Imprese innovative: ecco dove si trova la maggioranza

Per favorire la nascita di nuove startup, ma che siano innovative, in questo periodo vengono promossi interventi di agevolazione fiscale e semplificazione burocratica, sia a livello regionale sia a livello nazionale.
Si tratta in particolare di aziende che hanno come oggetto lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.

A questo proposito, dal 2012 è stata aperta una sezione speciale del Registro delle Imprese tenuto dalle Camere di Commercio riservata alle startup innovative. A fine 2016 risultavano iscritte 6.475 imprese.

Considerando questi numeri, a livello regionale le maggiori incidenze di nuove imprese con idee innovative si trovano in Trentino-Alto Adige (5,3% delle nuove imprese), Sardegna (5,0%), Toscana (4,9%) e Sicilia, Umbria e Veneto (tutte con il 4,6%).
Le regioni in cui si conta nel periodo esaminato un rapporto più elevato tra nuove imprese con idea innovativa e startup innovative sono Toscana (6,5 nuove imprese innovativa per ogni start up), Puglia (5,7), Sicilia (5,5), Campania (5,3), Basilicata e Calabria (4,9).
In particolare nel Mezzogiorno (5,3) è più elevato il peso relativo delle imprese innovative rispetto a quelle che transitano per il canale formale del registro delle startup.

Inoltre, l’orientamento all’innovazione del sistema imprenditoriale italiano si può rafforzare anche attraverso forme di trasmissione di asset di impresa che garantiscano la continuità aziendale e il mantenimento del know how di imprese orientate all’innovazione.
Se consideriamo che la propensione all’innovazione delle micro imprese è pari al 32,3% delle imprese attive, nell’ipotesi di scuola di una riduzione prudenziale dei due terzi del tasso di innovazione per le imprese nella fase conclusiva del ciclo di vita e avviate alla cessazione, si può stimare che, sempre nell’arco del periodo 2013-2016, siano cessate 146.504 imprese con potenziale di innovazione, pari a circa 22 volte le startup innovative per legge.

Vera MORETTI

Fatturazione elettronica: i privati non ne sono ancora convinti

Nonostante i vantaggi fiscali notevoli, sia per i professionisti sia per le imprese, la fatturazione elettronica per i privati non sta avendo successo, e sono ancora pochi coloro che decidono di avvalersene.
Eppure, si tratterebbe di una scelta che porterebbe a nessun obbligo di Spesometro, oltre alla comunicazione delle operazioni dei paesi black list, per non parlare delle semplificazioni nelle comunicazioni Iva, rimborsi Iva prioritari senza il visto di conformità sopra i 15 mila euro e la riduzione di un anno dei termini di accertamento.

Ma i numeri parlano chiaro e, ad oggi, i dati dell’Agenzia delle Entrate attestano solo 6 mila partite Iva che hanno esercitato l’opzione, che però scadeva il 31 marzo, per la trasmissione telematica dei dati delle fatture, sia emesse sia ricevute, direttamente all’Agenzia delle Entrate. Ciò significa che questi 6 mila potranno, per il 2017 e per i quattro anni successivi, godere di questi benefici fiscali legati alla fattura elettronica.

Diversa la situazione della fattura elettronica verso la PA, ormai obbligatoria da due anni: qui i fornitori che hanno digitalizzato i propri processi di fatturazione sono quasi un milione.

Il motivo principale di questa scarsa adesione potrebbe essere il quadro normativo relativo allo Spesometro, poiché il decreto legge 193/2016 ha previsto l’invio all’Agenzia delle Entrate da parte dei contribuenti IVA dei dati delle fatture – con cadenza semestrale per il 2017 e con cadenza trimestrale a regime – indipendentemente dall’esercizio dell’opzione e-fattura.

