Esenzione Imu: ecco chi non dovrà pagarla più con la legge di bilancio 2023

La legge di bilancio è in continua evoluzione, ma sembra vi siano dei punti fermi abbastanza importanti, tra questi l’esenzione IMU su alcune tipologie di immobili.

Esenzione Imu: in quali casi spetta?

L’Imu è l’Imposta Municipale sugli Immobili, attualmente sono soggetti passivi coloro che risultano proprietari di due o più immobili, questo perché la prima casa è esentata. Vi sono però dei casi particolari in cui pagare l’Imu sulla seconda casa sembra essere una vera ingiustizia e proprio per questo è intervenuto il Governo Meloni con l’introduzione di una particolare esenzione.

L’occupazione abusiva degli immobili è un problema di particolare rilevanza, l’emergenza covid lo ha acuito a causa delle maggiori difficoltà economiche incontrate da molte famiglie. Molti proprietari si ritrovano così ad avere un immobile di cui materialmente non possono usufruire e che non possono concedere in locazione con l’obiettivo di avere una remunerazione a fronte di un investimento. Si sono però ritrovati a dover pagare comunque l’Imu. Le associazioni dei consumatori hanno raccolto molte denunce su questo problema.

Chi può beneficiarne?

Proprio per questo motivo il Governo si è mosso in questa direzione. Il base al testo dell’articolo 21 della bozza del disegno di legge di bilancio 2023 per poter però usufruire dell’agevolazione dell’esenzione dall’Imu per la seconda casa occupata è necessario aver preventivamente presentato denuncia dell’occupazione abusiva oppure deve essere già iniziata azione giudiziaria penale.

Come far valere l’esenzione Imu?

Affinché di possa godere di questa agevolazione, il soggetto passivo, cioè il soggetto tenuto al versamento dell’Imu, deve comunicare al Comune interessato lo stato dei fatti. La comunicazione deve avvenire telematicamente, ma le modalità di comunicazione saranno indicate successivamente con un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che sarà emanato entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio, la stessa entra in vigore il 1° gennaio 2023.

Nel momento in cui cessa il diritto all’esenzione, quindi nel momento in cui l’immobile occupato risulta libero deve essere effettuata analoga comunicazione. Al fine di aiutare i Comuni a far fronte alle mancate entrate dovute all’esenzione Imu per le case occupate viene stanziato un fondo di 62 milioni di euro annui a decorrere dal 2023.

Leggi anche: Doppia esenzione Imu per coniugi ripristinata dalla Corte Costituzionale

Ricordiamo che trattasi di una bozza e di conseguenza fino al 31 dicembre possono esservi nuove modifiche alla disciplina

Risparmiare energia: si può con la casa domotica?

La casa domotica è un po’ il sogno di tutti, ma fino ad ora si è sempre pensato che fosse semplicemente un lusso, un modo per avere comfort e invece non è così, infatti può essere anche un modo per risparmiare sulla bolletta energetica applicando un po’ di attenzione nell’uso che ne viene fatto. Ecco come risparmiare con la casa domotica.

Casa domotica e smart home

Occorre sottolineare che casa domotica e smart home non sono esattamente la stessa cosa, ma in entrambi i casi si tratta di applicare dispositivi intelligenti, che spesso costano anche poco, e consentono di gestire gli impianti in modo intelligente e risparmiare. La casa domotica può essere gestita a distanza attraverso soprattutto l’uso di internet, la smart home è più semplice dal punto di vista tecnologico e allo stesso tempo consente comunque di risparmiare. Ora in commercio ci sono molti dispositivi per la smart home che permettono di intervenire senza cambiare gli impianti, ad esempio Alexa di Amazon, ma anche Ikea Smart home.

Come si può risparmiare energia con la casa domotica o smart home?

Quante volte capita di cambiare stanza e lasciare le luci accese? Quasi sempre, oggi è possibile realizzare degli impianti con sensori che permettono di spegnere le luci in modo automatico quando in casa non vi sono persone.

