Pensioni: opzione donna 2023 potrebbe ritornare alla versione originale

Sul fronte pensioni è ancora calda la questione di opzione donna 2023, infatti sembra essere stata trovata la quadra su quota 103, Ape Sociale resta immutata, ma sulla nuova versione di opzione donna prevista nella legge di bilancio 2023 proprio non c’è accordo. Ecco le ultime ipotesi allo studio.

Opzione donna 2023: l’ultima versione non convince. Si ipotizza un ritorno alla versione originale

Opzione donna secondo la formulazione originale consentiva di andare in pensione a 58 anni se lavoratrici dipendenti e a 59 anni se lavoratrici autonome. Per accedere era necessario aver maturato almeno 35 anni di contributi e si scontava un taglio sostanzioso sull’assegno. Nonostante tale taglio, sono numerose le donne che ne hanno approfittato per uscire dal mondo del lavoro. L’ultima versione di Opzione Donna prevede invece requisiti molto stringenti e la possibilità di utilizzare questo scivolo pensionistico per andare in pensione solo a care giver, disoccupate e persone con invalidità.

Per tutti i dettagli sull’ultima versione leggi l’articolo: Opzione donna: cosa cambia per le donne che vogliono andare in pensione

Il motivo di questo drastico taglio sono purtroppo le coperture, ma naturalmente sono in molti a criticare questa scelta anche perché di fatto molto simile ad Ape Sociale sebbene con la possibilità di accedere alla pensione con qualche anno di anticipo.

Ritorno alla versione orgiginale, ma solo per qualche mese

Proprio in seguito a tali critiche, si sta cercando un accordo e nell’ultima ipotesi allo studio c’è la previsione di ritornare alla versione originaria del pensionamento con opzione donna, ma solo per pochi mesi. Uno dei delicati nodi da sciogliere è il sospetto di incostituzionalità della parte della norma su Opzione Donna che lega il requisito anagrafico al numero dei figli.

Il costo di Opzione donna per un intero anno sarebbe di 110 milioni di euro, mentre stringendo l’accesso a soli 6-8 mesi si potrebbe rientrare nei costi. Non resta che aspettare la versione definitiva. Ricordiamo che i partiti possono presentare emendamenti fino al giorno 7 dicembre 2022, si sarà quindi l’esame nelle commissioni e, infine, il testo dovrebbe arrivare in aula il 20 dicembre. Vista la mole di emendamenti, di cui molti della stessa maggioranza e di Fratelli d’Italia, non è escluso che molti siano cassati senza esame.

Leggi anche: Quota 103 è il nuovo scivolo pensionistico. Tutte le novità sulle pensioni

Opzione donna: cosa cambia per le donne che vogliono andare in pensione

Abbiamo visto negli articoli precedenti che il disegno di legge della manovra di bilancio 2023 prevede la possibilità di andare in pensione con Opzione donna. Nell’ultima versione arrivata in Parlamento vi sono però state delle modifiche, ecco chi potrà andare in pensione in base al nuovo dettato.

Opzione donna: la norma già cambiata: dubbi sulla costituzionalità

La legge di bilancio 2023, conferma la possibilità di andare in pensione nel 2023 con l’Ape Sociale, introduce la quota 103 o pensione anticipata flessibile, con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi, infine, prevede Opzione Donna con modifiche rispetto al 2022. In base alla nuova disciplina ci sono due diverse possibilità per andare in pensione con Opzione donna. Per entrambe è previsto il requisito contributivo di 35 anni di età. La norma base prevede il pensionamento con Opzione donna al compimento del sessantesimo anno di età, con la possibilità  di anticipare il pensionamento per le lavoratrici madri. In questo caso abbiamo:

  • 58 anni per chi ha due o più figli;
  • 59 anni per chi ha un solo figlio;
  • 60 anni per chi non ha figli.

Nonostante le critiche e i dubbi di costituzionalità resta quindi il requisito anagrafico legato al numero di figli.Questa non è l’unica novità legata  ad Opzione Donna. Infatti nell’articolo della nuova bozza di manovra per la legge di bilancio 2023, spunta un’ulteriore novità, infatti sono previste ulteriori condizioni.

