La start up bolognese #x-party, partita da feste, arriva a fiere ed eventi corporate

Spesso in Italia i giovani vengono visti sotto la lente sbagliata. Ormai siamo abituati a vederli in contesti formativi, mentre fanno zigzag tra lauree triennali, magistrali, dottorati e master per riuscire finalmente ad approcciare un mondo del lavoro con sempre più pretese. C’è però chi decide di andare in controtendenza, al grido di “ora o mai più”. Qualcuno crede fermamente nella propria vision imprenditoriale, ed ha ancora voglia di mettersi in gioco. Ne sono l’esempio i ragazzi di #x-party, un gruppo composto da giovani poco più che ventenni che sta facendo grandi cose sul territorio di Bologna. 

Partiti da “Syncro”, il loro primo evento svolto in collaborazione con O2 Oxigen ed Alchimia, ora puntano a dire la loro anche in ambito corporate e fieristico, andando a stringere rapporti commerciali con solide realtà del settore che ne hanno saputo riconoscere il potenziale. 

Questi ragazzi si occupano della gestione di eventi su piccola, media e larga scala, curandoli a 360°. Ciò che li contraddistingue dagli altri competitor è la loro rete informatica, resa modulare e personalizzabile in base alle esigenze del singolo cliente: grazie a essa si possono infatti occupare di luci, audio, video, effettistica, gestione ospiti e molto altro.

Il vero fruitore di #x-party è il cliente

Tolta la parte “burocratica” è l’avventore il vero fruitore di questi servizi. Giochi di luci, effettistica, interazione con l’ambiente circostante sono solo alcune delle particolarità che vi renderanno parte del contesto. Immaginate di voler usufruire del servizio bar ad un festival: sicuramente invitante, la fila un po’ meno. Con i servizi di #x-party, potrete ordinare dal vostro telefono tramite la comoda app e recarvi a ritirare il prodotto solo una volta pronto, avvisati dall’apposita notifica! Niente più code al bar mentre suona la band preferita.

E se voglio una foto con i miei cari mentre ascoltiamo il nostro artista del cuore? Addio fotografi dispersi per l’ambiente, basterà recarsi a uno dei totem fotografici sparsi nella zona, per poter scattare una foto. “Eh si, e se è buio?” nessun timore, sempre utilizzando l’app di cui sopra, alcune luci del locale dirigeranno il loro fascio di luce direttamente verso di voi, permettendovi anche di sceglierne il colore!

Questi ragazzi hanno già all’attivo uno storico di eventi in club e luoghi pubblici. La nuova frontiera? Fiere ed eventi corporate, dove si cominciano già a vedere dei risultati concreti.

Con #x-party, la soluzione sarà sempre ideale per il contesto in cui è pensata.

Non ci resta che augurare il meglio a questi giovani imprenditori!

Regime forfetario al 5%: è ancora possibile aderire? A chi si rivolge?

Il regime forfetario è un regime fiscale agevolato che prevede per i titolari di partita Iva con ricavi e compensi non superiori a 85.000 euro (soglia innalzata con la legge di bilancio 2023) la possibilità di scegliere tra il regime ordinario e il regime opzionale, scontando nel secondo caso una tassazione al 15%. Questa è la regola generale, ma è bene ricordare che per alcune categorie di soggetti vi è la possibilità di avere un’ulteriore agevolazione cioè il regime forfetario al 5%. Ecco di chi si tratta.

Regime forfetario al 5%: a chi si applica?

La normativa prevede che per i soggetti che aprono una nuova partita Iva vi è la possibilità per 5 anni di veder applicata una tassazione onnicomprensiva al 5%. Sebbene la legge di bilancio 2023 sia intervenuta sul regime forfetario, questa parte della disciplina non ha avuto interventi e di conseguenza è ancora vigente, anche se non se ne parla molto.

Leggi anche: Flat Tax incrementale 2023: un esempio pratico per l’applicazione

Affinché sia applicata la tassazione al 5% è necessario che si verifichino determinati requisiti e in particolare:

Il soggetto che apre la partita Iva nei tre anni precedenti non deve aver esercitato attività di impresa, artistica o professionale in forma singola o associata. In questo caso dal punto di vista temporale è necessario fare riferimento alla data a partire dalla quale si vuole accedere al nuovo regime e non semplicemente calcolando i tre periodi di imposta antecedenti, quindi eventuali altre attività devono essere cessate da almeno tre anni al momenti di iniziare la nuova attività.

