Black friday e cyber monday, attenti alle fregature. Guida

Il periodo degli sconti è ormai aperto, tra il week end black friday prorogato, sconti per le vicine feste natalizie e poi di nuovo saldi, si entra in un vortice di inviti a comprare. Ma come evitare truffe?

Un mese di sconti a cui prestare attenzione

Il culmine del black friday dovrebbe arrivare il 24 novembre, il condizionale è d’obbligo, infatti quello che dovrebbe essere un venerdì di sconti è di fatto diventato un mese di promozioni varie. Seguirà il cyber monday che dovrebbe riguardare solo i prodotti tecnologici, ma di fatto si estende a tutto l’immaginario possibile delle vendite. Seguiranno sconti vari fino ad arrivare ai saldi.

Gli sconti soprattutto se prolungati nel tempo possono nascondere molte insidie, infatti in molti casi le vendite effettuate in questo periodo non prevedono la possibilità di cambi, oppure si tratta solo di finti sconti.

Le pubblicità sugli sconti ormai arrivano quotidianamente e non sempre è semplice capire quando si tratta di veri affari e quando invece di semplici inviti a comprare facendo credere in un prezzo inferiore rispetto al normale.

Per evitare truffe è bene acquistare solo prodotti che realmente servono e si desiderano. Magari è bene farsi una lista prima che inizia il periodo degli sconti. Per quegli stessi prodotti è bene monitorare il prezzo, in questo modo si potrà realmente capire se sono scontati o meno.

Il nuovo codice del consumo

In soccorso dei consumatori arriva ora l’articolo 17-bis del codice dei consumo così come modificato. In particolare questo prevede che deve essere indicato sempre il doppio prezzo, prima degli sconti, sbarrato, e successivo allo sconto. Occorre però prestare attenzione perché non deve essere indicato l’ultimo prezzo previsto per il prodotto, ma il prezzo più basso tra quelli praticati sul prodotto negli ultimi 30 giorni. In aggiunta a queste informazioni il venditore può anche aggiungere ulteriori informazioni, ad esempio l’ultimo prezzo praticato o la media del prezzo per quel determinato prodotto, ma di fatto non può mai mancare l’indicazione del prezzo più basso praticato su quel prodotto nei 30 giorni antecedenti. Tale obbligo vige sia per le vendite presso esercizi fisici, sia in caso di acquisti presso store online.

Attenti agli acquisti online

Per evitare truffe online è bene anche cercare di capire l’affidabilità del sito e puntare su store su cui si hanno sufficienti informazioni, in molti casi vi sono store che compaiono e scompaiono sui vari social nel tempo di qualche giorno e che spediscono merce del tutto diversa rispetto a quella realmente ordinata. Prima di ordinare è bene anche controllare che siano chiari i recapiti da poter utilizzare per presentare reclami se ci si accorge che non sono affidabili, è bene tralasciare. Online si deve controllare che la pagina abbia il certificato Https e che i pagamenti siano sicuri.

Saldi tutto l’anno? Rispunta l’ipotesi con proposta dell’Antitrust

Alla vigilia della stagione dei saldi dell’estate 2023 rispunta l’ipotesi della liberalizzazione dei saldi, questo vuol dire che i commercianti possono proporre saldi tutto l’anno. La proposta arriva dall’autorità garante della concorrenza.

Antitrust, è ora di dare il via ai saldi tutto l’anno

Il commercio continua ad essere un settore sotto pressione, soprattutto per quanto riguarda i negozi fisici che scontano non solo l’inflazione e la conseguente crisi economica, ma anche la concorrenza degli e-commerce che propongono costantemente prezzi scontati.

In questo clima l’Antitrust segnala tra i provvedimenti da adottare con una certa priorità la liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali e minori restrizioni sui saldi. L’Autorità Garante per la concorrenza sottolinea che le eccessive restrizioni al commercio in Italia sono state segnalate anche dall’Ocse e dalla Commissione europea.

L’Antitrust propone di eliminare dal decreto legislativo 114 del 1998 le norme che riguardano le restrizioni temporali per le vendite di liquidazione e di fine stagione. Naturalmente cancellando tali restrizioni le vendita in saldo sarebbero liberalizzate e ogni attività commerciale potrebbe decidere in autonomia quando praticare le vendita in saldo.