Regolare le tapparelle delle finestre e dei balconi può essere un modo per riscaldare casa in modo semplice attraverso il sole, allo stesso tempo lasciare le tapparelle aperte al calare del sole porta la casa a perdere calore, ecco perché con la domotica si può regolare a distanza l’apertura e la chiusura delle tapparelle e quindi riscaldare casa anche se non si è sul posto ed evitare le dispersioni di calore.

A distanza è possibile gestire anche gli elettrodomestici attivandone il funzionamento nelle ore in cui l’energia costa meno ( in caso di contratto con costi differenziati per fascia oraria). Ecco come risparmiare con la lavatrice, l’asciugatrice e la lavastoviglie.

Un’altra voce su cui risparmiare è il riscaldamento. Quante volte capita di regolare l’accensione a una determinata ora, ma poi a lavoro si fa tardi, si rientra in un orario molto diverso da quello preventivato e nel frattempo tanto metano sprecato. Con la casa domotica è possibile far partire il riscaldamento quando si esce dal lavoro, o si termina l’aperitivo con il collega, e non sprecare neanche un minuto di energia. Questi sono solo alcuni esempi su come usare in modo intelligente l’energia senza spreco alcuno.

Agibilità o abitabilità, è possibile comprare casa senza questo documento?

L’agibilità o abitabilità è un documento molto importante negli edifici. Ma si può comprare una cosa che non ha questo tipo di certificato?

Agibilità o abitabilità a cosa servono?

Abitabilità o agibilità prima erano due termini usati per indicare due documenti diversi. Ad esempio il primo riguardava l’autorizzazione ai fini igienico sanitari e quindi l’abitabilità. Mentre il secondo era usato per gli immobili non residenziali. Oggi non è più così. Infatti il legislatore li ha uniti sotto un’unica voce “Agibilità“. Tuttavia possiamo dire che il certificato di agibilità è un documento che attesta la presenza delle migliori condizioni di igiene, sicurezza, salubrità e risparmio energetico all’interno di un immobile.

L’agibilità è rilasciata dal Comune in cui ha sede l’immobile, con una semplice richiesta di accesso agli atti, presentata all’Ufficio Tecnico Comunale. Questo permette di averne copia, se è già stato rilasciato, altrimenti occorre affidarsi ad un Tecnico per capire il motivo del mancato rilascio.

Agibilità o abitabilità, la commerciabilità giuridica

Questa è una domanda che di frequente viene fatta da un potenziale compratore che si trova nella seguente situazione, come il caso della Sig.ra N.

“Sono alla ricerca di un immobile da acquistare, 3-4 vani. Ho fatto tantissime visite, con agenzie immobiliari diverse, e ne ho trovato uno molto interessante. Il prezzo era davvero interessante, così sono andata a vederlo, insieme a mio marito, ed abbiamo deciso che faceva al caso nostro. Purtroppo però portando i documenti in banca, ci rendiamo conto che la casa non ha il certificato di abitabilità o agibilità. Il consulenze finanziario mi ha fatto capire che probabilmente il mutuo non può essere accettato. Quindi non posso comprarla. Ma se non avessi avuto bisogno di mutuo, avrei potuto comprarlo? E’ possibile vendere o comprare un immobile senza questo certificato?”

Nella compravendita immobiliare l’agibilità non incide sulla “commerciabilità giuridica” dell’immobile in quanto non costituisce requisito essenziale per procedere alla valida conclusione del contratto sia in fase si preliminare che di atto finale davanti al Notaio. Quindi si un immobile che non ha questo certificato può essere anche acquistato, ma attenzione il compratore deve dichiarare di essere espressamente a conoscenza di questa carenza. Quindi se il compratore non ne è a conoscenza, può rifiutarsi di dare seguito alla compravendita.

