Mercato tutelato luce, proroga al 1° luglio

Doveva entrare in vigore il 10 gennaio 2024 la fine del mercato tutelato Luce, è arrivata poi la proroga ad aprile e ora un’ulteriore proroga al 1° luglio 2024, ma con una decisione dell’ultimo minuto e con motivazioni tecniche. Ecco tutto ciò che cambia per i clienti che stanno ancora usufruendo delle tariffe del Servizio Elettrico Nazionale.

Proroga mercato tutelato luce, l’annuncio

L’annuncio della proroga del mercato tutelato Luce è arrivato dal presidente di Arera, Stefano Besseghini che ha firmato decreto energia 181/23 . L’obiettivo dichiarato è assicurare uno svolgimento coerente del processo del “fine tutela” per i clienti domestici non vulnerabili di elettricità. A partire da tale data, per coloro che ancora non avranno effettuato il passaggio ci sarà l’attivazione del Servizio a tutele graduali (Stg), il servizio a cui saranno assegnati i clienti domestici.

La proroga, come spiega il comunicato, si è resa necessaria per assicurare ai clienti un tempo sufficiente per essere informati. Le campagne di informazione saranno a cura del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase). La proroga è inoltre necessaria al fine di organizzare le aste per la selezione degli operatori a cui saranno assegnati i clienti che non hanno effettuato il passaggio e per organizzare la trasmissione dati.

Chi sono i clienti domestici vulnerabili?

Sono considerati clienti vulnerabili coloro che si trovano in condizione di disagio economico e che per tale motivo ricevono il bonus energia, sono soggetti con disabilità ai sensi dell’articolo 3 legge 104/92, hanno un’utenza in una struttura abitativa di emergenza a seguito di eventi calamitosi. Infine, possono restare nel mercato tutelato i clienti con un’età superiore a 75 anni.

Il vantaggio del mercato tutelato è dato dal costante aggiornamento delle tariffe applicate in base al cambio del costo dell’energia. Con il contratto nel mercato libero, invece, per tutto il periodo dell’offerta è applicata la stessa tariffa senza che incidano le fluttuazioni di prezzo dell’energia. Deve però essere ricordato che in molti contratti ora è prevista una doppia componente del prezzo di cui una legata ai prezzi del mercato.

Naturalmente anche con il mercato libero è possibile cercare le migliori tariffe e risparmiare.

Chiara Ferragni, quanto guadagna? Un vero marchio

Scoppia la polemica sulle sposorizzazioni per il pandoro Balocco da parte di Chiara Ferragni, condannata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato a pagare oltre un milione di euro di multa.

Ma quanto guadagna Chiara Ferragni?

Chiara Ferragni: il caso Balocco senza beneficenza

Chiara Ferragni dal punto di vista tecnico può essere definita imprenditrice digitale, di fatto vende la sua immagine e i suoi guadagni arrivano dai suoi follower, cioè dai tanti che la guardano e comprano ciò che lei compra, sponsorizza, firma. Guardando la pubblicità della nota marca di panettoni si poteva ritenere che i proventi delle vendite andassero in beneficenza (ricerca osteosarcoma all’ospedale Regina Margherita di Torino). Il pandoro aveva un costo di oltre 9 euro, quando in realtà il costo ordinario sarebbe stato più basso (circa 4 euro).

In realtà il versamento era stato già fatto dall’azienda ed era fisso, cioè non collegato alle vendite di quel prodotto, di conseguenza chi acquistava non contribuiva materialmente alle donazioni. Inoltre era previsto un compenso per l’uso del marchio, si tratta di oltre 1 milione di euro a titolo di corrispettivo per la licenza dei marchi di Chiara Ferragni e per la realizzazione dei contenuti pubblicitari. In questo modo nasce il caso e viene comminata la multa. Dalla multa sono scaturite ulteriori 104 denunce dalla Codacons per truffa aggravata. I follower iniziano a lasciare Chiara che però annuncia un ricorso.

