Finanziamento all’agricoltura in Sicilia

Il settore agricolo riceverà, in Sicilia, un finanziamento che riguarderà l’acquisizione da parte delle imprese agricole dei mezzi tecnici a fecondità semplice, la cui utilità cioè si esaurisce nel corso dell’esercizio produttivo, con un tempo di restituzione che va al di là dell’annata agraria.

A beneficiarne, dunque, sono gli imprenditori agricoli titolari di imprese che siano regolarmente iscritte al Registro delle imprese agricole, con sede in Sicilia.

Per quanto riguarda le imprese di produzione primaria, sono ammesse sia in forma singola che associata, mentre quelle che operano nel settore della trasformazione, lavorazione e commercializzazione dei prodotto agricoli solo ed esclusivamente in forma associata.

Questa iniziativa ha l’obiettivo di incentivare l’accumulo di scorte tramite finanziamento a tasso agevolato, che verrà concesso fino alla copertura massima del 100% della spesa ammissibile.
L’importo massimo varia a seconda del settore produttivo, e precisamente è compreso tra 5.000 e 30.000 euro per la produzione primaria, e tra 5.000 e 300.000 euro per lavorazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e attività agrituristiche.

Ai finanziamenti sarà applicato un tasso pari al 40% del tasso di riferimento della Banca Centrale Europea, ma per le imprese di nuova costituzione e per gli agricoltori sonno i 40 anni si scende al 30%.

Il periodo di rimborso del finanziamento è di 24 mesi, con rimborso trimestrale o mensile e la richiesta di ammissibilità va fatta alla CRIAS, per via telematica, collegandosi al sito Crias.it.

Le imprese inserite utilmente nella graduatoria dovranno entro 15 giorni dalla pubblicazione della graduatoria stessa inoltrare la domanda di finanziamento con la documentazione, tramite raccomandata A/R, al seguente indirizzo:

CRIAS – Aiuti all’agricoltura
Corso Italia, 104
95129 Catania

Vera MORETTI

Sicilia, pronti 3 milioni per le imprese agricole

Buone notizie per le imprese agricole siciliane. L’assessore regionale alle Risorse agricole e alimentari, Francesco Aiello, ha infatti disposto la costituzione di un fondo di garanzia, per queste imprese, per un valore di circa 3 milioni di euro all’Irfis-Fin Sicilia (Istituto regionale per il finanziamento alle industrie in Sicilia). Contestualmente sarà avviato subito un tavolo di lavoro con i vertici dell’Istituto per definire le modalità dell’impianto e della fornitura del servizio.

Il fondo di garanzia è previsto dall’articolo 15 per le aziende che operano nel settore primario, nella trasformazione e nella commercializzione e potrà anche essere incrementato con risorse provenienti da economie di altre attività chiuse o modificate.

Considerato che, da gennaio scorso – dice Aiello la Regione siciliana è l’unico azionista dell’Irfis-Fin Sicilia e che rientra tra le società in house della Regione, la delega della gestione del fondo rientra a pieno titolo tra le norme previste per l’affidamento degli appalti pubblici, servizi e forniture. Ci sono tutte le condizioni perché queste risorse che attivano finanziamenti, in questo momento vitali per le imprese, possano essere immediatamente rese disponibili“.

Comunichiamo lo sviluppo, fare rete in Sicilia

 

Si chiama ‘Comunichiamo lo Sviluppo’ il nuovo protocollo d’intesa siglato a Palermo dall’assessore regionale per l’Economia, Gaetano Armao e  16 comuni siciliani, fra cui Palermo, Catania e Ragusa e la Provincia regionale di Enna e 15 associazioni e imprese pubbliche e private.

Ma in cosa consiste il progetto? Ai partner sottoscrittori e’ richiesto di diffondere sul territorio siciliano, a titolo gratuito e attraverso la propria rete organizzativa, le informazioni, il materiale e i bandi relativi all’iniziativa promossa dalla Regione, sia attraverso uno sportello informativo, sia attraverso il  contatto diretto con le imprese.

In un momento molto difficile per l’economia siciliana – ha sottolineato Gaetano Armao –  il protocollo firmato oggi puo’ essere uno strumento prezioso, soprattutto perchè consente ad amministrazioni pubbliche e privati di fare ‘massa critica’ per l’utilizzo pieno delle risorse europee e per i giovani che vogliono fare impresa, perchè  ha lo scopo di garantire la diffusione capillare sul territorio delle possibilita’ offerte dal Po Fesr 2007-2013, aprendo le porte alla cooperazione, alla partecipazione, alla propensione a ‘fare sistema’, a ‘fare rete”’.

