Gender flat tax: novità nel mondo dell’imprenditoria femminile

Sta per arrivare la gender flat tax? Per ora è solo una proposta di legge ma si potrebbe andare verso una tassazione agevolata per le donne che decidono di fare impresa.

Gender flat tax: cos’è?

La Commissione Lavoro è impegnata nella scrittura di un testo di legge unificato volto a garantire, o meglio facilitare, l’inserimento, o il reinserimento, nel mondo del lavoro delle donne che sono state vittime di violenza di genere o violenze domestiche. Naturalmente raggiungere questo obiettivo importante richiede delle misure agevolative e tra le proposte presentare c’è proprio la gender flat tax.

La flat tax, come risaputo, è la tassa piatta e solitamente è un regime marginale, anche se più volte c’è stato il tentativo di introdurla andando così a superare definitivamente il sistema progressivo, previsto tra l’altro dalla nostra Costituzione, che prevede un’imposizione fiscale più che proporzionale. Si tratta delle classiche aliquote Irpef che aumentano all’aumentare del reddito.

Il termine gender indica invece il sesso, di conseguenza quando si parla di gender flat tax si indica una tassa piatta dedicata a persone di un solo genere, cioè le donne. Messa così si tratta di una misura non molto simpatica e sicuramente lesiva della parità di genere e proprio per questo è necessario apportare dei correttivi per evitare la violazione dell’articolo 3 della Costituzione. La lettura deve quindi essere ampliata, infatti la norma al vaglio della Commissione Lavoro è limitata a una sola categoria di donne, cioè quelle che devono ricostruirsi una vita dopo aver subito violenze di genere.

Altre misure previste

Si è visto nei mesi scorsi che per agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro delle donne vittime di violenza è stato introdotto il reddito di libertà che mira all’emancipazione femminile. Il Reddito di libertà è però caratterizzato anche da fondi limitati. Ora con questa norma si vorrebbero incentivare le donne a creare imprese o a ritornare nuovamente alla loro impresa, se l’avevano abbandonata in seguito alle violenze subite. Un modo insomma per ricostruirsi una vita.

Come funzionerà la gender flat tax

In base a quanto emerge dal testo, la gender flat tax dovrebbe essere fissata al 10%. Una sorta di intermezzo tra i due regimi previsti per il forfetario. La normativa sarà diretta esclusivamente alle donne che beneficiano di interventi di protezione debitamente certificati dai servizi sociali del comune di residenza, dai centri anti-violenza, dalle case rifugio. Inoltre, la gender flat tax si applicherà di attività imprenditoriali.

La gender flat tax troverà applicazione per 5 anni e la relativa opzione dovrebbe essere esercitata al momento della dichiarazione dei redditi. Naturalmente il condizionale è d’obbligo perché la norma è oggetto di proposta, ma probabilmente l’impegno della Commissione Lavoro sarà ancora abbastanza lungo. Inoltre è prevista una riduzione del 10% del coefficiente di redditività come indicato per i vari codici ATECO.

Il testo su cui si sta lavorando non prevede solo la gender flat tax, ma anche ulteriori agevolazioni come il collocamento obbligatorio (disciplina simile a quella prevista per i disabili) e lo sgravio contributivo per le imprese che decidono di assumere donne che sono state vittime di violenza.

Sgravi contributivi per lavoratrici madri e congedo di paternità obbligatorio

La legge di bilancio 2022 prevede importanti aiuti per le donne e per facilitare il rientro a lavoro dopo la gravidanza. In particolare per incentivare le aziende a favorire il rientro delle madri lavoratrici nel 2022, ci saranno sgravi contributivi per lavoratrici madri.

Legge di bilancio 2022 e gravi contributivi per lavoratrici madri

Sappiamo tutti che le aziende hanno spesso remore a far rientrare a lavoro le donne dopo la gravidanza e in alcuni casi le condizioni di lavoro sono tali da impedire di fatto alla donna di riprendere le proprie mansioni. Da un’indagine ISTAT emerge che il 14% delle donne non rientra a lavoro dopo la gravidanza. Per scoraggiare tali comportamenti, che in teoria sono anche vietati, la legge di bilancio 2022 ha previsto in via sperimentale una misura volta a incentivare le aziende a sostenere il rientro a lavoro dopo il parto.

La norma prevede che per il 2022 ci sarà l’esonero del pagamento dei contributi previdenziali per le donne lavoratrici del settore privato che rientrano al lavoro dopo il parto, o meglio dopo aver fruito del congedo di maternità obbligatorio. L’esonero però non sarà totale, ma sarà al 50%, per le aziende può comunque rappresentare un buon vantaggio visto che assumere dei sostituti potrebbe rappresentare un costo maggiore.

