Batterie non ricaricabili spariranno entro il 2027. Tutte le novità per il consumatore

Il Green Deal prevede che l’Unione Europea diventi neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Tra i punti del piano per raggiungere questo obiettivo vi è prima la riduzione e poi l’abolizione dell’uso delle batterie non ricaricabili.

Passi per arrivare al divieto di vendita delle batterie non ricaricabili

Le norme in scrittura sono contenute nel documento “EU regulatory framework for batteries”. Lo stesso ha già superato diversi step ed è in via di approvazione sotto forma di Regolamento. Il regolamenti dell’Unione Europea sono atti normativi di portata generale, ma soprattutto sono direttamente applicabili negli Stati Membri. Ciò implica che non è necessario attendere che gli Stati procedano a emanare norme di attuazione e di dettaglio.

Il primo passo verso l’eliminazione delle batterie non ricaricabili è davvero vicino infatti entro il 2023 dovrà essere modificata l’etichettatura. Sulle pile dovrà essere presente la dicitura “non ricaricabili” in modo chiaro ed inequivocabile. Il secondo passo dovrà invece essere compiuto entro il 2027, infatti proprio a partire da tale data dovrebbe essere vietata la vendita di pile non ricaricabili.

Novità per le batterie di smartphone e computer: sostituibili e sul mercato per almeno 10 anni

Questa però non è l’unica novità, infatti viene introdotto anche l’obbligo per i costruttori di impiegare nei vari dispositivi elettronici delle batterie che assicurino parametri minimi di qualità e durata e che siano facilmente sostituibili dai proprietari senza rovinare la batteria o il dispositivo.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione per quando riguarda dispositivi di uso comune come gli smartphone. I cellulari di vecchia generazione avevano tutti delle batterie ricaricabili facilmente sostituibili e così capitava che se la batteria era per un qualche motivo fuori uso, poteva comunque essere sostituita in modo semplice ed economico. Oggi invece i vari dispositivi hanno la batteria incorporata e nella maggior parte dei casi un intervento professionale per la sostituzione è economicamente poco vantaggioso. Lo stesso vale anche per i pc portatili di nuova generazione che non hanno la batteria facilmente staccabile dal proprietario, ma incorporata.

Le batterie ricaricabili per smartphone e altri dispositivi dovranno inoltre essere in vendita per almeno 10 anni. Questa importante norma dovrebbe entrare in vigore già dal 2024, quindi manca davvero poco.

Batterie ricaricabili e realizzate con materiali di riciclo

Queste non sono le uniche novità, infatti dal 2030 dovrebbe entrare in vigore la normativa che prevede l’uso di una percentuale minima di prodotti riciclati per la realizzazione di batterie. Tale percentuale è destinata a salire nel tempo. I materiali da recuperare sono piombo, cobalto e nichel. Particolare severità dovrà essere utilizzata anche nel sistema di raccolta delle batterie usate.

Il progetto normativo prevede anche che sia inserita una nuova categoria di batterie, cioè quella per i veicoli elettrici, e in particolare per le biciclette e i veicoli leggeri. Questa nuova categoria risponde all’esigenza di creare norme specifiche da applicare a una tipologia di batteria che sarà di uso sempre più frequente nei prossimi anni.

Queste norme si uniscono a quelle previste per il caricatore unico. Per saperne di più su tale normativa, leggi l’articolo: Unione Europea: arriva la proposta di legge per il caricabatterie universale

Buste paga più leggere a marzo, perché?

Le buste paga dei lavoratori pubblici e privati a marzo 2022 sono più leggere di quanto ci si aspettasse e, indubbiamente, se rapportate allo stesso mese del 2021. E nonostante sia stato introdotto l’Assegno unico per i figli in pagamento dall’Inps. Solo una famiglia su due riceverà l’assegno unico entro la fine del mese. Tutte le altre famiglie, invece, vedranno nell’immediato i soli tagli delle misure in vigore fino a poco tempo fa, come ad esempio l’Assegno per il nucleo familiare (Anf). Inoltre, la partenza dell’assegno unico per i figli coincide con la revisione delle aliquote e degli scaglioni dell’Irpef.

Confronto tra busta paga del 2022 e 2021: ecco quali sono le differenze

Prendendo in considerazione la busta paga di un operaio con coniuge e due figli minori a carico, secondo i calcoli effettuati da Il Sole 24 ore, si può calcolare su una retribuzione base di marzo 2021 pari a 1750 euro, le seguenti voci incluse nel cedolino:

  • la festività non goduta per 67 euro;
  • gli straordinari al 25% pari a 215 euro;
  • l’Assegno per il nucleo familiare (Anf) per 200 euro;
  • il contributo Ivs per meno 187 euro;
  • il contributo Cigs per 6,10 euro;
  • l’imponibile Irpef è pari a 1.840 euro al quale corrisponde un’aliquota Irpef del 24,28% pari a 447 euro, una detrazione per il lavoro dipendente di 95 euro, una detrazione per il coniuge di 57 euro e una detrazione per i figli a carico di 125 euro;
  • il totale delle ritenute Irpef è pari a 167 euro;
  • il trattamento integrativo della legge numero 21 del 2020 è corrispondente a 102 euro;
  • in totale il reddito netto del mese di marzo 2021 è uguale a 1.974 euro.

