Superbonus 2024 e tutte le altre misure nel settore immobiliare

3Superbonus 2024 arriva l’accordo con l’approvazione della legge di bilancio. Ecco tutte le misure che riguardano il mondo della casa

Superbonus 2024, si ridisegna il contributo

Il Superbonus è l’agevolazione fiscale disciplinata dall’articolo 119 del decreto legge n. 34/2020 (decreto Rilancio), che consiste in una detrazione del 110% delle spese sostenute a partire dal 1 luglio 2020 per la realizzazione di specifici interventi finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici. Tra gli interventi agevolati rientra anche l’installazione di impianti fotovoltaici e delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici.

La legge di bilancio 2022 ha prorogato l’agevolazione, prevedendo scadenze diverse in funzione dei soggetti che sostengono le spese ammesse. In particolare, il Superbonus spetta fino al 31 dicembre 2025, nelle seguenti misure

  • 110% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2023
  • 70% per le spese sostenute nel 2024
  • 65% per le spese sostenute nel 2025

per i condomini e le persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arte e professione, per gli interventi su edifici composti da due a 4 unità immobiliari distintamente accatastate, anche se posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche.

Superbonus 2024 e le altre misure

La detrazione spetta per tutti i contribuenti che hanno un reddito inferiore a 15 mila euro ma che abbiano completato almeno il 60% dei lavori entro dicembre 2023. In questo caso il superbonus rimane del 110% fino al 31 ottobre 2024. Invece interverrà una sanatoria per chi non ha completato la ristrutturazione entro la fine dell’anno in corso e quindi non dovranno essere restituiti i benefici allo Stato.

Mentre facendo una breve panoramica anche sulle altre misure. Si può dire che l’accesso al sismabonus sarà possibile solo per le strutture danneggiate dai terremoti. Inoltre per ottenere il 110% sarà necessario dimostrare che gli edifici possedevano già il certificato di abitabilità/agibilità. Si ricorda che la detrazione riconosciuta è pari al 50% della spesa sostenuta per l’adozione di misure antisismiche su edifici che ricadono nelle zone sismiche ad alta pericolosità.

Tutte le altre misure che riguardano la casa

Ci sono novità anche per quanto riguarda il Bonus barriere architettoniche. Dai lavori ammissibili escono gli infissi. Ma la detrazione rimane pari al 75% per scale, rampe, ascensori e piattaforme elevatrici. La detrazione del 75%, ripartita tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo, è calcolata su un ammontare complessivo non superiore a:

  • 50.000 euro per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno;
  • 40.000 euro moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti da due a otto unità immobiliari;
  • 30.000 euro moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti da più di otto unità immobiliari.

 

Aliquote Irpef, approvata la riforma 2024

Approvato il decreto legislativo con la riduzione delle aliquote Irpef, per i contribuenti, non tutti, fino a 260 euro in più in busta paga in un anno.

Nuove aliquote Irpef 2024, misura temporanea

La prima cosa da sottolineare è che il decreto delegato Irpef 2024 prevede una riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, ma non si tratta di una misura strutturale, bensì di una misura temporanea, in vigore solo per il 2024 in attesa di capire la sostenibilità fiscale per le casse dello Stato.

Per capire il reale risparmio è bene indicare prima le aliquote Irpef in vigore per il 2023:

  • 23% sui redditi fino a 15.000 euro;
  • 25% sui redditi compresi tra i 15.000 e i 28.000 euro;
  • 35% sui redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro;
  • 43% sui redditi che superano i 50.000 euro.

Le aliquote che invece entreranno in vigore nel 2024 sono:

  • 23% sui redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% sui redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro;
  • 43% sui redditi che superano i 50.000 euro.

Dal punto di vista pratico è stato calcolato un risparmio massimo di 260 euro l’anno per i contribuenti con un reddito compreso tra 15.000 euro e 50.000 euro. Superata tale soglia di reddito si annulla il beneficio perché è prevista la franchigia sulle detrazioni Irpef pari a 260 euro. L’abbattimento della franchigia si applica sulle detrazioni al 19%, escluse le spese sanitarie.

I cambiamenti, per molti contribuenti minimi si vedranno a partire dal mese di gennaio 2024

Gli altri provvedimenti fiscali adottati

Deve essere ricordato che queste misure si cumulano con altre, ad esempio con la conferma del taglio del cuneo fiscale. Inoltre per il 2024 è previsto l’innalzamento della No ax Area che giunge a 8.500 euro per effetto dell’equiparazione delle detrazioni da lavoro dipendente con quelle da pensioni a 1.955 euro.