Il Garante chiede la possibilità di organizzare le vendite promozionali anche nei periodi immediatamente precedenti i saldi avviati per i medesimi prodotti, superando così il divieto di organizzare vendite promozionali nel periodo compreso tra i 15 giorni e i 40 giorni ( su discrezione della Regione) antecedenti rispetto all’inizio dei saldi.

In base ai suggerimenti dell’Antitrust dovrebbero saltare anche i vincoli inerenti gli orari di apertura dei negozi. Da abrogare anche i commi 4 e 5 del Dlgs 114 del 1998 in cui si fa riferimento alla competenza diretta dei Comuni che «possono derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva».

Saldi tuto l’anno: reazione delle associazioni di categoria

Non tutti abbracciano con ottimismo queste proposte infatti Confesercenti e Confcommercio, organizzazioni di categoria che rappresentano i commercianti, sottolineano che la liberalizzazione dei saldi e degli orari andrebbe ad aiutare/favorire soprattutto le grandi catene di negozi, mentre danneggerebbe i piccoli commercianti che devono fare i conti con spese in aumento dovute ad aperture prolungate. Per i piccoli commercianti i saldi rappresentano un modo per liberare i magazzini e avere maggiore liquidità in breve tempo, ma la possibilità di praticarli tutto l’anno andrebbe a rendere il guadagno troppo basso.

Naturalmenete trattandosi di una proposta che arriva al Governo dall’Antitrust, sarà presa in particolare considerazione ed è probabile che sia quanto meno valutata, pur tenendo in considerazione il tessuto economico del Paese che comprende molte attività commerciali di piccole e medie dimensioni.

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DdL Concorrenza: addio ai saldi, vendite promozionali liberalizzate

Il commercio è uno dei settori che negli ultimi anni ha sofferto di più, sia a causa dell’emergenza Covid che ha costretto molti esercizi commerciali, tra cui abbigliamento e tecnologia, a lunghe chiusure, sia perché la concorrenza delle vendite online ha portato via una grossa fetta di clientela. Ora con il DdL Concorrenza qualcosa potrebbe cambiare, infatti i saldi o vendite promozionali potrebbero essere liberalizzate.

Saldi: addio ai limiti. Ecco cosa prevede il Disegno di Legge Concorrenza

La normativa attualmente in vigore prevede dei limiti alle vendite promozionali e in particolare per i saldi. Le vendite in saldo possono essere effettuate solo in due periodi dell’anno, coincidenti con la stagione invernale, a partire generalmente dal 5-6 gennaio, e nel periodo estivo a partire dall’inizio di luglio. Le date possono leggermente differire nelle varie Regioni. Le vendite in saldo devono teoricamente avere ad oggetto beni che possono subire un deprezzamento, proprio per questo i saldi inizialmente riguardavano solo l’abbigliamento, cioè abiti e scarpe che a causa del variere delle tendenze/mode, per la successiva stagione sarebbe stato difficile rimettere in commercio. Nel tempo però i saldi si sono diffusi in tutti i settori.

Spesso i commercianti per aggirare tali divieti e attirare i clienti scelgono di inviare comunicazioni con sconti ai clienti fidelizzati.

Il DdL Concorrenza all’articolo 7 prevede il venir meno di tali divieti e limiti. Nel nuovo articolo non c’è traccia di date per le vendite promozionali, indicazione della durata e poteri delle Regioni, di fatto cadono i limiti ora previsti.

Critiche dalle associazioni di settore al DdL concorrenza: addio ai saldi non aiuta il commercio tradizionale

Ricordiamo che siamo ancora di fronte a un Disegno di Legge e di conseguenza intercorrerà tempo prima che si arrivi all’approvazione definitiva del testo e potrebbero esservi delle modifiche. Ad esprimere critiche a tale scelta è Confesercenti che non condivide tale scelta e parla di un vero blitz normativo operato senza il preventivo confronto con le associazioni di categoria. Confesercenti parla di una deregulation che non è in grado di tutelare consumatori e commercianti della catena tradizionale. In poche parole ritiene che sia un provvedimento non in grado di aiutare i commercianti a recuperare clientela e ad avere buoni introiti. Anzi, secondo l’associazione potrebbe essere un regalo per il commercio online e la grande distribuzione e danneggiare ulteriormente gli altri commercianti.