Alla rete informativa regionale possono aderire tutti i soggetti pubblici e privati che desiderano diventare parte attiva nel territorio Siciliano, attraverso il coinvolgimento diretto e la propensione a fare rete.

La Regione Sicilia, dal canto suo, dovrà assicurare la tempestiva circolazione di informazioni e documenti ufficiali del Programma a tutti i partner, a coinvolgerli nelle iniziative promozionali e a fornire uno spazio di discussione sul sito www.euroinfosicilia.it. L’impresa in Sicilia si fa rete.

In Sicilia un finanziamento per chi assume i lavoratori svantaggiati

Con “Credito d’imposta per l’occupazione” la Regione Sicilia ha attivato un progetto per finanziare ed incentivare l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori “svantaggiati” o “molto svantaggiati”.

Questo significa che possono accedere a questa iniziativa, ed ottenere l’agevolazione fiscale prevista, i datori di lavoro che presso la sede operativa, stabilimento o ufficio collocati nell’ambito della Regione Sicilia abbiamo assunto a o assumeranno, a tempo indeterminato, i lavoratori nel periodo compreso tra il 14 maggio 2011 al 13 giugno 2013.

Il tempo per accedere alla seconda trance di finanziamento è ancora valido, e precisamente le assunzioni devono essere effettuate entro il 13 maggio 2013.

I lavoratori assunti devono appartenere alle seguenti categorie:

  • svantaggiati: chi non ha un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; chi non possiede un diploma di scuola media superiore o professionale; lavoratori che hanno superato i 50 anni di età; adulti che vivono soli con una o più persone a carico; lavoratori occupati in professioni o settori caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25%; membri di una minoranza nazionale all’interno di uno Stato membro che hanno necessità di consolidare le proprie esperienze in termini di conoscenze linguistiche, di formazione professionale o di lavoro, per migliorare le prospettive di accesso ad un’occupazione stabile.
  • molto svantaggiati: lavoratore senza lavoro da almeno 24 mesi.

L’importo erogato sotto forma di credito d’imposta sarà, per ogni singolo lavoratore, comunque non superiore al 50% dei costi salariali sostenuti nei 12 mesi successivi all’assunzione per i lavoratori “svantaggiati” e di non oltre il 50% dei costi salariali sostenuti nei 24 mesi successivi all’assunzione dei lavoratori “molto svantaggiati”.

Il periodo utile per candidarsi è dal 17 settembre al 31 ottobre 2012 per accedere alla prima trance di fondi disponibili (il periodo di presentazione delle domande per la seconda trance di fondi verrà comunicato con apposito avviso).

Le domande devono essere presentate secondo la procedura informatica disponibile sul portale: Regione.sicilia.it/lavoro.

Vera MORETTI

Unioncamere Sicilia: “Possiamo farcela, ma non c’è più tempo da perdere”

di Davide PASSONI

Al di là dei luoghi comuni, delle sparate del governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, dei giudizi mortali delle agenzie di rating, c’è un’economia fatta di persone, aziende, professionisti, che in Sicilia lotta tutti i giorni per ribattere ai colpi della crisi. Infoiva vuole andare lì, a sentire quelle voci, le voci di chi, più che al default, guarda ai conti della propria impresa. Perché Infoiva vuole capire. E raccontare. Dopo Cna Sicilia, Confesercenti Sicilia e Confcommercio Sicilia, oggi parla con noi il presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace.

Come vive Unioncamere Sicilia questo paventato allarme default per la regione?
L’attenzione sulla crisi economica è molto alta, ancor di più se a rischiare il crac è la Regione che rappresenta di certo il più importante datore di lavoro della Sicilia. Le conseguenze di un default sarebbero disastrose per la nostra economia, soprattutto perché l’Isola ha ancora tante potenzialità da esprimere e per farlo ha bisogno di istituzioni solidi che promuovano lo sviluppo.

Secondo lei si tratta di allarmismi veri o ingiustificati?
A dirlo saranno i numeri. Naturalmente mi auguro che si tratti di allarmismi ingiustificati, anche se aver provato la paura del rischio default potrebbe aiutare la Sicilia ad essere più cauta e ad ottimizzare spese e investimenti, evitando così che in futuro giornali nazionali e stranieri scrivano della nostra regione in termini negativi.