Occorre specificare anche che il d.Lgs. n. 127/15 ha esteso l’utilizzo del Sistema di Interscambio (SdI) alla fatturazione elettronica fra privati, facendo in modo che i dati delle fatture elettroniche veicolate dal sistema gestito dal Fisco si considerano trasmessi alla stessa Agenzia delle Entrate.
I servizi SdI sono stati estesi ai privati da gennaio 2017 e da luglio 2016 partite IVA e imprese hanno accesso gratuitamente ai servizi web che consentono di trasmettere e conservare fatture elettroniche nel formato XML accettato dal SdI. Servizi che sono stati fruiti finora da 47mila contribuenti trasmettendo circa 125mila fatture elettroniche.

Questo significa che le premesse per una concreta diffusione della digitalizzazione esistono, ma si deve passare anche per la cultura e la tradizione, che ancora non permettono un cambiamento così radicale.

Vera MORETTI

Design italiano sempre più all’avanguardia in Europa e nel mondo

Il design, oltre alla moda e al food, sta diventando sempre più un potente marchio di fabbrica del Made in Italy. Questo fenomeno è stato analizzato dal rapporto Design Economy realizzato da Fondazione Symbola e presentato al Salone del Mobile di Milano da Domenico Sturabotti ed Ermete Realacci, rispettivamente direttore e presidente di Symbola, alla presenza del presidente di FederlegnoArredo, Emanuele Orsini.

L’Italia mantiene nel settore un ruolo di leadership, grazie al numero delle imprese attive, che sono 29 mila, meno delle 34 mila francesi ma più delle 23 mila tedesche. Seguono poi Inghilterra con 21 mila e la Spagna con 5 mila.
Inoltre, l’Italia è seconda tra le grandi economie europee con 4,4 miliardi di fatturato, superata solo dalla Gran Bretagna (8,8 miliardi), ma davanti a Germania (3,6), Francia (1,9) e Spagna (1,0).
Da podio anche la specializzazione del Paese: l’Italia è seconda, sempre dietro il Regno Unito (0,17%), per incidenza del fatturato del design sul totale dell’economia: 0,15%, quasi il doppio della media dell’Unione europea (0,09%), molto più della Germania (0,06%) e di Francia e Spagna (0,05%).

In Europa, quasi un addetto nel design su cinque (17,4%) è italiano; in numeri assoluti si tratta di 47.274 occupati nel settore sui 272.268 dell’UE. Se osserviamo il valore aggiunto per addetto negli anni 2013-14, la sola Spagna (+23,8%, che parte però da livelli molto più bassi dell’Italia) evidenzia performance migliori del nostro Paese (+7,8%), mentre sono negative sia la media dei risultati dell’Unione europea (-1,0%) che il risultato di Regno Unito (-5,2%), Germania (-11,7%) e Francia (-13,7%).

Ermete Realacci ha voluto commentare questi dati: “Il design non è legato solo all’estetica ma anche alla capacità di risolvere problemi complicati, che vale oro nella complessità contemporanea: dall’ideazione di nuovi prodotti all’individuazione di nuovi mercati, fino alla ricerca di nuovi significati. Ieri come oggi il design è l’infrastruttura immateriale del made in Italy, e non è un caso se le imprese di design prosperano lì dove ci sono le Pmi che fanno il made in Italy. Come dimostra autorevolmente il Salone del Mobile, che alla sua 56esima edizione si conferma la più importante fiera del settore a livello internazionale contribuendo all’attrattività del nostro Paese nel mondo. Il design oggi assume e veicola nei prodotti anche i dettami dell’economia circolare: efficienza, minore impiego di materia ed energia, riciclabilità. Non a caso il settore italiano del legno-arredo è primo in Europa per efficienza energetica, riduzione delle emissioni e investimenti in ricerca e sviluppo”.