Questo non è l’unico decreto facente parte del complesso della riforma fiscale approvato il 28 dicembre 2023. Tra le misure adottate vi è la revisione del contenzioso tributario con tempi più celeri grazie alla digitalizzazione.

Riformato anche lo Statuto del contribuente con strumenti volti a dare maggiore tutela ai contribuenti, cercando quindi di porre Fisco e contribuente sullo stesso piano e misure deflattive del contenzioso tributario.

Infine, sono state introdotte misure sull’adempimento collaborativo.

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Nuovo statuto del contribuente, il volto amico del fisco

Concluso il percorso di approvazione in Commissione del nuovo Statuto del contribuente che arriverà in Consiglio dei ministri per l’approvazione finale. Non si prevedono colpi di scena. Ecco quale sarà il suo contenuto.

Nuovo Statuto del contribuente, maggiore interlocuzione tra Fisco e contribuente

Il nuovo Statuto del contribuente è una sorta di amico del cittadino perché prevede maggiori misure di tutela rispetto alla versione ora in vigore. L’obiettivo principale è creare una interlocuzione costante tra contribuente e Fisco. In questo modo sarà possibile ridurre il contenzioso tributario e di conseguenza snellire i processi e renderli più celeri.

La prima cosa da sottolineare che lo Statuto dei contribuenti sarà parificato, per forza di legge, alla Costituzione.

Nello Statuto entreranno anche le norme relative alla semplificazione delle dichiarazioni dei redditi e le nuove scadenze unificate.

Prevista all’interno del nuovo pacchetto di norme anche la figura del Garante Nazionale.

Rafforzato il potere di autotutela per ridurre il contenzioso

Maggiore relax per i contribuenti, infatti l’Agenzia delle Entrate non potrà inviare comunicazioni durante e ferie natalizie e quelle estive.

Al fine di ridurre il contenzioso viene inoltre rafforzato il potere di autotutela, si tratta della possibilità per l’amministrazione finanziaria di riesaminare un atto e nel caso revocare o annullare atti che presentano “difetti” in quanto illegittimi o infondati. Anche oggi è prevista la possibilità di agire in autotutela, ma di fatto i funzionari spesso evitano per evitare penalizzazioni. Con il nuovo Statuto del contribuente sarà invece obbligatorio agire in autotutela.

Nel nuovo Statuto viene introdotto lo «schema» di avviso si tratta di una bozza che ha l’obiettivo di incardinare un dialogo tra Fisco e contribuente, anche in questo caso l’obiettivo è ridurre il contenzioso.

Viene confermato il principio della irretroattività delle norme di diritto tributario. Sono, infine, individuati 5 ipotesi di invalidità degli atti di accertamento e riscossione: irregolarità, annullabilità, nullità, inutilizzabilità o inesistenza.

Nel nuovo Statuto non mancano norme a tutela della privacy si prevede infatti il divieto di rendere noti i dati dei contribuenti anche acquisiti tramite la interoperabilità delle banche dati.

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Prezzi delle case in su, mentre scende il numero delle compravendita

I prezzi delle case in su e numero di compravendite sempre più in riduzione, questo è quello che si rileva in questo 2023 ormai alla fine.

Prezzi delle case in su, cosa succede?

Se c’è una cosa chiara a tutti è che i prezzi delle case, in tutte le città italiane, sono aumentati. Gli operatori del settore cercano di controllare il mercato immobiliare per trovare un accordo tra la domanda e l’offerta. Ma a dire il vero è un mercato in contrazione che spinge i prezzi delle case in su  e di conseguenza una riduzione non indifferenze del numero delle compravendite.

Secondo quanto dice l’Istat nel  terzo trimestre del 2023, l’indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie per abitarci o per investimento (Ipab) rimane stabile rispetto al trimestre precedente. Inoltre il numero di immobili comprati e venduti nel terzo trimestre è calato del 10,4% rispetto al precedente, secondo l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’agenzia delle Entrate. E la riduzione delle compravendite ormai continua anche per la fine di questo 2023.

Prezzi delle case in su, cosa dicono i dati?

Secondo quanto indicato dalla Stampa nel terzo trimestre 2023 torna ad accelerare la dinamica tendenziale dei prezzi delle abitazioni, alimentata soprattutto dall’andamento dei prezzi delle abitazioni nuove, che aumentano dell’8,0% su base annua. I prezzi delle abitazioni esistenti crescono, invece, solamente dello 0,5%”. Nel secondo trimestre, i prezzi delle case nuove erano saliti di un +0,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, e quelli delle case esistenti di un +0,7% annuo.

