Le idee del Cup per aiutare il Paese

Il Cup, Comitato unitario delle professioni, ha emanato, tramite la sua Alleanza Professionisti, una serie di idee utili per modernizzare il Paese, che sono state già presentate a Roma in occasione di un convegno e che verranno presto inviate al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Vediamo nel dettaglio quali sono le idee contenute nel documento redatto dal Cup:

Garantire la salute e il benessere dei cittadini.
Nel documento si legge: “Nonostante il Legislatore abbia avviato in questi anni numerose politiche di inclusione, protezione sociale e sostegno nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, c’è ancora molto da fare per garantire la salute e il benessere dei cittadini. Le eterogenee modalità di erogazione di servizi e prestazioni, differenziati a seconda delle diverse fasce di target della popolazione, non genera un sistema di welfare sempre efficace”.
Questo significa che ai professionisti servono azioni finalizzate a uniformare i servizi a loro necessari e ad assicurarne l’accesso in tempi brevi.

Una giustizia lenta è un’ingiustizia.
Uno degli annosi problemi dell’Italia riguarda sicuramente i ritardi dei procedimenti giudiziari, che si verificano in particolare in ambito civile.
L’Alleanza propone, a questo proposito, il rilancio di alcuni istituti che potrebbero semplificare l’azione giudiziaria, garantendo così che la legalità faccia il suo corso in tempi brevi. Importanti sono la mediazione e la rivisitazione del sistema successorio, eventualmente ricorrendo ad una riforma.

Più servizi pubblici di qualità: la sussidiarietà per rendere efficiente la pubblica amministrazione.
Altro cruccio del nostro Paese, le procedure lente e macchinose della pubblica amministrazione, che andrebbero sveltite ma anche rese più efficaci. A tal proposito, occorrerebbe dare seguito a quanto detto in materia di sussidiarietà tra Stato e professionisti: “La funzione sussidiaria dei professionisti ordinistici non deve e non può essere intesa come la sostituzione di soggetti privati all’azione pubblica, ma come un’azione di supporto allo Stato e di recupero di efficienza della pubblica amministrazione”.

Allargare la base occupazionale, incentivare il lavoro, rafforzare i sistemi di previdenza per i lavoratori.
L’Italia ha un tasso di occupazione che, fermo al 61,6%, è lontana dalle percentuali degli altri paesi europei. Ad esempio, in Germania il tasso di occupazione è pari al 78,6%, in Gran Bretagna al 77,5%, in Francia al 70%.
Occorre, dunque, agire rapidamente sostenendo le giovani generazioni, valorizzando le competenze professionali, creando strumenti che rendano più competitivo il lavoro senza trasformarsi in ulteriori incombenze per imprese e lavoratori. L’Italia deve proseguire nell’attuazione di politiche che incentivino l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro attraverso sgravi fiscali e contributivi per le imprese e l’ulteriore riduzione del cuneo fiscale nel caso del lavoro dipendente”.

Un nuovo ciclo degli investimenti per una crescita equa, inclusiva e sostenibile.
L’inversione del ciclo degli investimenti registrata dal 2013 e l’incremento della spesa complessiva sono i punti da cui ripartire per immaginare uno sviluppo equo, inclusivo e sostenibile, che faccia perno sull’uso razionale ed efficiente delle risorse disponibili. A questi due fattori si deve aggiunge un processo di razionalizzazione della spesa pubblica, che elimini gli sprechi, identificando nel contempo gli ambiti strategici di intervento pubblico e privato. Lo Stato dovrà pianificare i propri investimenti orientandoli al miglioramento della qualità della vita, al rispetto del territorio e dell’ambiente, alla creazione di nuova e migliore occupazione, al sostegno di chi si trova, o rischia di trovarsi, in condizioni di marginalità economica e sociale”.
Gli ambiti di intervento riguardano: la salvaguardia, la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente; la realizzazione di infrastrutture sostenibili; le smart cities e la rigenerazione urbana; la diffusione dell’economia circolare; il sostegno alla ricerca e la diffusione di tecnologie innovative; l’utilizzo di nuove fonti energetiche; il rafforzamento del Piano Industria 4.0 e di un terziario di nuova generazione a crescente valore aggiunto.