Qual è l’umore tra i vostri associati, sul territorio? Prevale la preoccupazione o la voglia di reagire?
Entrambe. La preoccupazione c’è. Da un sondaggio condotto da Unioncamere Sicilia, emerge che il clima di incertezza e la crisi diffusa spinge gli imprenditori ad essere prudenti. Molti di loro temono un calo del fatturato e per questo sono prudenti nel fare nuovi investimenti. C’è da segnalare, però, che nell’ultimo trimestre, da aprile a giugno, il numero di iscrizioni al registro delle Camere di commercio siciliane è stato superiore a quello delle cessazioni, con un saldo positivo di oltre 2.000 unità (8.583 iscrizioni e 6.476 cessazioni). Un piccolo segnale positivo che dimostra che c’è ancora voglia di fare impresa.

Fanno più paura gli allarmi sulla tenuta dei conti o la crisi “vera”, quella che morde mezza Europa?
Credo che i fatti contino più delle parole. Ad ogni modo, accendere la tv e sentire parlare di crisi, cassa integrazione, spread e borse che chiudono in negativo non fa bene all’umore di nessuno.

Fiscalità, incentivi, sgravi: con quali misure lo Stato può aiutare le piccole imprese siciliane e “respirare”?
Fiscalità di vantaggio per le aree socio-economicamente svantaggiate. Ma anche potenziare il sistema dei trasporti, dall’asse viario a quello ferroviario, passando per porti e aeroporti. Inoltre, le imprese del Sud hanno bisogno di incentivi per l’innovazione. Senza peccare di presunzione, infine, ritengo che la Sicilia sia tra le più belle – se non la più bella – regioni d’Italia. In quanto tale dovrebbe essere valorizzata e fatta conoscere all’estero. Abbiamo mare, cultura, natura, buon cibo e l’arte dell’accoglienza. Bisognerebbe provare a “vendere” questo patrimonio e il nostro guadagno sarebbe in turismo. Seppur con i suoi problemi, la Spagna – che non è un paese tanto diverso dall’Italia – lo ha fatto e sono certo che lì, crisi o default, i turisti continueranno ad arrivare.

Al di là del default o meno, pensa che la regione abbia i mezzi per risollevarsi da sola dalle secche in cui è finita?
I mezzi, le potenzialità e le intelligenze in Sicilia non mancano. Di sicuro non c’è più tempo da perdere. Per esempio si potrebbe accelerare la spesa dei fondi europei.

La Sicilia ha la classe politica che si merita? Secondo noi no, secondo lei?
È il popolo a scegliere i propri amministratori e questa decisione va rispettata sempre e comunque.

Confcommercio Sicilia: “Più che il default temiamo la crisi economica”

di Davide PASSONI

Continua il viaggio di Infoiva tra le associazioni di categoria siciliane per tastare il polso degli attori dell’economia vera di fronte al rischio di fallimento della regione che, sempre di più, rischia di trasformarsi in realtà nonostante le rassicurazioni del governatore Raffaele Lombardo. Dopo Cna Sicilia e la Confesercenti regionale, oggi è la volta di Confcommercio Sicilia, il cui Direttore regionale, l’avvocato Julo Cosentino, ci ha rilasciato questa intervista.

Come vive Confcommercio Sicilia questo paventato allarme default per la regione?
Viviamo questo momento con particolare preoccupazione, una preoccupazione che abbiamo avvertito per tempo perché da più di un anno noi, come altre associazioni siciliane, avevamo avvertito la regione che la situazione dei conti era drammatica e che rischiavamo di finire peggio della Grecia. Purtroppo le nostre previsioni si sono avverate in modo puntuale e anche forse prima di quanto pensassimo.

Dunque l’ottimismo di Lombardo è solo di facciata?
Sono due gli aspetti della crisi che colpiscono la Sicilia. Il primo problema è dato da una crisi economica che dura da anni e che contrae economia, consumi, stipendi. Se l’economia non funziona, il potere d’acquisto cala, i consumi si deprimono e le entrate fiscali scendono. La crisi della Sicilia è dunque strutturale, esiste da tempo e ad essa si somma la mancata spesa per tempo dei fondi comunitari, che potevano costituire un grande volano per la regione. Scontiamo all’origine un divario di competitività che dovremmo colmare con questi fondi: se non siamo in grado di usarli e li perdiamo, come possiamo colmare il gap?