Lei pentita parla di un errore nella comunicazione.

Per l’azienda la multa è stata di 420 mila euro e sono molti i dipendenti che temono ripercussioni sui livelli occupazionali. Nel frattempo sono in molti a ventilare l’ipotesi che anche la campagna con l’uovo di Pasqua della stessa azienda possa essere oggetto di controllo.

In seguito Chiara Ferragni in lacrime annuncia il pentimento e una donazione, oltre la multa di un milione di euro. Ma quanto guadagna l’imprenditrice digitale?

Quanto guadagna Chiara Ferragni?

Vive di pubblicità e post segnalati dall’acronimo ADV, per ogni post pubblicato su Instagram ha un guadagno fino a 95.000 dollari. Possiede tre aziende: Tbs Crew Srl (55%), Sisterhood (99%), Serendipitu Srl (32,5%) che hanno un valore stimato di 40 milioni di euro.

Si stima un guadagno giornaliero di 28.000 euro e un guadagno mensile tra 800 e 900 milioni di euro.

L’appartamento acquistato a City Life (Milano) nel complesso di lusso chiamato ‘Residenza Libeskind 2‘ costa circa 3 milioni di euro.

La beneficenza di un milione di euro è sicuramente generosa e deve essere rapportata al guadagno di Chiara Ferragni.

Il Cachet delle due serate sanremesi è stato di circa 100.000 euro.

La prima caduta di stile?

Non è la prima volta che ci sono cadute di stile per l’imprenditrice digitale, infatti nell’ottobre del 2018 ha pensato uno strano regalo per il compagno/marito Fedez. La strana festa di compleanno è realizzata in un supermercato, qui gli amici della coppia sono esortati a prendere ciò che vogliono. La festa si trasforma in un vero e proprio assalto con tanto cibo rovinato, sprecato, lanciato.

Le polemiche montano perché si pensa a tutte le famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. La dichiarazione ufficiale fu “Come ad ogni festa, ci sono stati episodi di goliardia. In questo contesto, gesti che sono normali e accettati in qualsiasi party, sono stati visti da molti come ostentazione di ricchezza e perdita dei valori. Mi dispiace se qualcuno si è sentito offeso, volevamo far passare un messaggio che è l’esatto contrario. Siamo persone che amano scherzare e prendersi in giro, ma anche persone con dei valori”.

Il cibo deve naturalmente essere buttato, ma con la beneficenza si possono recuperare follower.

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Gioco online in arrivo nuove regole e limiti per tutela giocatore

Il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo che riscrive le regole di giochi e scommesse. Previste maggiori tutele per quelli che possono essere considerati i giocatori fragili e obblighi per i concessionari. Ecco cosa cambia per il gioco online e non solo.

Limiti alle concessioni e obblighi

Le ludopatie sono purtroppo sempre più frequenti e la possibilità del gioco online ha acuito il problema perché lontano da occhi indiscreti molti si sentono più liberi e meno giudicati.

Proprio per questo motivo si è provveduto nel riordino delle regole su giochi e scommesse, tra cui quelli gestiti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli anche a dettare norme a maggiore tutela di quelli che possono essere considerati giocatori fragili o a rischio.

Il riordino di giochi e scommesse è contenuto all’interno del decreto di riforma fiscale in particolare all’articolo 15. Nella bozza si legge che la nuova disciplina dovrà basarsi sui principi di legalità, responsabilità, trasparenza. La durata massima della concessione per la gestione dei giochi non potrà superare i 9 anni.

Per assicurare la tracciabilità dei flussi finanziari e prevenire infiltrazioni criminali e riciclaggio, i concessionari autorizzati alla raccolta a distanza dei giochi pubblici sono obbligati a tracciare tutti i riversamenti e le vincite e i compensi spettanti ai soggetti operanti nella propria rete.

