Irpef, confermate le 3 aliquote e il taglio del cuneo fiscale

Prime indiscrezioni sul documento di programmazione economico-finanziaria, confermate le 3 aliquote Irpef e il taglio del cuneo fiscale.

Taglio Irpef confermato per il 2025, prime indiscrezioni sul Def

Il ministro Giorgetti ha reso note le prime indiscrezioni sul documento di programmazione economico-finanziaria per il 2025. Tante le conferme che aiutano lavoratori e pensionati ad avere una busta paga più corposa. Il taglio delle aliquote Irpef da 4 a 3, come risaputo, non è strutturale, ma vige solo per l’anno di imposta 2024. Tra i propositi del Governo vi è l’obiettivo di arrivare gradualmente all’imposta proporzionale, riducendo le aliquote prima a 2 e, infine, a 1. Per ora tutto fermo e mentre c’è chi auspica di tornare a 4 aliquote, il Ministro dell’Economia dichiara che anche per il 2025 si punta a confermare le 3 attuali aliquote.

Taglio del cuneo fiscale confermato anche per il 2025 nel documento di programmazione economico-finanziaria

In base alle regole previste dall’Unione europea, il Def deve essere pronto entro il 20 settembre, ma il Ministro ha chiarito che dovrebbe essere pronto in anticipo. Poche le novità che dovrebbero essere introdotte visto che i conti non sono brillanti. Le prime dichiarazioni anticipano che oltre a confermare le 3 aliquote Irpef, si punta manche a conservare il taglio del cuneo fiscale.

Queste due misure per il 2024 hanno un costo di 14 miliardi di euro, lo stesso previsto per il 2025. Conferma il ministro Giorgetti che per il taglio dell’Irpef sono già disponibili fondi, derivanti dall’ eliminazione dell’Ace (aiuto alla crescita economica) e dalla global minimum tax.

È presente un differenziale che secondo il Ministro potrà essere colmato con le maggiori entrate previste con il concordato preventivo biennale. Quando sarà certa la maggiore entrata derivante dal concordato sarà possibile ricominciare a parlare anche di un ulteriore appiattimento dell’Irpef.

Leggi anche: Concordato preventivo biennale, reddito alto per chi ha un Isa basso

Confermato anche il taglio del cuneo fiscale, attualmente l’esonero contributivo applicato alla quota di contributi a carico dei lavoratori è del 7% per redditi fino a 25.000 euro e 6% per redditi fino a 35.000?euro. Il taglio del cuneo corrisponde a circa 100 euro in più in busta paga. Il taglio dell’Irpef ha invece consentito un risparmio annuo massimo di 260 euro.

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Pensioni 2024, tutte le novità a breve introdotte

Il nodo pensioni resta sempre di primaria importanza, si sta cercando la quadra dei conti per poter confermare gli scivoli pensionistici, tra cui in primo luogo Quota 103 che consente di andare in pensione con il raggiungimento di almeno 62 anni di età e 41 di contributi. Ecco quali sono le anticipazioni del Governo sulle pensioni 2024.

Pensioni 2024, misure confermate e innovazioni

Non sono disponibili fondi per una riforma strutturale delle pensioni 2024 che consenta il superamento della legge Fornero, ad annunciarlo è il ministro Giorgetti che ha sottolineato che il deficit 2024 sarà tutto utilizzato per il taglio del cuneo fiscale, la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3 e per gli adeguamenti all’inflazione.

Nonostante questo si sta cercando di non eliminare del tutto gli scivoli pensionistici.

Sembrano certe queste misure:

  • proroga Ape sociale;
  • proroga Quota 103;
  • proroga Opzione Donna;
  • silenzio assenso per il TFR versato nei fondi pensione;
  • leggeri aumenti per le pensioni minime  agli over 75.

Come cambiano le pensioni 2024

Per gli scivoli pensionistici tramonta l’ipotesi di una quota 41 disgiunta dall’età anagrafica.

Opzione donna dovrebbe essere confermata per le  lavoratrici “svantaggiate” sia del settore pubblico che privato con uscita a 58-59 anni e 35 di contributi e calcolo interamente contributivo dell’assegno. Proprio il calcolo contributivo rappresenta un ostacolo in quanto porta alla perdita di buona parte dell’assegno pensionistico e quindi è poco attraente.

