Imprenditoria femminile 2022, a breve, il via per la richiesta degli incentivi

Imprenditoria femminile 2022 sempre più incentrata sull’innovazione e a breve sarà possibile richiedere anche degli incentivi.

Imprenditoria femminile 2022, da quando si potranno richiedere gli incentivi

Le donne sempre più al centro dell’imprenditoria innovativa. Infatti prende il via il Fondo del Ministero dello sviluppo economico a favore delle donne imprenditrici. Proprio per le donne che vogliono avviare o rafforzare nuove attività imprenditoriali per realizzare progetti innovativi. I campi di interesse sono quelli legati al settore dell’artigianato, dell’industria, turismo, commercio e la trasformazione di prodotti agricoli.

La dotazione finanziaria per questa misura è pari a 200 milioni di euro, proprio per aiutare le donne a portare avanti le loro idee imprenditoriali. Inoltre l’avvio di nuove attività imprenditoriali sarà supportato con azioni dirette ad affiancare le donne nel percorso di formazione ma anche attraverso servizi di assistenza tecnico-gestionale della misura.

Quali attività sono finanziate nel programma imprenditoria femminile 2022?

Oltre a quanto detto le iniziative devono seguire i seguenti parametri:

  • essere realizzate entro ventiquattro mesi dalla data di trasmissione del provvedimento di concessione delle agevolazioni;
  • prevedere spese ammissibili non superiori a 250.000,00 euro al netto d’IVA per i programmi di investimento che prevedono la costituzione e l’avvio di una nuova impresa femminile. Comunque le spese devono essere non superiori a 400.000 euro al netto d’IVA. In questo caso per i programmi di investimento volti allo sviluppo e al consolidamento di imprese femminili.

Forma e misura delle agevolazioni

La misura e la forma delle agevolazioni sono articolate in funzione delle linee di azione e dell’ammontare delle spese ammissibili e previste nei programmi di investimento. Tuttavia, in dettaglio si può precisare che:

  • per gli incentivi per la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili, le agevolazioni assumono la sola forma del contributo a fondo perduto per un importo massimo pari a:

a) 80% delle spese ammissibili e comunque fino a 50.000 euro per i programmi di investimento che prevedono spese ammissibili non superiori a 100.000 euro;

b) 50% delle spese ammissibili per i programmi di investimento che prevedono spese ammissibili superiori  100.000 euro e fino a 250.000 euro

  • per gli incentivi per lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili, le agevolazioni assumono la forma sia del contributo a fondo perduto sia del finanziamento agevolato e sono articolate come di seguito indicato:
    • per le imprese femminili costituite da non più di 36 mesi alla data di presentazione della domanda di agevolazione, le agevolazioni sono concesse fino a copertura dell’’80% delle spese ammissibili, in egual misura in forma di contributo a fondo perduto e in forma di finanziamento agevolato;
    • e per le imprese femminili costituite da oltre 36 mesi alla data di presentazione della domanda di agevolazione, le agevolazioni sono concesse in relazione alle spese di investimento. Mentre le esigenze di capitale circolante costituenti spese ammissibili sono agevolate nella forma del contributo a fondo perduto.

Da quando è possibile presentare la domanda?

A partire da maggio 2022 sarà possibile presentare le domande per richiedere i contributi a fondo perduto e per i finanziamenti agevolati. Ecco il calendario completo da seguire:

  • dalle ore 10 del 5 maggio 2022 prevista la compilazione delle domande per l’avvio di nuove imprese femminili o costituite da meno di 12 mesi. Mentre lo sportello per la presentazione sarà attivo dalle ore 10 del 19 maggio 2022;
  • dalle ore 10 del 24 maggio 2022 al via la compilazione delle domande per le imprese già avviate, quindi oltre i dodici mesi dall’apertura. Mentre la presentazione è prevista dalle ore 10 del 7 giugno 2022.

Tuttavia anche in questo caso le domande saranno gestite da Invitalia per conto del Ministero dello sviluppo economico, come già accaduto per gli altri incentivi. Infine con prossimi provvedimenti ministeriali verranno infine rifinanziate le altre misure già avviate come Imprese oltre nuove imprese a Tasso zero (Imprese On) a supporto della creazione di piccole e medie imprese e auto imprenditorialità, Smart e star a supporto delle start e PMI innovative.

 

 

Incentivi, aiuti e fondo perduto per acquistare macchine agricole per le imprese del settore

Nuovi aiuti e nuovi incentivi in agricoltura, tra vecchi strumenti e novità assolute come emerso dall’ultima legge di Bilancio. Come si legge sul sito incentiviagricoltura.it, le misure in favore della imprese agricole sono davvero tante. Si parte naturalmente dal credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali e in tecnologia 4.0. Le macchine agricole agevolate sono uno dei beni di primaria necessità per gli imprenditori agricoli. E le nuove tecnologie con le nuove produzioni si sposano bene e pretendono investimenti e innovazione da parte degli imprenditori. Gli incentivi si incastonano proprio in questa sopraggiunta necessità.

Nuovo credito d’imposta 2022, ancora incentivi per il mondo agricolo

Un credito di imposta è uno strumento che dietro uno sconto fiscale fa recuperare soldi a chi li spende per alcuni investimenti o acquisti incentivabili. Questo vale anche nel mondo dell’agricoltura, uno dei settori più gravemente vessati dalla crisi Covid. Nello specifico alla voce credito di imposta in agricoltura ci sono per l’anno 2022:

  • Credito di imposta pari al 40% dell’investimento e fino alò tetto massimo di 2,5 milioni di euro per macchine agricole con tecnologia 4.0;
  • Credito di imposta fino in misura pari al 6% dell’investimento e fino al tetto  massimo di 2 milioni di euro per tutte le altre macchine agricole acquistabili.

