Scalapay, che cos’è e come funziona?

Si sta sempre diffondendo, tra i metodi di pagamento, il “Compri ora e paghi poi”. Tra i sistemi di pagamento rientranti tra le offerte degli operatori si ritrova Scalapay. Bastano pochi click per attivare il procedimento che si conferma facile e immediato. Con Scalapay, inserendo immediatamente i dati della carta, si ottiene da subito il saldo suddiviso in tre rate. È uno dei metodi di pagamento di beni non essenziali sia per comprare on line che nei negozi fisici.

Tra i metodi di pagamento Bay now pay later c’è Scalapay: compra adesso e paghi dopo

Scalapay rientra nei metodi di pagamento “Bay now pay later” (Bnpl), ovvero “Compra adesso e paghi dopo”. Si può differire il pagamento grazie al piano di rateazione di piccoli importi senza che su di essi siano applicati degli interessi o costi di transazione per chi compra. Il metodo di pagamento rateale è utilizzato soprattutto sulle piattaforme di market place, senza che vengano richiesti gravosi adempimenti burocratici. Infatti, quasi sempre, i controlli sulla capacità di rimborsare le tre rate previste sono pressoché poche. In generale, la procedura per il pagamento dura pochi minuti se si paga con la Visa Gold. Ma si può utilizzare anche una carta prepagata.

Bay now pay later, quali vantaggi ha il venditore?

Le condizioni di vendita e di pagamento utilizzate da chi vende il bene fanno pensare a quale possa essere il vantaggio per il venditore utilizzando un metodo di pagamento Buy now pay later, ovvero il servizio Scalapay. Anche il venditore ottiene il suo vantaggio. Con una commissione piuttosto limitata, incassa subito il pagamento o nel giro massimo delle successive 48 ore. Inoltre, il venditore non va incontro al rischio di insoluto. Il fenomeno dei metodi di pagamento Compra adesso e paghi dopo stanno avendo notevole utilizzo grazie allo sviluppo del commercio elettronico. Il valore complessivo delle transazioni del 2021 si è aggirato in circa due miliardi di euro. Si attende una crescita annuale del 40% fino a raggiungere transazioni per 10 miliardi di euro nel 2025.

Scalapay, come utilizzare il metodo di pagamento a rate?

Uno dei maggiori player della scena internazionale per i pagamenti Compra adesso e paghi dopo è Scalapay. Rappresenta un modo per suddividere la spesa per l’acquisto effettuato (soprattutto on line) in tre rate. Tuttavia, presto Scalapay prevederà la possibilità di poter pagare fino a 4 rate mensili. L’importo massimo della transazione può arrivare a 1.000 euro. Il servizio, inoltre, è totalmente gratuito per il cliente che effettua acquisti. È il venditore che paga una commissione che può andare dal 3,5% al 6%. Tuttavia, il venditore riceve nell’immediato l’importo pagato da chi ha effettuato l’acquisto.

Scalapay, quali sono i passaggi per procedere con il pagamento?

Per poter procedere con il pagamento mediante Scalapay, il soggetto che effettua acquisti on line deve procedere con il selezionare l’opzione di pagamento preferita. In tal caso, l’opzione “Scalapay” va selezionata nel momento in cui si effettua il check out. Risulta necessaria la registrazione. In tal caso vanno immessi i dati della carta di credito del compratore. Ma si può procedere anche con l’inserimento dei dati della carta di debito oppure di una prepagata. In automatico, il saldo rappresentato dal prezzo del bene o dei beni acquistati, viene suddiviso in 3 rate.

Scalapay, quando vanno pagate le rate con l’addebito?

Il pagamento della prima rata di Scalapay per un bene acquistato avviene all’istante. La seconda e la terza rata, invece, vengono addebitate a distanza di un mese, l’una dall’altra, rispetto alla prima. Nel caso in cui il pagamento avviene in un negozio fisico, il cliente deve registrarsi al portale di Scalapay. Per l’acquisto occorre selezionare il retail presso il quale si effettua l’acquisto e la spesa prevista. Il sistema Scalapay genera, dunque, un codice a barre che deve essere presentato alla cassa per il pagamento. Avviene dunque alla cassa il completamento della transazione per ciò che si acquista.