Regime forfetario al 5%: non si applica in caso di prosecuzione di attività svolta come lavoratore dipendente

La start up non deve essere la prosecuzione di altro lavoro effettuato in qualità di lavoratore dipendente o autonomo, salva la possibilità di prosecuzione nel caso in cui la precedenza attività era esercitata come periodo di pratica obbligatoria per l’accesso alla professione. Per quanto riguarda la prosecuzione dell’attività, sottolinea l’Agenzia delle Entrate che viene considerata tale la mera prosecuzione di un’attività già svolta tenendo in considerazione non l’aspetto formale, ma l’aspetto sostanziale. Ciò si verifica ad esempio nel caso in cui siano utilizzati gli stessi strumenti o locali in cui veniva esercitata la precedente attività.

Se si prosegue l’attività svolta da un altro soggetto, è necessario che tale attività non abbia generato nell’anno antecedente ricavi o compensi per un ammontare superiore alla soglia prevista per l’applicazione del regime forfetario.

L’Agenzia delle Entrate ha inoltre precisato che non si esclude la possibilità di aderire al regime forfetario al 5% nel caso in cui il soggetto in precedenza abbia svolto la medesima attività con contratto di collaborazione o a tempo determinato che siano caratterizzati da marginalità economica.

Ricordiamo che il regime forfetario al 5% non consente la detrazione delle spese con metodo analitico, ma con metodo forfetario in base ai coefficienti di redditità.

Leggi anche: Coefficienti di redditività nel regime forfetario: quali sono?

Cosa si intende per Open Innovation e quali sono i benefici per le imprese

Nel mondo imprenditoriale è possibile crescere ed espandersi anche attraverso la condivisione delle conoscenze e lo scambio di idee. In pratica, a livello operativo, l’azienda sviluppa il proprio business attraverso la collaborazione e la co-creazione con altre aziende.

In questo modo, per il know-how aziendale si viene a generare con il mondo esterno una sorta di contaminazione all’interno di una comunità di imprese e di start-up che hanno sposato lo stesso modello di crescita.

In particolare, questo modello va sotto il nome di Open Innovation, e rappresenta la nuova frontiera per il conseguimento dei risultati aziendali. Vediamo allora, nel dettaglio, chiarito cosa si intende per Open Innovation, quali sono i benefici per le imprese.

Quali differenze tra Open Innovation e innovazione chiusa

L’innovazione chiusa per molte imprese anche al giorno d’oggi rappresenta un fattore chiave ed un paradigma che si contrappone proprio all’Open Innovation. Le differenze tra i due approcci sta non solo nel modo di operare.

Ma anche nelle prospettive su come portare avanti un business. Così come, rispetto all’Open Innovation, l’innovazione chiusa differisce pure sulle tempistiche per sviluppare nuove idee e per farle conoscere al mercato.

Quali sono i vantaggi dell’Open Innovation, dalla riduzione dei costi alla condivisione dei rischi

Rispetto all’innovazione chiusa, l’Open Innovation può permettere ad imprese e start-up, in un regime di condivisione e di co-creazione, di lanciare e di sviluppare idee più velocemente rispetto all’innovazione interna. Così come si possono ridurre i costi, si possono condividere i rischi ed anche essere più aperti a nuove frontiere di guadagno.

Nell’ambito dell’Open Innovation, infatti, non importa quale sia la paternità delle idee, ma è essenziale come queste possano essere sfruttate con finalità di profitto. E quindi per stringere partnership, accordi commerciali, licenze e intese strategiche.

Tra le forme di Open Innovations spicca il crowdfunding

Tra le forme di Open Innovation, che si sono diffuse in questi ultimi anni, spicca il crowdfunding che, non a caso, per lo sviluppo di imprese e nuove idee non è altro che una formula di finanziamento collettivo.

Una formula che, in particolare, è finalizzata per lo sviluppo delle attività imprenditoriali, ed in particolare per le start-up, ad abbattere ogni barriera per quel che riguarda l’attrazione di capitali da parte di investitori di qualsiasi tipo. Investitori piccoli e grandi, privati e istituzionali. Con il crowdfunding, infatti, la mobilitazione delle persone e delle risorse parte sempre dal basso al fine di raggiungere un obiettivo comune.

