Tavolo tra Consiglio Nazionale Forense e del Notariato

Avvocati e notai contro gli eccessi del liberismo. Il Consiglio Nazionale Forense e il Consiglio Nazionale del Notariato hanno infatti avviato un tavolo comune per formulare proposte e iniziative che, valorizzando l’apporto delle professioni giuridiche in Italia, contribuiscano alla crescita del Paese e alla valorizzazione delle rispettive competenze per la migliore tutela dei cittadini.

Il tavolo è stato inaugurato da un incontro tra il plenum del Consiglio Nazionale Forense e il presidente e il vicepresidente del Consiglio Nazionale del Notariato, Maurizio D’Errico e Gabriele Noto, ricambiato dalla visita di una delegazione del Consiglio Nazionale Forense, composta dal Presidente e dal Vicepresidente, Francesco Logrieco, al Consiglio Nazionale del Notariato.

Abbiamo avviato un laboratorio che potrà essere aperto alle altre professioni che condividono l’area di impegno giuridico-economico e che porti ad individuare iniziative concrete volte al soddisfacimento dei veri bisogni del cittadino e dei suoi diritti tramite la chiarezza nelle norme, la riduzione delle sperequazioni, la semplificazione degli adempimenti, promuovendo una visione solidale del Paese, oggi duramente messa in crisi da una concezione puramente economicistica del mercato e del ruolo che le professioni in esso dovrebbero assolvere”, ha commentato il Presidente del Consiglio Nazionale Forense Andrea Mascherin. “Il valore delle professioni è stato sempre quello ‘del sapere’, della competenza e della professionalità ed è da questi tratti comuni che occorre ripartire”.

Il tavolo di discussione aperto con il Consiglio Nazionale Forense – ha a sua volta dichiarato Maurizio D’Errico, Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato – conferma che la partita che si sta giocando deve vedere tutte le professioni unite nell’obiettivo di difendere e valorizzare il ruolo delle competenze a tutela dei cittadini, delle imprese e dell’ordinamento resistendo ad ogni tentativo di sfruttare facili occasioni di contrapposizione per smantellare l’ordinamento giuridico, anche in relazione al dibattito di questi giorni”.

L’Int sul ddl concorrenza

Segnali positivi, anche se timidi, da Parlamento e Governo per quel cambiamento di verso tanto caro al Premier Renzi.

Questa, in estrema sintesi, la valutazione dell’approvazione del Decreto Milleproroghe e dell’emanazione del ddl Concorrenza ribadita dall’Istituto Nazionale Tributaristi (Int) il cui Presidente, Riccardo Alemanno, ha dichiarato: “Sicuramente apprezzabile l’approvazione in via definitiva del Decreto Milleproroghe che contiene gli aggiustamenti su minimi ed aliquota previdenziale della gestione separata, anche se ora è urgente iniziare un confronto su una revisione più profonda delle due problematiche. In tema di liberalizzazione ritengo il ddl Concorrenza un po’ timido e quindi migliorabile, certamente è un segnale e quanto contenuto non danneggerà il cittadino -contribuente offrendogli alcune alternative ed opportunità. Pertanto sono sorpreso dalle reazioni di chi, osteggiando le liberalizzazioni contenute nel ddl Concorrenza, evidenzia di volere mantenere o raggiungere funzioni esclusive senza curarsi dell’interesse generale”.

Peraltro utilizzare i servizi forniti da un professionista – prosegue Alemanno commentando le reazioni al ddl Concorrenza – è una scelta fiduciaria, se invece è imposta da una legge siamo solo in regime di monopolio o, nel migliore dei casi, di oligopolio. Poi è giusto premiare la professionalità e la specializzazione. Ad esempio personalmente continuerò a consigliare, per qualsiasi trasferimento di patrimonio immobiliare, l’intervento del notaio, perché ritengo la sua preparazione e la sua funzione di terzietà possa maggiormente garantire le parti contrattuali, ma ciò in taluni casi sarà, con il ddl Concorrenza, una libera scelta del cittadino e non più un obbligo“. 