La scelta della banca è lecita

Stabilito che un immobile senza agibilità può essere compravenduto, se chi lo acquista ne è a conoscenza, vediamo il rifiuto della banca. La banca può rifiutare di erogare mutuo in merito alla situazione dell’immobile, anche per questo dispone la “perizia” da parte di un tecnico. Nel caso di qualche abuso edilizio, irregolarità o mancanza di concessioni importanti nessuno può obbligare l’istituto di credito a mutuare. Tra queste c’è l’agibilità, pertanto una banca può rifiutarsi di concedere mutuo su un immobile che non è fornita di questo documento.

 

Tassi di interesse 2023, quali sono le previsione sul mercato immobiliare?

I tassi di interesse 2023 sono sotto la lente di ingrandimento di banche, imprese e famiglie. Ma quali sono le previsioni sul mercato immobiliare?

Tassi di interesse 2023, la situazione di fine anno

L’inflazione si sa è l’aumento generale dei livelli dei prezzi, che grava in modo evidente sul portafoglio delle famiglie. Spesso però sono le stesse famiglie che devono fare i conti con il pagamento di un mutuo, magari per acquisto prima casa. Tuttavia gli esperti di Banca d’Italia non sembrano preoccuparsi particolarmente.

Secondo loro, negli ultimi mesi i tassi variabili sono tornati a salire fino a rappresentare la maggioranza. Un comportamento delle banche ma anche il desiderio delle famiglie di partire con minore esborso. E’ anche vero che la crescita dei tassi sarà mitigata dai meccanismi di cap che sono previsti dal 40% dei nuovi mutui variabili. In altre parole negli ultimi mesi si registra un aumento dei finanziamenti variabili per le politiche delle banche e la volontà dei clienti di partire con una rata più bassa.

Tassi di interesse 2023, quali sono le prospettive

Se il 2022 si chiude sotto un atteggiamento prudente con problemi per chi ha firmato un contratto di mutuo con tasso variabile, cosa prevede il prossimo anno? Sicuramente in questo momento c’è un elevato grado si sfiducia verso le banche. Sfiducia alimentata anche dal fatto che le banche non accettano crediti edilizi legati al superbonus 110%. Stessa sentimento di sfiducia cresce anche per Poste Italiane, dopo aver annuncio il loro stop per le nuove pratiche.

Ma la sfiducia impatterà anche sulle intenzioni di acquisto immobiliare. Secondo Luca Dondi, Amministratore di Nomisma: I consumatori sono consapevoli che le condizioni del credito sono peggiorate, con maggiore prudenza e selettività da parte delle banche, per tutelarsi da eventuali insolvenze. Sia a livello europeo che italiano, a maggior selettività si associa minore domanda di credito”- conclude. Quindi è chiaro che c’è da aspettarsi una contrazione delle richieste di mutuo da parte dei potenziali acquirenti.

Cosa ci si aspetta sul mercato immobiliare?

A livello di compravendite, il 2022 si concluderà con 767 mila compravendite, più delle 741 previste a febbraio, per poi calare bruscamente a 665 mila nel 2023 e 659 mila nel 2024 (contro la precedente previsione a 725 e 736 mila compravendite immobiliari). In merito a questo dato c’è da dire che in Italia hanno contribuito molto, le agevolazioni previste per gli under 31, e la voglia di ripresa legata la post pandemia da Covid-19.

Una crescita che invece per il 2023 potrebbe essere frenata proprio dalla crescita dei tassi di interesse. Anche per quanto riguarda il mercato delle nuove costruzioni, sempre il rapporto Nomisma, evidenzia una diminuzione dell’offerta del nuovo. E’ anche vero che visto questa contrazione, i prezzi sul mercato delle abitazioni nuove, registrano un aumento, che rimarrà anche per il prossimo anno.

Opzione donna: cosa cambia per le donne che vogliono andare in pensione

Abbiamo visto negli articoli precedenti che il disegno di legge della manovra di bilancio 2023 prevede la possibilità di andare in pensione con Opzione donna. Nell’ultima versione arrivata in Parlamento vi sono però state delle modifiche, ecco chi potrà andare in pensione in base al nuovo dettato.

