200 euro autonomi, i requisiti e anche un probabile click day?

I 200 euro autonomi è ormai una realtà grazie al decreto aiuti bis. Ecco i requisiti e la possibilità di un probabile click day.

200 euro autonomi, probabile click day?

Il decreto attuativo che prevede i 200 euro per gli autonomi è ormai firmato. Così anche gli autonomi e i professionisti possono ricevere un aiuto per far fronte al Caro-vita. Mentre già i pensionati e i lavoratori dipendenti lo hanno già preso a giugno e luglio. I primi sul proprio conto corrente, mentre i secondi dopo la richiesta presentata al proprio datore di lavoro.

Mentre per gli autonomi le richieste andranno presentate all’ente di previdenza alla quale il soggetto interessato è obbligatoriamente iscritto. Quindi le domande dovrebbero essere indirizzate:

  • all’Inps per la gestione separata e gestioni speciali artigiani commercianti e agricoltura, con le modalità che saranno specificate dall’Istituto;
  • alle Casse private, nei termini e con i modelli che sono in corso di predisposizione da parte dei singoli Enti.

Non sono indicate le modalità precise, ma potrebbe essere richiesto un click day previsto per la prima o al massimo la seconda settimana di settembre.

Quante saranno le persone interessate dal contributo?

Secondo i dati Inps la misura dovrebbe interessare parecchi lavoratori autonomi. Infatti le persone interessate saranno 973 mila commercianti, 477 mila iscritti alle casse professionali, 859 mila artigiani, 261 mila professionisti in gestione separata e 430 mila coltivatori diretti, mezzadri e coloni.

Quindi sono molte le persone in attesa di questo contributo. Pertanto la possibilità di creare un click day, sembra remota, ma ancora possibile, visto l’ampia platea dei richiedenti. Ma ancora non ci sono date precise su cui concentrarsi.

200 euro autonomi, i requisiti per presentare la domanda

I lavoratori autonomi sono in attesa di capire se e quando riceveranno il contributo di 200 euro, come tutti gli altri. Ciò che si sa dal Decreto aiuti bis sono i requisiti che i professionisti devono avere per fare la propria richiesta:

  • lavoratori autonomi e professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell’INPS;
  • professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza;
  • avere partiti IVA e attività lavorativa avviata;
  • avere un reddito complessivo inferiore a 35 mila euro;
  • essere iscritti alla gestione previdenziale alla data di entrata in vigore del Decreto aiuti;
  • aver eseguito almeno un versamento, totale o parziale per la contribuzione previdenziale all’ente cui viene presentata domanda con competenza a decorrere dall’anno 2020

Infine si ricorda che non è possibile ottenere il bonus 200 euro autonomi se si è goduto dell’indennità come appartenenti ad altre categorie previste dal DL Aiuti n. 50 del 18 maggio 2022.

 

 

 

 

 

Benzina verde, previsto un sensibile calo sul prezzo

La benzina verde continua ad avere un sensibile calo sul prezzo. Ecco cosa sta succedendo e la notizia sembra piacere a tutti.

Benzina verde, ecco cosa è successo nelle ultime settimane

Sensibile calo del prezzo della benzina verde nelle ultime due settimane. E questa è una di quelle belle notizie che piacciono anche ai consumatori. Del resto è proprio il periodo in cui ci si sposta per andare a mare, in montagna o i luoghi di villeggiatura. Pertanto riuscire ad avere un prezzo della benzina non alle stelle è importante, anche per le imprese agricole e di trasporto.

Nelle ultime due settimane la benzina verde è scesa a 1,770 euro al litro (da 1,830 dell’otto agosto) con una variazione del 3,30% (-6,03 centesimi) calcolata nella media settimanale dei prezzi dall’ otto al quattordici agosto scorso. O per lo meno questo è quanto comunicato dal Mise nella rilevazione del 15 agosto.

Perché i prezzi stanno scendendo?

A livello mondiale si sta assistendo ad una diminuzione dei prezzi della benzina che derivano da un calo delle quotazioni dei prodotti petroliferi. Gli indicatori Wti (riferimento per il mercato petrolifero americano) e Brent (per il petrolio estratto nel mare del nord sono al ribasso. Il termine brent caratterizza oggi il petrolio di riferimento europeo, un prodotto molto leggero, risultato dell’unione della produzione di 19 campi petroliferi situati nel Mare del Nord. Mentre il termine  West Texas Intermediate, è definito anche Texas Light Sweet (dolce), perché ha una quantità bassa di zolfo che lo rende più facile da raffinare rispetto ad altre tipologie di greggio.