E il secondo problema?
Il secondo problema è il bilancio della regione, da anni ingessato, che vive di spese correnti che vanno coperte mensilmente. Negli anni scorsi il governo e il parlamento regionale hanno destinato i fondi comunitari per le spese correnti e non per gli investimenti, per cui man mano sono diminuiti e non sono stati impiegati per quella che sarebbe stata la loro destinazione corretta. Ciò che dice Lombardo, che manca liquidità, perché mancano i fondi è vero, ma se li abbiamo, li usiamo male e non eliminiamo le spese parassitarie facendo un piano serio di ristrutturazione dei conti, la situazione è destinata solo a peggiorare.

Qual è l’umore tra i vostri associati, sul territorio? Prevale la preoccupazione o la voglia di reagire?
L’umore dei nostri associati è nero. Da un lato il mancato volano derivante da assenza di soldi e investimenti rende le attività asfittiche. In più, ora il clima di preoccupazione colpisce anche il pubblico oltre che il privato, almeno psicologicamente, per cui le persone hanno timore di spendere e i consumi sono al palo. La situazione è vissuta con molta preoccupazione; un esempio per tutti sono i saldi: quando vanno male per una o due stagioni consecutive, significa che la gente non ha soldi da spendere. Aggiungiamo poi i mancati pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, dovuti in larga parte agli obblighi legati al rientro del patto di stabilità che comportano ritardi di diversi anni, e il quadro preoccupante è completo.

Fanno più paura gli allarmi sulla tenuta dei conti o la crisi “vera”, quella che morde mezza Europa?
La crisi vera. I conti si possono tenere in piedi in tanti modi, non abbiamo scoperto oggi che il bilancio regionale è ingessato. Quando invece mancano i soldi perché chiudono le aziende e la competitività crolla, allora le attività cuore dell’economia regionale come agricoltura e turismo vengono colpite duramente: questo fa paura, molto di più della tenuta dei conti. Certo, se va in default la regione è un dramma, ma intanto pensiamo alla crisi reale, quella che colpisce chi produce.

Fiscalità, incentivi, sgravi: con quali misure lo Stato può aiutare le piccole imprese siciliane e “respirare”?
Una svolta sulla fiscalità sarebbe molto importante. Il credito d’imposta consentirebbe di respirare un po’, di alleggerire un peso fiscale che grava non solo per il pagamento delle imposte, ma per i ritardati pagamenti che a sua volta comporta. Aziende che hanno crediti fiscali per oltre 10mila euro e non possono ricevere soldi dalla regione proprio per questo sono nell’impasse. Le aziende non vogliono principalmente soldi dalle banche, si aspettano soprattutto un alleggerimento da parte dello Stato della pretesa tributaria cogente.

Al di là del default o meno, pensa che la regione abbia i mezzi per risollevarsi da sola dalle secche in cui è finita?
Sono convinto che la regione abbia delle enormi potenzialità. Per esempio, possiede uno dei più grossi patrimoni archeologici d’Italia, che da solo potrebbe essere messo a garanzia della solvibilità siciliana. Oggi purtroppo, però, vi sono interconnessioni di cui non si può fare a meno come, per esempio, quelle che portano all’erogazione dei fondi comunitari. Non ce la possiamo fare da soli perché serve l’aiuto dello Stato per compiere scelte su quali infrastrutture e quali grossi investimenti realizzare tra quelli che servono allo sviluppo della Sicilia o per accelerare le procedure di erogazione dei fondi, per mettere in circolo denaro e non farlo perdere alla regione né all’Italia.

La Sicilia ha la classe politica che si merita? Secondo noi no, secondo lei?
Anche secondo noi no. Abbiamo fatto da tempo una critica feroce alla classe politica che governa la regione e a quella che ci rappresenta a Roma. La sua grossa colpa è quella di non avere mai fatto squadra quando doveva rappresentare gli interessi della regione: ha sempre pensato a portare avanti i propri interessi personali, continuando in divisioni incomprensibili che hanno danneggiato il popolo che l’ha eletta. Non basta però criticarla, occorre creare una classe dirigente capace di sostituirla; è anche un compito delle associazioni come la nostra, che però non devono e non vogliono sostituirsi alla politica ma aiutare a formare una nuova coscienza civica che possa aiutare a governare e rappresentare la regione in modo trasparente ed efficace.

Sicilia, ultima chiamata

di Davide PASSONI

Proprio ieri il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo si è presentato dal premier Monti a rendere conto di una situazione economica regionale che pare ormai a tutti un buco nero senza futuro. L’unico è lui a non accorgersi del naufragio imminente e a continuare a suonare il proprio trito spartito (“Il default della Regione? Una grande balla“, ha affermato ancora) come l’orchestra del Titanic.

