Contributo a fondo perduto in arrivo per attività di ristorazione collettiva, mense e catering

Si potrà presentare a partire dal 20 gennaio 2022 la domanda per il contributo a fondo perduto per le attività di ristorazione collettiva e di catering, e le mense. Il contributo è previsto dal decreto legge numero 73 del 2021 (decreto “Sostegni bis”) per il quale il governo ha stanziato 100 milioni di euro. Ciascuna impresa richiedente potrà ottenere un contributo a fondo perduto fino a 10 mila euro. Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il relativo decreto di attuazione del provvedimento.

Ristorazione collettiva: in arrivo i contributi a fondo perduto per le chiusure dovute all’emergenza Covid

Il contributo a fondo perduto andrà a favore delle attività di ristorazione collettiva che hanno subito le maggiori perdite dalle chiusure dovute all’emergenza sanitaria ed economica. In particolare, la ristorazione collettiva copre attività del più ampio perimetro, rivolta a milioni di studenti e di lavoratori che, ogni giorno, ne fruiscono. Differentemente da quanto avviene per la ristorazione commerciale, i servizi della ristorazione collettiva sono rivolti a una clientela abituale, con utilizzo del servizio in maniera continuativa. Il contributo versato dal cliente solo in parte ed eccezionalmente copre i costi del servizio. Normalmente è la struttura aziendale a occuparsi del costo del servizio.

Servizi di ristorazione collettiva, mense e catering: dal Mise i contributi a fondo perduto per la ripresa

Mense, servizi di ristorazione collettiva e catering risultano essere dunque servizi offerti ad ampio raggio a studenti, lavoratori, militari e degenti ospedalieri. Il contributo a fondo perduto che viene stanziato dal governo va incontro, dunque, anche alle finalità di un servizio collettivo e sociale che dovrà essere aiutato nella fase di ripresa economica dell’Italia. Il ministero per lo Sviluppo Economico ha individuato nelle categorie dei servizi di ristorazione la realtà imprenditoriale da sostenere con i contributi a fondo perduto. Le modalità di fruizione dei contributi sono contenuti nell’articolo 68 quater del decreto “Sostegni bis” nel quale vengono menzionati anche gli aiuti ai birrifici artigianali.

Requisiti per richiedere il contributo a fondo perduto per i servizi di ristorazione collettiva e di catering e le mense

I servizi di ristorazione collettiva e di catering e le mense potranno ottenere un contributo a fondo perduto di massimo 10 mila euro. Il requisito essenziale per l’accesso all’aiuto di Stato è relativo alla riduzione del fatturato del 2020 di almeno il 15% rispetto a quello del 2019. Ulteriore requisito per la richiesta del fondo perduto è inerente al contratto con un committente, indifferentemente che sia pubblico o privato. Il servizio di ristorazione deve essere svolto in maniera non occasionale a favore del committente e a beneficio di determinate comunità. Vi rientrano le scuole e le università, gli uffici e le caserme, le strutture socio-sanitarie, ospedaliere, assistenziali e detentive. Per le modalità specifiche della domanda è necessario attendere un nuovo provvedimento dell’Agenzia delle entrate di breve emanazione.

Quando si possono presentare le domande per i contributi a fondo perduto nella ristorazione collettiva?

Per la presentazione delle domande dei contributi a fondo perduto dei servizi di ristorazione sarà, in ogni modo, necessario far riferimento al portale del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise). L’istanza potrà essere presentata dalle ore 12 del 20 gennaio prossimo fino alle 12 del 18 febbraio 2022. Le risorse stanziate dal governo sono pari a 100 milioni di euro per un importo massimo di contributo a singola impresa corrispondente a 10 mila euro.

Contributi a fondo perduto anche ai birrifici artigianali

I contributi a fondo perduto andranno anche a favore dei birrifici artigianali. Il contributo che può essere richiesto è pari a 0,23 euro per ogni litro di birra della quantità presa in carico. Tale quantità deve risultare dal registro della birra condizionata oppure da quello annuale del magazzino. Il periodo in cui deve essersi verificata la perdita di fatturato e l’accumulo di rimanenze è relativo all’anno 2020.