Il wti, quotato a 90,22 dollari al barile, perde lo 0,59 per cento, il Brent a 96,19 dollari al barile scende dello 0,48 per cento. E’ in frenata la domanda di greggio. La Cina importa petrolio, ma meno di quanto atteso e incide anche l’incertezza sui mercati, con gli investitori che tirano il freno in attesa degli sviluppi dello scenario internazionale.

Benzina verde, scende anche un pò anche il gasolio

Il gasolio è indicato a 1,756 euro al litro con una variazione di -3,02% pari a 5,47 centesimi rispetto a 1,811 dell’8 agosto scorso. Il prezzo medio del GPL si attesta tra 0,826 a 0,842 euro al litro (no logo 0,813 euro al litro). Il metano, infine, si colloca tra 2,054 e 2,343 euro (no logo 2,150 euro).

Tuttavia si ricorda che lo sconto sulle accise è prolungato fino al 20 settembre 2022, almeno questo secondo il Decreto Aiuti Bis. Pertanto almeno fino a quella data la benzina verde dovrebbe avere un prezzo inferiore e fare il pieno dovrebbe essere meno costoso.

Bonus stufe a pellet 2022: tutto quello che c’è da sapere

Prima che arrivi il prossimo inverno, è sempre bene prepararvisi al meglio. Quindi, magari andando a sapere qualcosa in più sulle stufe a pellet e sul bonus apposito del 2022, per scaldarsi in maniera più conveniente. Vediamo, dunque, tutto quello che c’è da sapere sul bonus stufe a pellet.

Bonus stufe a pellet 2022

Partiamo subito col dire che le stufe a pellet sono un modo efficiente, economico ed ecologico per riscaldare la propria casa. Hanno un ottimo rapporto resa/prezzo e anche quest’anno stanno prendendo sempre più piede in Italia, in sostituzione di altri combustibili più costosi e meno ecologici, come ad esempio il gas.

In linea di completamento, il pellet deriva dalla segatura. In pratica, questa segatura viene pressata e legata con una sostanza naturale, così da ottenere la tipica forma cilindrica. Il pellet rappresenta quindi una forma di combustione ecologica non tossica, come la legna, ma meno costosa.

Lo stato ha pensato bene a degli incentivi validi dal 2020. Tre sono i possibili incentivi, o meglio bonus stufe a pellet, di cui usufruire:

  1. Bonus ristrutturazione pari al 50%. Un bonus valido solo se insieme all’acquisto della stufa a pellet, si effettua anche un intervento di ristrutturazione sul proprio immobile. Si tratta di una detrazione fiscale IRPEF da chiedere in fase di dichiarazione dei redditi.
  2. Ecobonus 65%, al quale si può aderire se si acquista soltanto la stufa a pellet, quindi senza ristrutturazione della casa. Si tratta di una detrazione fiscale IRPEF da chiedere in fase di dichiarazione dei redditi.
  3. Sconto in fattura del 65%, per ottenere lo sconto immediato direttamente sul prezzo di acquisto, quindi non occorre fare la dichiarazione dei redditi per ottenere il bonus.

Inoltre vi è la possibilità di detrazione.

Detrazione IRPEF, quando è possibile

Sono due i tipi di bonus che prevedono la detrazione IRPEF:

  1. Bonus con ristrutturazione;
  2. Bonus senza ristrutturazione, solo con acquisto di stufa a pellet, senza lavori in casa.

Vediamo, nello specifico di cosa si tratta.

Detrazione con ristrutturazione

Si ha diritto ad una detrazione IRPEF del 50% della spesa (costo stufa a pellet + montaggio) nel caso in cui si effettuino lavori di ristrutturazione sul proprio immobile, che si tratti di manutenzione ordinaria, straordinaria o di restauro, su singolo immobile o su condominio. Il massimo di spesa è pari a 96.000 euro, ciò significa che si può ottenere una detrazione massima di 48.000 euro.

Il costo della stufa a pellet può rientrare nella spesa detraibile, necessariamente se si acquisti la stufa durante i lavori e che i lavori siano in regola (se la legge prevede particolari autorizzazioni come CILA, ecc.).