Opzione donna: ulteriori condizioni

Affinché si possa andare in pensione con Opzione donna nel 2023 devono esservi ulteriori condizioni:

  • siano care giver, diano assistenza da almeno 6 mesi al coniuge o a un parente convivente di primo grado con handicap grave ai sensi della legge 104 del 1992 articolo 3 comma3, oppure un parente o affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge di quest’ultimo siano impossibilitati ad occuparsene, ad esempio perché a loro volta invalidi o deceduti;
  • abbiano un’invalidità riconosciuta almeno del 74%;
  • sono lavoratrici licenziate o dipendenti di un’impresa che abbai un tavolo di confronto aperto per la gestione della crisi aziendale. Solo in quest’ultimo caso, stando alla lettera dell’articolo 56 della bozza della Legge di Bilancio 2023 si potrà andare in pensione a 58 anni di età.

 

Per una sintesi sulla manovra finanziaria, leggi

Manovra finanziaria: tutte le misure in breve, sigarette, carburanti, benzina, pace fiscale

Come andare in pensione nel 2023? Ecco le opzioni

Sono molti i lavoratori in procinto di maturare i requisiti per la pensione che stanno cercando una via d’uscita dal mondo del lavoro il più possibile vicina, vediamo ora tutte le possibilità per andare in pensione nel 2023.

In pensione nel 2023 con la legge Fornero

Dal punto di vista economico la soluzione migliore è la Legge Fornero. Si tratta della legge base o ordinaria per andare in pensione. In questo caso l’uscita è prevista a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. In alternativa è possibile andare in pensione a qualsiasi età con 42 anni e 10 mesi di contributi (conta tutta la contribuzione) per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Il calcolo della pensione viene fatto applicando sia il sistema contributivo sia il sistema retributivo e dal punto di vista economico è la soluzione migliore.

Chi invece vuole uscire prima dal mondo del lavoro può approfittare degli scivoli pensionistici messi a disposizione.

Pensione anticipata flessibile

Il primo è generalmente denominato Quota 103, ma il disegno di legge di bilancio 2023 lo rubrica “pensione anticipata flessibile” prevede la possibilità di uscita dal mondo del lavoro con un’età anagrafica di almeno 62 anni e un requisito contributivo minimo di 41 anni. In questo caso l’importo lordo mensile massimo non può essere superiore a 5 volte il trattamento pensionistico minimo per tutto il periodo mancante alla maturazione dei requisiti per andare in pensione con la legge Fornero. Chi è iscritto a due o più gestioni previdenziali e non percepisce l’assegno pensionistico da nessuna di esse, ha la facoltà di cumulare i periodi assicurativi al fine di raggiungere il requisito contributivo.

Per chi opta per la pensione anticipata flessibile la decorrenza matura trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti. I dipendenti pubblici che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2022 potranno andare in pensione dal 1° agosto 2023, quelli che invece maturano i requisiti dal 1° gennaio 2023, a partire da sei mesi dalla maturazione e non prima del 1° agosto 2023.

Ape Sociale per andare in pensione nel 2023

L’ulteriore possibilità è l’Ape Sociale che non cambia requisiti rispetto al passato e spetta a:

  • disoccupati;
  • care givers;
  • soggetti che hanno svolto lavori gravosi;
  • disabili.

Le condizioni di accesso all’Ape Sociale per queste tipologie di lavoratori sono diverse e invitiamo alla lettura dell’articolo: APE Sociale 2022: tutte le novità introdotte con la legge di bilancio

Opzione donna

Opzione donna è lo scivolo pensionistico pensato per le donne lavoratrici. Dal 1° gennaio 2023 cambiano però i requisiti anagrafici per le donne. Potranno accedervi le donne a 60 anni se non hanno figli, 59 anni se hanno un figlio, 58 anni se hanno due o più figli. Per poter andare in pensione con Opzione donna servono 35 anni di contributi.