Opzione donna: la norma già cambiata: dubbi sulla costituzionalità

La legge di bilancio 2023, conferma la possibilità di andare in pensione nel 2023 con l’Ape Sociale, introduce la quota 103 o pensione anticipata flessibile, con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi, infine, prevede Opzione Donna con modifiche rispetto al 2022. In base alla nuova disciplina ci sono due diverse possibilità per andare in pensione con Opzione donna. Per entrambe è previsto il requisito contributivo di 35 anni di età. La norma base prevede il pensionamento con Opzione donna al compimento del sessantesimo anno di età, con la possibilità  di anticipare il pensionamento per le lavoratrici madri. In questo caso abbiamo:

  • 58 anni per chi ha due o più figli;
  • 59 anni per chi ha un solo figlio;
  • 60 anni per chi non ha figli.

Nonostante le critiche e i dubbi di costituzionalità resta quindi il requisito anagrafico legato al numero di figli.Questa non è l’unica novità legata  ad Opzione Donna. Infatti nell’articolo della nuova bozza di manovra per la legge di bilancio 2023, spunta un’ulteriore novità, infatti sono previste ulteriori condizioni.

Opzione donna: ulteriori condizioni

Affinché si possa andare in pensione con Opzione donna nel 2023 devono esservi ulteriori condizioni:

  • siano care giver, diano assistenza da almeno 6 mesi al coniuge o a un parente convivente di primo grado con handicap grave ai sensi della legge 104 del 1992 articolo 3 comma3, oppure un parente o affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge di quest’ultimo siano impossibilitati ad occuparsene, ad esempio perché a loro volta invalidi o deceduti;
  • abbiano un’invalidità riconosciuta almeno del 74%;
  • sono lavoratrici licenziate o dipendenti di un’impresa che abbai un tavolo di confronto aperto per la gestione della crisi aziendale. Solo in quest’ultimo caso, stando alla lettera dell’articolo 56 della bozza della Legge di Bilancio 2023 si potrà andare in pensione a 58 anni di età.

 

Per una sintesi sulla manovra finanziaria, leggi

Manovra finanziaria: tutte le misure in breve, sigarette, carburanti, benzina, pace fiscale

Acquisto prima casa, rinnovate le agevolazioni e le altre novità

L’acquisto prima casa è sempre un momento molto importante. Grazie alle agevolazioni, sono sempre più i giovani che fanno questo passo.

Acquisto prima casa, le agevolazioni under 36 sono state rinnovate

La legge di bilancio ha prorogato per una anno le agevolazioni per l’acquisto prima casa. Il così detto “Bonus casa” per gli under 36 con ISEE non superiore a 40 mila euro annui. Uguale anche la garanzia massima concedibile dal Fondo di Garanzia per la prima casa dal 50% all’80%.  Sono ammissibili alla garanzia del Fondo i mutui ipotecati erogati:

  • di ammontare non superiore a 250 mila euro;
  • destinati all’acquisto di immobili adibiti ad abitazione principale, anche con accollo da frazionamento, non rientranti nelle categorie catastali A1, A8 e A9 o con caratteristiche di lusso, e a interventi di acquisto e ristrutturazione ed accrescimento dell’efficienza energetica.

Inoltre per le compravendite non soggette ad Iva rimane, l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale. Mentre per gli acquisti soggetti ad Iva (ad esempio quando si acquista da costruttore), oltre all’esenzione dell’imposta di registro ipotecaria e catastale, è concesso un credito d’imposta pari all’ammontare dell’Iva corrisposta al venditore. Infine è l’esenzione dall’imposta sostitutiva per i finanziamenti erogati per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di immobili ad uso abitativo.