Attuare la rivoluzione digitale per il Paese.
Si auspica, pertanto l’introduzione nel nostro ordinamento del diritto universale alla connessione in modo che possa essere sancito e garantito l’accesso al web su tutto il territorio nazionale, a costi uniformi e senza alcuna distinzione territoriale. Occorre rendere realmente disponibile a cittadini, istituzioni, imprese e professionisti il patrimonio di dati di cui dispone la P.a. sotto forma di ‘Open Data’, superando gli ostacoli di tipo tecnico, normativo, ma anche le resistenze politiche”.

Una formazione di qualità.
La formazione iniziale dovrebbe essere caratterizzata da percorsi formativi meglio identificati e soprattutto frutto di progettazione condivisa con il sistema economico. Le imprese e gli studi professionali possono diventare organizzazioni educative in grado di offrire, per quanto possibile, una combinazione di lavoro, apprendimento, ricerca e progettazione che può generare elevato valore aggiunto. Anche in tema di ricerca -spiegano i professionisti- è auspicabile un nuovo approccio, frutto di un consolidato raccordo università-impresa-broker dell’innovazione incentrato su incubatori aperti di saperi e conoscenze e su partenariati finalizzati al trasferimento tecnologico e alla costruzione circolare di competenze altamente professionalizzanti. In questa prospettiva, i professionisti sono in grado, come già dimostrato in passato, di fungere da broker dell’innovazione, ovvero da veicoli di know-how e capacità innovativa di elevato livello e in questo senso il sistema delle professioni intende mettersi a disposizione del Paese. Diventa imprescindibile il ricorso alla formazione continua, che deve diventare una reale opportunità per lavoratori e professionisti”.

Valorizzare e tutelare il patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale per nuovi percorsi di crescita.
E’ necessario investire maggiormente e sviluppare un patrimonio scientifico e culturale condiviso tra le diverse figure professionali che si occupano, a diverso titolo, di tutelare e valorizzare le diverse forme di capitale naturale e culturale di cui il Paese dispone. Va inoltre incentivata l’integrazione e coprogettazione tra figure professionali con esperienza e competenza nel settore ambientale, sociale ed economico/giuridico al fine di garantire la corretta ed efficace gestione e pianificazione ambientale. E’ necessario che i professionisti operanti, sia in ambito pubblico che privato, nella gestione delle problematiche ambientali siano formati, informati e aggiornati sull’evoluzione delle politiche, delle tecnologie e delle normative ambientali, paesaggistiche, forestali ed agroalimentari Non appare più rinviabile l’avvio di un processo di digitalizzazione delle informazioni (censimento, studio, realizzazione di un data base georeferenziato contenente le informazioni sul territorio e normalizzazione dei dati) e di promozione di certificazioni di qualità che facilitino anche il dialogo tra istituzioni, professionisti e cittadini”.

Rigenerare le città, curare le periferie urbane, valorizzare e tutelare il patrimonio edilizio per una migliore qualità della vita.
Si dovrebbe, secondo l’Alleanza, investire maggiormente in interventi di rigenerazione urbana attraverso un’unica regia che possa definire chiaramente gli obiettivi. Per farlo, occorre ovviamente avere la corretta idea del patrimonio edilizio esistente, senza la quale è impossibile avviare politiche mirate.

