Bando ICT per i liberi professionisti dell’Emilia Romagna

Dalla Regione Emilia Romagna arriva un bando rivolto esclusivamente ai liberi professionisti per favorire l’implementazione di soluzioni ICT a livello avanzato, che possano dunque promuovere la crescita e lo sviluppo.

Ciò significa che i destinatari delle risorse messe a disposizione sono i liberi professionisti ordinistici titolari di partita IVA iscritti a Ordini o Collegi professionali e alle rispettive Casse di previdenza, oppure ai liberi professionisti non ordinistici purché sempre titolari di partita IVA.

I requisiti richiesti per accedere al bando sono:

  • avere unità operativa o sede legale in cui si realizza il progetto sul territorio della Regione Emilia Romagna;
  • non essere lavoratori dipendenti o pensionati;
  • svolgere l’attività professionale;
  • per le associazioni, devono essere costituite tra professionisti che svolgono l’attività professionale al momento della domanda;
  • per le società tra professionisti, essere attive e non trovarsi in stato di liquidazione o soggette a procedure di fallimento.

I progetti presentati dovranno basarsi su un investimento minimo pari a 15 mila euro.

Si riceveranno contributi corrispondenti al 40% dell’investimento totale, e comunque non al di sopra dei 25 mila euro.
Le domande possono essere presentate entro il 31 maggio 2017. Il bando è sul sito della Regione Emilia Romagna.

Vera MORETTI

Corsi di formazione e aggiornamento: ecco in che percentuale sono deducibili

I professionisti con partita Iva possono scaricare, tra le altre, anche le spese di formazione e aggiornamento professionale.
In particolare, il Ddl Lavoro Autonomo e Smart Working rendono deducibili al 100% le spese per master e corsi di formazione, ma anche partecipazioni a convegni e congressi, compresi viaggio e soggiorno. Il tetto massimo annuale è di 10mila euro. Ma, fino a quando il Ddl non sarà approvato definitivamente, queste spese rimarranno deducibili solo al 50%.

Ovviamente, i corsi di formazione devono essere inerenti alla professione svolta e la deducibilità vale, alla stessa percentuale, anche per i corsi di formazione online in modalità e-learning.

Spese deducibili da IRPEF e IRAP:

  • Quota di iscrizione ai corsi, convegni e congressi;
  • spese di viaggio per raggiungere la sede del corso o convegno;
  • spese di vitto durante il corso o convegno;
  • spese di alloggio per la partecipazione.

Deducibilità IRPEF:

  • Iscrizioni e viaggi: deducibilità del 50% sul 100% della spesa.
  • Vitto e alloggio: deducibilità del 50% sul 75% delle spese.

Iscritti albi professionali
La circolare n. 35/E 2012 dell’Agenzia delle Entrate ha chiarito che la deducibilità è applicabile anche alle spese per la partecipazione alla formazione continua obbligatoria degli iscritti in albi professionali come ingegneri, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, geometri, ecc.

I corsi di formazione e aggiornamento professionale possono essere svolti anche all’estero, purché si provi la spesa con copia della fattura e del bonifico con cui si è pagato il corso.

Vera MORETTI

Jobs act: ecco cosa cambierà per i lavoratori autonomi

Dalla Camera dei deputati è arrivato l’ok al disegno di legge per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale, che contiene anche misure volte a favorire la flessibilità sia dei tempi sia dei luoghi del lavoro subordinato.

