Carta acquisti “Dedicata a te”, al via le richieste a partire da oggi

La carta acquisti “Dedicata a te” ritorna ad essere attivabile, a partire da oggi. Ricordiamo come è possibile richiederla.

Carta acquisti “Dedicata a te” da oggi si può richiedere

Da oggi è possibile richiedere a carta acquisti “Dedicata a te” per i soggetti che si trovano in difficoltà economica. Con il messaggio numero 4470 del 14-12-2023 ne vengono chiariti alcuni aspetti compresa l’estensione. Con l’articolo 1, comma 450, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di Bilancio 2023), è stato istituito, un Fondo, con una dotazione di 500 milioni di euro per l’anno 2023.

I soldi sono destinati all’acquisto di beni alimentari di prima necessità da parte dei soggetti in possesso di un indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) non superiore a 15.000 euro. Possono essere comprati diversi beni alimentari, pagare la benzina e comprare biglietti anche per il trasporto pubblico. Con questa carta possono quindi essere comprati prodotti freschi, da scaffale, carne, pesce e verdure. Tuttavia in molti esercizi commerciali garantiscono uno sconto del 15% sul prezzo dei prodotti acquistati con la social card

Carta acquisti “Dedicata a te”, chi sono i beneficiari?

Il messaggio specifica che i beneficiari del contributo economico non devono presentare domanda. L’unica cosa importante è che l’ISEE del nucleo familiare deve essere inferiore a 15 mila euro. Si tratta, nello specifico, dei soggetti beneficiari della Carta “Dedicata a te”, i quali:

  • hanno ritirato la Carta presso gli Uffici postali abilitati e hanno provveduto ad attivarla entro la scadenza del 15 settembre 2023;
  • per ragioni a loro non imputabili, non hanno potuto ritirare o attivare la Carta entro il termine sopra indicato.

Tutti i soggetti beneficiari del contributo dovranno utilizzare interamente le somme accreditate entro e non oltre il 15 marzo 2024. 

Come si può ritirare la card?

Arriva anche la novità che il contributo economico, pari a 382,50 euro, è integrato di ulteriori 77,20 euro. Inoltre come nei mesi scorsi il ritiro delle prepagate è possibile solo per coloro che hanno ricevuto la lettera di assegnazione. Ma per ricevere il contributo è possibile presentarsi presso qualsiasi ufficio postale portando la seguente documentazione:

  • la comunicazione del comune di assegnazione del beneficio;
  • un documento di identità insieme al codice civile.

La carta quindi viene rilasciata dalle Poste italiane ed è facile da utilizzare per il pagamento dei proprio acquisti.

 

 

 

 

 

Terza rata Imu, chi deve pagarla? Scoprilo

In Commissione è stato presentato un emendamento che prevede la possibilità per i Comuni, per il solo 2023, di avere una proroga dei termini previsti per l’adozione e conseguente pubblicazione sul sito MEF della delibera con le aliquote Imu. Questo vuol dire per molti contribuenti dover pagare una terza rata con scadenza a fine febbraio 2024.

Imu 2023, le scadenze

L’Imu è l’Imposta municipale unica dovuta su fabbricati (esclusa la prima casa), aree edificabili e terreni agricoli. La normativa prevede il pagamento in due rate. La prima rata scade il 16 giugno di ogni anno e viene calcolata dal contribuente applicando le aliquote fissate dal Comune per l’anno precedente. La prima rata è pari al 50% dell’importo così calcolato.

La seconda rata scade il 16 dicembre, per il 2023 la scadenza è posticipata al 18 perché il 16 è sabato. La seconda rata deve essere calcolata applicando le aliquote determinate dal Comune con propria delibera. La delibera in oggetto deve essere inviata entro il 14 ottobre di ogni anno al MEF che provvede quindi a pubblicarla sul sito del Ministero entro il 28 ottobre di ogni anno. In questo modo i cittadini possono calcolare la seconda rata, scomputando ovviamente l’importo pagato nella prima rata.

Nel caso in cui il Comuni non adotti e trasmetta nei termini la delibera, si intendono prorogate le aliquote dell’anno precedente.

Terza rata Imu, cosa prevede la legge di bilancio 2024?