Detrazione senza ristrutturazione

Qualora la casa non sia in via di ristrutturazione, ma ci sia solo necessità di comprare la stufa a pellet, si può usufruire dell’ecobonus, che garantisce una detrazione IRPEF del 65% su costo e spese di installazione della stufa. Si può aderire a tale bonus solo se la stufa a pellet possiede tutti i seguenti requisiti in elenco:

  1. È almeno in classe 3 (rendimento minimo 85%);
  2. Non supera determinati limiti di emissione (stabiliti dal D. Lgs. n. 152/2006);

In ultimo, ma non ultimo, vi può essere una possibilità di sconto in fattura, andiamo a vedere come è attuabile.

Bonus con sconto in fattura

Per quanto riguarda i vantaggi visti fin adesso, consistono in una detrazione fiscale, quindi per ottenere il rimborso IRPEF pari al 50 o al 65% (a seconda che si sia chiesto il bonus ristrutturazione o senza ristrutturazione), si ottiene il rimborso tramite la dichiarazione dei redditi e con rate annuali. Quindi se per esempio si ha diritto a un rimborso IRPEF di 8.000 euro, allora si avranno 800 euro di rimborso all’anno.

C’è però un modo per ottenere subito il rimborso che spetta, grazie alla novità introdotta nell’estate 2019 e valida anche per l’acquisto di stufe a pellet per tutto il 2020: bonus stufe a pellet con sconto in fattura.

Occorre precisare una cosa: si può accedere a tale incentivo solo se il negoziante, ossia il venditore/installatore della stufa, aderisce a questa iniziativa. In pratica infatti, si tratta di una cessione di credito: il credito IRPEF a cui il cliente ha diritto (ossia il 65% del costo della stufa + installazione) lo si trasferisce al negoziante, il quale poi lo scarica per conto suo.

Quindi il negoziante andrà a scontare il 65% dalla fattura e a sua volta, compensando le tasse dovute con questo credito che gli è stato trasferito dal cliente.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alle possibilità di vantaggi e bonus stufe a pellet, in questo 2022.

Cartelle esattoriali: quali non si pagano più?

In questa rapida guida andiamo a vedere come comportarsi davanti all’arrivo delle cartelle esattoriali, per il calcolo finale da versare al Fisco.

Cartelle esattoriali: quali pagare e quali no

Spesso ci si ritrova davanti ad una combinazione di cartelle esattoriali differenti, alcune inerenti ad anni passati. E a tal proposito viene da chiedersi quali sono ancora attive a pagarsi e quali no.

Anche perché molto spesso viene inviata al debitore un’unica cartella di pagamento, senza il calcolo finale da sborsare. Vediamo quindi come comportarsi.

Può capitare, dunque, che molti italiani si trovino di fronte debiti riferiti a molti anni fa e che nessun ufficio si è mai preso la briga di cancellare senza un ordine di un tribunale. Talvolta, capita anche che qualcuno, per incompetenza o distrazione, paghi ciò che non è dovuto pagare. Ecco perché andremo a vedere dunque come fare questa semplice verifica.

Cartelle condonate, come funzionano

Innanzitutto, prima di andare ad indicare l’elenco delle cartelle che, a causa del decorso di tempo, non vanno più pagate, va ricordato che il Governo Conte ha condonato tutti i debiti iscritti a ruolo nel periodo che va dal 2000 al 2010 di importo fino a mille euro. Questi non vanno, quindi, pagati. La cancellazione dagli elenchi dell’Esattore è qualcosa che avviene automaticamente, senza richiesta del contribuente. Nella stessa cartella potremmo trovare riportati anche più ruoli, per cui il totale della cartella può superare mille euro: l’importante è controllare che il singolo tributo non sia superiore di mille euro.

Tutti i contribuenti possono usufruire e beneficiare del condono. Il condono ovviamente riguarda sia le cartelle prescritte che quelle non prescritte.

