Pensione anticipata precoci: le categorie ammesse e la domanda

La pensione per i lavoratori precoci si materializza con la maturazione di 41 anni di contribuzione, ammesso il cumulo (dal 2019 e fino al 2026, in base alle disposizioni del decreto pensioni, i requisiti non cambiano: gli adeguamenti alla speranza di vita si applicheranno solo dal 2027) in presenza di contributi antecedenti il 1996 e che abbiano lavorato per almeno un anno prima di aver compiuto 19 anni. L’assegno erogato dall’INPS ai beneficiari delle pensioni Quota 41 viene calcolato con il sistema misto. Qui di seguito, le categorie di lavoratori che beneficiano di tale trattamento pensionistico anticipato.

Pensione anticipata precoci: a chi spetta

Questo trattamento pensionistico, altrimenti chiamato Quota 41 in relazione agli anni di contributi necessari per accedervi, si rivolge ai lavoratori iscritti all’AGO, quindi, che prestano attività alle dipendenze di terzi, alle forme sostitutive o esclusive della stessa, che abbiano almeno 12 mesi di contribuzione effettiva (non necessariamente continuativi) prima del compimento del 19° anno di età e che si trovano in determinate condizioni:

  • disoccupati causa licenziamento e dimessi per giusta causa o con risoluzione consensuale che hanno finito di fruire da almeno tre mesi degli ammortizzatori sociali;
  • caregiver, ovvero assistenti il coniuge o un parente di I grado convivente portatore di grave handicap, da almeno sei mesi o che assistono un disabile con grave handicap convivente, familiare entro il II grado, nel caso i suoi genitori abbiano compiuto 70 anni, oppure, anche quest’ultimi affetti da patologie invalidanti o che siano defunti;
  • invalidi almeno al 74% con documentazione medica valida per il riconoscimento dell’invalidità civile;
  • addetti ai lavori usuranti o ai turni notturni, addetti alla linea catena e conducenti di veicoli adibiti al trasporto collettivo con una portata uguale o superiore a nove posti;
  • addetti ai lavori gravosi per almeno sei anni negli ultimi sette prima del pensionamento, o per un minimo di sette anni negli ultimi dieci, presenti nell’elenco delle seguenti professioni: operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; conduttori di gru, di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; conciatori di pelli e di pellicce; conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante; conduttori di mezzi pesanti e camion; operatori sanitari (infermieri ed ostetrici ospedalieri con lavoro organizzato in turni); addetti all’assistenza personale di persone non autosufficienti; insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido; facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati; personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia; operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti; operai agricoli, della zootecnia e della pesca; pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative; marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne; operai siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi nella normativa del d.lgs.67/2011;

I pensionati hanno il divieto di svolgere qualsiasi attività lavorativa, autonomia o dipendente che sia, durante il periodo in cui opera l’anticipazione: il limite decade quando l’interessato acquisisce il requisito teorico per la pensione anticipata previsto dalla Legge Fornero (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne). Si applica una finestra di tre mesi, a partire dalla maturazione del diritto alla pensione e decorrenza.

Pensione precoci 2021: la domanda

Il richiedente deve inoltrare una domanda in via preliminare per via telematica sul portale dell’INPS, nella sezione dedicata, entro il 1° marzo 2021. Il riconoscimento del beneficio può essere chiesto anche tramite istanza preliminare entro il 30 novembre 2021. Tuttavia, in quest’ultimo caso, essa sarà accettata solo davanti alla disponibilità residua di risorse finanziarie.
L’invio della domanda vera e propria deve avvenire entro il 30 giugno 2021.

La richiesta di pensione anticipata per lavoratori precoci, in alternativa, si può effettuare tramite il Contact center: gratuitamente da rete fissa al numero 803164, da rete mobile (a seconda del costo previsto dall’operatore da rete) al numero 06 164 164. Oppure, ci si può rivolgere ai Patronati e intermediari dell’Istituto tramite i servizi online offerti dai medesimi.

Pensione Quota 97,6 per lavoratori usuranti: requisiti d’accesso

Tra le varie tipologie di pensione anticipata in deroga, trova posto una misura dedicata a coloro che svolgono lavori usuranti: ci riferiamo a Quota 97,6. Essa consente di accedere al trattamento pensionistico a partire da 61 anni e 7 mesi con almeno 35 anni di contribuzione fermo restando che somma di età e contributi deve restituire il numero 97,6. Di fatto, quindi, può accedere a questo pensionamento il lavoratore usurante che ha compiuto i 61 anni e 7 mesi e maturato almeno 36 anni di contributi o, anche, il lavoratore che ha compiuto i 62 anni e 7 mesi e maturato almeno i 35 anni di contributi.

In questa misura si considerano anche le frazioni di anno e quindi, può accedere al pensionamento, per esempio, colui che ha compiuto i 62 anni e maturato 35 anni e 7 mesi.

Scopriamo a chi si rivolge nello specifico e quali sono le mansioni considerate usuranti. Ovviamente, vedremo i requisiti d’accesso e tutte le informazioni utili per effettuare la domanda.

