Quali sono le aliquote e la base imponibile per le ritenute a titolo di acconto e di imposta

Per i compensi da lavoro autonomo, a titolo di acconto, si applica una ritenuta che è pari al 20%. Pur tuttavia, ci sono casi in cui al posto della ritenuta d’acconto, sempre sui redditi da lavoro autonomo, il prelievo fiscale è secco ed è pari al 30% a titolo di imposta.

In più, in base al tipo di reddito da lavoro autonomo varia pure la base imponibile su cui applicare la tassazione. Vediamo allora di fare chiarezza in merito. Ovverosia, andando ad elencare proprio quali sono le aliquote e la base imponibile per le ritenute a titolo di acconto e di imposta.

Ritenuta acconto o di imposta compensi lavoro autonomo, quando è al 20% e quando al 30%

Nel dettaglio, a titolo di imposta, la ritenuta è al 30% quando i compensi sono riconosciuti a soggetti che non sono residenti in Italia. E quando le somme corrisposte si riferiscono all’utilizzazione economica di brevetti, di opere dell’ingegno e di invenzioni industriali e simili così come riporta l’Agenzia delle Entrate attraverso il proprio sito Internet.

In tutti gli altri casi, ovverosia per i compensi corrisposti ai residenti, la tassazione per i redditi da lavoro autonomo è sempre pari al 20% a titolo di acconto. Ed è sempre al 20% pure quando i compensi sono riconosciuti a stabili organizzazioni in Italia di soggetti non residenti.

Qual è la base imponibile per l’applicazione della ritenuta d’acconto al 20%

Per l’applicazione della ritenuta d’acconto al 20%, sui compensi corrisposti al lavoratore autonomo, non sempre la base imponibile è quella piena, ovverosia al 100%. In particolare, la base imponibile, per esempio, è al 100% per le prestazioni di lavoro autonomo anche occasionale, per l’assunzione di obblighi di fare, non fare e permettere, ed anche per i compensi ad associati in partecipazione che apportano solo lavoro. E lo stesso dicasi pure per la partecipazione agli utili di soci fondatori o promotori.

Fanno eccezione, invece, i compensi riconosciuti per la cessione di diritti d’autore da parte dello stesso autore. In questo caso, infatti, la base imponibile su cui calcolare la ritenuta d’acconto è al 75% per i soggetti di età superiore a 35 anni. E scende al 60% per i soggetti di età inferiore a 35 anni.

Come e quando si versano le ritenute sui compensi lavoro autonomo

Con il modello F24, ed in modalità esclusivamente telematica, le ritenute sui compensi da lavoro autonomo, da parte dei sostituti di imposta, si versano sempre entro e non oltre il 16 del mese successivo a quello del pagamento. Pur tuttavia, se il 16 del mese cade di sabato, oppure in un giorno festivo, allora il termine slitta al primo giorno lavorativo successivo.

Ritenuta d’acconto, quali sono gli elementi che non possono mancare

La ritenuta d’acconto è una trattenuta operata dal datore di lavoro nei confronti di un collaboratore o fornitore che rappresenta un anticipo sulle imposte. Ecco i dati che non possono mancare, quando se ne emette una.

La ritenuta d’acconto e la prestazione occasionale

La ritenuta d’acconto è una somma che viene trattenuta da chi elargisce un compenso che agisce come sostituto d’imposta, ovvero si obbliga a pagare in anticipo parte delle imposte sul reddito dovute all’Erario del proprio collaboratore.

La somma viene pagata da molti professionisti che operano come freelance che utilizza la prestazione occasionale per ricevere il compenso del suo lavoro. Le prestazioni occasionali vengono disciplinate a seconda dell’ambito del loro utilizzo:

  • attività professionale o di impresa;
  • famigliare da un privato persona fisica.

Nel primo caso si parla di un contratto a prestazione occasionale, nel secondo caso si usa il Libretto di Famiglia. In entrambi i casi, sia il prestatore che il datore di lavoro devono registrarsi sin dall’inizio all’apposita piattaforma INPS, con l’obiettivo di gestire il rapporto.

Quando si parla di prestazione occasionale?