Per conoscere i dettagli, si invita alla lettura dell’articolo: Opzione donna: cosa cambia dal 2023 per chi vuole andare in pensione.

Per chi ha perso il lavoro c’è la possibilità di accedere all’anticipo pensionistico RITA. In questo caso è possibile leggere la guida: RITA: hai perso il lavoro? Scopri se puoi avere la pensione anticipata

 

Opzione donna: cosa cambia dal 2023 per chi vuole andare in pensione

Il Governo Meloni ha confermato Opzione donna anche per il 2023, ma con modifiche rispetto al passato.

Gli scivoli pensionistici per il 2023

Opzione donna è l’anticipo pensionistico specifico per le donne che vogliono uscire prima dal mondo del lavoro. Insieme ad Ape Sociale e a Quota 103 rappresenta gli scivoli pensionistici utilizzabili per uscire prima dal mondo del lavoro rispetto alla Legge Fornero. Si tratta però di misure che vengono prorogate di anno in anno e che in tali proroghe possono subire delle modifiche. Come le altre due opzioni prevede dei requisiti, ma anche degli svantaggi, o meglio prevede una perdita netta sull’assegno pensionistico.

Nuovi requisiti anagrafici per Opzione donna

Mentre Ape Sociale ha ottenuto la proroga senza sostanziali modifiche, quindi potrà essere usata anche dai care giver che assistono disabili, non è così per Opzione Donna. Vediamo cosa cambia per chi vuole andare in pensione nel 2023 utilizzando Opzione donna. Attualmente prevede per le donne la possibilità di uscita dal lavoro avendo maturato 35 anni di contributi e con il requisito anagrafico di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome. In base alle prime indiscrezioni trapelate su Opzione donna 2023 cambia invece il requisito anagrafico e viene correlato al numero di figli della donna. In particolare potranno andare in pensione le donne a:

  • 58 anni se hanno due o più figli;
  • 59 anni se hanno 1 solo figlio;
  • 60 anni se non hanno figli.

Opzione donna 2023 è discriminatoria?

Naturalmente non sono mancate critiche a questo ritocco, sono in molti infatti a pensare che il criterio sia discriminatorio nei confronti delle donne che non hanno figli o che comunque hanno un solo figlio. La ratio di tale scelta dovrebbe essere nel fatto che spesso, a causa di un welfare insufficiente, le donne che hanno dei figli devono lasciare il lavoro. In seguito, quando ormai i piccoli sono pronti per la scuola materna (spesso per il nido trovare un posto non è semplice), le donne fanno fatica a rientrare nel mondo del lavoro. Questo porta uno scompenso alle donne che decidono di mettere su famiglia rispetto a chi invece non ne ha o ne ha uno solo.

In realtà se la ratio della norma fosse questa, la differenza di trattamento più che essere fatta sull’età pensionabile dovrebbe essere fatta sul requisito contributivo, infatti la donna con più figli fa fatica ad accumulare i contributi necessari per andare in pensione con Opzione Donna e non certo a compiere gli anni necessari.

Pensioni, stop alla riforma ma proroga per Ape Sociale e Opzione donna

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha indicato la strada da seguire nei prossimi mesi, non sono mancate puntualizzazioni sulle pensioni. Purtroppo per ora c’è lo stop alla riforma che consenta di superare la legge Fornero, ma ci sarà la proroga di due importanti misure in scadenza al 31 dicembre 2022.

Il programma del prossimo Governo: pensioni, cuneo fiscale, contrasto ai rincari energetici

Oggi c’è stato il discorso alle Camere di Giorgia Meloni, passo precedente rispetto al voto di fiducia praticamente scontato. Ha anticipato nel discorso quella che sarà l’agenda del prossimo futuro parlando sia degli interventi da eseguire nell’immediato, come il contrasto al rincaro energetico, sia le misure a più ampio raggio come la riforma fiscale che dovrebbe portare negli anni alla riduzione di almeno il 5% del cuneo fiscale, la riforma sulle fonti energetiche che devono prevedere un maggiore sfruttamento del gas che l’Italia ha e delle fonti rinnovabili al Sud.