Busta paga marzo 2022: scompaiono l’Anf, le detrazioni per i figli e il trattamento integrativo L. 21 del 2020

La busta paga del mese di marzo 2022 è invece molto più ristretta rispetto a quella dello stesso mese di un anno fa. Scompaiono l’Assegno per il nucleo familiare (Anf), le detrazioni per i figli e il trattamento integrativo della legge numero 21 del 2020. Pertanto si avrà:

  • una retribuzione base di 1.798 euro;
  • straordinari al 25% pari a 234 euro;
  • i contributi Ivs pari a meno 187 euro;
  • il contributo Cigs pari a meno 6,10 euro;
  • l’esonero della quota di contributi previdenziali legge numero 234 del 30 dicembre 2021, comma 121, per oltre 16 euro, col segno positivo;
  • l’imponibile Irpef è di 1.856 euro;
  • l’Irpef lorda, ad aliquota del 23,65%, è pari a 439 euro;
  • le detrazioni per il lavoro dipendente sono pari a 193 euro;
  • detrazioni per il coniuge pari a 57 euro;
  • le ritenute Irpef pari a meno 188 euro.

Quale differenza della busta paga di marzo 2022 rispetto a quella di un anno fa?

Complessivamente, dunque, l’operaio riceverà a marzo di quest’anno un mensile netto inferiore di 305 euro rispetto a quello che ha percepito nella busta paga di marzo 2021. Tuttavia, se ha presentato domanda all’Inps dell’Assegno unico per i figli prima della fine di febbraio, l’operaio percepirà un’indennità pari a 350 euro. L’assegno viene corrisposto per la presenza di due figli minori a carico tramite accredito sul conto corrente bancario dell’operaio, oppure tramite carta prepagata o libretto postale.

Assegno unico per i figli, quando vengono pagate dall’Inps le indennità?

In merito al pagamento dell’Assegno unico per i figli, c’è da osservare che dallo scorso 23 marzo sono iniziati gli accrediti degli stipendi per circa 3,2 milioni di lavoratori del pubblico impiego. Da oggi, 29 marzo, iniziano i pagamenti degli stipendi dei lavoratori dei settori privati. In tutto circa 14,5 milioni di lavoratori. La busta paga con mensile più basso rispetto a un anno fa riguarda, dunque, i circa 3,5 milioni di contribuenti che non hanno presentato la domanda all’Inps per l’Assegno unico per i figli entro la fine dello scorso mese. Per chi percepisce il Reddito di cittadinanza, l’accredito dell’Assegno unico per i figli avverrà non prima del prossimo mese. È attesa una circolare Inps che faccia chiarezza sulle modalità di accredito dell’assegno.

 

 

Pensione: quando si applicano il calcolo retributivo, contributivo e misto?

Il sistema pensionistico italiano attualmente prevede tre sistemi di calcolo della pensione: contributivo, retributivo e misto. Questi si applicano a seconda del percorso assicurativo del lavoratore. Gli stessi comportano importi maggiori o minori. Vediamo ora quando si applicano.

Metodo contributivo, retributivo e misto

La prima cosa da sottolineare è che il sistema migliore per calcolare la pensione è il retributivo. Si tratta però di una misura in via di esaurimento e la data da tenere in mente è il 31 dicembre 1995. Un cosa è certa: chi ha iniziato a versare i primi contributi dopo il 1995 avrà la pensione calcolata solo con il metodo contributivo. Si tratta in genere di persone che nel 1995 avevano circa 18 anni, nati quindi nel 1977 considerando questa come età in cui si entra nel mondo del lavoro. Ci sono sicuramente persone nate prima che sono entrate nel mondo del lavoro dopo il 1995, quindi diciamo che questo è un riferimento abbastanza labile.

Il metodo retributivo: a quali categorie di pensione viene applicato?

La seconda opzione riguarda coloro che prima del 31 dicembre 1995 hanno maturato anzianità contributiva, in questo caso:

  • se gli anni di contributi sono meno di 18 (prima del 31 dicembre 1995), la pensione si calcola con il sistema retributivo per il periodo relativo e con il sistema contributivo per gli anni versati dal primo gennaio 1996 fino al momento della pensione.
  • Se gli anni di contributi versati prima del 31 dicembre 1995 sono almeno 18 c’è un trattamento di maggiore favore. In questo caso il calcolo con il sistema retributivo viene applicato per i contributi versati fino al 31 dicembre 2011.

Il metodo retributivo prevede il calcolo della pensione basandosi sulla media delle retribuzioni maturate rivalutate. In base alle indicazioni dell’INPS con il calcolo retributivo era possibile avere una pensione pari al 70% della retribuzione media percepita se si accede con 35 anni di contributi e l’80% della retribuzione media percepita nel caso in cui il lavoratore abbia maturato un’anzianità contributiva di 40 anni.

Il sistema contributivo

Il sistema contributivo, in base a quanto indicato dall’INPS, è più complesso, infatti prevede:

  • il calcolo della base imponibile annua, cioè la retribuzione annua versata dall’assicurato ogni anno;
  • si procede con il calcolo dei contributi versati ogni anno  moltiplicando la base imponibile per l’aliquota del 33% per i lavoratori dipendenti. Gli importi devono quindi essere rivalutati attraverso i dati elaborati dall’ISTAT e applicando un coefficiente di trasformazione legato all’età del lavoratore che vuole accedere alla pensione.
  • Il coefficiente aumenta all’aumentare dell’età, quindi chi cerca di accedere prima alla pensione, avrà comunque una pensione inferiore rispetto a chi accede all’età prevista per la pensione di vecchiaia.