Acquisto prima casa e tassi di interesse

Nel 2022 le giovani coppie hanno scelto di comprare casa con l’agevolazione under 36 sono state veramente tante. L’unico problema è che l’aumento dei tassi di interesse nell’Eurozona, hanno frenato il trand. Tuttavia l’artico 35-bis della legge di conversione del Decreto Aiuti ter tenta di sbloccare la situazione.

Infatti la norma stabilisce che per le domande presentata per l’accesso al fondo Garanzia Consap, dal primo al 31 dicembre 2022, fino all’80 per cento della quota capitale potrà essere riconosciuto anche in caso di TEG (tasso effettivo globale) superiore al TEGM (tasso effettivo globale medio) pubblicato dal MEF. Insomma si cerca così di calmierare anche il tasso di interesse sui mutui per l’acquisto prima casa.

Le altre misure per la casa

Le altre misure per la casa prevedono anche la proroga del Superbonus, ma con una percentuale minore, il 90%. Mentre erano già stati confermati fino al 2024 altri bonus. Ecobonus ordinario, ovvero l’agevolazione per il miglioramento energetico che si attesta con una detrazione del 65%. Il sismabonus l’agevolazione è pensata per aumentare gli interventi di messa in sicurezza statica degli edifici nelle zone predisposte al terremoto. Detrazione variabile che si attesta al 50% sulle spese, al 70-75% se si passa ad una classe di rischio inferiore, all’ 80-85%, se si passa a due classi di rischio inferiori. Anche per il sismabonus la proroga è prevista fino al 2024. ed infine il bonus verde fino al 2024 torna il bonus dedicato al rifacimento delle aree verdi. Si tratta di un sostegno con il 36% di agevolazione sulle spese per le parti verdi degli edifici.

Reddito di cittadinanza: chi sono i lavoratori occupabili e chi rischia di perdere il sussidio?

La manovra di bilancio 2023 prevede una stretta sul reddito di cittadinanza già dal prossimo anno, è previsto infatti che gli occupabili perdano questo diritto dopo 8 mesi di percezione, ora il limite è di 18 mesi rinnovabili. Dal 2024 dovrebbe invece esserci una riforma strutturale del reddito di cittadinanza, molti si stanno però chiedendo: chi sono gli occupabili? Cerchiamo di rispondere a questa domanda.

Gli occupabili: i cittadini tra 18 anni e 59 anni, ma con limiti

Il primo elemento da considerare è il fattore anagrafico. Si tratta di persone dai 18 anni ai 59 anni di età. Non basta però solo questo elemento a far propendere per la qualificazione come occupabile, infatti sono stati inseriti ulteriori criteri che in realtà vanno in protezione del nucleo familiare e non semplicemente del titolare beneficiario del reddito di cittadinanza.

In base alla disciplina non dovrebbero vedere il taglio delle mensilità coloro che hanno a carico figli minori, persone con disabilità, o familiari a carico con più di 60 anni di età.

Ad esempio, ci sono numerose persone non inserite in un nucleo familiare e che non hanno persone a carico che percepiscono il sussidio, queste persone dovrebbero essere occupabili con diritto alla corresponsione in misura minore. Il rischio concreto secondo le prime stime è per circa 500.000 percettori che si trovano in una situazione simile a quella descritta.

Decadimento immediato dal reddito di cittadinanza

In base alle disposizioni il contributo dovrebbe essere perso prima degli otto mesi (decadimento) nel caso in cui:

  • si rifiuti una proposta di lavoro congrua;
  • non si partecipi a corsi di formazione;
  • tra le ipotesi vi è anche la decadenza dal beneficio nel caso in cui nel nucleo siano presenti minori, ma questi non assolvano l’obbligo scolastico.

Naturalmente non mancano perplessità, ma ci sarà tempo per colmarle sia durante l’iter parlamentare, sia negli otto mesi che ci separano dai primi provvedimenti, infatti le prime persone dovrebbero perdere il reddito di cittadinanza dal mese di settembre 2023. Si è calcolato che da questa misura il risparmio dovrebbe essere di circa 700 milioni di euro, il costo totale del reddito in un anno è di circa 8 miliardi di euro.