Si ricorda che per parlare di prestazione occasionale occorre che ci siano dei caratteri specifici del rapporto di lavoro tra le parti, e sono:

  • l’attività svolta deve essere di tipo professionale;
  • il lavoratore deve svolgere la propria attività in totale autonomia;
  • l’attività deve essere episodica ed eventuale, non deve quindi essere un’attività ripetitiva nel tempo.

Mentre se il rapporto di lavoro diventa continuativo questo tipo di rapporto ha tutte le caratteristiche per trasformarsi in un rapporto di lavoro dipendente oppure una collaborazione che obbligherà il lavoratore ad aprire la sua partita IVA.

La ritenuta d’acconto e i rapporti con il committente

Se un lavoratore è freelance emette una nota relativa alla sua prestazione occasionale in cui si indica l’importo del suo compenso. A tale somma viene appunto applicata la ritenuta d’acconto, che ha un percentuale pari al 20% dei ricavi lordi indicati.

Pertanto il committente che gli commissiona un lavoro è una figura che sa che deve agire come sostituto d’imposta. Nel senso che tratterrà la somma del 20% e la versata direttamente all’Erario per conto del lavoratore. Il lavoratore per tanto, ha già così versato le sue tasse per quel tipo di lavoro eseguito. Infine il committente può essere sia una persona fisica che una persona giuridica. Infine si ricorda che ciascun lavoratore può sottoscrivere in un anno uno o più contratti di prestazione occasionale per un valore complessivo di massimo 5 mila euro netti.

Le parti che non possono mancare nella Nota del freelance

Una volta che il freelance ha completato il suo lavoro richiedere il compenso, com’è gusto che sia. Pertanto emette una nota di credito da prestazione di lavoro occasionale. Tale documento deve contenere dei dati obbligatori, che possiamo così riassumere:

  • la data di emissione del documento, si tratta del giorno in cui la ricevuta viene compilata ed inviata;
  • il numero della fattura, proprio perché deve essere univoca e non replicabile;
  • i dati del lavoratore, comprensivi del codice fiscale o della partitia Iva;
  • i dati del committente e/o a cui deve essere inviata. Anche in questo caso occcorre l’identificazione per partita Iva o per codice fiscale;
  • la descrizione del prodotto o dei servizi che si sono eseguiti con prezzi unitari, l’aliquota Iva prevista e di conseguenza il relativo importo.

A seguito di questa operazione si otterrà un subtotale. Ed è su questa somma che si calcola la ritenuta d’acconto del 20%. Infine l’importo della ritenuta è sottratta al sub totale per dare il totale da pagare.

Quando il totale finale è maggiore di 77, 47 euro è obbligatorio applicare una marca da bollo del valore di 2 euro. Si compra dal tabaccaio o in via telematica e si applica su documenti quali fatture, ricevute fiscale, per il quali non è previsto il pagamento dell’iva. Infine il documento si firma in calce e poi spedito o inviato tramite mail. Si consiglia sempre di conservare una copia o di farla avere al proprio consulente o commercialista.

Come gestire la ritenuta d’acconto per le dichiarazioni fiscali

Le imprese che ricevono il documento devono operare come sostituti  di imposta. I sostituti d’imposta sono tenuti a versare l’importo della ricevuta entro il 16 del mese successivo a quello del pagamento della fattura. Inoltre si deve presentare una certificazione annuale che riporti il pagamento delle ritenute. Infine si compila il modello 770. Questi documenti sono essenziali al fine del calcolo dell’IRAP e dell’IRPEF.

Si ricorda che l’IRAP è l’imposta regionale sulle attività produttive. E’ dovuta per l’esercizio abituale di una attività autonomamente organizzata diretta alla produzione o allo scambio di beni ovvero alla prestazione di servizi. Costituisce in ogni caso presupposto di imposta l’attività esercitata dalle società e dagli enti, compresi gli organi e le amministrazioni dello Stato.

Mentre l’imposta sul reddito delle persone fisiche, abbreviata con l’acronimo IRPEF, è un’imposta diretta, personale, progressiva e generale, in vigore nella Repubblica Italiana. Pertanto, è importante stare attenti al calcolo della ritenute d’acconto e alla compilazione corretta della nota per prestazioni di lavoro occasionale.

