Novità sugli affitti brevi, obbligatorio almeno un soggiorno di due notti

Novità sugli affitti brevi in merito al numero minimo dei pernottamenti. Ecco tutte le novità in materia di affitti relativi a pochi giorni del mese.

Novità affitti brevi, le condizioni generali

Per affitti brevi si intendono tutte quelle locazioni ad uso abitativo che hanno una durata inferiore a 30 giorni. E’ stipulato tra persone fisiche fuori dall’esercizio di impresa. Di solito sono le locazioni estive, in cui si prende l’immobile in affitto magari per qualche giorno vicino un luogo di attrazione turistica.

Per gli affitti vacanza, è tornato l’obbligo verso l’Agenzia delle Entrate; di comunicare i dati riferiti a questo tipo di contratti entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello della conclusione del contratto. L’adempimento riguarda:

  • coloro che esercitano attività di intermediazione immobiliare;
  • coloro che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da affittare.

Arriva il CIN, la durata minima obbligatoria e le sanzioni

Il Governo è a lavoro su una bozza che imponga dei limiti agli affitti brevi. Ma sembra ormai aperta la strada per il CIN, codice identificativo nazionale, per finalità turistiche. Il codice viene assegnato a tutti quegli immobili che sono destinati alle locazioni brevi con contratto di locazione turistica. Obbligo di esporlo sia sull’immobile che sul sito che contiene l’annuncio. Per i trasgressori ci sono in vista multe fino a cinque mila euro per chi loca senza il CIN. Previsto anche un codice per il proprio Proprierty Manager, allo scopo di mappare dove si trovano gli immobili e come vengono gestiti ed affittati.

Stabilita anche la durata minima che non deve essere inferiore a due notti. Ad eccezione per i turisti con famiglie numerose con almeno tre figli a carico. Chi si occupa della gestione di immobili destinati ad attività turistica, deve per forza, segnalare la propria attività. E se non si rispetta l’obbligo è possibile ricevere una multa fino a 10 mila euro. Ma attenzione arrivano già le prime critiche, visto che già da gennaio l’Unione Europea ha emanato delle nuove regole per i locatori che devono comunicare, all’Agenzia delle entrate anche i codici fiscali e i redditi percepiti. Non resta che aspettare il lavoro finale del Governo in tema di affitti brevi o turistici.

Videosorveglianza, i limiti sui luoghi di lavoro. Multa da 50.000 euro

È sempre difficile capire i limiti tra bisogno di sicurezza e controllo in azienda e violazione della privacy per i dipendenti e a pagarne le conseguenze è stata un’azienda di abbigliamento che ha installato sistemi di video-sorveglianza. Il Garante privacy ha infatti comminato una multa da 50.000 euro. Ecco a cosa devono stare attente le imprese.

Video-sorveglianza, serve l’accordo anche se installata per porteggere dai furti

A rendere noti i particolari della sanzione è il Garante Privacy nella newsletter n. 503 del 26 maggio 2023. L’indagine parte dalla segnalazione di un sindacato che denuncia l’installazione nei diversi punti vendita della società di sistemi di video-sorveglianza che violano il diritto alla privacy dei dipendenti.

In base all’articolo 4 della legge 300 del 1970, Statuto dei lavoratori, i sistemi di video-sorveglianza non possono essere installati senza un preventivo accordo con i rappresentanti sindacali e l’Ispettorato del lavoro.

La catena di negozi invece ha installato nei suoi 160 punti vendita presenti in Italia, tali sistemi. A sua difesa ha eccepito che in realtà le telecamere erano necessarie a prevenire le conseguenze di furti di merce da parte di potenziali clienti e a tutelare gli stessi dipendenti e non per il controllo del personale.

Le telecamere attive erano 3 in ogni esercizio commerciale e attive h24, proprio perché la funzione principale non era controllare il personale, ma evitare furti. Le telecamere erano installate anche in zone riservate allo scarico merci dei fornitori e locali a solo uso dei dipendenti.