Carburanti, ritornano gli sconti? Ecco quando. Indagini sui prezzi

Ha destato scalpore e malcontento la decisione del governo Meloni di non confermare il taglio delle accise sui carburanti dal 1° gennaio 2023. I prezzi sono aumentati subito, ma a calmare il malcontento c’è l’annuncio di probabili nuovi tagli che dovrebbero arrivare presto.

Taglio delle accise sui carburanti a marzo? Ecco cosa potrebbe accadere

In base a quanto emerge dalle indiscrezioni trapelate da esponenti del centro destra e riportati in un articolo di Affari Italiani, sembra che il Governo stia studiando una soluzione per calmierare il prezzo dei carburanti. In particolare viene sottolineato che tutti gli interventi sulle accise messi in atto dal mese di marzo 2022 fino al 31 dicembre 2022 sono stati frutto di scelte straordinarie e confermate periodicamente. Ciò è dovuto al fatto che per poter operare tale taglio è necessario avere coperture finanziarie.

Con la riduzione dei prezzi dei carburanti è venuto meno l’extragettito fiscale che aveva permesso quei tagli, proprio per questo motivo al 1° gennaio  2023 è stato impossibile il rinnovo. Le fonti vicine al centro-destra però sottolineano che nei prossimi mesi dovrebbe crearsi un nuovo gruzzoletto derivante dai saldi che dovrebbero far ripartire il commercio. Di conseguenza si sta pensando a un nuovo taglio, ma ridotto a 10 centesimi a partire dal mese di marzo e confermato per circa 2-3 mesi. Naturalmente molto dipende anche dall’andamento dei prezzi dei carburanti.

Codacons: allarme prezzi carburanti. Avviare un’indagine sulle speculazioni delel società petrolifere

Fatto sta che dal 1° gennaio 2023 gli automobilisti hanno visto i prezzi aumentare e la benzina al self service costa oltre 1,80 euro al litro, il diesel ha raggiunto 1,90 euro al litro. Il servito sfiora i 2 euro al litro. Nel frattempo nella discussione sulla mancata conferma del taglio delle accise è intervenuta anche l’associazione dei consumatori Codacons che ha sottolineato che eventuali aumenti ulteriori dei prezzi dei carburanti sono esclusivamente speculazioni dei distributori.

Di conseguenza sono pronti a presentare un esposto alla Guardia di Finanza e alle Procure della Repubblica in caso di ulteriori aumenti. Il presidente Codacons, Carlo Rienzi, sottolinea che tali aumenti sono ingiustificati in quanto le quotazioni internazionali del petrolio sono al ribasso e quindi non giustificano l’andamento dei prezzi alla pompa.

La Codacons chiede quindi l’apertura di un’indagine per aggiotaggio con sequestro delle bolle di acquisto dei carburanti da parte delle società petrolifere. Secondo i calcoli effettuati, l’eliminazione del taglio delle accise se confermato per tutto l’anno dovrebbe portare per le famiglie italiane un maggiore esborso pari a 366 euro.

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Inflazione in calo, la notizia che tutti stavano aspettando

Saldi al via in tutta Italia

Con il fine settimana dell’Epifania sono partiti ufficialmente in tutta Italia i saldi invernali 2018, che rappresentano, dal punto di vista commerciale, il primo grande appuntamento dell’anno.

A partecipare all’iniziativa sono 280mila attività commerciali, con la quasi totalità dei negozi di moda e tessili, che sono partiti subito con ribassi del 30 e 40%.
E i clienti potenziali non aspettavano altro, perché quasi un italiano su due, e precisamente il 47%, approfitterà di questa ghiotta occasione per accaparrarsi quello a cui aveva rinunciato i mesi precedenti, per una spesa a persona che sarà di 150 euro.