 

Partita Iva o ritenuta d’acconto: quando scegliere una e quando l’altra

Oggi andiamo ad addentrarci nel mondo più recondito dei contribuenti, quello dei compensi e delle relative decurtazioni, di partita IVA e ritenuta d’acconto. Oggi scopriremo quali differenze intercorrono tra l’una e l’altra e quando utilizzarle nel mondo dei professionisti.

Differenze tra Partita IVA e ritenuta d’acconto

Partiamo, innanzitutto con definire le differenze tra partita IVA e ritenuta d’acconto. Va presto detto che un professionista o un freelance che utilizza la prestazione occasionale vedrà i propri compensi decurtati del 20% dalla ritenuta d’acconto. Coloro che invece scelgono di utilizzare la partita Iva in Regime Forfettario non avranno alcuna decurtazione. In questo secondo caso, otterrà infatti il 100% dei propri compensi senza alcuna trattenuta (Anche se poi il professionista sarà a chiamato a pagare le tasse con la dichiarazione dei redditi e a versare i contributi, onere che il free lance con ritenuta d’acconto non è obbligato a fare=

Questa, dunque è la sostanziale e non banale differenza tra chi presta lavoro occasionale con ritenuta d’acconto e chi applica il regime forfettario in partita IVA.

Un possessore di partita IVA può fare prestazione occasionale?

La risposta a questa domanda è indubbiamente sì, tuttavia va da considerarsi se l’attività occasionale del soggetto esula o meno dall’attività svolta abitualmente in modo professionale con partita IVA.

Attraverso questa variabile di fatto sarà necessario operare la scelta corretta tra le due seguenti opzioni:

  • Emettere una ricevuta legata alla prestazione occasionale effettuata
  • Fatturare la prestazione con la partita IVA.

Va da se, comunque che un professionista (sia esso avvocato, medico o ingegnere) è tenuto a fatturare tutti i compensi che derivano dallo svolgimento della sua attività, inevitabilmente.

Ulteriori differenze tra chi sceglie partita IVA o ritenuta d’acconto

Potremmo dire che tra le due opzioni disponibili, ovvero tra la partita IVA e l’emissione di ritenuta d’acconto, sia più vantaggiosa la prima opzione. Vediamo il perché.

In tal caso, aprire la partita Iva porterà a scegliere il Regime Fiscale Forfettario. Il Regime Forfettario è infatti ideale per tutti quei contribuenti che hanno dei compensi annui che non superino i 65mila euro in base alla propria attività svolta.

Uno dei principali vantaggi vede il professionista o freelance che sceglierà di utilizzare la partita Iva nel Regime Forfettario non avrà invece alcuna decurtazione, come detto già in precedenza. Esso riceverà infatti il 100% dei propri compensi senza alcuna trattenuta. Resta tuttavia il bollo sulle fatture, se di importo superiore ad euro 77,47. Ovvero, la canonica marca da bollo da 2 euro da applicare su fattura.

Inoltre, con il Regime Forfettario in partita IVA, avremo un regime fiscale con la percentuale di tassazione più bassa in Italia. Infatti, la tassazione IRPEF, detta Imposta Sostitutiva, sarà infatti pari al 5% per i primi 5 anni, per passare al 15% successivamente. I professionisti che invece utilizzeranno la prestazione occasionale saranno tassati secondo gli scaglioni IRPEF. La percentuale di tassazione nel primo scaglione IRPEF (compreso dagli 0 ai 18.000 euro di reddito) in questo caso sarà pari al 23%. Sembra ovvio da quale parte propenda il vantaggio anche se con la partita IVA si è tenuti al versamento dei contributi alla cassa professionale o alla Gestione Separata INPS, ma questi, ovviamente daranno un ritorno in termini di pensione.

Ma quali sono gli obblighi da rispettare per il regime forfettario?