Tra le riforme ad ampio raggio c’è quella del sistema pensionistico che deve tutelare le giovani generazioni e gli importi delle loro pensioni. A breve non ci sarà la riforma delle pensioni, ma il rinnovo di Opzione Donna e dell’Ape Sociale, non ha però citato Quota 102 anch’essa in scadenza al 31 dicembre.

Pensioni, a breve la proroga di Opzione Donna e Ape Sociale

Opzione Donna prevede la possibilità per le donne che hanno compiuto 58 anni di età ( 59 anni per le lavoratrici autonome ) di andare in pensione purché abbiano maturato un’anzianità contributiva superiore o pari a 35 anni.

Opzione donna prevede però il calcolo dell’assegno pensionistico con il metodo contributivo e quindi con una perdita netta sull’importo pensionistico di circa il 25%- 30%. Per il calcolo dei contributi si considerano i contributi obbligatori; i contributi volontari; da riscatto oppure da ricongiunzione. Sono esclusi quelli figurativi accreditati per malattia e disoccupazione dei lavoratori dipendenti privati.

L’Ape Sociale è invece un anticipo pensionistico riconosciuto in presenza di determinate condizioni. In particolare viene riconosciuto a coloro che:

  • svolgono lavori gravosi;
  • disoccupati con almeno 30 anni di contributi;
  • lavoratori che assistono da almeno sei mesi un congiunto in gravi condizioni di salute;
  • invalidi civili con un grado di invalidità pari o superiore al 74%, con 30 anni di contributi versati.

Per conoscere i lavori che sono considerati gravosi e che di conseguenza possono accedere all’Ape Sociale leggi l’articolo: Lavori gravosi, ecco la lista delle nuove categorie di mansioni per l’Ape Sociale.

Nel discorso per la fiducia Meloni ha inoltre annunciato un’estensione della flat tax per lavoratori autonomi e professionisti e la flat tax incrementale per tutti gli altri lavoratori. Particolarmente severa è invece la posizione verso l’Agenzia delle Entrate per la quale si studiano strumenti volti a migliorarne l’efficienza attraverso maggiore riguardo all’evasione scovata e non al numero di istruttorie aperte.

Leggi anche: Flat Tax incrementale: cosa vuol dire? Ecco una simulazione

Non sono mancate critiche al reddito di cittadinanza che dovrebbe essere riformulato in modo che sia potenziata la funzionalità dell’inserimento nel mondo del lavoro.

Quota flessibile: la nuova riforma della pensione della ministra Calderone

La neo-ministra Marina Calderone, a cui è stato affidato il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è già al lavoro e il punto di partenza è al riforma delle pensioni con l’obiettivo di individuare un possibile scivolo che consenta di evitare la legge Fornero. Tra le ipotesi fatte finora, quella che sembra più probabile è la Quota Flessibile.

Riforma della Pensione: cosa vuol dire Quota Flessibile?

Nel giorni scorsi avevamo parlato di Quota 41 voluta dalla Lega e di Opzione Uomo, ora finalmente sembra che le indiscrezioni vadano a concretizzarsi con la possibilità di uscita dal lavoro in un arco di età flessibile dai 61 ai 66 anni di età.

La proposta dovrebbe portare al pensionamento di 470 mila persone. Marina Calderone prima di arrivare al Ministero era a capo della Fondazione studi dei consulenti del lavoro e questo fa in modo che sull’argomento sia molto preparata perché di fatto conosce i numeri e quindi non fa proposte “alla cieca”.

La Ministra ha parlato di una Quota 100 o Quota 102 flessibili con possibilità di uscire dal lavoro avendo maturato almeno 35 anni di contributi e con un’età compresa tra 61 e 66 anni. Rispetto a Quota 102 come ora in vigore, e in scadenza al 31 dicembre 2022, c’è comunque una novità, infatti questa prevede l’uscita dal mondo del lavoro solo dopo aver compiuto 64 anni di età con 38 anni di contributi, mentre con la nuova norma ci sarebbe maggiore flessibilità per quanto riguarda il requisito anagrafico.