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Come andare in pensione nel 2023? Ecco le opzioni

Sono molti i lavoratori in procinto di maturare i requisiti per la pensione che stanno cercando una via d’uscita dal mondo del lavoro il più possibile vicina, vediamo ora tutte le possibilità per andare in pensione nel 2023.

In pensione nel 2023 con la legge Fornero

Dal punto di vista economico la soluzione migliore è la Legge Fornero. Si tratta della legge base o ordinaria per andare in pensione. In questo caso l’uscita è prevista a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. In alternativa è possibile andare in pensione a qualsiasi età con 42 anni e 10 mesi di contributi (conta tutta la contribuzione) per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Il calcolo della pensione viene fatto applicando sia il sistema contributivo sia il sistema retributivo e dal punto di vista economico è la soluzione migliore.

Chi invece vuole uscire prima dal mondo del lavoro può approfittare degli scivoli pensionistici messi a disposizione.

Pensione anticipata flessibile

Il primo è generalmente denominato Quota 103, ma il disegno di legge di bilancio 2023 lo rubrica “pensione anticipata flessibile” prevede la possibilità di uscita dal mondo del lavoro con un’età anagrafica di almeno 62 anni e un requisito contributivo minimo di 41 anni. In questo caso l’importo lordo mensile massimo non può essere superiore a 5 volte il trattamento pensionistico minimo per tutto il periodo mancante alla maturazione dei requisiti per andare in pensione con la legge Fornero. Chi è iscritto a due o più gestioni previdenziali e non percepisce l’assegno pensionistico da nessuna di esse, ha la facoltà di cumulare i periodi assicurativi al fine di raggiungere il requisito contributivo.

Per chi opta per la pensione anticipata flessibile la decorrenza matura trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti. I dipendenti pubblici che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2022 potranno andare in pensione dal 1° agosto 2023, quelli che invece maturano i requisiti dal 1° gennaio 2023, a partire da sei mesi dalla maturazione e non prima del 1° agosto 2023.

Ape Sociale per andare in pensione nel 2023

L’ulteriore possibilità è l’Ape Sociale che non cambia requisiti rispetto al passato e spetta a:

  • disoccupati;
  • care givers;
  • soggetti che hanno svolto lavori gravosi;
  • disabili.

Le condizioni di accesso all’Ape Sociale per queste tipologie di lavoratori sono diverse e invitiamo alla lettura dell’articolo: APE Sociale 2022: tutte le novità introdotte con la legge di bilancio

Opzione donna

Opzione donna è lo scivolo pensionistico pensato per le donne lavoratrici. Dal 1° gennaio 2023 cambiano però i requisiti anagrafici per le donne. Potranno accedervi le donne a 60 anni se non hanno figli, 59 anni se hanno un figlio, 58 anni se hanno due o più figli. Per poter andare in pensione con Opzione donna servono 35 anni di contributi.

Per conoscere i dettagli, si invita alla lettura dell’articolo: Opzione donna: cosa cambia dal 2023 per chi vuole andare in pensione.

Per chi ha perso il lavoro c’è la possibilità di accedere all’anticipo pensionistico RITA. In questo caso è possibile leggere la guida: RITA: hai perso il lavoro? Scopri se puoi avere la pensione anticipata

 

Flat tax incrementale e per regime forfetario: a chi sarà applicata e come si calcola?

La legge di bilancio 2023 prevede all’articolo 12 la flat tax incrementale. Rispetto alle previsioni iniziali cambia l’impostazione, ma questa dovrebbe essere, dopo numerose indiscrezioni trapelate, la versione definitiva, sebbene ancora passibile di modifiche durante l’iter parlamentare.