Il cammino comunque del ddl Concorrenza sarà lungo e sicuramente non mancheranno gli interventi delle varie lobby. Per quanto lo riguarda, l’Int fa sapere che, anche grazie all’attività di monitoraggio e controllo svolta da Confassociazioni, di cui Alemanno è Vice Presidente vicario, saranno attenti affinché i contenuti del ddl Concorrenza non vengano svuotati  ma, semmai, migliorati nella direzione di un ancor maggiore spirito di concreta concorrenza.

Il grande bluff delle liberalizzazioni

Quando se ne cominciò a parlare diversi anni fa, le liberalizzazioni sembravano la soluzione unica e irripetibile per fa risparmiare agli italiani carrettate di soldi e rendere finalmente felici le associazioni dei consumatori, da sempre impegnate a combattere monopoli e oligopoli che andavano a danno dei cittadini.

Invece, pare che nei i settori interessati dall’apertura alla concorrenza avvenuta con le liberalizzazioni, negli ultimi 20 anni si sia mosso assai poco, a eccezione di medicinali e telefonia. Anzi, nonostante le liberalizzazioni, i prezzi e le tariffe sono aumentati più dell’inflazione, con il risultato che i consumatori ci hanno rimesso un’altra volta

È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia, che hanno messo i fila i settori nei quali, dal 1994 a oggi, si sono registrati gli aumenti tariffari più eclatanti, nonostante l’apertura del mercato con le liberalizzazioni. Al primo posto ci sono le assicurazioni sui mezzi di trasporto, le cui tariffe sono aumentate del 189,3%, contro una crescita dell’inflazione del 50,1%.

Seguono i servizi bancari e finanziari, con una crescita del 115,6% (inflazione +50,1%). Al terzo posto i trasporti aerei, +71,7% dal 1997 a oggi (inflazione +41,5%). Tocca poi ai pedaggi autostradali, liberalizzati dal 1999 (+69,9%, inflazione +36,5%), al trasporto ferroviario dal 2000 (+58,3%, inflazione +33,1%), al gas dal 2003 (+43,2%, inflazione +23,1%), alle poste dal 1999 (+40,4%, inflazione +36,5%), ai trasporti urbani dal 2009 (+27,3%, inflazione +9%) ed elettricità dal 2007 (+21%, inflazione +13,6%)

In controtendenza e favoriti dalle liberalizzazioni solo la telefonia (23%, inflazione +38,8%), e i medicinali (-12,1%, inflazione +50,1%). Saldi, quindi, ancora negativi.

Per onestà di ricerca, l’Ufficio Studi della Cgia ha anche precisato che l’andamento delle tariffe di energia e trasporti è stato in parte condizionato dai costi delle materie prime e da aggravi fiscali di cui non è stato possibile tenere conto nell’analisi sugli effetti delle liberalizzazioni.

I rincari avvenuti nel settore del gas – dice il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi hanno sicuramente risentito del costo della materia prima, mentre l’energia elettrica è stata influenzata dall’andamento delle quotazioni petrolifere e dall’aumento degli oneri generali di sistema, in particolare per la copertura degli schemi di incentivazione delle fonti rinnovabili. I trasporti urbani, invece, hanno subito gli aumenti del costo del carburante e quello del lavoro. Non va dimenticato che molti rincari sono stati condizionati anche, e qualche volta soprattutto, dall’ aggravio fiscale. Tuttavia, nonostante le liberalizzazioni avvenute negli ultimi decenni abbiano interessato gran parte di questi settori, i risultati ottenuti sono stati deludenti. In linea di massima, oggi siamo chiamati a pagare di più, ma la qualità dei servizi resi non ha subito miglioramenti sensibili, anzi in molti casi è addirittura peggiorata”.

Le cinque domande dei Consulenti del Lavoro ai politici

Le prossime elezioni saranno cruciali per determinare le sorti del Paese e gli italiani non hanno intenzione di concedere altre deroghe al Governo che si formerà.