Pensione usuranti: a chi spetta

I lavoratori usuranti possono accedere alla pensione anticipata, che siano essi dipendenti pubblici o privati. A distinguere i lavori usuranti da quelli gravosi, ci ha pensato l’INPS che ha specificato quali mansioni rientrano nella categoria delle attività usuranti:

  • attività in miniera o cava e in galleria, lavori svolti nel sotterraneo;
  • attività nelle cave di materiali di pietra e ornamentale;
  • lavori nelle gallerie in avanzamento;
  • lavori con esposizione ad alte temperature;
  • attività in cassoni ad aria compressa;
  • bonifica e attività di asportazione dell’amianto;
  • lavorazione del vetro cavo;
  • attività in spazi ristretti;
  • palombari;
  • attività alla linea a catena;
  • autisti di  mezzi di trasporto con capienza uguale o superiore a 9 persone;
  • lavoratori notturni a turni e/o per tutto l’anno.

Pensione anticipata per lavoratori usuranti: requisiti

Per beneficiare della pensione anticipata per lavori usuranti, le attività devono essere state svolte per il 50% della vita lavorativa o per 7 degli ultimi 10 anni. I lavoratori usuranti hanno accesso al trattamento pensionistico anticipato, avendo almeno 61 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi. Dal 2016 al 2026, ecco i requisiti:

  • Per gli addetti alla linea a catena, conducenti di veicoli per il servizio pubblico (trasporto collettivo), lavoratori notturni a turni con almeno 78 giornate all’anno o per lavoratori notturni che svolgono la loro attività per periodi di durata pari all’intero anno lavorativo: dipendenti, Quota 97,6 (somma età e contributi) con età minima di 61 anni e 7 mesi e contribuzione minima di 35 anni. Autonomi, quota 98,6 con età minima di 62 anni e 7 mesi e contribuzione minima di 35 anni;
  • per i lavoratori notturni a turni occupati da 72 a 77 giornate lavorative: dipendenti, Quota 98,6 con età di almeno 62 anni e 7 mesi con almeno 35 anni di contributi. Autonomi, Quota 99,6 con almeno 63 anni e 7 mesi d’età e minimo 35 anni di contributi;
  • per i lavoratori notturni a turni occupati da 64 a 71 giornate lavorative: dipendenti, Quota 99,6 con età minima di 63 anni e 7 mesi con un minimo di 35 anni di contribuzione. Autonomi, Quota 100,6 con almeno 64 anni e 7 mesi d’età e anzianità contributiva di almeno 35 anni.

A tali requisiti non vengono applicati gli adeguamenti alla speranza di vita previsti negli anni dispari dal 2019 al 2025. Dal 1° gennaio 2017 la pensione usuranti decorre dal primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti, in seguito alla disapplicazione delle finestre mobili previste (12 mesi per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per i lavoratori autonomi).

La domanda

La richiesta per ottenere il beneficio alla pensione per i lavoratori usuranti deve essere inoltrata entro il 1° maggio 2021, se essi perfezionano i requisiti anagrafici e contributivi nel 2022. Si tratta di una domanda preliminare, in quanto la domanda di pensione vera e propria verrà presentata successivamente all’accoglimento da parte dell’INPS della domanda di riconoscimento dei benefici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Assegno sociale: beneficiari, requisiti di accesso e importo mensile

Quali sono le ultime novità riguardo l’assegno sociale e chi possono esserne i beneficiari, attraverso quali requisiti e quale sarà l’importo mensile? Sono queste le curiosità e le domande che si pongono, giornalmente, milioni di italiani. Andiamo, dunque dare uno sguardo a ciò che c’è da sapere e a scoprire le risposte nella nostra rapida ed esaustiva guida sull’assegno sociale.

Assegno sociale cos’è ed a chi spetta?

Va, innanzitutto, prima di lanciarci in questa rapida guida, detto che con assegno sociale di pensione si intende una prestazione economica, erogata previa domanda, ai cittadini che si trovano in condizioni economiche non esattamente floride, con dei redditi non superiori alle soglie previste annualmente dalla legge. Quindi spetta, in linea di massima, a quelle persone con un’età superiore ai 67 anni, con una condizione economica disagiata. Ma, più esattamente l’assegno sociale è una prestazione assistenziale che spetta a coloro che non hanno diritto a nessuna altra forma di pensione.

Più specificamente gli aventi diritto ad ottenere l’assegno sociale, per l’anno 2021, sono le persone che hanno i seguenti requisiti:

  • almeno 67 anni di età sia per gli uomini che per le donne, sebbene dal 2023 potrebbe essere elevato sulla base degli adeguamenti alla aspettativa media di vita;
  • cittadinanza italiana, o, in alternativa, cittadinanza di un Paese europeo, nel caso il richiedente abbia effettuato iscrizione all’anagrafe del comune di residenza;
  • residenza stabile e continuativa per almeno 10 anni in Italia;
  • per il 2020 in via definitiva ed il 2021 in via provvisoria, occorre avere un reddito non superiore a 5.983,64 euro annui, facendo fede al reddito personale;
  • per il 2020 in via definitiva ed il 2021 in via provvisoria, un reddito non superiore a 11.967,28 euro annui, se il richiedente è coniugato (farà riferimento il reddito personale sommato al reddito del coniuge).