Multa di 50.000 euro per telecamere installate senza accordo

Sottolinea il Garante privacy che il comportamento dell’azienda è stato illecito in quanto non basta avvisare con cartelli della presenza di telecamere, ma visto l’alto numero dei dipendenti era nacessario un accordo con le rappresentanza sindacali e l’Ispettorato del lavoro. Proprio per questo viene applicata la sanzione di 50.000 euro. La stessa è particolarmente elevata perché si deve tener conto di diversi fattori:

  • numero elevato di dipendenti sottoposti a controllo, circa 500;
  • la violazione riguarda diversi punti vendita;
  • assenza di qualunque autorizzazione.

Assegno affitto per l’ex coniuge si può scalare dalle tasse?

In caso di separazione o divorzio può essere stabilito un assegno periodico in favore del coniuge economicamente più debole. L’assegno può comprendere o prevedere esclusivamente anche il versamento dell’affitto per l’abitazione in cui vive l’ex coniuge, molti si chiedono qual è il trattamento fiscale riservato a tali importi? Si può ottenere una deduzione o una detrazione, insomma l’assegno affitto per l’ex coniuge si può scalare dalle tasse?

Trattamento fiscale di assegni di mantenimento e assegno affitto per l’ex coniuge

In sede di separazione e divorzio può essere disposto un assegno di mantenimento in favore dei figli e dell’ex coniuge. Generalmente sono indicati nel provvedimento gli importi riferibili all’ex coniuge e quelli di spettanza dei figli. In caso contrario si ritiene che le spettanze siano al 50% tra l’ex coniuge e i figli.

Questa precisazione è doverosa perché l’assegno corrisposto in favore del coniuge deve essere dedotto dal reddito del soggetto che lo versa, lo stesso importo di conseguenza deve essere dichiarato dal soggetto che percepisce il mantenimento e va quindi ad aumentarne la base imponibile. Naturalmente cambiando la base imponibile può anche cambiare lo scaglio Irpef.

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Per i figli questa regola non vige, cioè l’assegno corrisposto ai figli non può essere portato in deduzione. Ricordiamo che il valore della deduzione deve essere scalato dalla base imponibile e di conseguenza la riduce.

Cosa succede però se il giudice dispone che debba essere versato l’affitto all’ex coniuge? Dubbi nei contribuenti insorgono perché generalmente si dispone tale misura quando presso l’ex coniuge sono collocati i figli e abbiamo già visto che per gli assegni versati in favore dei figli non si applicano deduzioni e detrazioni.

Si può fin da ora chiarire che l’assegno per l’affitto versato all’ex coniuge o per conto dell’ex coniuge può essere portato in deduzione, quindi va a ridurre la base imponibile. Deve quindi essere dichiarato nel modello 730/2023 al rigo E22. Come per l’assegno mensile di mantenimento, anche questo deve però essere dichiarato tra le entrate da chi lo riceve, quindi potrà essere tassato a costui. Lo stesso trattamento viene riservato anche alle eventuali spese condominiali pagate per l’abitazione del coniuge che riceve gli importi.

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Mutui green, come cambia il mercato finanziario dopo la direttiva europea

Mutui green sono la nuova frontiera del mercato finanziario, più che altro i mutui legati proprio agli immobili che rispecchiano le caratteristiche europee.

Mutui green, disponibili quando le case sono green

I mutui green sono quelli legati all’acquisto delle così dette case green. Cioé tutti i finanziamenti utili ad acquistare abitazioni di classe energetica A o B oppure a svolgere lavori di ristrutturazione che consentono di migliorare di almeno il 30% le prestazioni energetiche dell’edificio.

Entro il 2027 gli immobili devono dovranno avere una classe energetica almeno della classe E. Mentre 2033 la direttiva della commissione europea impone il passaggio obbligato alla classe D, quindi un ulteriore salto di efficientamento energetico. Mentre nel periodo compreso tra il 2040 e il 2050 l’obiettivo è addirittura l‘emissione zero. Per cui è chiaro che il mercato del prestito sta andando verso questa direzione. Le banche infatti, sembrano essere orientate verso il prestito soprattutto degli immobili che hanno queste caratteristiche.