Ricordiamo che il 31 dicembre oltre a scadere Quota 102, scadono anche Opzione donna che prevede il pensionamento 58 anni (59 per le lavoratrici autonome) ma con taglio sulla pensione calcolata solo con il sistema contributivo e Ape Sociale che consente il ritiro anticipato a 63 anni per i lavori gravosi.

Secondo quanto dichiarato dalla neo-ministra al quotidiano Repubblica, l’obiettivo non è semplicemente favorire il pensionamento evitando la legge Fornero, ma sostenere le nuove assunzioni e il ricambio generazionale nelle aziende. Rispetto all’applicazione della Quota 102 rigida la nuova soluzione porterebbe al pensionamento del doppio delle persone.

Quale sarà il prezzo da pagare per la Quota Flessibile?

Purtroppo sembra che anche in questo caso potrebbero esservi dei riflessi sull’importo della pensione, due sono le ipotesi allo studio: un ricalcolo andando a preferire il sistema contributivo rispetto a quello retributivo/misto, la seconda ipotesi invece sarebbe una riduzione rapportata agli anni di anticipo del pensionamento rispetto alla legge Fornero.

Leggi anche: Pensione: quando si applicano il calcolo retributivo, contributivo o misto?

Riforma pensioni: ritorna l’ipotesi di Quota 41 voluta dalla Lega

Tra le ipotesi allo studio del governo, che si insedierà a breve, per la riforma delle pensioni c’è anche la Quota 41 che dovrebbe rappresentare lo scivolo verso la pensione anticipata per il 2023 con superamento della Legge Fornero. Ecco cosa prevede.

No dei sindacati a Opzione Uomo, torna alla ribalta Quota 41

Il ritorno alla legge Fornero spaventa tutti i lavoratori che negli ultimi anni con Quota 100, Quota 102, opzione donna sono riusciti comunque a lasciare il lavoro prima dei 67 anni di età. È notizia recente che l’Inps ha approvato l’ipotesi di Opzione Uomo ( in realtà si tratterebbe di Opzione Tutti in quanto andrebbe a sommarsi ad Opzione Donna, misura che dovrebbe diventare strutturale). Opzione Uomo se approvata, consentirebbe di andare in pensione a 58-59 anni di età, con 35 anni di contributi, ma con un netto taglio dell’assegno pensionistico.

Questa proposta ha ricevuto il plauso dell’INPS, ma netta contrarietà da parte della CGIL perché di fatto indurrebbe molte persone a restare nel mercato del lavoro visto il taglio consistente dell’importo pensionistico. Sulla stessa linea della CGIL c’è anche la CISL. Considerando gli effetti di Opzione Donna questa ipotesi sarebbe plausibile visto che solo il 25% della potenziale platea ha chiesto di andare in pensione con questa formula.

Tridico, presidente dell’Inps, ha sottolineato che Opzione Uomo consente di avere una certa flessibilità nell’uscita dal mondo del lavoro.

Cosa prevede Quota 41?

Proprio per questo resta allo studio anche l’ipotesi presentata dalla Lega, cioè Quota 41. Questa consente di andare in pensione al raggiungimento del requisito di 41 anni di contributi versati. In realtà dovrebbe anche un requisito minimo di età che difficilmente potrà essere collocato prima dei 61-62 anni di età. Rispetto a Opzione Uomo quindi si va in pensione dopo, ma non vi è il taglio dell’importo mensile.

Per le casse dello Stato Quota 41 avrebbe un costo di 5 miliardi di euro.

Riforma pensioni: assegni più alti, solidarietà intergenerazionale, flessibilità in uscita

Comincia a consolidarsi il disegno di riforma pensioni che potrebbe essere approvata. Ecco come potrebbe cambiare il welfare nel prossimo futuro.

