Concorso Agenzia per la cybersicurezza 60 posti disponibili. Bando

C’è tempo fino al 27 novembre 2022 per poter partecipare al concorso indetto dall’Agenzia per la Cybersicurezza, sono 60 i posti disponibili, ecco chi può partecipare e quali prove dovranno essere superate per il concorso Agenzia per la Cybersicurezza.

Posti disponibili e requisiti

I profili professionali ricercati con il bando di concorso Agenzia Cybersicurezza sono:

A. 15 Coordinatori per le funzioni di “Cyber Security Triage Operator” e “Digital Forensic and Incident Response Specialist”;
B. 10 Coordinatori per le funzioni di “Security and Threat Analyst”;
C. 5 Coordinatori per le funzioni di “Red Team Operator” ;
D. 5 Coordinatori per le funzioni di “Data Collection and Analysis” ;
E. 5 Coordinatori per le funzioni di “Tecnico di laboratorio software” ;
F. 5 Coordinatori per le funzioni di “Tecnico di laboratorio hardware” ;
G. 15 Coordinatori per le funzioni di “IT project coordinator and developer”.

Per conoscere i dettagli dei vari profili invitiamo a scaricare il bando.

Possono partecipare al concorso soggetti in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado di durata quinquennale con un punteggio minimo di 80/100, oppure 48/60. Inoltre è richiesta esperienza dimostrabile di durata almeno triennale con contratto di lavoro dipendente oppure lavoro autonomo nel campo espressamente elencato per ciascuno dei profili ricercati.

Gli altri requisiti previsti per poter partecipare sono uguali a quelli generalmente richiesti nei pubblici concorsi e quindi, maggiore età, cittadinanza italiana, godimento dei diritti civili e politici, non aver avuto comportamenti incompatibili con le funzioni da svolgere presso l’Agenzia per la Cybersicurezza.

Come presentare la domanda

La domanda per partecipare al concorso presso l’Agenzia per la Cybersicurezza deve essere presentata esclusivamente per via telematica all’indirizzo https://www.inpa.gov.it/ per autenticarsi è necessario utilizzare un codice di identità digitale ( CIE, SPID o CNS).

Prove del concorso Agenzia Cybersicurezza

La prima cosa da sottolineare è che nel caso in cui le domande presentate siano più di 1.000, ci sarà una preventiva selezione per titoli. La valutazione viene eseguita con il voto del diploma, si procederà quindi a stilare una vera graduatoria e saranno ammessi i prime 1.000 + ex aequo. L’esito della preselezione viene comunicato ai candidati tramite PEC. Per tutti i dettagli consigliamo di scaricare il bando al link indicato al termine dell’articolo.

a data delle prove sarà comunicata esclusivamente sul sito https://riqualificazione.formez.it e sul sito www.acn.gov.it, almeno 15 giorni prima delle prove. Le prove saranno due: prova scritta e prova orale e avranno ad oggetto le materie del concorso indicate sempre nel bando. La prova scritta consiste in un quiz a risposta multipla (50 domande) e due quesiti a risposta sintetica e sarà effettuato con l’uso di strumenti informatici con garanzia di anonimato. La prova orale verte sulle stesse materie, coloro che hanno superato lo scritto e sono ammessi all’orale ne ricevono comunicazione tramite PEC. Per conoscere tutte le materie invitiamo a scaricare il bando.

Scarica il bando seguendo il link

http://riqualificazione.formez.it/sites/all/files/bando_acn_60_coordinatori_ict_13456.pdf

Per conoscere altre possibilità di inserimento lavorativo, leggi:

Concorso Corte dei Conti: 60 posizioni aperte. Requisiti

Cartier assume: 450 posizioni aperte. Ecco quali sono e come candidarsi

Come funziona un visualizzatore di fatture elettroniche

I file XML o p7m, che sono associati ad una fattura elettronica, si possono convertire per la visualizzazione in formato PDF? La risposta è affermativa a patto di utilizzare un apposito software di visualizzazione delle fatture elettroniche.

Vediamo allora, nel dettaglio, come fare e, quindi, come funziona un visualizzatore di fatture elettroniche. Ed anche quali sono le limitazioni imposte dallo standard XML per la generazione delle fatture elettroniche.