Gestione del rischio, gestione della sicurezza, tutela della salute.
Nonostante l’Italia sia un Paese a rischio di calamità naturali, “va constatato come il Paese sconti l’assenza di una gestione integrata del rischio, inteso solo nella sua dimensione emergenziale e non ordinaria; la carenza di una cultura manutentiva così come di un’educazione alla sicurezza che, a partire dalla scuola, consenta di creare quel sostrato di conoscenza e attenzione diffusa necessaria a favorire comportamenti orientati alla prevenzione”.

Modernizzare la rappresentanza degli interessi, rendere più efficiente ed efficace il ruolo degli Ordini professionali.
Da tempo si dibatte di crisi dei corpi intermedi e di ridefinizione del ruolo della rappresentanza. In questo contesto, il sistema degli Ordini professionali non intende esentarsi da una riflessione sul proprio ruolo, sulle proprie finalità e su come attivare, al proprio interno, un processo di modernizzazione e di maggiore efficienza, contribuendo così alla costruzione di nuovi percorsi di crescita. Gli Ordini professionali vanno interpretati, o meglio, reinterpretati come portatori di interessi diffusi, la cui azione parte dalla tutela delle singole categorie professionali per arrivare a coprire lo spettro ampio dell’interesse generale, in ogni suo ambito, sia pubblico che privato. Ciascun Ordine è portatore di competenze specifiche, che possono essere utilizzate nei diversi campi in cui il Paese ha in programma di progettare nuovi interventi e di generare più efficienza. A questo scopo, continuano i professionisti, appare essenziale mantenere lo status giuridico di ‘enti pubblici’, che non gravano sul bilancio dello Stato, e pensare a una riorganizzazione del sistema ordinistico con strutture integrate che conducano alla individuazione di un soggetto unitario di rappresentanza”.

Vera MORETTI

Circolare sulla ricongiunzione dei contributi

E’ stata rilasciata dall’Inps la circolare 24 del 2 febbraio 2018 che contiene importanti informazioni che riguardano la ricongiunzione contributi INPS per i liberi professionisti.

Questa circolare può essere utilizzata per la corretta applicazione dei piani di rateizzazione di questi periodi, in base alle domande presentate nel 2018.

Si tratta di un documento importante soprattutto per i liberi professionisti che hanno versato contributi in più casse e hanno la necessità di presentare domanda di ricongiunzione dei contributi ai fini pensionistici. In questa circolare infatti sono contenuti i principali riferimenti di legge e le nuove tabelle approvate dall’Inps per il calcolo degli oneri di ricongiunzione.

La legge numero 45 del 5 marzo 1990 prevede, per i liberi professionisti, la possibilità di poter predisporre un pagamento rateale dell’onere di ricongiunzione della contribuzione. Sulle rate, sarà poi prevista una maggiorazione dell’interesse annuo. Quest’ultimo, è pari al tasso di variazione medio annuo dell’indice dei prezzi al consumo delle famiglie realizzato dall’Istat. Le categorie coinvolte in tale parametro sono operai e impiegati in un periodo di un anno.

In riferimento al corretto calcolo del pagamento in rate degli oneri di ricongiunzione, ogni anno l’INPS rilascia una apposita circolare ufficiale con le tabelle dei coefficienti validi per la definizione anche del piano di ammortamento da seguire per i pagamenti. Per il 2018 si tratta della circolare 24 del 2 febbraio 2018 che è disponibile sul sito ufficiale dell’Inps e come di consueto in fondo a questo articolo per i nostri lettori.

Sempre nella stessa circolare sono state inserite le istruzioni per utilizzare correttamente le due tabelle approvate per la presentazione delle nuove domande sulle ricongiunzioni dei contributi per il diritto alla pensione dei professionisti.

Vera MORETTI

I Consulenti del Lavoro fanno un bilancio sugli incentivi lavoro

Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dell’ordine dei Consulenti del Lavoro, in occasione del Forum lavoro 2018 indetto dalla Fondazione Studi dei consulenti del lavoro, ha voluto fare un’analisi di come è stato affrontato il tema del lavoro in questa legislatura, facendo quindi un bilancio.