L’emendamento presentato dai relatori della legge di bilancio 2024 prevede che “le delibere saranno ritenute valide se inserite nel portale del federalismo fiscale entro il 30 novembre. Il termine per la pubblicazione è spostato al 15 gennaio 2024.” L’emendamento inoltre prevede che l’eventuale conguaglio dovuto dai contribuenti sia dovuto entro il 29 febbraio 2024. Al versamento non si applicano sanzioni e interessi. Inoltre nel caso in cui i saldo sia negativo, ad esempio se il Comune riduce l’aliquota rispetto a quella applicata l’anno precedente, sarà effettuato un rimborso nei modo ordinari.

Ricordiamo che la legge di Bilancio ancora non è definitiva, sebbene con molta probabilità al testo sarà posta la questione di fiducia e quindi si tratterà di un testo blindato. Che sia un modo per compensare le perdite di gettito dovute all’esenzione Imu per immobili occupati?

Vuoi cercare in modo semplice la delibera adottata dal Comune di tuo interesse? Usa il seguente Link

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Imu casa occupata, non è dovuta

In Italia l’occupazione abusiva degli immobili è particolarmente rilevante e i proprietari percepiscono un’ulteriore beffa nel dover versare sugli stessi immobili l’IMU (Imposta Municipale Unica). A porre un rimedio a questa situazione è stata la legge di bilancio per il 2023. La stessa però, oltre a prevedere l’esenzione Imu per la casa occupata, prevedeva anche un decreto attuativo del MEF, atto che non è mai arrivato. Proprio per questo per l’anno di imposta 2023 si è generata molta confusione, fino a quando non è arrivata la decisione definitiva del 12 dicembre 2023. Ecco cosa succede.

Esenzioni Imu immobili occupati

Come è possibile che una casa sia occupata abusivamente? Può sembrare strano, ma in realtà non è così. Può capitare che una persona riceva un immobile in eredità, ad esempio un casolare in campagna del nonno, o un appartamento dei genitori, però nel frattempo si sia trasferito altrove e non abbia quotidianamente il controllo dell’immobile. Nel frattempo malintenzionati o persone in stato di bisogno decidono di trasferirsi lì. Il proprietario se ne accorge, ma i tempi per un eventuale sfratto sono lunghi, soprattutto nel caso in cui vi siano minori o altre persone fragili. La beffa a questo punto è non poter utilizzare l’immobile, ad esempio per una locazione, naturalmente lo stesso è difficile da vendere e allo stesso tempo dover pagare l’Imu.

La legge di bilancio per il 2023 ha previsto al comma 81 dell’articolo 1 l’esenzione dall’Imu per gli immobili occupati abusivamente. La norma prevede che per poter usufruire di questo beneficio è necessario che l’immobile sia non utilizzabile né disponibile e che sia stata presentata denuncia all’autorità giudiziaria in relazione ai reati di cui agli articoli 614, secondo comma, o 633 del codice penale o per la cui occupazione abusiva sia stata presentata denuncia o iniziata azione giudiziaria penale.

Lo stesso comma 81 prevede però che affinché si possa ottenere l’esenzione dall’Imu debba essere presentata richiesta al Comune in cui si trova l’immobile. Prevede infine che il MEF debba adottare un decreto attuativo. Lo stesso doveva arrivare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio, ma non è mai arrivato.

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Comunicato MEF, l’esenzione Imu per la casa occupata è definitiva

Il 12 dicembre il MEF ha però deciso di pubblicare un comunicato in cui conferma l’esenzione IMU già dal 2023 (quindi la rata del 18 dicembre 2023 non è dovuta) per gli immobili occupati. Sottolinea che il decreto attuativo è necessario solo per l’approvazione del modello per la comunicazione al Comune.

Di conseguenza chi si trova nelle condizioni previste dalla legge di bilancio 2023, può non pagare l’Imu, al momento dell’approvazione del modello dovrà compilarlo e inviarlo telematicamente al Comune. L’invio dovrà avvenire entro il 30 giugno 2024.

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Vendite all’asta, fanno male al mercato immobiliare?

Le vendite all’asta possono compromettere il mercato immobiliare, ecco cosa è emerso da un ultimo studio sul settore.