Emanuele Orsini ha aggiunto: “L’Italia ha beneficiato del fortunato incontro tra il mondo artistico e creativo e il mondo manifatturiero-produttivo fortemente radicato nel territorio e fatto di eccellenza e imprenditori votati all’innovazione, che hanno saputo tradurre in realtà concreta ciò che, senza il necessario talento, poteva essere solo. Il clima culturale ha favorito le contaminazioni internazionali, eventi come il Salone del Mobile di Milano promuovono e lanciano idee e prodotti unici nel loro genere, offrono opportunità ai giovani talenti. A parte qualche piccola battuta d’arresto il settore è in crescita, ora occorre fare sistema e favorire una strategia a livello nazionale che consenta alle nostre aziende di competere sempre più nei mercati europei e internazionali”.

Ovviamente, il Legno Arredo merita una citazione a parte, poiché si dimostra essere all’avanguardia non solo per il design, ma anche per la sostenibilità ambientale.
Le aziende italiane, infatti, utilizzano 30 tonnellate equivalenti di petrolio per ogni milione di euro prodotto, contro una media Ue di 68. Ma anche per quanto riguarda le emissioni: con 39 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro, contro le 50 dei Tedeschi, le 52 dei Francesi, le 93 dei Britannici e le 124 degli Spagnoli.

Risultati per i quali vanno ringraziati soprattutto gli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo: ben 67 milioni di euro nel 2014. Più di quanti ne abbiano fatti nel medesimo anno Regno Unito e Germania, rispettivamente a quota 48,4 e 39 milioni, oppure Spagna e Polonia, ferme a 18 e 12,3 milioni.

Vera MORETTI

Nuova Riforma del Catasto: in arrivo rincari per chi possiede un immobile

Il Documento di Economia e Finanza 2017 dovrebbe contenere una nuova Riforma del Catasto che prevederebbe rincari IMU e penalizzazioni ISEE sostanziali.

Il Ddl garantisce l’invarianza del gettito a fronte di una redistribuzione dei costi tra i contribuenti: in sostanza, l’aggiornamento delle rendite catastali punta ad una maggiore equità e ad un riequilibrio del prelievo allineando i valori catastali a quelli di mercato, che però andrà accompagnato anche da un intervento di “manutenzione” del federalismo fiscale.

Questo significa che la Riforma del Catasto porterà a una serie di pesanti rincari per i possessori di immobili, soprattutto in caso di seconde case ed uffici, e specialmente se nelle grandi città o in centri storici.
in alcuni casi, addirittura le cifre raddoppieranno rispetto alla rendita catastale, a causa di incrementi di spese e di imposte sull’immobile, a cominciare da IMU, TASI, TARI, costi di compravendita, successione, donazione, ma anche il valore dell’ISEE, che tiene conto anche delle rendite immobiliari del nucleo familiare.

Gli aumenti maggiori interesseranno gli immobili ubicati in grandi città come Roma, Milano, Venezia e Napoli, dove i valori delle abitazioni di categoria A/2 saranno tra il 200% e il 300% più alti rispetto ai valori attuali. Mentre le cose miglioreranno per i proprietari di immobili situati in provincia, in periferia o lontani dalle città.

Vera MORETTI

Accordo tra Cdc di Reggio Emilia e Agenzia interregionale delle Dogane

La Camera di Commercio di Reggio Emilia e l’Agenzia interregionale delle Dogane di Emilia Romagna e Marche hanno siglato un protocollo di collaborazione che permetterà di ampliare i servizi dedicati alle imprese impegnate sui mercati esteri che, nel 2016, hanno generato un giro d’affari pari a 9,5 miliardi di euro.

Presenti al momento della firma c’erano Stefano Landi, presidente dell’Ente camerale, e Sergio Ciardiello, direttore interregionale delle Dogane per l’Emilia Romagna e le Marche.

Tramite questo accordo, si potrà potenziare il Punto Impresa Export, sportello di orientamento e preparazione delle imprese ai mercati internazionali attivo in Camera di Commercio, ma anche di accrescere l’informazione alle aziende curata dalle Dogane direttamente dal sito della Cdc.

