Tasi: ecco come calcolarla

E’ tempo di pagare la Tasi ma le cose ancora non sono chiare, anche perché l’aliquota varia da Comune a Comune e fare i calcoli non è sempre semplice.
Per la maggior parte degli inquilini l’imposta totale annua potrebbe risultare inferiore a 12 euro, e quindi da non pagare poiché sotto la soglia dell’esenzione.

Il Comune può stabilire una quota per l’affittuario che va dal 10 al 30%.
Anche se per l’inquilino l’appartamento fosse prima casa, ai fini dell’aliquota da applicare si deve fare riferimento alla destinazione d’uso del proprietario, calcolando su questa la propria quota: se prevista, si applica l’aliquota per immobili in locazione, diversamente quella per le seconde case, almeno nella maggior parte dei casi; è infatti difficile che un proprietario affitti la sua prima casa, e in questo caso si applicherà l’aliquota per prime abitazioni.

Facciamo alcuni esempi:

  • Aliquota TASI 0,08% e quota inquilino 10%. Con rendita catastale di 500 euro, l’imponibile è di 84mila euro: applicando l’aliquota si ottiene una TASI totale di 67,2 euro, con quota inquilino di 6,7 euro, sotto i 12 euro e quindi con esenzione; con rendita di 900 euro si arriva a una TASI di 121 euro di cui 12,1 euro a carico dell’inquilino, che dovrà quindi pagare in acconto 6 euro (il 50%) in ottobre e il saldo a 16 dicembre.
  • Aliquota TASI 0,08% e quota inquilino 20%. Con rendita di 500 euro l’imposta spettante all’affittuario è di 13 euro, da versare con acconto di 6,5 euro a ottobre e il restante a dicembre.
  • Aliquota TASI 0,08% e quota inquilino 30%. Con rendita di 500 euro la quota inquilino è intorno ai 20 euro, mentre la soglia di esenzione è intorno ai 300 euro di rendita.

Applicando questi calcoli alle delibere di Milano e Roma, ecco cosa ne esce:

Milano
La quota inquilino è pari al 10% con aliquota per abitazioni locate dello 0,08% e soglia di esenzione intorno ai 900 euro di rendita. Il Comune applica la stessa aliquota anche per affitto di uffici (categoria A10), laboratori artigiani (C3), negozi e botteghe (C1), immobili produttivi (gruppo D, tranne D5). I calcoli, però sono diversi a seconda della tipologia perché cambiano i coefficienti.

  • Negozio o bottega (C1) moltiplicatore 55: non si paga fino a una rendita catastale di 2.500 euro. A 3mila euro scatta ad esempio una TASI di 13 euro annua da pagare.
  • Laboratorio artigiano (C3) moltiplicatore 140: non si paga fino a una rendita di mille euro, mentre a 1.100 euro circa scatta una TASI annua di 12,94 euro .
  • Immobile d’impresa (gruppo D, tranne D5) moltiplicatore 60: non si paga fino a una rendita di 2.100 euro.
  • Ufficio/studio (A10), banche/assicurazioni (D5) moltiplicatore 80: non si paga fino a rendite catastali di 1.700 euro. A 1.800 euro scatta una Tasi annua di 12,10 euro da pagare.

Roma
La quota inquilino è pari al 20%, l’aliquota Tasi per gli immobili diversi dalla prima casa è anche qui allo 0,08%. Per gli immobili locati ad uso abitativo, la soglia di esenzione scatta sopra i 440 euro di rendita catastale: a 450 euro, infatti, la quota inquilino è di 12,09 euro.

Vediamo i calcoli per le altre categorie di immobili applicando i diversi coefficienti:

  • Negozio o bottega (C1): con rendita di 1.250 euro non si paga, a 1.300 scatta una TASI di 12,1 euro.
  • Laboratorio artigiano (C3): fino a 500 euro di rendita non si paga perchè l’imposta è sotto i 12 euro. Se la rendita è di 550 euro è dovuta una TASI di quasi 13 euro.
  • Immobile d’impresa (gruppo D, tranne D5): fino a 1.000 euro di rendita non si paga , a 1.100 euro scatta una TASI inquilino di 12,01.
  • Ufficio/studio (A10), banche/assicurazioni (D5): fino a 850 euro di rendita catastale non si paga perchè sotto i 12 euro.

