Presidente, siamo qui

Come da programma, Sergio Mattarella è stato eletto presidente della Repubblica, il 12esimo della storia. “Penso alle difficoltà degli italiani”, le sue prime parole. Tra questi, anche noi imprenditori e professionisti. Saprà ascoltare anche le nostre richieste?

Rientro capitali al via

Il tema del rientro capitali in Italia è sempre stato caldo. Tanto caldo che governo e Agenzia delle Entrate hanno messo in atto l’operazione “voluntary disclosure“, ossia collaborazione volontaria per il rientro capitali dall’estero non senza qualche polemica.

In ogni caso, l’operazione “voluntary disclosure” è partita ufficialmente ieri attraverso la predisposizione, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, della versione definitiva del modello di adesione e delle relative istruzioni. Successivamente, sempre sul sito, sarà pubblicata una circolare esplicativa. Dal momento della pubblicazione della circolare, i contribuenti interessati ad aderire alla procedura di collaborazione volontaria per il rientro capitali avranno 30 giorni di tempo per presentare la documentazione. A seguire, partirà il contraddittorio con gli uffici.

Ricordiamo che chi vuole utilizzare la procedura di collaborazione volontaria per il rientro capitali, lo può fare entro il 30 settembre 2015. L’operazione, che, come sottolinea l’Agenzia, è un “atto di accertamento“ e non di una dichiarazione di emersione, riguarda il rientro capitali da investimenti esteri detenuti in violazione della disciplina sul monitoraggio fiscale. Chi aderirà, avrà sanzioni ridotte fino alla metà del minimo edittale; si stima infatti un esborso medio tra il 10% ed il 15% degli investimenti regolarizzati.

Le imprese green continuano a tirare

In un quadro generale di crisi e stagnazione che non sembra trovare ancora sbocchi, c’è un settore, quello delle imprese green, il cui numero è in continuo aumento in tutta Italia. C’è comunque una regione, la Lombardia, che sulla crescita delle imprese green sta puntando molto.

Secondo quanto rilevano la Camera di Commercio di Milano e Unioncamere Lombardia, in un anno nella regione la crescita di imprese green è stata del 6% e le imprese green sono oltre 9mila. In cinque anni il settore ha visto un incremento regionale del 64%. Imprese green più diffuse a Milano (3.695), Brescia (1.212), Bergamo (1.034), mentre tra le province lombarde quella dove il settore green cresce maggiormente è Lecco (+14%), seguita da Bergamo e Monza (+8%).

Il settore green produce occupazione in tutta Italia: sono 48mila le imprese green nel nostro Paese e oltre 470mila gli addetti. Forte la concentrazione del settore in Lombardia, con un totale di 79mila addetti, che pesa un quinto di tutta Italia, di cui oltre 35mila addetti solo in imprese green a Milano.

Proprio per questo motivo, nei giorni scorsi nel capoluogo lombardo Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Camera di commercio hanno presentato l’iniziativa “Green Know-How Community”, un pacchetto integrato di interventi e politiche a favore di imprese green e professionisti della Green Economy. Si tratta di azioni per favorire la nascita, lo sviluppo e il consolidamento di imprese e studi professionali in questo ambito attraverso il coordinamento di misure e di progetti in collaborazione con istituzioni del territorio in tema di ambiente e sviluppo sostenibile e la creazione di occasioni di business per le imprese green.

Il settore delle imprese green – ha dichiarato Claudio De Albertis membro di giunta della Camera di commercio di Milano e Presidente Assimpredil Ance – si sta sviluppando fortemente negli ultimi anni nonostante la crisi. Questo vale anche per l’edilizia, dove si sta affermando una nuova modalità di costruire, nella direzione di una maggiore visibilità e attenzione al verde, all’ambiente e al risparmio energetico”.

Franchising Point sempre più sul territorio

Federfranchising Confesercenti punta a potenziare i propri sportelli territoriali per il franchising, con l’obiettivo di rafforzare e aggiornare la rete di Franchising Point e avvicinare sempre più imprenditori al franchising. I vantaggi del franchising, infatti, non sono a tutti conosciuti, ma è un dato di fatto che si tratta di una delle poche formule che hanno mostrato di resistere in maniera decisa alla crisi.