I problemi che l’Italia si porta appresso, come un fardello che non le permette di progredire e stare al passo con i tempi, sono tanti e risaputi.
E’ giunto il momento di rimboccarsi le maniche e lavorare concretamente per risolverli.

Al fine di non far dimenticare, a quelli che diventeranno i nostri prossimi ministri, le tematiche più calde ed urgenti, i Consulenti del Lavoro hanno deciso di sottoporre ai rappresentanti dei partiti una serie di domande di strettissima attualità.

Queste domande verranno divulgate sui profili Facebook (Consiglio Nazionale Consulenti Lavoro) e Twitter (@consulentilavoro), dove saranno diffuse anche le risposte.

Eccole in anteprima:
In Italia vi è una sola grande urgenza, priorità delle priorità, l’occupazione. Come intende operare?
Se si considera che, per garantire un netto di 1.236,00 euro a un lavoratore bisogna spendere 2.648,19 euro, balza all‘occhio che è più che fondamentale ridurre il costo del lavoro.

In questi anni “liberalizzare” ha significato sempre e soltanto abbassamento della qualità (libere professioni) e concorrenza con poche tutele (chiusura delle edicole). Cosa e come intende liberalizzare? Nel nome dell’Europa e del mercato o del buon governo utile al Paese?
Il risultato delle liberalizzazioni “selvagge” è stato, nel 2012, la chiusura di duemila edicole, pesantemente penalizzate dalla concessione indiscriminata di nuove autorizzazioni per la vendita dei giornali. E questo, ancora una volta, ha portato il pesce grande a mangiare il pesce piccolo.

Per ragioni contabili vengono diminuiti i posti letto negli ospedali, vengono chiusi i tribunali, la P.A. ritarda i pagamenti per le consulenze. Intanto le professioni garantiscono con la loro attività sussidiaria il funzionamento del Paese. Ma libere professioni sono un ostacolo al mercato?
Al mercato dei liberi professionisti è molto attenta, ma soprattutto interessata, la grande industria con i servizi del terziario avanzato e delle multinazionali della consulenza; ma un certo interesse arriva anche da parte delle banche anche il mondo delle banche che volentieri arricchirebbe i propri sportelli dei servizi professionali.
Occorre ricordare che i professionisti in Italia garantiscono il 16% del PIL con un indotto occupazionale di quasi 4 milioni di unità.

Contenere la spesa senza una seria programmazione delle politiche per lo sviluppo impoverisce il Paese senza garantire un futuro ai giovani. Tante le mancate riforme ma che è necessario fare. Da dove partire?
I consulenti del lavoro suggeriscono, solo come inizio: riduzione del costo del lavoro, raccordo tra formazione e lavoro, riduzione degli sprechi della P.A., monitoraggio degli aiuti di stato alle imprese, finanziamento delle fasi di startup per giovani imprenditori e giovani professionisti, lotta all’evasione fiscale, accertamenti fiscali ma senza fare terrorismo tra i cittadini con conseguente contrazione dei consumi.

Fino a questo momento per i giovani ci sono state o dichiarazioni di principio o iniziative-bluff come le srl a un euro. Quali le iniziative concrete per dare occasioni ai giovani?
Una risposta concreta a questa domanda sarebbe un buon inizio per una ripresa seria e costante del nostro Paese.

Vera MORETTI

Fismo-Confesercenti: crisi per il 71% dei negozi

Il settore dell’abbigliamento continua a vivere in uno stato di crisi dopo il 2011, annus horribilis per 3 esercenti su 4. I saldi di gennaio non sono riusciti a migliorare la situazione che resta critica per il 66% dei negozi delle grandi città ed il 71% su scala nazionale. E le previsioni per il 2012 non sono rosee: solo il 3% ipotizza un miglioramento. Le imprese rivedono le strategie e mettono in campo tutti i sistemi per contrastare la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie ed il conseguente calo dei consumi. Ma continuano a non farcela.