Vera MORETTI

Oggi partenza del progetto dedicato alle successioni europee

Si sta svolgendo oggi a Roma, presso l’Auditorium del Consiglio Notarile di Roma, la conferenza di apertura del progetto dedicato alle successioni europee dal titolo: “Towards the entry into force of the succession regulation: building future uniformity upon past divergencies”.

L’iniziativa è co-finanziata dal Programma Civil Justice dell’Unione Europea ed è realizzato dall’Università di Milano insieme con le Università di Genova, Monaco di Baviera, la Fondazione Italiana del Notariato e i notariati di Romania e Spagna.

Questo progetto di formazione è rivolto ad operatori del diritto ed accademici e si pone come obiettivo quello di contribuire all’applicazione uniforme del diritto europeo in tema di successioni ma anche la creazione di un certificato successorio europeo, attraverso l’analisi comparata della disciplina nei diversi Paesi Ue e lo scambio di best practice a livello internazionale.

All’incontro di Roma faranno seguito una serie di seminari e scambi che si terranno a Madrid, Bucarest e Monaco di Baviera, che poi culmineranno nella conferenza finale di Milano, nel marzo 2016.

La chiusura dei lavori coinciderà con la creazione di un white paper e di un practice paper per la condivisione di regole comuni in materia successioni nei diversi Stati membri a vantaggio dei cittadini europei.

La conferenza di oggi si aprirà con l’intervento di saluto di Roberto Barone, Vice Presidente Fondazione Italiana del Notariato e il discorso introduttivo di Stefania Bariatti, Ordinario di Diritto internazionale privato e processuale – Università di Milano Facoltà di Giurisprudenza. Presiederà i lavori Paolo Pasqualis, Coordinatore del Comitato Scientifico della Fondazione Italiana del Notariato.

Tra coloro che interverranno, ci sono Ilaria Queirolo, Ordinario di diritto internazionale, Università di Genova, Facoltà di Giurisprudenza; Domenico Damascelli, Notaio in Bologna; Associato di Diritto Internazionale – Università del Salento Facoltà di Scienze Sociali, Politiche e Territoriali; Alexandra Irina Danila, Notaio in Bucarest; Isidoro Calvo Vidal, Notaio in A Coruña; Ugo Friedman, Notaio in Milano; Peter Kindler, Professore di Diritto privato internazionale e Diritto comparato – Università di Monaco, Istituto di Diritto internazionale; Stefania Bariatti, Ordinario di Diritto internazionale privato e processuale – Università di Milano, Facoltà di Giurisprudenza.

Vera MORETTI

Da Casa.it un’indagine sul mercato immobiliare nel 2014

Si è concluso ieri EIRE, la rassegna dedicata alla community del Real Estate che si è svolta a Milano dal 24 al 26 giugno negli spazi di Fieramilanocity.
Durante l’evento, Casa.it ha presentato la nuova edizione del suo Osservatorio Immobiliare aggiornata al primo semestre 2014.

I dati emersi da questo dettagliato studio si muovono in due direzioni: da una parte sono stati esaminati i dati sulla domanda e l’offerta e, dall’altra, le sensazioni dominanti di chi vorrebbe, nel prossimo futuro, vendere o acquistare casa.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto, l’indagine ha evidenziato che ben l’80% degli italiani ritiene che nei primi 6 mesi dell’anno il valore degli immobili nella zona in cui risiede sia diminuito.

Emerge, inoltre, che per il 54% degli utenti questo è un momento favorevole per l’acquisto di un immobile, poiché si pensa che, anche per i prossimi 6 mesi, i prezzi continueranno a scendere e quindi che le contrattazioni saranno ancora possibili.
Se però si guarda alla propensione alla vendita, il 71.6% del campione non intende mettere in vendita il proprio immobile nel timore di svenderlo.