Mutui green, le richieste del 2022

Oggi c’è una contrazione della richiesta del mutuo. Il problema è maggiormente legato all’aumento dei tassi e che quindi genera sempre più un allarme mutui. Tuttavia i mutui green sono stati pari al 7% del totale. Il mutuo green è un finanziamento bancario a condizioni agevolate erogato per l’acquisto di immobili ad alta efficienza energetica o costruiti in edilizia ecologica, e per la ristrutturazione di un’abitazione al fine di migliorarne le performance energetiche.

In media i richiedenti hanno anche chiesto una cifra in media pari a 150 mila euro, vale a dire circa l’11% in più rispetto ai mutui tradizionali. Quindi evidenziano una crescita verso la richiesta di questo tipi di mutui, ma il vero problema è capire se ci sono davvero tutti questi immobili con le caratteristiche del green. Infatti spesso non finanziamenti legati all’acquisto di immobili di nuova costruzione.

L’analisi delle domande

Quattro domande di mutuo green su 10 sono state presentate da under 36. In termini di distribuzione regionale, invece, il Trentino-Alto Adige è al primo posto (18,64%). Seguono il Friuli-Venezia Giulia (8,68%), l’Umbria (7,81%) la Sicilia (7,63%) e la Lombardia (7,62%). Infine nel caso di mutuo green per la ristrutturazione il richiedente deve dimostrare che l’intervento sull’abitazione consenta di ottenere un miglioramento energetico di almeno il 30%.

In questo caso alcuni istituti, prima di riconoscere le agevolazioni previste dal mutuo green, potrebbero attendere la fine dei lavori. Quindi appunto è possibile un controllo su quello che è stato realizzato al fine di concedere il mutuo, quindi il richiedente deve avere un capitale per poter affrontare le spese di ristrutturazione.

Pellet, è già corsa all’acquisto. Conviene comprare ora?

Il pellet è un combustibile ormai entrato in molte famiglie italiane, a decretarne il successo è stato il prezzo che all’inizio della diffusione era davvero molto basso. Nel tempo sono arrivati gli incrementi, fino ad arrivare per l’inverno 2022-2023 a prezzi davvero proibitivi. In pieno inverno il prezzo medio di un sacco era di 12-13 euro.

Ora qual è il prezzo del pellet e conviene comprare ora per evitare i rincari dell’inverno? Vediamo prezzi e prospettive.

L’andamento dei prezzi del pellet nel 2023

Lo scorso inverno i prezzi dei prodotti energetici sono volati alle stelle. Il pellet in vendita pre-stagionale costava tra i 9 e i 10 euro al sacco, in pieno inverno si è arrivati a 12-13 euro al sacco. A generare questi aumenti sembra sia stato il conflitto tra Russia-Ucraina che ha portato a minori produzioni di pellet. Molti però ritengono che in realtà sia stata solo una manovra speculativa per avere molti guadagni, al punto che numerose famiglie hanno deciso di usare fonti alternative di riscaldamento.

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Poi l’intervento, straordinario, del Governo con la legge di bilancio ha portato alla riduzione dell’Iva che ha decretato l’inizio della discesa dei prezzi. Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo la discesa è stata davvero buona e il prezzo è arrivato ad aprile tra i 6 e i 7 euro.

Sebbene l’inverno sia finito da poco, molti stanno pensando già adesso di fare acquisti, in particolare coloro che hanno spazio per poter fare scorta.

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Quali sono i prezzi del pellet a maggio-giugno 2023?

Molti venditori stanno infatti sottolineato che i prezzi del pellet sono in risalita, attualmente è possibile comprare pellet di buona qualità a circa 6,50 euro al sacco, avvertono però che non sanno fino a quando è possibile mantenere questi prezzi, infatti si aspettano già nelle prossime settimane nuovi aumenti.

Anche in questo caso c’è chi lancia l’allarme speculazione, cioè venditori che per invogliare all’acquisto fanno previsioni allarmistiche senza però nessun fatto di particolare rilevanza come causa degli aumenti. Che si tratti di strategia o consigli dettati dal buon senso, il risultato è uno, cioè c’è corsa all’acquisto al punto che alcuni rivenditori dichiarano di avere prenotazioni fino alla fine di giugno 2023.