Sarà inoltre istituito un apposito albo a cui dovranno iscriversi i gestori e soggetti titolari di punti vendita e ricariche per il gioco. L’iscrizione all’albo è subordinato al pagamento di diritti che ammontano a 200 euro per il primo anno e 150 euro per gli anni successivi al primo. Il mancato pagamento dei diritti comporta la decadenza dall’iscrizione all’albo.

Gioco e scommesse: tutela dei giocatori da ludopatie

Abbiamo anticipato che la bozza dello schema di decreto legislativo prevede anche una maggiore tutela per quelli che possono essere considerati giocatori fragili, cioè soggetti che potrebbero sviluppare disturbi patologici. Al fine di “scoprire” eventuali soggetti a rischio potrà essere utilizzata anche l’intelligenza artificiale.

Al fine di proteggere i giocatori potranno essere adottate misure:

  • di autolimitazione al gioco in termini di tempo, spesa e perdita di denaro;
  • messaggi automatici durante il gioco in cui si avverte il giocatore circa il tempo trascorso al gioco, i soldi spesi e il superamento di eventuali soglie pre-impostate. Si tratta di una sorta di alert;
  • presenza sui siti di gioco di avvertimenti, ad esempio circa il divieto di gioco per i minori e il rischio di incorrere in ludopatie.

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Allarme casa, prezzi troppo alti, sempre più famiglie rinunciano

Si sa, gli italiani preferiscono la casa di proprietà e nonostante vi siano studi che sostengono la tesi che comprare casa sia poco conveniente, resta un investimento ambito da molti. Peccato però che sempre meno famiglie possano permetterselo e a complicare la situazione non sono solo gli stipendi che faticano ad aumentare, ma anche l’aumento dei prezzi delle case. Si tratta di un vero allarme casa, ma ecco le novità del mercato.

Allarme casa, costa sempre di più

Il mercato immobiliare vede un periodo particolarmente difficile: l’aumento dei tassi di interesse ha inciso notevolmente sulla rata, sia del mutuo a tasso fisso, sia del mutuo a tasso variabile. Questo però non è l’unico motivo. Le istituzioni premono per un rinnovo del parco immobiliare, sebbene gli effetti della direttiva Case green siano stati mitigati, comprare una casa che abbia un elevato efficientamento energetico resta un investimento valido perché consente anche di abbattere i consumi e quindi ridurre le bollette. Diventa sempre più importante, viste anche le fluttuazioni verso l’alto, dei prezzi energetici.

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In Italia però le case con un buon livello di efficientamento energetico e quindi nuove, sono poche, la loro scarsità porta i prezzi ad aumentare. Si registra un aumento del prezzo delle case di nuova costruzione dell’8%, per le case “vecchie” invece l’aumento è solo dello 0,5%, ma in tanti si chiedono: mi conviene acquistare una casa che dal punto di vista energetico è molto dispendiosa e di fatto è anche poco confortevole?

Si deve anche aggiungere che per le case sottoposte a ristrutturazione con Superbonus vi è l’imposta sulle plusvalenze realizzate.

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Vendite nel mercato immobiliare

Cosa succede quindi al mercato immobiliare? Viste le condizioni il risultato non poteva essere diverso: le vendite di immobili sono diminuite del 10,4% nel solo terzo trimestre del 2023 creando allarme nel settore degli intermediari nella compravendita degli immobili.

Secondo le stime il 2023 si concluderà con 670.000 atti di compravendita di immobili contro 784.000 del 2022.

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Natale 2023, i regali tradizionali sono quelli più graditi

Natale 2023 è alle porte e c’è un vero e proprio ritorno ai regali tradizionali. Sembrano quelli più graditi ed amati dagli italiani.