Estratto della cartella, come verificare

Ciascuna cartella di pagamento deve essere “motivata”, ovvero contenere un dettaglio nel quale sono indicati gli estremi delle imposte non versate. Vediamo i dati utili ai fini della questione di seguito:

  • il tipo di tassa (Imu, Irpef, Iva, bollo, ecc.) e il relativo codice;,
  • l’anno a cui il tributo non versato si riferisce ed in cui andava pagato;
  • gli oneri di riscossione e gli interessi
  • il numero di ruolo e la data in cui il ruolo è stato reso esecutivo;
  • l’importo del tributo iscritto a ruolo;
  • il nome dell’ente impositore (Agenzia Entrate, Comune, Regione, Inps, ecc.);
  • il responsabile del procedimento di iscrizione a ruolo a cui rivolgerti.

In caso, il contribuente avesse ricevuto un’ intimazione di pagamento (ovvero con cui è sollecitato un pagamento che si sarebbe dovuto già fare entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale e che non è stato eseguito) si vedrà anche:

  • il numero della o delle cartella/e di pagamento non versate;
  • la sua data di notifica.

Qualora non riusciate a trovare tali dati o si fosse smarrita la cartella si potrà chiedere un estratto di ruolo online o allo sportello in cui troverai tutti i dettagli che ti servono.

Alla fine della fiera, ciò che più è importante per stabilire quali cartelle non si pagano più è la data di riferimento dell’imposta o la data di notifica dell’ultima cartella, in caso di intimidazione.

Se la data supera i termini specifici, vuol dire che si è formata la prescrizione e che quindi non sarà dovuto pagare nulla. Il tutto però a condizione che nel frattempo non abbiate mai ricevuto una raccomandata con un sollecito, la quale avrebbe l’effetto di interrompere i termini e farli decorrere da capo.

Alcuni esempi di termine in scadenza

Per quanto riguarda la data Irpef, ad esempio, se la cartella di pagamento indica che non è stato pagato l’Irpef, non sono da pagare le somme che si riferiscono a più di 10 anni da quando è stata ricevuta la cartella stessa. Se invece si tratta di una intimazione di pagamento, devono essere decorsi 10 anni dalla notifica della cartella.

Per quanto riguarda, invece Imu, Tasi e Tari, sono di competenza comunale e come tutte le imposte locali cadono in prescrizione dopo un tempo di cinque anni.

Questo, dunque, è quanto di più utile e necessario da sapere in merito alla questione delle cartelle esattoriali.

Concorso centri per l’impiego laureati 295 posti. Scadenza 30 settembre

Sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 16 agosto 2022 due bandi di concorso per l’assunzione presso i Centri per l’Impiego della Regione Lazio. I bandi sono rivolti uno ai laureati in materie giuridiche/economiche e l’altro a diplomati (naturalmente si può partecipare anche con titoli ulteriori rispetto al diploma). La domanda deve essere presentata entro il 30 settembre 2022.

Concorso centri per l’impiego laureati: requisiti

I posti disponibili per i laureati sono 295, coloro che saranno assunti ricopriranno il ruolo di Esperto Mercati e Servizi per i Lavoro. La presentazione della domanda dovrà avvenire online attraverso la piattaforma https://www.inpa.gov.it. È necessario versare la tassa di concorso di 10,33 euro da effettuarsi online attraverso il servizio PagoPA – Pagamenti OnLine, entro il temine previsto per la presentazione della domanda.

Per poter partecipare al concorso Centri per l’Impiego della Regione Lazio riservati ai laureati è necessario essere in possesso di una delle seguenti lauree:

  • LMG/01 Giurisprudenza;
  • LM-14 Lettere;
  • LM-31 Ingegneria gestionale;
  • LM-38 Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione;
  • LM-51 Psicologia;
  • LM-52 Relazioni internazionali;
  • LM-56 Scienze dell’economia;
  • LM-57 Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua;
  • LM-62 Scienze della politica;
  • LM-63 Scienze delle pubbliche Amministrazioni;
  • LM-77 Scienze economico-aziendali;
  • LM-81 Scienze per la cooperazione allo sviluppo;
  • LM-85 Scienze pedagogiche;
  • LM-87 Servizio sociale e politiche sociali;
  • LM-88 Sociologia e ricerca sociale;
  • LM-90 Studi europei.

Oppure una delle seguenti lauree triennali (ordinamento di cui al D.M. 270/2004) o equiparate:

  • L-12 Mediazione linguistica;
  • L-14 Scienze dei servizi giuridici;
  • L-16 Scienze dell’amministrazione e dell’organizzazione;
  • L-18 Scienze dell’economia e della gestione aziendale;
  • L-19 Scienze dell’educazione e della formazione;
  • L-24 Scienze e tecniche psicologiche;
  • L-33 Scienze economiche;
  • L-36 Scienze politiche e delle relazioni internazionali;
  • L-37 Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace;
  • L-39 Servizio sociale;
  • L-40Sociologia.