 

Crowdsourcing imprese, ecco come funziona la condivisione di informazioni e di idee

Per crescere, per espandersi ed anche per entrare sul mercato di riferimento proponendo prodotti e servizi spesso innovativi, le imprese e le start-up possono decidere di unire le forze. E nel farlo possono condividere non solo le informazioni, ma anche le idee e le conoscenze acquisite.

Quando tutto questo avviene si parla di crowdsourcing che rappresenta, in tutto e per tutto, una forma di collaborazione ottenendo alcuni vantaggi non indifferenti. Vediamo allora, proprio per il crowdsourcing imprese, come funziona nel dettaglio la condivisione di informazioni e di idee.

Quali sono i vantaggi del crowdsourcing per le imprese e per le start-up

Per le imprese e per le start-up, il crowdsourcing può generare tanti potenziali vantaggi a partire dalle economie di scala, passando per la riduzione dei costi. Ed il tutto con l’obiettivo di massimizzare il potenziale di un’impresa o di una start-up grazie alla condivisione di informazioni e di idee.

Una condivisione che in genere avviene attraverso gli strumenti di comunicazione e di collaborazione digitale. Quando si parla di crowdsourcing, infatti, lo sviluppo di progetti e di idee condivise, tra le imprese e le start-up, è improntato sulla co-creazione. Nell’andare a sfruttare fonti esterne, inoltre, molte imprese e molte start-up possono eventualmente risolvere delle problematiche interne non solo in maniera più veloce, ma anche più efficace.

Quali sono i possibili sviluppi d’impresa grazie proprio al crowdsourcing

La condivisione di idee e di conoscenze, inoltre, sta alla base di molte imprese che operano online. Basti pensare, per esempio, all’enciclopedia Wikipedia. Ma anche a portali che sviluppano la propria attività grazie alle conoscenze ed alle informazioni fornite da terzi. Così come avviene, per esempio, per il sito e per l’app di recensioni Tripadvisor.

Quindi, il crowdsourcing spesso non solo è strategico, ma è anche essenziale per le imprese che puntano o che hanno bisogno di coinvolgere i loro clienti. Così come il crowdsourcing può permettere di raccogliere fondi più velocemente, ed in tal caso si parlerà di crowdsourcing.

Allo stesso modo, molte aziende di software mettono a disposizione liberamente i propri applicativi, quasi sempre in versione beta, per farli testare direttamente al pubblico e quindi alla potenziale base dei clienti. Ed in tal caso si parlerà di crowdtesting.

Start up, contributi a fondo perduto di almeno 80mila euro: domande dal 14 luglio

Arriva la conversione in contributi a fondo perduto di quanto le start up innovative abbiano ottenuto sotto forma di finanziamento. Si tratta dunque dei finanziamenti agevolati concessi mediante la misura Smart & Start per investimenti relativi al capitale di rischio. La conversione in contributi a fondo perduto avviene per il 50% di quanto ottenuto in finanziamenti agevolati, con un minimo di importo di 80 mila euro. Le domande potranno essere presentate a partire dal prossimo 14 luglio.

Conversione dei finanziamenti delle start up in contributi a fondo perduto: i riferimenti normativi

La trasformazione dei finanziamenti ottenuti è contenuta nella circolare del direttore del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) numero 253833 dello scorso 4 luglio che modifica la precedente circolare numero 439196 del 16 dicembre 2019. In particolare, il sostegno alle start up innovative può essere richiesto e ottenuto una volta sola a fronte di spese effettuate per il capitale di rischio della start up. Sono previste due formule di agevolazioni: quella richiedibile dagli investitori terzi e quella delle persone fisiche.

Contributi a fondo perduto start up: la misura per gli investitori

Nel caso degli investitori terzi delle start up, la misura della conversione dei finanziamenti in contributi a fondo perduto richiede che l’investimento sia stato fatto da un solo investitore. Inoltre, l’investimento deve essere:

  • in equity;
  • realizzato nel termine dei 5 anni a decorrere dalla data nella quale siano stati concessi gli incentivi.

Incentivi ai soci di start up: i requisiti richiesti dalla misura

Nel caso in cui gli investitori sono i soci persone fisiche della start up, l’investimento deve essere stato realizzato mediante l’apporto di conferimenti con conseguente incremento del capitale sociale.