Cos’è un visualizzatore di fatture elettroniche e come funziona

Su cos’è un visualizzatore di fatture elettroniche possiamo dire, per semplificare al massimo, che trattasi di una funzione che è offerta dai migliori software in commercio. Quelli che permettono, grazie al collegamento con il Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate, di poter gestire tutto il ciclo completo della fatturazione elettronica ai sensi di legge e nel rispetto di tutte le norme vigenti. Visto che per la maggioranza delle partite IVA non è più possibile l’emissione di fatture in formato cartaceo.

Il visualizzatore permette di aprire le fatture in formato XML e di visualizzarle in formato PDF. Ma attenzione al fatto che una fattura, originariamente in formato PDF, non si può convertire nel formato XML al fine di poter produrre delle fatture elettroniche.

Dal formato XML al PDF per la fatturazione elettronica grazie al convertitore

Il visualizzatore di fatture elettroniche è noto anche come convertitore proprio perché si passa dalla fattura elettronica in formato XML alla conversione in formato PDF che è il tipo di file più utilizzato per la visualizzazione dei documenti.

Di contro, l’XML è utilizzato nel ciclo della fatturazione elettronica in quanto si tratta di un formato che è leggero e che, quindi, è facilmente gestibile anche per il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate. Dalla fattura in PDF non è possibile passare a quella XML in quanto il formato XML contiene con il tracciato molti più dati. Rispetto ad una comune fattura in formato PDF.

Obbligo di fattura elettronica pure per i forfettari sopra i 25.000 euro dall’1 luglio del 2022

Ricordiamo infine che quello della fatturazione elettronica è un obbligo che riguarda la stragrande maggioranza dei titolari di partita IVA, come sopra accennato. Inoltre da domani, 1 luglio del 2022, l’obbligo della fatturazione elettronica scatta pure per i contribuenti in regime forfettario con una soglia dei ricavi o dei compensi al di sopra della soglia dei 25.000 euro.

Come funzionano i software di fatturazione elettronica e quali sono tutti i vantaggi

Per la gestione completa del ciclo della fatturazione elettronica il titolare di partita IVA può fare tutto a costo zero. E questo grazie, in particolare, all’app FatturAE ed anche al portale ‘Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate.

Pur tuttavia, nulla vieta al piccolo imprenditore, al libero professionista o al lavoratore autonomo a partita IVA di gestire tutto il ciclo della fatturazione elettronica utilizzando un software accreditato.

Ovverosia, un applicativo grazie al quale, tra l’altro, è possibile inviare e ricevere le fatture elettroniche attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate. Vediamo allora, nel dettaglio, come funzionano proprio i software di fatturazione elettronica, e quali sono tutti i relativi vantaggi.

Cosa offrono i migliori software di fatturazione elettronica in commercio

Nel dettaglio, il software di fatturazione elettronica è un applicativo che, oltre a permettere di rispettare l’obbligo di digitalizzazione dei documenti, che transitano attraverso l’SdI, semplifica la vita del professionista, del piccolo imprenditore e del lavoratore autonomo a partita IVA.

E questo perché i migliori software di fatturazione elettronica in commercio, prima di tutto, sono sempre al passo con la normativa fiscale di riferimento. E quindi non c’è mai bisogno di doversi ogni volta aggiornare quando cambiano le regole.

In più, i migliori software di fatturazione elettronica in commercio non permettono solo di gestire l’intero ciclo delle e-fatture, ma offrono pure tanti altri servizi aggiuntivi. Dalla gestione delle note di credito alla possibilità di emettere altri documenti come i preventivi per i clienti. Ed il tutto a fronte di relazioni sempre agili e semplificate con il proprio commercialista di fiducia.

Quali sono i vantaggi nell’utilizzare gli applicativi per fatturazione e contabilità

Quindi, i migliori software di fatturazione elettronica in commercio permettono ai titolari di partita IVA di gestire la contabilità a tutto tondo, e quindi di risparmiare tempo e denaro attraverso la gestione automatizzata di tutti i processi. Il che, tra l’altro, permette pure di minimizzare gli errori.

Così come con i migliori software di fatturazione elettronica in commercio i dati sono sempre conservati e tenuti in ordine anche al fine di avere sempre un quadro puntuale e chiaro dell’andamento della propria attività. E si può dire addio, come sopra accennato, pure alle ore passate a documentarsi, per quel che riguarda la normativa fiscale, sull’uscita di nuove leggi.