Natale 2023, si ritorna agli acquisti nei negozi

Il Natale 2023 ha il sapore del ritorno alla tradizione. Finalmente ritornano a pieno regime i mercatini natalizi  in molte città italiane. La prima tendenza che si registra in questo Natale è propri il ritorno agli acquisti presso i negozi fisici. Strade, negozi, piazze sono tutti gremiti di gente in questi ultimi giorni che precedono la festa più attesa dell’anno. Regge ancora l’acquisto su internet, ma si registra una flessione. I mercatini natalizi, con il loro carico di luci, colori e profumi invece registrano davvero un grande interesse, già dagli scorsi fine settimana.

Un italiano su cinque ha dichiarato di usare la tredicesima per fare i proprio acquisti. Altri invece la utilizzeranno per coprire le spese di casa. Del resto i rincari degli ultimi tempi hanno un pò fatto registrare una contrazione dei consumi. E si cerca sempre più di trovare delle piccole occasioni per accontentare tutti, soprattutto i più piccoli in attesa dei doni richiesti a Babbo Natale.

Natale 2023, quali sono i prodotti più gettonati

Secondo Confcommercio i gusti degli italiani sono cambiati, rispetto ai regali da comprare. Al primo posto non c’è più la tecnologia, che invece è stata scalzata dai prodotti dell’enogastronomia (72.7%). Si tratta spesso di idee che vanno a conciliare la spesa e la giusta sorpresa da fare. Vini italiani, prodotti tipici come salumi, formaggi, miele, biscotti e i classici panettoni e pandori accompagnati da un ottimo spumante.

Mentre al secondo posto ci sono i giocattoli (50,1%) che sono il regalo migliore per i bambini che speranzosi non attendono altro che ricevere i regali sognati. Infine al terzo posto i prodotti di bellezza e per la cura della persona (49,6%) che sorpassano i capi di abbigliamento (49,4%) e gli oggetti per la casa. Invece sono tornati di grande interesse i libri (41,6%) e i cd fisici.  Ma in generale aumenta proprio il numero delle persone che faranno regali e quindi c’è buona speranza per i consumi ed un ottimo segnale per l’economia italiana.

Tutti gli altri regali scelti

Altri regali molto graditi sono quelli legati a biglietti per concerti, eventi o viaggi. Tuttavia continuano a piacere anche gli abbonamenti in streaming o carte regalo, film, dvd e musica in formato digitale. In questo periodo sono presenti anche tantissime edizioni limitate, stampe e cofanetti in tema natalizio che possono essere un’idea molto originale.

Ma quest’anno il disco in vinile ha superato, in termini di vendita, quella dei cd. La copertina di un disco ha un valore artistico e simbolico pari a quello della musica stessa. Ma il più bel regalo è sicuramente vivere qualche giorno di festa insieme alla propria famiglia magari condividendo una bella tavola tutta piena di bontà.

 

Flat tax incrementale dal 2024 va in pensione

La legge di bilancio 2023 aveva previsto come misura sperimentale e quindi per il solo 2023, la flat tax incrementale, cioè la tassazione piatta, proporzionale, non progressiva. Questa misura non è tra quelle rinnovate nel disegno di legge di bilancio per il 2024, il testo ormai definitivo, arriva in Senato il 22 dicembre 2023.

Cos’è la flat tax incrementale e come funziona

La flat tax incrementale è un regime opzionale, quindi il titolare di partita Iva in regime ordinario può sceglierlo o meno. Prevede per gli incrementi di reddito rispetto ai redditi prodotti negli anni dal 2020 al 2022, con decurtazione di un importo pari al 5 per cento di quest’ultimo ammontare, l’applicazione di un’aliquota Irpef al 15%. La flat tax incrementale può trovare applicazione su una base imponibile massima di 40.000 euro.

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La flat tax si applica sui redditi prodotti nel 2023, quindi nella dichiarazione che sarà presentata nel 2024, non troverà poi più applicazione quindi solo per il prossimo anno ci sarà la necessità di effettuare il doppio calcolo dell’imposta.