Inquinamento: storico accordo MISE per imballaggi sempre più riciclabili

Inquinare sempre meno, riciclare, ridurre le emissioni inquinanti, sono queste le sfide del futuro e le imprese hanno un importante ruolo al fine di raggiungere gli obiettivi previsti. Un importante passo in avanti è stato fatto dal Governo che, attraverso il ministro per lo Sviluppo Economico Giorgetti, ha stipulato un importante accordo per rendere gli imballaggi flessibili in plastica sempre più riciclabili.

Il protocollo d’intesa per imballaggi flessibili in plastica sempre più riciclabili

Lo storico incontro si è tenuto a Palazzo Piacentini a Roma e ha visto la partecipazione di:

  • Ministro Giorgetti (Sviluppo Economico)
  • sottosegretario Transizione ecologica Vannia Gava,
  • Paolo Barilla, vicepresidente di Unione Italiana Food;
  • Alberto Palaveri, presidente di Giflex Associazione dei produttori di imballaggi flessibili;
  • Riccardo Gavanna, vicepresidente di UCIMA, Unione Costruttori Italiani di Macchine Automatiche e tecnologie per il confezionamento e l’imballaggio di tutti i settori industriali.

Il protocollo prevede il recupero e il riciclo di 50.000 tonnellate di materie plastiche da destinare al riciclo con un target di partenza del 50%.

Sfida per la sostenibilità ambientale nella traiettoria del PNRR

Il ministro Giorgetti ha dichiarato che si tratta di un importante passo verso la sfida della sostenibilità ambientale, inoltre l’accordo è nella stessa traiettoria tracciata dal PNRR. Ha sottolineato che il MISE è favorevole ad accordi con università finalizzati a favorire il trasferimento tecnologico dalla ricerca alle imprese. Si tratta quindi di un progetto ampio che mira a rafforzare il raccordo tra coloro che fanno ricerca, cioè le università, e le imprese che poi devono effettivamente utilizzare tali risultati.

Nell’accordo sono previsti tavoli tecnici finalizzati a studiare nuove soluzioni tecnologiche che possano favorire il recupero e il riciclo sicuro degli imballaggi in materia plastica utilizzati nel settore alimentare. L’obiettivo è avere una maggiore selezione degli imballaggi recuperati e assicurare un pre-trattamento degli stessi in modo da evitare che finiscano in inceneritori o in discariche.

Il protocollo firmato appare particolarmente importante alla luce dei dati emersi nel settore del riciclo dei packaging del settore alimentare. Da un’indagine condotta nel 2019 è emerso che solo il 18% della plastica utilizzata in tale settore veniva riciclata. Inoltre il 30% degli imballaggi in plastica sfugge a qualunque sistema di controllo. Grazie al protocollo le prestazioni dovrebbero migliorare.

Dal MISE in arrivo 45 milioni di euro per innovazione tecnologica

Il Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE), attraverso il ministro Giorgetti, ha annunciato in investimento di 45 milioni di euro per progetti innovativi in seno al programma Piano di Transizione 4.0.

Istituito il Fondo da 45 milioni di euro per innovazione tecnologica

Il Ministero per lo Sviluppo Economico ha istituito il Fondo per lo sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di intelligenza artificiale, blockchain e internet of things . L’obiettivo è sostenere progetti innovativi attraverso finanziamenti agevolati che saranno destinati a soggetti privati e soggetti pubblici anche in forma congiunta. Il decreto ministeriale è stato firmato lo scorso 9 dicembre 2021, non è però immediatamente operativo, infatti è necessario il decreto attuativo. Per ora quindi possiamo solo indicare le linee generali del provvedimento, mentre si aspettano nei prossimi mesi le indicazioni per presentare le domande e per un’indicazione dettagliata dei soggetti che potranno accedere.

Il fondo, che è parte del Piano di Transizione 4.0, è istituito con una dotazione iniziale di 45 milioni di euro che potranno però essere incrementati attraverso risorse europee e di altri soggetti pubblici o privati che vorranno aderire. La parte più consistente degli aiuti andrà verso le Regioni del Sud, generalmente più svantaggiate. Si tratta di Molise, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Calabria. Per i primi sei mesi nei quali sarà effettivamente attivo il Fondo e sarà possibile inoltrare le istanze per poter accedere ai finanziamenti agevolati, solo i soggetti privati o pubblici di queste Regioni potranno presentare dei progetti e ottenere i finanziamenti agevolati. Successivamente il bando sarà aperto a tutti.