La stabilità dell’indice dei prezzi dal secondo al terzo trimestre del 2023 nasce dalla compensazione tra i prezzi delle abitazioni nuove, che aumentano dell’1,6% rispetto al trimestre precedente, e quelli delle abitazioni esistenti, che diminuiscono dello 0,4%, (era +1,8% nel secondo trimestre 2023).

In media, nei primi tre trimestri del 2023,i prezzi delle abitazioni sono aumentati dell’1,2%. Quelli delle abitazioni nuove fanno registrare un +4,5%, e quelli delle abitazioni esistenti crescono dello 0,5%. Il tasso di variazione acquisito dell’indice dei prezzi Ipab per il 2023, che corrisponde alla crescita che si avrebbe per l’intero anno in caso di variazioni nulle nell’ultimo trimestre, è pari a +1,3%. L’incremento maggiore, +4,7%, si ha per le abitazioni nuove, mentre per quelle esistenti la crescita è dello 0,6

Quali sono le cause di questa situazione?

Le cause della situazione del mercato immobiliare sono davvero tante. La prima senza dubbio è l’inflazione e l’aumento generale del livello dei prezzi. Questo si ribalta sui materiali utilizzati per la realizzazione delle nuove case, come calce, serramenti, ferro, mattino che hanno aumentato il loro costo per le imprese costruttrici. Come se non bastasse, anche i tassi di interesse sui mutui si mantengono elevati. Quindi le famiglie hanno più difficoltà ad accedere al mutuo che spesso è l’unica soluzione per comprare un immobile, anche prima casa.

Altri problemi sono legati alla riduzione di tutte le agevolazioni legate al mondo della casa, come il superbonus. Molti venditori stanno cercando di mettere sul mercato i propri beni per far fronte alle diverse esigenze economiche, facendo crescere l’offerta immobiliare. Dall’altra parte, però, ci sono meno compratori pronti ad acquistare, ma che preferiscono mettere da parte le risorse economiche per tempi migliori. In ogni caso se si va avanti così il crollo del mercato immobiliare sembra essere più vicino che mai.

Cosa c’è nel Milleproroghe? Superbonus, smart working e pensioni

Mentre ancora si lavora alla legge di Bilancio 2024, continuano i lavori per il decreto milleproroghe, ancora non vi sono novità certe, ma dalle prime indiscrezioni si lavora a una proroga delle condizioni del Superbonus per i condomini.

Superbonus nel decreto Milleproroghe

Il punto su cui molti sono in attesa è quello del Superbonus, il ministero dell’Economia ha più volte ribadito che non vi sono coperture per una proroga del Superbonus condomini, neanche in caso di cantieri già aperti, per tutti i lavori del 2024 la detrazione dovrebbe scendere al 70%. Nonostante questo, si continua a parlare insistentemente di una proroga perché in caso contrario i cantieri a rischio sarebbero circa 10.000.

L’ipotesi allo studio è quello di un Sal straordinario al 31 dicembre, che certifichi la detrazione completa per i lavori realizzati fino a fine anno, sarebbe quindi una misura molto ridotta. Non c’è molto spazio di manovra d’altronde in quanto si stima una spesa per il 2023 di 50 miliardi di euro, quattro volte rispetto alle previsioni iniziali.

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Pensioni e smart working, i nodi da sciogliere

Tra le ipotesi che sbucano c’è anche un nuovo innalzamento dell’età della pensione per i medici che da 70 anni potrebbe passare a 72 anni. Un’altra possibile novità potrebbe arrivare con lo smart working, prorogato dal decreto Anticipi fino al 31 marzo 2024 ma solo nel settore privato, sia per i fragili che per i genitori di under14. Nessuna novità per lo smart working per il settore pubblico, la misura è infatti in scadenza il 31 dicembre e sembra difficile una proroga a causa delle scarse coperture.

Queste le principali novità che dovrebbero entrare nel decreto Milleproroghe, ma per la prossima settimana c’è anche un’altra novità abbastanza importante, infatti dovrebbero arrivare nuovi decreto delegati per la riforma fiscale e in questo caso tra le novità più attese vi è la riduzione degli scaglioni Irpef da 4 a 3.

Leggi anche: Flat tax incrementale dal 2024 va in pensione

Nuovo assegno di inclusione, come funziona e chi può richiederlo

Il nuovo assegno di inclusione è un aiuto per coloro che hanno bisogno di un aiuto economico, ma ecco come funziona e chi può averlo.