Quali sono i limiti per l’assegno sociale

Al momento possiamo affermare che il solo limite relativo alle condizioni economiche utili all’ottenimento dell’assegno sociale è caratterizzato dall’ammontare del doppio reddito tra coniugi. Per determinare i requisiti all’ottenimento, bisognerà considerare, inoltre, i redditi esenti, come le rendite dell’Inail o le pensioni erogate agli invalidi civili. Non vanno considerate, per il superamento del reddito, le seguenti entrate:

  • il Tfr, le relative anticipazioni, le altre indennità di fine rapporto, come quelle erogate in regime di Tfs, ovvero sia l’indennità della buonuscita, di anzianità e l’indennità premio di servizio;
  • la rendita relativa all’abitazione principale;
  • gli arretrati da lavoro dipendente soggetti a tassazione separata, tra cui gli arretrati per attività lavorativa anche quella svolta all’estero;
  • l’indennità di accompagnamento per invalidi civili, ciechi civili, le indennità di comunicazione per i sordi, assegni per l’assistenza personale e continuativa erogati per inabilità dall’Inps;
  • gli assegni riconosciuti dall’Inail per l’assistenza personale continuativa, qualora vi fosse invalidità permanente assoluta;
  • alcuni vitalizi per gli ex combattenti.

Ma a quanto ammonta l’assegno sociale?

La vera domanda a cui dare risposta, per quegli over 60 la cui situazione economica è poco lieta, è effettivamente legata all’ammontare dell’assegno sociale. Ebbene, nell’anno in corso, ovvero il 2021, la somma prevista è di 460,28 euro e va aggiunto che l’assegno sociale va erogato come una normale pensione, per un tempo di 13 mensilità. Con un ammontare annuale di 5.983,64 euro, l’assegno sociale può spettare in misura intera o ridotta, a seconda del reddito posseduto alle seguenti categorie:

  • per intero ai beneficiari non coniugati privi di un reddito;
  • per intero ai beneficiari coniugati privi di un reddito;
  • ai non coniugati con reddito sino a 5.983,64 euro annui, spetta in misura ridotta;
  • ai coniugati con reddito sino a 11.967,28 euro annui, anche ad essi spetta in misura ridotta.

Come si richiede l’assegno sociale?

Per concludere questa breve guida sull’assegno sociale di pensione, è bene sapere che può essere richiesto, quindi fare domanda per ottenerlo, nelle seguenti modalità:

  • attraverso sito web dell’Inps, nel caso in cui il beneficiario sia in possesso del Pin dispositivo per l’accesso ai servizi telematici, dello Spid di 2° livello, almeno, quindi della carta d’identità elettronica Cie o della Cns, carta nazionale dei servizi; sarà necessario effettuare l’accesso, dal sito, attraverso l’area Servizi per il cittadino;
  • tramite call center dell’Inps, telefonando al numero 803.164, oppure 06.164.164 per le utenze mobili;
  • attraverso il patronato o previa intermediari dell’Inps.

Tuttavia, per concludere, va aggiunto che alla consegna della domanda per ottenere l’assegno sociale, andranno allegati un’autocertificazione dei propri dati personali, ma anche la dichiarazione del reddito, ed una dichiarazione di responsabilità, riguardo eventuali ricoveri presso strutture sanitarie, con retta a carico dello Stato. Concludiamo questa breve ma esaustiva guida sull’assegno sociale di pensione facendo presente che l’assegno è corrisposto a partire dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda.

 

 

Pensione quota 41 precoci: requisiti, limiti e beneficiari

In questo mondo (italiano) di precari e inoccupati, di disoccupati e cassa integrati il pensiero della pensione continua ad essere quasi un privilegio, ma ciò nonostante lascia i suoi grattacapi e i suoi dubbi. Andiamo a scoprire, ad esempio, come funziona in tal senso, la pensione quota 41.

Quota 41: limiti e requisiti per ottenerla

La domanda più frequente per coloro che necessitano di pensionarsi preventivamente è legata a quali siano i limiti e i requisiti richiesti per ottenere la quota 41. E’ bene sapere, dunque, che per i lavoratori precoci che ambiscono alla Quota 41 ci sono due modalità tempistiche per fare richiesta. Lo scorso marzo si è chiusa la prima finestra temporale, per presentare domanda. Tuttavia, come ogni anno del resto, non esiste solo la scadenza del 1° marzo, ma per eventuali domande tardive presentate non oltre il 30 novembre ci potrà essere possibilità di essere presa in considerazione qualora vi fossero risorse finanziare rimaste. Una volta ottenuto esito positivo occorre presentare domanda di pensione anticipata previa online sul sito INPS.

Ma quali sono i requisiti per i lavoratori precoci di chiedere Quota 41?

Potranno fare richiesta della Quota 41 e ritirarsi quindi in pensione anticipatamente, i cosiddetti lavoratori precoci che siano iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria, alle forme sostitutive o esclusive della medesima, in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età ossia al perfezionarsi, entro il 31 dicembre 2026, di 41 anni di contribuzione a prescindere dal requisito anagrafico, a patto di rientrare in una delle categorie con diritto all’APe sociale. Indipendentemente dalla propria età, per fare richiesta di Quota 41, ai lavoratori precoci verranno richiesti ulteriori requisiti, che limitano l’opzione a quattro categorie di lavoratori:

  • ai dipendenti in stato di disoccupazione, previa di un licenziamento individuale o collettivo, per giusta causa o attraverso risoluzione consensuale, che abbiano concluso da almeno 3 mesi, la fruizione della NASPI o di altra indennità;
  • ai caregiver, ovvero quella categoria di lavoratori dipendenti ed autonomi che nel momento della domanda, assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap aggravati, ai sensi della legge 194;
  • ai lavoratori dipendenti ed autonomi che hanno avuto una riduzione della capacità lavorativa, con una percentuale di invalidità civile, almeno pari o maggiore al 74%;
  • ai lavoratori che svolgono attività usuranti o molto gravose. E che debbano essere state svolte per un periodo di almeno sette anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa. Riassumibili in particolare nelle seguenti categorie