Per aprire in regime forfettario una partita IVA, bisogna rispettare alcuni obblighi. Ovvero, i seguenti:

  • un limite di ricavi compreso fino a 65mila Euro a seconda della attività economica esercitata
  • spese per collaboratori o lavoratori dipendenti non superiori a 5.000 euro all’anno
  • limite sui redditi da lavoro dipendente inferiori a 30.000 euro nel precedente anno
  • acquisto di beni strumentali inferiore a 20.000 euro nel precedente anno

Ci sono costi iniziali per aprire una partita IVA?

Una domanda assai frequente e un bel po’ importante che si pone il contribuente è quella relativa ad eventuali costi iniziali, per aprire una partita IVA.

Ebbene, l’apertura di una partita IVA, non prevede il sostenimento di costi iniziali. Di fatto in completa autonomia si può individuare il proprio codice Ateco, scaricare il modello, compilarlo e presentarlo all’agenzia delle entrate di competenza senza sostenere alcun costo. In alternativa, ci si può affidare ad un commercialista iscritto all’albo che predisporrà per voi il modulo secondo le relative indicazioni e provvederà all’invio telematico. In questo secondo caso, il costo di apertura della partita Iva dipenderà molto dal commercialista scelto dal professionista. Potreste, infatti, trovare il commercialista che opta per un forfait per l’apertura e la gestione annuale e chi vi farà pagare le due cose separatamente.

 

Ritenuta d’acconto per cessione diritti d’autore senza limiti: come funziona e a chi si applica

Sempre più spesso, in ambito lavorativo si sente parlare della cessione dei diritti d’autore, una tipologia di contratto con cui l’autore, in cambio di un compenso economico pattuito in precedenza, cede la titolarità e i diritti di sfruttamento, dunque anche i proventi, di una sua opera. In altre parole, si tratta di una forma di collaborazione, in cui l’autore si impegna ad eseguire un’opera grazie al proprio ingegno, ma senza imposizione di orari di lavoro, né tanto meno di una sede prestabilita. La firma di un contratto di cessione dei diritti d’autore, fa rinunciare alla “paternità” dell’opera e agli eventuali proventi che deriverebbero dal suo utilizzo, facendoli passare al committente.

Il contratto di cessione dei diritti d’autore non implica, di per sé, l’apertura obbligatoria della Partita IVA. Nella generalità dei casi, infatti, il prestatore può svolgere l’attività di scrittura, disegno, composizione e molto altro, in qualsiasi forma, senza che questa sia soggetta ai limiti che sussistono, invece, per le prestazioni occasionali. L’utilizzo delle prestazioni occasionali è consentito solo per collaborazioni di breve durata – massimo 30 giorni per anno solare per ciascun committente – e non ripetute nel tempo. I lavoratori che non sono titolari di partita Iva, sovente, vengono ingaggiati, laddove i compensi non superino i 5.000,00 € annui, per prestazioni d’opera occasionali.

Diritti d’autore e ritenuta d’acconto

La ritenuta d’acconto, ormai entrato nel gergo comune come sinonimo della collaborazione occasionale, è una trattenuta che viene operata dal datore di lavoro nei confronti di un collaboratore o fornitore. Come illustrato dall’Agenzia delle Entrate, la ritenuta si applica sui seguenti redditi: per prestazioni di lavoro autonomo, anche occasionale, e anche sotto forma di partecipazione agli utili, per prestazioni rese a terzi o nell’interesse di terzi, agli utili spettanti in qualità di promotori o soci fondatori di s.p.a., s.a.p.a. e s.r.l, alla cessione di diritti d’autore, ai diritti per opere d’ingegno ceduti da persone fisiche non imprenditori o professionisti che le hanno acquistate.

Sono esclusi dall’applicazione della ritenuta i compensi di importo inferiore a 25,82 euro (sempre che non si tratti di acconti relativi a prestazioni di importo complessivo superiore a tale limite), corrisposti dagli enti pubblici e privati, non aventi a oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali, per prestazioni di lavoro autonomo occasionale.

Con la ritenuta d’acconto, una parte del compenso non viene pagato al collaboratore ma direttamente allo Stato come acconto sull’IRPEF da pagare in relazione a quel reddito da parte del collaboratore stesso. In altre parole, si tratta di una trattenuta che il datore di lavoro opera nei confronti di dipendenti e collaboratori. Se il versamento all’Erario viene effettuato materialmente dal sostituto d’imposta, a pagare è il lavoratore, dipendente o professionista.