Ma non si tratta solo di questo, poiché per i possessori di partita Iva il jobs act ha in serbo altre novità. Vediamole nel dettaglio:

  • PAGAMENTI – Sono abusive le clausole con le quali il committente decida di cambiare unilateralmente le condizioni del contratto, così come sono abusive quelle che prevedano pagamenti oltre i 60 giorni, nel caso sono previsti interessi di mora. O ancora il rifiuto di stipulare il contratto in forma scritta.
  • MATERNITA’ – Le lavoratrici della gestione separata possono fruire del trattamento di maternità a prescindere dall’astensione dell’attività lavorativa; il congedo parentale passa da 3 a 6 mesi ed è fruibile fino al terzo anno di vita del bambino, non più solo a un anno.
  • DIS-COLL – E’ previsto che l’indennità di disoccupazione per i collaboratori da luglio diventi strutturale ed estesa ad assegnisti e dottorandi di ricerca con borsa di studio, a fronte di un aumento dell’aliquota contributiva (0,51%).
  • MALATTIA – In caso di malattia, infortunio ma anche di gravidanza, se si svolge un’attività continuativa, non si perde il rapporto di impiego (senza il diritto al corrispettivo) e può essere sospeso fino a 150 giorni, a meno che non venga meno l’interesse del datore. Inoltre, a fronte di infortunio a malattia grave, si possono sospendere i contributi fino a 2 anni e la restituzione potrà avvenire in rate mensili.
  • APPALTI – La P.a può promuovere la partecipazione dei lavoratori autonomi a bandi e appalti pubblici. Gli autonomi sono equiparati alle Piccole e medie imprese, per l’accesso ai piani operativi nel quadro dei Fondi strutturali europei. Per partecipare ai bandi, i professionisti possono costituirsi inrete, consorzi stabili, associazioni professionali temporanee.
  • SMART WORKING – il lavoro agile fa ingresso nella normativa nazionale, ne vengono definiti infatti i contorni dello smart working, quali ‘modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato’. Stabilito da un accordo tra le parti, prevede l’utilizzo di strumenti tecnologi, l’attività può essere svolta all’interno e all’esterno dell’azienda. Si dovranno disciplinare inoltre i tempi di riposo.
  • FORMAZIONE – I costi relativi a corsi di formazione, aggiornamento, master, congressi diventano totalmente deducibili (tetto annuo a 10 mila euro), così come le spese per i servizi di certificazione delle competenze, orientamento, sostegno all’autoimprenditorialità (fino a 5mila euro annui). Deducibilità pena anche per le spese di vitto e alloggio sostenute dal professionista-
  • CONTRATTAZIONE – Il trattamento economico e normativa del ‘lavoratore agile’, in tema ancora di smart working, non può essere inferiore a quello applicato ai colleghi che lavorano all’interno dell’azienda. Al lavoratore può essere riconosciuto il diritto all’apprendimento permanente e alla periodica certificazione delle competenze.

Vera MORETTI

Lavoratore dipendente e a partita Iva? Si può

Ci sono particolari situazioni in cui è possibile che un lavoratore dipendente abbia anche una partita Iva, e che, quindi, percepisca una busta paga aziendale ma anche altri redditi che derivano da un lavoro autonomo.

Ciò accade quando nasce la necessità di migliorare la propria condizione economica o per fare spazio ad un hobby, o una passione, che diventa un secondo lavoro.

Le motivazioni, comunque, sono soggettive, ma sta di fatto che le partite Iva sono in continuo aumento, soprattutto quelle aperte da lavoratori che già percepiscono uno stipendio da dipendenti.
Nonostante questa tendenza sia in crescita, ci sono ancora molti dubbi circa il versamento dei contributi INPS, gli obblighi di comunicazione ai datori di lavoro, il cumulo dei redditi.

Un dipendente privato può aprire una partita Iva, sia come ditta individuale sia come libero professionista, ma l’importante è che non ci sia concorrenza tra il lavoro svolto come dipendente e quello a partita Iva, se il contratto lo vieta.
Se, infatti, non c’è nessun esplicito divieto, non sussistono problemi di coesistenza tra le due attività.