Si conferma l’Ape Sociale con la possibilità di un ulteriore allargamento dei potenziali beneficiari.

Le pensioni minime dovrebbero essere ulteriormente aumentate, l’entità dipende dai fondi disponibili, ma solo per gli over 75, per gli altri scatta l’adeguamento normale previsto in caso di inflazione. Dovrebbe essere del 6%.

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Misure per le pensioni dei più giovani

Particolare apprensione viene invece mostrata per i più giovani, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 e che rischiano in futuro di avere una pensione non utile ad una vita dignitosa, sia a causa del calcolo con il criterio contributivo, sua a causa della discontinuità nei rapporti di lavoro. L’obiettivo in questo caso è facilitare l’accesso alla previdenza integrativa. L’idea è quella di aumentare la soglia delle deduzioni per i versamenti nei fondi pensione, a ciò si aggiunge la possibilità di ulteriori agevolazioni commisurate ai carichi familiari.

Saranno inoltre implementate e campagne pubblicitarie volte a far conoscere tutti i vantaggi del terzo pilastro del welfare, cioè la previdenza integrativa.

Giorgetti, ecco cosa ci sarà nella legge di bilancio 2024

Il ministro dell’Economia Giorgetti, nella conferenza stampa di presentazione della Nadef (Nota di Aggiornamento al DEF, Documento di Economia e Finanze) ha anticipato i principali interventi che saranno presenti nella legge di bilancio 2024. Ecco quali novità dovrebbero arrivare già a gennaio.

Riduzione aliquote Irpef nella legge di bilancio 2024

Tra le novità importanti che dovrebbero entrare nella legge di bilancio 2024 (ma il condizionale è d’obbligo) c’è l’attuazione della riforma dell’Irpef con riduzione da 4 a 3 aliquote con possibilità di risparmio per i redditi medio bassi. Per adottare questa misura devono essere trovati 4 miliardi di euro. Il primo scaglione dovrebbe risultare ampliato fino a 28.000 euro con aliquota al 23%, in busta paga l’aumento dovrebbe essere ci circa 20 euro. Attualmente il primo scaglione Irpef arriva a 15.000 euro, per redditi tra 15.001 euro e 28.000 euro attualmente si applica l’aliquota del 25%.

Ulteriori risorse saranno destinate al rinnovo dei contratti nella Pubblica Amministrazione.

Taglio del cuneo fiscale strutturale nella legge di bilancio 2024

Nella legge di bilancio 2024 dovrebbe entrare un’altra norma che aiuterà a ridurre le pressione fiscale in capo ai lavoratori dipendenti, infatti dovrebbe essere inserito, in forma strutturale, il taglio del cuneo fiscale per lavoratori con redditi fino a 35.000 euro, attualmente in vigore, ma in scadenza al 31 dicembre 2023.

La decontribuzione attualmente è così applicata:

  • al 7 per cento per le retribuzioni annue fino a 35.000 euro;
  • al 6 per centro per quelle fino a 25.000 euro.

La formula vista dovrebbe essere confermata, ma è necessario reperire solo per questa misura 10 miliardi di euro.

Resta che se si attua la riduzione dell’Irpef a 3 aliquote senza confermare il taglio del cuneo fiscale, al netto gli italiani si ritroveranno a pagare comunque più tasse, ad avere una busta paga più leggera.

Per i lavoratori dovrebbe entrare in manovra anche il taglio della tassazione sui premi di produttività con imposta sostitutiva al 5% e non al 10%.

Aiuti alle famiglie numerose

Ulteriori novità potranno esservi per le famiglie numerose, si stanno infatti studiando soluzioni per dare aiuti ulteriori alle famiglie con più di due figli.

Il contrasto alla denatalità dovrebbe avere in manovra una particolare centralità, infatti si sta pensando a misure economiche che possano aiutare le famiglie. La prima novità dovrebbe essere la modifica del calcolo dell’Assegno Unico per far in modo che sia più sostanzioso soprattutto per le famiglie numerose. Inoltre dovrebbe essere introdotto anche il Quoziente familiare, come sostitutivo dell’Isee al fine di individuare i nuclei aventi diritto alle prestazioni sociali. Il quoziente familiare dovrebbe essere in grado di rappresentare al meglio la ricchezza delle famiglie italiane.