Ricordiamo che per gli anni 2023 e 2024 non è previsto nessun adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita.

Attenzione alla pensione anticipata

Il calcolo pensionistico maggiormente favorevole è quello con il sistema retributivo e naturalmente il sistema misto. Proprio per questo è bene porre attenzione, infatti alcune forme pensionistiche agevolate richiedono la rinuncia al calcolo retributivo e l’applicazione del solo metodo di calcolo contributivo, succede ad esempio con Opzione Donna, per questo solitamente si afferma che chi sceglie di andare in pensione con Opzione donna perde circa il 30% dell’assegno.

Il calcolo contributivo non si applica invece alla pensione Precoci che si calcola in modo ordinario.

Caro bollette, tutti gli interventi a sostegno delle imprese

L’aumento dei prezzi energetici e il caro bollette sono al centro delle misure di sostegno delle imprese del decreto legge numero 21 del 2022, cosiddetto decreto “Energia”. Gli aiuti contemplano la  defiscalizzazione delle spese per l’energia elettrica e per il gas mediante riconoscimento di bonus fiscali e il sostegno all’autotrasporto. Fa parte del pacchetto anche la possibilità di rateizzare le bollette di maggio e giugno prossimo. Il decreto legge è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 21 marzo 2022, la numero 67.

Credito di imposta per l’acquisto di energia elettrica a favore delle imprese: in cosa consiste?

Una delle misure contenute nel decreto legge “Energia” è il bonus per il credito di imposta a favore delle imprese per le spese relative all’energia elettrica. Il bonus è pari al 12% dei costi sostenuti e va applicato ai costi del secondo trimestre del 2022 qualora il prezzo dell’energia elettrica, calcolato sulla media del primo trimestre del 2022, risulti aumentato del costo per kilowatt/ora di almeno il 30% rispetto al prezzo medio praticato al primo trimestre del 2019. Per beneficiare del credito di imposta le imprese devono essere dotate di contatori di energia elettrica di potenza pari o superiore ai 16,5 kilowatt.

Bonus per l’acquisto del gas, quando si applica il credito di imposta?

Sull’aumento dei costi del gas, il decreto “Energia” prevede un bonus consistente nel credito di imposta pari al 20%. Il calcolo deve essere fatto sul prezzo sostenuto nel primo trimestre del 2022 rispetto al medesimo periodo del 2019. Nel caso in cui i costi del gas abbiano subito un aumento superiore al 30%, l’impresa può utilizzare il credito di imposta sulle spese del gas relative al secondo trimestre del 2022.

Costi energia elettrica e gas, per le imprese energivore e gasivore aumentano i crediti di imposta

Per le imprese gasivore ed energivore, il decreto “Energia” aumenta la percentuale di credito di imposta riconosciuto per le spese di gas ed energia elettrica rispetto ai precedenti provvedimenti. Infatti, il credito di imposta delle imprese energivore aumenta dal 20% al 25%. Per le imprese a forte consumo di gas naturale la percentuale del bonus si incrementa dal 15% al 20%.

Bonus all’autotrasporto, in cosa consistono gli aiuti alle imprese?

Per il sostegno all’autotrasporto il governo ha previsto varie misure. Innanzitutto la clausola di adeguamento del corrispettivo. La formula prevede l’inserimento nei contratti relativi al trasporto della clausola di adeguamento dei corrispettivi per adeguarli agli aumenti dei costi dei carburanti. Quindi, nei contratti in forma scritta verrà inserita la clausola a favore dell’autotrasportatore di adeguare i corrispettivi nel caso in cui il costo dei carburanti aumenti di almeno il 2% rispetto al valore di riferimento immesso nel momento in cui si stipula il contratto.

Altre misure e bonus per il settore dell’autotrasporto

Inoltre, il governo ha stanziato per l’anno in corso 500 milioni di euro che andranno a favore di un fondo per calmierare i prezzi dei carburanti. Si prevede, inoltre, il rifinanziamento dei contributi per incentivare il trasporto delle merci tramite le ferrovie e via mare. Si procedere con lo stanziamento di 20 milioni di euro per ridurre i costi dei pedaggi autostradali e per dedurre forfettariamente le spese non documentate. Infine, per l’anno in corso le imprese di trasporto merci per conto terzi possono beneficiare dell’esonero del versamento dei contributi all’Autorità di regolazione dei trasporti.

Imprese, bollette energia elettrica a rate: in cosa consiste il bonus?

Sulle bollette di energia elettrica e di gas, il decreto “Energia” prevede la possibilità di rateizzare il costo dei consumi in 24 rate mensili. La rateizzazione può essere fatta su richiesta sui costi relativi ai mesi di maggio e giugno prossimi.

 

 

Contratti di sviluppo a valere sul PNRR: quali aziende possono avvalersene?

Il PNRR prevede lo stanziamento di 3,1 miliardi di euro volti a rafforzare il sistema produttivo. Al fine di dare attuazione a tale obiettivo dal giorno 11 aprile le imprese potranno proporre istanza per accedere a tali fondi attraverso i contratti di sviluppo.