Contributi a fondo perduto in sostituzione dei finanziamenti delle start up: come funziona?

La conversione dei finanziamenti agevolati in contributi a fondo perduto è ammissibile fino al 50% degli:

  • investimenti effettuati dagli investitori terzi;
  • di quanto conferito dai soci persone fisiche.

In ogni caso, il limite del 50% persiste sul totale degli incentivi ottenuti, compresi gli eventuali importi ottenuti a titolo di contributi a fondo perduto. La parte di finanziamento non convertita in contributi a fondo perduto mantiene le medesime condizioni del finanziamento originario. Pertanto, la start up dovrà procedere all’estinzione del debito rispettando le condizioni in precedenza già stabilite.

Come dovrà essere utilizzata la quota dei contributi a fondo perduto dalle start up?

La quota convertita dal finanziamento agevolato ai contributi a fondo perduto dovrà essere utilizzata dalla start up per:

  • riserva nei casi in cui si debba procedere a coprire le perdite;
  • gli aumenti di capitale.

In entrambi i casi, il vincolo vige per un periodo totale di 5 anni, al termine del quale la quota riserva rientra nella disponibilità dei soci e può essere anche distribuita.

Come presentare domanda di conversione dei finanziamenti in contributi a fondo perduto?

La domanda di conversione dei finanziamenti agevolati a contributi a fondo perduto possono essere presentate a decorrere dal 14 luglio 2022. Il soggetto gestore dei finanziamenti provvede alla verifica delle istanze presentate sia per quanto riguarda i criteri soggettivi di ammissibilità che per la tipologia di finanziamento. È infatti necessario che la forma di investimento in capitale di rischio rispetti le condizioni stabilite. Le pratiche verranno analizzate secondo l’ordine cronologico di invio.

Novità per le imprese: è online il sito incentivi.gov.it

E’ online dal giorno 2 giugno 2022 il sito www.incentivi.gov.it dedicato alle imprese. Qui è possibile trovare il catalogo di tutti gli incentivi governativi disponibili per le imprese.

Tutti gli incentivi per le imprese in un clic

Fare impresa è bello, questa è una delle scritte che gli utenti del sito www.incentivi.gov.it si ritrovano davanti, ma vediamo le caratteristiche del sito annunciato nei giorni passati e online dal 2 giugno 2022.

Negli ultimi anni il modo di lavorare è molto cambiato, le persone sono sempre meno attratte dal lavoro dipendente al punto che durante la pandemia sono numerosi gli italiani, soprattutto al Nord, ad aver lasciato il lavoro per iniziare nuove esperienze professionali che lasciano maggiore libertà rispetto al canonico lavoro dipendente con orari impostati e poca libertà.

Un segno di questo cambiamento è anche dato dal fatto che gli ultimi concorsi pubblici sono stati disertati e vi è difficoltà a trovare candidati idonei alla copertura dei posti disponibili. D’altronde l’impresa è il cuore del Paese, senza persone in grado di creare lavoro difficilmente il Pil potrà tornare a livelli positivi. Al fine di aiutare le aziende esistenti e che vogliono nascere sono stati introdotti molti incentivi governativi. Allo stesso tempo si è notato che famiglie e imprese fanno fatica a stare dietro a tutti i bandi, questo nonostante il fatto che quelli relativi alle imprese siano spesso gestiti da Invitalia e di conseguenza diventa più semplice reperire informazioni. Nasce così l’idea di creare un sito che raccolga tutti gli incentivi rivolti alle imprese.

Ecco il sito incentivi.gov.it

Scopriamo insieme come funziona il sito. Nel sito cliccando alla voce “Chi Siamo” si scopre che trattasi di uno strumento messo a disposizione dal Ministero dello Sviluppo economico che ha l’obiettivo di facilitare la ricerca di incentivi da parte delle imprese e dei professionisti.

La parte essenziale del sito è il catalogo, qui sono disponibili le schede degli incentivi in arrivo segnalati con il colore giallo ocra e di quelli attivi, segnalati dal colore verde, ci sono quindi i bandi chiusi caratterizzati dal colore rosso. Ogni scheda è caratterizzata dal nome dell’incentivo, ad esempio: Contratti di sviluppo filiere, contratti di sviluppo “Rinnovabili e Batterie”… Il lettore potrà quindi cliccare su quelli di suo interesse, oppure potrà visionarli tutti.