Come generare una fattura elettronica senza connessione ad Internet

Per l’invio di una fattura elettronica in Italia c’è un unico canale ammesso, ed è quello che è rappresentato dal Sistema di Interscambio (SdI) gestito dall’Agenzia delle Entrate. Pur tuttavia, ci sono tanti modi per poter generare e predisporre una fattura elettronica.

Per esempio, è possibile farlo pure senza avere al momento una connessione ad Internet attiva. E questo grazie ad un apposito software che viene messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Vediamo allora di cosa si tratta, nel dettaglio, proprio su come generare una fattura elettronica senza avere la connessione ad Internet.

Sulla fatturazione elettronica, ecco il software stand-alone per personal computer del Fisco

Nel dettaglio, proprio per la generazione del file XML della fattura elettronica, i titolari di partita IVA hanno la possibilità di scaricare, dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, l’apposito pacchetto software stand-alone per personal computer.

Il software è chiaramente gratis, e permette, anche senza avere attiva la connessione ad Internet, di predisporre le tre diverse tipologie di fattura elettronica. Ovverosia, la fattura elettronica ordinaria, la fattura elettronica semplificata e la FatturaPA.

Dal PC al Sistema di Interscambio, ecco come funziona il software fatturazione elettronica

In questo modo, grazie al software stand-alone per personal computer del Fisco, il titolare di partita IVA può predisporre e può generare le fatture elettroniche, salvandole sul proprio PC. E poi, quando c’è connessione ad Internet, si potrà procedere alla trasmissione della fattura elettronica al Sistema di Interscambio (SdI) attraverso il portale ‘Fatture e Corrispettivi‘.

Con la PEC oppure con il canale telematico Web Service o FTP in accordo con quanto si legge sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate. Ed il tutto fermo restando che il software stand-alone per personal computer del Fisco per la fatturazione elettronica è corredato da un’apposita Guida che si può visionare e che si può scaricare dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate in formato PDF.

Cosa fare quando offline il software per la fatturazione elettronica non funziona

Quindi, con il software stand-alone per personal computer del Fisco il titolare di partita IVA può comodamente lavorare offline, e quindi senza connessione ad Internet. Ma in ogni caso al momento della trasmissione occorre accedere alla rete.

In più, l’Agenzia delle Entrate fa presente e ricorda che, utilizzando per molto tempo offline il software stand-alone per personal computer, si può riscontrare qualche problema tecnico. Che si risolve chiudendo l’applicativo e, dopo aver effettuato l’accesso ad Internet, riavviandolo affinché questo si possa aggiornare in automatico all’ultima versione disponibile.

Decreto Aiuti 2022: aumenta il credito di imposta per formazione e investimenti

Novità per le imprese: con il Decreto Aiuti 2022 n° 75, approvato il 2 maggio dal Consiglio del Ministri, sono potenziati gli aiuti grazie a un aumento del credito di imposta per la Formazione 4.0 e per gli Investimenti 4.0. Ecco i nuovi importi di cui potranno avvalersi le imprese che decideranno di puntare sull’innovazione tecnologica.

Credito di imposta per Formazione 4.0

Il credito di imposta per la Formazione 4.0 è stato introdotto per la prima volta con la legge di bilancio 2020 e consiste in un sostegno alle piccole e medie imprese che decidono di investire in formazione 4.0 in favore dei lavoratori. Si tratta di adeguare le competenze del personale all’uso in sicurezza delle nuove tecnologie che possono accelerare o migliorare il processo di produzione o consentono di aumentare la qualità dei prodotti. In questo modo i dipendenti hanno nuove competenze spendibili nel mondo del lavoro e non c’è perdita di lavoro legata a conoscenze obsolete dei dipendenti.

Affinché si possa accedere al credito di imposta per la formazione 4.0 è necessario che le attività di formazione a carico dei dipendenti siano erogate da soggetti specifici individuati in un decreto del MISE (Ministero dello Sviluppo Economico), inoltre al termine dei corsi di formazione devono essere rilasciati certificati in cui sono indicate le competenze acquisite dai dipendenti.

Tra le tematiche che possono essere affrontate nei corsi ci sono big data, cyber security, realtà virtuale e realtà aumentata, analisi dei dati e robotica.