Le prove per il concorso centri per l’impiego Laureati

Anche per il concorso per il potenziamento dei Centri per l’Impiego e politiche attive del lavoro per laureati saranno svolte due prove, di cui una in forma scritta consistente in quesiti a risposta multipla e uno in forma orale. Per quanto riguarda le materie, si tratta principalmente di diritto amministrativo, pubblico, legislazione sociale e diritto del lavoro. Per conoscere con esattezza tutte le materie di concorso invitiamo a scaricare il bando qui allegato.

In ogni caso ci sarà la valutazione della conoscenza della lingua inglese e dei principali programmi informatici. La prova orale potrà essere svolta da remoto e di conseguenza è necessario avere a disposizione computer, web cam, microfono ed è necessario dare la disponibilità già in fase di presentazione della domanda a scaricare i software indicati dall’amministrazione per poter procedere all’espletamento della prova orale in video-conferenza.

Al termine delle due prove, se superate con un punteggio minimo di 21/30, sarà disposta la valutazione dei titoli, ad esempio master universitari o precedenti esperienze lavorative.

Per scaricare il bando segui il link regione-lazio-bando-concorso-esperti-mercato-e-servizi-lavoro

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Sismabonus 2022, l’agevolazione spetta solo a seguito di demolizione

Il sismabonus 2022 prevede alcune spiegazioni in merito alla demolizione di edifici. Ecco i chiarimenti previsti dall’Agenzia delle entrate

Sismabonus 2022, il caso da esaminare

La detrazione riconosciuta è pari al 50% della spesa sostenuta per l’adozione di misure antisismiche su edifici che ricadono nelle zone sismiche ad alta pericolosità. Possono beneficiare dell’agevolazione del sismabonus 2022 solo gli acquirenti per gli acquisti successivi alla demolizione. A chiarirlo è l’Agenzia delle entrate con la risposta all’interpello numero 423 del 12 agosto 2022 dell’Agenzia delle Entrate.

Tutto nasce da un’impresa di costruzione (codice ATEC 68) che ha per oggetto principale l’acquisto, la vendita, la permuta,  l’affitto, la costruzione, la ristrutturazione ed il miglioramento dei beni immobili. L’azienda ha comprato nel 2020 un intero fabbricato cielo-terra costituito da tre locali ad uso ufficio, due locali autorimessa ed un locale ad uso palestra. Ma nel 2016 i proprietari aveva già richiesto l’autorizzazione per la demolizione e nuova edificazione di un edificio residenziale di cui avevano ottenuto il rilascio del’autorizzazione nel luglio 2019. Il titolo abilitativo rilasciato dal Comune, infatti, autorizza la «demolizione e la ricostruzione con destinazione residenziale. Il sismabonus è quindi richiedibile?

Sismabonus 2022, la risposta dell’Agenzia delle entrate

L’azienda vuole nello specifico sapere se l’agevolazione spetta solo per la demolizione e ricostruzione di porzioni di fabbricato strutturalmente indipendente e la sola ristrutturazione di altre. Inoltre l’azienda vuole conoscere la data di scadenza per la presentazione dell’asseverazione del rischio sismico allo sportello unico del comune.

Tuttavia secondo l’Agenzia delle entrate l’agevolazione spetta per i soggetti che acquistano unità immobiliari da imprese di costruzione o ristrutturazione. Gli immobili devo ricadere nelle aree di criticità e pericolosità 1, 2 e 3. Ma la detrazione può essere utilizzata per i soli acquisti delle unità immobiliari realizzate prima della demolizione e ricostruzione dell’edificio preesistente.

Altre precisazioni sul caso in esame

Inoltre come detto in sede  di rogito era stata presentata un’asseverazione ed autorizzazione è arrivata prima del 2019. Secondo le estensioni delle zone e delle spese sostenute nel decreto, si prevede che possano beneficiare dell’agevolazione anche gli acquirenti per interventi con procedure autorizzatorie iniziate prima del 1° maggio 2019.