L’elemento caratterizzante che è emerso è sicuramente quello delle leggi che hanno portato ad un’incentivazione insistente verso i rapporti di lavoro a tempo indeterminato. L’importanza di queste iniziative è legata in particolare ai contratti di lavoro, che da precari o a termine, sono stati trasformati in contratti a tempo indeterminato, dando così una continuità che si stava perdendo.
Anche se, e Calderone l’ha sottolineato, di veri nuovi ingressi nel mercato del lavoro ce ne sono stati ben pochi, forse poche decine di migliaia. In realtà, dunque, sono stati messi in regola coloro che già lavoravano, e questa è sicuramente una buona notizia, ma la dinamicità che doveva derivare dalle nuove assunzioni è stata più mite e sottotono del previsto.

Questo significa che la ripresa si sta verificando ma ancora in modo marginale, per questo la presidente dei consulenti del lavoro ha dichiarato: “La nostra analisi da consulenti del lavoro è proprio quella di leggere e capire i fenomeni, le situazioni, cercando di individuare dati di tendenza da sottoporre poi all’esame di un decisore politico che deve poi assumersi la responsabilità oggi e anche in futuro di individuare quelle norme che rendano inclusivo il mercato del lavoro italiano. Il Jobs act e l’intervento sull’articolo 18 vanno giudicati positivamente ma non possono restare inattuati l’assegno di ricollocazione e le politiche attive: si deve permettere a un lavoratore che ha perso il lavoro di essere ‘accompagnato’ a una nuova occupazione”.

Al Forum è intervenuto anche Salvatore Pirrone, direttore generale di Anpal, il quale ha aggiunto: “La banca dati poco a poco si sta arricchendo e le informazioni sono sempre più puntuali. Stiamo lavorando perché si possa partire a fine febbraio con l’accesso ad alcune informazioni per gli intermediari. Informazioni che possono essere utili per rendere più agevole la collocazione dei disoccupati sul mercato del lavoro. Anche attraverso la verifica di alcune condizioni per l’accesso ad alcuni incentivi per l’assunzione per i datori di lavoro”.

Francesco Duraccio, vicepresidente della Fondazione Studi consulenti per il lavoro, ha accolto queste parole con entusiasmo: “Quella di operatori del mercato del lavoro in quanto la certezza dello status di disoccupazione è indispensabile sia per individuare gli utenti che per il corretto svolgimento delle misure di politiche attive del lavoro. E poi in quanto nella nostra quotidiana attività di assistenza alle imprese abbiamo la necessità di attingere ad informazioni attendibili per indirizzare le aziende verso la fruizione degli incentivi all’occupazione”.

Vera MORETTI

Professionisti: quale regime fiscale scegliere?

Sono molti i professionisti che, quando iniziano la loro nuova attività lavorativa, ricorrono alla ritenuta d’acconto, quando, invece, sarebbe più vantaggioso scegliere un regime fiscale con apertura di partita Iva.

Perché questo? La ritenuta d’acconto, che potrebbe sembrare la scelta più semplice e leggera, impone rigidi limiti alla prestazione occasionale.
Vediamo quali sono:

  • limite di 5000€ di reddito annuo;
  • limite di 30 giorni di collaborazione occasionale con ogni committente;
  • impossibilità di collaborare più volte con lo stesso committente;
  • impossibilità di pubblicizzare la propria attività.

Non a caso, dunque, la ritenuta d’acconto può essere utilizzata per prestazioni occasionali, ma sicuramente non permette di lavorare serenamente e anzi costringe a rifiutare contratti per non superare i limiti imposti.

Ai professionisti viene consigliato invece di ricorrere al regime forfettario, che è un regime fiscale agevolato che permette di usufruire di imposte che a volte si rivelano più convenienti anche rispetto alla ritenuta d’acconto.