Roberto Manzoni, presidente di Fismo Confesercenti, che ha effettuato questa indagine, ha dichiarato: “Quest’anno gli sconti di partenza saranno più alti della media, ed i saldi invernali somiglieranno un black friday ‘sotto casa’, solo più accessibile e di maggiore durata. E in più con tutti i vantaggi del negozio tradizionale: conoscere i prodotti ed essere conosciuti dal commerciante, con cui si costruisce un rapporto di fiducia, e poter valutare toccando con mano i prodotti da acquistare. Un’occasione di risparmio per i consumatori, ma anche di vendita per le imprese, che cercano l’inversione di tendenza dopo l’ennesimo anno fiacco. Anche le vendite di Natale, seppure positive, sono state sotto le attese. E senza una ripresa sostenuta, il settore del commercio moda continua a soffrire: nel 2017 sono spariti altri 2.400 negozi, più di 6 al giorno”.

Tra gli oggetti del desiderio, spiccano le scarpe, scelto dal 28% degli intervistati, seguite poi da maglieria per il 22%, e pantaloni dal 14%. Alto l’interesse anche per i prodotti tessili e moda per la casa (9%) e per i capispalla, come giubbotti e giacconi, ricercati dal 7% dei consumatori.

Le percentuali di sconto con cui sono partiti i negozi è dimostrazione di un anno, il 2017, particolarmente difficile per le vendite e, quindi, i saldi invernali dovrebbero rappresentare il momento del grande riscatto.
Il 22% dei negozianti ha registrato durante l’anno una flessione delle vendite sull’anno precedente, contro un 18% che le ha viste crescere. Per sei negozi su dieci, invece, sono rimaste sostanzialmente stabili sullo scorso anno, ma comunque si parla di cifre sempre molto lontane dai livelli pre crisi.

In ogni caso, il settore sta ancora soffrendo parecchio, poiché nel 2017 le imprese del tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature sono diminuite, rispetto all’anno precedente, dell’1,9%. Ciò significa che sono scomparse 2.406 imprese.
Le regioni maggiormente interessate sono Piemonte (-3,2%), Trentino (-3,4%), Umbria (-4,2%) e Valle d’Aosta (-6,9%). Più contenuti i cali di imprese del Lazio (-1,1%) e della Campania (-0,9%).
Tra le province, la maglia nera va a Terni, dove la diminuzione di negozi di moda tocca il -8,5%. Seguono la provincia d’Aosta (-6,9%), Pavia (-5,2%) e Padova (-4,9%).

Vera MORETTI

Saldi estivi al via, ecco le stime di Confcommercio

L’inizio del mese di luglio ha coinciso con l’inaugurazione della stagione dei saldi estivi, che in tutta Italia è cominciata alla grande.
Sarà perché quest’anno l’estate è iniziata prepotentemente con tanto sole e tanto caldo, ma gli italiani hanno una gran voglia di vacanza e ci vogliono arrivare con qualche capo o accessorio nuovo di zecca.

L’Ufficio Studi di Confcommercio stima che ogni famiglia spenderà mediamente 230 euro, per un valore complessivo di 3,5 miliardi.

Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e vicepresidente di Confcommercio, ha detto in proposito: “Nonostante il gran caldo di questi mesi, i consumi sono stati piuttosto tiepidi e i segnali di ripresa di cui si parla tanto sono ancora troppo flebili e poco avvertiti specie dal dettaglio moda multibrand. I saldi rappresentano un’occasione per rinfrescare il guardaroba estivo. È l’anno del risveglio del bianco e dei colori naturali, ma anche del blu chino, verde e rosso con polo, bermuda e costumi per lui; sandali, abitini, t-shirt per lei. Lino e cotone le fibre più fresche. Più avanti l’attenzione si sposterà sui quei prodotti difficilmente scontabili in stagione. Naturalmente un giudizio sull’esito finale di questa stagione di saldi dovrà necessariamente tener conto delle intollerabili anticipazioni degli sconti lanciati in primo luogo dalle catene e dai potenti monomarca. Non ci stancheremo mai di segnalare azioni di concorrenza sleale alle Autorità competenti: non c’è niente di peggio che scrivere leggi e regole il cui rispetto non può essere garantito”.