Il credito di imposta non vale solo sull’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef), ma losi può sfruttare in compensazione sui modelli di pagamento F24 anche per Iva, Imu, Ires e Irap.

Il supporto alle imprese ed alle Partite Iva del settore che necessitano di approvvigionarsi di nuovi beni strumentali   di beni ordinari, sia in tecnologia 4.0 che non, è alla base di questa importante misura.

Il credito di imposta di cui parliamo, è aperto a imprese agricole italiane e naturalmente, residenti nel territorio della penisola. Non ci sono particolari vincoli di forma giuridica dal momento che questi incentivi possono riguardate tanto le società, che le ditte individuali. Inoltre non c’è alcun collegamento al regime fiscale adoperato o alla dimensione dell’azienda.  Dentro anche coloro che effettuano attività di conto terzi per esempio, che è​ un importante spaccato del settore agricolo.

Le macchine agricole incentivabili

E veniamo alla parte forse più importante, che resta quella delle macchie agricole a cui si può concedere l’incentivo, cioè i beni incentivabili. L’incentivo al 6% fino al tetto massimo di 2 milioni di euro può riguardare qualsiasi macchina agricola, a prescindere dal livello tecnologico della stessa, purché sia nuova e non usata. Naturalmente per godere dell’incentivo del 40% prima citato, fino al tetto massimo di 2,5 milioni di euro, le macchine agricole e le attrezzature incentivabili non possono che essere quelle con tecnologia almeno 4.0.

Per capire di cosa si parla, niente di meglio che analizzare cosa si intende per macchine 4.0.Essi devono essere trattori, mietitrebbie e simili, dotate di tecnologia atta al trasferimento dei dati, di strumenti di guida autonoma, con strumenti elettronici al volante o di guida idraulica. Interconnessione ed automazione quindi alla base del poter considerare 4.0 una macchina agricola.

Il credito di imposta e come fare per sfruttarlo

Per poter sfruttare la possibilità occorre avviare una particolare procedura. Se l’investimento è al di sotto dei 300.000 euro, basta una autocertificazione da parte degli interessati al credito di imposta. Se invece si tratta di beni per un valore superiore a  300.000 euro, occorre una perizia di un tecnico. Il credito di imposta, viste le potenziali cifre, può essere goduto per 3 ani, cioè in 3 rate annuali di pari importo. Il primo anno di godimento è quello successivo a quello in cui si compra la macchina e la si mette in funzione.

Macchine agricole ed incentivi solo se 4.0,ma di cosa si tratta davvero?

Per capire meglio, se si compra un trattore 4.0 da 150.000 euro, il credito di imposta sarà di 60.000 euro, da sfruttare in tre anni per 20.000 euro annui.

Solo per le imprese che hanno un volume d’affari sotto i 5 milioni di euro, il godimento dell’agevolazione può essere in unica soluzione e in un solo anno.

Non si può cedere il bene acquistato in misura agevolata prima dello scadere dello scarico del credito. O meglio, si può cedere a terzi il bene, ma il credito d’imposta verrà  ridotto escludendo dall’originaria base di calcolo il relativo costo. Il credito di imposta vale per gli acquisti effettuati entro il 31 dicembre 2022, o fino al 30 giugno del 2023 se entro la fine del 2022 l’interessato ha già dato l’acconto al fornitore.

La nuova Sabatini come funziona?

I nuovi beni strumentali, macchinari, impianti, attrezzature e così  via, rientrano anche nel rifinanziamento della legge Sabatini. Con 240 milioni destinati al 2022, il rifinanziamento della nuova Sabatini, riguarda  le imprese che richiedono finanziamenti bancari. Ed in questo caso si tratta di un contributo che va a coprire gli interessi pagati sul finanziamento bancario attivato. In sostanza, uno sconto del 7,7% sulle macchine agricole normali e del 10% delle macchine 4.0. Ancora meglio va alle aziende del Sud che possono arrivare ad uno sconto del 15,4%.

Con il rifinanziamento della Sabatini, qualcosa è cambiato. Infatti nel caso di prestiti bancari fino a 200.000 euro, si può ottenere una unica erogazione dell’incentivo, senza passare necessariamente dalla riscossione per quota.

Anche in questo caso, supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, ordinari o in tecnologia 4.0, è alla base del provvedimento. Questa misura della Sabatini si rivolge a tutte le piccole e medie imprese che sono presenti sul territorio nazionale sia in agricoltura che nella pesca. L’investimento che può essere ammesso all’indennizzo deve riguardare  un finanziamento dalla durata massima di 5 anni. Inoltre per la Sabatini il bene acquistabile con finanziamento agevolato non può essere venduto prima di 3 anni dall’apertura della pratica.

Bonus facciate, visto di conformità e congruità nel 730 e detraibilità delle spese

Per interventi rientranti nel bonus facciate del 60% per il 2022 (il 90% fino alla fine del 2021) o per il bonus casa del 50% (o bonus ristrutturazioni), se si decide di utilizzare il credito di imposta nella dichiarazione dei redditi o modello 730, anziché procedere con la cessione del credito stesso o con lo sconto in fattura, è necessaria l’asseverazione di congruità delle spese sostenute e il visto di conformità? La risposta è negativa, ma è necessario distinguere caso per caso. Inoltre, nel caso di sostenimento delle relative spese, si può procedere con la detrazione fiscale delle stesse.

Bonus facciate, quando non serve l’asseverazione di congruità e il visto di conformità delle spese?

L’asseverazione di congruità delle spese sostenute per il bonus facciate o per il bonus casa e il visto di conformità non sono necessari se si voglia godere della detrazione fiscale diretta nella dichiarazione dei redditi. Sono invece obbligatori i due adempimenti nel caso di scelta di una delle due opzione. Ovvero di  cessione del credito di imposta o di applicazione dello sconto in fattura. Lo stabilisce il comma 1 ter, dell’articolo 121 del decreto legge numero 2020.