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Il contribuente può comunque scegliere di evitare il doppio calcolo rinunciando all’aliquota opzionale, ovviamente dal punto di vista economico questa scelta non è conveniente, infatti nel 2023 la prima aliquota Irpef è al 23% per redditi fino a 15.000 euro, quindi aliquoita più elevata rispetto al 15%.

Quale sarà la tassazione dopo la flat tax incrementale?

Come detto, la misura non è prevista nella legge di bilancio 2024, questo vuol dire che non ci sarà una proroga e al 31 dicembre scadrà questa tassazione di favore.

Dal 2024 dovrebbero però entrare in vigore per i titolari di partita Iva le misure disposte dal concordato preventivo biennale. Attualmente non è possibile determinare se questa misura porterà effettivamente a pagare meno imposte, di sicuro aiuterà a ridurre la burocrazia perché partite Iva e Fisco concorderanno per due anni le imposte da pagare. Non mancano polemiche sui maggiori controlli a cui saranno sottoposti coloro che decidono di non aderire al nuovo regime fiscale.

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Tassi di interesse sui mutui fermi, in attesa di una possibile discesa?

Tassi di interesse sui mutui fermi per la seconda volta, tutti in attesa di una possibile discesa che possa far ripartire anche il mercato immobiliare.

Tassi di interesse sui mutui fermi, l’ultima decisione della BCE

La continua crescita dei tassi di interesse sui prestiti ha senza dubbio avuto ripercussioni sul mercato dei mutui per l’acquisto di un immobile. Sono tanti gli operatori del mercato che fanno registrazione una contrazione delle compravendite in Italia. E così comprare casa, attraverso un mutuo, diventa sempre più costoso. Tuttavia arriva una notizia che dà speranza: la banca centrale europea ha deciso di lasciare i tassi d’interesse invariati.

Ebbene il tasso di interesse sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%. Si registra così una seconda pausa, che ha visto un sempre crescendo sulle percentuali a partire dal mese di luglio 2022. Gli operatori sembrano essere positivi, anche se più che altro si tratta solo di una battuta di arresto.

Tassi di interesse sui mutui fermi, il rapporto Abi

Con i tassi di interesse alti diminuiscono le richieste dei mutui. Lo afferma l’Abi nel rapporto mensile secondo cui “a novembre 2023, i prestiti a imprese e famiglie sono scesi del 3,4% rispetto a un anno prima. Mentre ad ottobre 2023 avevano registrato un calo del 3,3%, quando i prestiti alle imprese erano diminuiti del 5,5% e quelli alle famiglie dell’1,1%”. Come si legge nel rapporto Abi a novembre 2023 sui depositi a durata è salito al 3,81%. Ad ottobre 2023 tale tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro (Italia 3,75%; area dell’euro 3,54%).

In questa situazione di incertezza la presidente della Bce Christine Lagarde non asseconda l’ottimismo dei mercati, lascia i tassi fermi al 4,5%. Cosa che invece sta avvenendo negli Stati Uniti d’America, con riduzione di tassi di interessi. Quindi ad oggi non è prevista nessuna discesa dei tassi di interessi, almeno per l’Eurozona.

Le previsioni sull’andamento dell’inflazione

Sembra comunque che ci stiamo spostando verso un miglioramento. La Bce non parla più di “inflazione troppo elevata per troppo tempo“, ma spiega che “calerà gradualmente nel corso dell’anno prossimo“. E questa è senza dubbio una previsione che dà speranza. Altra decisione molto importane è quella di dare il via alla ritirata del programma pandemico di acquisto dei titoli.

Non crediamo che sia tempo di abbassare la guardia, c’è ancora lavoro da fare e quindi aspettiamo“,  ha affermato ancora Lagarde in merito ai tassi di interesse. Quindi almeno per la prima metà del prossimo anno non ci sarà una grande discesa. Ma l’inflazione, anche se piano piano, sembra voler rientrare con una conseguente riduzione dei livello generale dei prezzi.