Scalapay, le novità in arrivo per i metodi di pagamento

Oltre alla possibilità di suddividere in quattro rate mensili (la prima va pagata all’istante, le altre a distanza di un mese l’una dall’altra), presto arriveranno delle novità sul metodo di pagamento Scalapay. Infatti, è previsto uno snellimento del sistema di identificazione del cliente che verrà collegato ai dati anagrafici. Nel caso in cui il cliente non paga, l’account viene bloccato. Oppure, si cerca un accordo con il team di supporto. L’insoluto, in ogni caso, fa sapere uno dei fondatori di Scalapay Simone Mancini, si aggira intorno alla percentuale dell’1%.

Scalapay, quali alternative in Italia? Ecco PagoLight di Compass

In Italia l’alternativa principale a Scalapay si chiama PagoLight di Compass. A luglio dello scorso anno, il metodo di pagamento Compass aveva raggiunto le 45 mila richieste per una cifra di transazioni pari a 30 milioni di euro circa. Gli importi spesi dai clienti partono, mediamente, dai 100 o 150 euro, per raggiungere cifre più alte, soprattutto nei settori del fashion, del beauty e del wellness.

Pagamenti, limite di contante a 1000 euro dal 1° gennaio 2022, addio al cashback

Cambia la politica antievasione del governo a partire dal 2022. Dal prossimo 1° gennaio il limite dei pagamenti in contante scende a 1000 euro. Anche sugli incentivi relativi ai pagamenti con le carte cambiano le regole: non ci sarà più il cashback e modifiche sono in corso di studio anche per la lotteria degli scontrini.

Pagamenti con contanti: dal 1° gennaio 2022 il limite scende a 1000 euro

Dal 1° gennaio 2022 per i pagamenti in contanti la soglia sarà di 1000 euro. L’attuale limite dei 2000 euro nell’utilizzo delle banconote verrà pertanto dimezzato. La misura è contenuta nel decreto fiscale del governo nell’ambito di un progetto più ampio partito con la legge di Bilancio 2020 del secondo governo Conte. Già dal 1° luglio del 2020 infatti il limite di utilizzo dei contanti nei pagamenti era sceso da 3000 a 2000 euro.

Utilizzo carte di credito e moneta elettronica al 37% a fine 2021

Il limite dei 1000 euro nei pagamenti in contanti pareggia quello di Mario Monti nel 2011 con il decreto “Salva Italia”. In questi dieci anni il modo di pagare degli italiani è cambiato con l’utilizzo della moneta elettronica in continua ascesa (entro la fine del 2021 i pagamenti con carta saranno del 37% rispetto al 33% del 2020 e al 29% del 2019, secondo il Politecnico di Milano). Ma rimane un’ampia fascia di pagatori che utilizzano ancora il contante per le transazioni.

Con Draghi addio al cashback di Stato, non sarà rinnovato nel 2022

Sul fronte degli incentivi all’utilizzo delle carte per i pagamenti, la legge di Bilancio 2022 non confermerà il cashback di Stato. Il premio del 10% sugli acquisti (fino a 150 euro di bonus corrispondenti a una spesa di 1500 euro a semestre pagata con le carte di credito e applicazioni) era stato introdotto durante il secondo governo Conte ed è stato attuato in due periodi. Il primo, dall’8 dicembre al 31 dicembre dello scorso anno; il secondo dal 1° gennaio al 30 giugno 2021. Draghi ha sospeso il cashback di Stato a partire dal 1° luglio 2021 con l’intenzione di ripristinarlo nel 2022. Ma così non sarà, a meno di novità entro la fine di quest’anno.

Lotteria degli scontrini, la novità potrebbe essere quella delle vincite istantanee

Il governo potrebbe invece continuare a puntare sulla lotteria degli scontrini anche nel 2022. Ma con un profondo restyling e la novità dei premi istantanei. Tuttavia, per questi ultimi è necessario che i commercianti adeguino tecnicamente i propri sistemi. Attualmente anche gli esercenti ricevono incentivi per l’utilizzo della carta di credito.