Al fine di monitorare lo stato di realizzazione dei progetti, il Ministero dello Sviluppo economico si avvarrà del supporto di Infratel.

Se vuoi maggiori informazioni sul Piano di Transizione 4.0, puoi trovarle nell’articolo: Piano di Transizione 4.0 per ricerca e sviluppo: come accedere ai fondi

Quali progetti potranno essere finanziati con il Fondo per lo sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di intelligenza artificiale, blockchain e internet of things?

Per capire chi potrà effettivamente beneficiare del sostegno attraverso il Fondo, è necessario partire proprio dal nome dello stesso, infatti si intendono agevolare i progetti di sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di:

  • Intelligenza artificiale: quando si parla di intelligenza artificiale si fa riferimento a un settore ampio, infatti per intelligenza artificiale si intende l’abilità di una macchina a replicare capacità umane, come la capacità di ragionamento, pianificazione creatività e apprendimento. Ad esempio potranno ottenere aiuti i progetti volti a sviluppare la robotica. Per saperne di più puoi leggere l’articolo sul programma strategico sull’intelligenza artificiale: linee guida;
  • Blockchain: si tratta di sistemi che si basano su un registro distribuito che può essere modificato da più punti appartenenti a una rete, naturalmente le modifiche possono avvenire solo da parte di soggetti autorizzati e devono essere validati attraverso sistemi di identificazione univoci. Il termine blockchain infatti indica proprio una catena di blocchi. L’obiettivo è rendere procedure complesse sempre più semplici senza però perdere in sicurezza. Le tecnologie Blockchain sono spesso utilizzate nel mercato dei Bitcoin, ma in realtà possono essere usate in molti settori, tra cui anche nel pubblico. Nel mercato dei Bitcoin infatti ogni transazione deve essere legittimata.
  • internet of things, o internet delle cose, conosciuto anche con l’acronimo di IoT, si tratta di oggetti intelligenti, tra cui i più conosciuti sono sicuramente gli smartphone, i computer, i tablet e dispositivi simili, ma non solo, infatti si fa riferimento anche a tutti quegli oggetti che sono nelle nostre case e nei nostri uffici che funzionano tramite una connessione internet e di fatto facilitano le operazioni quotidiane. Si tratta ad esempio di progetti di domotica cablata, auto connesse, lampioni che regolano la luminosità in base alla luce presente.

L’Italia che nasce

In sintesi si potranno ottenere finanziamenti a tassi agevolati per lo sviluppo di progetti che mirano ad aumentare l’uso delle nuove tecnologie. Per le imprese si tratta di un importante novità, ma vi è il rischio di lasciare indietro tutte quelle attività che non riescono a inserirsi in questo nuovo filone che mira a creare aziende sempre più evolute e che quindi hanno bisogno di personale altamente specializzato. Si prospetta quindi una vera rivoluzione nel nostro settore industriale e non solo, ma le aziende e la Pubblica Amministrazione saranno in grado di sostenere il grande passo? Le nostre infrastrutture saranno in grado di sostenere in totale sicurezza (senza perdita e diffusione di dati) l’evoluzione tecnologica?

Agro-alimentare in Campania: in arrivo i fondi del MISE

In Campania l’agro-alimentare rappresenta un’importante risorsa grazie ai suoi prodotti tipici. Ora sarà possibile sostenere lo sviluppo e incrementare l’occupazione in questo settore grazie ai fondi del Ministero per lo Sviluppo Economico. Il ministro Giorgetti ha infatti autorizzato accordi per lo sviluppo industriale nel settore agro-alimentare in Campania per un valore di 85 milioni di euro.