Ma l’eccezione è valida solo se l’acquisto sia effettuato da un’impresa di costruzione. E sono in questo caso l’acquirente potrà beneficiare del sismabonus acquisti, come nel caso in esame. Pertanto l’impresa può anche avvalersi di imprese terze per l’effettiva esecuzione dell’opera, se può dimostrare di essere un’impresa di costruzione e ristrutturazione, alla luce del codice ATECO utilizzato e dell’oggetto sociale.

 

Inps e bonus 200 euro, il punto della situazione e delle erogazioni

L’inps e bonus 200  euro sono una combinazione che è piaciuta a molti italiani. Infatti si è appena conclusa la fase uno, e la due?

Inps e bonus 200 euro, il resoconto della prima fase

Si è appena conclusa la prima fase di accredito del bonus 200 euro da parte dell’Inps. In particolare sono circa 13 milioni di pensionati e circa 800 mila nuclei percettori di reddito di cittadinanza che hanno ricevuto il bonus 200 euro. Tuttavia anche i lavoratori dipendenti l’hanno ricevuta nella busta paga di luglio. E così molte famiglie hanno avuto un piccolo aiuto per far fronte al caro-vita che essere sempre più difficile da sostenere.

Inoltre sono disposti anche i pagamenti per oltre 427 mila lavoratori domestici, sulla base delle domande pervenute fino ad ora all’Inps. Ai primi di agosto sono state definite 427.634 istanze, su 445.875 istanze. Ma si ricorda che per questa categoria c’è tempo fino al 30 settembre per presentare la propria domanda.

Inps e bonus 200 euro, quando inizia la seconda fase?

La fase due dovrebbe cominciare ad ottobre con il pagamento del bonus per tutte le categorie fino ad ora escluse. Infatti l’erogazione spetterà ai titolari di Naspi e Dis-coll, a titolare dell’ex indennità Covid e i beneficiari della disoccupazione agricola 2021. Anche queste categorie hanno tempo fino al 31 ottobre per presentare la loro domanda.

Tuttavia entro ottobre invece dovranno ricevere il contributo i co.co.co con contratto di lavoro attivo al 18 maggio 2022 e reddito fino a 35 mila ed autonomi occasionali privi di partita Iva. Ed ancora coloro che hanno un contratto a tempo determinato e intermittente con 50 giornate di lavoro effettivo nel 2021 e stesso livello di reddito. I soggetti iscritti al Fondo Pensione Lavorativi dello spettacolo ed infine incaricati di vendite a domicilio che possano far valere per il 2021 un reddito superiore a cinque mila euro.

Altre categorie non coperte dal precedente decreto

Oltre alle categorie fino a qui elencate possono ricevere il bonus anche i cassaintegrati, le lavoratrici rientrate dalla maternità, i dottorandi, gli assegnisti di ricerca e gli sportivi. Infine per i pensionati sono stati finanziati ulteriori 100 milioni di euro per l’erogazione del bonus anche ai professionisti.

In particolare, per autonomi e professionisti (una platea stimata in 3 milioni di persone), come spiegato dal decreto attuativo appena firmato dal ministro Orlando, sarà necessario presentare domanda al proprio ente di previdenza. Aiuti che saranno importanti per molti italiani e che si spera vengano prorogati anche a seguito delle elezioni del prossimo 25 settembre.

Concorso centri per l’impiego per diplomati (249 posti). Domanda entro il 30 settembre

Sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 16 agosto 2022 due bandi di concorso per l’assunzione presso i centri per l’impiego della regione Lazio. I bandi sono rivolti uno ai laureati in materie giuridiche/economiche e l’altro a diplomati (naturalmente si può partecipare anche con titoli ulteriori rispetto al diploma). La domanda deve essere presentata entro il 30 settembre 2022. Vediamo i requisiti per il concorso centro per l’impiego diplomati che mette a disposizione 249 posti.

Concorso centro per l’impiego diplomati

Il primo concorso di cui parliamo è riservato ai diplomati, costoro possono accedere a 249 posti a tempo indeterminato in categoria C, posizione economica C1, in qualità di Assistente Mercato e Servizi per il lavoro. La principale attività che dovrà svolgere questo professionista sarà la gestione dei colloqui individuali e di gruppo mirati soprattutto a soggetti che si trovano in posizione svantaggiata. In un certo senso l’assistente dovrà svolgere le mansioni generalmente gestite dai navigator.