Quale possa essere la strategia migliore non è dato sapere, con molta difficoltà si potrà arrivare ai prezzi degli anni passati, cioè 3, 4 euro al sacco, ma non è dato sapere come sarà l’andamento in pieno inverno e se il Governo riproporrà nuovamente il taglio dell’Iva.

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Reddito di infanzia e assegno di gioventù, chi potrà percepirli?

Tra le proposte di Fratelli d’Italia spuntano il reddito di infanzia e l’assegno di gioventù, ma di cosa si tratta e chi potrà percepire tali somme?

Sostenere le famiglie con il reddito d’infanzia e l’assegno di gioventù

Tra gli obiettivi del governo c’è l’aumento della natalità e per arrivare a tale obiettivo sta cercando di mettere a punto diverse strategie volte a sostenere le famiglie che decidono di avere figli. Nel 2022 l’Italia ha visto il picco minimo di natalità mai registrato e proprio questo mette in allarme, stiamo infatti diventando un Paese troppo vecchio che rischia tra qualche decennio di non avere abbastanza lavoratori. Proprio per questo motivo spunta il reddito d’infanzia a cui si unisce l’assegno di gioventù.

Come funzioneranno il reddito d’infanzia e l’assegno di gioventù?

La proposta di legge per l’introduzione del reddito di infanzia porta la firma di Tommaso Foti capogruppo a Montecitorio per Fratelli d’Italia (Fdi). Secondo le prime indiscrezioni dovrebbe essere una misura aggiuntiva rispetto all’assegno unico e dovrebbe essere diretto verso i nuovi nuclei familiari. In base alla proposta di legge il reddito di infanzia dovrebbe essere di 400 euro mensili erogati per i primi 6 anni di vita del bambino. Nella proposta è previsto anche che in caso di famiglia monogenitoriale oppure in presenza di figli con disabilità, l’importo sarà aumentato.

Potranno percepire il reddito di infanzia le famiglie con un reddito inferiore a 90.000 euro. Facendo i calcoli il nucleo nell’arco dei sei anni dovrebbe ricevere una somma minima di 28.000 euro e il problema reale è rappresentato dal fatto che non è ancora stato stabilito dove saranno recepiti i fondi. Ricordiamo che la Costituzione stabilisce che ogni legge che prevede nuove spese debba indicare le risorse con cui farvi fronte.

La proposta di legge include anche l’assegno di gioventù, se approvato, dovrebbe portare all’erogazione in favore degli studenti e fino a un’età massimo di 25 anni di un assegno di 250 euro, una sorta di piccolo contributo che dovrebbe aiutare a gravare meno sulle famiglie.

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Posso affittare la casa al mare senza avere la partita Iva?

Molti italiani hanno una seconda casa al mare o in montagna e utilizzandola personalmente solo per brevi periodi vorrebbero ricavarne degli utili senza il rischio di sanzioni o multe per aver evaso le tasse. Si chiedono quindi: posso affittare la casa al mare senza avere partita Iva? La risposta è sì, in questo caso si applica la disciplina delle locazioni brevi.

Contratto di locazione breve per affittare la casa al mare o la seconda casa in montagna

Si tratta di contratti di locazione di durata inferiore a 30 giorni, stipulati da soggetti che non svolgono tale attività in modo professionale ( il limite previsto per considerare l’attività come professionale è di 4 immobili in locazione). Il regime delle Locazioni Brevi è disciplinato dall’articolo 4 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96 .

Il contratto può essere stipulato con o senza la presenza di un intermediario. Dal punto di vista fiscale ai contratti di locazione breve si applica articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23 che prevede la cedolare secca con ritenuta del 21% alle somme corrisposte per le locazioni brevi. Il contribuente può anche scegliere il regime di tassazione ordinaria, in questo caso dichiara le entrate nel modello 730/2023 e applica l’aliquota a scaglioni.