Anche questo regime prevede limiti di ricavi annuali, definiti tramite codice ATECO, composto da cifre e lettere a seconda delle tipologie lavorative e che definisce non solo il limite annuale dei ricavi ma anche il coefficiente di redditività.

Si tratta di un coefficiente che definisce anche un forfait di spese che possono essere detratte dal contribuente che nel regime forfettario non può detrarre le spese sostenute per l’attività lavorativa.
L’unica imposta prevista dal regime forfettario è l’imposta sostitutiva che ammonta al 5% dell’imponibile nei primi cinque anni di attività e 15% negli anni a seguire.

Aprire la propria partita IVA è possibile sia online che offline:

  • offline, recandosi personalmente in un Ufficio dell’Agenzia delle Entrate, consegnando il modello AA9/12, ben compilato, corredato di carta d’identità;
  • offline, inviando una raccomandata a qualsiasi Ufficio dell’Agenzia delle Entrate con i medesimi documenti;
  • online, con gli stessi documenti, senza dover recarsi in nessun ufficio.

Dopo l’apertura della partita Iva, occorre iscriversi ad una cassa previdenziale, che, per molte categorie di professionisti è dedicata, ad esempio per avvocati, o ingegneri, o agenti di commercio.
Se, per l’attività scelta non esiste una cassa previdenziale, si ricorre alla Gestione Separata INPS.

Vera MORETTI

Partita Iva: ecco cosa si può detrarre

Chi è possessore di partita Iva deve farsi largo in una burocrazia sempre più complicata e, con le leggi in continuo cambiamento, spesso rimane difficile orientarsi.

Per questo, e per rimanere aggiornati sulle agevolazioni delle quali si può beneficiare e sulle spese detraibili, è bene mantenere alta la concentrazione e non smettere mai di informarsi.

Prima di tutto, anche i titolari di partita Iva possono scaricare le spese sanitarie, per sé e per i familiari a carico.

Per quanto riguarda le spese di viaggio, queste sono scaricabili nella misura del 75% della spesa considerando che l’importo massimo detraibile non deve, comunque, raggiungere il 2% dei compensi percepiti durante l’anno. Se, però, le spese di viaggio vengono fatturate al cliente, saranno soggette a ritenuta d’acconto e a tassazione ai fini delle imposte dirette, e detraibili nella misura del 100%.

Più complicata la questione dell’acquisto di immobili, da utilizzare del tutto o in parte come ufficio/studio.
Se l’immobile viene utilizzato esclusivamente per l’attività imprenditoriale, attraverso le quote di ammortamento periodico è possibile portare in detrazione l’intera spesa sostenuta.
Se invece l’immobile è utilizzato in modo promiscuo, si possono scaricare le spese delle utenze o dell’affitto, ad esempio, ma solo nella misura del 50%. Questo si rende possibile solo se il lavoratore non possiede un altro immobile nello stesso Comune.
Si possono recuperare anche le spese per lavori di ristrutturazione e di ammodernamento, solo se l’immobile, a fine lavori, ha incrementato il suo valore almeno del 5%. Si possono anche dedurre i canoni del leasing immobiliare.

Quando poi si va a fare benzina, si possono scaricare le spese solo quando si tratta di esigenze lavorative.
La spesa di acquisto dell’auto si può portare in deduzione fino ad un massimo di circa 18 mila euro ma per agenti e rappresentanti di commercio l’importo sale a 26 mila euro.
Il veicolo è detraibile al 100% se è utilizzato come bene strumentale, mentre è detraibile al 70% se utilizzato in modo promiscuo con i dipendenti. Mentre è detraibile al 20% se utilizzato per scopi differenti. L’Iva stessa sull’acquisto del mezzo è scaricabile nella percentuale del 40%, ma se l’auto è utilizzata solo per lavoro è scaricabile totalmente al 100%.

Anche il costo del computer può essere scaricato, anche se non interamente ma all’80%, indipendentemente dal fatto che sia fisso o portatile. Stessa percentuale per le spese telefoniche. Le società di trasporti, invece, usufruiscono della detrazione totale.