Quando serve l’attestazione di congruità delle spese nel bonus facciate per la detrazione diretta?

Tuttavia, negli adempimenti del visto di conformità e nell’attestazione di congruità delle spese è necessario distinguere il caso le diverse tipologie di lavori. E, dunque, l’obbligo di visto può persistere anche per la detrazione diretta nella dichiarazione dei redditi. Nello specifico, per i lavori relativi alle strutture opache verticali delle facciate esterne è necessario inviare i dati all’Enea. Pertanto, per i lavori che vanno a influire dal punto di vista energetico oppure che interessano il rifacimento dell’intonaco per una percentuale superiore al 10% della superficie disperdente lorda complessiva dell’edificio, visto e asseverazione sono necessari. E lo sono per gli interventi a partire dal 6 ottobre 2020, in conformità a quanto stabilisce l’articolo 8 del decreto ministeriale del 6 agosto 2020.

Bonus facciate o bonus ristrutturazioni ‘energetico’, l’attestazione di congruità serve sempre

L’adempimento serve ad attestare la rispondenza dei requisiti tecnici necessari per svolgere i lavori e l’asseverazione comprende già al suo interno la congruità dei costi sostenuti in rapporto ai lavori effettuati. Pertanto, in linea generale, per il bonus facciate non energetico e per il bonus casa o ristrutturazioni al 50% non è necessaria l’attestazione di congruità delle spese per la detrazione diretta nella dichiarazione dei redditi o nel modello 730. L’adempimento è necessario, invece, nel caso in cui il bonus facciate riguardi lavori “energetici”, anche nel caso di detrazione diretta.

Detraibilità delle spese per il visto di conformità nel bonus facciate

Gli ultimi interventi legislativi hanno chiarito anche la questione relativa alla detraibilità fiscale delle spese sostenute per il visto di conformità e per l’asseverazione di congruità. È possibile avvalersi della detrazione fiscale per le relative spese sostenute nel 2022. Il beneficio fiscale vige anche per le spese di visto e asseverazione sostenute a partire dal 12 novembre 2021 e per tutto il periodo fino alla termine dello scorso anno. La data del 12 novembre 2021 segna l’inizio dell’obbligo dell’adempimento con l’entrata in vigore del decreto “Antifrodi”. La conferma della detraibilità fiscale dei costi delle attestazioni è arrivata dopo gli aggiornamenti apportati dalla legge di Bilancio 2022 alla legge 234 del 2021 (legge di bilancio 2021).

Bonus facciate, si possono detrarre le spese dei visti a partire dal 12 novembre 2021?

Si ritiene, infatti, che le spese professionali per le attestazioni di congruità e per il visto di conformità per i lavori non rientranti nel superbonus 110% risultino detraibili come previsto dal comma 15, dell’articolo 119, del decreto legge numero 34 del 2020. Secondo quanto chiarito anche dall’Agenzia delle entrate, la detrazione fiscale di dette spese è ammissibile a prescindere dalla data in base alla quale siano state sostenute. Pertanto, risultano detraibili sia le spese di visto di conformità e di asseverazione di congruità sostenute a partire dal 1° gennaio 2022, sia quelle dei due mesi precedenti a partire dal 12 novembre 2021. Il beneficio fiscale risulta pertanto coerente con il trattamento già in vigore per i lavori rientranti nel superbonus 110%.

Bonus acqua potabile: ridotti gli importi da usare come credito di imposta

L’Agenzia delle Entrate con provvedimento del 31 marzo 2022 ha fissato la misura del Bonus Acqua Potabile da utilizzare come credito di imposta o portare in compensazione nella dichiarazione dei redditi 2022 relativa al 2021. Purtroppo per i contribuenti gli importi sono inferiori rispetto a quelli inizialmente previsti.

L’Agenzia delle Entrate con provvedimento ridimensiona il Bonus Acqua Potabile

Il Bonus Acqua Potabile entra nel nostro ordinamento con la legge di bilancio 2021. Prevede un aiuto economico per chi acquista sistemi per depurare l’acqua, come filtri, depuratori e gasatori. Questa misura mirava quindi ad incentivare la riduzione del consumo di plastiche. I contribuenti dovevano presentare le istanze dal 2 febbraio 2022 al 28 febbraio 2022 per le spese sostenute nel 2021. Inizialmente era previsto un credito di imposta in favore del contribuente pari al 50% delle spese sostenute, fino a un massimo di 1000 euro di spese. Per i titolari di partita Iva il massimo della spesa che poteva usufruire di tali benefici era di 5.000 euro.

L’Agenzia delle Entrate ha però ricevuto richieste eccessive rispetto alle somme stanziate. Di conseguenza ha rideterminato le quote.

Come deve essere calcolato il Bonus Acqua Potabile

I contribuenti nella dichiarazione dei redditi dovranno indicare un credito di imposta pari al 30,3745% del credito inizialmente indicato nella domanda per il Bonus Acqua Potabile. Una somma molto inferiore alle aspettative. Ad esempio un contribuente che abbia speso 800 euro, avrebbe avuto diritto a 400 euro di credito di imposta o di compensazione con modello F24. Ora invece dovrà calcolare su tale somma la percentuale del 30,3745%, quindi potrà ottenere 121,498 euro.

L’Agenzia delle Entrate nel provvedimento del 31 marzo ha sottolineato che tale taglio è stato necessario in quanto lo stanziamento previsto era di 5 milioni di euro.  Sono però arrivate domande per un complessivo ammontare che è il triplo rispetto a quanto preventivato, cioè 16.461.141 milioni di crediti d’imposta. Di conseguenza ha dovuto procedere a un nuovo calcolo. Si deve ricordare anche che lo stesso ammontare di 5 milioni di euro è disponibile anche per le spese sostenute nel 2022, mentre per le spese sostenute nel 2023 è stato previsto uno stanziamento ridotto di soli 1,5 milioni di euro.