La comunicazione dei dati sulle locazioni per gli intermediari

Nel caso in cui il contratto di locazione breve sia stipulato da un intermediario, agenzia immobiliare, costui funge da sostituto di imposta e quindi sugli importi trattiene la provvigione e versa il 21% all’Agenzia delle entrate con il modello F24 e il codice tributo 1919”. Deve essere ricordato che i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare anche in forma telematica, ad esempio Airnb, devono comunicare obbligatoriamente entro il 30 giugno dell’anno successivo i dati sulle locazioni all’Agenzia delle entrate tramite i canali telematici. In caso di omessa comunicazione è prevista una sanzione da 250 a 2000 euro. La sanzione è ridotta in caso di ritardo non superiore a 15 giorni.

Riassumendo, quindi è possibile dare in locazione per brevi periodi, ma anche più volte nell’arco dell’anno, la casa al mare. Naturalmente è necessario stilare un regolare contratto e pagare le imposte sulle entrate che ne derivano.

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Ispezione ipotecaria telematica, crescono i servizi del Fisco

Ispezione ipotecaria telematica sempre più facile è possibile al nuovo programma di pubblicità dei registri immobiliari. Ecco tutte le novità del servizio.

Ispezione ipotecaria telematica, l’importanza della pubblicità immobiliare

La pubblicità immobiliare è una forma di pubblicità giuridica finalizzata a rendere conoscibili i trasferimenti del diritto di proprietà, costituzione, modifica o estensione di diritti reali su beni immobili. Ebbene si realizza attraverso la tenuta e l’aggiornamento dei registri immobiliari. Ispezionando un registo è possibile risalire alla titolarità di un determinato bene e alla eventuale presenza di pesi o vincoli che ne possono limitare il godimento.

L’articolo 2673 del codice civile sancisce il diritto alla consultazione, prevede che chiunque possa visionare i registri immobiliari, secondo le modalità stabilite dalla legge. I registri immobiliari sono “costruiti” su base personale, con riferimento cioè ai soggetti che sono presenti sulle note. Per tale motivo la “repertoriazione” manuale, prima dell’automazione, prevedeva che gli estremi delle formalità di trascrizione ed iscrizione fossero riportate nel conto di repertorio, strumento di puntamento alle note, attribuito al soggetto intestatario del conto stesso.

Ispezione ipotecaria telematica, come si può fare online?

Potranno fare le ispezioni ipotecarie direttamente online i convenzionati con il sister. Il canale telematico SISTER consente agli utenti di effettuare operazioni di consultazione e aggiornamento delle banche dati catastale e ipotecaria. In particolare, il servizio di consultazione delle banche dati consente di effettuare visure, ricerche catastali e ispezioni ipotecarie. Occorre essere registrati al portale e abilitati ai servizi di consultazione delle banche dati ipotecarie  e catastale a pagamento.

L’ispezione ipotecaria telematica per immobile è un servizio a pagamento e prevede un costo di 9,45 euro per ogni immobile richiesto, comprensivo dell’elenco sintetico delle prime 30 formalità relative a quell’immobile reperite. Per ogni nota che si richiede di visualizzare sono dovuti 5,40 euro. I documenti richiesti sono disponibili fino a 10 giorni dal pagamento. Trascorso questo tempo, non sarà più possibile visualizzarli e prelevarli. I pagamenti sono effettuati attraverso il sistema pagoPA, dove verrà eseguita la transazione web di pagamento.

La novità per gli agenti immobiliari

La possibilità di fare un’ispezione ipotecaria telematica è concessa a tantissimi professionisti. Ma anche agli agenti immobiliari che potranno farla direttamente dalla loro agenzie senza dover scendere fino al Catasto o Conservatoria. Saranno così in grado di effettuare subito molto efficace.  L’ispezione delle trascrizioni (visure) consente di visionare la presenza di atti di costituzione di vincoli, come il pignoramento. Mentre le iscrizioni consentono di visionare le formalità relative alla costituzione di ipoteche che gravano sull’immobile. Ad esempio la presenza di un mutuo rappresenta un’ipoteca. Infine le annotazioni sono costituite da quelle formalità che modificano precedenti trascrizioni, annotazione o iscrizioni. Ne sono esempio la cancellazione di pignoramenti oppure di ipoteche.