Il Codice Civile, a questo proposito, è molto chiaro: “esiste l’obbligo di fedeltà del lavoratore di non trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio.
La violazione dell’obbligo di fedeltà costituisce inadempimento contrattuale che dà luogo a responsabilità disciplinare e, nella maggior parte dei casi, integra la giusta causa di licenziamento. Il lavoratore è inoltre tenuto al risarcimento dei danni subiti dal datore di lavoro
“.

Per quanto riguarda la contribuzione previdenziale INPS:

  • in caso di lavoratore dipendente a tempo indeterminato full-time (ovvero con almeno 26 ore lavorative settimanali) che avvia un’attività d’impresa commerciale, se è possibile qualificare il lavoro in azienda come prevalente sia in termini di tempo che in termini reddituali (reddito annuo come lavoratore dipendente maggiore del reddito derivante dall’attività commerciale), non è necessaria l’iscrizione alla Gestione commercianti dell’INPS né il versamento di ulteriori contributi. Una volta avviata l’attività l’INPS invierà al lavoratore comunque una comunicazione in merito all’iscrizione del soggetto alla Gestione commercianti, tuttavia sarà sufficiente rispondere spiegando i motivi che prevedono la cancellazione dell’iscrizione e provando l’esistenza del rapporto di lavoro dipendente allegando una copia dell’ultima busta paga percepita.
  • nel caso di lavoratore dipendente che avvia un’attività da libero professionista, è previsto l’obbligo di iscriversi alla Gestione separata INPS versando il contributo proporzionale del 18%;
    in caso di contratto di lavoro a tempo determinato bisogna valutare se complessivamente nel corso dell’anno il periodo trascorso come lavoratore dipendente può essere o meno considerato prevalente rispetto all’attività commerciale esercitata.

Vera MORETTI

Legge di Stabilità 2015: ecco le novità

Il 15 ottobre è stato varato, dal Consiglio dei Ministri, il testo della Legge di Stabilità 2015, che ora passerà in Parlamento per l’iter di approvazione, che dovrebbe arrivare a fine anno.
Vediamo nel dettaglio le novità salienti.

Per quanto riguarda lavoro e fisco:

  • taglio della componente lavoro dell’Irap per le imprese per 6,5 miliardi di euro, per spingere l’occupazione e soprattutto l’assunzione con contratto a tempo indeterminato;
  • contributi azzerati per i primi tre anni per le imprese che assumeranno con contratto a tempo indeterminato

Bonus 80 euro e sgravi famiglie:
stabilizzazione del bonus Irpef di 80 euro per i lavoratori dipendenti con reddito complessivo fino a 26.000 euro, questa volta sottoforma di sgravio contributivo e non più di un bonus, oltre a sgravi fiscali per le famiglie con figli fino al terzo anno di età.

Lotta all’evasione:

  • controlli mirati attraverso l’incrocio delle banche dati;
  • con riguardo all’IVA, estensione del reverse charge anche ad altri settori a rischio evasione, come servizi di pulizia e mensa.

Regime forfettario partite IVA:
introduzione di un regime forfettario per le partite IVA con ricavi da 15.000 a 40.000 euro.

Proroga detrazioni:
proroga per almeno un altro anno delle detrazioni per il risparmio energetico del 65% e per le ristrutturazioni edilizie del 50% (che altrimenti dal 2015 sarebbero scese rispettivamente al 50% e al 40%).

Anticipo TFR in busta paga:
possibilità per i lavoratori del settore privato, in via sperimentale per tre anni, di richiedere un anticipo del TFR in busta paga, con adesione su base volontaria e a costo zero per le imprese. Tale possibilità varrà anche per chi aderisce ai fondi di previdenza complementare.
Le banche anticiperanno alle imprese le risorse per pagare il TFR con la stessa remunerazione oggi garantita al TFR in azienda (1,5% più 0,75% del tasso d’inflazione).
In caso di mancata restituzione delle somme da parte dell’azienda , alla scadenza del finanziamento la banca potrà rivolgersi al fondo di garanzia Inps e fruire anche di una garanzia aggiuntiva dello Stato finanziata con 100 milioni di euro.