Gli intervistati da Casa.it si sono mostrati ottimisti circa un possibile sblocco del mercato immobiliare residenziale e questo grazie ad un incremento sia delle richieste di mutui da gennaio 2014 sia delle domande di case.
E in aumento sono anche le abitazioni messe sul mercato.

Le sensazioni degli italiani sono confermate dall’Osservatorio Immobiliare, secondo cui i prezzi rappresentativi degli immobili in vendita sono diminuiti del 5,2% rispetto a giugno 2013.

Per quanto riguarda le tipologie di abitazioni, il mercato immobiliare dispone di molte disponibilità di tagli ampi, con 4, 5 o più locali che, insieme, pesano per una quota che va dal 53,4% del Sud e Isole al 59,3% del Centro Italia.
Ma non mancano offerte relative a bilocali e trilocali, specialmente nelle regioni del Sud e nelle Isole dove costituiscono il 43,4% degli immobili in vendita.

Nel Centro e Nord Italia, le stesse tipologie occupano rispettivamente una quota del 37,8% e 34%.
I monolocali, invece, assorbono quote residuali, fatta eccezione per il Nord Italia (11%).

Chi vuole acquistare casa nelle regioni del Nord cerca in primo luogo trilocali (33%) e bilocali (22%), ma sono ben rappresentati sia i quattro locali (18%) che i monolocali (17%). Al Centro e Sud Italia la domanda è ripartita in modo omogeneo su tutte le tipologie, con una lieve prevalenza delle grandi superfici (5 locali e più), seguite da trilocali, quadrilocali, e bilocali.

Vediamo nel dettaglio la situazione delle quattro principali città italiane.
A Torino, il primo semestre del 2014 ha segnato la discesa dei prezzi delle abitazioni che fa segnare un brusco calo del -5,3%, mentre cresce, anche se solo di decimi di punto (0,5%), il prezzo che i potenziali acquirenti sono disposti a investire.
In media, un appartamento costa 2.300 al metro quadro, con una differenza del 9%.

A Torino, oltre il 50% dell’offerta riguarda bilocali e trilocali, mentre i monolocali sono appena il 7% del totale. Nel primo semestre 2014, inoltre, è cresciuta l’offerta di appartamenti di grandi dimensioni (dai 4 a 5 o più locali), che oggi rappresentano insieme oltre il 41% dell’offerta. La domanda di abitazioni, invece, si concentra per oltre il 60% dei casi sui bilocali e sui trilocali.
Le grandi metrature attirano solo il 30% del totale della domanda, mentre i monolocali sono richiesti dal 7% dei potenziali acquirenti.

A Milano, alla fine del primo semestre 2014 la discesa dei prezzi degli immobili in vendita a Milano ha fatto segnare un calo medio del -4,3%.
Dal lato della domanda, i valori stazionano sempre intorno ai 3.400 euro al mq. e il punto di incontro ideale per concludere l’acquisto è fissato lievemente al di sopra dei 3.500 euro al metro quadro.
A Milano oltre il 60% dell’offerta riguarda bilocali e trilocali, mentre i monolocali sono solo il 6% del totale. Nel primo semestre 2014 è cresciuta l’offerta di appartamenti di grandi dimensioni, dai 4 a 5 più locali, che oggi rappresentano insieme oltre il 30% dell’offerta.

Nelle zone centrali della città prevale l’offerta di appartamenti con taglio superiore ai 120 metri quadri, mentre in semicentro ed in periferia l’offerta di bilocali e monolocali è superiore a quella dei quadrilocali.

La domanda di abitazioni si concentra per oltre il 70% dei casi su bilocali e trilocali. Le grandi metrature interessano solo il 14% del totale della domanda, mentre i monolocali vengono cercati dal 9% dei potenziali acquirenti.

Dopo i cali superiori al 6% registrati a fine 2013, a Roma nei primi sei mesi dell’anno i prezzi offerti sul mercato immobiliare sono rimasti pressoché stabili (-1,8%).
Il valore medio resta fra i più alti di’Italia con quasi 4.000 euro al metro quadro.
Risulta in flessione (-2,1%) il prezzo che indica la disponibilità d’investimento da parte degli acquirenti e che si colloca vicino ai 3.600 euro al metro quadro. La forbice fra il prezzo offerto e quello domandato, tuttavia, rimane vicina all’8%, indicando che la strada per trovare un punto di equilibrio fra domanda e offerta è ancora lunga.