Nuovo reddito di inclusione, che cos’è?

L’Assegno di Inclusione (ADI) è una misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro, istituita a decorrere dal 1° gennaio 2024 dall’articolo 1 1 del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, n. 85.

Il nuovo assegno di inclusione è quindi un sostegno di tipi economico che spinge verso l’inclusione sociale e professionale del richiedente. Inoltre di divide in due parti: un’integrazione del reddito familiare fino a una soglia (quota A) e un sostegno per i nuclei residenti in abitazione concessa in locazione con contratto ritualmente registrato (quota B).

Nuovo assegno di inclusione, chi può farne richiesta?

Per richiedere il nuovo assegno di inclusione occorre essere cittadini italiani. Ma è obbligatorio avere anche dei requisiti di tipo economico:

  • un valore dell’ISEE, in corso di validità non superiore ad euro 9.360;
  • un valore del reddito familiare* inferiore ad una soglia di euro 6.000 annui, moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza Adi;
  • un patrimonio immobiliare in Italia e all’estero, come definito ai fini ISEE diverso dalla casa di abitazione di valore ai fini dell’imposta municipale propria (IMU) non superiore a 150.000 euro, non superiore a 30.000 euro,
  • un patrimonio mobiliare (ad esempio depositi, conti correnti, ecc) come definito ai fini ISEE non superiore a a:
    • 6.000 euro per i nuclei composti da un solo componente;
    • 8.000 euro per i nuclei composti da due componenti;
    • 10.000 euro per i nuclei composti da tre o più componenti (soglia aumentata di 1.000 euro per ogni figlio a partire dal terzo

Come e quando presentare la domanda?

E’ già possibile presentare  la domanda all’INPS. A dire il vero la possibilità di presentazione è già partita il 18 dicembre 2023. La domanda si può presentare:

  • in via telematica attraverso il sito internet istituzionale dell’INPS (www.inps.it), accedendo con SPID, Carta Nazionale dei Servizi e Carta di Identità Elettronica;
  • presso gli Enti Patronati;
  • presso i Centri di Assistenza Fiscale, a partire dal 1° gennaio 2024

Infine il beneficio è erogato, mensilmente, sulla carta di pagamento elettronica (Carta di inclusione o Carta ADI) per un periodo continuativo non superiore a diciotto mesi e può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per periodi ulteriori di dodici mesi. Allo scadere dei periodi di rinnovo di dodici mesi è prevista, sempre, la sospensione di un mese.

Dichiarazioni 2024, tutti i modelli online

Sebbene manchino ancora dei mesi all’inizio della stagione dichiarativa, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato le bozze di tutti i modelli per le dichiarazioni 2024. Ecco cosa cambia.

Disponibili le bozze per le dichiarazioni 2024, le novità

La prima cosa da sottolineare è che si tratta di bozze, non si tratta dei modelli definitivi che d’altronde potrebbero subire degli aggiustamenti nei prossimi mesi, cosa che è successa praticamente tutti gli anni.

Sono pubblicate sul sito dell’Agenzia delle Entrate le bozze per i modelli: modelli Cu, 730, 770, Redditi persone fisiche, enti non commerciali, società di capitali, società di persone, Consolidato, Iva e Irap 2024, con le relative istruzioni.

Le principali novità riguardano il modello 730 e modello redditi persone fisiche. Ricordiamo che già dal 2024 si amplia la platea dei soggetti che possono usare il modello 730/2024. Le principali novità riguardano le modifiche alla tassazione dei lavoratori sportivi che dal 1° luglio non percepiscono redditi qualificabili come “diversi”, ma redditi da lavoro dipendente assimilato. La seconda novità importante riguarda la flat tax incrementale prevista per il solo 2023. Infine, trova spazio la tassazione agevolata delle mance per i lavoratori dipendenti delle strutture ricettive del settore privato.

Nel modello Redditi per le imprese la prima novità importante è il recupero dell’imposta sostitutiva su utili e riserve di utile, l’imposta sul valore delle cripto-attività e gli aggiornamenti previsti dalla disciplina del Superbonus.