Contratti di sviluppo a valere sul PNRR

Le misure previste dal PNRR sono state rese operative attraverso due decreti del MISE (Ministero per lo Sviluppo Economico) pubblicato il 25 marzo 2022. La prima cosa da sottolineare è che le risorse di 3,1 miliardi di euro saranno gestite attraverso la piattaforma di Invitalia www.invitalia.it . Le domande potranno essere presentate dalle ore 12:00 del giorno 11 aprile 2022. Il ministro Giorgetti al momento della presentazione del bando ha sottolineato che si tratta di strumenti che creano anche sviluppo e occupazione riducendo di fatto l’impatto economico e sociale della transizione digitale e green. Inoltre queste misure sono in grado di calmierare gli effetti della guerra in Ucraina.

Quali aziende possono accedere ai contratti di sviluppo?

I contratti di sviluppo sono destinati a particolari tipologie di aziende. Si tratta di:

  • imprese delle filiere produttive strategiche;
  • imprese che operano nei settori delle energie rinnovabili;
  • attività che operano nel comparto batterie.

Quali sono le imprese delle filiere produttive strategiche?

La prima cosa da fare a questo punto è definire quali sono le filiere produttive strategiche. Il primo decreto direttoriale è rivolto esclusivamente ad esse. In base al decreto direttoriale del 13 gennaio 2022 sono quelle che operano:

I contratti di sviluppo in favore delle imprese che lavorano nelle filiere produttive e strategiche prevedono che il 40% dei fondi vada in favore di imprese localizzate nelle Regioni del Sud Italia. Inoltre il sostegno segue la misura Misura M1C2 Investimento 5.2 del PNRR.

In fase di presentazione del progetto attraverso la piattaforma Invitalia le imprese devono garantire il rispetto del principio Principio DNSH ovvero di non arrecare un danno significativo. In merito a ciò, il decreto all’articolo 3 prevede anche che l’impresa debba impegnarsi, in caso di bisogno di aumento occupazionale, a provvedere, dove possibile, attraverso l’assunzione di:

  • percettori di forme di sostegno al reddito;
  • disoccupati a seguito di procedure di licenziamento collettivo;
  • lavoratori coinvolti in tavoli di crisi presso il MISE.

Successivamente, in fase istruttoria, al fine di distribuire i fondi, Invitalia valuterà:

  • competitività e resilienza delle filiere produttive;
  • modalità di tagging digitale ( modalità attraverso cui l’impresa intende contribuire all’obiettivo climatico e digitale, al superamento del gender gap e obbligo di protezione e valorizzazione dei giovani);
  • rispetto del divieto del doppio finanziamento;
  • coerenza tra i vincoli temporali previsti dal PNRR e lo sviluppo del progetto presentato;
  • l’applicazione degli orientamenti tecnici espressi dalla Commissione Europea 2021/C280/01.

I contributi riconosciuti potranno essere revocati in tutto o in parte nel caso in cui in seguito a verifiche dovesse emergere il mancato rispetto del principio di non arrecare danno significativo.

Con successive circolari saranno indicate le norme di dettaglio per i contratti di sviluppo.

Contratti di sviluppo per le imprese dei settori rinnovabili e batterie

Il secondo decreto si occupa dei finanziamenti per i contratti di sviluppo rivolti alle imprese impegnate nel settore delle energie rinnovabili e batterie a valere sulla misura Misura M1C2 Investimento 5.1.

In questo caso gli incentivi sono rivolti allo sviluppo di tecnologie per la produzione di energie rinnovabili con investimenti in :

  • moduli fotovoltaici;
  • industria eolica con aerogeneratori di nuova generazione di taglia medio-grande;
  • settore batterie con accumulo elettrochimico.

Anche in questo caso nella fase di presentazione deve essere garantito il principio di “non arrecare un danno significativo”. Sono previsti gli stessi limiti occupazionali che abbiamo visto in precedenza. Dove possibile, tenuto conto della formazione necessaria per le varie figure professionali da assumere, devono essere preferiti disoccupati, percettori di RdC e lavoratori coinvolti in crisi di aziende al tavolo del MISE.  A differenza dei contratti di sviluppo previsti al punto precedente, qui non solo è presente la data di apertura della piattaforma per l’invio delle domande, ma è prevista anche la data di chiusura della stessa. Sarà possibile inviare domande fino alle ore 17.00 del giorno 11 luglio 2022.

Per poter accedere ai finanziamenti è necessario che l’attività sia caratterizzata da un progetto di ricerca e sviluppo e che ci sia un aumento della capacità di generazione di energia prodotta per le filiere eolica e fotovoltaico. Per il settore delle batterie vi deve essere un aumento della capacità di accumulo. Al fine di valutare l’accessibilità all’agevolazione/finanziamento Invitalia dovrà effettuare controlli inerenti il divieto di doppio finanziamento, la coerenza tra il progetto presentato e il PNRR e la fattibilità dal punto di vista temporale avendo riguardo alle tempistiche del PNRR.

Cosa prevedono i contratti di sviluppo

I contratti di sviluppo sono una misura articolata e prevedono l’accesso a finanziamenti agevolati, contributi in conto impianti, contributi diretti alla spesa, contributi in conto interessi.

Dal MISE infine arriva la conferma che a breve saranno pubblicati i bandi per la costruzione di autobus elettrici a cui sono destinati ulteriori 300 milioni di euro.