Le aliquote della ritenuta d’acconto sono di differenti percentuali di solito sono del 20% o del 30%. Ecco una sintesi delle aliquote delle ritenute d’acconto, in base al tipo di reddito:

Tipo di reddito Aliquota Base imponibile
Compensi per prestazioni di lavoro autonomo anche occasionale 20% 100%
Compensi per l’assunzione di obblighi di fare, non fare e permettere 20% 100%
Compensi ad associati in partecipazione che apportano solo lavoro 20% 100%
Partecipazione agli utili di soci fondatori o promotori 20% 100%
Compensi di qualsiasi natura per prestazioni di lavoro autonomo anche occasionale corrisposti a soggetti non residenti 30% 100%
Compensi per cessione di opere d’ingegno, brevetti industriali, marchi d’impresa, formule, ecc. corrisposti a soggetti non residenti 30% 100%

ll versamento della ritenuta d’acconto tramite modello F24 (per il pagamento si utilizzano i codici tributo identificativi del tipo di reddito corrisposto, reperibili sul sito dell’Agenzia delle entrate), va fatto dal sostituto d’imposta entro il giorno 16 del mese successivo a quello in cui è avvenuto il pagamento. Se il 16 è sabato o festivo, il versamento è posticipato al primo giorno successivo utile. Fa eccezione il mese di agosto in cui, in genere, la scadenza per il versamento della ritenuta è fissato al giorno 20.

Quando lavorare con ritenuta d’acconto

Lavorare mediante la collaborazione occasionale con ritenuta d’acconto conviene solo quando, non si prevede di poter ottenere altre collaborazioni nel medio termine con lo stesso committente o con altri committenti dello stesso settore, o più in generale, quando si ha una sola e breve collaborazione con un soggetto. Di contro, se il lavoratore ritiene di avere una professionalità in uno specifico settore e poter operare su più collaborazioni, sarà preferibile aprire una partita Iva.

Dettagli ritenuta d’acconto per i redattori, senza limite dei 5000 euro

Rispetto alla ritenuta d’acconto per la cessione dei diritti d’autore normale ovvero quella riferita a titolo d’esempio, per un autore di un libro o di un brano musicale, per quando riguarda i redattori per articoli giornalistici o per articoli da inserire in un blog, si applica una tassazione differente e inoltre, non è previsto il limite della soglia dei 5000 euro annui prevista per il lavoro occasionale con ritenuta d’acconto. Il trattamento fiscale per i contratti del diritto d’autore ove l’utilizzazione economica dell’opera dell’ingegno dell’autore non è immediatamente riconducibile alla prestazione lavorativa, prevede che alla somma spettante all’autore, venga assoggetta una ritenuta alla fonte del 20% sulla base imponibile, che viene elevata al 30% nel caso di soggetto non residente in Italia.

Per quanto riguarda la base imponibile, su cui si applica l’imposizione fiscale, sono previste le seguenti regole:

  • per autori con meno di 35 anni, la base imponibile (a cui si applica l’aliquota IRPEF) è pari al 60% del compenso (viene, quindi, prevista una deduzione forfettaria del 40%);
  • per autori con età pari o superiore ai 35 anni, la base imponibile è pari al 75% del compenso (viene, quindi, prevista una deduzione forfettaria del 25%).

 

Come fatturare le spese di giudizio

E’ risaputo che le spese processuali toccano a chi risulta perdente.

Per quanto riguarda il consulente del lavoro che assiste un cliente in un contenzioso tributario e ne risulta vincente, la Fondazione Studi consulenti del lavoro chiede di seguire una corretta procedura nell’emettere la parcella.

Viene ricordato a proposito che il giudice, nella stessa sentenza in cui condanna alle spese, può anche disporre a favore del difensore la distrazione degli onorari non riscossi e le spese anticipate. Questa precisazione fa capire come sia la parte soccombente a pagare la parcella.