Sergio Ciardiello ha dichiarato: “Spiccano soprattutto gli eventi informativi e formativi che andremo a calendarizzare per favorire la migliore conoscenza, da parte delle imprese, dei temi legati a dogane e accise, alle normative, alle prassi e agli adempimenti. Un’attenzione particolare sarà riservata alla diffusione delle conoscenze relative ai servizi offerti alle imprese dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in materia di telematizzazione delle procedure e di fruizione delle agevolazioni fiscale nei diversi settori, contribuendo così ad ampliare i punti di forza sui quali si innesta la competitività delle imprese locali sui mercati esteri”.

L’accordo prevede anche l’istituzione di nuovi canali formativi tra Cdc e Ufficio delle Dogane di Reggio Emilia, che offrirà consulenze e soluzioni specifiche su problemi ed esigenze segnalati dalle imprese, come ha confermato Stefano Landi: “Siamo di fronte ad un quadro di azioni che qualificano e rafforzano decisamente il nostro lavoro sull’internazionalizzazione; questa partnership, infatti, si inserisce in un percorso che ci vede in campo non solo con investimenti per un milione di euro, nel 2017, a beneficio delle imprese locali, ma anche con l’ampliamento delle collaborazioni funzionali alla creazione di nuove opportunità e servizi per l’internazionalizzazione”.

Vera MORETTI

5 per mille, ecco come fare per iscriversi

Fino all’8 maggio è possibile iscriversi al 5 per mille tramite i canali telematici Entratel e Fisconline, messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.
Non è richiesta iscrizione agli enti che sono già presenti nell’elenco permanente degli iscritti pubblicato il 31 marzo scorso, in quanto ancora valide le domande e le dichiarazioni che, a condizioni invariate, esplicano effetti anche per il 2017.

Discorso diverso, invece, per gli enti di nuova costituzione e per quelli che non si sono iscritti per il 2016, o non regolarmente iscritti, o privi dei requisiti nel 2016.

Per chi deve registrarsi, la domanda si fa connettendosi al sito Agenziaentrate.gov.it, compilando online l’istanza e seguendo le istruzioni del software disponibile. In alternativa è possibile ricorrere a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica.

Entro il 30 giugno 2017, gli enti del volontariato devono trasmettere la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, relativa alla sussistenza dei requisiti per l’ammissione al beneficio, alla direzione regionale dell’Agenzia nel cui ambito territoriale si trova il domicilio fiscale dell’ente.
Stessa scadenza anche per le associazioni sportive dilettantistiche che devono presentare la stessa dichiarazione sostitutiva all’ufficio del Coni nel cui ambito territoriale si trova la sede legale dell’associazione.

Il calendario del cinque per mille 2017 in sei appuntamenti. Di seguito, le altre date utili per gli enti del volontariato e le associazioni sportive dilettantistiche interessati all’ammissione al beneficio.

  • 8 maggio – scade il termine per la presentazione delle istanze di iscrizione per l’anno finanziario 2017
  • 14 maggio – pubblicazione dell’elenco degli enti del volontariato e delle associazioni sportive dilettantistiche iscritti al beneficio
  • 22 maggio – scade il termine per la presentazione delle istanze all’Agenzia delle Entrate per la correzione di eventuali errori rilevati negli elenchi pubblicati
  • 25 maggio – pubblicazione dell’elenco aggiornato degli enti del volontariato e delle associazioni sportive dilettantistiche iscritti al beneficio
  • 30 giugno – scade il termine per l’invio delle dichiarazioni sostitutive, all’Agenzia delle Entrate da parte degli enti del volontariato, e, all’ufficio del Coni territorialmente competente, da parte delle associazioni sportive dilettantistiche
  • 2 ottobre – scade il termine per la regolarizzazione della domanda di iscrizione e/o delle successive integrazioni documentali richieste.

Vera MORETTI

Prodotti caseari italiani verso la conquista dei mercati esteri

I prodotti lattiero-caseari italiani sono pronti a conquistare i mercati esteri, che ad oggi rappresenta la loro più importante opportunità di crescita.
A confermarlo è anche Agrifood Monitor, che ha presentato i risultati di uno studio durante Cibus Connect a Fiere di Parma.