A Roma il 50% dell’offerta riguarda appartamenti da due o tre locali. Nel primo semestre 2014 è cresciuta la disponibilità di appartamenti nei tagli più abbondanti (quadrivani, pentavani o più), che oggi rappresentano insieme il 47% dell’offerta.

La domanda di abitazioni si concentra per oltre il 50% dei casi sui bilocali e trilocali. Non sono da meno le grandi metrature, che attirano il 40% del totale della domanda rispetto ai dati ricavati dall’offerta, si denota un buon equilibrio sia per i bilocali che per i trilocali.

Anche sulle grandi metrature, i quadrilocali in particolare, le percentuali tra venditori e acquirenti coincidono in linea generale. Il fatto che ci siano corrispondenze fra domanda e offerta in termini di distribuzione delle stesse non significa però che il mercato sia in equilibrio. Infatti spesso l’offerta non combacia con la domanda, oltre che nel prezzo, anche per la localizzazione.

A Napoli, infine, il primo semestre 2014 non ha modificato la tendenza del mercato, caratterizzata da un processo di repricing dell’offerta che vede i valori calare in media del 4,4%.

Purtroppo, anche la domanda non dà segnali di ripresa, anzi, segna un nuovo calo in termini di costo al mq. disposta a spendere (-4,6%). Lo scarto percentuale fra i due valori rimane intorno al 10% e non si prevedono gradi modifiche sui sei mesi restanti.
Il 50% dell’offerta nel capoluogo campano riguarda gli appartamenti di grandi dimensioni, ovverosia oltre i 120 metri quadri. Bilocali e trilocali, con il loro 45% complessivo, si spartiscono l’altra fetta dell’offerta. Nel primo semestre 2014 è cresciuta soprattutto l’offerta di appartamenti di grandi dimensioni che oggi, da soli, rappresentano il 30% dell’offerta sul mercato.

A Napoli la domanda di abitazioni si divide piuttosto equamente fra chi cerca i trilocali (30%) e gli appartamenti di grandi dimensioni (45%). Per quanto riguarda la ricerca di abitazioni dalle dimensioni ridotte (non superiori ai 50 mq.), questa concerne il 9% del totale dei potenziali acquirenti. Nei primi sei mesi del 2014 la domanda è tornata a crescere soprattutto nelle zone di migliore qualità abitativa della città a ridosso della costa.

Vera MORETTI

A Roma la riunione dell’EACB

Appuntamento a Roma il prossimo 20 giugno la riunione del Comitato Esecutivo della Associazione Europea delle Banche Cooperative (EACB).
L’incontro è organizzato dall’Associazione Nazionale delle Banche Popolari e da Federcasse, la Federazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali.

Questa volta, all’ordine del giorno ci saranno le tematiche relative al sistema creditizio continentale, che, con l’entrata in vigore dell’Unione Bancaria, sta per adottare normative che modificheranno sostanzialmente il contesto di riferimento.

Tali normative, infatti, sono state tarate quasi esclusivamente sui grandi gruppi gestiti in forma di società di capitali che, se non adottate con criteri di proporzionalità capaci di riconoscere la ricchezza e la biodiversità dei sistemi bancari come quello cooperativo, rischiano di penalizzare una componente essenziale allo sviluppo delle economie locali e della democrazia economica.

La riunione verrà aperta dai presidenti di Federcasse e dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari, rispettivamente Alessandro Azzi e Emilio Zanetti, e durante i lavori si provvederà anche alla nomina del nuovo board, che vede attualmente alla Presidenza il francese Christian Talgorn del Credit Agricole, nonché alla nomina a vice presidente di un rappresentante della cooperazione bancaria italiana.

L’incontro verrà seguito, alle 13 circa, da una conferenza stampa congiunta dei vertici dell’EACB, di Federcasse e della Associazione Nazionale delle Banche Popolari.