Di quoziente familiare si è già parlato un anno fa, ma di fatto è stato introdotto solo per il calcolo del reddito per l’accesso al Superbonus.

Leggi anche: Quoziente familiare: in quali casi può essere svantaggioso

Fringe benefit: aumenta la detassazione, ma solo per chi ha figli

A dare l’annuncio è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che rispondendo a un question time alla Camera ha anticipato che nel decreto Lavoro ci saranno ulteriori misure di aiuto alle famiglie e in particolare sarà innalzata la soglia esentasse dei fringe benefit per i lavoratori con figli.

Fringe benefit esentasse per chi ha figli, le novità anninciate dal Ministro

Attualmente i fringe benefit godono di una soglia di esenzione dall’imponibilità pari a 258 euro, in base a quanto emerge dalle dichiarazioni del Ministro si potrebbe arrivare a uno sdoppiamento di tale soglia. Questa dovrebbe rimanere invariata per i lavoratori dipendenti che non hanno prole e dovrebbe invece essere raddoppiata per i lavoratori che invece hanno figli.

Secondo alcune indiscrezioni la soglia potrebbe addirittura essere portata a 2.000 0 3.000 euro, ma appaiono previsioni troppo ottimistiche e inoltre potrebbero esserci margini di incostituzionalità perché i lavoratori senza figli verrebbero discriminati.

Perché la soglia esentasse dei fringe benefit viene alzata?

Queste misure secondo le previsioni dovrebbero portare un triplice risultato:

  • da un lato tenderebbero ad incentivare i lavoratori ad avere figli attraverso misure protezionistiche e quindi si avrebbe un contrasto alla denatalità;
  • in secondo luogo la misura potrebbe aiutare le famiglie nel contrasto agli effetti dell’inflazione senza però accelerare la spinta alla rincorsa salari-prezzi che potrebbe rendere l’inflazione strutturale;
  • infine, porterebbe a un incremento dei salari per le famiglie, quindi non generalizzato.

In realtà già negli anni precedenti vi sono state misure temporanee tese a calmierare gli effetti della pandemia che hanno portato a innalzare il limite dei fringe benefit esentasse. Sono però stati provvedimenti ad effetto limitato nel tempo.

Leggi anche: I vantaggi fiscali dei fringe benefit aziendali: panoramica

Denatalità: quali sono gli incentivi per fare figli in Italia e in Europa?

L’Italia ha un problema di bassa natalità e mentre il Governo cerca di arginarlo in vari modi, in Europa c’è chi ha già affrontato la denatalità con aiuti alle famiglie, ma quali sono le tipologie di intervento messe in atto?

Denatalità, l’Italia deve raggiungere quota 2

La media dell’Italia è di 1,24 figli a coppia, l’obiettivo dichiarato dal Governo è arrivare a 2 figli a coppia, sembra facile ma non lo è. Difficoltà nella conciliazione dei tempi di lavoro con i carichi familiari, problemi economici esasperati dall’inflazione, difficoltà a trovare un lavoro stabile in età giovane, portano molte coppie a rinunciare ai figli, spesso anche a causa di una diminuzione della fertilità legata all’età. Raggiungere quota 2 permetterebbe all’Italia di mantenere inalterata la situazione e nel tempo anche una facilità di gestione del sistema pensionistico e del welfare in generale, infatti la popolazione sta invecchiando.

Tra le proposte volte a raggiungere quota 2 c’è quella del ministro Giorgetti che propone di azzerare le tasse alle donne con figli, ma come si comportano gli altri Paesi dell’Unione Europea?

Il Welfare in Europa per contrastare la denatalità

Svezia, Francia e Germania hanno adottato un modello di welfare che mira ad agevolare le famiglie nella conciliazione di lavoro e famiglia, in particolare hanno realizzato un sistema di nidi sufficienti ad accogliere i bambini. La Germania dedica al welfare familiare circa il 3% del Pil e attualmente ha una media di figli per coppia di 1,6. Tra i vantaggi vi sono i nidi gratuiti, ma anche una questione di mentalità, infatti in Germania si è generalmente portati a ritenere che presso i nidi i bambini crescano meglio.