A questo punto si apre una scheda con la sintesi del bando, con indicazione della data di apertura e della data di chiusura dell’incentivo. Se leggendo questa scheda ci si accorge che lo stesso è fruibile, o comunque se si è interessati al bando, si può selezionate il tasto “scopri i dettagli” e quindi leggere l’intero bando.

Sul sito è anche disponibile la sezione Glossario, questa mira ad aiutare cittadini che vogliono fare impresa e imprese già esistenti a capire i termini tecnici presenti all’interno dei vari bandi.

La ricerca dei bandi con incentivi per le imprese

La ricerca dei bandi può essere fatta anche in base alle proprie caratteristiche, infatti nella homepage, si può selezionare tra diverse voci:

  • sono un aspirante imprenditore;
  • sono un’impresa o un professionista;
  • sono un ente, un’istituzione;
  • sono un cittadino.

Cliccando su una delle voci si può compilare una piccola scheda che aiuta a trovare l’incentivo adatto alla propria situazione, ad esempio chi clicca su “sono un aspirante imprenditore” potrà trovare una scheda in cui viene chiesto sesso ed età. In base alla risposta, sono selezionati i bandi disponibili per l’imprenditoria femminile oppure per i giovani imprenditori. L’obiettivo è facilitare la ricerca degli incentivi disponibili.

Scorrendo invece la homepage è possibile selezionare i bandi per categorie. Si può scegliere tra:

  • Start up/ sviluppo d’impresa;
  • imprenditoria femminile;
  • digitalizzazione;
  • innovazione e ricerca;
  • sostegno liquidità;
  • sostegno investimenti;
  • crisi di impresa;
  • transizione ecologica;
  • inclusione sociale;
  • internazionalizzazione.

Il sito è semplice e di facile navigazione, questo implica che anche le persone meno avvezze all’uso delle nuove tecnologie possono trovare informazioni e bandi in modo molto semplice.

Family office: una professione sempre più richiesta e ben remunerata

L’Osservatorio Family Office curato dal Politecnico di Milano e dalla Libera Università di Bolzano ha censito il numero di Family Office che operano a Milano, si tratta di ben 206 operatori di cui 195 residenti in Italia, i rimanenti 11 in Svizzera, Lussemburgo e Principato di Monaco. Ma cosa fa?

Ingenti patrimoni affidati a Family Office

Sappiamo bene che la ricchezza in Italia è distribuita in modo non particolarmente uguale e proprio per questo vi sono famiglie in difficoltà e altre che hanno accumulato ingenti patrimoni che nella maggior parte dei casi affiancano le altre attività di impresa o professionali. Capita quindi che molte persone decidano di seguire di persona, con l’aiuto di collaboratori, le attività aziendali, ma poi deleghino la gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare a terze persone per far sì che gli investimenti possano rendere di più in quanto affidati a professionisti del settore.

Naturalmente quando si tratta di grandi patrimoni, formati da ricchezze complesse, non basta andare in banca e affidarsi al dipendente, occorre avere al proprio fianco dei professionisti che possano gestire tale patrimonio in tutti i suoi aspetti e renderlo fruttuoso in modo da poterlo comunque trasmettere anche alle generazioni future. Tale professionista è il Family Office che ha una formazione prettamente economica e finanziaria. In alcuni casi sono istituti privati a mettere a disposizione corsi di formazione professionale di approfondimento per iniziare questo percorso, tra cui banche svizzere.

Questa figura si diffonde prima negli Stati Uniti e solo successivamente in Europa. In Italia si registrano le prime società che si occupano della gestione dei grandi patrimoni familiari alla fine degli anni Novanta, ma è nel terzo millenio che si diffonde.

Multi Family Office e single Family Office

Il Family Office può essere una società o un professionista ( nell’ultimo periodo si afferma soprattutto tale seconda forma). Può agire sia al fianco di una sola famiglia, sia al fianco di più famiglie in questo secondo caso abbiamo un Multi Office Family. Deve essere sottolineato che la ricerca condotta fa emergere una distribuzione di queste due figure ben stagliata nel tempo, cioè dal 2011 al 2020 si è notato un incremento soprattutto dei single family office, mentre nel decennio precedente era più frequente il multi family office. Nel solo 2021 c’è stato un incremento di ben 34 single family office, solo 3 Multi Family, mentre i professionisti che hanno lasciato sono 4.