Così bocciano le liberalizzazioni ed al presidente del Consiglio Monti chiedono meno fisco, minor costo del lavoro, sostegno alle famiglie e credito più agevole. Sono questi, in estrema sintesi, i contenuti dell’indagine condotta dalla Fismo-Confesercenti tra le imprese della moda che saranno presentati dal presidente dell’organizzazione Roberto Manzoni, nel corso di una conferenza stampa alle ore 11.00 presso la Sala delle Colonne della sede nazionale di Confesercenti a Roma, in Via Nazionale 60.

Fonte: confesercenti.it

Gas e luce, aumenti record

Su Infoiva parliamo, per vocazione, di imprese e professionisti. Ma quando si tratta di mettere il dito nella piaga dello Stato ladro o degli aumenti del carovita, non ci dimentichiamo certo delle famiglie. Così come non si dimentica di loro la benemerita Ggia di Mestre, la quale, questa volta, ha puntato il dito contro la crescita spropositata della bolletta energetica.

Secondo l’associazione mestrina, infatti, tra il 2001 e il 2011 le bollette energetiche delle famiglie italiane sono aumentate del +48,3%. In termini assoluti, la maggiore spesa sostenuta è stata pari a 455 euro, spacchettati tra: 141 euro per l’energia elettrica, 314 euro per il gas. La variazione percentuale, invece, ha visto aumentare l’elettricità del +34,5% e il gas del +58,8%. Dati folli, se comparati all’aumento dell’inflazione nello stesso arco temporale: 15,7%. Complessivamente, il costo della bolletta energetica di una famiglia media italiana è stato, nel 2011, di 1.397 euro: quasi, dicono dalla Cgia di Mestre, lo stipendio mensile medio di un impiegato.

Con buona pace delle liberalizzazioni. Il settore del gas è stato infatti liberalizzato nel 2003 e da allora al 2011 le tariffe sono cresciute del 33,5%, contro un aumento medio dell’inflazione pari al 17,5%. Più calmo il settore dell’energia elettrica, liberalizzato dal 1° luglio 2007: da questa data alla fine del 2011, a fronte di un aumento del prezzo medio della luce dell’1,8%, l’inflazione è aumenta del +8,4% .

Commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre: “Per fortuna grazie alla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica, gli aumenti sono stati in parte contenuti, anche se non dobbiamo dimenticare che i prezzi dei prodotti energetici sono fortemente condizionati dall’andamento dei costi delle materie prime e dal cambio euro/dollaro”.

Abbattere fino al 40% i prezzi delle polizze Rc auto

Un progetto di legge per abbattere fino al 40% i prezzi delle polizze Rc auto contribuendo allo stesso tempo alla sicurezza stradale. E’ la proposta dell’ACI (Automobile Club d’Italia) articolata in quattro articoli e quattro raccomandazioni per il Governo, con l’obbiettivo di inserirsi nel decreto sulle liberalizzazioni appena approvato. Lo schema di legge, che verrà presentato al Presidente del Consiglio, è stato presentato qualche giorno fa dal direttore generale di Sara Assicurazioni, Alessandro Santoliquido.

Una proposta che nasce dal libro inchiesta “Il libro nero dell’Rc Auto” di Vincenzo Borgomeo, che illustra quali sono i comportamenti non proprio corretti da parte degli automobilisti che finiscono per far lievitare i premi assicurativi: comportamenti che bisognerebbe combattere per il bene della sicurezza stradale e dei portafogli. Per ridurre l’Rc auto sarebbe infatti sufficiente intervenire sulle frodi e sul contenimento dei costi. Nel nostro Paese, ad esempio, circolano 3,5 milioni di auto non assicurate, e il 23% dei danni lamentati in caso di incidenti sono danni fisici – contro il 10% di Francia, Belgio e Germania, e l’11% del Regno Unito. In particolare, il danno fisico più deunciato dagli italiani è il “colpo di frusta”, che spesso è un semplice dolore al collo, ma che costa alle assicurazioni due miliardi di euro l’anno, il 15% dei risarcimenti totali. In più, stando all’inchiesta di Borgomeo, per chiedere un risarcimento alle assicurazioni gli italiani hanno a disposizione due anni, e non hanno nessun obbligo di sottoporre a perizia la propria vettura incidentata per accertare la reale entità dei danni.

