uscire dalla crisi

Il presidente di Unascom-Confcommercio di Treviso, Guido Pomini, nel corso della presentazione di un’indagine sul settore terziario a livello locale ha affermato che chiave di svolta per uscire dalla crisi sono nuovi investimenti in cultura ed altri elementi di attrazione per i flussi turistici stranieri.

Il 45% degli intervistati giudica la situazione attuale classificabile come mediocre ma un 43% bolla il quadro complessivo come ”negativo ed immobile”. Anche la stagione dei saldi non è stata trionfale rispetto agli anni precedenti. Il 32% teme un peggioramento delle condizioni dei mercati anche per colpa dell’andamento economico internazionale e la mancanze di strategie chiare da parte dei governi.

Sembra invece tenere il turismo. “Per questo – conclude Pomini – occorre avere la lungimiranza di investire in ciò che gli stranieri considerano uno fra i massimi punti di forza del Paese, cioè le attrattive culturali”.

Mirko Zago

Confartigianato: conferenza su come tutelare il patrimonio imprenditoriale

Confartigianato Imprese Novara, Verbano, Cusia, Ossola hanno organizzato l’incontro dedicato alla tutela del patrimonio imprenditoriale previsto per questo giovedì. Titolo dell’incontro inserito all’interno del ciclo “Giovedì dell’Impresa” è “Trust: tutela del patrimonio nell’impresa, famiglia e successione“.

Tra i relatori saranno presenti professionisti del settore che spiegheranno il valore del “Trust” come strumento giuridico che consente di risolvere in modo semplice ed efficace problematiche connesse al patrimonio, questioni finanziarie e gestionali che possono riguardare individui ed imprese. Esempi di problematiche che verranno affrontate sono “quelle legate alla conservazione dei patrimoni mobiliari ed immobiliari, alla pressione fiscale che riduce la loro redditività, alle pretese da parte dei creditori ed alla pianificazione della successione ereditaria, che può disperdere e frammentare gli stessi patrimoni, nel passaggio da una generazione alla successiva. La grande forza del Trust la sua duttilità e l’adattabilità alle più svariate esigenze“.

Ricordiamo che il  trust (letteralmente “affidamento”) è un istituto del sistema giuridico anglosassone di common law, sorto nell’ambito della giurisdizione di equity, che serve a regolare una molteplicità di rapporti giuridici di natura patrimoniale (isolamento e protezione di patrimoni, gestioni patrimoniali controllate ed in materia di successioni, pensionistica, diritto societario e fiscale).

Mirko Zago

L’Italia? Rassegniamoci, non è un Paese per imprenditori

di Gianni GAMBAROTTA

Non è un Paese per imprenditori“, si potrebbe dire dell’Italia parafrasando il titolo di un film di qualche anno fa dei fratelli Cohen. E sì, a chi vuole fare industria il nostro Paese proprio non piace da qualche tempo a questa parte. Gli investitori stranieri ormai lo evitano e gli italiani non sono da meno. Chi può (per dimensioni, cultura, appoggi finanziari) preferisce andarsene da un’altra parte. 

L’ultimo caso, eclatante, è quello di Sergio Marchionne. L’amministratore delegato della Fiat, nei giorni scorsi ha detto che molto probabilmente nel giro di qualche anno il baricentro del gruppo automobilistico nato dall’integrazione fra la Fiat e la Chrysler, si trasferirà oltreoceano, a Detroit. Torino rimarrà, certo, ma non sarà più il quartier generale, la testa della multinazionale, il luogo dove vengono prese le decisioni strategiche. D’accordo, nell’atteggiamento di Marchionne c’è qualche elemento strumentale: l’amministrazione di Barack Obama ha concesso prestiti da miliardi di dollari e vuole che questi soldi non solo vengano restituiti al più presto, ma anche che siano serviti per salvare un’azienda americana, e non italiana. In più, la Fiat ha finora il 25 per cento di Chrysler: se vuole salire e consolidarla, deve passare attraverso i sindacati, ora azionisti di maggioranza. E anche loro – ovviamente – vogliono che Detroit prevalga su Torino.

Quindi ci sono questi oggettivi argomenti tattici che influenzano le dichiarazioni del capo del Lingotto. Ma non è solo questo. Marchionne ha dimostrato chiaramente di non amare il clima sociale e sindacale che si vive in Italia. Lui è di cultura americana e si trova molto più a suo agio dall’altra parte dell’Atlantico. Il rischio che finisca per portare lì la stanza dei bottoni non è da sottovalutare.

Chi invece si trova benissimo in Italia è la famiglia Benetton. Nei giorni scorsi è stato annunciato che aumenterà la sua presenza azionaria nella Gemina, la finanziaria cui fanno capo gli Aeroporti di Roma. Ecco: questa famiglia diventata famosa nel mondo con le sue magliette, ora nel fashion è in difficoltà, non riesce a reggere la concorrenza di nuovi protagonisti come Zara e H&M. Così si è ritirata nelle nicchie protette: Autostrade, Grandi stazioni e aeroporti. Qui la competizione è quasi inesistente: una volta vinta la gara per assicurarsi il business (e qui ci vogliono buone relazioni e ottimi lobbisti) basta di anno in anno andare a batter cassa e chiedere aumenti tariffari (e anche questo è lavoro da lobbisti). Essere buoni imprenditori non ha molta importanza. Che volete? La cosa potrà non piacere, ma oggi l’Italia funziona così.