Si tratta di prodotti che rappresentano l’eccellenza Made in Italy in maniera efficace, tanto da aver registrato un raddoppio delle esportazioni negli ultimi dieci anni (+92% nel periodo 2006-2016, contro il 72% delle esportazioni agroalimentari totali).

I formaggi, ovviamente, la fanno da padroni, grazie a 2,4 miliardi di euro di vendite estere nel 2016, e che incidono per l’82% sul valore totale dell’export lattiero-caseario, con tassi di crescita ottimi sia nel lungo periodo sia nell’ultimo anno.

Meta più battuta è quella dell’Unione Europea, che copre il 72% del valore totale, ma ora, ai mercati tradizionali si aggiungono anche quelli fuori Ue e extra-europei. Tra questi, spiccano Romania e Polonia, Norvegia, Svezia, Cina e Corea.
L’oriente si sta avvicinando a questo settore con curiosità e tassi di crescita vertiginosi, pari a +118% nel periodo 2013-2016, e le prospettive future sembrano essere altrettanto prolifiche.

Nel mercato dei prodotti caseari, l’Italia si trova al quarto posto, con una quota pari al 10%. Prima, almeno per ora, rimane la Germania con ilo 14%, seguita da Olanda e Francia entrambe al 12%.
Il nostro paese detiene la leadership di prezzo (6,23 euro/kg), con un netto distacco rispetto ai cugini d’oltralpe (4,42 euro/kg) e surclassando il prodotto tedesco (2,81 euro/kg). Ciò è dovuto ai formaggi di punta della produzione italiana, che hanno fatto diventare il Belpaese primo fornitore di Francia e Stati Uniti, con quote rispettivamente pari al 30% e al 24% nel mercato, terzo in Germania e Regno Unito e quarto in Giappone e Spagna.

Vera MORETTI

A Como riparte il bando Incubatore d’Impresa

La Camera di Commercio di Como ripropone, per la nona volta consecutiva, il bando Incubatore d’Impresa, rivolto, come sempre, agli aspiranti imprenditori o neo aziende, purché propongano idee innovative.
Obiettivo del bando è, infatti, sostenere la trasformazione di una buona idea in una vera e propria attività imprenditoriale, attraverso un percorso assistito all’interno dell’Incubatore certificato del Parco Scientifico Tecnologico ComoNExT di Lomazzo, che comprende la condivisione di spazi e risorse, la fruizione di servizi specialistici e degli ambienti, l’accesso a reti di conoscenze nonché la consulenza tecnica e manageriale.

Possono usufruire del bando gli aspiranti imprenditori e le microimprese o pmi attive da non più di 12 mesi.
Verranno selezionati al massimo cinque progetti, scelti considerando i criteri dell’innovazione e della fattibilità, e ad ognuno verranno erogati fino a 18.000 euro.

Anche questa edizione prevede un riconoscimento di punteggio alle aspiranti imprenditrici o neo imprese a prevalenza femminile, ma solo nella fase iniziale della selezione.

Le idee approvate verranno sostenute nell’aiuto alla stesura del business plan, nell’accesso a spazi lavorativi all’interno dell’Incubatore d’impresa ComoNExT, nell’individuazione di finanziamenti pubblici o privati per lo sviluppo della start up e nel supporto alla crescita dell’impresa attraverso consulenza, formazione e tutoring (percorsi formativi imprenditoriali; preparazione specialistica alla presentazione a investitori; analisi, valutazione e supporto per potenziali bandi; networking con altre aziende; accompagnamento in azioni commerciali; attività di assistenza e di consulenza specifiche nei settori tecnologici e brevettuali).

Il bando e la relativa modulistica sono disponibili sul sito web della Camera di commercio e sul sito web di ComoNExT .
Le domande potranno essere inviate a camera.commercio@co.legalmail.camcom.it firmate digitalmente, o spedite tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, presso la Camera di Commercio di Como in Via Parini 16 dal 3 aprile al 31 maggio 2017.