Si possono scaricare i due bandi sul sito del Ministero per lo Sviluppo Economico alla pagina: https://www.mise.gov.it/index.php/it/per-i-media/notizie/it/198-notizie-stampa/2043275-pnrr-dall-11-aprile-le-domande-per-i-nuovi-contratti-di-sviluppo

Contratti di sviluppo 2022, dall’11 aprile le nuove domande

Contratti di sviluppo 2022 sempre più operativi per le imprese. A partire dall’11 aprile 2022 potranno essere presentate le domande.

Contratti di sviluppo 2022, il PNRR sostiene la competitività

Buone notizie per le nostre imprese. Al via le nuove agevolazioni con una risorsa finanziaria pari a 3.1 miliardi di euro. A partire da lunedì 11 aprile 2022 le imprese potranno presentare la domanda di agevolazione. Dunque possono presentarle le imprese operanti nella filiera industriale strategica e innovative. Ma le attività devono operare nei settori delle energie rinnovabili e delle batterie, attraverso lo strumento dei nuovi contratti di sviluppo, già ben noti.

Ma non finisce qui perché a breve saranno pubblicati alcuni bandi per la costruzione di autobus elettrici a cui sono destinati altri 300 milioni di euro. Lo scopo del Ministero dello sviluppo economico è quello di favorire la creazione di una filiera autonoma in Italia che non si limiti al solo assemblaggio.

Contratti di sviluppo 2022, le filiere produttive

Le domande di agevolazioni, che dovranno essere presentate all’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa S.p.A. – Invitalia, dovranno avere ad oggetto la realizzazione di programmi di sviluppo concernenti le filiere produttive strategiche individuate dal decreto 13 gennaio 2022.

Tuttavia i modelli per la presentazione delle domande devono essere presentate nella sezione dedicata all’interno del sito internet di Invitalia. Inoltre i soggetti che abbiano già presentato a Invitalia domande sospese per carenza di risorse finanziarie potranno presentare istanza di finanziamento. E sono risorse che fanno parte dell’Investimento 5.2 “Competitività e resilienza delle filiere produttive” del PNRR. Ma a condizione che abbiano ad oggetto programmi di sviluppo coerenti con le finalità ed i requisiti di cui al decreto 13 gennaio 2022.

Rinnovabili e batterie, quali sono i progetti da finanziare

Anche in questo caso le istanze devono essere presentate a Invitalia. Ma attraverso la priorità all’idoneità dei programmi industriali a sviluppare. Ma anche per consolidare e rafforzare le catene del valore nazionali nel settore delle energie rinnovabili e delle batterie. Anche al fine di preservare la sicurezza e la continuità delle forniture e degli approvvigionamenti. Ma le domande andranno valutate con riferimento alla sussistenza delle seguenti caratteristiche, con preferenza per quelli che ne presentino più di una contestualmente:

  1. collocazione prevalente nel settore upstream delle filiere;
  2. contributo fornito all’aumento della capacità di generazione prodotta per le filiere dell’eolico e del fotovoltaico (W/anno) o alla capacità di accumulo per quella delle batterie (Wh/anno);
  3. presentazione da parte di una pluralità di imprese, rappresentative di diversi settori della filiera;
  4. presenza di un progetto di ricerca, sviluppo e innovazione nell’ambito del programma presentato.

Le agevolazioni in cosa consistono?

Le agevolazioni per le imprese possono essere concesse in diverse forme, anche se in combinazione tra loro. Dunque possiamo così elencarle:

  • contributo diretto alla spesa;
  • finanziamento agevolato nei limiti del 75% delle spese ammissibili;
  • contributo in conto interessi;
  • contributo in conto impianti.

Tuttavia le agevolazioni sono determinate in base alla tipologia del progetto, alla localizzazione e alle dimensioni delle imprese. Pertanto mancano davvero pochi giorni, e l’11 aprile è alle porte, quindi occorre che le imprese interessate siano pronte. Le domande saranno valutate in ordine cronologico di arrivo.

 

 

Controllo modello 730, le novità del 2022

Cambiano anche i controlli del modello 730 precompilato, per via della modifica dell’Irpef. La profonda riforma fiscale non poteva non influire anche sul 730 e nello specifico sui controlli del 730.
Con il nuovo modello 730 precompilato, nuovi controlli fiscali quindi. Soprattutto quelli previsti per la modifica delle spese detraibili.

Modificare le spese detraibili nel modello 730 2022, cosa accade?

I controlli sul modello 730 precompilato cambiano radicalmente. E sono meno rigidi e profondi rispetto al passato. Cambia molto anche nel momento in cui il contribuente interessato va a modificare le spese detraibili che il Fisco mette già nella precompilata.
Le correzioni sono annesse adesso. O meglio, correggere un dato è possibile senza che necessariamente scatti il controllo di tutti i dati della dichiarazione dei redditi. Il Fisco potrà approfondire il controllo documentale, che resta assai probabile se il contribuente modifica la precompilata. Ma potrà chiedere le pezze giustificative solo sul dato modificato e non su tutti i dati della dichiarazione. In passato invece il controllo era destinato a tutto il 730 precompilato.