Truffa false multe, cos’è e a cosa prestare attenzione

Quante volte capita di parcheggiare in divieto di sosta, magari solo per qualche decina di minuti, il tempo di fare qualche commissione, il tutto nella speranza che non passi proprio in quel momento un vigile o un ausiliario del traffico? Sicuramente molte e spesso va anche bene. C’è però un allarme in questi giorni che sta destando sospetti, cioè le false multe sul parabrezza. Ecco a cosa prestare attenzione per evitare di incappare nella truffa false multe.

Truffa delle false multe, in cosa consiste?

A ognuno è capitato almeno una volta di lasciare la macchina in divieto di sosta, magari guardandosi prima intorno per vedere se si nota qualche vigile o ausiliario del traffico. Sta però capitando in molte città italiane che la multa sia lasciata, ma non dagli agenti, bensì da truffatori. Questi osservano le auto in divieto di sosta e mettono sul parabrezza un verbale del tutto simile a quelli in uso presso la polizia municipale, sulla multa è indicato il codice Iban su cui effettuare il versamento che naturalmente non è quello del Comune, bensì quello dei truffatori.

A quel punto gli ignari automobilisti nel momento in cui pagano il verbale non fanno altro che rimpinguare le casse dei truffatori.

Multa sul parabrezza, come si è arrivati alla scoperta?

In questa truffa sono caduti già in molti perché il falso verbale è in realtà realizzato con maestria, infatti contiene i dettagli della contestazione, gli importi da pagare, i termini entro i quali effettuare il versamento e l’Iban. Sulla multa è anche indicato che si può ottenere uno sconto della sanzione nel caso in cui il versamento sia effettuato nell’arco dei 5 giorni.

Naturalmente la multa si trova solo su veicoli che effettivamente si trovano parcheggiati in divieto di sosta, ad esempio davanti a passi carrabili, sul marciapiede, sulle strisce pedonali. Tutte queste caratteristiche hanno portato molti automobilisti a pagare senza fare troppe domande e senza accorgersi che l’Iban era sbagliato, d’altronde chi controlla mai che l’intestazione di un Iban sia reale e non fittizia?

La truffa è stata scoperta perché alcuni automobilisti hanno contestato la stessa e da lì è emerso che in realtà quella multa non era mai stata elevata dalla polizia municipale da qui è scattato l’allarme. Il modo migliore per evitare di cadere nel tranello è, in caso di dubbio, rivolgersi agli uffici della Polizia Municipale e chiedere la verifica della multa stessa. In alternativa si può provare a verificare l’intestazione del codice Iban.

Tirocini, aumentati gli importi delle indennità. Ecco di quali

Per chi svolge un tirocinio  nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Iniziativa Occupazione Giovani vi è un’importante novità, cioè l’aumento degli importi erogati anche i favore di coloro che già stanno svolgendo i percorsi di formazione-lavoro.

Quali tirocini avranno l’aumento di indennità?

L’indennità per i tirocini svolti nell’ambito del PON IOG (Programma operativo nazionale iniziativa occupazione giovani) passa da 300 euro mensili a 500 euro mensili. A rendere nota questa novità è l’Anpal (Agenzia nazionale politiche attive per il lavoro) con un comunicato del 25 maggio 2023.

Il Pon Iog è un programma volto a contrastare la disoccupazione giovanile, si tratta di tirocini extracurriculari attraverso percorsi formativi all’interno delle aziende pubbliche e private mirati a formazione e inserimento. Si tratta di un’esperienza pratica spendibile nel mercato del lavoro e che consente di arricchine il proprio curriculum. I tirocini sono attivati attraverso una convenzione tra l’azienda e l’ente promotore che garantisce la tutela dei tirocinanti.

Quando entra in vigore l’aggiornamento dell’indennità per i tirocini?

L’aggiornamento dell’importo sarà operativo a partire dalla mensilità successiva rispetto alla data del 25 maggio, quindi dal mese di giugno 2023, saranno coinvolti dall’aumento tutti i giovani coinvolti nel progetto, compresi i soggetti in situazione di svantaggio o con disabilità.

Ricordiamo che i tirocini in oggetto hanno la durata massima di 6 mesi.

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