Attualmente gli aiuti previsti sono:

  • 30% per le grandi imprese (budget massimo di spesa 250.000 euro);
  • 40% per le medie imprese ( sempre con budget massimo di spesa di 250.000 euro);
  • 50% per le micro e piccole imprese, in questo caso con budget di spesa massima annuale di 300.000 euro.

Con l’entrata in vigore delle nuove norme previste nel decreto Aiuti 2022 le piccole e medie imprese possono ottenere maggiori agevolazioni, infatti il credito di imposta sarà di:

  • 70% per micro e piccole e imprese;
  • 50% per le medie imprese.

Per conoscere se la tua impresa può essere classificata come piccola o media, leggi l’articolo: Micro, Piccola e Media Impresa: definizione e differenze

Nel decreto Aiuti 2022 aumenta il credito di imposta per Investimenti 4.0 in beni immateriali

Naturalmente la Formazione 4.0 ha poco senso se all’interno dell’impresa non vi sono tecnologie 4.0. Proprio per questo motivo il decreto Aiuti 2022 varato dal Consiglio dei Ministri c’è la previsione del credito di imposta anche per gli investimenti 4.0.

In questo caso l’obiettivo è supportare le imprese che investono in beni immateriali come software, piattaforme e applicazioni. Tale misura è stata introdotta per la prima volta con la legge di bilancio 2017 e ora aumentano le aliquote per i soli beni immateriali.

In questo caso l’aliquota del credito di imposta aumenta dal 20% al 50%.

Tale maggiorazione si applica per gli investimenti 4.0 effettuati dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, inoltre si può ottenere la maggiorazione anche per gli investimenti effettuati dal 1° gennaio 2022 al 30 giugno 2023, ma in questo caso vi è un’ulteriore condizione e cioè che l’ordine sia stato accettato dal venditore entro il 31 dicembre 2022 e sia stato versato entro la stessa data un acconto pari almeno al 20% del valore dei beni acquistati.

Per il credito di imposta per gli investimenti 4.0 è comunque previsto un tetto massimo per la spesa, questo è fissato in un milione di euro.

Restano immutati gli aiuti previsti per l’acquisto di beni materiali. Si può avere una disamina su questi nell’articolo: Piano industria 4.0 e finanza agevolata. Benefici per le imprese

Il credito di imposta potrà essere fatto valere dalle imprese attraverso l’uso del modello F24 per la compensazione dei crediti con i “debiti fiscali”.

Credito di imposta per pc, stampanti e software ai professionisti: scadenza 31 dicembre 2022

Il credito di imposta ai professionisti per l’acquisto di pc, stampanti e software sarà possibile solo fino al 31 dicembre 2022. Si tratta di agevolazioni per investimenti in beni strumentali nuovi rientranti nella misura del credito 4.0. Il beneficio fiscale del credito di imposta 4.0 è stata prorogato fino a tutto il 2025, ma non per queste tipologie di beni, indicati come “generici“. Tali beni possono beneficiare del credito di imposta per il loro acquisto e sono accessibili ai liberi professionisti, per l’appunto fino al termine del 2022.

Credito di imposta 4.0 per acquisto di pc, stampanti e software: cosa sono i beni generici?

Fino al 31 dicembre 2022 i liberi professionisti possono acquistare pc, stampanti e software rientranti nei beni generici. Si tratta di beni diversi da quelli ad alto contenuto tecnologico individuati dagli allegati a) e b) della legge numero 232 del 2016. Rientrano tra i beni generici, pertanto:

  • i computer;
  • le stampanti,
  • le altre macchine ordinarie per l’ufficio;
  • le attrezzature necessarie allo svolgimento della professione;
  • i programmi gestionali e software, programmi informatici. Sono da escludere i canoni periodici su questi prodotti;
  • gli arredi.

Rimane invariato, è ovvio, che i beni oggetto di credito di imposta debbano possedere il carattere della strumentalità. Ovvero devono essere utilizzati per svolgere l’esercizio della professione. Risulta di conseguenza escluso l’utilizzo personale.

Credito di imposta su beni generici, quali sono le spese ammissibili all’agevolazione fiscale?