Flat tax incrementale solo per lavoratori autonomi e professionisti

La prima cosa da sottolineare è che l’articolo 12 è rivolto a persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni diverse da quelle che applicano il regime forfetario. Questi soggetti possono optare per la tassa piatta al 15% al posto dell’applicazione degli scaglioni progressivi. Naturalmente non si può applicare la flat tax incrementale su tutti i redditi percepiti ( altrimenti sarebbe applicato il regime forfetario), ma solo sulla differenza tra il reddito prodotto nel 2023 e il reddito d’impresa e di lavoro autonomo, d’importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5 per cento di quest’ultimo ammontare. La flat tax incrementale non può trovare applicazione su importi superiori a 40.000 euro.

Flat tax regime forfetario: cambiano i requisiti

L’articolo 11 della bozza della legge di bilancio 2023 prevede invece modifiche al regime forfetario introdotto con l’articolo 1 della legge 190. In particolare si applica una modifica del comma 54 e la soglia per poter optare per il regime forfetario passa da 65.000 euro a 85.000 euro. Cambiano inoltre i criteri di uscita dal regime forfetario. Si tratta infatti di un regime opzionale con tassazione piatta, ma il beneficio si perde nel momento in cui i requisiti “economici” superano la soglia prevista. Con la legge di bilancio 2023 viene introdotto un gap tra i requisiti per accedere al regime forfetario, quindi ricavi e compensi inferiori, dal 2023 al 85.000 euro, e i requisiti di uscita, infatti dal 2023 usciranno in modo automatico dal regime forfetario professionisti e lavoratori autonomi che superano la soglia di 100.000 euro di ricavi o compensi.

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Mutui e prestiti, arriva la rivoluzione firmata dalla Cassazione

Mutui e prestiti sono la soluzione per comprare casa e auto. Ma arriva una rivoluzione a causa di una sentenza della Cassazione, ecco in cosa consiste.

Mutui e prestiti, la sentenza della Cassazione

Mutui e prestiti permetto a chi non ha grandi disponibilità monetarie di comprare casa. Sempre se si hanno le giuste garanzie in termini di reddito. La sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione n°33719 del 16.11.2022 ha però cambiato una delle cose più importanti che riguarda il limite di finanziabilità previsto per il mutuo fondiario.

Il limite di finanziabilità di un mutuo fondiario, come stabilisce il Testo Unico Bancario nell’articolo 38, è pari all’80% dello stesso mutuo. Quindi è chiaro che chi deve comprare la casa deve avere a disposizione la restante parte, cioè il 20%, che spesso viene dato come anticipo sul prezzo finale di vendita. Tuttavia non sempre il potenziale acquirente ha a disposizione la somma richiesta.

Mutui e prestiti, la valutazione superiore

La Corte di Cassazione ha, in passato dichiarato nulli i mutui che avevano un importo superiore all’80% del prezzo di vendita. Tuttavia in moltissimi casi le banche hanno cercato di risolvere il problema del limite, applicando un sovrapprezzo al valore dell’immobile. Di conseguenza, arrivava il decreto di nullità che dava al debitore il diritto a non versare più la quota mensile. Una pratica che ovviamente non dava rientro alle banche.

Ma dal 16 novembre 2022 la musica cambierà. Le sezioni unite della Corte di Cassazione ha infatti stabilito che per quanto un mutuo maggiore dell’80% del valore dell’immobile, i debitori devono restituire la somma ricevuta in prestito. Quindi addio al decreto di nullità. Le somme ricevute vanno sempre e comunque restituite. Anche perché, spesso il cliente è anche informato di quanto si sta facendo per l’ottenimento del mutuo e quindi nella compravendita immobiliare.

La conclusione della sentenza, qual’è?

In altre parole il limite finanziabile, almeno fino ad oggi, rimane dell’80%. Ma nessun giudice potrà dichiarare nullo il mutuo, anche se le banche fanno una forzatura sullo stesso limite. Quindi anche se le banche vanno contro la legge, chi riceva le somme necessarie per il mutuo, deve sempre e comunque restituirle.