I consigli per non incappare in colossali fregature sono sempre gli stessi: occorre prendere nota del prezzo del capo che si desidera per poi capire se davvero è stato scontato, e, cosa ancora più importante, non farsi attrarre da sconti troppo forti, superiori al 50%, specialmente nei primi giorni. Spesso, infatti, si tratta di articoli delle passate stagioni tirati fuori per l’occasione sperando che qualcuno finalmente abbocchi.

Meglio spendere un po’ di più, ed accontentarsi di un ribasso del 30, 40%, ma essere sicuri di aver fatto un affare.

Vera MORETTI

Prezzi, casa e trasporti sempre più cari

Il periodo dei saldi è l’ideale non solo per fare acquisti a prezzi stracciati ma per risparmiare anche un po’ di soldi da mettere da parte per le spese necessarie alla casa e non solo. E ce ne sono da mettere via non pochi, se si guarda all’elaborazione che Adnkronos ha fatto delle tabelle Istat contenute nell’annuario statistico 2015.

Uno studio dal quale emerge che, se dal 2005 al 2014 l’indice dei prezzi al consumo ha registrato una crescita del 19,3%, le spese sostenute dagli italiani per casa, acqua, elettricità e combustibili si sono impennate di quasi il doppio, del 34,5%.

In vista dei saldi, l’analisi delle tabelle rileva anche che l’indice dei prezzi al consumo per abbigliamento e calzature è cresciuto del 6,7%, poco meno dell’ambito “ricreazione, spettacoli e cultura” che ha fatto segnare un +6,9%. Aumenti marcati, in linea con quelli per la casa, per i prezzi dei trasporti (+30%), degli alcolici e del tabacco (+34,3%).

Segno più per i prezzi praticamente in tutte le altre categorie merceologiche: prodotti alimentari e bevande analcoliche (+20,7%), mobili, articoli e servizi per la casa (+16,5%), servizi sanitari e spese per la salute (+21,4%), spese per l’istruzione (+22,7%), alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (+17,3%), altri beni e servizi (+22,5%).

Per una volta, però, noi italiani non facciamo la solita figura dei cornuti e mazziati rispetto ai nostri colleghi europei. L’andamento dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo nell’Europa a 18 rivela infatti che il trend del Belpaese è in linea con la media Ue.

L’incremento generale dei prezzi in Europa nel periodo 2005-2014 è stato infatti del 17,8% (-1,5% rispetto all’Italia) Se poi si analizza l’andamento nei prezzi per i diversi settori analizzati sopra, si scopre che la media europea per le spese della casa ha fatto registrare una crescita più contenuta rispetto alla nostra: +30%.

Crescono in maniera contenuta i prezzi al consumo per abbigliamento e (+6,2%) e in modo più consistente quelli delle bevande alcoliche e dei tabacchi (+36,7%), così come la spesa per trasporti: +23,7%.

Saldi, chi ci marcia e chi no

Insieme ai saldi arrivano ogni anno, immancabili, anche i consigli per gli acquisti da parte delle associazioni dei consumatori. Questa volta però, a parte i soliti decaloghi sui saldi, l’Unione Nazionale Consumatori ha anche effettuato uno studio sugli sconti praticati e ha scoperto delle dinamiche interessanti.

Intanto, secondo la Unc, la media di ribassi maggiore è prevista per gli indumenti, con un 23,7% medio di saldi, seguiti dalle calzature (21,4%) e dagli accessori (12,8%). Percentuali però in molti casi inferiori rispetto a quanto i commercianti reclamizzano nelle loro vetrine.

Secondo Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, “gli sconti raggiungono il primato per quanto riguarda i saldi estivi, ma sono inferiori rispetto a quelli invernali e decisamente più bassi rispetto a quelli sbandierati in vetrina. I ribassi del 70% o del 50%, insomma, non esistono, salvo talvolta nell’Alta moda. Un commerciante con percentuali così alte di sconto, infatti, dovrebbe vendere sottocosto. L’abitudine di ritoccare il prezzo vecchio, così da alzare la percentuale di sconto ed invogliare maggiormente all’acquisto, è rimasta“.