Queste spese possono essere scaricate da chi ha partita Iva in regime ordinario, mentre chi beneficia del regime agevolato non può scaricare nulla a parte le spese telefoniche al 50%.

Vera MORETTI

Cup e Rpt presentano Professionisti per l’Italia

Il Comitato unitario delle professioni e la Rete delle professioni tecniche, a seguito dell’approvazione della norma sull’equo compenso ai professionisti, hanno costituito Professionisti per l’Italia, ovvero un’alleanza fra le due rappresentanze degli ordini e dei collegi, aperta anche ad altre organizzazioni del mondo professionale.

Si tratta di una collaborazione nata per valorizzare l’asset strategico che le professioni tendono a realizzare in termini di cultura, competenze, garanzia di legalità e tutela dei diritti dei cittadini, che entro le prossime tre settimane elaborerà un Manifesto per la modernizzazione del Paese, che verrà sottoposto alle diverse forze politiche candidate per le prossime elezioni.

Ciò accadrà il 21 febbraio durante l’assemblea programmatica che si terrà a Roma. In quell’occasione, verranno presentati i dati raccolti e le misure pensate dai Professionisti per l’Italia per investimenti pubblici, sussidiarietà, semplificazione fiscale, percorsi formativi, gestione del rischio e sicurezza, tutela dei diritti dei cittadini, integrazione e accoglienza sociale, ingresso e permanenza nel mercato del lavoro, ruolo della rappresentanza e sussidiarietà degli Ordini professionali.

I rappresentanti di Cup e Rpt hanno detto: “I professionisti ancora una volta vogliono dimostrare che restando uniti possono mettere insieme energie e progetti per il bene dell’Italia. Insieme per il futuro del nostro Paese è, infatti, il motto che ispira l’azione della nostra Alleanza, con la quale vogliamo rappresentare unitariamente esigenze, sensibilità e aspettative dei nostri iscritti. Dopo aver vinto la battaglia per l’equo compenso, che ha visto il riconoscimento del valore economico e sociale della prestazione professionale, vogliamo potenziare l’interlocuzione con la politica puntando sull’attuazione della nostra funzione sussidiaria. Il Manifesto sarà lo strumento con cui valorizzare l’apporto dei professionisti in termini di proposizione di misure legislative che possano favorire l’occupazione e la ripresa dell’economia, ma anche rendere più moderno e attrattivo il Paese, orientare gli investimenti, promuovere l’acquisizione di competenze adeguate ai cambiamenti socio-economici e migliorare la qualità della vita e dei servizi offerti ai cittadini”.

Vera Moretti

Le nuove figure professionali della moda e del design

Il mercato del lavoro cambia a seconda delle richieste da parte delle aziende, ma anche a seconda delle professioni che nascono, e in questo periodo di grande fermento, soprattutto dal punto di vista digitale e tecnologico, se ne contano molte.

Prendendo in considerazione, ad esempio, le nuove discipline del design, che fanno riferimento, per quanto riguarda il percorso di studi, all’Ied, Istituto europeo di design, se ne individuano addirittura dieci. Alcune sono professioni già conosciute, altre un po’ più di nicchia, ma tutte destinate a ricavarsi un’ampia fetta di mercato.