L’acquisto di computer, stampanti, software e degli altri prodotti generici rientra negli investimenti differenti da quelli materiali e immateriali 4.0 dei prodotti ad alto contenuto tecnologico degli allegati a) e b) della legge numero 232 del 2016. La successiva legge numero 178 del 2020, al comma 1061, ha consentito ai liberi professionisti e a chi svolge l’attività di arti di poter beneficiare del credito di imposta legato all’acquisto dei beni generici. I professionisti risultano esclusi, tuttavia, dal poter beneficiare del credito di imposta sull’acquisto dei beni ad alto contenuto tecnologico. Si tratta dei beni materiali e immateriali 4.0 elencati negli allegati a) e b) della legge 232 del 2016.

Credito di imposta, in quale misura si beneficia per l’acquisto di computer, stampanti e software?

Di conseguenza, la legge di Bilancio 2022 non ha previsto delle modifiche per gli investimenti in beni generici. L’agevolazione sull’acquisto di pc, stampanti e software e degli altri prodotti generici risulta ridotta rispetto al 10% o al 15% del 2021.  Il credito di imposta per tutto il 2022 risulta fissato al 6%. L’utilizzo del credito di imposta si può fare in tre quote annuali di uguali importi. Non è consentito utilizzare il credito di imposta tutto in un’unica soluzione. L’acquisto dei beni generici può essere concluso anche entro il 31 dicembre 2023, ma a determinate condizioni. Infatti, entro la fine del 2022 l’ordine deve essere stato concluso dal venditore e deve essere stato versato un acconto pari al 20%.

Credito di imposta 4.0 su acquisto dei beni generici, c’è un tetto minimo di spesa?

Sul tetto di spesa minimo rientrante nella disciplina dell’acquisto dei beni generici (e in generale sui beni 4.0) è intervenuta l’Agenzia delle entrate con la circolare 9/E del 2021. Nel chiarimento fornito, l’Agenzia delle entrate ha stabilito che l’acquisto non richiede un investimento minimo in termine di spesa. È necessario tuttavia rispettare il carattere della strumentalità del bene rispetto all’attività esercitata dai professionisti. Per tale motivo, l’Agenzia ha chiarito che per i beni materiali strumentali dal costo unitario fino a 516,46 euro si può procedere con il credito di imposta, a prescindere dal fatto che il professionista abbia scelto di dedurre o meno l’intero costo sostenuto per l’acquisto nell’esercizio in cui abbia sostenuto il costo stesso.

Patent Box 2022: chiarimenti eistruzioni dell’Agenzia delle Entrate

La Legge di Bilancio 2022 ha apportato novità per il regime agevolato Patent Box, l’Agenzia delle Entrate con il provvedimento del 15 febbraio 2022 ha invece fornito indicazioni operative. Ecco i chiarimenti dell’Amministrazione Finanziaria.

Cos’è il Patent Box 2022?

Il Patent Box è un regime di tassazione agevolato e opzionale per i redditi derivanti dall’utilizzo di software protetti da copyright, di brevetti industriali, di marchi d’impresa di disegni e modelli, nonché di processi, formule e informazioni relativi a esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili.

Il regime del Patent Box ha avuto delle modifiche con la Legge di Bilancio 2022 e l’Agenzia delle Entrate con la nota del 15 febbraio 2022 ha fornito chiarimenti sulle modalità operative del patent box 2022.

Il regime Patent Box consente di avere una detassazione dei proventi derivanti dallo sfruttamento di tali opere, la ratio che sottende tale beneficio fiscale è dato dal fatto che comunque tali prodotti prevedono un costo di ricerca.

Cosa è coperto dal Patent Box 2022?

La Legge di Bilancio 2022 ha introdotto importanti novità, infatti i privilegi fiscali sono limitati alle spese sostenute per l’attività di ricerca, per il potenziamento dei software già in uso, per la tutela e l’accrescimento di software brevetti industriali, prodotti coperti da copyright.

Il provvedimento del 15 febbraio 2022 chiarisce che l’opzione deve essere esercitata nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta di riferimento. Una volta esercitata essa ha durata di 5 anni, ma soprattutto è irrevocabile. Infine, è rinnovabile.

Possono optare per il patent box le imprese che si occupano di:

  • Ricerca industriale e sviluppo sperimentale;
  • innovazione tecnologica;
  • design;
  • tutela legale sui diritti immateriali;

Con il regime del Patent Box è possibile maggiorare al 110% le spese sostenute dall’investitore. Ciò tenendo in considerazione:

  • le spese per il personale;
  • quote di ammortamento, tra cui canoni per locazione finanziaria , locazione operativa, spese relative ai beni mobili strumentali e ai beni immateriali.
  • spese per i servizi di consulenza;
  • costi sostenuti per i materiali;
  • spese per il mantenimento dei diritti sui beni immateriali;

Non sono agevolabili le spese per i riallineamenti o le rivalutazione.