 

  1. operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
  2. guidatori di gru o di macchinari mobili risolutivi alla perforazione nelle costruzioni;
  3. conciatori di pelli e di pellicce;
  4. conducenti di convogli ferroviari e/o personale viaggiante;
  5. conducenti di mezzi pesanti e camion;
  6. personale sanitario infermieristico ed ostetriche ospedaliere con lavoro suddiviso in turni;
  7. addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
  8. insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori di asili nido;
  9. facchini, addetti allo spostamento merci ed allegati alla suddetta mansione;
  10. personale addetto ai servizi di pulizia non qualificato;
  11. operatori ecologici e altri raccoglitori e/o separatori di rifiuti;
  12. operai agricoli, zootecnici e operai della pesca;
  13. pescatori di pesca costiera, di acque interne, pescatori in alto mare, dipendenti o soci di cooperative analoghe;lavoratori del settore siderurgico di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature;
  14. marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne;

Come funziona la contribuzione utile

E’ bene ricordare che in merito l’INPS ha chiarificato che per «contribuzione per periodi di lavoro effettivi» si dovrà intendere una contribuzione obbligatoria dovuta per i periodi di prestazione effettiva di lavoro espressa in mesi, settimane o giorni, che dovrà fare riferimento all’anzianità contributiva utile per il diritto e la misura secondo le rispettive discipline vigenti presso le varie forme assicurative previdenziali. Saranno utili, a tal proposito, anche i lavori svolti all’estero riscattati e i periodi che siano riscattati per omissioni contributive. In ultimo, ma non ultimo bisogna ricordare i termini di decorrenza del trattamento pensionistico che avverrà dal mese successivo alla data della presentazione di domanda.

 

Pensione anticipata ordinaria: requisiti di accesso e condizioni

La pensione anticipata è così denominata, in quanto prevede di poter accedere al trattamento pensionistico, prima di raggiungere l’età prevista per il conseguimento della pensione di vecchiaia. Esistono molte tipologie di pensione anticipata, alcune permettono l’uscita dal lavoro svincolata dall’età, sempre che il richiedente sia in possesso del requisito necessario riguardante gli anni di contributi. In altri casi, consente di uscire dal lavoro con un preciso requisito contributivo e un’età inferiore a quella pensionabile prevista dal trattamento di vecchiaia. Tra le varie tipologie di pensione anticipata che consentono l’uscita dal lavoro senza avere il possesso di un’età minima, c’è la pensione anticipata ordinaria.

Pensione anticipata ordinaria

E’ possibile ottenere la pensione anticipata ordinaria, fino al 26 dicembre 2026, nel caso siano stati accumulati 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini. Dal 2019 al 2026 i requisiti per accedervi non aumentano, ma la decorrenza è prorogata di tre mesi per via delle finestre di attesa. Quindi, nel caso i requisiti vengano maturati il 1° gennaio 2022 (esempio), la ricezione del pagamento si verifica dal 1° aprile 2022.

L’erogazione della pensione da parte dell’INPS, avviene il 1° giorno del mese successivo alla chiusura della finestra, per gli iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria dell’ente (dipendenti privati, artigiani e commercianti) e ai fondi sostitutivi. La prestazione avviene il 1° giorno successivo alla chiusura della finestra, per gli appartenenti alle gestioni esclusive dell’Assicurazione generale obbligatoria (dipendenti pubblici).

Blocco dei requisiti per la pensione anticipata: in quali casi

La pensione anticipata può essere ottenuta con il blocco dei requisiti. E’ il caso dei lavori usuranti o gravosi, in presenza di condizioni specifiche. Tuttavia, da questo trattamento non ne deriva nessun vantaggio, anzi, sussiste lo svantaggio dell’attesa dei tre mesi di finestra.

Pensione anticipata: il calcolo

Il computo della pensione anticipata ordinaria avviene con il sistema retributivo o reddituale sino al 31 dicembre 2011, per poi passare al sistema contributivo, nel caso sia maturata la soglia minima di contributi (18 anni) fino al 31 dicembre 1995. Se sono maturati meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, il calcolo avviene tramite il sistema retributivo o reddituale sino al 31 dicembre 1995, per passare poi al contributivo. Il computo della pensione anticipata è effettuato interamente con il sistema contributivo, in assenza di contributi al 31 dicembre 1995, oppure per chi sceglie la tipologia di calcolo (opzione contributiva Dini, computo presso la gestione Separata…).

Attualmente non sussistono penalizzazioni relativamente all’età, al contrario, fino a qualche anno fa, veniva applicata una percentuale di penalizzazione per chi andava in pensione prima del compimento del 62° anno di età.

Pensione anticipata col cumulo dei contributi

E’ possibile ottenere la pensione anticipata ordinaria anche in regime di cumulo, ovvero sommando i contributi di varie gestioni. In questo caso, i versamenti in diverse casse vengono addizionati al fine di acquisire il diritto al trattamento pensionistico, mentre ai fini della misura di pensione ogni gestione eroga la quota di competenza propria. Con il cumulo, non sussiste il ricalcolo contributivo della prestazione per le gestioni INPS. Anzi, la somma dei contributi ottenuti nelle gestioni amministrate dall’ente rileva anche ai fini del sistema di calcolo della pensione da utilizzare.