Fondo di 85 milioni di euro per lo sviluppo tecnologico nel settore agro-alimentare in Campania

L’investimento di 85 milioni di euro per lo sviluppo industriale del settore agro- alimentare in Campania è mirato. Ha l’obiettivo di sostenere 3 importanti realtà della Regione. Si tratta di:

  • “La Regina di San Marzano” che si occupa di conserve alimentare e trasformazione pomodori;
  • la”San Giorgio” specializzata nella produzione di prodotti dolciari da forno surgelati, tra cui lievitati e pre-lievitati, cornetti (farciti e non, gluten free, tradizionali oppure integrali);
  • l’azienda “Sorrento Sapori e Tradizioni” si tratta di un’azienda nata nel 2001 e specializzata nella preparazione di prodotti tradizionali da forno surgelati, in questo modo i prodotti tipici della Campania possonbo arrivare in tutto il mondo. Tra i prodotti ci sono pizze, focacce. fruste farcite e altre prelibatezze preprate esclusivamente con ingredienti genuini e ricette tradizionali.

Gli accordi sottoscritti hanno l’obiettivo di sostenere l’occupazione e l’incremento della produzione negli stabilimenti che si trovano nella provincia di Salerno e che hanno ad oggetto la trasformazione di prodotti dell’agricoltura o prodotti da forno.

Gli accordi

Una quota rilevante degli investimenti è diretta all’azienda “la Regina di San Marzano” questa è specializzata nella realizzazione di conserve, in particolare quelle di pomodoro. L’obiettivo è incrementare la produzione al fine di favorire l’esportazione, in particolare quella verso il Nord America. Grazie agli investimenti sarà possibile diversificare la produzione, il tutto anche attraverso un incremento di lavoratori di circa 40 unità.

Il secondo accordo è in favore della rete di imprese “San Giorgio” e “Sorrento Sapori e Tradizioni”, tale rete opera in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli e promuove il progetto Dolce& Salato che mira ad unire cultura gastronomica partenopea e mediterranea a un’alimentazione corretta dal punto di vista nutrizionale. In questo caso l’investimento del MISE è di 23,6 milioni di euro ed è previsto un incremento occupazionale di 45 unità.

Investimenti simili possono essere naturalmente richiesti anche da altre realtà aziendali ed è importante proprio in questa prospettiva, cioè nella potenzialità di ottenere fondi mirati.

Programma strategico sull’intelligenza artificiale: linee guida

Sebbene in forte ritardo rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, anche l’Italia si è dotata di un Piano Strategico sull’Intelligenza Artificiale, lo stesso ha durata triennale 2022-2024. Ecco cosa comporta.

Cos’è il Piano Strategico sull’Intelligenza Artificiale

La prima cosa da fare nel trattare l’argomento è delimitare il campo e quindi capire di cosa si parla quando si fa riferimento all’Intelligenza Artificiale. In base al Piano, la IA consiste in applicazione di “modelli digitali, algoritmi e tecnologie che riproducono la percezione, il ragionamento, l’interazione e l’apprendimento”. Nel piano Strategico si ricorda che nel prossimo futuro l’intelligenza artificiale fornirà il sostegno per una maggiore produttività, sviluppo tecnologico e attività analitiche in tutti i settori.

L’obiettivo di dotarsi di un Piano strategico sull’Intelligenza Artificiale è del 2019, ma nei fatti non è arrivato fino al novembre 2021. Inizialmente doveva lavorare allo stesso solo il MISE, nel tempo sono però stati coinvolti anche altri Ministeri e in particolare quello per la Innovazione Tecnologica e della Transizione Digitale e il Ministero dell’Università e Ricerca.

Il Piano intende:

  1. rafforzare le competenze ed attrarre talenti;
  2. aumentare i finanziamenti per la ricerca (in realtà ad oggi non sono stati ancora correttamente individuati i fondi anche se notevoli risorse potrebbero arrivare dal PNRR che come sappiamo sarà vigente fino al 2026);
  3. incentivare l’adozione dell’Intelligenza Artificiale sia nel settore pubblico sia in quello privato.

Il piano comprende 24 policy suddivise in questo modo:

  • 5 sui talenti e le competenze (policy A);
  • 8 sulla ricerca (policy B e C);
  • 11 sulle applicazioni (policy D e E).

Il programma strategico sull’intelligenza artificiale prevede una cooperazione rafforzata tra i vari dipartimenti universitari e centri di ricerca, mentre si è rinunciato al progetto iniziale che prevedeva la realizzazione di un centro ricerca.