La documentazione da allegare: istruzioni operative per la redazione

Il provvedimento del 15 febbraio al punto 7 chiarisce anche la documentazione che è necessario allegare per poter ottenere l’agevolazione prevista dal regime opzionale.

La documentazione deve essere divisa in due sezioni: sezione A e sezione B.

Nella sezione A devono essere indicati per ciascun periodo di imposta:

  • struttura partecipativa dell’impresa (anche con note relative a operazioni straordinarie compiute, ad esempio riorganizzazione, acquisizioni, dismissioni);
  • attività rilevanti svolte, anche in qualità di investitore. Devono essere presentate attraverso schede che diano chiara evidenza della natura di investitore;
  • attività commissionate a terzi indipendenti;
  • modello organizzativo dell’impresa. Presentazione di organigrammi e schede da cui si evincano risorse umane, unità, uffici, reparti che operano in azienda in maniera trasversale con una sintentica descrizione delle attività svolte da ciascuna articolazione aziendale);
  • relazione tecnica sui progetti di ricerca svolti;
  • funzioni, rischi e beni dell’impresa.

Nella sezione B invece devono essere indicati:

  • le spese agevolabili sostenute in relazione a ciascun bene immateriale (brevetti industriali, software…)
  • costo del personale impiegato però in attività rilevanti;
  • costi promiscui ( per beni, personale, servizi che siano stati utilizzati solo in parte per la ricerca inerente prodotti coperti da brevetti, marchi, registrazioni);
  • singole variazioni fiscali riconducibili a ciascun bene immateriale oggetto di agevolazione.

Le piccole medie e piccole imprese possono delineare la sezione A e la sezione B de prospetto in forma semplificata.

Per conoscere la differenza tra micro, piccole e medie imprese leggi l’articolo Micro, Piccola e Media Impresa: definizione e differenze

Come deve essere presentata la documentazione per l’accesso al regime Patent Box 2022

Senza la presentazione della documentazione non è possibile accedere ai benefici. La documentazione deve essere trasmessa all’Amministrazione Finanziaria nel termine di 20 giorni dall’inoltro della richiesta per l’accesso al regime del patent box. Quindi dalla presentazione della dichiarazione dei redditi in cui si indica di voler optare per tale regime.

L’Amministrazione Finanziaria nell’eseguire il controllo della documentazione, può rilevare la presenza di omissioni o parti poco chiare, in questo caso può richiedere informazioni supplementari, le stesse devono essere fornite entro 7 giorni dalla richiesta. In funzione della complessità della documentazione richiesta possono essere disposti termini più ampi.

La documentazione deve essere firmata dal legale rappresentante del contribuente o da un suo delegato mediante firma elettronica con marca temporale.

In caso di assenza totale di documentazione l’Amministrazione Finanziaria può recuperare le somme già agevolate con interessi e sanzioni. La documentazione è considerata idonea in tutti i casi in cui la stessa fornisca agli organi di controllo i dati e gli elementi necessari per riscontrare la corretta determinazione della maggiorazione. Omissioni ed inesattezze che comunque non impediscano all’Amministrazione Finanziaria di determinare la misura delle agevolazioni non possono portare alla perdita dei vantaggi fiscali.

Quali sono i vantaggi del Patent Box 2022?

Al fini del calcolo delle imposte dirette e dell’IRAP, optando per il regime agevolato del Patent Box è possibile maggiorare del 110% le spese sostenute per ricerca e sviluppo nei settori visti. Si riduce quindi in modo notevole l’imponibile. Naturalmente non può essere applicato tale regime alle imprese in regime forfettario (perché non si possono “scaricare” le spese), inoltre non si può applicare a imprese sottoposte a procedure concorsuali.

Si ottiene inoltre la detassazione al 50% dei proventi derivanti dallo sfruttamento dei beni prima vista (software, brevetti industriali…).

Infine, in caso di cessione dei beni immateriali (ad esempio di un software) le plusvalenze che ne derivano non concorrono a determinare il reddito imponibile, ciò però a condizione che almeno il 90% dei proventi sia reinvestito prima del secondo periodo di imposta successivo rispetto a quello in cui è maturata la cessione.