Sempre in Germania sono in vigore due assegni, il primo viene riconosciuto indipendentemente dal reddito a tutti i figli fino al compimento del 18° anno di età, si tratta del Kindergeld che ammonta a contributo di 219 euro per il primo figlio, 225 per il secondo e 250 dal terzo in su ogni mese.

Il secondo sussidio è invece legato al reddito, viene riconosciuto fino al compimento del 14° mese del bambino ed è pari al 65% della perdita economica legata alla rinuncia al lavoro. L’importo massimo di questo assegno, denominato Elterngeld è di 1.800 euro.

Bonus nido e assegno unico e universale

L’Italia in realtà pur non avendo sufficienti posti in nidi pubblici ha adottano il bonus nido che permette alle famiglie di avere il rimborso delle spese per il nido. Proprio questa misura ha portato alla nascita di numerose strutture private. L’introduzione dell’Assegno Unico e Universale dovrebbe essere simile al Kindergeld, anche se gli importi in Italia sono legati al reddito.

Una strategia simile è quella della Danimarca, dove le famiglie possono ricevere un rimborso della retta dell’asilo nido che copre tra il 70% e il 100% della spesa sostenuta. La differenza tra Italia e Danimarca è data dai livelli occupazionali che in Danimarca sono altissimi, mentre in Italia c’è ancora molta disoccupazione, ma soprattutto discontinuità nei contratti.

Leggi anche: Bonus nido 2023: ora si può presentare la domanda. Tutorial dell’Inps

Aumenti Assegno unico e universale, ecco a chi spettano

Caro bollette: il ministro Giorgetti conferma gli aiuti, con qualche novità

Il 31 marzo 2023 sono in scadenza le misure per il contrasto agli aumenti energetici, in attesa del nuovo decreto, il ministro Giorgetti conferma le misure già adottate. Ecco di cosa potranno usufruire le famiglie contro il caro bollette.

Caro bollette: estese le tutele per le famiglie

Molti erano in apprensione, infatti con la riduzione del costo dei prodotti energetici, tariffe luce e gas in discesa anche nel secondo trimestre dell’anno, molti temevano che il governo non intendesse confermare i benefici previsti nei mesi precedenti. Il rischio era ritrovarsi di nuovo una bolletta elevata a causa del ritorno degli oneri di sistema sulla fattura della luce e dell’Iva sul gas.

Il ministro Giorgetti ha invece confermato le misure finora intraprese. In sintesi per le famiglie:

  • confermata l’Iva al 5% sul gas;
  • sarà ancora disponibile il bonus sociale per le famiglie con Isee inferiore a 15.000 euro (ricordiamo che lo stesso viene riconosciuto in modo automatico con la presentazione del modello DSU).

Non è ancora chiaro, purtroppo, se il Governo intenda procedere anche nel successivo decreto alla conferma dell’azzeramento degli oneri di sistema. Purtroppo per gli italiani un eventuale ripristino di questa voce in bolletta vorrebbe dire che non si avvertirebbero più gli effetti del calo del prezzo dell’energia perché questi sarebbero completamente compensati dagli oneri di sistema. Anzi, secondo l’associazione dei consumatori Assoutenti potrebbe generarsi un effetto ancora deteriore, cioè una bolletta più alta rispetto a quella ricevuta nei mesi passati. Ricordiamo che le nuove tariffe in calo avranno i loro effetti soprattutto sui clienti del Servizio Elettrico Nazionale.

Imprese: cambia la normativa contro il caro bollette

Delle agevolazioni ci saranno anche per le imprese, ma in questo caso non si tratterà di conferma delle precedenti, ma una rimodulazione dei crediti di imposta previsti in precedenza. In questo modo sarà possibile avere degli aiuti flessibili in grado di adattarsi all’andamento dei prezzi che, come abbiamo già sottolineato, sono in discesa.

Le novità non finiscono qui, infatti è allo studio del Governo un provvedimento destinato ad entrare in vigore dal 1° ottobre 2023, cioè con l’inizio dell’anno termico e che mira a rimborsare una quota del prezzo del riscaldamento attraverso la bolletta della luce elettrica. Sui questo provvedimento non è dato per ora sapere di più.