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La certificazione Unica 2024

Tra le bozze pubblicate vi è anche quella per la Certificazione Unica 2024. In questo caso la principale novità riguarda la tassazione delle mance l’innalzamento a 3.000 euro dei fringe benefit erogati a favore dei lavoratori dipendenti con figli a carico, l’indicazione del trattamento integrativo speciale erogato ai lavoratori del settore turistico, ricettivo e termale e la rideterminazione della riduzione Irpef spettante al comparto sicurezza e difesa. Ricordiamo che la Certificazione Unica deve essere consegnata dai sostituti di imposta entro il 16 marzo e si tratta della prima importante scadenza dell’anno fiscale.

Naturalmente insieme ai modelli sono state pubblicate le istruzioni, ma anche in questo caso si tratta solo di bozze.

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Visite fiscali per i dipendenti in malattia, ecco tutte le novità

Le visite fiscali per i dipendenti prevedono delle fasce orarie di reperibilità, in cui il medico può controllare le condizioni di salute del lavoratore.

Visite fiscali per i dipendenti in malattia,

Ogni persona ha diritto a curarsi. Lo stesso vale anche per i dipendenti sia pubblici che privati. Quando un lavoratore dipendente, sia privato che pubblico, non può recarsi a lavoro causa malattia, deve contattare il proprio medico che ha il compito di redigere e trasmettere il certificato o l’attestato in via telematica all’INPSIl lavoratore può quindi ricevere presso il proprio domicilio la visita del medico legale che ne accerti le condizioni di salute e giustificarne così l’assenza per malattia.

In caso di assenza alla visita domiciliare, il lavoratore viene invitato a recarsi presso gli ambulatori della struttura territoriale INPS , in una data specifica. Per non incorrere in azioni disciplinari da parte del datore di lavoro, è tenuto a presentare una giustificazione valida per l’assenza. Tuttavia può anche essere cambiato il domicilio durante la malattia indicando direttamente all’INPS la modifica.

Orari per i dipendenti in malattia nel servizio pubblico

Gli orari di reperibilità per il settore pubblico e privato sono sempre stati differenti. Ma dal 22 dicembre 2023 le fasce di reperibilità per le visite mediche di controllo domiciliare per i lavoratori pubblici sono cambiati. Infatti si svolgeranno nelle fasce orarie dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 di tutti i giornicompresi domeniche e festivi, le stesse fasce orarie già garantite dai lavoratori del settore privato.

La  modifica degli orari arriva dopo una sentenza del tar del Lazio (n. 16305/2023, pubblicata il 3 novembre 2023).  . E lo scopo è proprio quello di equiparare il settore pubblico con quello privato per i lavoratori. Al tribunale amministrativo si erano rivolti il sindacato Uip Pubblica amministrazione penitenziaria insieme ad alcuni membri della Polizia penitenziaria che contestavano la disparità di trattamento tra i dipendenti pubblici e quelli del settore privato.

Il Tar ha accolto il ricorso annullando il decreto del 2017 nel passaggio in cui fissava gli orari per gli statali in 9-13, 15-18. Questo perché ha riscontrato una violazione dei “principi di uguaglianza e ragionevolezza sanciti dagli articoli 3 e 97 della Costituzione.

Saldi invernali 2024, quando partiranno e cosa c’è da aspettarsi

I saldi invernali 2024 stanno per arrivare e con essi la possibilità di fare qualche buon affare, ecco quindi cosa c’è da aspettarsi.

Saldi invernali 2024, quando partiranno?

Passate le feste natalizie e per il nuovo anno l’attenzione di sposta ai saldi invernali 2024. Messi da parte albero di Natale, panettoni, pandori e regali per amici e parenti, ci si attende di fare buoni affari, magari per se. I saldi cominciano, come ogni anno, nel mese di gennaio e saranno per tutta Italia, a parte qualche piccola eccezione.

I saldi invernali 2024 dovrebbero iniziare il 5 gennaio 2024, un giorno prima l’Epifania. Forse per permettere anche ai consumatori di poter sfruttare il giorno festivo per iniziare a fare shopping. Tuttavia a cambiare sono le date che riguardano le date di fine promozioni. Ad esempio nel Lazio dureranno solo 6 settimane.

Saldi invernali 2024, Regione per Regione

Si parte il 5 gennaio in Abruzzo, dove si è deciso che i saldi dureranno per 60 giorni. Stesso calendario anche per la Basilicata, ma con il divieto di effettuare promozioni nei 30 giorni prima dell’inizio dei saldi. In Calabria i saldi finiscono il 6 marzo  con il divieto di effettuare promozioni è valido nei 15 giorni precedenti i saldi.