Agenzia delle Entrate app e software fatturazione elettronica, come funzionano

Con l’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica, il Fisco italiano ha contestualmente messo a disposizione dei contribuenti, senza costi, tutta una serie di strumenti e di servizi gratuiti ed utili per predisporre, per inviare e per conservare ed archiviare tutte le e-fatture.

Tra questi servizi spiccano il software per PC per la fatturazione elettronica, e l’app mobile che è denominata ‘FatturAE’, e che permette la gestione dei documenti digitali muniti di tablet oppure di smartphone. Vediamo allora, nel dettaglio, come funziona il software di fatturazione elettronica per PC dell’Agenzia delle Entrate, e come funziona l’app mobile ‘FatturAE’ che si può scaricare dall’App Store per il sistema operativo iOS, e dallo store Google Play per i dispositivi con il sistema operativo Android.

Ecco come funziona il software per la fatturazione elettronica dell’Agenzia delle Entrate

Nel dettaglio, il software per PC per la fatturazione elettronica dell’Agenzia delle Entrate è tale da poter lavorare anche fuori linea. Chiaramente dopo averlo scaricato ed installato. In pratica, senza connessione ad Internet, il contribuente potrà predisporre la fattura elettronica e potrà salvarla sul proprio personal computer. Dopodiché, solo al momento della trasmissione della e-fattura sarà necessario connettersi al web, ed in particolare al portale ‘Fatture e Corrispettivi‘ del Fisco.

Cosa si può fare con l’app FatturAE, dalla predisposizione all’invio al Sistema di Interscambio

Per quel che riguarda invece l‘app FatturAE, con l’applicazione mobile del Fisco sulla fatturazione elettronica basta praticamente uno smartphone per fare tutto. In quanto le e-fatture si possono predisporre, visualizzare e controllare. Così come le fatture elettroniche generate si possono salvare sul cloud, si possono importare e, quando è tutto pronto, si possono chiaramente inviare al Sistema di Interscambio.

L’uso dell’app FatturAE e del software dell’Agenzia delle Entrate non è comunque obbligatorio. In quanto il titolare di partita IVA potrà utilizzare anche altri software per la gestione delle fatture elettroniche. A patto però che questi siano compatibili, tra l’altro, con le specifiche per l’invio tramite il sistema Sdl.

Il portale online Fatture e Corrispettivi come alternativa ad app e software per PC

Oltre all’app ed al software per PC, il terzo strumento gratuito che viene messo a disposizione dal Fisco, per la fatturazione elettronica, è rappresentato proprio dal già citato portale online ‘Fatture e Corrispettivi‘ con accesso tramite le credenziali. Ovverosia, per i soggetti diversi dalle persone fisiche, utilizzando per l’autenticazione le credenziali fornite dall’Agenzia delle Entrate. Ovverosia, codice fiscale o codice Entratel, la password ed il codice PIN. Oppure è possibile autenticarsi con la Carta di Identità Elettronica (CIE), con la Carta Nazionale dei Servizi (CNS) oppure con SPID che è il Sistema Pubblico di Identità Digitale.

L’economia del software vale il 3,2% del Pil italiano

Il software ha un profondo impatto sull’economia italiana: contribuisce infatti con 50,8 miliardi di euro al Pil del nostro Paese (cifra che comprende anche gli effetti indiretti e indotti), alimentando quasi 744mila posti di lavoro altamente qualificati e ben remunerati, oltre a 864 mllioni di euro in Ricerca e Sviluppo.

Sono questi i dati principali della ricerca Software: A €910 billion Catalyst for the EU Economy (Il software, un catalizzatore da 910 miliardi di euro per l’economia Ue), pubblicati nei giorni scorsi da BSA | The Software Alliance. La ricerca comprende dati e valutazioni d’impatto economico condotte da The Economist Intelligence Unit.

Il rapporto coglie l’ampiezza del settore e l’impatto che esso ha nell’economia dell’Ue, in particolare nei suoi cinque principali Stati membri. Il rapporto esamina poi anche i benefici più ampi del software, ossia come esso possa fungere da strumento per i governi, le imprese e i cittadini.