Congedo di paternità obbligatorio e fondi per asili nido

Per favorire la maternità, la legge di bilancio 2022 prevede anche il congedo di paternità obbligatorio della durata di 10 giorni da fruire entro i primi 5 mesi di vita del bambino. Al fine di favorire il rientro a lavoro delle lavoratrici madri, viene anche potenziato il Fondo di solidarietà comunale destinato ad aumentare i posti disponibili negli asili nido e quindi ad aiutare le donne a coniugare i tempi di lavoro con i tempi di vita. E’ inoltre previsto che entro il 2027 ci sia una copertura almeno pari al 33% dei bambini di età compresa tra 3 mesi e 36 mesi di posti di asilo nido.

Questa misura, insieme al rifinanziamento del fondo per il reddito di libertà mira a dare alle donne maggiore indipendenza economica e autonomia.

Rifinanziato il reddito di libertà e nuove erogazioni per le domande respinte

Nell’ambito delle politiche per la parità di genere, la legge di bilancio 2022 incrementa anche il fondo per il reddito di libertà, in questo modo potranno accedervi anche le donne che avevano visto non accolta la domanda per insufficienza del budget. Scopri come è stato rifinanziato il reddito di libertà e come accedervi.

Cos’è il reddito di libertà

Il reddito di libertà è una misura prevista in favore delle donne vittime di violenza di genere. La misura è diretta in particolare a donne con figli, che decidono di denunciare le violenze subite e di iniziare un percorso verso l’autonomia e l’autosufficienza anche economica. Naturalmente con il sostegno di strutture pubbliche e centri antiviolenza. L’assegno mensile è di 400 euro e l’erogazione è per 12 mesi. Il fondo per il Reddito di Libertà è istituito all’interno del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità che con la legge di bilancio 2022 ha un incremento di 5 milioni di euro.

Perché è stato rifinanziato il reddito di libertà

Il Reddito di libertà ha visto la luce per la prima volta con il decreto legge Rilancio. La circolare INPS 166 dell’8 novembre 2021 ha provveduto quindi a renderlo operativo. In seguito alla presentazione della domanda, in presenza dei requisiti previsti le richieste hanno visto l’accoglimento in ordine cronologico. Molte sono però inevase per insufficienza del budget. La circolare 166 disponeva che le domande che alla data del 31 dicembre 2021 non risultavano accolte a causa di fondi insufficienti, dovevano essere considerate definitivamente rigettate.

Messaggio INPS 4532 del 7 dicembre

L’INPS ha quindi provveduto a fornire chiarimenti  con il messaggio 4532 del 7 dicembre in merito alle domande non accolte per insufficienza di budget.  L’INPS ha sottolineato che in caso di ulteriori finanziamenti del Fondo per le vittime di violenza, le stesse sarebbero state recuperate nel corso del 2022 e di conseguenza le domande conservano la loro validità e saranno istruite e liquidate rispettando l’ordine cronologico di presentazione. Con il rifinanziamento del reddito di libertà attraverso la legge bilancio 2022, le donne interessate potranno ricevere la comunicazione dell’erogazione dell’assegno del reddito di libertà.

Per saperne di più sul reddito di libertà leggi gli articoli:

Reddito di libertà per le donne vittime di violenza: beneficiarie e importi

Reddito di libertà per le donne vittime di violenza: ecco come richiederlo

Reddito di libertà per donne vittime di violenza: ecco come richiederlo

Il Reddito di Libertà è una misura prevista dal decreto Rilancio (decreto legge 34 del 2020), convertito nella legge 77/2020, in favore di donne vittime di violenza. Con la circolare dell’INPS 166/2021 dell’8 novembre 2021 sono finalmente indicate le modalità per poter richiedere questo importante contributo.

Reddito di libertà per le donne vittime di violenza: cos’è

Il “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza” nasce con l’obiettivo di favorire percorsi di emancipazione delle donne vittime di violenza, abbiamo trattato le sue caratteristiche e peculiarità nell’articolo:

Reddito di Libertà per le donne vittime di violenza: beneficiarie e importi

Ora possiamo finalmente indicare le modalità attraverso cui è possibile accedere al beneficio. L’assegno di 400 euro mensili da erogare per 12 mensilità è rivolto alle donne vittime di violenza che siano però seguite da centri antiviolenza riconosciuti dalla Regione o da assistenti sociali. Si tratta quindi di donne che hanno accettato l’aiuto dei servizi e che stanno compiendo il percorso di uscita dallo stato di sudditanza rispetto all’uomo violento. Si tratta di donne accompagnate da figli minori o senza figli. Il Reddito di Libertà per le donne vittime di violenza non è imponibile ai fini IRPEF ed è cumulabile ad altre prestazioni sociali, ad esempio NaSPI, reddito di cittadinanza, reddito di emergenza, assegni per il nucleo familiare.