Partite Iva, quali finanziamenti e contributi a fondo perduto si possono richiedere?

Per le partite Iva sono a disposizione vari finanziamenti, contributi a fondo perduto e agevolazioni. Su tutti, gli aiuti per i giovani possessori di partite Iva e per le donne assicuranti dallo sportello On – Oltre nuove imprese a tasso zero e Resto al Sud. Peraltro, lo sportello On ha ricominciato ad assicurare i finanziamenti da poco più di una settimana (il 24 marzo 2022). Possono presentare domanda i giovani (che detengono il maggior numero delle nuove aperture di partita Iva nell’ultimo trimestre del 2021, pari al 46,1%) e le donne (con il 36% delle nuove aperture). Per chi presenterà domanda è possibile beneficiare di un mix di contributi a fondo perduto e di finanziamenti a tasso zero. I fondi a disposizione stanziati dalla legge di Bilancio 2022 sono pari a 150 milioni di euro.

Partite Iva, chi può richiedere i contributi a fondo perduto e i finanziamenti di Oltre nuove imprese a tasso zero?

Le partite Iva che possono richiedere i contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati della misura Oltre nuove imprese a tasso zero sono quelle che puntano a creare e a sviluppare micro e piccole imprese. In prevalenza si tratta di realtà giovanili, da 18 a 35 anni oppure da donne, a prescindere dall’età. In ogni caso, la prevalenza nelle imprese di giovani e di donne si costituisce in base al numero di componenti donne o giovani sia per le quote di capitale detenute che come compagine sociale.

Come si viene ammessi ai contributi a fondo perduto e ai finanziamenti di Oltre nuove imprese a tasso zero?

Pertanto, per ottenere i contributi a fondo perduto o i finanziamenti è necessario che vi sia maggioranza di giovani o di donne nella micro e piccola impresa. Ad esempio, se una impresa è composta da un uomo di oltre 35 anni e da una donna o da un under 35 anni, per la richiesta del finanziamento è necessaria una terza persona che possegga i requisiti richiesti. E dunque che sia un giovane under 35 o una donna. Inoltre, per procedere con la richiesta le imprese devono essere costituite da non oltre i cinque anni. Anche le persone fisiche possono presentare richiesta purché si impegnino a costituire una nuova società dopo l’ottenimento dell’agevolazione.

Per cosa si possono richiedere i contributi a fondo perduto?

I contributi a fondo perduto e i finanziamenti possono essere richiesti per le società dei settori del manifatturiero, dei servizi, del commercio e del turismo. I progetti possono essere richiesti per idee su tutto il territorio nazionale e hanno un limite di spesa di tre milioni di euro. La percentuale di copertura dei contributi può arrivare al 90% dei costi ammissibili. I finanziamenti ottenuti devono essere utilizzati entro i due anni successivi alla stipula del contratto.

Quali sono i costi ammissibili che possono essere finanziati dalle partite Iva?

I contributi a fondo perduto e i finanziamenti possono coprire le spese necessarie per:

  • l’acquisto di impianti, di attrezzature e di macchinari;
  • di programmi e servizi informatici;
  • di brevetti;
  • di spese per costituire la micro o piccola impresa.

È previsto un doppio ambito di copertura delle spese. Il primo riguarda le imprese costituite da non oltre i 36 mesi al momento della domanda; il secondo dai tre ai cinque anni. Per le imprese entro i 36 mesi si arriva a finanziare le spese fino al 20% con i contributi a fondo perduto. Per le altre imprese, il fondo perduto arriva al 15%.

Come presentare domanda della misura Oltre nuove imprese a tasso zero?

La procedura per la presentazione delle domande delle partite Iva è gestita in via telematica da Invitalia. L’incentivo è a sportello e non ha scadenza. Ma nei limiti delle risorse disponibili. Non ci sono graduatorie e le domande vengono gestite in base all’ordine cronologico di arrivo. È dunque necessario accedere al portale di Invitalia con le credenziali Spid, Carta nazionale dei servizi (Cns) o Carta di identità elettronica (Cie). Vengono richieste al richiedente sia la firma digitale che un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec). La valutazione delle domande prevede un colloquio dei candidati ai finanziamenti per approfondire le competenze tecniche e gestionali. Al superamento del colloquio è necessario fornire maggiori dettagli del progetto dal punto di vista economico e finanziario.

Resto al Sud, quali finanziamenti per le partite Iva?

L’altra misura a disposizione delle partite Iva è quella relativa ai finanziamenti di Resto al Sud. La misura ha risorse più alte rispetto alla prima misura (1,25 miliardi di euro per il 2022) e mira a sostenere la nascita e il consolidamento delle nuove attività imprenditoriali e dei liberi professionisti. Ma non è richiedibile in tutto il territorio nazionale. Infatti, i finanziamenti possono essere richiesti nelle regioni di Sicilia, Sardegna, Puglia, Molise, Campania, Calabria, Basilicata, Abruzzo. Inoltre, rientrano tra i territori ammissibili anche le aree del cratere sismico di Umbria, Marche e Lazio e le isole minori lagunari, marine e lacustre del Centro e del Nord Italia.

Resto al Sud, quali partite Iva possono presentare domanda dei contributi?

Ammessi alla presentazione delle domande di Resto al Sud sono le partite Iva con un’età minima di 18 anni e massima di 55 anni. Anche per questa misura non ci sono bandi, graduatorie e scadenze. Le candidature, infatti, vengono prese in carico in base all’ordine di arrivo delle domande. Le istanze possono essere presentate da chi ha già un’attività di impresa dal 21 giugno 2017. Ma possono essere ammesse anche le imprese di futura nascita, da costituire entro i due o i quattro mesi dall’esito positivo della domanda. Inoltre, è necessario non aver ottenuto altre agevolazioni per l’autoimprenditorialità (negli ultimi tre anni) e non essere in rapporti di lavoro a tempo indeterminato.