Stretta sulla tassazione delle rendite e dei fondi:

  • tassazione al 26% della componente finanziaria dei fondi di previdenza complementare, delle polizze vita incassate dall’erede e delle fondazioni bancarie;
  • aumento della tassazione dei fondi di previdenza complementare dall’11,5% attuale al 20%;
  • per le Casse di previdenza delle professioni la tassazione delle rendite finanziarie salirà dal 20% al 26%, come per qualsiasi altro investitore privato.

Ammortizzatori sociali:

  • Aspi rimodulata in base alla storia contributiva del lavoratore, incremento della sua durata massima (oggi pari a 12 mesi per gli under 55 e 18 mesi per gli over 55) e sua estensione anche ai co.co.co. Una volta scaduta l’Aspi, verrà introdotta una nuova prestazione per i lavoratori in disoccupazione con un ISEE particolarmente basso;
  • estensione dei contratti di solidarietà anche alle imprese che attualmente non possono usufruirne, come le pmi sotto i 15 dipendenti.

Spending review:
revisione della spesa pubblica con tagli per 15 miliardi di euro.

Pacchetto ricerca:

  • previsti 300 milioni di euro per il 2015 per la concessione di un credito d’imposta del 25% per gli incrementi di investimenti in ricerca. La misura del credito d’imposta è elevata al 50% nel caso di ricerca contrattualizzata con università o enti di ricerca. Il credito d’imposta spetterà fino ad un importo massimo annuale di 7,5 milioni di euro per beneficiario;
  • introduzione del “patent box”: i redditi derivanti dall’utilizzo di brevetti e marchi non concorreranno a formare il reddito complessivo nella misura del 50%.

La buona scuola:
stabilizzazione di 148.100 insegnanti precari ed eliminazione dei commissari esterni per la maturità.

Non rientrano nella Legge di Stabilità:

  • l’estensione del bonus Irpef di 80 euro anche a pensionati e partite IVA per mancanza di copertura finanziaria;
  • l’unificazione di IMU e TASI in una tassa unica comunale, con aliquote standard e detrazioni fisse sull’abitazione principale e aliquote più alte sugli altri immobili.

Vera MORETTI

Si avvicina la scadenza per la dichiarazione dei redditi

La scadenza per la consegna della dichiarazione dei redditi si sta avvicinando, e riguarda soprattutto chi ha un lavoro da dipendente o assimilato ed è tenuto a presentare il Modello 730, mentre chi è possessore di partita Iva deve presentare il Modello Unico.

Per chi, però, si ritrova in entrambe le condizioni, il modello da compilare è l’Unico, nel quale occorre indicare i ricavi percepiti nell’anno di imposta precedente sotto forma di: reddito d’impresa; reddito da lavoro autonomo che richieda Partita IVA; redditi diversi rispetto a quelli previsti dal 730.
Andranno compilati anche i campi relativi al reddito da lavoro dipendente, operazione per la quale è necessario che il datore di lavoro abbia rilasciato il CUD.

Il modello Unico va inoltre compilato anche nel caso in cui il datore di lavoro con il quale si ha un lavoro dipendente non sia chiamato ad effettuare ritenuta d’acconto, oppure si è presentata la dichiarazione IVA o IRAP o qualora si risieda fuori Italia da almeno due anni.

Il Modello 730 può essere invece usato da chi ha redditi da lavoro dipendente o assimilati ed anche redditi da lavoro autonomo, a patto che questi non richiedano apertura di una partita IVA, che in pratica fa la differenza.

Vera MORETTI

Legge di stabilità, sparisce obbligo partita Iva per e-commerce

Nella notte la Commissione Bilancio della Camera ha rivisto l’emendamento, proposto dal deputato Pd Edoardo Fanucci ma sostenuta con forza anche dal presidente della Commissione Bilancio Francesco Boccia, che prevedeva l’obbligo di aprire una partita Iva italiana per tutti coloro che vogliono vendere pubblicità o servizi legati all’e-commerce.