Dal Reddito di Cittadinanza alla MIA, Misura Inclusione Attiva

I percettori di reddito di cittadinanza sono tutti in stato di agitazione a causa delle nuove norme annunciate per il 2023, cominciano ora a delinearsi i nuovi caratteri di questa misura e la prima novità è il nome: MIA, Misura di Inclusione Attiva. Ecco come cambia il reddito di cittadinanza.

Dal Reddito di Cittadinanza alla MIA

Il decreto sulla MIA dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri nelle prossime settimane, cominciano però a trapelare le prime notizie. Il reddito di cittadinanza cambia infatti completamente aspetto, diventa prevalente il carattere di misura di politica attiva del lavoro e quindi tendente a trovare una collocazione lavorativa al percettore. Ricordiamo che già nei mesi scorsi la disciplina del reddito di cittadinanza è cambiata, infatti se in passato il percettore rischiava di perdere il sussidio al rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, ora il criterio della congruità è saltato, quindi chi percepisce il reddito di cittadinanza per non perderlo deve accettare una qualunque proposta di lavoro anche se non rispondente alle proprie aspettative.

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Stretta sugli importi della Misura Inclusione Attiva

Il sussidio MIA vede, rispetto al reddito di cittadinanza, importi molto ridotti, infatti si divide in due fasce che non hanno in considerazione il carico familiare (ciò in base alle prime indiscrezioni) le due fasce sono:

  • 500 euro al mese per i non occupabili, cioè famiglie povere senza persone occupabili, ovvero quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile;
  • 375 euro al mese per gli occupabili, cioè nuclei con persone occupabili, dove non ci sono queste situazioni ma almeno una persona tra i 18 e i 60 anni di età. Per questa categoria di persone diventa quindi difficile riuscire a far fronte alle esigenze quotidiane, considerando anche il livello di inflazione e il sussidio diventa irrisorio e in grado di assicurare a malapena la sopravvivenza.

Cambiano anche i termini temporali per la fruizione, infatti per i nuclei senza persone occupabili, la durata massima sarà di 12 mesi e la domanda potrà essere ripresentata solo dopo che sia trascorso un mese dalla scadenza. Per i nuclei con persone occupabili, la durata sarà sempre di 12 mesi, ma al termine del blocco, la domanda potrà essere ripresentata ed avrà una durata di soli 6 mesi. Trascorsi questi per poter ripresentare la domanda dovranno trascorrere 18 mesi. Il tetto Isee per poter beneficiare del reddito scenderà da 9360 euro a 7200 euro.

Nuovo Reddito di Cittadinanza con potenziamento dei servizi per l’occupabilità

La ministra del Lavoro, Calderone oltre ad annunciare i tagli degli importi e il nuovo nome per il reddito di cittadinanza, ha annunciato anche che nei prossimi mesi sarà potenziato il programma GOL (Garanzia Occupazione Lavoro). Sarà creato patto di attivazione digitale che andrà ad affiancare il patto di servizio il cui obiettivo è potenziare gli obblighi di formazione per i percettori di reddito di cittadinanza. In base ai dati emersi, attraverso il programma GOL sono già stati presi in carico 198.000 percettori del sussidio che sono stati instradati verso percorsi di formazione e riqualificazione professionale. Con il potenziamento dovrebbero arrivare ulteriori risultati.

Leggi anche: Cos’è il programma GOL, Garanzia Occupabilità Lavoratori

La parola ora passa al Ministro Giorgetti che dovrà valutare la sostenibilità economica del nuovo progetto, già ora si può sottolineare che la MIA dovrebbe portare a un risparmio di 3 miliardi di euro l’anno.

Definizione agevolata anche per la dichiarazione Lipe. Precisazioni

La legge di Bilancio 2023 prevede la possibilità di definizione agevolata degli avvisi bonari, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti in corso di question time ha precisato che la tregua fiscale in questo caso trova applicazione anche per gli avvisi bonari inerenti la dichiarazione Lipe. Ecco i dettagli.