Cosa ha cambiato il decreto Fiscale

Le novità della nuova dichiarazione dei redditi precompilata 2022, quella riferita al 2021, nasce con il Decreto fiscale 2022. Parliamo del classico collegato alla Legge di Bilancio. L’intervento del contribuente, in rettifica dei dati sugli oneri detraibili e deducibili forniti all’Agenzia delle Entrate e pre inseriti  nella precompilata, porta al controllo formale e documentale ma solo su quei dati corretti e non su quelli accettati dal contribuente.
Una informazione utile questa, dal momento che stiamo per entrare nel vivo della nuova stagione reddituale. E i contribuenti sono alla ricerca di comprendere le novità introdotte dalla riforma del Fisco.

Nuovo 730, le date utili

Se il decreto Fiscale ha introdotto novità in materia di Irpef e detrazioni, il decreto Sostegni ter ha già prodotto una importante proroga della nuova stagione del 730. Inizialmente doveva essere il 30 aprile la data a partire dalla quale il Fisco avrebbe dovuto mettere a disposizione dei contribuenti, i relativi modelli precompilati. Modificare il modello 730 quest’anno potrà essere fatto solo dal 23 maggio. Sarà proprio quella la data in cui l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione dei contribuenti, il modello precompilato.

Esoneri controlli formali e altre novità

Come al solito, se le modifiche relative alla versione precompilata del modello 730 del 2022 producono un cambiamento del reddito imponibile o dell’imposta dovuta, il controllo formale scatta in automatico.
La novità riguarda una nutrita fetta di contribuenti. La versione precompilata è utilizzata da molti di loro. Infatti nel 2020 sono stati poco meno di 4 milioni i contribuenti che hanno usato la versione precompilata del modello 730. E un contribuente su 5 tra quelli che si sono affidati al 730 precompilato, hanno optato per l’invio senza correzioni, che mette al riparo da controlli.
Infatti, accettare la dichiarazione precompilata senza effettuare modifiche, direttamente dal cassetto fiscale o anche tramite Caf o tramite intermediario abilitato all’assistenza fiscale, l’Agenzia delle Entrate non esegue alcun controllo formale.
Quando il contribuente modifica il 730 in maniera tale da incidere sulla determinazione del reddito imponibile o dell’imposta da versare, non di può non imbattersi nel controllo formale.

Benzina e gasolio tornano a salire, ecco cosa c’è da aspettarsi

Benzina e gasolio tornano a salire, l’effetto della eliminazione delle accise non sembra aver sorbito l’effetto sperato, ecco perché.

Benzina e gasolio, le variazioni dei prezzi

I prezzi di benzina e gasolio ritornano a salire, anche se pochi centesimi. Ad oggi i prezzi si attestano per la benzina, a 1,842 euro per il self service e a 1,971 euro per il servito. Mentre per il diesel il costo è pari a 1.833 euro per il self service e 1,967 euro per il servito. Tra giovedì e venerdì scorso si registrano circa 6 centesimi in più, che però vanno a diminuire gli effetti dell’abolizione delle accise, scelta effettuata dal Governo per tentare di abbassare i costi da sostenere al distributore.

Uno dei motivi dell’aumento dei costi è dovuto all’aumento introdotto da molte compagnie petrolifere. Tuttavia nel mercato internazionale stamattina il valore d’acquisto del petrolio è diminuito. Infatti occorrono circa 109.27 dollari al barile per il petrolio. A dire il vero anche il gas ha subito una diminuzione che si attesta a 106, 21 euro per megawattora.

Benzina e gasolio il problema dei contratti in euro

Altro problema dell’aumento del prezzo deriva dagli effetti della guerra tra la Russia e l’Ucraina. Tuttavia sembra che in questo momento il passaggio del gas attraverso l’Ucraina stia procedendo con regolarità. Però vi sono tensioni in quanto la Russia vorrebbe che le sue materie prime venissero pagate in Rubli russi, ma sembra davvero impossibile ed ecco il perché.

Secondo l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, i pagamenti continueranno in Euro. Il motivo è molto semplice, e riguarda i contratti. Questi sono stati infatti firmati e sottoscritti con la previsione di pagamenti in Euro. Quindi significherebbe rifarli di sana pianta, invalidando i precedenti. Inoltre, forse è arrivato il momento di guardare al continente Africano per maggiori approvvigionamenti di gas e di altre energie.

Anche i paesi del G7 hanno detto che chiedere il pagamento in rubli per il gas russo è “inaccettabile” e mostra che il presidente russo Vladimir Putin ha “le spalle al muro”. Lo ha detto il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck in una dichiarazione resa nota da Berlino in quanto presidente di turno. “Tutti i ministri del G7 hanno convenuto che si tratta di una chiara violazione unilaterale dei contratti esistenti (…) il che significa che un pagamento in rubli non è accettabile”, ha detto Habeck dopo una riunione virtuale con i suoi omologhi del G7.

La situazione in Italia, a causa dell’aumento dei prezzi

Nel frattempo l’Italia si trova in una situazione economica difficile. Subito dopo il rallentamento delle misure da Covid-19 il nostro paese stava cominciando a riprendersi con vigore. Ma le famigli e le imprese pagano lo scotto di quello che sta accadendo. Secondo Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli affari economici e monetari nella Commissione Von der Leyen, dobbiamo cercare di limitare gli impatti di questa crisi.