Dalla nuova stesura sparisce l’obbligo di aprire partita Iva per quei soggetti che effettuano il servizio di e-commerce diretto o indiretto, mentre rimane invece la necessità di dotarsi della partita Iva per la pubblicità online e per il diritto d’autore.

Tra le novità approvate ieri, ultima giornata di lavori alla Camera prima della sosta per le festività natalizie, spicca l’istituzione del Fondo taglia-cuneo per la riduzione della pressione fiscale cui saranno destinate le risorse aggiuntive della spending review e della lotta all’evasione fiscale. I benefici saranno allargati anche a pensionati, professionisti e piccolissime imprese e non riguarderanno dunque soltanto l’iniziale platea di lavoratori e aziende.

Jacopo MARCHESANO

Confcom: “Negozianti ammortizzeranno l’aumento Iva”

Da inizio settimana l’Imposta sul valore aggiunto è drammaticamente passata dal 21% al 22%, complice anche la crisi di governo di questi ultimi giorni che ha inesorabilmente bloccato i lavori parlamentari regolari.

Il direttore di Confcommercio Mantova Nicola Dal Dosso in merito ha dichiarato: «Come in occasione del precedente incremento dell’Iva avvenuto un anno fa con il decreto Salva Italia, anche questa volta la rete distributiva farà da ammortizzatore assorbendo l’aumento. Infatti la maggioranza dei piccoli e medi imprenditori ha dichiarato di non voler e poter adeguare i prezzi di vendita all’avvenuto aumento dell’Iva accollandosi così la differenza».

«La responsabilità politica – continua con tono polemico il direttore di Confcommercio Mantova – è sempre più rarefatta, i fatti di questi giorni ne danno ampia conferma e il Paese è alla deriva. Con il paradosso che fino a venerdì si parlava di voler diminuire l’imposizione fiscale attraverso il maggior gettito Iva: a quanto pare l’Iva non è più considerata un’imposta. E’ giunta l’ora di un colpo di reni per salvare il salvabile. Un requisito importante c’è ed è rappresentato dalla forza di volontà delle nostre genti e delle nostre imprese».

Jacopo MARCHESANO

Chiarimenti sull’Iva per cassa

Con il Decreto Crescita è stato deliberato che l’adozione dell’Iva per cassa preveda l’“esigibilità differita” dell’IVA per le cessioni/prestazioni eseguite da soggetti passivi con un volume d’affari non superiore a 2 milioni di euro nei confronti di soggetti passivi IVA.

L’Agenzia delle Entrate ha anche deciso di ufficializzare i chiarimenti forniti in occasione dei consueti incontri con la stampa specializzata.

Il primo quesito riguarda la cessione di un credito, inquadrabile tra le prestazioni di servizi, per la quale si è chiesto se la stessa cessione integri di per sé l’esigibilità dell’IVA.
L’Agenzia precisa che la cessione del credito non realizza il presupposto dell’esigibilità dell’IVA in quanto l’incasso del corrispettivo della cessione del credito non è assimilabile al pagamento della fattura dell’operazione originaria.

Il contribuente che trasferisce il credito, dunque, è tenuto ad informarsi circa l’avvenuto pagamento del credito ceduto in quanto è da tale momento che l’IVA:

  • relativa al corrispettivo per la cessione del credito diviene esigibile;
  • viene inclusa, in caso di opzione da parte del cedente, nella liquidazione del periodo.

L’alternativa prevede che il cedente, che non vuole farsi carico del predetto onere e non intende incorrere in sanzioni, includa, anticipatamente, l’IVA relativa all’operazione originaria nella liquidazione del periodo in cui è avvenuta la cessione del credito.