Credito di imposta sugli acquisti e utilizzi nuovi Pos degli esercenti

Si tratta dell’elevazione dal 30 al 100% del credito di imposta derivante dalle commissioni pagate dai commercianti per l’utilizzo dei Pos dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022. Tuttavia la tax credit sull’acquisto dei dispositivi, o sul noleggio e utilizzo, segue un doppio binario. La discriminante è l’acquisto di un dispositivo di tipo tradizionale o Pos di tipo “smart”. Per questi ultimi modelli la tax credit scatterà solo a partire dal prossimo anno.

Segnali positivi dai pagamenti alle imprese

Ci sono diversi fattori che possono essere presi in considerazione per capire se l’aria della crisi si è fatta meno pesante. Uno di questi riguarda i pagamenti verso le imprese e i numeri delle società protestate.

Secondo l’Osservatorio Cerved sui Protesti e Pagamenti delle imprese italiane, lo scorso anno si è registrato un numero di società protestate minore rispetto ai livelli pre-crisi del 2007 e i tempi medi di liquidazione delle fatture si sono abbassati ai livelli del 2012.

Secondo l’Osservatorio, nel 2015 sono state protestate in Italia 28mila società non individuali, un numero inferiore a quello del 2007 e minore del 19% rispetto a quello del 2014. Sul fronte dei pagamenti, i tempi di attesa dei fornitori per il saldo delle fatture sono stati di circa 76 giorni, contro gli 81 del 2012. Calo anche per i termini concordati in fattura e i ritardi.

L’Osservatorio ha anche rilevato che i dati dei protesti e dei pagamenti relativi al 2015 sono risultati in miglioramento un po’ in tutta Italia, anche se il Sud continua a scontare tempi ancora troppo dilatati per i pagamenti. Allo stesso modo, settori come la produzione e la distribuzione di beni di largo consumo non hanno beneficiato di un miglioramento sensibile.

Interessante il commento di Gianandrea De Bernardis, Amministratore Delegato di Cerved: “Dopo i cali registrati nel numero di chiusure aziendali e liquidazioni volontarie, le rilevazioni su protesti e tempi dei pagamenti confermano che il 2015 è stato un anno positivo per le imprese italiane. Per il nostro tessuto economico non si è trattato di un percorso indolore: le aziende più fragili sono uscite dal mercato e i fornitori sono diventati più cauti nel concedere credito commerciale. La conseguenza è un sistema che esce dalla crisi con meno imprese ma più virtuose, che pagano i fornitori con maggiore regolarità”.

Crediti Imprese: No aumento IRPEF


Novità a tema pagamenti pubblica amministrazione, si prevede un periodo dove si dirà “no a nuove tasse e priorità a imprese e professionisti. Il decreto è slittato ad oggi, questo significa che le difficoltà sono assolutamente innumerevoli e le pratiche da realizzare numerose.
Qualche giorno fa la Camera dei deputati ha approvato l’altro giorno, la risoluzione che incarica il Governo a richiedere misure in merito all’eseguibilità immediata e semplificata. In questa fase risulta fondamentale dare credito a imprese e professionisti e solo dopo alle Banche.
Si prevedono tempi lunghissimi a causa della burocrazia italiana prima di veder liberata tutta la liquidità necessaria. Secondo le informazioni in nostro possesso, dovrebbero essere disponibili 9 miliardi di euro, 5 svincolati dal Patto di Stabilità più un fondo di prestiti di circa 2 miliardi nel 2013 e 2 nel 2014.
Gli enti locali interessati hanno la possibilità di comunicare direttamente online i loro debiti entro il 30 aprile. Per i comuni italiani sono previste riserve di liquidità bloccate dal patto, quindi l’ente dovrebbe fissare le risorse da liberare.
Infine desideriamo ricordarvi che le risorse per la liquidità necessaria verranno da emissioni di titoli di stato per 25 miliari sia per 2013 che per 2014.