Una tendenza a comportarsi da furbetti del cartellino che induce Dona a un’ulteriore raccomandazione: “Per questo il consiglio che diamo è di guardare sempre al prezzo effettivo da pagare e di diffidare di riduzioni troppo elevate“.

Un consiglio che dà all’Unione Nazionale Consumatori il LA per stilare il consueto decalogo per i saldi sicuri. Accortezze già note ai più ma che noi, come sito di servizio, non possiamo esimerci dal ricordarvi. Anche se alcune di esse fanno passare i commercianti come dei malandrini che approfittano dei saldi per infinocchiare il consumatore

  • Prodotti difettosi. Conservare sempre lo scontrino per far valere i propri diritti. Non è vero che i capi acquistati con i saldi non si possono cambiare, poiché valgono le regole di sempre. Il negoziante è obbligato a sostituire l’articolo difettoso e ci sono due mesi di tempo per denunciare il difetto del capo e per ottenere la sua sostituzione o riparazione. Se il cambio non è possibile, ad esempio perché manca la taglia, si ha diritto alla restituzione dei soldi (non ad un buono) o, in alternativa, a una riduzione del prezzo.
  • I saldi devono essere realmente di fine stagione: la merce messa in saldo deve essere l’avanzo della stagione che sta finendo, non fondi di magazzino. In questo senso, meglio diffidare dei negozi che avevano i ripiani semivuoti prima dei saldi e che poi si sono riempiti dei capi più svariati.
  • Non fermarsi mai al primo negozio ma confrontare i prezzi di più esercizi.
  • Cercare di avere le idee chiare sulle spese da fare prima di entrare in negozio, in modo da essere meno influenzabili dal negoziante.
  • Darsi un budget cercando di non sforare.
  • Valutare la bontà della merce guardando l’etichetta che descrive la composizione del capo d’abbigliamento.
  • Diffidare degli sconti superiori al 50%, poiché spesso nascondono merce non esattamente nuova, o prezzi vecchi gonfiati
  • Acquistare preferibilmente nei negozi di fiducia o merce della quale si conosce già il prezzo o la qualità, così da poter valutare autonomamente la convenienza dell’acquisto.
  • Controllare il prezzo e non acquistare nei negozi che non espongono il cartellino che indica il vecchio prezzo, quello nuovo e la percentuale dello sconto, anche se non sempre è obbligatorio farlo. Il prezzo deve essere inoltre esposto in modo chiaro e ben leggibile. Controllare che fra la merce in saldo non ce ne sia di nuova a prezzo pieno. La merce in saldo deve essere separata in modo chiaro dalla “nuova”. Diffidare delle vetrine coperte da manifesti che non vi consentono di vedere la merce.
  • Il negoziante non può obbligare a provare i capi prima di acquistarli, ma è buona norma farlo.
  • Nei negozi che espongono in vetrina l’adesivo della carta di credito o del bancomat, il commerciante è obbligato ad accettare queste forme di pagamento anche per i saldi, senza oneri aggiuntivi.

Il rito pagano dei saldi

Il rito pagano dei saldi si ripete anche in questa estate segnata da stragi islamiste contro gli italiani e da brucianti sconfitte sui campi di calcio. Nulla che possa fermare la gente a caccia di sconti e di occasioni, anche se per questa stagione di saldi estivi le previsioni sotto tutte sotto il segno della prudenza, positiva ma prudenza. Previsioni aiutate anche dalla scelta della data unica per l’inizio dei saldi: il 2 luglio, a parte la Sicilia che ha iniziato l’1.

Una strategia, quella della data unica, che viene così giustificata da Roberto Manzoni, presidente di Fismo Confesercenti: “Quest’anno abbiamo raggiunto un accordo politico presso il tavolo di coordinamento interregionale del commercio per fissare la partenza dei saldi estivi in contemporanea praticamente sul tutto il territorio nazionale – ha affermato -. Riteniamo infatti che la data unica di avvio sia positiva per il commercio: impedisce fenomeni di ‘dumping, tra le regioni, garantendo così l’equilibrio concorrenziale e tutelando allo stesso modo piccole e grandi imprese”.