Vera MORETTI

Accordo tra notariato italiano e cinese

E’ stato siglato venerdì 13 giugno a Roma, presso il Consiglio Nazionale del Notariato, un memorandum per il rafforzamento del sistema di cooperazione giuridica tra notariato italiano e notariato di Shanghai.

L’iniziativa, sostenuta da UINL, Unione internazionale del Notariato, conferma la collaborazione con il notariato cinese, che ha come obiettivo quello di incrementare lo scambio di informazioni a livello internazionale e far conoscere le peculiarità distintive del modello italiano riconosciute come eccellenza a livello mondiale.

E’ dal 1993 che i notai cinesi mostrano un certo interesse nei confronti del sistema notarile di controllo preventivo dei Pubblici Registri (Immobiliare, Societario, dello Stato Civile), all’analisi delle tecniche giuridiche per la redazione dei contratti in materia immobiliare e societaria, nonché allo studio della normativa fiscale, di antiriciclaggio e all’esame del sistema di censimento e mappatura della proprietà immobiliare.

Dal 2003 la Cina, dopo aver approfondito il funzionamento e il rapporto tra costi e benefici dei sistemi di common law e civil law per lo sviluppo economico generale, ha deciso di adottare il sistema del Notariato Latino presente in 85 paesi nel mondo tra cui 22 dei 28 paesi membri dell’Unione Europea.

Vera MORETTI

La crisi continua per le imprese del settore tessile

La crisi non si ferma, soprattutto per le imprese italiane che lavorano nel settore tessile, dell’abbigliamento e delle calzature.
Per far capire la gravità della situazione, in poco più di un anno si è perso l’equivalente di un piccolo paese, pari a 14.500 imprese che hanno chiuso i battenti da gennaio 2013 ad oggi.

Se nel primo bimestre 2011 si contavano 158mila imprese appartenenti al comparto moda, nel primo bimestre 2014 erano 131.682, con una riduzione del 17%, dato confermato dalla
Fismo Confesercenti, l’associazione di categoria che rappresenta le pmi del commercio, del turismo, dei servizi, dell’artigianato e dell’industria, in occasione della sua assemblea annuale.

I saldi particolarmente negativi appartengono alle città di Roma, Napoli, Torino, Milano e Brescia.

Negli ultimi sei anni, gli italiano hanno ridotto la propria spesa in abbigliamento e calzature di circa 150 euro.
Nel 2007 si spendevano circa 1.000 euro pro-capite, nel 2013 se ne sono spesi 850.

La crisi, inoltre, ha cambiato profondamente le abitudini dei consumatori e, di conseguenza, anche il settore distributivo: nel 2012 per la prima volta la quota di prodotti venduti in saldo o in promozione ha superato il 50% del fatturato e tra i canali distributivi perdono più terreno i piccoli esercizi (-10,3% nel 2012), poi la grande distribuzione de-specializzata (-9,9%) e crescono solo outlet (14,2%) ed e-commerce che ha visto nel 2012 un +31% rispetto al 2011.

Vera MORETTI

Startup innovative in aumento

Sempre in aumento le startup innovative.

A febbraio ne sono state aperte 1.719, ripartite per il 30% nel Nordovest, il 28% nel Nordest, 23% al Centro e 19% nell’Italia meridionale e insulare.
Tra le regioni più attive, Lombardia, Emilia Romagna e Lazio, mentre le città italiane in cui sono maggiormente presenti sono Milano, Roma e Torino.

Questi dati sono stati resi noti dalla relazione annuale sullo stato d’attuazione della politica del governo a sostegno dell’ecosistema delle start up innovative, presentata dal ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, lo scorso marzo alle camere e online sul sito del Mise.

Per quanto riguarda il settore di attività, ben il 78% delle nuove startup opera nei servizi e in particolare nella produzione di software e nelle attività di ricerca e sviluppo, il 18% nell’industria e nell’artigianato, il 4% nel commercio, anche se ci sono esempi di startup anche nel turismo e nell’agricoltura.