Integratori alimentari, arriva l’aliquota Iva ridotta con il decreto Anticipi

Gli integratori alimentari fanno ormai parte della quotidianità di molti italiani, si tratta di prodotti che non possono essere portati in detrazione nelle spese sanitarie e che spesso hanno dei costi elevati. Con il decreto Anticipi c’è però un’importante novità, infatti diminuisce l’Iva sugli integratori alimentari. Ecco cosa cambia.

Integratori alimentari: un’esigenza o una moda?

Gli integratori alimentari sono una risposta alle cattive abitudini alimentari, a un aumentato fabbisogno di determinati “principi”, ad esempio calcio, ferro. Ce ne sono in commercio diverse tipologie, ad esempio i concentrati vitaminici che possono aiutare nel caso di difese immunitarie basse, sali minerali utili in estate e agli sportivi, integratori che migliorano la concentrazione e possono aiutare periodi di stress.

Solo in pochi casi gli integratori alimentari sono a carico del servizio sanitario nazionale, ad esempio il calcio in caso di gravi carenze, negli altri casi, invece, il costo è a carico del consumatore sebbene spesso si tratti di farmaci prescritti, o meglio consigliati dai medici. A ciò si aggiunge l’Iva al 22%.

Riduzione Iva integratori alimentari nel decreto Anticipi

Il decreto Anticipi ha previsto una riduzione dell’Iva al 10% attraverso l’inserimento degli integratori alimentari nella tabella A, parte III, allegata al Dpr n. 633/1972, con la conseguente applicazione dell’Iva agevolata al 10%. Per i consumatori può essere un efficace aiuto.

Questa non è però l’unica novità, infatti, nel decreto Anticipi, in materia di Iva si prevede anche un’altra importante novità: gli interventi di chirurgia estetica possono essere esenti da Iva. Affinché tali prestazioni siano esenti da Iva è necessario che siano volte a diagnosticare o curare malattie o problemi di salute o a tutelare, mantenere o ristabilire la salute, anche psicofisica.

Sono un esempio di interventi che possono essere esenti da Iva, gli interventi di mastoplastica additiva in seguito ad asportazione per tumore, una rinoplastica, ma anche interventi di rinoplastica e blefaroplastica. Dubbi sorgono su interventi volti a ridurre un disagio personale di natura psichica, le classiche insicurezze legate a un seno piccolo o ttropo grande. Il decreto Anticipi, ormai convertito pone l’accento sull’attestazione medica, è in base alla stessa che deve infatti essere determinato se l’intervento può rispondere a ragioni di tipo terapeutico o meno. Nel prima caso il chirurgo che esegue l’intervento potrà emettere fattura esente Iva.

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Assegno unico 2024, tutto quello che c’è da sapere

L’assegno unico 2024 è ancora richiedibile. Ed è l’unico sostegno che piace molto alle famiglie in difficoltà che hanno figli a carico.

Assegno unico 2024, un valido aiuto per le famiglie

L’assegno unico universale è  un contributo economico per le famiglie con figli a carico. Spetta a tutti coloro che hanno un figlio a carico fino al  compimento di 21 anni, e senza limiti di età in caso di figli disabili. L’Assegno unico e universale per i figli a carico riguarda tutte le categorie di lavoratori:

  • dipendenti (sia pubblici che privati);
  • autonomi;
  • pensionati;
  • disoccupati;
  • inoccupati

L’assegno è definito unico perché sostituisce tutte le altre famiglie a sostegno della famiglia. Infine è universale, perché garantito in misura minima a tutte le famiglie con figli a carico, anche in assenza di ISEE o con ISEE superiore alla soglia di 43.240 euro.