E’ esclusa la contribuzione concernente le casse professionali, ma ai fini del computo, il metodo di calcolo non cambia. Riguardo le casse professionali, in alcuni casi il cumulo può determinare il calcolo contributivo della propria quota di pensione, nel caso non si raggiunge un requisito assicurativo necessario o di contribuzione minimo, dipende da cosa prevede il regolamento della specifica gestione.

Pensione di vecchiaia: requisiti e condizioni di accesso

La pensione di vecchiaia consiste in una prestazione previdenziale. In particolare, una rendita vitalizia che viene erogata mensilmente dello Stato, attraverso i suoi enti. Ma chi può accedervi?

 Pensione di vecchiaia: facciamo un pò di chiarezza

Secondo il nostro ordinamento, in questo momento, visto che spesso ogni nuovo governo apporta le sue modifiche vige la seguente legge. E’ possibile andare in pensione al raggiungimento dei 67 anni di età. Ma se dovesse aumentare la speranza di vita, non è detto che questo limite non sia ulteriormente alzato. L’anzianità contributiva deve essere di almeno 20 anni.

Nel decreto ministeriale del 5.11.2019 è stata confermata l’età di 67 anni anche per il biennio 2021-2022,  a seguito dei rilevamenti ISTAT che non hanno registrato un incremento della speranza di vita. Inoltre, sono obbligatori, come già anticipato almeno 20 anni di contributi versati. Oltre a questa opzione, lo Stato ha varato anche altri strumenti come l’opzione donna o l’ape sociale.

Pensione di vecchiaia: almeno 20 anni di contributi

Per poter andare in pensione oltre al raggiungimento del limite di età, esiste anche un limite contributivo. Per il raggiungimento dei 20 anni contributivi possono essere sommati anche i tempi per il riscatto della laurea. Il riscatto della laurea però è valido solo se il contribuente ha conseguito il titolo. Il contribuente però deve anche essere iscritto all’INPS per il riconoscimento degli anni. Il riscatto è a pagamento. Ma sono anche accettati gli accrediti per il servizio militare, la maternità e la contribuzione figurativa collegata alla disoccupazione Naspi.

Per gli accrediti per il servizio militare occorre anche almeno un contributo obbligatorio versato, anche dopo il militare, in riferimento ad un rapporto di lavoro in Italia o all’estero. In merito alla  maternità la normativa italiana riconosce, alle lavoratrici dipendenti, i contributi figurativi per 5 mesi di congedo obbligatorio. Ebbene si tratta del classico congedo previsto due mesi prima del parto e tre mesi dopo, oppure i alcuni casi un mese prima del parto e quattro dopo.

Il cumulo contributivo gratuito

Grazie al cumulo contributivo è possibile sommare tutta la contribuzione versata, anche se in diverse gestioni pensionistiche. Rientrano in questa categoria anche le casse professionali. Inoltre, il cumulo consente di ottenere una pensione calcolata sulla base delle regole delle singole gestioni, per la parte di contributi in essa versati. L’operazione è totalmente gratuita per il contribuente. La richiesta del cumulo contributivo viene richiesta, su domanda, presso il Fondo previdenziale dove si è versato nell’ultimo periodo.

Il cumulo riguarda anche i dipendenti pubblici, compreso il mondo scuola. Attenzione diversa dal cumulo è la ricongiunzione ai fini pensionistici. In questo caso i contribuenti, che hanno posizioni assicurative in gestioni previdenziali diverse, possono riunire tutti i periodi contributivi presso un’unica gestione. Così facendo si raggiungerà lo scopo di avere un’unica pensione.

Pensione anticipata: alcune deroghe

L’alternativa alla pensione di vecchiaia è quella anticipata che si raggiunge con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, un anno in più per gli uomini. Ma esiste la possibilità di pensionamento anticipato in deroga, vediamo quali sono le misure che lo permettono.

Esistono alcune categorie di lavoratori che possono andare in pensione in modo anticipato. E’ il caso di coloro che svolgono mestieri usuranti. Rientra in questa categoria chi svolge lavori:

  • ad alte temperature;
  • in cassoni ad aria compressa;
  • svolti dai palombari;
  • lavorazione del vetro cavo;
  • asporto di amianto;
  • dentro galleria, cava o miniere;
  • su “catena di produzione”;
  • autisti;
  • in spazi ristretti come intercapedini, pezzetti o doppi fondi.

In questo caso l’età pensionabile scende a 61 anni e 7 mesi, ma in ogni caso servono 35 anni di contributi e il raggiungimento della quota 97,6. Esiste anche la pensione agevolata per i lavoratori notturni, se l’attività è svolta per almeno 7 anni, negli ultimi 10 anni di vita lavorativa. Inoltre, il lavoro notturno deve essere svolto per almeno metà di tempo rispetto a tutta la vita lavorativa del contribuente.

Opzione donna e quota 100

Per le donne è confermata l’opzione donna. Le lavoratrici potranno andare in pensione avendo raggiunto 57 anni per le lavoratrici dipendenti e 58 anni per quelle autonome. Invece, non può usata dalle lavoratrici iscritte alla gestione separata. Infine, non è esercitabile il cumulo retributivo.

Per l’anno 2021 resta in vigore la finestra mobile, cioè l’assegno viene erogato 12 mesi prima dalla maturazione dei requisiti per le dipendenti e 18 mesi per le autonome. Mentre Quota 100 è una misura sperimentale valida solo per il triennio 2019-2021 (Decreto 4 del 2019.) In questo caso il lavoratore può andare in pensione se la somma tra l’età pensionabile e i contributi faccia 100. In altre parole, 62 anni di età e 38 di contributi. Fino ad oggi tutti i provvedimenti fino a qui elencati, sono in vigore.