Come ha sottolineato Patrizia De Luise, presidente di Federfranchising, “negli ultimi tre anni il settore franchising ha messo a segno una crescita media complessiva del 5%, e concorre alla creazione dell’1,2% del Pil italiano. Per questo, Federfranchising ha predisposto un piano di formazione che mira a rendere ancora più forte la nostra rete di Franchising Point, lo strumento che abbiamo varato nel 2008 per offrire servizi e consulenza non solo agli imprenditori che operano con la formula del franchising, siano questi franchisor o franchisee, ma anche a chi si avvicina a questo mondo per la prima volta“.

I Franchising Point – dice De Luiseforniscono infatti informazioni sui diversi aspetti necessari per mettersi in proprio, dagli obblighi di legge alla contrattualistica, dalla formazione all’accesso al credito e alle relative garanzie sui finanziamenti. Sono anche un luogo dove incontrare professionisti esperti e ricevere indicazioni per fare il primo passo verso una nuova attività o per sviluppare una attività già avviata“.

Uno strumento ancora più utile in un momento di sostanziale stagnazione dei consumi. Il dato di crescita registrato dal franchising, infatti, in controtendenza rispetto a quasi tutti gli indicatori macro-economici italiani, lo è soprattutto nel commercio, che ha risentito della crisi più di altri settori: oltre il 50% delle nuove attività commerciali non-franchising avviate ogni anno, infatti, va in crisi nei primi 6 mesi di vita ed una buona parte di queste, dopo un anno, è costretta a chiudere”.

Un’app e un dizionario per il made in Italy in vista di Expo2015

Aiutare i visitatori stranieri di Expo2015 a scoprire e apprezzare il patrimonio di qualità e artigianalità che contraddistingue il made in Italy attraverso una semplice app e una guida tascabile per scoprire tutti i segreti della tradizione italiana. Questo l’obiettivo di “Vendere alle diverse culture nel fashion retail, valorizzando le esperienze di eccellenze” la campagna di sensibilizzazione ideata da Federazione Moda Italia-Confcommercio grazie al contribuito del Comune di Milano e di Regione Lombardia in vista di Expo2015.

“Vendere alle diverse culture nel fashion retail, valorizzando le esperienze di eccellenze” è un progetto che nasce dall’esigenza del Comune di Milano, di Regione Lombardia e di Federazione Moda Italia – Milano di tutelare il consumatore straniero favorendone acquisti trasparenti e in linea con l’autenticità del made in Italy, oltre a preparare il personale di vendita alle differenti abitudini d’acquisto della clientela.

Inoltre, vuole stimolare gli imprenditori, i distributori e gli operatori del comparto moda, sia esso abbigliamento, calzaturiero o accessori, ad una crescente attenzione verso questo tipo di consumatore, migliorando la propria attrattività soprattutto durante i sei mesi di Expo2015.

Il progetto si svolgerà dall’1 marzo al 30 giugno 2015 e si articola in cinque azioni a cominciare dalla realizzazione di partnership commerciali con i principali vettori ferroviari per l’incoming di nuovi visitatori, anche attraverso promozioni e scontistiche a loro dedicate nei negozi che aderiranno all’iniziativa in vista di Expo2015.

Spazio anche al web con l’attivazione di www.ModApp.it, il sito in cui si potrà trovare la mappatura online dei principali fashion store milanesi con l’obiettivo di aiutare il consumatore italiano e straniero a trovare i negozi in cui concentrare i propri acquisti, proponendo recensioni, immagini di prodotti, marchi e orientandolo verso un’esperienza d’acquisto mirata.

Data la natura di Expo2015, il progetto rivolge la propria attenzione non solo al consumatore ma anche agli operatori commerciali, grazie a “Abbiamo stoffa da vendere”, corsi di formazione e workshop per incrementare le conoscenze linguistiche e le tecniche di vendita degli operatori di Milano e della Lombardia nei rapporti con gli stranieri, con l’obiettivo di conoscerne usi, costumi e stili di vita.