I requisiti per l’accesso al concorso per il potenziamento dei centri per l’impiego della regione Lazio sono quelli generalmente richiesti per la partecipazione a pubblici concorsi, quindi maggiore età, godimento dei diritti civili e politici, requisiti morali e di onorabilità. Per quanto riguarda i titoli di studio è richiesto un diploma che dia accesso all’iscrizione presso una facoltà universitaria.

Per poter partecipare al concorso è necessario versare la tassa di concorso del valore di 10,33 euro da effettuarsi online attraverso il servizio PagoPA – Pagamenti OnLine, entro il temine previsto per la presentazione della domanda. La ricevuta del pagamento dovrà essere presentata al momento dello svolgimento della prima prova.

L’iscrizione al concorso avviene esclusivamente per via telematica al sito https://www.inpa.gov.it/ . Per potersi registrare è necessario avere un codice di identità digitale: Spid, Cie o Cns. Inoltre è necessario essere in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC).

Come si svolge il concorso centro per l’impiego Lazio (diplomati)?

Il concorso prevede 2 prove di cui una scritta e l’altra orale. La prima prova scritta potrà essere espletata anche in forma decentrata, in più sessioni non contestuali e soprattutto sarà svolta con strumenti informatici.

Consiste in 40 quesiti a risposta multipla da risolvere in 60 minuti. Verterà su elementi di diritto amministrativo, legislazione sociale, diritto del lavoro. La prova si intende superata con un punteggio di 21/30. Per conoscere in modo esatto tutte le materie di concorso vi invitiamo a scaricare il bando in allegato all’articolo.

La prova orale sarà espletata in videoconferenza, proprio per questo motivo fin dalla compilazione della domanda di partecipazione sarà necessario dichiarare di essere in possesso di strumenti idonei alla videoconferenza ( connessione internet stabile, webcam, microfono e tutto ciò che occorre).

Segue la valutazione dei titoli.

Scarica al link seguente il bando regione-lazio-bando-concorso-assistenti-mercato-e-servizi-lavoro

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Taglio accise carburanti: sarà confermato dopo il voto?

Negli ultimi mesi abbiamo costantemente avuto il taglio delle accise sui carburanti di 30 centesimi. La misura attualmente in vigore è stata inserita nel decreto Aiuti Bis ed avrà efficacia fino al giorno 20 settembre. Cosa succederà quindi dopo le elezioni?

Taglio accise: il governo Draghi lo prorogherà dopo il 20 settembre?

Il decreto Aiuti Bis dovrebbe essere l’ultimo atto con contenuto importante del Governo Draghi ormai giunto al capolinea, infatti il governo ora è in ballo solo per gli affari correnti ed eventuali emergenze. Questo vuol dire che con elevata probabilità non ci sarà un decreto o un atto prima del 20 settembre volto ad un’ulteriore proroga del taglio delle accise.

Per sapere se vi sarà o meno una conferma è necessario attendere il nuovo governo. È bene dirlo subito, di certo non ci sarà il 26 settembre. Infatti dopo aver ottenuto i risultati elettorali, il 26 settembre dovrebbero essere noti, si dovrà procedere alla nomina del Presidente del Consiglio da parte del Presidente della Repubblica. Su proposta del Presidente del Consiglio incaricato vi sarà la nomina dei ministri. Ci sarà quindi il voto di fiducia in Parlamento, il giuramento e solo successivamente ognuno prenderà il suo posto. I tempi saranno abbastanza stretti perché c’è da lavorare alla legge di bilancio per evitare l’esercizio provvisorio. Probabilmente prima del primo ottobre non sarà proprio possibile avere un nuovo governo. Ritornando all’argomento principe: cosa succederà al taglio delle accise sui carburanti dopo il voto?

Leggi anche: Decreto Aiuti Bis: arriva l’aumento delle pensioni già a ottobre

Taglio accise carburanti: sarà confermato dopo il voto?

Il taglio delle accise sui carburanti finora è stato finanziato con l’extra gettito Iva maturato proprio grazie all’aumento dei prezzi del carburante. Per mantenere il taglio delle accise servono 1,16 miliardi di euro al mese. Attualmente però siamo in una fase di discesa dei prezzi dei carburanti con benzina al self service pagata circa 1,80 euro al litro e il gasolio leggermente più basso. Vi sono distributori con prezzi anche inferiori a 1,80 euro al litro per la benzina. La discesa dei prezzi è stata di circa 22 centesimi al litro.