A Infoiva hanno confessato le proprie preoccupazioni tanto la Cna Sicilia, quanto la Confesercenti regionale. Nei prossimi giorni daremo voce a Unioncamere, Confcommercio e Confindustria, ma prima vogliamo vedere se quella di Lombardo è effettivamente la voce di uno che grida nel deserto o se la situazione della Sicilia è davvero così preoccupante. Tutti i segnali vanno in quest’ultima direzione. Almeno stando ai dati dell’ultimo Report Sicilia stilato da Diste Consulting e Fondazione Curella sul 2012.

Stando al report, nella regione crollano Pil e occupati mentre l’Unione Europea congela 600 milioni di fondi comunitari legati al ciclo di programmazione 2007-2013. Sulla base delle previsioni contenute nel report e relative al primo semestre 2012, si configura nell’isola una fase recessiva più grave rispetto al resto dell’Italia, con effetti pesanti sul mercato del lavoro: nel corso del 2012 l’economia siciliana potrebbe registrare una flessione del Pil intorno al 2,4%, un risultato peggiore rispetto a quanto previsto per l’economia italiana (-1,9%).

Dalle analisi del 37esimo Report Sicilia la vera bomba a orologeria sembra essere la disoccupazione. Si stima una crescita a oltre 306mila disoccupati (da 240mila del 2011), pari a un tasso di disoccupazione del 18% a fronte di un 10,5% nazionale, il livello massimo dal 2004. Una crescita cui contribuiranno, oltre a coloro che hanno perso un precedente impiego e a chi è alla ricerca di una prima occupazione (già conteggiati nel report), anche i rientri nel mercato del lavoro di gente che in precedenza aveva cessato la ricerca perché infruttuosa. Uniti a questo, gli aggiustamenti della finanza pubblica, gli annunci di nuovi tagli di posti di lavoro legati a ristrutturazioni aziendali avranno un ulteriore effetto depressivo sulla già debole spesa di consumo che porterà a una contrazione del 2,8%, un valore che riporterà il livello dei consumi delle famiglie siciliane indietro di 15anni.

Sempre secondo il report, le inquietudini sulle prospettive di domanda penalizzano anche gli investimenti, attesi in calo del 5,8% cui si sommano gli effetti della vicenda della spesa relativa ai fondi comunitari legati al ciclo di programmazione 2007-2013: 600 milioni di pagamenti già anticipati dalla Regione da parte del commissario Ue per gli Affari regionali Johannes Hahn e congelati. Vogliamo poi parlare della lentezza della spesa, cui si aggiunge il reiterato spiazzamento delle risorse comunitarie, programmate per obiettivi strutturali e straordinari, verso obiettivi ordinari di spesa corrente? Meglio di no, altrimenti saremmo davvero alla frutta.

Insomma, una situazione complessa nella quale si intrecciano fattori economici strutturali e politici e nella quale, secondo la Fondazione Curella, l’Italia – e la Sicilia con lei – è l’anello più debole della crisi del sistema occidentale. Ieri la Catalogna, dopo la Comunità Valenciana e quella di Murcia, hanno chiesto aiuto al governo centrale spagnolo per salvarsi dalla bancarotta. Una situazione paradossale, ma siamo sicuri che tra poco la Sicilia non farà lo stesso con Roma?

Un nuovo codice tributo per aiutare le imprese siciliane

di Vera MORETTI

Il frutto della convenzione siglata tra Agenzia delle Entrate e Regione Sicilia nel novembre 2010 e istituito con risoluzione 118/E del 9 dicembre è il codice tributo 3897, che permette alle imprese siciliane che operano nei settori estrattivo, manifatturiero, del turismo, dei servizi e anche le artigiane, di usufruire del credito d’imposta concesso dalla propria Amministrazione regionale, con legge 11/2009, utilizzandolo in compensazione con il modello F24.

Tali settori imprenditoriali, dunque, potranno usufruire di un credito d’imposta solo se effettueranno nuovi investimenti entro il 31 dicembre 2013, per incentivare la crescita e lo sviluppo dell’economia dell’isola.