In quali aree si possono richiedere i finanziamenti Resto al Sud?

I finanziamenti Resto al Sud possono essere richiesti per finanziare investimenti nei settori:

  • delle attività produttive nell’industria, nell’artigianato, nella trasformazione dei prodotti agricoli e della pesca;
  • che forniscono servizi a imprese e persone;
  • nel settore del turismo e del commercio;
  • nelle libere professioni, sia individuali che in forma societaria. In tal caso, la partita Iva non deve essere stata movimentata nei 12 precedenti la presentazione dell’istanza.

Partite Iva, quali spese sono ammissibili con Resto al Sud?

Con Resto al Sud, le partite Iva hanno la possibilità di coprire fino al 100% delle spese ammissibili. Il finanziamento massimo può arrivare a 50 mila euro, tranne nel caso dell’impresa individuale con unico soggetto (finanziamento fino a 60 mila euro). Le spese ammissibili riguardano:

  • la ristrutturazione o la manutenzione straordinaria dei beni immobili per un limite del 30% del totale delle spese;
  • l’acquisto di impianti, attrezzature e macchinari;
  • l’acquisizione di nuovi programmi informatici, servizi tecnologici e telecomunicazioni;
  • le spese per gestire l’impresa nel limite del 20% sul totale del progetto. Rientrano in queste spese quelle per le materie prime di di consumo, i canoni di locazione o di leasing, e le garanzie assicurative.

Partite Iva, con Resto al Sud coperto fino al 100% delle spese ammissibili

Gli incentivi possono arrivare al 100% delle spese ammissibili mediante due canali: un contributo a fondo perduto per il 50% e un finanziamento bancario per il restante 50%. Il finanziamento è garantito dal Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese (Pmi).

Come presentare domanda per Resto al Sud?

Le partite Iva interessate a presentare domanda per i finanziamenti e i contributi a fondo perduto di Resto al Sud devono utilizzare la piattaforma messa a disposizione da Invitalia. La valutazione della pratica avviene entro i 60 giorni susseguenti alla presentazione della domanda. Anche per questa istanza sono necessarie le credenziali di accesso a Invitalia (Spid, Cie o Cns), l’indirizzo di posta elettronica certificato (Pec) e la firma elettronica.

Gestione contabile e fiscale del contratto di leasing

Il contratto di leasing entra nel nostro ordinamento del 2017 con la legge 172 , prima dell’introduzione della legge il contratto di leasing comunque veniva utilizzato nell’ambito della libertà contrattuale prevista dal nostro ordinamento. Il leasing può essere considerato per le aziende un costo e di conseguenza è bene considerare l’aspetto fiscale del contratto e quindi come può essere contabilizzato da parte dei vari soggetti coinvolti.

Cos’è il leasing?

Per capire i criteri di contabilizzazione a fini fiscali del leasing è necessario partire dalla base, cioè dalle caratteristiche di questo contratto. Con il contratto di leasing, un soggetto concede ad un’altra parte, dietro il pagamento di un corrispettivo, l’uso di un macchinario (leasing operativo). Il contratto di leasing può anche prevedere che ci sia un soggetto terzo che acquista il bene per poi darlo all’utilizzatore in leasing. Ad esempio la banca Y, su indicazione dell’azienda X, acquista un macchinario e poi lo concede in leasing all’azienda X. L’azienda X paga il canone per il periodo concordato e in seguito può decidere di acquistare pagando un residuo oppure può scegliere di restituirlo. In questo caso si parla di leasing finanziario.

Gestione contabile e fiscale con il metodo patrimoniale

Per la gestione contabile e fiscale in Italia si applica il metodo patrimoniale. Questo vuol dire che il concedente, cioè la banca o il produttore, iscriverà il valore del bene nello stato patrimoniale e contabilizzerà i canoni di leasing periodici nel conto economico con gli importi risultanti dalle fatture passive emesse dall’utilizzatore.

L’utilizzatore invece non iscriverà il bene nelle immobilizzazioni, ma registrarà le uscite, cioè i canoni pagati. Imputerà i canoni tra i costi della produzione, voce B8 “ per godimento di beni terzi ” del conto economico.  Nel caso in cui al termine del contratto l’utilizzatore dovesse decidere di acquistare il bene, dovrà registrarlo nello stato patrimoniale per il costo residuo affrontato e potrà procedere all’ammortamento del bene utilizzando le regole ordinarie. L’ammortamento è procedimento amministrativo-contabile con cui il costo di un bene viene ripartito nel corso di più esercizi.

Cosa succede nel caso in cui sia pagato un maxi canone iniziale?

Alcuni contratti di leasing prevedono il pagamento di un maxi canone iniziale il cui importo di solito oscilla tra il 20% e il 25% del prezzo di acquisto del bene. In questo caso l’utilizzatore non potrà imputare il costo per intero all’esercizio fiscale nel quale ha versato tali somme, ma dovrà scaglionare tali costi nel tempo utilizzando la tecnica dei risconti.

In questo caso per ogni parte del maxi canone di competenza annuale, dovrà inserire tra i costi di produzione, sempre alla voce B8 del conto economico, il relativo ammontare. La parte di costo non di competenza dell’esercizio dovrà invece essere rinviata agli esercizi successivi mediante l’iscrizione di un risconto attivo. In caso di riscatto anticipato del bene, la parte del maxi canone non ancora iscritta nel conto economico dovrà essere capitalizzato nel valore del cespite, aggiungendosi al costo sostenuto per riscattare il bene.