Cosa vuol dire che la definizione agevolata si applica anche alla dichiarazione Lipe?

La Lipe è la comunicazione della liquidazione periodica Iva che i titolari di partita Iva devono inviare all’Agenzia delle Entrate ogni 3 mesi. Gli avvisi bonari sono invece comunicazioni che l’Agenzia delle Entrate invia ai contribuenti nel caso in cui, in seguito a controllo automatizzato delle dichiarazioni, dovessero emergere degli errori formali. Ad esempio incongruenze tra la dichiarazione Lipe e quanto effettivamente versato al Fisco per l’Iva.

Con la legge di Bilancio 2023 si prevede che per le maggiori somme da versare al Fisco emerse in seguito a controllo automatizzato delle dichiarazioni relative al periodo di imposta 2019, 2020 e 2021 è possibile beneficiare di sanzioni ridotte dal 10% al 3% . La normativa specifica che sono dovute per intero le somme da versare a titolo di imposte, contributi previdenziali, interessi e somme aggiuntive.

Erano sorti dubbi a molti contribuenti inerenti il fatto che potessero o meno rientrare nella definizione agevolata gli errori rilevati in seguito a controllo automatizzato per le comunicazioni trimestrali delle liquidazioni Iva. Proprio per questo è stato proposto il question time a cui il ministro Giorgetti ha risposto il 1° febbraio 2023.

Question Time del ministro Giorgetti: le comunicazioni Lipe rientrano nella definizione agevolata

Ha precisato il ministro Giorgetti che senza alcun bisogno di intervento normativo ulteriore, la definizione agevolata con riduzione delle sanzioni sarà applicata anche per le somme dovute in seguito al controllo automatizzato delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche IVA, con pagamento rateale ancora in corso al 1° gennaio di quest’anno. Infatti, precisa il Ministro, il controllo eseguito su tali comunicazioni, ai sensi dell’articolo 54-bis del d.P.R. n. 633 del 1972 prevede che gli esiti siano comunicati ai contribuenti con avvisi bonari proprio come per le altre dichiarazioni e di conseguenza trova immediata applicazione la normativa prevista per tutte le altre dichiarazioni.

Per le modalità volte ad ottenere la definizione agevolata, precisa il Ministro, è necessario seguire le istruzioni fornite dall’Agenzia delle Entrate nella circolare n°1 e pubblicata il 13 gennaio.

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Inflazione: misure contro il caro prezzi saranno confermate

Il ministro Giorgetti, nel corso dell’appuntamento con Telefisco, organizzato da Il Sole24Ore, ha confermato che entro il mese di aprile arriverà una nuova proroga delle misure contro il caro prezzi.

Proroga delle misure contro il caro-prezzi

Famiglie e imprese possono tirare un sospiro di sollievo, infatti il ministro Giorgetti ha confermato che si sta lavorando a nuove misure volte a contrastare gli effetti del caro-prezzi in modo da mitigarne gli effetti. Sappiamo che gli ultimi mesi sono stati difficili a causa di un netto aumento dei prezzi, contemporaneamente le misure di adeguamento dei salari sono state pressoché inutili o comunque blande e di conseguenza sono numerose le famiglie e le imprese in difficoltà.

Nel corso dell’anno 2022 il Governo ha provveduto a numerosi interventi volti soprattutto a mitigare gli effetti dei rincari dei prezzi legati al settore energetico (gas, elettricità, carburanti). Con il Governo Meloni vi è stato però un primo cambio di direzione, infatti è venuto meno il taglio delle accise sui carburanti, sono state introdotte le accise mobili, si è proseguito sulla strada dei crediti di imposta riconosciuti alle imprese per i costi del settore energia, è stato confermato il bonus energia.

Ora, in base alle dichiarazioni del ministro Giorgetti ci sarà un ulteriore cambio di direzione. Ha affermato durante la partecipazione a Telefisco che le misure finora adottate sono state una risposta a un’emergenza, ma che nei prossimi provvedimenti si cercherà di andare oltre la gestione emergenziale. In particolare, visto l’andamento dei prezzi dell’energia che sembra aver preso la strada in discesa, potrebbero esservi degli interventi in grado di dare aiuti che siano flessibili cioè in grado di adeguarsi in modo immediato e automatico all’andamento dei prezzi. In base a quanto affermato si sta pensando anche a una misura omogenea nell’ambito dell’Unione Europea.