Vediamo quali sono:

  • Big data specialist: i big data rappresentano un bacino inesauribile di possibili e preziose informazioni da sfruttare in chiave commerciale. Le aziende si sono o si stanno attrezzando per disporre di figure specifiche che se ne occupino, e sul mercato non ce ne sono ancora a sufficienza per rispondere a questa domanda.
  • Influencer strategist: si prevede che nell’anno appena cominciato l’investimento in campagne con influencer aumenterà del 39%. La figura dell’influencer strategy si affianca a quella dei professionisti del digital, per arrivare non solo a sviluppare dati, ma anche affinare creatività e strategia.
  • Brand extension and licensing manager: si tratta di una figura che port ail suo brand di appartenenza a collaborare con altre realtà, per percorrere strade non ancora battute ma ricche di potenzialità. Chi se ne occupa deve necessariamente avere una visione molto ampia e innovativa, in grado di prevedere le possibilità.
  • Vintage system specialist: il vintage, nell’ambito della moda, piace molto, ma ancora non esiste una figura professionale specializzata. L’esperto del vintage può operare in vari settori, e non solo nella moda, ma anche nel design, nell’estetica e nella comunicazione.
  • Retail designer e scenografo degli eventi: essere architetti o interior designer a volte non basta, poiché occorre a volte saper fornire soluzioni specifiche che possano permettere al punto vendita di distinguersi e di offrire ai propri clienti un valore aggiunto notevole.
  • Illustratore grafico: è colui che riassume due figure professionali e che è in grado di offrire proposte molteplici su due piani che di solito viaggiano distinti., ovvero la grafica e l’illustrazione.
  • Curatore di mostre ed eventi artistici: si tratta sicuramente di una figura basilare per la comunicazione e per l’arte, che deve necessariamente avere competenze estetiche ma anche interpretative e culturali piuttosto spiccate e affinate, e ovviamente essere sempre aggiornata.
  • Lighting designer: sono molti gli architetti e i designer che si rivolgono a queste figure professionali per definire il ruolo della luce all’interno delle loro realizzazioni. E possono farlo in maniera specifica ed esauriente grazie anche alle tecnologie a loro disposizione.
  • Art director: è sempre richiesto dalle agenzie creative, costantemente impegnate nell’ideazione e realizzazione di campagne che generino valore per il brand da trasformare in business. Questa è una figura in continua evoluzione, che richiede un costante aggiornamento sia per quanto riguarda i canali mediatici sia per le tecniche esecutive.

Vera MORETTI

Equo compenso anche per i lavoratori autonomi

In occasione del Festival del lavoro organizzato a Torino dai consulenti del lavoro, è intervenuto anche Paolo Pennesi, capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro, il quale ha voluto affrontare la tematica attuale della giusta retribuzione del lavoro autonomo.

In proposito ha specificato: “Quello della giusta retribuzione del lavoro autonomo comincia ad essere un tema di attualità, anche per queste forme di lavoro sulle piattaforme digitali: i lavoratori autonomi che svolgono attività in questo ambito credo debbano essere tutelati ai sensi dell’articolo 36 dello Statuto dei lavoratori. Ragionare su questo significa cambiare atteggiamento, non ritenere che queste tutele siano appannaggio solo del lavoro subordinato”.

Ai fini di tutelare i lavoratori autonomi, Pennesi ha confermato che sono state fatte ispezioni sia a Torino sia a Milano, per verificare che le modalità concordate rispettassero i principi fondamentali del lavoro, e sono state trovate alcune gravi anomalie. Questa problematica riguarda tutte le forme di lavoro autonomo di vario titolo, per mansioni a termine che sono considerate con troppa superficialità dei semplici lavoretti quando in realtà per molti si tratta dell’unica forma di reddito.

Ovviamente, il tema dell’equo compenso coinvolge da vicino i professionisti, e a questo proposito Pennesi ha voluto aggiungere: “Oggi parlare di prestazioni professionali che non hanno più i minimi previsti dalle tariffe degli ordini professionali, dopo le liberalizzazioni, impone anche qui il tema del giusto riconoscimento di compenso perché quella che deve essere l’autonomia e l’indipendenza del professionista va salvaguardata, anche a tutela dei consumatori che usufruiscono delle prestazioni”.