Sono 19, infine, gli incubatori certificati, strutture dotate di un’esperienza consolidata nell’attività di sostegno alle startup innovative.

Vera MORETTI

Car sharing nemico dell’industria automobilistica?

L’industria automobilistica deve fare i conti con un fenomeno che, soprattutto nelle grandi città, sta prendendo piede in maniera molto repentina.

Il car sharing, infatti, anche a causa della crisi che ha ridotto le possibilità economiche degli italiani, sta finalmente diventando una piacevole realtà, che permette non solo di dividere le spese, onerose, che una macchina comporta, ma anche di dimezzare la presenza di autovetture nelle strade cittadine e, di conseguenza, diminuire l’emissione di gas tossici e altamente inquinanti.

La città italiana dove questa tendenza è più diffusa e sentita è Milano, con circa 90.000 utenti e 1.500 autovetture.
Guardando i dati su scala europea la capitale dove il fenomeno è più diffuso è Berlino, seguita da Londra e Parigi.
Le peggiori performance sono quelle registrate a Roma e Madrid ma nella capitale italiana è partito il servizio Car2Go, che potrebbe aumentare notevolmente il numero degli utilizzatori.

Proprio il dilagare del car sharing rischia di mettere in crisi, secondo un’indagine condotta da AlixPartners, il mercato automobilistico.
Per questo, occorre che gli addetti ai lavori si decidano a studiare strategie efficaci per la produzione di automobili, che siano in grado di far coesistere l’auto privata e quella condivisa.

Dai dati si evince che nel mondo attualmente un milione di persone circa si sposta utilizzando il car sharing ma, dalle stime effettuate, questo dato potrebbe salire a 12 milioni entro il 2020.
Questo fenomeno causerà una ulteriore riduzione delle vendite nel settore automobilistico, già messo a dura prova dalla crisi economica degli ultimi anni, ma avrà ovvie ricadute positive dal punto di vista dell’impatto ambientale.

Un altro fenomeno che si sta diffondendo soprattutto nei paesi del Nord Europa è quello del car pooling, che consiste nel condividere le spese di viaggio assieme ad altre persone, riducendo il costo del carburante e dei pedaggi autostradali pro-capite, ma anche l’inquinamento ambientale.
I siti migliori offrono la possibilità di selezionare i compagni di viaggio in base alle caratteristiche e danno la possibilità ai viaggiatori di esprimere un giudizio sui propri compagni di viaggio, che possono così costruirsi una reputazione positiva.

Vera MORETTI

Le imprese italiane verso il Belgio

Il Belgio al centro di un convegno tenutosi lo scorso 3 aprile a Roma presso la residenza dell’Ambasciatore del Belgio a Roma.

Al workshop, intitolato “Le Fiandre incontrano le imprese Italiane”, è stato aperto da Vincent Mertens de Wilmars, Ambasciatore del Belgio a Roma, il quale ha poi dato il via agli interventi del Ministero delle Finanze Belga, Dip. Investimenti Esteri, di Marian Hrynchuk, Capo della Commissione Economica e Commerciale della Regione Fiandre in Ambasciata e di Maurizio Accinni della BNL.

Tra le aziende presenti al workshop, interessate alle opportunità in Belgio c’erano la SMS Engineering e l’Almaviva per l’ICT e la Vitrociset per l’Aerospazio rappresentata da Piero Lolli.

In relazione agli Investimenti nelle Fiandre molto interessanti il Ruling, che permette di prendere decisioni anticipate in materia fiscale e il concetto di Interesse Nozionale.

Altissima l’attenzione rivolta dal Governo Belga verso le attività di Ricerca e Sviluppo che prevede deducibilità dell’80% per i redditi provenienti da brevetti sia per le aziende Belghe che per le stabili organizzazioni in Belgio. L’attività di ricerca e sviluppo può essere svolta anche all’estero in outsourcing con la stessa agevolazione fiscale.
La deducibilità dell’80% è prevista anche sulla ritenuta di acconto relativa ai redditi dei Ricercatori.