Questo perché coloro che hanno grossi patrimoni preferiscono avere al proprio fianco una persona concentrata esclusivamente sui loro interessi e poi perché spesso si tratta di patrimoni talmente complessi che una corretta gestione richiede molte ore, inoltre come vedremo in seguito le attività svolte sono numerose.

Tra le curiosità rilevate dalla ricerca condotta dal Politecnico di Milano e dalla Libera Università di Bolzano emerge anche una particolare concentrazione di tale professionista al Nord Italia e addirittura il 59% nella sola Lombardia che, d’altronde, è considerata il centro economico d’Italia.

A questo punto diventa importante parlare anche dei compensi. Nella maggior parte dei casi riceve un compenso pari a una percentuale dei ricavi che riesce a generare dalla gestione del patrimonio familiare.

Di cosa si occupa il Family Office?

Abbiamo detto che questo professionista si occupa di gestire il patrimonio e di conseguenza opera con i vari prodotti finanziari, come le partecipazioni in società o holding di cui è parte il committente, consulenza gestionale, ma non solo. Sempre più spesso questo professionista viene coinvolto anche in processi per l’avvio di start up e venture capital. Con la famiglia il Family Office stabilisce una strategia, le parti devono insieme decidere il livello di rischio negli affari che vogliono seguire e quindi avere un approccio cauto oppure aggressivo.

Cos’è una scale up e quali sono i rapporti con la start up?

In pochi ne hanno sentito parlare, ma tra le realtà imprenditoriali presenti sul panorama mondiale c’è la scale up. Proveremo a definirla e capire quali sono i possibili sviluppi futuri.

Cos’è una Scale up?

La scale up ha molti punti in comune con la start up, ma di fatto se ne differenzia per molti aspetti. Si tratta di un’attività imprenditoriale innovativa, che ha già sviluppato il suo model business e ha caratteristiche tali che le permettono di ambire a una scalata di livello internazionale. Rispetto alla start up può essere considerata un’evoluzione, mentre molti la considerano come una delle tappe per la nascita di una società di successo.

Per capire le differenze con una start up, è possibile approfondire con l’articolo: Si fa presto a dire Start Up Innovativa, ma cos’è e come funziona?

Le varie definizioni di scale up

Anche in questo caso, come abbiamo visto per la start up, non esiste una definizione univoca anche perché le caratteristiche dipendono dal contesto in cui opera una determinata attività. Secondo Deloitte, un’azienda che offre servizi alle aziende, si parla di Scale up quando una società nei primi 5 anni di vita raggiunge 10 milioni di dollari di fatturato. Wikipedia propende invece per ritenere la scaleup come una evoluzione rispetto a una start up, quindi si tratta di una sorta di fase 2 (si è detto in precedenza che la start up ha comunque una durata temporanea ed è destinata a “morire” o evolversi).

Un’altra definizione di scale up è offerta da SEP, Startup Europe Partnership, che offre una definizione di tre tipologie di attività:

  • start up come società che negli ultimi 3 anni ha raccolto tra i 500.000 e un milione di dollari, oppure si è autofinanziata raggiungendo un fatturato compreso nello stesso range.
  • scale up cioè una società che negli ultimi 3 anni ha raccolto da uno a 100 milioni di dollari oppure ha ottenuto un fatturato compreso in questo range;
  • scaler una società che ha raccolto oltre 100 milioni di dollari oppure ha un fatturato di tale importo.

Alberto Onetti della Mind Bridge Foundation invece afferma che una start up si trasforma in scale up quando ha convalidato il suo model business ed è pronta per una crescita esponenziale. Emerge quindi che sono in molti a propendere per l’idea di una scale up come una start up matura.

Le scaleup in Italia

Il concetto di scale up in Italia è abbastanza poco conosciuto, si parla di circa 180 scaleup ma è probabile che vi siano società che hanno le caratteristiche su esposte e allo stesso tempo non vengano identificate come tali.

Questo numero appare ancora più ridimensionato se consideriamo che dal Report aggiornato al 21 gennaio 2021 si contavano 11.899 start up che rappresentavano il 3,2 % delle società presenti sul territorio. Un quarto delle stesse era localizzata in Lombardia. Nel report di luglio il numero era cresciuto a 13.582.