Il fatto di aver concordato una data unica va, secondo Manzoni, anche a beneficio di chi acquista, poiché “offre anche una maggiore chiarezza ai consumatori, mettendoli nelle condizioni migliori per usufruire di questo importante appuntamento commerciale. Proprio nell’ottica di una maggiore tutela di imprese e consumatori, con Federconsumatori attiveremo presto un Osservatorio dedicato ai saldi per verificare la regolarità dell’avvio e dello svolgimento delle vendite di fine stagione”.

Si diceva, all’inizio, delle stime prudenziali. “I prossimi saldi – sostiene Manzonisaranno un banco di prova per confermare la ripartenza dei consumi di moda (+1,4%) registrata nel 2015 e che nel 2016 sembra aver perso velocità. Ma l’esigenza è di accelerare, perché la strada da fare è ancora tanta: dal 2012 la spesa delle famiglie italiane in abbigliamento e calzature è calata di oltre 5,7 miliardi, a questi ritmi ci vorranno ancora anni per tornare ai livelli pre-crisi”.

A differenza della data d’inizio, la data di fine dei saldi cambierà da regione a regione. Finiranno prima in Liguria a Ferragosto, chiuderanno il 30 settembre in Valle d’Aosta e in Friuli Venezia Giulia. In mezzo la Lombardia (30 agosto), il Lazio (seconda metà di agosto) e la Sicilia (15 settembre).

Anche le associazioni dei consumatori sono prudenti sui volumi d’affari previsti per i saldi. Secondo il Codacons, le vendite saranno stabili rispetto al 2015, anche se l’andamento degli sconti, non sarà omogeneo in tutta Italia, con notevoli differenze in base alla tipologia di esercizio commerciale.

Sulla stessa linea le previsioni di Federconsumatori: solo una famiglia su tre sceglierà di acquistare con i saldi, spendendo in media 116 euro, per un giro d’affari che non toccherà il miliardo di euro. Stime che in parte collimano con quelle di alcune associazioni territoriali come Confcommercio Toscana (da 80 a 140 euro) e Confcommercio Veneto (da 70 a 140 euro).

Se i saldi li guida lo zampone…

Quando si pensa ai saldi, vengono in mente di solito le file chilometriche di fronte ai negozi delle grandi griffe made in Italy o negli outlet affollati come delle bolge. Il tutto per accaparrarsi gli abiti e gli accessori più alla moda dell’ultima stagione.

Esiste però un aspetto dei saldi meno noto ma altrettanto foriero di occasioni, non tanto per la vanità quanto per la pancia. Sono i saldi dei prodotti agroalimentari italiani tipici del Natale, quelli che l’Epifania non si porta via insieme a tutte le Feste ma che restano sul groppone ai negozianti, con il rischio di andare a scadenza e di essere perciò buttati.

Lo ricorda Coldiretti, così come ricorda che con i saldi alimentari le occasioni d’oro sono dietro l’angolo. Vengono infatti messi in saldo prodotti tipicamente natalizi e di ottima qualità che non possono essere conservati l’anno successivo. Si tratta principalmente di pandori, panettoni, torroni, zamponi, cotechini e spumanti, che possono essere acquistati con diverse formule promozionali o semplicemente a prezzi ridotti.

Coldiretti ricorda di fare attenzione alle date di scadenza indicate sulle confezioni per evitare di consumare prodotti scaduti. Cosa che non dovrebbe accadere con zampone e cotechino: se, come sottolinea l’associazione dei coltivatori diretti, per il 90% vengono consumati durante le Feste, essendo di norma sottovuoto hanno però una scadenza di due anni. Ciò non impedisce a supermercati e negozi di alimentari di inserirli tra i saldi più prelibati con sensibili sconti rispetto ai prezzi di vendita di prima delle Festività.

I saldi alimentari sono quindi sempre più diffusi nonostante Coldiretti stimi che tra Natale e l’Epifania siano stati messi in tavola in Italia oltre 100 milioni di chili tra panettoni e pandori, 50 milioni di bottiglie di spumante, 20mila tonnellate di pasta, 6,5 milioni di chili tra cotechini e frutta secca, dolci, pane, carne, salumi e formaggi.

C’è chi in saldo cerca la borsetta e chi preferisce la filzetta