Assegno unico 2024, l’adeguamento degli importi

Come stabilito dal Dlgs 230/2021 che disciplina questo tipo di aiuto, l’ammontare destinato ai genitori è stato adeguato in relazione all’aumento del costo della vita. Le quote attuali dell’assegno unico variano dal minimo di circa 54 euro al mese al massimo di 189,2 euro per ogni figlio, attribuite in base alle soglieIsee

Si ricorda che in caso di più di tre figli scatta una maggiorazione del 50% che porta l’assegno a un massimo di 262,5 euro al mese. Anche per il 2024 l’assegno unico sarà rinnovato automaticamente per le famiglie che lo hanno già ricevuto negli anni scorsi. Ma occorre rinnovare l’Isee anche nel 2024 (entro il 29 febbraio 2024) per non rischiare di ridurre al minimo l’importo accreditato in conto corrente.

Quando presentare la domanda

Per chi ha appena visto nascere il proprio figlio può chiedere l’aiuto economico. La domanda può essere presentata:

  • da uno dei due genitori che esercitano la responsabilità genitoriale, a prescindere dalla convivenza con il figlio;
  • dal tutore del figlio o del genitore, nell’interesse esclusivo del tutelato;
  • dai figli, al compimento della maggiore età. Questi possono presentare la domanda in sostituzione di quella eventualmente già presentata dai genitori, richiedendo il pagamento diretto della quota di Assegno loro spettante.

Per le domande presentate dal 1° marzo al 30 giugno di ciascun anno, l’Assegno spetta con tutti gli arretrati a partire dal mese di marzo. Mentre per le domande presentate dopo il 30 giugno, l’Assegno:

  • decorre dal mese successivo a quello di presentazione;
  • è determinato sulla base dell’ISEE al momento della domanda.

Dal 1° marzo 2023 il pagamento delle domande di Assegno unico già accolte prosegue d’ufficio, senza necessità di presentare una nuova domanda.

Rottamazione quater la proroga è definitiva, pagamento entro il 18 dicembre

C’è tempo fino al 18 dicembre 2023 per il pagamento della prima e della seconda rata della rottamazione quater. A stabilirlo è il decreto Anticipi.

Proroga rottamazione quater

Il decreto Anticipi è stato convertito e tra le misure previste vi è la proroga delle scadenze delle prime due rate della rottamazione quater. Ricordiamo che la prima rata della rottamazione quater era in scadenza il 30 ottobre, mentre la seconda rata era in scadenza il 30 novembre. La legge di bilancio 2023 che ha previsto la misura di pace fiscale stabilisce che in caso di mancato pagamento anche di una sola rata nelle scadenze previste, vi è la decadenza dal beneficio.

Questo implica che rivive la vecchia cartella esattoriale.

Sia per la scadenza della prima rata della rottamazione quater, sia per la seconda scadenza, vi sono stati dei problemi con la piattaforma negli ultimi giorni utili per il pagamento, proprio per questo motivo erano in molti ad aver chiesto la possibilità di una proroga. La stessa è arrivata, ma effettivamente i tempi sono stretti, infatti la conversione è arrivata nella sera del 14 dicembre e il pagamento può essere effettuato entro lunedì 18.

Come funziona la proroga della rottamazione quater?

Chi decide di pagare potrà pagare entrambe le rate se non aveva pagato la prima, o solo la seconda se la prima era stata pagata. Nel primo caso l’importo può essere particolarmente elevato, infatti le prime due rate della rottamazione quater, non solo erano a breve scadenza, ma coprivano anche il 20% totale degli importi.

Chi ha pagato la prima rata della rottamazione quater e non riesce a pagare la seconda, decade dal beneficio, ma potrà comunque ottenere lo scomputo delle somme versate dal totale da pagare.

La prossima scadenza a cui prestare attenzione è quella del 28 febbraio 2024, segue il 31 maggio, con successice scadenze trimestrali.

Tra le misure approvate nel decreto Anticipi vi è anche l’esenzione Iva per gli interventi di chirurgia estetica.

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