Gestione del leasing con il metodo finanziario

Il metodo patrimoniale, si applica per i contratti di leasing in Italia, ma nel caso in cui sia necessario applicare i principi contabili internazionali IFRS 16, che dal 1°gennaio 2019 si applica in sostituzione dello IAS 17, cioè si applica il metodo finanziario. Si deve però fare una differenza, infatti prima dell’introduzione dell’ IFRS 16 era necessario distinguere tra leasing operativo, cioè che prevede l’utilizzo di macchinari appartenenti al concedente, a cui si applicava il metodo patrimoniale che abbiamo già visto, mentre per il leasing finanziario si applicava il metodo finanziario di imputazione. Ora tale distinzione è venuta meno e per le operazioni internazionali si applica solo il metodo finanziario . Il bene viene quindi trattato come se fosse oggetto di una vendita. I principi base sono:

  • Al momento della sottoscrizione del contratto si rileva il valore del bene corrente che deve essere iscritto nell’attivo da parte del locatario/utilizzatore.  Il locatore elimina dal proprio bilancio il bene e vi imputa un credito pari all’importo dei canoni di locazione che dovrà ricevere;
  • I canoni saranno invece nel passivo del locatario/utilizzatore del bene.
  • La società di leasing (locatore), man mano che il locatario paga i canoni rendiconta gli oneri associati al finanziamento e riduce il debito del locatario (utilizzatore) ne suoi confronti.

 

Cosa sono le liti fiscali?

Cosa si intende con la definizione di liti fiscali, come si possono risolvere e chi vi intacca? A queste annose questioni daremo risposta nella guida di seguito, di paragrafo in paragrafo.

Liti fiscali, cosa vuol dire

Anche note come liti pendenti, andiamo a vedere cosa si intende con questa definizione.

Quando si parla di liti pendenti si intendono tutte quelle controversie per le quali risulta notificato un atto di accertamento, un provvedimento di irrogazione delle sanzioni o un altro atto impositivo, di cui è parte l’agenzia delle Entrate, che il contribuente ha impugnato a partire dalla data del 1° maggio 2011.

Molto più semplicisticamente, possiamo dire che una causa è pendente quando il giudizio fra le parti è in corso. Pendente, quindi, significa che pende, che continua a verificarsi attraverso quella successione di atti e attività processuali (dell’organo giudicante, degli avvocati, delle parti) che caratterizza un processo.

Nel nostro paese, sono circa mezzo milione le liti fiscali pendenti che sono state definite aderendo alle varie forme di condono o rottamazione.

Come condonare le liti fiscali?

Andiamo, quindi a vedere come si possono risolvere e dunque condonare le liti fiscali.

Per porre fine alle liti fiscali, va da se che occorre raggiungere la pace fiscale. La “pace fiscale”, prevista dal decreto legge n. 119 del 2018, comprende una serie di misure che consentono ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione con il Fisco, versando le imposte dovute senza applicazione di sanzioni e interessi.

Condono fiscale

Il condono (anche non fiscale) è un provvedimento emanato dal legislatore o dal governo, tramite il quale i cittadini che vi aderiscono possono ottenere l’annullamento, totale o parziale, di una pena o di una sanzione.

In pratica, potremmo dire che viene cancellato ciascun carico che non supera il tetto di 5.000 euro.

Definizione agevolata, di cosa si tratta

Facendo riferimento alla definizione agevolata delle liti pendenti del 2011, la Suprema Corte ha da tempo ritenuto che anche le cartelle emesse a seguito di liquidazione delle dichiarazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate rientrano tra gli atti impositivi, perché costituiscono il primo e, spesso, unico atto che il contribuente riceve e con il quale il Fisco manifesta la pretesa tributaria.

In un caso molto recente, la Cassazione ha statuito che la lite fiscale può essere rottamata quando il contribuente ha impugnato direttamente la cartella di pagamento che gli è stata notificata senza essere preceduta da un avviso di accertamento.

Controversie tributarie

Stando a quanto riporta l’Agenzia delle Entrate, vediamo cosa si intende per controversia tributaria della definizione agevolata.

Le controversie tributarie con l’Agenzia delle Entrate, su atti impositivi, pendenti in ogni stato e grado del giudizio, compreso quello in Cassazione e anche a seguito di rinvio, possono essere definite con il pagamento di un importo uguale al valore della controversia (il valore della lite è l’importo del tributo al netto degli interessi e delle eventuali sanzioni irrogate con l’atto impugnato; in caso di controversie relative alle sole irrogazioni di sanzioni, il valore è costituito dalla somma di queste.

Qualora ci trovassimo dinnanzi ad un ricorso pendente iscritto nel primo grado, la controversia può essere definita con il pagamento del 90 per cento del valore della controversia.

In deroga alla regola generale che prevede il pagamento di un importo uguale al valore della lite, in caso di soccombenza dell’Agenzia, le controversie possono essere definite con il pagamento:

  • del 40% del valore della controversia (soccombenza in primo grado)
  • del 15% del valore della controversia (soccombenza in secondo grado).

Come fare domanda per ottenere l’ agevolazione?

La domanda per ottenere l’agevolazione può essere presentata da chi ha proposto l’atto introduttivo del giudizio o da chi vi è subentrato o ne ha la legittimazione.

Si possono definire in maniera agevolata solo le controversie in cui il ricorso in primo grado è stato notificato entro il 24 ottobre 2018 (data di entrata in vigore del decreto legge n. 119/2018) e per le quali, alla data di presentazione della domanda di definizione agevolata, il processo non venga quindi concluso con una pronuncia definitiva.

Questo, dunque, è quanto di più utile ed esaustivo ci sia da sapere in merito alle liti fiscali.

Scadenze fiscali di aprile 2022, anche questo mese pieno di appuntamenti

Le scadenze fiscali di aprile 2022 non tardano nemmeno quest’anno. Ecco tutto l’elenco completo che prevede molti appuntamenti.