Welfare: aumentano gli importi degli assegni di invalidità

La prima cosa da sottolineare è che nel programma di Fratelli d’Italia, primo partito in seguito al voto del 25 settembre, c’è l’idea di innalzare le prestazioni in favore degli invalidi civili, in particolare si legge che nessuna prestazione di invalidità potrà avere un importo inferiore rispetto ad altre forme di assistenza sociale.

Flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e stop all’adeguamento all’aspettativa di vita

La seconda proposta riguarda la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. È molto probabile che resti in vigore la legge Fornero, ma che come già avvenuto negli anni passati con la Quota 100 e la Quota 102, ci sarà la possibilità di uscire prima dal mondo del lavoro. Per ora ancora non è chiaro come potrebbe essere applicata tale flessibilità, ma sembra si vada verso la conferma dell’Ape Sociale e di Opzione Donna. Inoltre nel programma c’è un altro elemento importante, cioè lo stop all’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Attualmente lo stop già c’è ma è legato all’epidemia Covid che ha portato l’aspettativa di vita a non innalzarsi, quindi si tratta di uno stop automatico, mentre ora dovrebbe essere introdotto in modo strutturale per evitare che i lavoratori si trovino a rincorrere la pensione.

Leggi anche: Pensioni: cosa cambia con il blocco dell’aspettativa di vita

Riforma pensioni e solidarietà integenerazionale

Fratelli d’Italia punta però al ricambio generazionale nel mondo del lavoro e questo vuol dire per forza di cose che dovrà esserci un’uscita anticipata di massa dal mondo del lavoro e questo anche grazie a incentivi di tipo economico.

Fratelli di Italia punterebbe a un programma di solidarietà intergenerazionale con incentivi fiscali nei confronti di over 65 che sostengono oneri nei confronti di under 36, tra questi oneri riconosciuti vi dovrebbero essere spese sanitarie, per istruzione scolastica e universitaria, pratica sportiva e canoni di locazioni per immobili. In poche parole genitori e nonni che aiutano figli e nipoti dovrebbero avere sconti fiscali.

Nel programma di solidarietà intergenerazionale dovrebbero finire anche le pensioni d’oro, le stesse non dovrebbero essere sottoposte a un ricalcolo per evitare che le pensioni versate non corrispondano ai contributi effettivamente versati, in poche parole si potrebbe introdurre una sorta di tetto, ma ancora non è stato chiarito a quale livello di reddito dovrebbe esserci questo stop.

Buone notizie dovrebbero poi arrivare per tutti i pensionati in quanto dovrebbe esserci una rivalutazione delle pensioni legata non semplicemente all’inflazione, ma alla svalutazione monetaria. Nel programma c’è anche la tutela delle pensioni delle giovani generazioni.

Pensioni: dal 2023 si torna alla legge Fornero senza scivoli

Chi vorrebbe andare in pensione nei prossimi anni dovrà purtroppo fare i conti con difficoltà non da poco, infatti, tra i vari partiti politici c’è chi afferma, senza mezze misure, che si dovrà tornare alla legge Fornero.

Pensione con Quota 102? Non più sostenibile. Si torna alla legge Fornero

Abbiamo già detto in precedenza che la quota 102 è a rischio perché se non si interviene con uno scivolo entro termini brevi, vi è il rischio del ritorno in automatico alla legge Fornero che prevede l’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni. Nel frattempo sono numerosi i politici che hanno dichiarato che tra i primi atti del nuovo governo, in caso di vittoria dello schieramento, vi sarà il superamento della Legge Fornero, ma qualcuno è di contrario avviso. Secondo le dichiarazioni di alcuni esponenti politici non è più sostenibile economicamente un provvedimento simile a Quota 100 , in realtà ora è Quota 102, che consente un’uscita anticipata dal mondo del lavoro.

Si sottolinea da più che l’Italia rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea spende troppo per le pensioni e questo si ripercuote sulle giovani generazioni.

Pensione con Opzione donna e Ape Sociale nel 2023: cosa succederà?