Inoltre per le scale up in Italia non sono previste particolari forme di incentivi, agevolazioni e quindi si applicano, con i parametri previsti, incentivi e agevolazioni già previste per le altre forme di attività di impresa.

Si fa presto a dire Start Up innovativa, ma cos’è e come funziona?

Tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta di Start Up innovativa e di agevolazioni e incentivi per questa tipologia di “impresa”, ma cos’è esattamente una Start Up? Cercheremo di dare una risposta esaustiva a tale quesito.

Cos’è una Start Up innovativa

La prima cosa da dire è che in realtà non esiste una definizione univoca di tale tipologia di società, ecco perché è arduo il compito, il legislatore italiano spesso collega benefici e incentivi a tale tipologia di impresa, ma poi non fornisce una definizione e in molti casi nella disciplina delle agevolazioni indica le caratteristiche che deve avere per poter beneficiare di un determinato aiuto. Sarebbe forse il caso di procedere a una definizione giuridica univoca.

La Start Up è un’organizzazione temporanea che ha come obiettivo creare un business model ripetibile e scalabile, questa la definizione data da Steve Blank e generalmente accolta. Lo startupper invece è un professionista che fonda, o aspira a fondare, un’impresa innovativa volta a una crescita veloce, replicabile, sostenibile e scalabile. Deve essere sottolineato che si ritiene una fase temporanea, questo non vuol dire che l’impresa cessa di esistere dopo breve, ma che essa si trasforma un qualcosa di stabile e che ha caratteristiche ordinarie.

Caratteristiche di una Start Up

Una Start Up deve essere scalabile, replicabile, temporanea, innovativa.

Per scalabilità di una start up si intende un’impresa che è capace di crescere in breve tempo in modo esponenziale anche basandosi su poche risorse.

Il modello di business adottato deve essere replicabile, quindi deve poter essere riproposto nel tempo in diverse aree geografiche e in diversi archi temporali, quindi un modello validato che può essere utilizzato nuovamente e garantisce con un buon margine di probabilità successo.

L’altra caratteristica è la temporaneità, quindi una crescita veloce, immediata e la trasformazione della stessa in una grande azienda.

Infine c’è l’innovazione, cioè proporre qualcosa che sul mercato non è ancora presente.

Ad esempio Scalapay nasce come una Start Up perché fornisce un servizio innovativo, cioè la possibilità di pagare a rate a interessi zero prodotti disponibili sugli e-commerce e in breve tempo nel settore è diventato un vero guru, ma oggi non può essere considerata più una start up, si può dire che tale fase sia conclusa. Il modello di business creato è stato inoltre replicato da molte altre aziende.

Avviare un’attività simile non è semplice, è necessario in primo luogo avere un’idea innovativa, ma si deve anche essere capaci di pianificare e studiare tutti i dettagli, fare previsioni sul futuro che siano attendibili. La scarsa propensione a curare i vari dettagli porta il 90% delle start up a fallire dopo pochi anni e questo perché non si riesce ad andare oltre la fase iniziale e trasformare il progetto in qualcosa di stabile.

Come ottenere le agevolazioni

Si è detto che in Italia sono disponibili agevolazioni varie per le Start Up innovative, ma affinché ci si possa iscrivere nel registro delle imprese con tale qualità è necessario avere dei requisiti.

  • In primo luogo la domanda per poter accedere alle agevolazioni per start up deve essere presentata entro 60 mesi dalla costituzione dell’impresa stessa;
  • la sede deve trovarsi in Italia oppure in uno degli Stati Membri dell’Unione Europea;
  • dal secondo anno di attività il valore totale della produzione, come approvato nel bilancio, non deve essere superiore a 5 milioni di euro;
  •  non deve distribuire utili o aver distribuito utili;
  • non deve nascere dalla fusione, scissione societaria, vendita di un ramo di azienda o di un’azienda;
  • le spese di ricerca devono essere uguali o superiori al 15% del costo o del valore totale della start up ( quindi vi deve essere una percentuali di costi elevati in ricerca);
  • più dei 2/3 di collaboratori o dipendenti deve essere in possesso di laurea magistrale oppure devono avere per almeno 1/3 la qualifica di dottori di ricerca/ricercatori;
  • titolarità di un brevetto, diritto di licenza o di un programma registrato avente comunque ad oggetto un’invenzione industriale, biotecnologia, semiconduttori, nuove varietà vegetali, elaboratori.