Tra le proposte dello schema di legge dell’ACI è previsto un termine di decadenza del risarcimento di 90 giorni, la risarcibilità in natura del danno (quindi non in denaro ma in termini di riparazione dello stesso), la risarcibilità solo di danni oggettivi e dimostrati, con perizia obbligatoria sui danni materiali in cinque giorni e non più in due. Inoltre, si prevede l’ approvazione di una tabella nazionale risarcimenti dal 9% al 100% di invalidità, l’ introduzione di una tabella unica nazionale sul danno morale da morte, allineata a valori europei, il collegamento delle immatricolazioni e dei passaggi di proprietà alla presenza di un’ assicurazione e la revisione della tassazione sulle polizze Rc Auto.

Fonte: ansa.it

Libere professioni: nuova tecnica parlamentare per la liberalizzazione

Una nuova tecnica parlamentare all’orizzonte.

E’ all’esame delle Commissioni VI e X della Camera il provvedimento relativo alla “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività“. Il disegno di legge è stato già approvato in prima lettura dal Senato, dove è stato sottoposto a notevoli interventi emendativi ma dopo il passaggio alla Camera sono circa 800 circa gli emendamenti presentati alle commissioni riunite finanze e attività produttive, con la a metà circa della Lega Nord. L’ esame nelle due Commissioni continuerà sino alla fine della settimana e per oggi alle ore 17,30 è previsto un intervento in Commissione del presidente del consiglio e ministro dell’economia, Mario Monti.

Per evitare che decada, il decreto-legge dovrà essere convertito in legge entro il 24 marzo e quindi entro la fine della prossima settimana e considerato che devono essere ancora discussi e votati in commissione gli emendamenti, è impossibile ipotizzare un’approvazione dello stesso con modificazioni perché, altrimenti il provvedimento dovrebbe ritornare al Senato per una seconda lettura ed una seconda approvazione. Fonti parlamentari fanno rilevare che i tempi strettissimi per la conversione in legge del provvedimento non possono consentire modifiche al testo già approvato in Senato ed il Presidnete del Consiglio nella seduta di oggi delle Commissioni riunite potrebbe preannunciare (con una nuova tecnica parlamentare di rinviare alcune modifiche ad altri provvedimenti!) la definizione di nuovi interventi sulle liberalizzazioni affidandoli ad altri provvedimenti già all’esame del Parlamento. Si tratterà, quindi, con certezza di un altro voto di fiducia che il Governo chiederà sul testo già approvato in Senato.

In queste condizioni, è lecito presupporre che il testo definitivo dell’articolo 9 del provvedimento sia quello approvato in Senato e nello stesso si continua a non fare alcun cenno alle tariffe professionali per i servizi di architettura e di ingegneria per le quali dal 24 gennaio 2012 c’è la più ampia ed assoluta libertà delle amministrazioni. Esaminiamo, nel dettaglio l’articolo 9 così come è stato approvato dal Senato e così come, con quasi assoluta certezza verrà approvato definitivamente nei prossimi giorni diventando legge dello Stato; indubbiamente, in tali condizioni il bicchiere per i professionisti sarà più vuoto che pieno.