I progetti del Piano stragegico sull’Intelligenza Artificiale

Tra i progetti più importanti vi è la previsione di un aumento dei dottorati di ricerca con l’obiettivo di attrarre in Italia i migliori ricercatori del mondo, naturalmente l’ambito specifico della ricerca è inerente l’intelligenza artificiale, ciò anche al fine di favorire il rientro dei cervelli (Policy C2). Si ricorda che il rientro dei cervelli è favorito anche da un particolare regime fiscale, per conoscere i dettagli leggi l’articolo:

Rientro dei cervelli: agevolazioni fiscali fino a 11 anni dal rientro.

Il programma prevede l’implementazione dei corsi sulle materie STEM (science, technology, engineering and mathematics ) e di rafforzare le competenze digitali. Si punta alla istituzione di nuove cattedre di ricerca sull’intelligenza artificiale e una migliore collaborazione tra mondo accademico e della ricerca, industria, enti pubblici e società. Inoltre sono previste misure volte ad aiutare le aziende nel Piano di Transizione 4.0, le misure sono volte sia ad aiutare le aziende già presenti sul mercato, sia quelle di nuova apertura.

Se vuoi conoscere il Piano di Transizione 4.0 leggi l’articolo: Piano di Transizione 4.0 per Ricerca e Sviluppo: come accedere

Il Piano Strategico IA e la Pubblica Amministrazione

Naturalmente il Piano Strategico sulla Intelligenza Artificiale non poteva trascurare la Pubblica Amministrazione interessata da tante novità negli ultimi anni e alla ricerca di competenze sempre più ad elevata specializzazione. In questo caso le risorse saranno concentrate sullo sviluppo di sistema per la gestione dei Big Data, si tratta di un progetto essenziale, infatti ad oggi circolano in rete dati sensibili e supersensibili, trattati con l’uso delle nuove tecnologie e questo anche grazie a una Pubblica Amministrazione sempre più digitale (Policy E5). Diventa quindi essenziale fare in modo che tutti questi dati siano protetti e allo stesso tempo possano essere conservati correttamente senza particolari problemi.

Un segno del cambio di passo nella Pubblica Amministrazione è nella possibilità di ottenere online i certificati che solitamentei cittadini richiedevano presso il proprio Comune di residenza. Se vuoi conoscere quali puoi avere e come ottenerli, leggi l’articolo:

Certificati anagrafici gratuiti e online dal 15 novembre 2021. Guida

La Pubblica Amministrazione non viene coinvolta nel Piano Strategico sull’Intelligenza artificiale solo in riferimento alla gestione dei big data, ma anche tramite il rafforzamento dell’ecosistema GovTech in Italia che mira a introdurre bandi periodici per supportare le Start Up che decidono di applicare la IA (Policy E2).

Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione nella policy denominata A3 è prevista l’attuazione di tre cicli di dottorato rivolti in modo specifico alle esigenze della Pubblica Amministrazione.

Dottorato Nazionale in Intelligenza Artificiale

Il Piano Strategico sull’Intelligenza Artificiale ha una struttura complessa basata anche sull’istruzione, infatti a supporto di esso è stato creato nel 2021 il Dottorato Nazionale in “Intelligenza Artificiale” (PhD-AI.it) si tratta di uno dei percorsi più complessi a livello mondiale, coinvolge oltre 50 soggetti tra università, enti di ricerca e organizzazioni di ricerca. Si tratta di 5 corsi di dottorato federati, ognuno con un’area di specializzazione diversa:

  1. salute e scienze della vita;
  2. agroalimentare e ambiente;
  3. sicurezza e sicurezza cibernetica;
  4. industria 4.0;
  5. società.

Il dottorato ha già visto l’erogazione di 200 borse di studio con un budget di 16 milioni di euro.

Infine, per coordinare tutte le strategie viene creato il Gruppo di Lavoro Permanente sull’Intelligenza Artificiale.

I Punti deboli del Sistema Italia nell’applicazione della IA

Il Piano Strategico sull’Intelligenza Artificiale elenca anche quelli che sono considerati i punti deboli del Sistema Italia. In particolare si ricorda che vi è un’eccessiva frammentarietà della ricerca, una incapacità di attrarre talenti, su questo punto si ribadisce che in Italia vi è un’adeguata capacità di formare nuovi talenti, ma vi è una difficoltà ad attrarre talenti dall’estero e a trattenere i giovani ricercatori italiani.