Questo vuol dire risparmio per gli automobilisti, ma anche minori entrate per lo Stato per quanto riguarda l’Iva. Da ciò discende una conseguenza abbastanza importante: potrebbe essere difficile con questi prezzi, che sono gli stessi ante-guerra in Ucraina, rifinanziare nuovamente il taglio delle accise dopo il 20 settembre.

Questo però non vuol dire dover rinunciare al taglio delle accise sui carburanti, infatti il nuovo governo potrebbe decidere, se i prezzi dei carburanti restano gli attuali, di ridurre il taglio in modo da restare sempre intorno ai 2 euro al litro e allo stesso tempo avere entrate fiscali costanti.

Attualmente nessuno schieramento si è pronunciato su questa materia, neanche Matteo Salvini che alla precedente tornata elettorale si era decisamente schierato contro le accise sui carburanti, deludendo poi di fatto molti cittadini che hanno visto il taglio delle accise solo recentemente e non in modo strutturale, ma solo per far fronte all’emergenza prezzi.

 

Cosa farà il docente esperto? Avrà incarichi ulteriori?

Cosa farà il docente esperto? Questa misura sta già creando una certa curiosità e apprensione, infatti non sono ancora ben chiari i contorni di questo particolare profilo professionale. Cerchiamo di capire quanto finora sembra essere plausibile, sebbene i dubbi siano davvero tanti.

Il ruolo del docente esperto: quali mansioni in più dovrà svolgere?

Il docente esperto è stato introdotto nel decreto Aiuti Bis, articolo 38. Ad oggi si conosce in misura più o meno chiara il percorso formativo.

Per saperne di più leggi: Come diventare docenti esperti? Ecco tutte le novità

Conosciamo la retribuzione che dovrebbe essere su base annuale di 5.650 euro lordi, 15% del trattamento stipendiale, da corrispondere su base mensile in misura di 400 euro, ricordiamo però che sarà applicata la tassazione. È risaputo anche che chi assume tale ruolo in un istituto dovrà permanervi per almeno 3 anni, ma cosa farà il docente esperto? Questo in realtà ancora non è dato sapere con certezza.

La prima cosa da sottolineare che questa è la prima volta che si tenta di differenziare la retribuzione degli insegnanti, sebbene vi siano stati diversi tentativi tutti andati male. A dire il vero anche a questo giro non vi è alcuna certezza, infatti il Pd e Italia dei Valori hanno già chiesto l’eliminazione della norma in oggetto e con il voto alle porte molte cose potrebbero effettivamente cambiare.

Il docente esperto non avrà nuove e diverse funzioni

Cosa farà il docente esperto? Da quanto emerge nulla di più degli altri docenti, ma semplicemente viene premiato per la sua formazione aggiuntiva rispetto agli altri insegnanti. La formazione sarà specifica e cioè vertente su nuove tecnologie, inclusione in particolare per gli alunni disabili e quindi semplicemente il docente esperto potrebbe trasmettere maggiori conoscenze rispetto ad altri e ciò deve essere premiato. La lettera del testo dice: la qualifica di docente esperto non comporta nuove o diverse funzioni oltre a quelle dell’insegnamento. Il docente esperto dovrebbe supportare il miglioramento dell’offerta formativa complessiva.

Non manca chi in realtà lega questa figura al decreto legge 36 che prevede formazione e aggiornamento permanente con attività di :

  • formazione;
  • tutoraggio;
  • guida allo sviluppo delle potenzialità degli studenti;
  • sostegno ai processi di innovazione didattica.

Si deve però dire che questa sorta di estensione è una libera interpretazione visto ciò che l’articolo 38 del decreto Aiuti Bis invece dice che tale figura professionale in nulla si differenzierà, se non nella formazione, dagli altri docenti.

Il docente esperto apre un ulteriore problema, cioè tutti i docenti potrebbero seguire questo percorso formativo e quindi avere tali maggiori capacità, ma poi perché alcuni, a parità di funzioni, dovrebbero non ricevere questo bonus economico? Questo è il principale motivo per il quale anche i sindacati chiedono lo stralcio di questa norma optando invece per un adeguamento stipendiale per tutti i docenti in considerazione anche del fatto che le retribuzioni degli insegnanti sono tra le più basse d’Europa.