Come si richiede la pensione di vecchiaia?

Per andare in pensione è necessario richiedere la relativa domanda. Quest’ultima può essere presentata in qualsiasi ufficio INPS, anche attraverso le sedi periferiche. Può espletare questo incarico anche tramite Patronato, oppure collegandosi al sito dell’Ente. Alla domanda vanno allegati i seguenti documenti:

  • documenti di identità e codice fiscale;
  • autocertificazione dello stato di famiglia;
  • reddito;
  • dichiarazione di cessazione dell’attività lavorativa;
  • dichiarazione sul diritto alla detrazione d’imposta;
  • modalità di pagamento;
  • la dichiarazione del datore di lavoro un merito all’attività lavorativa degli ultimi due anni.

I moduli per la domanda sono scaricabile dal sito INPS nella sezione dedicata “MODULISTICA”.

Lavoro dopo la pensione: cosa succede all’assegno previdenziale?

Molti si chiedono quale sarà la propria fine, il proprio epilogo, sul piano lavorativo e come andrà a confluire sulla pensione. Dunque scopriamo un poco, insieme, cosa succede all’assegno previdenziale nel cumulo dei redditi in caso in cui il pensionato non volesse starsene con le mani in mano a godersi la pensione, ma volesse proseguire a mantenersi in attività, nonostante l’assegno previdenziale.

E’ possibile riprendere la propria attività, durante la pensione?

Una delle curiosità più frequenti del contribuente è legata alla possibilità di proseguire la propria attività, anche dopo aver ottenuto la pensione. La risposta è sì, non è precluso ad un pensionato proseguire di lavorare, ma con dovute limitazioni e precisazioni. E va detto che come previsto dalla normativa in materia che, il decreto legge 112/2008,  ha sancito la totale cumulabilità con i redditi da lavoro di tutte le pensioni di anzianità, di vecchiaia o anticipate. Insomma, sarà possibile cumulare la pensione col proprio reddito senza problemi. Ma, fatta questa premessa, va detto che ci saranno alcune situazioni da tenere conto.

Requisiti per il cumulo dei redditi o per la pensione anticipata. Quali sono?

Come detto, poco sopra, la legge prevede la cumulabilità del reddito e delle pensioni di vecchiaia, di anzianità o quelle anticipate. Ci sono tuttavia delle specifiche condizioni per far sì che i requisiti siano validi. Andiamo a vederne alcune nella seguente lista valide solo e soltanto per le pensioni liquidate con il sistema contributivo puro (o con contributi versati a partire dal 1996 o con computo in Gestione Separata(:

  • Conseguire almeno 60 anni di età anagrafica per le donne e 65 per gli uomini;
  • Ottenere almeno 40 anni di contribuzione;
  • Aver ottenuto almeno 35 anni di contribuzione e conseguito 61 anni di età anagrafica.

Detto ciò, si può tranquillamente dire che le pensioni di vecchiaia e quelle anticipate sono cumulabili con i redditi di lavoro, all’interno del sistema di contribuzione. Molti ancora però si pongono il quesito su come possa funzionare l’accumulo di reddito sulle pensioni di invalidità. Andiamo a scoprire il seguente caso.

Cumulo dei redditi e pensione di invalidità

Come nel caso precedente, anche per le pensioni di invalidità non ci sono impedimenti per cumulare reddito. Tuttavia, in questo caso si potrebbero subire tagli all’assegno di invalidità, qualora il reddito complessivo superi alcune soglie:

  • Tagli in una misura pari al 25% se il reddito conseguito supera di 4 volte il trattamento minimo INPS vigente;
  • Tagli in una misura pari al 50% invece, qualora il reddito conseguito supera di 5 volte il trattamento minimo INPS vigente.

Nel caso in cui il suddetto assegno di invalidità sia superiore al trattamento minimo INPS (cioè di 515 euro al mese, per un totale di 13 mensilità), l’assegno potrebbe subire un ulteriore taglio, nel caso in cui l’anzianità contributiva sulla base della quale è calcolato sia inferiore ai 40 anni.

  • In particolare se la trattenuta è pari al 50% della quota che supera il trattamento minimo nel caso di reddito da lavoro subordinato ed è essa effettuata direttamente sulla retribuzione a cura del datore o, in alternativa, sugli arretrati di pensione in caso di liquidazione tardiva;
  • Se la trattenuta è pari al 30% della quota che supera il trattamento minimo nel caso di redditi provenienti da lavoro autonomo ed è effettuata direttamente dall’ente previdenziale previa comunicazione dei redditi annui percepiti.

Cumulo dei redditi e pensione di inabilità e reversibilità

C’è in ultimo, ma non ultima, la questione riguardante il cumulo dei redditi con il percepimento delle pensioni di inabilità e quella di reversibilità. Nel primo caso, ovvero, quello relativo alla pensione di inabilità non può esserci cumulo di reddito. Per quanto, il ricevente è inabile al lavoro, quindi non può percepire alcun compenso da prestazione, con conseguente la cancellazione da elenchi, albi o ordini relativi a particolari mestieri e/o professioni che richiedano l’iscrizione ai fini dello svolgimento della professione stessa.

reddito e reversibilità

Nel caso in cui percepiate, dunque una pensione di reversibilità, la cumulabilità tra l’assegno pensionistico ed ipotetici redditi lavorativi è possibile, ma solo parzialmente. Sono previste, di fatto, decurtazioni nei seguenti casi:

  • Si ridurrà del 25% l’importo della pensione, nel caso in cui il reddito del lavoro del superstite che “riversa la pensione” sia compreso tra 3 e 4 volte l’importo del trattamento minimo INPS; in questo caso,
  • Del 40% in meno, qualora superi 4 volte il trattamento minimo INPS;
  • E subirà un taglio del 50% se superi 5 volte il trattamento minimo INPS;

Si precisa, però che non si applicherà decurtazione nel caso in cui più persone siano contitolari della pensione di reversibilità all’interno dello stesso nucleo familiare e, tra loro, risultino anche minori, studenti entro i limiti di età previsti dalle legge o persone inabili, anche se maggiorenni.