Viene sottolineato anche il significativo divario di genere, infatti solo il 19,6% dei ricercatori di IA sono donne. Su questo specifico punto è possibile leggere l’articolo:

Imprenditoria femminile e gender gap digitale nell’industria 4.0.

Infine, il documento ribadisce che in Italia vi è una limitata capacità di registrare brevetti.

Nel Piano Strategico sull’intelligenza artificiale non mancano criticità, la più importante è lo scarso coinvolgimento delle PMI nello stesso. Il Piano Strategico sull’Intelligenza Artificiale, infatti per essere realmente efficiente deve essere attuato a tutti i livelli e in particolare in seno alle Piccole e Medie Imprese che più di altre realtà possono trovare giovamento nell’applicazione di nuovi strumenti, applicativi, protocolli di produzione. Il coinvolgimento doveva riguardare soprattutto l’aspetto della formazione in modo da rendere più semplice l’innovazione da parte delle aziende.

Un altro punto critico sono le risorse, infatti il documento nella parte finale individua i finanziamenti, ma si tratta di “possibili finanziamenti” quindi si individuano dei capitoli all’interno del PNRR, ma di fatto ancora non c’è nulla di concreto.

Mercato del falso sempre in aumento in Italia

Il mercato dei prodotti contraffatti non cala, anzi, in Italia il falso vale 6,9 miliardi di euro ed è in crescita del 4,4 se raffrontato con i dati del 2012.
Questo è quanto emerso da una ricerca effettuata dal Censis per conto del Mise. Ma ciò che si evince è anche un’altra notizia sconvolgente: se gli stessi prodotti venissero realizzati e commercializzati nel circuito dell’economia legale comporterebbero 100.000 unità di lavoro in più.

Ma, anche se questo dato è di per sé allarmante, c’è di più: senza la contraffazione, la produzione interna registrerebbe un incremento di 18,6 miliardi, con un valore aggiunto di 6,7 miliardi.
Senza contare che, con l’emersione della contraffazione, si ricaverebbe un aumento del gettito fiscale, sia sulle imposte dirette, ad esempio su impresa e lavoro, sia su quelle indirette come l’Iva perché ad oggi il falso evade all’erario 1,7 miliardi di euro.

E si tratta di un calcolo per difetto, perché se si considerano anche le imposte che deriverebbero dalla produzione attivata in altri settori dell’economia, il gettito fiscale complessivo aumenterebbe a 5,7 miliardi di euro, pari al 2,3% del totale delle entrate dello Stato per le stesse categorie di imposte.

Ma quali sono le maggiori vittime del falso? In primo luogo abbigliamento ed accessori, per un valore stimato di 2,2 miliardi (il 32% del totale). In particolare vengono contraffatti soprattutto giubbotti, capi sportivi e, tra gli accessori, borse e portafogli.
Segue poi il settore degli audiovisivi, con un valore pari a quasi 2 miliardi (il 28,5% del totale), ma anche i prodotti alimentari, per un valore di 1 miliardo di euro, pari al 14,8% del totale.

Tra i prodotti in crescita negli ultimi tempi ci sono gli apparecchi e i materiali elettrici, soprattutto cellulari e componenti, con un valore di 732 milioni di euro (il 10,6% del totale).
Un altro settore in crescita è quello degli orologi e dei gioielli, che si distingue per la contraffazione di prodotti di alta gamma e che nel mercato del falso vale oggi 402 milioni di euro (il 5,8% del totale).
Segue il settore del materiale informatico, costituito soprattutto da componenti hardware per computer, tablet, schede di memoria, chiavette Usb, per un valore di 282 milioni di euro (4,1% del totale).

La situazione, dunque, non è rosea e nel 2016 sono stati fatti da parte di Guardia e Finanza e Agenzia delle Dogane, 14.768 sequestri, intercettando 26 milioni di articoli falsi.
Le province italiane dove la contraffazione è più viva spicca Napoli, con oltre 6 milioni di pezzi sequestrati, pari al 24% del totale, seguita da Roma, con circa 4 milioni di pezzi (15,2%), e Catania, con 2,6 milioni di prodotti fake (10%).