Non solo, ma ci si aspetta ancora una crescita che si attesta attorno al 4%. Anche se occorre aumentare gli investimenti, le sforzi e gli aiuti alle imprese. Inoltre i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono quanto mai attuali e importanti per la crescita economica. Infine le famiglie continuano a fare i conti con l’aumento dei prezzi soprattutto di pane, pasta, farina, grano, frutta. Ed in alcuni supermercati l’acquisto dell’olio di semi è contingentato, in quanto carente.

Cessione dei crediti di imposta dopo il 26 febbraio, come funziona?

Come funziona il meccanismo della cessione dei crediti di imposta e dello sconto in fattura per il superbonus 110% e per gli altri bonus edilizi dopo il 26 febbraio 2022? La possibilità di esercitare una delle due opzioni è stata rivista nel tempo dopo la formulazione originaria del decreto legge numero 34 del 2020. L’articolo 121 permetteva di cedere senza limiti il credito di imposta dopo l’esecuzione dei lavori per sfruttare le agevolazioni edilizie. A causa delle irregolarità riscontrate soprattutto sulla cessione dei crediti di imposta si è dato vita a vari interventi correttivi.

Cessione dei crediti di imposta, quali sono gli ultimi interventi normativi?

Dapprima, sulla cessione del credito di imposta è intervenuto il decreto legge numero 157 del 2021 (il cosiddetto “decreto Antifrodi“); poi il decreto legge numero 4 del 2022 (il decreto “Sostegni Ter”); infine il decreto legge numero 13 del 2022 (il decreto “Frodi”). Come si può intuire, i vari provvedimenti hanno profondamente modificato il quadro delle cessioni del credito di imposta e dello sconto in fattura ridisegnando una nuova disciplina a sostegno della legalità dello strumento di moneta fiscale.

Cosa avviene con la comunicazione della cessione del credito di imposta o dello sconto in fattura?

Pertanto, cosa avviene con la nuova disciplina quando si comunica di voler utilizzare una delle due opzioni conseguenti agli interventi in edilizia del superbonus 110% e degli altri bonus edilizi minori dello sconto in fattura o della cessione del credito di imposta? Le due comunicazione sono essenziali per determinare le agevolazioni fiscali spettanti a partire dal 26 febbraio 2022, giorno nel quale sono entrate in vigore le norme del decreto legge numero 13 del 2022 (decreto “Frodi”).

Sconto in fattura su superbonus 110% e altri bonus edilizi: come avviene?

Nel caso di applicazione dello sconto in fattura in conseguenza di interventi rientranti nel superbonus 110% o di altri bonus edilizi, i fornitori che lo hanno applicato possono, a loro volta, cedere il conseguente credito di imposta a qualunque soggetto. Si tratta, in questo caso, della prima cessione del credito maturato a seguito dell’applicazione dello sconto in fattura. Dopo la prima cessione, il cessionario che riceve il credito di imposta può procedere con una nuova cessione. Si tratta della seconda cessione che deve, però, essere fatta soltanto verso soggetti abilitati e vigilati.

Sconto in fattura del superbonus 110% e bonus edilizi: cosa avviene dalla seconda cessione del credito?

I soggetti abilitati e vigilati a ricevere il credito di imposta maturato a seguito dello sconto in fattura, a partire dalla seconda cessione, sono:

  • le banche e gli istituti di intermediazione finanziaria;
  • le società appartenenti a un gruppo bancario;
  • le imprese di assicurazione.

Sempre verso i soggetti abilitati, si può procedere con una terza e ultima cessione del credito di imposta maturato. Non vi sono, pertanto, altre operazioni di cessione di credito di imposta al superamento della terza.

Cessione del credito di imposta per il superbonus 110% e altri bonus edilizi: ecco come funziona dal 26 febbraio 2022

Nel caso di scelta dell’altra opzione per ottenere il beneficio fiscale derivante da interventi in superbonus 110% o per altri bonus edilizi, ovvero la cessione del credito di imposta, il beneficiario può trasferire a chiunque, come prima cessione, il credito maturato. Il cessionario, che riceve il credito di imposta, lo può a sua volta traferire (seconda cessione) a un soggetto abilitato e vigilato. Il decreto “Frodi”, per le operazioni dal 26 febbraio 2022, permette anche una terza cessione, sempre nei riguardi di un soggetto abilitato e vigilato. Non vi sono altre cessioni del credito di imposta che si possono effettuare ulteriori alla terza.

Cosa avviene per i crediti di imposta per comunicazioni entro il 25 febbraio 2022?

Per le cessioni dei crediti di imposta con comunicazione di opzione trasmessa entro il 25 febbraio 2022 (giorno precedente a quello di entrata in vigore del decreto “Frodi”), l’Agenzia delle entrate ha pubblicato le Faq in data 17 marzo su come comportarsi. In particolare, l’Agenzia delle entrate ha chiarito che nel caso di prima cessione da parte del beneficiario della detrazione fiscale conseguente ai lavori di superbonus 110% o di altri bonus edilizi (o anche di sconto in fattura), il credito maturato può essere ceduto un’unica volta a qualsiasi soggetto.

Seconda e terza cessione del credito di imposta per comunicazioni dal 17 febbraio 2022

Successivamente si può procedere a due ulteriori cessioni a soggetti abilitati e vigilati. La prima cessione deve essere stata comunicata all’Agenzia delle entrate a partire dal 17 febbraio 2022 per poter procedere con le altre due cessioni. Se si tratta dello sconto in fattura a essere stato comunicato a partire dal 17 febbraio 2022, allo si può procedere con una sola cessione a qualsiasi soggetto più ad altre due successive cessioni del credito di imposta ma solo a soggetti vigilati e abilitati.