Cumulo dei redditi con opzione donna e quota 100

Gli ultimi due casi di questo corposo elenco, di cui ci andiamo ad occupare, per il cumulo dei redditi, è legato alla pensione con opzione donna e alla quota 100. Nel primo caso, va detto che la pensione maturata con opzione donna può essere considerata pienamente cumulabile con altri redditi da lavoro. Sebbene il sistema di opzione donna preveda un intero ricalcolo dell’assegno con il metodo contributivo. Troviamo invece una sostanziosa eccezione a quanto visto finora, con la quota 100.

Quota 100 e cumulo del reddito, cosa cambia?

Come detto, una particolare eccezione a molto di quanto elencato finora avviene con il pensionamento anticipato con Quota 100 (ovvero ai 62 anni di età con 38 anni di contributi). In questo caso viene reintrodotto, per legge, il divieto di cumulo reddito nel periodo che intercorre tra la decorrenza della pensione e il raggiungimento del requisito anagrafico richiesto per la pensione di vecchiaia. L’ottenimento di eventuali redditi da lavoro porterà dunque alla sospensione (per tale periodo) all’assegno di pensione, tranne in un caso. Ovvero, sarà possibile fare cumulo con quota 100 per redditi da lavoro autonomo occasionale che non superino complessivamente i 5.000 euro lordi l’anno.

Questo è quanto, dunque sulla questione redditi e cumulo nel caso voi foste pensionati ancora arzilli e dinamici con volontà di lavorare.

Fondi pensione chiusi o negoziali: cosa sono, come funzionano e chi può aderire

Per la previdenza complementare in Italia ci sono i fondi pensione chiusi o negoziali ai quali, in base ad accordi collettivi, possono aderire i lavoratori dipendenti del settore privato ed anche di quello pubblico.

In forza all’accordo collettivo, per esempio tra le associazioni imprenditoriali e quelle sindacali, specifiche categorie di lavoratori hanno la possibilità di aderire alla previdenza complementare con il conferimento di somme che sono provenienti dal trattamento di fine rapporto e volendo anche dai contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro.

Fondi pensione chiusi accessibili solo sulla base di accordi collettivi

Ogni categoria lavorativa, in base agli accordi stipulati, può aderire alla previdenza complementare tramite conferimenti in uno specifico fondo. Per esempio, per i lavoratori dell’industria chimica e farmaceutica, e dei settori affini, l’adesione alla previdenza complementare è possibile grazie al fondo pensione Fonchim, mentre un lavoratore del settore metalmeccanico ha il suo fondo per la previdenza complementare che è il fondo pensione Cometa.

Come viene calcolata la pensione da fondo negoziale e la convenienza fiscale

L’importo della pensione ottenibile, tramite i conferimenti in un fondo chiuso, sarà calcolato non solo in base all’ammontare dei contributi versati, ma anche in ragione dei rendimenti di gestione. In Italia, per legge, la previdenza complementare tramite l’accesso ai fondi negoziali è incentivata a livello fiscale. In quanto, con un tetto massimo di 5.164,57 euro annui, e comunque escludendo il trattamento di fine rapporto, le contribuzioni da busta paga godono della deducibilità fiscale piena dal reddito.

Le caratteristiche di un fondo pensione chiuso, dai gestori agli organi di controllo

Ogni fondo negoziale, come Cometa e Fonchim come sopra accennato, si presenta come un soggetto giuridico autonomo e indipendente rispetto agli altri fondi chiusi. Un fondo pensione negoziale ha infatti un responsabile, ha un’assemblea e, soprattutto, ha un organo di amministrazione e di controllo dove figurano i rappresentanti delle parti che hanno definito l’accordo collettivo.

Il fondo chiuso ha inoltre una banca depositaria, dove sono presenti le risorse confluite nel fondo negoziale, mentre la gestione, nel rispetto della politica d’investimento del fondo pensione chiuso, è affidato a soggetti privati e specializzati che sono detti gestori e che possono essere rappresentati da banche, da società di gestione del risparmio e da compagnie di assicurazione.

L’esempio di Cometa, il fondo pensione metalmeccanici

Per esempio, il Fondo Cometa per la previdenza complementare dei lavoratori del settore metalmeccanico è con adesione libera e volontaria. Il che significa che i lavoratori del comparto possono aderire come possono, invece, continuare a mantenere il proprio trattamento di fine rapporto in azienda. Il lavoratore che aderisce a Cometa avrà la propria posizione previdenziale personale e individuale dove andranno a confluire tutti i contributi versati a suo nome.

Chi vigila sui fondi pensione chiusi o negoziali?

In Italia un fondo pensione chiuso o negoziale deve essere iscritto ad apposito Albo, quello relativo proprio ai fondi pensione. L’attività di ogni fondo pensione chiuso è disciplinata da un apposito statuto, mentre a vigilare sull’operato è la COVIP, ovverosia la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione.