Vera MORETTI

La competitività delle aziende si misura anche con la banda larga

Le imprese, per essere competitive, devono anche utilizzare la banda larga veloce, che sicuramente ha il suo peso su sviluppo e produttività aziendale.

Purtroppo, anche in questo caso l’Italia fatica a stare al passo, poiché si trova al 25esimo posto tra i 28 paesi dell’Unione Europea per quanto riguarda l’avanzamento digitale e che si misura attraverso cinque componenti che sono connettività, capitale umano, uso di Interne, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali.

Se poi si considerano le imprese che hanno adottato la banda larga ad alta velocità, l’Italia scende al 27esimo posto, poiché la percentuale è del 15,2%, la metà rispetto alla media Ue. In questo caso, le migliori sono Spagna con il 38,4%, Germania con il 35,4% e Francia con il 21,7%.

L’Italia è il primo paese manifatturiero europeo per occupati nelle piccole imprese e sta registrando un recupero nell’accumulazione di capitale dopo anni di trend negativo. Secondo Istat, infatti, nel quarto trimestre 2016 il tasso di investimento delle società non finanziarie è salito al 20,5%, in salita di 1,2 punti rispetto al 19,3% del corrispondente trimestre 2015.
L’acquisizione di macchinari ad elevato contenuto digitale potrebbe, però, non manifestare a pieno i suoi effetti sull’efficienza dei processi di produzione se l’impresa non dispone di una adeguata connettività.

La riduzione del gap infrastrutturale indica come indice da raggiungere il 50% di copertura entro il 2020, che può essere raggiunto mediante investimenti cumulati nel periodo 2017-2020 per 12,7 miliardi di euro di cui 6,7 miliardi pubblici e 6,0 miliardi privati.

Vera MORETTI

Partite Iva in calo rispetto al 2016, soprattutto per le società di persone

Il Ministero dell’Economia ha reso noto che nel mese di febbraio sono state aperte 49.412 partite Iva, che rappresentano un dato in calo rispetto allo stesso mese dell’anno precedente del 4,8%.

Tra queste, il 70% è stato aperto da persone fisiche, il 24% da società di capitali e il 5,1% da società di persone. Non residenti e altre forme giuridiche sono pari allo 0,8%.
La flessione maggiore riguarda le società di persone (-14,5%) e per le persone fisiche (-5,7%) mentre risultano stabili gli avviamenti di società di capitali (-0,1%).

Riguardo alla ripartizione territoriale, circa il 43% delle nuove partite Iva si trova al Nord, il 22,2% al Centro e il 34,5% al Sud ed Isole.
I maggiori incrementi sono stati registrati in Basilicata (+52,8%), seguita, seppur con aumenti molto più esigui, da Calabria (+4%) e Sardegna (+1%); tutte le altre Regioni presentano diminuzioni, in particolare le Marche (-13,1%), la Provincia autonoma di Bolzano (-11,4%) e l’Abruzzo (-10,9%).

Da una comunicazione del Mef: “Sostanzialmente stabili guardando le fasce di età, le nuove aperture da parte degli under 35, mentre mostra un lieve aumento la quota femminile (il 37,5% delle aperture di febbraio). Il commercio continua a registrare il maggior numero di aperture di partite Iva (20,6% del totale), seguito dalle attività professionali (16,4%) e dall’agricoltura (10,9%). Rispetto al mese di febbraio dello scorso anno, tra i settori principali si registra un incremento delle nuove aperture nel comparto della sanità (+7,4%), delle attività professionali (+7%) e dell’istruzione (+5,1%), mentre il commercio (-15,4%), alloggio e ristorazione (-9,4%) e i servizi alle imprese (-8,1%) registrano i cali di avviamenti più vistosi. Il 37,4% delle nuove aperture (18.490 soggetti) ha aderito al regime forfettario, con un aumento dell’1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.

Vera MORETTI