Queste sono le caratteristiche rilevate dai vari bandi, ma ulteriori requisiti possono essere richiesti, così come ad alcuni di essi si può derogare.

In Italia tra i programmi volti ad aiutare le start up c’è Smart & Start per le imprese ad alto valore tecnologico 

Tra gli approfondimenti è possibile trovare: Fondo Nazionale Innovazione per supportare Start Up Innovative  

Cosa sono gli incubatori di Start Up e come funzionano

 

Fondo Nazionale Innovazione per supportare start up innovative

Il Fondo Nazionale Innovazione nasce dalla cessione del 70% di Invitalia Venture a Cassa Depositi & Prestiti ed è appunto gestito da quest’ultima attraverso la holding CDP Equity. L’obiettivo è partecipare al capitale di start up in modo da supportarne la crescita e l’accesso al credito.

Perché nasce il Fondo Nazionale Investimenti

Una startup è un’impresa che apporta profonda innovazione nel mercato attraverso un modello di rapida crescita replicabile. In realtà può anche essere considerata una fase dell’attività di impresa, cioè quella iniziale di input ed è quindi destinata poi a trasformarsi in un’attività ordinaria.

Il Fondo Nazionale Innovazione nasce per dare al Paese la possibilità di crescere attraverso le sue imprese e sfruttando i talenti presenti in Italia, creando così anche lavoro qualificato. Si tratta di una vera e propria iniezione di capitali che può aiutare nell’input iniziale di crescita. Il Fondo Nazionale Innovazione è in realtà diretto a finanziare due tipologie specifiche di Start up, si tratta di:

  • modelli di business scalabili (che consentono all’impresa di crescere in modo esponenziale con poche risorse);
  • elevata appetibilità per gli altri investitori.

Il ritorno di capitale previsto sugli investimenti è pari al 10- 14%.

Gli investimenti sono rivolti startup e PMI innovative che stiano per lanciare investimenti o che abbiano fatto investimenti nei 6 mesi precedenti rispetto alla richiesta di accesso al fondo. Deve trattarsi di società non quotate. L’investimento può essere effettuato sia immettendo liquidità, in questo caso si tratta di investimenti diretti, sia attraverso fondi indiretti, come ad esempio i fondi di fondi.

I principi su cui è basato il Fondo Nazionale Investimenti

Nel progetto del Fondo Nazionale Innovazione sono indicate 6 principi peculiari:

inclusione: il programma intende sostenere l’innovazione tecnologica rendendola accessibile a tutti, in questo modo l’innovazione tecnologica diventa strumento per la mobilità sociale, di crescita e motore di opportunità per le persone e per le imprese.

Crescita: la crescita di un Paese richiede ingenti investimenti e l’obiettivo di FNI è ricevere anche finanziamenti privati e internazionali, in questo modo diventa possibile coordinare le risorse pubbliche su tutti il territorio, incluso il Sud. FNI vuole quindi essere un volano di crescita.

Presidio strategico a tutela dell’uguaglianza e delle pari opportunità. Le nuove tecnologie hanno profondamente spaccato la società globale in termini di accesso, sono nati dei veri e propri monopoli che di fatto hanno escluso parte della società dalle opportunità che le nuove tecnologie possono offrire. Con il FNI è possibile dare supporto alle start up e PMI innovative e di conseguenza fare in modo che anche in Italia ci possa essere lavoro qualificato.

Ecosistema: una parte dei fondi è dedicata alla formazione in modo da superare i ritardi culturali nell’accesso alle nuove tecnologie. L’obiettivo è recuperare il gender gap attraverso una maggiore presenza femminile all’interno delle start up innovative con posizioni qualificate.

Leadership internazionale: FNI si pone come interfaccia privilegiata verso gli investitori istituzionali in rapporto di collaborazione e pianificazione.

Impatto atteso: l’obiettivo finale è rendere l’Italia sempre più competitiva a livello internazionale, generare lavoro qualificato a moltiplicatore 5.

Per approfondimenti: Imprenditoria femminile e gender gap digitale nell’industria 4.0 

Programma strategico sull’intelligenza artificiale: linee guida