Quali prestazioni offrono i fondi pensione chiusi o negoziali

In base allo statuto, al momento della maturazione dei requisiti di pensione obbligatoria, il lavoratore potrà scegliere tra una rendita o tra la prestazione in capitale. Così come può essere previsto pure l’accesso alla RITA, sigla che sta per Rendita Integrativa Temporanea Anticipata. Prima del pensionamento, invece, chi aderisce ai fondi pensione, e comunque sempre nel rispetto dello statuto, può chiedere delle anticipazioni oppure il riscatto parziale o totale della propria posizione previdenziale individuale maturata.

Pensione anticipata contributiva a 64 anni con 20 anni di contributi

La pensione anticipata contributiva che permette l’accesso al compimento dei 64 anni per chi ha maturato almeno 20 anni di contributi, risulta essere una misura riservata esclusivamente a chi non ha versato contributi prima del 1996 o a chi può esercitare il computo nella Gestione Separata.

Pensione anticipata contributiva

La pensione anticipata a 64 anni è un’opzione che non tutti i lavoratori potranno scegliere, in quanto per poter uscire dal mondo del lavoro prima del raggiungimento dei 67 anni è necessario anzitutto aver già raggiunto un requisito contributivo di 20 anni e non aver accrediti contributivi al 31 dicembre 1995 o poter esercitare il computo nella Gestione Separata.

Per poter presentare domanda per il pensionamento a 64 anni invece che a 67 serve un’anzianità contributiva di almeno 20 anni. L’importo dell’assegno pensionistico ne risulterà ridimensionato, esso, non dovrà risultare in ogni caso inferiore a 2,8 volte quello dell’importo mensile dell’assegno sociale.

In altre parole, possiamo dire che possono accedere alla pensione anticipata a 64 anni quei lavoratori (sia donne che uomini) che non hanno una contribuzione accreditata alla data del 31 dicembre 1995, che hanno un’età anagrafica di 64 anni. Il requisito dell’età anagrafica, non subirà variazioni almeno sino al prossimo 31 dicembre 2022, dopodiché è previsto l’adeguamento all’aspettativa di vita.

Infine, si precisa che i 20 anni di contributi dovranno essere conteggiati, con l’esclusione dei contributi figurativi. Per contributi figurativi, s’intende quelli accreditati, senza onere a carico del lavoratore, per periodi in cui l’interessato è costretto a interrompere l’attività lavorativa per diversi motivi (a titolo d’esempio periodi di gravidanza, malattia, disoccupazione).

In ogni caso la misura è destinata ad una platea abbastanza ristretta di lavoratori, in quanto, oltre al requisito anagrafico e a quello contributivo richiede anche che l’importo dell’assegno sia pari o superiore ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale INPS, che per il 2021 è pari a 460,28, che moltiplicato per 2,8 dà come risultato 1.288,78.

Da quanto sull’importo dell’assegno, si deduce che la pensione anticipata contributiva è destinata a chi ha avuto carriere brevi ma con retribuzioni molto alte, visto che con 20 anni di contributi non è facilissimo ottenere l’importo minimo richiesto per l’accesso.

Bonus commercianti 2021: come funziona la pensione con l’IND COM?

Ai fini dell’accompagnamento verso la maturazione dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia, i commercianti possono accedere, nel rispetto dei requisiti previsti, alla cosiddetta IND COM che non è altro che un bonus. L’importo dell’indennità, che è attualmente pari a 516 euro mensili, viene riconosciuto presentando domanda ai legittimi beneficiari grazie alle risorse del Fondo degli interventi per la razionalizzazione della rete commerciale.

Quali sono i requisiti di accesso al bonus commercianti 2021

Pur tuttavia, non tutti i commercianti che hanno cessato l’attività possono essere accompagnati verso la pensione di vecchiaia con il bonus da 516 euro mensili per 13 mensilità. E questo perché ci sono da rispettare dei requisiti legati all’età anagrafica, all’iscrizione all’apposita gestione INPS, ed anche al tipo di attività commerciale svolta.

Nel dettaglio, possono accedere all’IND COM i commercianti che hanno cessato l’attività e che hanno almeno 62 anni se sono uomini, e 57 anni se sono donne. In più, occorre aver maturato, anche non in via continuativa, almeno cinque anni di iscrizione alla Gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli esercenti attività commerciali dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (INPS).

L’accesso all’indennità, inoltre, è subordinato alla cessazione dell’attività commerciale nei tre anni precedenti al pensionamento. E questo perché il bonus commercianti non è un vitalizio, ma un bonus che è erogabile ai legittimi beneficiari per un massimo di tre anni.

Con quale tipo di attività commerciale si può accedere all’IND COM?

L’IND COM, rispettati i requisiti sopra indicati, si può chiedere e si può ottenere, presentando la domanda all’INPS, se l’attività cessata è stata di tipo commerciale al minuto in sede fissa oppure su aree pubbliche anche in forma itinerante. E lo stesso vale per gli agenti di commercio e per i commercianti che hanno cessato l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande.

Sono invece esclusi dall’IND COM tutti i commercianti che hanno cessato delle attività caratterizzate da forme speciali di vendita. Per esempio, il commercio elettronico ma anche la vendita o la somministrazione di alimenti e di bevande in luoghi non aperti al pubblico. Così come sono esclusi dal bonus commercianti 2021 gli esercenti attività all’ingrosso.