La seconda tematica è relativa al momento in cui si considera effettuato il pagamento con mezzi diversi dal contante.
In questo caso l’Agenzia conferma che nel caso di pagamento mediante bonifico bancario, assume rilevanza il momento in cui si consegue l’effettiva disponibilità delle somme, ossia quando si riceve l’accredito sul proprio conto corrente, indipendentemente dalla sua formale conoscenza, che avviene attraverso l’invio del documento contabile da parte della banca.
Si tratta, tecnicamente, della cosiddetta “data disponibile”, che indica il giorno a partire dal quale la somma di denaro accreditata può essere effettivamente utilizzata”.

La terza questione è quella della rilevanza delle note di variazione emesse/ricevute dal contribuente che opta per il regime di IVA per cassa.

Sul punto, l’Agenzia precisa che se le note di variazione sono emesse/ricevute:

  • prima dell’ incasso/pagamento ovvero entro 1 anno dall’operazione: le stesse aumentano o diminuiscono l’IVA “differita”;
  • dopo l’incasso/pagamento della fattura e decorso 1 anno dall’operazione: l’imposta va “conteggiata” nella prima liquidazione Iva utile.

Ultimo punto affrontato dalle concerne l’esclusione di alcune operazioni attive dall’ambito applicativo dell’IVA di cassa, e la conseguente possibilità di separazione delle attività al fine di non subire eccessive penalizzazioni sul fronte della detrazione dell’IVA.

Sul punto, l’Agenzia precisa che il differimento della detrazione dell’IVA al momento del pagamento opera per tutti gli acquisti (comprese le operazioni attive escluse dal nuovo regime) a meno che le operazioni attive/passive escluse dal regime costituiscano attività separate.

Inoltre, in materia è di recente intervenuta anche Assonime che con la circ. 6/2013 osserva che:

  • per verificare la soglia di 2 milioni di euro si deve tenere conto, dal 2013, anche delle operazioni extraterritoriali per le quali è diventata obbligatoria l’emissione della fattura;
  • per individuare le operazioni escluse dal regime, in quanto poste in essere nei confronti di clienti che non agiscono nell’esercizio d’impresa o di arte o professione, può essere utile l’obbligo di indicare in fattura, a seconda dei casi, la partita IVA o il codice fiscale del cliente;
  • in caso di cessazione dell’attività, nell’ultima dichiarazione IVA relativa all’anno di cessazione, occorre tenere conto anche dell’imposta relativa alle operazioni per le quali non si sia ancora verificata l’esigibilità dell’imposta.

Vera MORETTI

UNICO o 730?

Per la imminente dichiarazione dei redditi, la maggior parte dei contribuenti non ha dubbi: i lavoratori dipendenti si apprestano alla compilazione del Modello 730, mentre i professionisti a Partita Iva dovranno presentare il Modello UNICO.

Il dubbio riguarda, però, chi ha un reddito da dipendente ma anche uno da autonomo. In questi casi, come si deve procedere?

Ad essere compilato è il Modello UNICO, nel quale vanno indicati i ricavi percepiti nell’anno di imposta precedente sotto forma di reddito d’impresa, da lavoro autonomo che richieda una partita IVA o di tipo diverso da quelli previsti dal modello 730.
Da riempire saranno anche i campi relativi al reddito da lavoro dipendente, operazione per la quale è necessario che il datore di lavoro abbia rilasciato il CUD nei tempi previsti dalla legge.

Si ricorre all’UNICO anche se il datore di lavoro con il quale si ha un lavoro dipendente non sia chiamato ad effettuare ritenuta d’acconto, oppure si è presentata la dichiarazione IVA o IRAP, o ancora qualora si risieda fuori dall’Italia da almeno due anni.

Si utilizza invece il modello 730 per chi ha redditi per lavoro da dipendente o assimilati, anche in caso di redditi da lavoro autonomo, a patto che questi non richiedono l’apertura di una partita IVA.

Vera MORETTI