Ricordiamo che nel frattempo, sebbene fosse stata auspicata la proroga dell’Ape Sociale, la stessa non è arrivata quindi anche questo scivolo cade il 31 dicembre 2022. Questa particolare misura è riservata ai disoccupati, ai lavoratori addetti ad attività gravose e in poche altre situazioni ben definite. Un’eventuale proroga arriverà con la legge di bilancio 2023, ma ricordiamo che si rischia l’esercizio provvisorio, infatti la legge deve essere approvata entro il 31 dicembre, ma se vi saranno difficoltà nella formazione del governo potrebbero esserci problemi.

Stessa sorte per Opzione Donna che scade il 31 dicembre 2022. Sia per opzione donna sia per l’Ape Sociale in realtà non sembra vi siano molte difficoltà perché appunto possono essere inserite nella legge di bilancio. Diverso il caso della Quota 102 perché non c’è ancora un disegno preciso da parte dei partiti.

Pensioni: si ritorna alla legge Fornero a gennaio?

La legge Fornero è una delle riforme pensionistiche meno amate dai cittadini italiani. Nel tempo il suo effetto è stato mitigato da riforme temporanee come Quota 100, Quota 102, Opzione donna e altre norme che consentivano, al presentarsi di determinati requisiti, di uscire prima dal mondo del lavoro. Attualmente però siamo in periodo di elezioni, fino all’inizio di ottobre non ci sarà un nuovo governo e quando questo entrerà nel pieno delle funzioni dovrà occuparsi della legge di bilancio al fine di evitare o almeno limitare, l’esercizio provvisorio. Ecco perché sono in molti a temere che con il 2023 si ritornerà alla legge Fornero senza alcuna mitigazione.

Pensioni: a gennaio si va in pensione con la legge Fornero o saranno approvati correttivi?

Ricordiamo che la legge Fornero richiede il raggiungimento di 67 anni di età per poter raggiungere l’agognata pensione, inoltre è previsto un adeguamento periodico all’aspettativa di vita.

Leggi anche: Pensioni: cosa cambia con il blocco dell’aspettativa di vita?

Cosa succederà però nel 2023?

Per una riforma strutturale del sistema pensionistico ci vuole naturalmente tempo quindi molti auspicano una conferma all’ultimo minuto di Quota 102, difficile sperare in un ritorno di Quota 100. Questi due correttivi consentono di andare in pensione raggiungendo Quota 102 (100 in passato) tra età anagrafica e anni di contributi.

Leggi anche Legge Fornero: applicazione totale dal 2023 o ci saranno correttivi?

Le proposte dei partiti per la riforma del sistema pensionistico

Per quanto invece riguarda le proposte dei partiti, ricordiamo che Forza Italia è concentrata soprattutto sull’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro. Più cautela è mostrata da Fratelli d’Italia che auspica un aumento delle pensioni minime, ma non lo quantifica e propone di trovare le risorse attraverso l’eliminazione/correzione del reddito di cittadinanza.

Chi avanza proposte più ardite è la Lega, guidata da Matteo Salvini, che propone la pensione di vecchiaia a 63 anni di età con 20 anni di contributi (un vero e proprio superamento delle Legge Fornero) e ha già annunciato la volontà di confermare Opzione Donna. Sempre la Lega propone una pensione minima garantita di 1.000 euro per i giovani che hanno versato i contributi esclusivamente con il sistema contributivo, meno conveniente rispetto al retributivo e al misto.

Leggi anche: Pensione: quando si applicano il calcolo contributivo, retributivo e misto?

C’è da dire che una proposta di riforma simile a quella della Lega arriva anche da Verdi e Sinistra Italiana (alleati del Pd). Anche in questo caso si prevede la pensione per coloro che hanno maturato 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età, oppure 62 anni e un minimo contributivo di 20 anni.

Tra le proposte del M5S c’è invece il riconoscimento di ulteriori agevolazioni e l’estensione del trattamento pensionistico riservato ai lavori usuranti