Il Belgio, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è particolarmente favorevole per gli investitori stranieri, poiché è tra i primi posti per sburocratizzazione, integrazione e lotta alla corruzione.
Inoltre, con oltre 24 miliardi di Euro di interscambio, il Belgio è uno dei principali partner commerciali dell’Italia e uno dei mercati più aperti e concorrenziali al mondo.
Tra i settori trainanti vi sono: ICT, logistica, biotecnologie ed energie rinnovabili, automotive, industria pesante, agro-industria, in cui l’export ha un peso determinante.

L’economia belga, fortemente globalizzata, ha previsto una serie di misure per attirare gli investimenti, come la deduzione degli interessi nominali ma anche l’interesse teorico, ovvero la parziale esenzione del pagamento di interessi sugli utili reinvestiti nell’azienda.

Inoltre non vi sono imposte sul patrimonio, incentivi fiscali per redditi da brevetti, deduzioni per investimenti in settori specifici; l’inesistenza di vincoli per attività di proprietà di non residenti.
Anche in tema di rapporti di lavoro e annesse problematiche fiscali, la normativa è molto agevolante e le disposizioni in tema di intermediari commerciali sono più favorevoli che altrove.
Inoltre, da qualche anno il Belgio ha avviato una importante rivoluzione verde che punta a soddisfare il proprio fabbisogno energetico attraverso fonti rinnovabili; in particolare il numero di imprese attive nel campo ambientale in Belgio è cresciuto del 44% e il settore è in espansione.

Vera MORETTI

Milano numero uno per brevetti e innovazione

Milano, oltre che capitale della moda, lo è anche dei brevetti e delle imprese innovative.
Su 9mila brevetti registrati, inoltre, quasi 3mila arrivano dalla Lombardia, dove sono presenti 32mila imprese innovative su 146mila presenti su territorio nazionale, pari a 1 impresa su 4.

Dopo Milano e Monza, ci sono Torino, oltre mille brevetti, poi Roma, 728, e Bologna, 724.
E da Milano parte più di un quinto dei brevetti italiani che richiedono la tutela in Europa con circa 800 domande su quasi 4mila pubblicate annualmente.

Ciò fa del capoluogo lombardo la settima città in Europa, come è stato confermato anche da Airi, Associazione italiana per la ricerca industriale, che ha preso in considerazione i dati emersi da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati 2013 e 2012 dell’Ufficio italiano brevetti e marchi, Epo (European Patent Office), e registro delle imprese.

Nel dettaglio, in Lombardia i brevetti per invenzioni sono stati 2.660. Tra questi, a Milano e Monza sono 2.224, a Brescia 188, a Como e Varese circa settanta.
A Milano ci sono oltre 16 mila imprese, seguita dalle province di Brescia, Bergamo e Monza e Brianza, le cui attività occupano una quota corrispondente al 10,4%, all’8,5% e all’8,2% rispettivamente.
Il capoluogo della Lombardia, con l’11% del totale nazionale, è anche capofila dell’imprenditoria innovativa italiana, davanti a Roma (9,8%) e Torino (4,9%).

Milano è anche fra i centri più forti in Europa per innovazione, al settimo posto dopo Monaco, Parigi e altre due aree francesi (Isère e Hauts de Seine), Berlino e l’olandese Brabant.
Nella classifica europea per i brevetti tecnologici – Ict (Information communication technology), hightech, biotecnologici, Milano resta tra le prime, al 12° posto e anche la regione Lombardia si tiene in 17° posizione per gli stessi indicatori.

Renato Ugo, presidente Airi, ha commentato così i risultati: “Valorizziamo il ruolo dello sviluppo tecnologico high-tech per rilanciare la competitività e l’occupazione. A tale scopo si sostengano le imprese che fanno realmente ricerca ed innovazione tecnologica, anche con la defiscalizzazione dei relativi costi. Nel nostro Paese lo stallo che stiamo vivendo dal punto di vista occupazionale e produttivo richiede un piano di sostegno alle aziende che investono concretamente in ricerca e innovazione tecnologica. Si tratta di lanciare un piano che si potrebbe denominare “fiscal technology” che preveda azioni concrete come opportuni sgravi fiscali“.

Vera MORETTI