Vera MORETTI

Un segno distintivo sui prodotti Made in Italy esportati all’estero

Il 21 marzo è avvenuto un incontro importante tra Carlo Calenda, Ministro per lo Sviluppo economico, e il Sottosegretario Ivan Scalfarotto, con alcuni rappresentanti di Confindustria, il cui tema era quello di dare ai prodotti Made in Italy diretti verso i mercati esteri un segno distintivo, che aiuti non solo a farli riconoscere dai consumatori, ma anche e soprattutto a difenderli dalle contraffazioni.

Ultimamente, infatti, molti dei prodotti che rappresentano l’Italia tanto da diventare delle vere e proprie icone nell’immaginario dei consumatori stranieri, se pensiamo al Parmigiano Reggiano, all’olio d’oliva, ma anche a Grana Padano e prosciutto, sono tutti stati messi a rischio a causa di falsificazioni che discreditano l’originalità e la tradizione del Made in Italy.

Se si pensa alle perdite economiche e di immagine, poter far conto su un distintivo che ne attesti la qualità è sicuramente una giusta soluzione, e un modo di attaccare l’abusivismo.
Tale contrassegno verrebbe applicato sulle esportazioni verso i Paesi extra Ue.

Dalla riunione appena svoltasi, sembrerebbe che i presupposti ci siano tutti per arrivare ad avere questo ambito e prezioso contrassegno. Per questo motivo, nelle prossime settimane il Ministero dello Sviluppo Economico, in accordo con le associazioni del mondo produttivo darà vita a un’attività di verifica approfondita delle condizioni e dei requisiti di fattibilità tecnica per le aziende all’esito della quale il MISE si riserva di avviare operativamente la fase di sperimentazione.

Vera MORETTI

UCINA punta sull’export

UCINA Confindustria Nautica vara il piano 2016 per il sostegno all’export, frutto di un’analisi dell’andamento dei mercati internazionali effettuata dal proprio Ufficio studi in collaborazione con alcuni istituti economici esterni.

Gli ultimi dati diffusi dall’Istat confermano che la ripresa in Italia è trainata dalle esportazioni, con un +3,7% dell’export italiano nel 2015. Pur rimanendo positivo, negli ultimi mesi rallenta il mercato degli Stati Uniti, a oggi il più dinamico per le imprese italiane, dove si è appena concluso il Miami International Boat Show. Decisamente immobile il mercato del Brasile, la cui economia nell’ultimo anno ha mostrato segni di forte difficoltà; deludenti le aspettative del Far East, mentre la Russia è continua a restare ferma e il Medio Oriente si trova ormai da tempo in una situazione di luci e ombre.

Per quanto riguarda l’Italia, i dati forniti da ASSILEA, Associazione italiana del leasing il cui direttore generale è membro del Consiglio di Presidenza di UCINA, il 2015 si è concluso con un aumento del 62% dello stipulato a fronte di un numero di contratti stabile. Il valore è salito a 240 milioni di euro. Il periodo post Salone Nautico di Genova ha visto firmati contratti di leasing nautico per oltre 20,1 milioni di euro nell’ultimo bimestre dello scorso anno, a fronte dei 14,9 milioni dello stesso periodo del 2014 (+35% circa in valore).

In questa congiuntura internazionale complessa, UCINA Confindustria Nautica rafforza il presidio nei mercati strategici a sostegno delle imprese italiane con un progetto a sostegno della nautica approvato dal ministero dello Sviluppo Economico e reso operativo da ITA-ICE Agenzia, che prevede interventi mirati a favorire l’internazionalizzazione delle aziende della nautica da diporto attraverso linee d’azione rivolte specificamente ai settori dei grandi yacht, della piccola nautica, nonché del comparto accessoristica nautica.

Il progetto prevede tre linee di azione specifiche per la nautica, con una serie di contributi volti a favorire la partecipazione di tutte le aziende, in una logica di filiera, alle più importanti rassegne internazionali. In particolare, le manifestazioni 2016 che prevedono la presenza istituzionale ICE – UCINA sono, oltre al BOOT di Dusseldorf che si è tenuto a gennaio e il Miami International Boat Show che si è appena concluso, il Dubai International Boat Show (1-5 marzo 2016) e il Fort Lauderdale International Boat Show, che si terrà a novembre.