Mentre in Campania, stesso periodo di promozioni, ma con divieto di inizio nei 30 giorni antecedenti la data di partenza. Ed ancora Emilia Romagna i saldi partono il 5 gennaio e finiscono il 4 marzo 2024. Invece in Friuli Venezia Giulia, i saldi saranno dal 5 gennaio fino al 31 marzo dove resta la possibilità di effettuare vendite promozionali in qualsiasi periodo dell’anno.

In Liguria le offerte saranno disponibili solo per 45 giorni, e con divieto promozionale valido nei 40 giorni prima del loro inizio. Ed ancora in Lombardia saranno dal 5 gennaio fino al 4 marzo, mentre nelle Marche tre giorni in meno, con la fine prevista per il primo marzo.

Tutte le altre Regioni

In Molise e in Toscana gli sconti vanno avanti per 60 giorni. Qui però lo stop alle promozioni non copre solo i 30 giorni precedenti ma anche i 30 successivi ai saldi. Mentre sono solo 8 settimane per il Piemonte. In Puglia gli sconti saranno solo per i mesi di gennaio e febbraio, come in Veneto. Al via il 5 gennaio i saldi in Umbria, con fine prevista il 5 marzo 2024. L’inizio dei saldi in Valle d’Aosta è anticipato al 3 gennaio e il periodo è stabilito è fino al 31 marzo.

E così completiamo con le due isole maggiori. La prima è la Sardegna con sessanta giorni di promozioni e la Sicilia, che l’anno scorso aveva anticipato l’inizio dei saldi al 2 gennaio. Invece quest’anno parte con le promozioni il 5 gennaio, con fine prevista il 15 marzo 2024. Ma nell’isola baciata dal sole non ci sono divieti per effettuare promozioni in tutti i mesi dell’anno. Ed infine in provincia di Trento non è prevista una data di inizio dei saldi, che possono essere organizzati liberamente dagli esercenti.

 

 

Rimborso 730 senza sostituto di imposta: guida Agenzia delle entrate

Come sempre l’Agenzia delle Entrate cerca di fornire delucidazioni ai contribuenti su questi spinose e di interesse comune. Attraverso la rubrica FiscoOggi l’Agenzia ha fornito deludicazioni in merito al rimborso 730 senza sostituto di imposta. Ecco i chiarimenti.

Come ottenere il rimborso 730 senza sostituto?

Terminata la stagione dichiarativa per molti sorge l’interesse a ottenere nel più breve tempo possibile l’eventtuale rimborso delle eccedenze versate. L’Agenzia delle Entrate attraverso la rubrica Fisco Oggi ha risposto a un contribuente che ha posto tale quesito: Come mi verrà rimborsato il credito risultante dal mio 730/2023, nel quale ho barrato la casella “Mod. 730 dipendenti senza sostituto” nella parte “Dati del sostituto d’imposta che effettuerà il conguaglio”?

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che in caso di presentazione del modello di dichiarazione dei redditi, ordinario o precompilato, da cui emerge un credito in favore del contribuente senza sostituto di imposta, l’Agenzia provvede a effettuare il rimborso entro l‘anno della presentazione della dichiarazione stessa. Le modalità sono diverse a seconda delle disposizioni del contribuente.

Il modo più semplice e veloce per ottenere il rimborso è indicare nel cassetto fiscale del contribuente il codice Iban del conto intestato al contribuente sul quale è possibile accreditare le somme.

Come comunicare il codice Iban per il rimborso 730

Per chi non avesse ancora comunicato il codice Iban, ecco le istruzioni per poterlo fare.

Sul sito dell’Agenzia delle Entrate è necessario accedere al proprio profilo personale. Questa operazione deve essere compiuta attraverso l’identificazione con un codice Spid, Cie o Cns. Effettuata questa operazione si deve selezionare la voce Servizi per Richiedere Accredito rimborso e altre somme su c/c”. A questo punto basta inserire il proprio codice Iban e il gioco è fatto.

Per chi non riesce a compiere questa operazione l’alternativa è comunicare il codice Iban per richiedere il rimborso utilizzando il modello disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Il modello una volta compilato potrà essere inoltrato solo con l’uso della PEC ( Posta Elettronica Certificata). La PEC deve essere indirizzata a qualunque ufficio dell’Agenzia, ma è preferibile inviarla all’ufficio di competenza territoriale.

Infine, il contribuente può consegnare il modello compilato presso l’ufficio dell’Agenzia.

I contribuenti che non comunicano il codice Iban per l’accredito delle somme ricevono invece il rimborso tramite titoli di credito a copertura garantita emessi da Poste Italiane S.p.A. (assegno vidimato).

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