Art. 9 relativo alle professioni
Relativamente all’articolo 9 nel testo approvato al Senato ha, di fatto,confermato l’impianto dell’articolo stesso con alcune modifiche e con l’introduzione dei commi 2-bis, 6 e 7.
Ma andiamo con ordine nell’esaminare i vari commi del provvedimento.
Comma 1
Resta tale e quale il testo originario con l’abolizione delle tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordini stico.
Comma 2
Il testo del comma 2 viene leggermento modificato con l’introduzione di un termine di 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione per l’adozione da parte del ministro vigilante dei parametri di riferimento per la liquidazione dei compensi da parte di un organo giurisdizionale.
Viene cancellato l’ultimo periodo in cui era precisato che l’utilizzazione dei parametri nei contratti individuali tra professionisti e consumatori o microimprese avrebbe dato luogo alla nullità della clausola relativa alla determinazione del compenso.
Comma 2-bis
L’introduzione da parte del Governo del comma 2-bis lascia in vita le tariffe vigenti, limitatamente alla liquidazione delle spese giudiziali, sino alla data di entrata in vigore dei decreti ministeriali di cui al comma 2 e, comunque, non oltre il centoventesimo giorno dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto stesso.
Nulla viene detto, invece, in riferimento ai lavori pubblici lasciando nel caos un sistema che dovrà trovare nuove regole per evitare che gli affidamenti dei servizi di architettura e di ingegneria entrino nel caos.
Comma 3
La struttura resta la stessa anche se viene precisato che la misura del compenso deve essere previamente resa nota al cliente con un preventivo di massima che, quindi, potrà subire modifiche nel caso in cui le prestazioni richieste subiscano modifiche in corso d’opera. Viene cancellato l’ultimo periodo in cui era precisato che l’eventuale determinazione della misura del compenso avrebbe costituito illecito disciplinare del professionista e viene sotituito con un nuovo periodo in cui viene precisato che al tirocinante è riconosciuto un rimborso spese forfettariamente concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio ma, forse, sarebbe stato più giusto inserire questo nuovo periodo relativo al rimborso spese del tirocinante nel comma 5.
Comma 4
Vien confermato il testo del decreto-legge e, quindi, l’abrogazione delle disposizioni vigenti che per la determinazione del compenso del professionista, rinviano alle tariffe.

Vengono, di fatto, cancellate tutte quelle norme del codice dei contratti(D.Lgs. n. 163/2006) e del Regolamento di attuazione (D.P.R. n. 207/2010) che contengono riferimenti alle tariffe ed in particolare i commi 1,2,3 e 6 dell’articolo 92 del Codice nonché i commi 1,2 e 3 dell’articolo 262, il comma 1 dell’articolo 263 ed il comma 3 dell’articolo 267 del Regolamento di attuazione (sperando di non dimenticare nulla). Per altro, vista la struttura delle due norme (Codice dei contratti e Regolamento di attuazione), non crediamo che un’abrogazione così vagamente dettata sia possibile ed , anzi, crediamo che, per evitare dubbi ed incomprensioni, sia necessaria una esplicita abrogazione degli articoli e dei commi, eventualmente, contrastanti con la pavetata abrogazione delle tariffe professionali.
Comma 5
Confermato il testo del decreto-legge con tirocino previsto per l’accesso alle professioni regolamentate della durata massima di diciotto mesie con la possibilità per i primi sei mesi di essere effettuato in concomitanza col corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica.
Come già detto in precedenza nel commento relativo al comma 3, al tirocinante è riconosciuto un rimborso spese forfettariamente concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio.
Comma 6
Con l’inserimento del comma 6 vengono apportate alcune modifiche al comma 5 dell’articolo 3 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148 relativo alla riforma degli ordinamenti professionali prevedendo la possibilità diriduzione e di accorpamento su base volontaria fra professioni che svolgono attività similari e cancellando, tra i principi che dovranno contenere i nuovi ordinamenti professionali quelli di cui alla letetra c) relativi alle norme sui tirocinanti già trasfuse nel comma 3 dell’articoo 9 di cui stiamo parlando e quelli di cui alla lettera d) in cui, in merito ai compensi, con la possibilità della deroga alle tariffe professionali era implicitamente affermata l’esisteza delle tariffe stesse.
Comma 7
Con l’inserimento del comma 7 viene precisato che dall’attuazione dell’articolo 9 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Fonte: lavoripubblici.it

Tariffe Rc Auto più competitive

Il nuovo decreto legge sulle liberalizzazioni impone che le compagnie assicurative propongano prezzi più competitivi ai consumatori. Questo renderà sempre più importante il ruolo delle aziende che si occupano di confrontare le tariffe Rc Auto: le polizze vendute attraverso questo tipo di canale potrebbero aumentare del 60% nel 2012.