Matrimoni, diritti e doveri: ecco la guida del Notariato

Continua la collaborazione tra Consiglio Nazionale del Notariato e 12 Associazioni dei Consumatori (Adiconsum, Adoc, Altroconsumo, Assoutenti, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori), che hanno presentato nei giorni scorsi al pubblico e alla stampa l’undicesima Guida per il Cittadino “Il matrimonio: diritti e doveri in famiglia”, dedicata agli obblighi di legge che marito e moglie assumono reciprocamente e nei confronti dei figli, alle disposizioni in ambito successorio e previdenziale, nonché alle novità in tema di separazione e divorzio.

Secondo i dati Istat, dal 1972 il numero dei matrimoni in Italia è in costante diminuzione ed in particolare negli ultimi 20 anni la flessione media annua è stata dell’1,2%. A calare sono soprattutto i matrimoni tra sposi di cittadinanza italiana: 145.571 celebrazioni nel 2013, oltre 40mila in meno negli ultimi cinque anni. I matrimoni con almeno uno sposo straniero sono circa 26mila e  di questi la tipologia prevalente è quella in cui la sposa è di cittadinanza straniera: 14.383 nozze (il 78% di tutti i matrimoni misti). Una sposa straniera su due è cittadina di un Paese dell’Est Europa (Ue e non-Ue).

Parallelamente alla diminuzione dei matrimoni, crescono le nuove modalità di vita insieme: sono oltre 4 milioni i single non vedovi, quasi 4 milioni le persone che vivono in famiglie di mono-genitori non vedovi, circa 3 milioni le persone che vivono in famiglie di non coniugati e quasi 2 milioni quelle che vivono in famiglie ricostituite coniugate.

In totale si tratta di oltre 13 milioni di persone; il 21% della popolazione, dato quasi raddoppiato rispetto al 1998 vive in famiglie non tradizionali. Le libere unioni hanno superato il milione nel 2012-2013 e rappresentano il 7% delle coppie; sono più diffuse nel Nordest, presentano un titolo di studio più elevato e una percentuale maggiore di quelle coniugate  dove entrambi lavorano. Diminuisce inoltre il numero di coppie decise contrarre i matrimoni all’inizio dell’unione e cresce la percentuale di “possibilisti” (34%).

La Guida offre una panoramica sulle tipologie di matrimoni attualmente previste dal nostro ordinamento, sugli effetti che producono sul piano dell’ordinamento giuridico italiano ed illustra anche le nuove procedure di divorzio per negoziazione assistita e per richiesta congiunta innanzi all’ufficiale di stato civile. Entrambe intro­dotte dal D.L. 132/2014, sono utilizzabili unicamente nel caso in cui il divorzio dipenda da separazione protratta. 

Dallo status di coniuge scaturiscono importanti effetti che riguardano in particolare l’ambito previdenziale, successorio e che incidono sull’applicazione di determinati istituti giuridici. La Guida affronta tutti questi aspetti in maniera chiara e divulgativa.

Nuovo regime dei minimi tra vantaggi e attacchi

Mentre sul web impazza l’attacco social delle associazioni professionali e delle partite Iva contro il governo Renzi e gli errori compiuti nei confronti dei liberi professionisti, l’anno nuovo è iniziato e con esso è stato introdotto il nuovo e disastroso regime dei minimi.

Proprio per protestare contro la revisione del regime dei minimi e gli altri sbagli marchiani del governo, Confassociazioni, Acta e Alta Partecipazione hanno dato il via alla campagna “mettiamo in fattura il malus Renzi”, con l’indicazione in fattura del cosiddetto “malus Renzi”, in contrapposizione al bonus di 80 euro evidenziato nelle buste paga dei lavoratori dipendenti.

Parallelamente, è partita la guerra di hashtag scatenata dal CoLAP con il suo #Matteosegnaaportavuota e sempre da Confassociazioni, Acta e Alta Partecipazione con #annullaAutogol. Senza contare il tweet bombing del 28 gennaio contro l’account Twitter del premier @matteorenzi.