Cessioni del credito di imposta per bonus e superbonus edilizi con comunicazione entro la data del 16 febbraio 2022

Se la comunicazione all’Agenzia delle entrate della scelta dell’opzione della cessione del credito di imposta o dello sconto in fattura per lavori in superbonus e bonus edilizi è avvenuta entro il 16 febbraio 2022 ed è successiva alla prima cessione, si può procedere nel seguente modo:

  • una successiva cessione verso qualunque soggetto più eventuali due cessioni ma solo a soggetti abilitati e vigilati;
  • se la comunicazione delle cessioni successive alla prima è avvenuta entro il 16 febbraio 2022 e la cessione a qualunque soggetto è stata comunicata all’Agenzia delle entrate a partire dal 17 febbraio 2022, il credito di imposta può essere oggetto di ulteriori due cessioni ma solo a soggetti abilitati e vigilati.

Alternanza Scuola- Lavoro: come possono registrarsi le aziende

L’Alternanza Scuola-Lavoro, il cui nome con la legge di bilancio 2020 è in realtà stato cambiato in “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”  è stata introdotta dalla manovra denominata La Buona Scuola (legge 107 del 2015) e prevede che i ragazzi impegnati nell’ultimo triennio delle scuole superiori di secondo grado svolgano un periodo di “lavoro” in azienda. Vedremo ora le aziende come possono essere inserite in questo percorso formativo.

Chi può iscriversi nel Registro Nazionale Dell’Alternanza Scuola -Lavoro?

La legge 107 del 2015 prevede che i ragazzi svolgano un periodo presso un’azienda al fine di affinare le competenze acquisite a scuola e avere un primo impatto con il mondo del lavoro. Gli studenti possono scegliere tra varie aziende che comunque sono afferenti rispetto al piano di studi, ma le aziende come possono proporsi per offrire il servizio?

Per loro è attiva la piattaforma del Ministero dell’Istruzione con il Registro Nazionale dell’Alternanza Scuola-Lavoro. Si tratta di una vera e propria banca dati. Possono inoltrare la loro proposta:

  • Enti pubblici e privati;
  • professionisti;
  • organizzazioni;
  • aziende;
  • enti del terzo settore;
  • ordini professionali;
  • istituti pubblici e privati operanti nei settori del patrimonio e delle attività culturali, artistiche e musicali, nonché con enti che svolgono attività afferenti al patrimonio ambientale o con enti di promozione sportiva riconosciuta dal CONI.

La registrazione avviene al portale https://scuolalavoro.registroimprese.it/rasl/home

Naturalmente tutti i soggetti coinvolti hanno degli obblighi e tra questi anche la struttura ospitante che deve essere in regola con le norme sulla sicurezza previste dal decreto legislativo 81 del 2008. Inoltre devono assicurare la presenza di un tutor che possa seguire il percorso di crescita personale e professionale degli studenti. Il numero dei tutor dipende dal livello di rischio dell’azienda. Di conseguenza devono assicurare un numero di tutor:

  • 1 tutor ogni 5 studenti per i settori ad alto rischio;
  • per i settori a medio rischio 1 tutor ogni 8 studenti ;
  • 1 tutor ogni 12 studenti per i settori a basso rischio.

Ecco come le aziende possono iscriversi nel Registro Nazionale dell’Alternanza Scuola – Lavoro

La struttura ospitante nell’iscrizione al Registro Nazionale dell’Alternanza Scuola – Lavoro deve indicare il numero massimo di studenti che può ospitare.

Spetterà all’Ufficio Scolastico verificare che siano rispettate tutte le norme previste e che di conseguenza la struttura ospitante rispetti le norme su sicurezza e igiene sul luogo di lavoro, predisponga un sistema di accoglienza che offra anche un corso di formazione sulle norme di sicurezza sul luogo di lavoro al momento dell’ingresso in azienda e sarà tenuto al pagamento delle varie assicurazioni tra cui quella INAIL.

L’iscrizione al Registro per l’alternanza Scuola – lavoro è totalmente gratuita. Il progetto formativo presentato deve contenere l’indicazione :

  • del numero massimo di studenti che è possibile accogliere;
  • dei periodi dell’anno in cui è possibile ospitare gli studenti;
  • l’indicazione del tipo di percorso formativo e professionale che si vuole offrire.

L’articolo 33 della legge 107 del 2015, stabilisce il numero di ore previsto, lo stesso è stato oggetto di modifica con la legge di bilancio 2020. Attualmente le ore previste sono:

  • 210 ore per coloro che frequentano scuole professionali;
  • 150 ore per chi frequenta istituti tecnici;
  • 90 ore per gli studenti dei licei.

Sebbene ci sia l’abitudine di chiamare il progetto Alternanza Scuola-Lavoro, con la stessa legge di bilancio si è provveduto a cambiare il nome, ora è Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”.

Al termine del percorso l’ente ospitante dovrà certificare le competenze acquisite dallo studente all’interno del progetto di Alternanza Scuola-Lavoro.

Per conoscere gli obblighi per la sicurezza ricadenti sui vari soggetti coinvolti, leggi la guida Alternanza Scuola Lavoro e obblighi delle aziende in materia di sicurezza