Comparafinanza.it, portale che si occupa di comparare tariffe su servizi finanziari e assicurativi, ha rilevato quanto è possibile risparmiare confrontando le tariffe Rc Auto di diverse tipologie di utenti, uomini e donne, con età diverse (18 anni, 35 anni e 55 anni), proprietari di utilitarie con 3 anni di vita, appartenenti a classi di rischio differenti, residenti a Milano e Napoli. Obiettivo: individuare il premio assicurativo più conveniente e la percentuale di risparmio massima di cui si può beneficiare.

Se si considera il caso di un 35enne in classe di rischio elevata (17) residente a Milano, il comparatore è in grado di individuare, in base alle caratteristiche dell’utente, un premio assicurativo minimo pari a 1.465,69 euro contro un premio massimo pari a 6.612,77 euro, con una percentuale di risparmio del 78%. Per la stessa tipologia di utente che invece di risiedere Milano vive a Napoli, la percentuale di risparmio sul premio assicurativo può arrivare addirittura a toccare l’82%. Con la comparazione on line, un neopatentato, maschio, di 18 anni che vive a Milano può trovare la polizza assicurativa più adeguata alle sue caratteristiche con un risparmio del 72% sul premio assicurativo. Percentuale che passa all’84% per la stessa tipologia di neopatentato residente a Napoli.

Il risparmio non è prerogativa solo dei “cattivi guidatori” o dei neopatentati, visto che anche le classi di rischio medie possono trovare la polizza auto più vantaggiosa. Per esempio: una donna di 55 anni residente a Milano con classe di rischio media (5), può comunque arrivare ad un risparmio sul premio assicurativo del 55%. Per la stessa tipologia di utente donna a Napoli, la percentuale di risparmio è del 42%.

Fonte: ansa.it

Liberalizzazioni: il nuovo vademecum

Via libera alle liberalizzazioni. Dopo la fiducia al Senato qualche giorno fa ( con 237 favorevoli), tra proteste di partiti e banche, il maxiemendamento sulle liberalizzazioni diventa realtà.

Ma quali sono le principali novità?

Punto primo. Nessun obbligo per professionisti di redigere un preventivo “in forma scritta” al cliente se questi lo avesse richiesto. Una marcia indietro da parte del Governo, visto che nel nuovo emendamento si legge invece che il compenso è “previamente” reso al cliente “con un preventivo di massima”. La misura del compenso dovrà cioè essere indicata in un preventivo di massima, adeguandola all’importanza dell’opera e pattuendola indicando per le singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi.

Punto secondo. Tirocini: senza alcun obbligo, al tirocinante si potrà riconoscere un rimborso spese nella misura forfettariamente concordata dopo i primi 6 mesi di pratica.

Punto terzo. Srl semplificate dei giovani under 35: il nuovo emendamento prevede la necessità di un atto pubblico, ma il notaio sarà in questo caso tenuto a svolgere la sua prestazione professionale gratuitamente, in veste di incentivo all’impresa. Sarà compito del Consiglio Nazionale del Notariato vigilare “sulla corretta e tempestiva applicazione delle disposizioni da parte dei notai”. Riguardo ai notai, il nuovo emendamento prevede che il loro numero salga subito di 500 unità.

Punto quarto. Tribunali di impresa: saranno istituiti 8 nuovi tribunali di impresa, che si uniscono così alle 12 sezioni specializzate esistenti. Verrà costituito un nuovo organismo giuridico presso i tribunali e le corti di appello con sede nel capoluogo di ogni regione, dove le prime non esistono. Fa eccezione la Lombardia, che avrà due tribunali d’impresa, oltre a Milano a Brescia.

Per il territorio compreso nella regione Valle D’Aosta e Trentino Alto Adige sono competenti rispettivamente Torino e Venezia.

Punto quinto. Farmacie: stabilita la libertà d’orario, libertà di sconti sui farmaci e, dal prossimo anno, le farmacie potranno anche vendere pasticche monodose.