Gli importi saranno diversi a seconda della misura delle aziende. Ad esempio, le aziende che si occupano di turismo si aggiudicheranno il contributo solo se i costi degli investimenti saranno almeno pari a 100mila euro ma non superiori a 4 milioni, mentre i limiti per le microimprese vanno da un minimo di 50mila a un massimo di 500mila euro, per le piccole da 100mila a un milione, per le medie e le grandi imprese, invece, da 500mila a 4 milioni di euro.

Si legge nell’articolo 6 della legge regionale: “Il credito d’imposta, determinato con riguardo ai nuovi investimenti eseguiti in ciascun periodo d’imposta, va indicato nella dichiarazione dei redditi relativa all’anno di maturazione ed è utilizzabile esclusivamente in compensazione, ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modifiche ed integrazioni, a decorrere dalla data di sostenimento dei costi”.

Nell’F24, il tributo con codice 3897, identificato con la dicitura “Credito d’imposta per nuovi investimenti e per la crescita dimensionale delle imprese-Regione Siciliana – L.R. n. 11/2009”, si trova nella sezione “Erario”, in corrispondenza delle somme indicate nella colonna “Importi a credito compensati” ovvero, nei casi in cui il contribuente deve riversare il credito, in quella “Importi a debito versati”, e sarà operativo dal prossimo 15 dicembre.

La Sicilia per la formazione professionale

Finanziamenti a fonbdo perduto fino a 500.00 euro sono disponibili per programmi di formazione e aggiornamento professionale.

Le scadenze delle domande sono così articolate:

– 31 luglio 2011;
– 30 settembre 2011;
– 31 dicembre 2011;
– 31 marzo 2012.
Gli ambiti di intervento sono tre:

Ambito n.1 – Aree di crisi
Piani di formazione oggetto di specifici accordi aziendali inerenti situazioni di crisi in atto per le quali siano avviate le procedure di accesso agli ammortizzatori sociali previsti dalla legislazione vigente.

Ambito n.2 – Sostegno alla qualificazione delle risorse umane
Piani di formazione oggetto di specifici accordi aziendali connessi a processi di ristrutturazione, riorganizzazione, sviluppo e investimento senza esclusione di settore di appartenenza.

Ambito n.3 – Settore Formazione Professionale
Piani di formazione oggetto di specifici accordi aziendali connessi a processi di ristrutturazione, riorganizzazione, sviluppo e investimento nei settori della Formazione e Istruzione Professionale, con particolare riferimento ai lavoratori dipendenti che agiscono all’interno di Enti ed Organismi della Formazione e/o che offrono servizi all’interno del Piano Regionale dell’Offerta Formativa (P.R.O.F.), per i quali è previsto a breve un “piano di rilancio e di riqualificazione” attraverso l’aggiornamento e la specializzazione delle competenze professionali obsolete e a rischio di espulsione.

Il calcolo del preventivo finanziario per ogni singolo intervento formativo (corsi, seminari, workshop, ecc.) costituente il Piano presentato dovrà essere formulato sulla base di un parametro di costo per ora di formazione/partecipante che non potrà superare i 19,00 Euro al netto del contributo privato e comunque entro il parametro orario massimo di 250euro.

Il parametro rappresenta la quota pubblica, comprensiva della quota parte di costi destinati ad attività trasversali, non formative o di accompagnamento.

Presentazione della domanda

Il presente Avviso prevede la procedura di seguito descritta: le domande di candidatura dovranno pervenire, presso il Dipartimento Regionale Istruzione e Formazione professionale, a partire dalla data di pubblicazione del presente Avviso sulla GURS e fino al 31/03/2012, salvo anticipato esaurimento delle risorse finanziarie disponibili, sulla base delle seguenti scadenze predefinite:
Rif. DD. n. 40/Cont./V/2007

 

Sicilia, pronti 125 milioni per le imprese turistiche

La Confartigianato imprese Sicilia plaude all’iniziativa presa dall’assessore alle Attività Produttive, Marco Venturi, relativa allo sviluppo delle strutture alberghiere ed extralberghiere. Infatti proprio l’assessorato alle Attività Produttive ha promosso un bando che libererà risorse per 125 milioni di euro. “Un provvedimento importante per chi intende avviare una nuova attività ricettiva – riferisce Salvatore Puglisi, segretario regionale della Federazione – soprattutto perché punta alla riqualificazione e rivalutazione degli edifici siti nei centri storici e nelle borgate marinare. Un progetto che darà una boccata di ossigeno anche alle imprese edili e che si allinea perfettamente alle attività messe in campo dalla Confartigianato, che proprio di recente ha organizzato un importante incontro sul tema“.

Nino Ragosta