Intanto, sotto il fuoco incrociato del popolo delle partite Iva, il nuovo regime dei minimi ha cominciato a prendere forma e, come risulta dal convegno Telefisco del Sole 24 Ore, tenutosi nei giorni scorsi a Milano, le cifre sono di tutto rispetto. Le ha illustrate il direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, secondo la quale la revisione del regime dei minimi introdotta dal governo “fa entrare 700mila partite Iva che prima non c’erano e avevano regimi molto più pesanti“.

Orlandi ha voluto ampliare l’orizzonte del problema sottolineando che le recenti polemiche sul nuovo regime dei minimi rispondono solo al punto di vista dei professionisti e non tengono conto dei vantaggi per altre partite Iva: “In questo Paese – ha detto – tutti pensano solo ai professionisti e nessuno agli artigiani, ai piccolissimi commercianti, ai fabbri, ai piccoli riparatori”.

Orlandi ha poi ricordato che chi è entrato nel regime dei minimi al 5% entro la fine del 2014, come si sa manterrà le stesse regole e non subirà quindi delle nuove norme. “Vedremo come la norma uscirà dal Parlamento – ha detto – ma quello che colgo è che c’era una serie di soggetti importanti in questo Paese che erano esclusi e che il governo ha fatto entrare“.

Il vantaggio effettivo del regime dei minimi – ha concluso Orlandi – è la semplificazione. I giovani sono in grado di fare la dichiarazione da soli, senza spese, e speriamo tra un paio di anni di poterla fare direttamente noi“. Una posizione chiara e condivisibile, che però non toglie l’amaro in bocca dai professionisti, semmai lo aumenta. Se anche la revisione del nuovo regime dei minimi deve essere un’occasione per la filosofia un tanto al chilo del “mal comune mezzo gaudio”, c’è ben poco da stare sereni.

Fiat Chrysler Automobiles, cresce l’utile netto

A un anno dalla fusione tra Fiat e Chrysler, che ha dato vita a Fca, Fiat Chrysler Automobiles, si comincia a vedere qualche risultato. Sono infatti arrivati i primi dati finanziari del gruppo, relativi all’anno 2014.

Il dato più rilevante riguarda gli utili netti, che sono saliti a 632 milioni di euro. I vertici Fiat si aspettavano comunque una performance su questi livelli, che sono in linea con quanto era stato previsto dopo i risultati conseguiti nel corso dell’ultimo anno. I ricavi sono saliti a 96,1 miliardi di euro (+11% sul 2013), con un risultato operativo pari a 3,7 miliardi di euro. Il debito netto industriale si è invece attestato nel 2014 a 7,7 miliardi di euro, in calo rispetto al 2013.

Il gruppo ha fatto registrare buone performance di vendita soprattutto nei mercati del Medio Oriente, del Nord America e, finalmente dell’Europa, che dopo tanti anni consecutivi di crisi ha dato finalmente qualche segnale di risveglio soprattutto per Fiat.

Il risultato dell’utile netto ha indotto il Cda di Fiat Chrsysler a raccomandare di non distribuire alcun dividendo per il 2014, per rafforzare ulteriormente i mezzi finanziari del gruppo in previsione del 2015 mettendo a disposizione di Fca maggiori risorse per il raggiungimento degli obiettivi ambiziosi fissati per il quinquennio 2015-2020.

Ambizioni soprattutto in termini di modelli che, come annunciato tempo addietro dall’ad di Fiat Chrysler Marchionne, saranno almeno 20 e trasversali a tutti i marchi del gruppo. Sotto i riflettori soprattutto Alfa Romeo e Maserati, che dovranno essere rilanciati per conquistare nuove quote di mercato nei segmenti che sono nel loro dna, quelli premium.