Scadenze fiscali di aprile 2022, si comincia con il 7 aprile

La prima scadenza è quella del 7 aprile, tanto per cominciare subito. Si tratta di una comunicazione da parte dell’amministratore di condominio. Dunque, in particolare la comunicazione all’Anagrafe tributaria dei dati relativi alle spese sostenute nell’anno precedente dal condominio. Il raggio di riferimento è quello degli interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica. Interventi che sono stati fatti nelle parti comuni degli edifici residenziali. Nonché in riferimento all’acquisto di mobili o di grandi elettrodomestici finalizzati all’arredo delle parti comuni, dell’immobile oggetto di ristrutturazione. Nella comunicazione si indicano le quote di spesa da imputare ai singoli condomini.

Mentre l’11 aprile vi è un impegno per i commercianti al dettaglio. Si tratta della comunicazione dei corrispettivi relativi alle operazioni legate al turismo effettuate nell’anno 2020, dai soggetti di cui agli artt. 22 e 74-ter del D.P.R. n. 633 del 1972. Operazioni eseguite nei confronti delle persone fisiche di cittadinanza diversa da quella italiana. E comunque diversa da quella di uno dei Paesi dell’Unione europea ovvero dello Spazio economico europeo, che abbiano residenza fuori dal territorio dello Stato. L’importo dell’operazione è pari o superiore a euro 1.000. Per lo stesso giorno è privata la presentazione dell’istanza delle associazioni sportive per il cinque per mille.

Scadenze fiscali aprile 2022, 15-19 aprile, quattro giorni di fuoco

Il 15 aprile è il giorno dedicato alla Comunicazione all’Agenzia delle Entrate dei dati di dettaglio relativi al canone TV addebitabile e accreditabile nelle fatture emesse dalle imprese elettriche riferiti al mese precedente (Articolo 5, comma 1, del Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, 13 maggio 2016, n. 94).

Mentre tra gli obblighi contabili sono previsti l’emissione e registrazione delle fatture differite relative a beni consegnati o spediti nel mese precedente e risultati da documenti di trasporto o altri documenti equipollenti. Anche le associazioni ASD E Proloco devono annotare, anche in unica registrazione, l’ammontare dei corrispettivi di qualsiasi provento conseguito nell’esercizio di attività commerciali con riferimento al mese precedente.

Il 19 aprile sono previsti ben 58 versamenti. Tra questi:

  • versamento dell’acconto sull’imposta di bollo assolta in modo virtuale;
  • ritenute del mese precedente ad opera dei sostituti d’imposta;
  • versamento dell’imposta sugli intrattenimenti;
  • Tobin Tax;
  • liquidazione e versamento dell’Iva del mese precedente;
  • versamento imposta sostitutiva per istituti di credito e intermediari finanziari.

Le scadenze fiscali di fine mese

Il 20 aprile è l’appuntamento con la trasmissione telematica della dichiarazione trimestrale IVA. Ma quella riepilogativa delle operazioni effettuate nel trimestre precedente e contestuale versamento dell’Iva dovuta in base alla stessa. L’obbligo di comunicazione sussiste anche in caso di mancanza di operazioni nel trimestre. Mentre il 26 aprile è la data per la presentazione degli elenchi rirpilogativi INTRASTAT delle cessioni avvenute nel mese precedente, e nel primo trimestre del 2022 nei confronti di soggetti UE.

Il mese di conclude con la comunicazione del 29 aprile. Tuttavia si tratta della trasmissione all’Agenzia delle Entrate della “Comunicazione dell’opzione relativa agli interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica”.

 

 

Contagi, mascherine, green pass, lavoro e scuola: cosa cambia da oggi, 1° aprile

Da oggi, 1° aprile 2022, scattano le nuove disposizione su contagi, mascherine, green pass, lavoro e scuola per arginare l’emergenza Covid. Le disposizioni sono incluse nel decreto legge numero 24 del 2022 sulle riaperture. Non si potranno ancora mettere da parte mascherine e green pass, ma cambiano le regole che dovranno essere osservate. Leggiamo nel dettaglio cosa si può fare e cosa necessita ancora di specifici adempimenti.

Cosa fare se si è contagiati dal Covid?

Se si è contagiati dal covid rimane l’obbligo di isolarsi. Chi invece ha avuto contatti stretti con altre persone risultate contagiate deve rispettare l’autosorveglianza. Ciò significa che deve mantenere la mascherina Ffp2 al chiuso o in presenza di assembramenti. L’obbligo vige fino al 10° giorno successivo all’ultimo contatto stretto.

Mascherine, chi deve utilizzarle e quando?

Rimane l’obbligo dell’utilizzo delle mascherine, almeno chirurgiche, in tutti i posti al chiuso. Inoltre, la mascherina va utilizzata su tutti i mezzi di trasporto e quindi:

  • sugli aerei;
  • sulle navi e sui traghetti;
  • sui treni, sugli autobus interregionali e sugli scuolabus;
  • per l’accesso alle funivie, alle cabinovie e alle seggiovie;
  • nei cinema, nei teatri, nelle sale da concerto, nelle sale per l’intrattenimento, durante le competizioni sportive (in tutti questi casi è richiesta la mascherina Ffp2);
  • nelle discoteche fino al 30 aprile 2022 è necessario tenere la mascherina, tranne quando si balla.

Green pass, quando è necessario averlo dal 1° aprile 2022?

Basta il green pass base, a partire dal 1° aprile 2022, per andare in un ristorante al chiuso, al bar e per le consumazioni al banco o al tavolo. Non è necessario avere alcun green pass per i ristoranti all’aperto, i bar all’aperto e per il trasporto pubblico locale o regionale.

Super green pass, quando è necessario averlo ad aprile 2022?

Non scompare del tutto il super green pass. Il documento verde rafforzato è occorrente per entrare:

  • nelle piscine, nei centri natatori, nelle palestre;
  • per svolgere sport di contatto o di squadra;
  • per entrare nei centri di benessere, negli spogliatoi e nelle docce;
  • per poter entrare nei centri sociali, ricreativi e culturali al chiuso;
  • per la partecipazione alle feste, alle sale scommesse o da gioco, ai bingo e ai casinò;
  • per l’entrata nelle discoteche e sale da ballo;
  • per entrare in spettacoli, competizioni sportive ed eventi che si svolgono al chiuso.