Alemanno: necessari interventi sulla Spesa Pubblica

di Alessia CASIRAGHI

I tributaristi d’Italia dicono sì alla nuova manovra economica, ma sollecitano l’intervento più che mai necessario sulla spesa pubblica. Riccardo Alemanno, Presidente dell’ Istituto Nazionale Tributaristi ha riaffermato la necessità di seguire la strada indicata da Monti, data la situazione di emergenza in cui versa l’Italia, ma ha ricordato anche che per il futuro sono più che obbligatori interventi mirati sulla spesa pubblica e sulle singole problematiche. “Condividere la manovra economica è quasi obbligatorio date le ragioni di urgenza ed inderogabilità di interventi forti e di immediata efficacia – afferma Alemanno – ma ciò porterebbe a non raggiungere gli obiettivi come è avvenuto per le tante (troppe) manovre dell’estate e dell’autunno”.

Per l’INT sono necessari interventi mirati nel settore fiscale, come l’ immediata revisione delle norme relative alla comunicazione delle operazioni IVA , il cosiddetto spesometro. I tributaristi auspicano la completa revisione della normativa alla luce dell’ulteriore abbassamento dell’uso di contante per i pagamenti (da 2.500 a 1.000 euro). Come? Reintroducendo al posto delle comunicazioni, gli elenchi clienti e fornitori contenenti le operazioni anche nei confronti dei privati

Il divieto di uso del contante oltre la soglia dei 1.000 euro rende inutile la comunicazione di operazioni non fatturate superiori a 3.600 euro. Allo stesso modo la tracciabilità di tutti i pagamenti superiori, anche per le operazioni fatturate, dovrebbe rendere inutile la comunicazione delle singole operazioni fatturate superiori ai 3.000 euro.

Ai fini della lotta all’evasione, secondo l’INT sarebbe molto più utile e quindi necessario conoscere la totalità delle spese sostenute anche dai privati. Per le imprese dovrebbe essere istituito un primo controllo incrociato automatizzato, che si avvalga della trasmissione telematica dei dati e degli importi fatturati.

Alemanno invierà nei prossimi giorni una nota al Ministero dell’Economia e delle Finanze che affronti il problema delle comunicazioni delle singole operazioni: “la comunicazione di singole operazioni, già difficoltosa per gli importi superiori ai 25.000 euro previsti per il 2010, sarebbe molto più complessa per gli importi ridotti a 3.000 per il 2011 soprattutto per le aziende non strutturate” ribadisce il Presidente. Che conclude “Sarebbe auspicabile che tutti commercialisti, tributaristi, consulenti del lavoro, e revisori facessero sentire la loro voce in un solo senso senza strumentalizzazioni per una efficace semplificazione senza volere impedire l’utilizzo di strumenti utili per la giusta lotta all’evasione“.

Artigianato Veneto: troppi ritardi nei pagamenti

Gli artigiani veneti denunciano un eccessivo ritardo nei pagamenti o mancati pagamenti. Sono il 37% a lamentare la situazione su un campione di mille intervistati telefonicamente. Il problema principale è un aggravio della liquidità disponibile. Tale appesantimento si concentra particolarmente nelle aziende dell’edilizia e dei servizi alle imprese, mentre nel manifatturiero e nei servizi alle persone si assiste ad una maggiore stabilità.

I tempi medi per incassare sono di 79 giorni se il pagatore è un privato, 96 se è un’altra impresa e 180 giorni se si tratta della PA. Il presidente della confederazione Giuseppe Sbalchiero commenta: “Situazioni da Far West. Farsi pagare è sempre più difficile ed il livello di sofferenza delle imprese sta diventando insopportabile. Tra il 2010 e il 2011 i tempi dei pagamenti dei privati sono saliti di nove giorni e quelli delle imprese fornitrici di sette, a conferma che la crisi ha peggiorato la situazione. Una recente direttiva europea, approvata lo scorso febbraio, ha cercato di porre un freno a tali ritardi prevedendo misure particolarmente severe, specie quando il cattivo pagatore è la pubblica amministrazione. Ma l’Italia non si è ancora mossa per dare attuazione alla direttiva. C’è tempo fino al 2013, ma noi – conclude Sbalchiero – speriamo che si non attenda l’ultimo minuto“.