L’Associazione sarà presente al Dubai International Boat Show con uno stand istituzionale ICE – UCINA all’interno dell’area “Equipment Supplies & Services” in un area di 30 mq che comprenderà anche un’area esposizione.

Dal 4 al 7 maggio prossimi, presso Itajaì, città brasiliana che ha ospitato due tappe del giro del mondo a vela in equipaggio, si svolgerà la seconda edizione del Fimar – Fiera dell’economia del mare Italia-Brasile. L’iniziativa bilaterale dedicata al design, alla tecnologia e alla subfornitura è frutto degli accordi firmati da ministero dello Sviluppo economico, UCINA e Governo dello Stato brasiliano di Santa Caterina: un’opportunità per le imprese di impianti, accessori, macchinari, meccanica, arredo e design, refit.

Una missione guidata dal vice presidente Piero Formenti all’Eurasia Boatshow di Istanbul, terminata la scorsa settimana, è stata invece tesa a valutare, attraverso una serie di incontri istituzionali, le opportunità del mercato turco anche alla luce delle ripercussioni delle vicende di politica internazionale sul Paese.

Abbiamo in campo molteplici attività in diverse parti del Mondo e con diversi interlocutori – conferma Carla Demaria, presidente di UCINA Confindustria Nautica – ma l’obiettivo è unico: aiutare e sostenere con contributi economici concreti, presenza istituzionale, accordi bilaterali e know how le attività di export delle nostre imprese”.

Buono il trend dei finanziamenti alle startup innovative

Lo scorso anno il Fondo di Garanzia per le Pmi ha avuto più di un occhio di riguardo per le startup innovative. Secondo il quinto rapporto bimestrale sull’accesso al Fondo di Garanzia di startup e incubatori redatto dal Mise, nel 2015 ben 711 startup innovative hanno beneficiato di finanziamenti bancari facilitati dall’intervento del Fondo di Garanzia.

Il meccanismo ha consentito di erogare finanziamenti alle startup innovative per un totale di oltre 289 milioni (con un importo garantito pari a 225 milioni) che, spalmati su 1054 operazioni, hanno costituito in media un finanziamento di quasi 275mila euro a prestito (274.369, per la precisione).

I dati di dicembre seguono quelli di ottobre 2015, rispetto ai quali, rileva il rapporto, è stato registrato “un cospicuo incremento” sia nel numero di startup innovative che hanno utilizzato il Fondo (85 in più), sia nel totale erogato (+34,16 milioni), sia nell’importo garantito (+25,70 milioni), sia nelle operazioni effettuate (+136). Si è registrato un calo solo relativamente all’entità del prestito medio, che è calata di 3.440 euro.

Al via la seconda edizione di ItaliaRestartsUp

E’ stata presentata la seconda edizione di ItaliaRestartsUp, l’iniziativa che mira a sostenere le startup favorendo gli incontri con investitori stranieri ed enti internazionali specializzati nel supporto alle società appena formate e alle pmi.

A promuovere l’iniziativa, che avrà luogo il 22 e 23 ottobre a Milano nel corso di SMAU, sono ICE, Ministero dello Sviluppo Economico e SMAU.

La location è stata scelta ad hoc per permettere ai potenziali investitori di avere un panorama il più possibile completo dei settori presenti all’interno del salone italiano dell’Innovazione, offrendo come valore aggiunto i contatti e l’attività di networking, resa possibile dalla crescente presenza di start-up alla kermesse.

Possono partecipare all’evento: le startup, gli investitori in startup e le organizzazioni territoriali di sostegno alle start-up di tutta Italia.
Fanno eccezione i soggetti che hanno sede legale nelle Regioni Convergenza, quindi Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.

Le domande di partecipazione devono pervenire entro il 9 settembre ed il modulo di iscrizione per startup e per investitori/agenzie da compilare è scaricabile dal sito ufficiale di InnovationItaly.

Le domande saranno valutate secondo i seguenti criteri:

  • Sviluppo di un prodotto o servizio innovativo
  • Non più di 6 anni di attività dalla data di costituzione dell’impresa
  • Ottenimento di uno o più finanziamenti esterni alla compagine aziendale, di almeno 100.000 euro
  • Piani di espansione del valore di almeno 500.000 euro.

Vera MORETTI