Fra i dati più interessanti della ricerca:

  • Il software contribuisce per 50,8 miliardi di euro annui all’economia italiana. Il settore nel 2014 ha prodotto direttamente 20,3 miliardi di euro di Pil, pari all’1,3% del totale. Ma, se sommiamo i suoi effetti complessivi (compresi quelli indiretti ed indotti), il contributo s’aggirava intorno al 3,2% del Pil in Italia.
  • Se tutte le 744mila persone occupate nell’industria del software formassero una città, sarebbe la quinta per popolazione in Italia, dopo Roma, Milano, Napoli e Torino. Il settore impiega direttamente 289.011 persone e la ricerca mostra che il suo indotto ne occupa altre 454.910.
  • L’industria del software genera il 7,5% degli investimenti privati in R&S. Le aziende del settore investono massicciamente in Ricerca & Sviluppo: ben 864 milioni di euro nel 2013, cioè il 7,5% della spesa totale in ricerca del settore privato in Italia.
  • Il software produce concreti guadagni per tutte le economie dell’Ue. I sistemi economici degli Stati membri beneficiano di nuovi posti di lavoro creati dalla moderna digital economy e in generale delle opportunità generate dalle innovazioni nel campo del software.

Ad esempio:

o          In Germania: il settore contribuisce per un totale di 152,6 miliardi di euro (incluso l’indotto) all’economia del Paese, ovvero per 5,2% del Pil. Genera quasi 2 milioni di posti di lavoro (sempre incluso l’indotto), cioè il 4,5% dell’occupazione complessiva in Germania.

o          In Francia: il settore contribuisce per un totale di 113,1 miliardi di euro (incluso l’indotto) all’economia del Paese, il 5,3% del relativo Pil. Genera in totale circa 1 milione e 200mila posti di lavoro (indotto compreso), vale a dire il 4,5% dell’occupazione globale d’Oltralpe.

o          In Spagna: il settore contribuisce per un totale di 35,8 miliardi di euro (incluso l’indotto) all’economia del Paese, il 3,4% del rispettivo Pil. Genera in totale 624.471 posti di lavoro (ancora indotto compreso), cioè il 3,7% dell’occupazione complessiva spagnola.

Per leggere la ricerca complete, la sua metodologia e le fonti di riferimento, insieme ad esempi pratici, cliccate qui.

Software pirata? No, grazie

Gli italiani non amano più il software pirata come un tempo, almeno stando ai dati elaborati dalla Global Software Survey che BSA The Software Alliance ha diffuso nei giorni scorsi. Da questi dati emerge che la quantità di software pirata installati sui computer in Italia è del 2%, dal 47% al 45%, rispetto alla precedente rilevazione del 2013.

I motivi alla base di questo calo sono la maturazione del mercato dell’Ict nel nostro Paese e la riduzione della base installata e delle vendite di nuovi pc. Parallelamente, vi è anche un incremento dell’impiego di software in modalità subscription e di servizi di software asset management.

Nonostante questo, in Italia la percentuale di software pirata installati è molto più alta rispetto alla media dell’Europa Occidentale, che si attesta intorno al 28%. Un utilizzo, quello del software pirata, che aumenta il rischio di cyber intrusioni, tanto sui pc privati quanto si quelli aziendali. di cyber intrusioni: solo nel 2015, per esempio, il costo sostenuto dalle aziende nel mondo a causa di cyber attacchi è stato di 400 miliardi di dollari.

Sempre secondo i dati della ricerca, il tasso di software pirata è stimato al 39% a livello mondiale, in calo dal 43% rispetto alla precedente edizione della ricerca del 2013. Il software pirata è risultato elevato anche in settori imprevedibili come quello bancario, assicurativo e finanziario (25%).

Inoltre, secondo i CIO circa il 15% dei dipendenti carica software pirata sulle reti aziendali al di fuori del loro controllo. Una stima sicuramente ottimistica, poiché il 26% dei medesimi impiegati ammette di praticare comportamenti illegali col pc aziendale.

Secondo Paolo Valcher, presidente del Comitato italiano di BSA, il calo dell’utilizzo di software pirata in Italia “è un risultato che ci fa molto piacere in quanto premia il lavoro svolto da BSA nel nostro Paese in questi anni. Per quanto un tasso d’illegalità del 45%, in pratica poco meno di 20 punti in più rispetto alla media europea, resta ancora un dato inaccettabile per una nazione evoluta e moderna quale l’Italia, oltre che un freno in più alla ripresa della nostra economia e dell’occupazione qualificata”.