Circolare INPS 166/2021 dell’8 novembre 2021

La circolare INPS chiarisce che, al fine di aiutare le donne nella richiesta del reddito di libertà, è disponibile una piattaforma di collegamento con i Comuni italiani. Le donne interessate dovranno compilare in ogni parte il modello conforme predisposto dall’INPS, lo stesso dovrà essere sottoscritto e potrà essere presentato, tramite lo sportello del Comune di residenza, personalmente dalla donna o da un suo rappresentante legale o delegato. In fondo all’articolo è possibile scaricare il modulo.

L’operatore comunale dovrà quindi inserire la domanda attraverso la piattaforma predisposta accedendo al servizio online presente sul sito INPS, dovrà cercare la voce “Prestazioni sociali dei comuni” e selezionare la voce “Prestazioni sociali: trasmissione domande, istruzioni e software”.

In questo spazio potrà trovare la specifica voce “reddito di Libertà” e attraverso questa inoltrare la richiesta della donna vittima di violenza.

Documenti necessari per poter chiedere il Reddito di Libertà

Per poter procedere all’istanza è necessario avere un sistema di identificazione digitale, in particolare uno SPID, una CIE, Carta di Identità Elettronica 3.0 o una Carta Nazionale Servizi (CNS).

Il modulo deve essere compilato in ogni sua parte, in particolare deve essere presente la dichiarazione di attestazione dello stato di bisogno ordinario o la condizione di bisogno straordinaria e urgente in seguito a rilascio da parte dei servizi sociali competenti per territorio. Il secondo documento necessario è la dichiarazione redatta dal legale rappresentante del centro antiviolenza e che attesta la partecipazione a percorsi di emancipazione e di autonomia intrapreso dalla donna.

Al momento della presentazione dell’istanza è necessario indicare il metodo di pagamento prescelto e indicare il numero di IBAN del conto corrente intestato alla donna richiedente. Tra le varie opzioni di scelta c’è la carta prepagata con IBAN, il libretto di risparmio (sempre con IBAN).

Al termine della procedura l’operatore comunale provvederà a rilasciare una ricevuta della domanda inoltrata.

Riscontro alla domanda per il Reddito di Libertà

Una volta inoltrata la richiesta, l’INPS procederà a un controllo automatizzato della stessa e infine ci sarà l’esito. Questo sarà comunicato al Comune presso cui è stata presentata la domanda, inoltre sarà comunicato alla diretta interessata attraverso una e-mail, oppure attraverso il contatto telefonico fornito al momento dell’inoltro della domanda. Gli esiti possono essere diversi in particolare:

  • Accolta in pagamento;
  • Non accolta per insufficienza di budget;
  • Accolta in attesa di IBAN (si verifica nel caso in cui dal controllo emergano delle anomalie, ad esempio l’IBAN non è collegabile a un conto della richiedente, oppure errori materiali. La rettifica dovrà essere fatta sempre rivolgendosi all’operatore comunale.

Le domande non accolte per insufficienza di budget potranno rientrare nel beneficio in un secondo momento, cioè nel caso in cui dovessero essere disponibili risorse aggiuntive o in caso di respingimento di domande già presentate.

Le domande non accolte per insufficiente budget saranno scartate definitivamente il 31 dicembre 2021.

Il budget messo a disposizione dallo Stato viene ripartito tra le varie regioni e province autonome. Al termine del budget assegnato, l’INPS provvederà a darne comunicazione agli enti. E’ facoltà della Regione predisporre delle risorse aggiuntive che andranno nel budget della propria Regione. Tali risorse dovranno essere trasmesse dall’ente all’INPS che provvederà quindi a mettere in pagamento ulteriori istanze rimaste senza budget.

Inseriamo l’allegato da compilare per poter richiedere presso il proprio Comune il Reddito di libertà per le donne vittime di violenza. Modulo di domanda

Reddito di libertà per le donne vittime di violenza: beneficiarie e importi

Il Reddito di Libertà nasce con l’obiettivo di aiutare le donne ad affrancarsi dalla violenza maschile, ecco come funziona e come presentare la domanda.

Reddito di Libertà: un aiuto importante per le donne vittime di violenze domestiche

In Italia le violenze in famiglia sono diventate ormai una piaga sociale e spesso le donne non si ribellano per paura di ritorsioni in quanto non si sentono sufficientemente protette, inoltre frequentemente si trovano in una condizione di sudditanza economica che non permette di emanciparsi economicamente da compagni/mariti violenti. Si ritrovano quindi in un vero vortice che le inghiotte facendole sentire senza speranza di affrancarsi, insieme ai figli, dalle violenze. La situazione è peggiorata con il lock down perché ha costretto le coppie a convivere per molti giorni h24, spesso in spazi ridotti e questo ha esasperato la condizione.