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Revisione dell’Ires

Tali dichiarazioni potrebbero essere correlate a quelle rilasciate nell’ambito del Forum dei Commercialisti e degli Esperti Contabili rilasciate dal viceministro all’economia Maurizio Leo il quale ha ribadito che nei primi giorni di marzo sarà pronta la legge di delega per la riforma fiscale e che questa prevederà una revisione proprio delle accise.

Dalle dichiarazioni emerge anche la volontà di rivedere l’Ires con l’obiettivo di attrarre investimenti esteri. La riforma dell’Ires punterà all’allineamento tra gli utili civilistici e la base imponibile dell’Ires.

Durante l’appuntamento con il Telefisco il ministro Giorgetti ha sottolineato che si sta lavorando a un pacchetto di misure orientato ad aiutare soprattutto le famiglie che si dimostrano più virtuose.

Non è mancato un riferimento al Pnrr considerato un importante strumento che necessita però di uno snellimento delle procedure al fine di ottimizzare i risultati.

Salta il tetto all’uso del contante. Cosa sta succedendo?

Circola ormai da ore la notizia che il tetto all’uso del contante innalzato a 5.000 euro è sparito dal decreto Aiuti Quater, ma cosa sta succedendo?

Corsa ad ostacoli per il decreto Aiuti Quater: salta il tetto all’uso del contante a 5.000 euro

Mancano ormai poche ore alla pubblicazione del tanto agognato decreto Aiuti Quater e arrivano brutte sorprese per chi pensava di poter usare liberamente il contante fino a 5.000 euro. Le prime indiscrezioni ci sono state già ieri sera, poi è arrivata la conferma, il tetto all’uso del contante previsto nel decreto Aiuti Quater non c’è più. La norma aveva portato il tetto all’uso del contante da 2.000 euro a 5.000 euro, le proposte iniziali erano di portare tale limite addirittura a 10.000 euro.

In molti avevano criticato questa scelta in quanto potrebbe aumentare la potenziale evasione e ha fatto scalpore una lettera arrivata al Corriere della Sera di un artigiano che candidamente ammetteva che grazie a questa soluzione poteva dare ai clienti prodotti non fatturati facendo loro risparmiare sul prezzo. La lettera inziava candidamente così: “Sono uno dei tanti che fattura solo una parte delle sue entrate e prima vivevo nel timore di essere segnalato all’Agenzia delle entrate“. La mancata fatturazione, dice l’artigiano, consente di risparmiare su Iva, Irpef e contributi.

Innalzamento del tetto del contante a 5.000 euro non è urgente

Forse è stata proprio questa lettera a portare il Presidente della Repubblica Mattarella che, ricordiamo, “promulga le leggi ed emana i decreti legge” dopo un controllo sul rispetto della Costituzione, a indurlo a chiedere al Governo di eliminare questa norma del decreto Aiuti Quater.

La motivazione formale è che l’aumento del tetto del contante a 5.000 euro non è una misura avente il carattere dell’urgenza e di conseguenza non può essere inserito all’interno del decreto legge. Secondo fonti varie, la segnalazione del problema sarebbe stata fatta dal Presidente Mattarella a Giorgia Meloni in via informale nei normali rapporti di interlocuzione tra Colle e Palazzo Chigi. Occorre ricordare che nella formulazione presente nel decreto Aiuti Quater l’innalzamento del limite al contante a 5.000 euro sarebbe comunque entrata in vigore solo da gennaio 2023 e proprio questa caratteristica ha fatto propendere per la non urgenza del provvedimento.

Naturalmente il Governo ha promesso di inserire tale norma all’interno della legge di bilancio ci sarà ancora ulteriore tempo quindi per scrivere il provvedimento. Questa però non è l’unica novità, infatti il ministro Giorgetti ha dichiarato ieri che nella legge di bilancio ci saranno provvedimenti di pace o tregua fiscale, ma nessun condono penale per chi incorre in reati tributari. La bozza della legge di bilancio dovrebbe arrivare in Parlamento alla fine della prossima settimana.