Vera MORETTI

Colap fa ricorso contro l’esclusione dal Cnel

La notizia che i liberi professionisti sono stati estromessi dal Cnel non è stata presa bene, anzi, c’è chi è pronto a fare ricorso, come ha confermato Emiliana Alessandrucci, presidente del Colap: “L’estate non è ancora finita e le cattive notizie per i professionisti e i lavoratori autonomi continuano ad arrivare. In pratica fuori i liberi professionisti dal Cnel. Ma noi non ci arrendiamo e faremo ricorso. L’articolo 3 della Legge 4/2013 recita: ‘Le forme aggregative hanno funzioni di promozione e qualificazione delle attività professionali che rappresentano, nonché di divulgazione delle informazioni e delle conoscenze ad esse connesse e di rappresentanza delle istanze comuni nelle sedi politiche e istituzionali”.

Alessandrucci ha anche confermato un incontro con Tiziano Treu, presidente del Cnel, il quale pare abbia manifestato il suo interesse ad allargare la partecipazione, per arricchire il dialogo e le proposte che il nuovo Cnel dovrebbe formulare.
Ma di fatto la decisione presa non fa che confermare l’opposto, ovvero che i professionisti aderenti al Colap vengono ancora considerati di serie B, nonostante la legge stia dalla loro parte e nonostante sia un loro diritto partecipare, come forma aggregativa di rappresentanza dei lavoratori autonomi e delle professioni associative.

La presidente Colap ha aggiunto: “Questo ennesimo atto ci dimostra non la disattenzione, ma il grave disinteresse di questo governo per le professioni associative. Non inserirci nella rappresentanza vuol dire umiliare e sottovalutare questo mondo e tutte le potenzialità che è in grado di esprimere soprattutto per l’occupazione e la crescita. Per i fini costituzionali il Cnel dovrebbe divenire il luogo del confronto e della proposta, in questa composizione non troviamo nulla di innovativo e costruttivo e le sorti del suo operato sono facilmente immaginabili. Un confronto chiaro con il presidente Tiziano Treu ci aveva rassicurato sull’ ampiezza della rappresentanza e sul ruolo che immaginava per le forme aggregative.Ora è tutto di nuovo fermo. Questa composizione dimostra l’assenza di coraggio del nostro Paese e l’incapacità di allargare le proposte e gli ambiti della discussione”.

Vera MORETTI

Obbligo di preventivo per tutti i professionisti

Novità in arrivo per i professionisti, che d’ora in poi dovranno necessariamente e sempre indicare il proprio preventivo agli eventuali clienti, che dunque hanno il diritto di sapere quanto andranno a spendere e, nel caso, rifiutare e chiedere un consulto ad un altro professionista.

Questo significa che tutti, compresi avvocati, commercialisti, e chiunque eserciti una prestazione professionale, dovranno presentare ai propri utenti un preventivo che riassuma la prestazione richiesta, dettagliato in ogni sua voce e con la distinzione tra spese, diritti e onorario.

Ad accogliere con maggiori resistenze la novità sono gli avvocati, che a quanto pare avrebbero più difficoltà nel fare un preventivo che possa prevenire i diversi scenari possibili.
Per il servizio legale, dunque, non potendone prevedere durata e complessità, si chiederà che vengano ammessi integrazioni e aggiornamenti se la situazione dovesse cambiare in corsa.

Ad accettare con più serenità questi cambiamenti sono i commercialisti, che a quanto pare si erano già portati avanti, creando un software gratuito per i professionisti, con diversi format disponibili, a seconda dell’attività richiesta, che fornisce in primis un facsimile di contratto, comprensivo di preventivo, ma anche il necessario per la privacy e l’antiriciclaggio.

In ogni caso, comunque, si tratta di una norma accolta favorevolmente, perchè ha il pregio di evitare spiacevoli sorprese o polemiche inutili quando si arriva al dunque, ovvero al pagamento della prestazione. Con il preventivo in mano, infatti, le cattive sorprese sono ridotte al minimo, e le polemiche idem.

Vera MORETTI