Nel caso in cui, invece, la sentenza non abbia disposto la distrazione, il parere precisa che “il compenso del consulente deve essere pagato dal cliente vittorioso (e non dalla parte soccombente), salvo il diritto da parte del cliente medesimo di ottenerne il rimborso da parte del soccombente; il cliente vittorioso, all’atto del pagamento, deve sempre operare la ritenuta d’acconto nei confronti del consulente del lavoro, proprio difensore”.

In entrambi i casi, comunque, il consulente deve emettere la parcella solo al proprio cliente, implicando che il soccombente non può pretendere l’emissione della relativa fattura nei propri confronti.

La ritenuta d’acconto, inoltre, deve essere effettuata dal soggetto che salda la parcella del consulente e la fattura deve sempre essere intestata al cliente del consulente.

Se, all’atto del deposito della sentenza, il cliente risultato vittorioso ha già saldato la fattura, anche se solo in parte, al consulente, quest’ultimo non deve chiedere la distrazione del proprio onorario e la parte che ha perso in giudizio non deve operare alcuna ritenuta al momento del rimborso alla controparte vittoriosa dell’importo stabilito.

Occorre anche sapere se il cliente del consulente detrae o non detrae l’Iva, per sapere se deve pagare l’imposta sulle spese di giudizio.

Vera MORETTI

Nuove regole per il regime dei minimi nel 2012

Dal 2012 cambiano le regole relative al regime dei minimi, in virtù della Finanziaria da poco approvata. Intanto, per i professionisti e gli imprenditori soggetti alla ritenuta d’acconto che continueranno a essere contribuenti minimi anche nel 2012, l’imposta sostitutiva scende dal 20% al 5%, portando chi rientrerà nel nuovo regime dei minimi ad accumulare credito nei confronti del Fisco: avrà infatti ritenute d’acconto di importo superiore rispetto a quanto dovuto a saldo dell’imposta sostitutiva sul loro reddito, ridotta al 5%. Inoltre, l’aliquota ordinaria della ritenuta d’acconto corrisponde al 20% dell’imponibile, ma sono previste deroghe per alcune operazioni e per determinate categorie professionali.
 
Il credito accumulato nel quadro CM potrà essere utilizzato con il modello F24 dai contribuenti che aderiscono al regime dei minimi in compensazione di eventuali altre imposte o contributi dovuti all’Erario in caso di possesso di altri redditi o beni (IRPEF, addizionali, ICI, etc.), oppure i contributi previdenziali da versare alla Cassa di appartenenza.

Se il contribuente che aderisce al nuovo regime dei minimi non ha la possibilità di utilizzare in questo modo il credito, questo è destinato ad accumularsi per essere eventualmente richiesto a rimborso. Una situazione che vedrà coinvolti tutti i contribuenti che esercitano un’attività in  , nella quali i compensi sono assoggettati alla ritenuta, come avvocati, commercialisti, agenti di commercio, mediatori.

Lavoro occasionale, due domande dei nostri lettori.

Buongiorno, sono una studentessa universitaria, di tanto in tanto svolgo dei lavori di grafica per conto di una società. Ricevo compensi come prestazione occasionale. Vorrei sapere qual è il reddito massimo che si può raggiungere con prestazioni di lavoro occasionale. (Giulia – Nord-Ovest)

Cara Giulia,  il limite di reddito per svolgere lavoro occasionale è di 5.000 euro netti (6.660,00 euro lordi) per singolo committente nell’anno solare. Nel caso in cui il prestatore di lavoro occasionale fosse percettore di prestazioni integrative o di sostegno al reddito, il limite economico scenderebbe a 3.000 euro netti complessivi per anno solare e non per singolo committente.

Gentile Redazione, sono un libero professionista e a volte ricorro all’ausilio di collaboratori occasionali per dei lavoretti di data-entry. Mi potete chiarire qual è la percentuale da accantonare per la ritenuta d’acconto? (Pasquale – Sud)

Caro Lettore, la ritenuta di acconto dipende dalla natura del reddito (del collaboratore occasionale). Infatti se il reddito deriva da lavoro autonomo la ritenuta d’acconto è del  20%. Qualora invece il reddito fosse costituito da una provvigione o da una commissione, la ritenuta di acconto sarà del 23% sul 50% del reddito.