Da Asconfidi Lombardia e Ubi Banca 20 milioni per le imprese

Buone notizie per le imprese che, in Lombardia, vedono un’opportunità nell’imminente Expo2015. Asconfidi Lombardia ha infatti attivato con il gruppo Ubi Banca uno speciale plafond, per un importo complessivo di 20 milioni di euro, finalizzato al rilancio e allo sviluppo delle imprese lombarde.

Potranno accedere al plafond tutte le imprese socie dei 15 consorzi fidi (con oltre 54mila imprese) che aderiscono ad Asconfidi Lombardia, su tutto il territorio della regione, per ottenere concessioni di credito da parte degli istituti Banca Popolare di Bergamo, Banco di Brescia, Banca Popolare Commercio e Industria, Banca Valle Camonica.

Si tratterà di finanziamenti fino a 150mila euro, di durata compresa tra 24 e 60 mesi, con uno spread agevolato (dal 2,1% al 3,05%) e costi di istruttoria contenuti.

Si tratta – ha commentato Carlo Alberto Panigo, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Asconfidi Lombardia di un’iniziativa importante per contribuire alle esigenze di sviluppo delle imprese lombarde, a meno di cento giorni dall’avvio di Expo 2015 e in un momento in cui è fondamentale ogni sforzo per sostenere la ripresa”.

Gli fa eco Rossella Leidi, Chief Business Officer di Ubi Banca: “Expo 2015 rappresenta sicuramente un’opportunità per le imprese lombarde e può segnare un importante punto di svolta per l’economia del nostro Paese. Il nostro Gruppo vuole essere al fianco degli imprenditori che credono in questa prospettiva con progetti seri e sostenibili”.

Filiera vetro italiana, il business è trasparente

Quando si dice che il business è redditizio e… trasparente, viene da pensare alla filiera vetro italiana. Un settore che lavora in sordina ma che produce numeri di tutto rispetto che hanno un impatto non trascurabile sulla nostra economia.

A portare alla luce i numeri della filiera vetro italiana ci ha pensato Ernst&Young, che ha realizzato lo studio “Contributo dell’industria dei contenitori in vetro in Italia in termini sociali, economici ed ambientali”. L’analisi, condotta per conto di Feve (la Federazione europea dei produttori dei contenitori in vetro) sui maggiori mercati europei, ha messo in risalto l’eccellenza della filiera vetro italiana.

Lo studio rileva, nel 2012, circa 20.200 occupati nella filiera vetro italiana, un contributo alla formazione del Pil nazionale pari a 1,4 miliardi di euro, un tasso di riciclo superiore al 71%, oltre 9.600 tonnellate di bottiglie e vasetti prodotte ogni giorno, investimenti medi di 89 milioni di euro l’anno, destinati soprattutto a sviluppo e miglioramenti in chiave ambientale, 12 aziende produttrici di contenitori in vetro con 27 stabilimenti su tutto il territorio nazionale. Per quanto riguarda le esportazioni delle aziende della filiera vetro italiana, nel 2012 la bilancia commerciale è stata positiva, superando i 5 miliardi di euro.

La sostenibilità dell’industria dei contenitori in vetro e della filiera vetro italiana è data anche da fatto che essa è praticamente a Km quasi 0: la distribuzione degli stabilimenti produttivi è omogenea sul territorio ed è unita a una produzione destinata quasi totalmente (88%) al mercato nazionale e alla vicinanza degli stabilimenti ai clienti finali (il 47% è nel raggio di 300 chilometri).

Lo studio, che ha rivelato quanto la filiera vetro italiana sia importante nel settore produttivo nazionale, è stato presentato da Assovetro, l’Associazione nazionale degli Industriali del vetro di Confindustria.

Secondo Franco Grisan, presidente della Sezione contenitori in vetro di Assovetro, la ricerca di Ernst&Young “dimostra il peso dell’industria italiana dei contenitori in vetro non solo sull’economia nazionale, ma anche nella ricerca di sempre migliori e più efficienti standard ambientali. È importante che gli stabilimenti di produzione siano presenti su tutto il territorio italiano, creando valore in termini di occupazione, in termini di maggiore prossimità all’industria alimentare di riferimento e in termini di riciclo”.