Le Nazioni Unite nel loro rapporto sulle violenze domestiche hanno parlato di una “pandemia ombra”. In Italia i dati sono allarmanti, infatti le chiamate al numero verde 1522 dal 1° marzo al 16 aprile 2020 sono aumentate del 73% rispetto allo stesso periodo del 2019.  Dello stesso tenore sono i dati raccolti dagli uffici giudiziari: fra il 1° agosto 2019 e il 31 luglio 2020 hanno calcolato un aumento dell’11% dei procedimenti penali per maltrattamenti contro familiari e conviventi. Per far fronte a questa che può  essere considerata in Italia una vera e propria emergenza, nasce il Reddito di Libertà.

Normativa di riferimento

Il reddito di libertà è una misura prevista nel decreto Rilancio (Decreto legge n. 34/2020 convertito in Legge n. 77/2020), proposta dal Ministero per le Pari Opportunità e dal Ministero del Lavoro, a cui è stata data attuazione tramite Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, datato 17 dicembre 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2021. Nel decreto sono stanziati 3 milioni di euro destinati al “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza” il cui obiettivo è aiutare le donne ad avere indipendenza economica e quindi a poter conquistare l’autonomia nel caso in cui si trovino in una situazione di bisogno economico e urgenza.

Al DPCM è allegata una tabella in cui sono raccolti i dati delle diverse Regioni e inerenti la popolazione maschile e femminile, in base all’incidenza della popolazione femminile (dai 18 ai 67 anni di età) rispetto alla popolazione maschile nella stessa fascia di età, sono ripartiti i fondi per le varie Regioni. Dalla tabella emerge che la Regione destinataria della quota più alta dei fondi è la Lombardia che riceve 491.595,00 euro, seguono la Campania, il Lazio, la Sicilia e il Veneto, mentre le Regioni che ricevono minori contributi sono il Molise e la Valle D’Aosta.

La normativa prevede che le Regioni possano a loro volta stanziare ulteriori fondi per alimentare il Reddito di Libertà destinato al loro territorio, questi devono essere convogliati direttamente all’INPS che è il soggetto abilitato a erogare il Reddito di Libertà.

A chi spetta il Reddito di Libertà

La platea di donne a cui spetta ricevere il reddito di libertà è ben definita. Deve trattarsi di:

Donne vittime di violenza, con o senza figli, che però devono essere seguite dai servizi sociali nel percorso di fuoriuscita dalla violenza e dai Centri Antiviolenza riconosciuti dalle Regioni.

Per poter accedere al beneficio occorre naturalmente presentare una domanda il cui modello sarà disponibile, si spera a breve, sul sito dell’INPS, alla domanda deve essere allegata una specifica documentazione e in particolare:

  • è necessario che il rappresentante legale del Centro Antiviolenza riconosciuto dalla Regione che ha in carico la donna e la segue nel percorso di affrancamento dalla violenza ed emancipazione, sottoscriva una dichiarazione in cui attesta la partecipazione ai percorsi di inserimento ed emancipazione ;
  • occorre la dichiarazione sottoscritta dal servizio sociale di riferimento territoriale che attesti lo stato di bisogno in cui si trova la donna.

Una volta accolta la domanda, alla donna sarà erogato dall’INPS un assegno mensile dell’importo massimo di 400 euro per un  anno. Questo sussidio è compatibile anche con il reddito di cittadinanza quindi i due “aiuti” sono cumulabili. Non può essere presentata più di una domanda per ogni soggetto. Il Reddito di Libertà è volto principalmente a favorire l’autonomia abitativa delle donne vittime di violenza e dei figli, a sostenere un percorso scolastico formativo per i figli e  a riacquisire autonomia personale. Proprio in virtù di tali finalità, nel caso in cui nell’anno di riferimento la donna dovesse abbandonare i percorsi messi a disposizione dai Centri Antiviolenza accreditati con la Regione, il sussidio potrà essere revocato dall’INPS.

Quando entra in vigore il Reddito di Libertà?

Deve essere sottolineato che ad oggi, 3 settembre, non è ancora possibile richiedere il Reddito di Libertà perché mancano ancora ulteriori norme attuative di competenza dell’INPS, che si spera possano arrivare a breve, ma due Regioni avevano già introdotto questa novità. Si tratta di Sardegna e Lazio che nel 2018 hanno approvato un progetto pilota volto ad aiutare economicamente le donne vittime di violenza. La Regione Lazio, ad esempio, per il 2021 ha stanziato 2,5 milioni di euro, gestiti tramite i Centri Antiviolenza mirati ad aiutare le donne in difficoltà attraverso percorsi formativi e di inserimento nel mondo del lavoro e attraverso un’indennità mensile rivolta esclusivamente alle donne che decidono di partecipare a tali progetti.