Green pass e mascherine, cosa serve per andare a lavoro dal 1° aprile 2022?

Per accedere a lavoro, tutti, incluso chi ha già compiuto i 50 anni di età, devono avere il green pass base. Pertanto, se non si è vaccinati, basta il semplice tampone negativo. In ogni modo, l’obbligo vaccinale (e quindi almeno del green pass base con almeno il tampone) vige fino al 15 giugno 2022 per il personale scolastico e universitario, per i militari e per le forze dell’ordine.

Scuola, quali sono le nuove regole per l’emergenza Covid?

Cambiano le regole per la scuola in merito a didattica a distanza e utilizzo delle mascherine. Con quattro positivi tra gli alunni di una classe, le attività didattiche continuano in presenza, ma sia gli studenti (dai sei anni di età in su) che i docenti hanno l’obbligo di mantenere le mascherine Ffp2. Nelle scuole primarie, nelle secondarie di primo o e di secondo grado e negli istituti di formazione professionale, chi contrae la Covid e rimane dunque in isolamento, dovrà continuare le lezioni in Didattica digitale integrata. Il rientro in classe avviene con testa molecolare o rapido a esito negativo.

 

Fatture elettroniche per soggetti passivi UE ed Extra-UE

Cosa sono i soggetti passivi e come funziona per loro la fatturazione, con le fatture elettroniche? Ma, soprattutto come funziona la differenza nel caso di soggetti passivi UE ed Extra UE? Scopriamolo in questa rapida ed esaustiva guida.

Soggetti passivi, chi sono

Partiamo subito col definire chi sono i soggetti passivi.

Il soggetto passivo di una obbligazione tributaria non è altro che colui il quale è tenuto al versamento dell’imposta in virtù di un fatto o di un atto giuridico rilevatore di capacità contributiva che è riconducibile a lui e che la legge ha individuato come presupposto d’imposta.

Per quanto riguarda i soggetti passivi dell’IVA si intendono quei soggetti che effettuano cessioni di beni e prestazioni di servizi (oggettivamente) soggette all’IVA nell’esercizio di imprese o di arti e professioni ovvero che effettuano, nell’esercizio di tali attività, importazioni o operazioni intracomunitarie.

Andiamo a vedere come funziona per questi soggetti passivi la fatturazione elettronica in UE ed Extra UE.

Fatture elettroniche UE e Extra UE: le differenze

Ovviamente, quando si fa questo distinguo ci si riferisce alla differenza tra la fatturazione comunitaria europea e a quella al di fuori della comunità europea.

Andiamo a vedere, in alcuni passaggi come si fa fattura elettronica Extra UE

Per compilare una fattura elettronica che sia indirizzata verso un cliente estero, un’azienda o un Privato che sia, occorre ricordarsi di inserire in alcuni dati determinati campi.

1. Codice Destinatario (SdI)

In primo luogo si dovrà compilare il campo “Codice Destinatario” con la sequenza di 7 caratteri “XXXXXXX”. Questo occorre sia per i clienti UE, sia extra UE.

2. “IdPaese”

Nel campo “IdPaese”, in cui si indica il paese del “Cessionario/Committente” della fattura elettronica, quindi del cliente, si deve inserire la sigla del paese estero.

3. Cap

Un altro dato che si è soliti indicare quando si compila la fattura elettronica è il CAP della località di residenza del cliente.
In caso di destinazione Extra UE, occorre compilare il campo utilizzando il valore generico 00000.

4. “IdCodice” e Codice Fiscale

Nella fattura elettronica, all’interno della sezione “IdFiscaleIVA”, blocco “Cessionario/Committente”, vi sono “IdCodice” e “CodiceFiscale”.

Pertanto occorre fare i seguenti passaggi:

  • inserire nel campo “IdCodice” un valore alfanumerico identificativo della controparte, fino ad un massimo di 28 caratteri alfanumerici su cui il SdI non effettua controlli di validità;
  • nel caso in cui abbiamo un soggetto consumatore finale, compilare solo il campo “IdCodice” e lasciare vuoto il campo “CodiceFiscale”.

Esterometro 2022, cosa cambia

Prima di archiviare al meglio questa nostra guida di suggerimenti e approfondimenti bisogna tenere conto di alcuni cambiamenti dell’esterometro in questo 2022.

Ma cosa è l’esterometro? Scopriamolo in maniera molto rapida.

L’esterometro è quello specifico obbligo di comunicazione telematica per la trasmissione dei dati relativi alle operazioni di cessione di beni e di prestazione di servizi delle operazioni transfrontaliere.

Più specificamente, rientrano nel computo dell’ esterometro le fatture ricevute dai medesimi soggetti; fatture emesse per servizi generici verso soggetti extraUE per cui non è stata emessa una fattura e per le quali non c’è una bolletta doganale; autofatture per servizi ricevuti da soggetti extra UE; autofatture per i beni provenienti da magazzini italiani extraUE.

E cosa cambia in tal senso nell’ anno 2022 che stiamo attraversando?

In pratica, dal 1° gennaio 2022 si utilizzerà un unico canale di trasmissione, ovvero il Sistema di Interscambio. Tale sistema sarà utilizzato sia per trasmettere le fatture elettroniche verso l’estero (con codice destinatario XXXXXXX ) sia per inviare all’Agenzia i dati delle operazioni con l’estero, sempre con il medesimo tracciato.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alla fatturazione elettronica di soggetti passivi verso le due modalità di destinazione, siano esse UE che Extra UE.

Leggi anche: Fattura elettronica allargata a tutti, in arrivo la riforma nella legge delega fiscale