Vendite all’asta, un’opportunità per comprare casa

Acquistare casa all’asta può essere una soluzione per chi vuole comprare un immobile e magari prenderlo ad un prezzo inferiore rispetto al mercato. Le case all’asta costano poco principalmente per due ragioni: l’obiettivo della vendita non è guadagnare ma estinguere il debito dell’esecutato. Ad ogni asta deserta il giudice può ribassare la base d’asta, riducendone ancora il prezzo. Tuttavia spesso sono immobili che derivano da fallimenti, persone che non sono state più capaci di pagare il mutuo e tanti altri fattori che è sempre meglio ben conoscere prima di partecipare ad un’asta immobiliare.

Se da un lato sembra essere una vera e propria “febbre da acquisti all’asta”, dall’altra però ne risente il mercato immobiliare. Questo è quanto dichiarata da una testimonianza riportata dal Sole 24 ore, su uno studio realizzato dalla fintech Reviva che confronta i prezzi richiesti in asta con quelli richiesti sul mercato.

Vendite all’asta, perché creano squilibrio sul mercato

Secondo quanto riportato dallo studio nel settore residenziale gli immobili in asta vengono proposti con un prezzo nettamente inferiore al metro quadro. Facciamo un esempio, se nel mercato di Catania un immobile viene compravenduto sul mercato immobiliare a 1300 al mq, nelle case all’asta si scende fino a 600 euro al Mq. Si capisce subito quanto sia diverso il modo di compravendere un immobile. Quindi lo stesso immobile, ha due prezzi totalmente differenti se venduto all’asta o sul libero mercato immobiliare. Questo falsa le quotazioni su cui si effettuano le compravendite notarili per il trasferimento delle proprietà.

 

 

Carta Dedicata a te, arrivano i nuovi importi con il decreto attuativo

La legge di Bilancio per il 2023 prevede la carta “Dedicata a te”, si tratta di una carta ricaricata pre-pagata che i nuclei familiari a basso reddito (Isee inferiore a 15.000 euro) hanno ricevuto nel mese di luglio. La carta poteva essere utilizzata per l’acquisto di beni alimentari. L’articolo 2 comma 1 secondo periodo del DL n. 131/2023 ha poi modificato la norma e ora la carta Dedicata a te sarà nuovamente caricata, vediamo con quali importi.

I nuovi importi nella carta Dedicata a te

Il decreto legge 131 del 2023 ha previsto un incremento dei fondi disponibili per la carta “Dedicata a te”. In questo caso gli importi caricati sulla carta già recapitata ai cittadini con reddito Isee inferiore a 15.000 euro potranno essere utilizzati per l’acquisto di carburanti per auto. Gli importi caricati saranno pari a 77,20 euro e potranno essere utilizzati per acquisto di gasolio, benzina, metano e Gpl per il trasporto. In alternativa può essere utilizzata per l’acquisto di abbonamenti a mezzi di trasporto pubblico.

Ricordiamo che le carte inviate sono state 1 milione e 300 mila, ma per non perdere gli importi, il primo acquisto con la carta doveva essere effettuato entro il 15 settembre 2023. Nel caso di mancato uso, la carta è annullata e le somme introitate nuovamente al sistema. Questo implica che ad oggi le carte “dedicata a te” attive potrebbero essere meno di quanto previsto.

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Decreto attuativo, arrivano le nuove somme per acquisto carburanti

Dopo l’introduzione del nuovo contributo, il Mimit, di concerto con il MEF e con il Masaf ha emanato il decreto che reca le disposizioni attuative ed applicative della social card, di conseguenza a breve saranno disponibili le somme aggiuntive rispetto ai 382,50 euro precedenti.

Per coloro che non sono riusciti a ritirare le Carte o a effettuare il primo pagamento entro il 15 settembre scorso, Poste Italiane provvederà a consegnare la Carta attraverso gli uffici postali. In questo caso saranno caricate entrambe le somme (382,50 euro + 77,20 euro).

I soggetti che ricevono ora la carta acquisti Dedicata a Te dovranno fare il primo acquisto/pagamento entro il 31 gennaio 2024, pena la decadenza del beneficio.

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Stato di famiglia e residenza, devono sempre coincidere?

Lo stato di famiglia e la residenza dei soggetti all’interno del nucleo familiare comporta sempre qualche dubbio, cerchiamo di chiarirli.

Stato di famiglie e residenza, partiamo dal significato

Prima di capire se devono coincidere lo stato di famiglia e la residenza di un soggetto, cerchiamo di capire cosa sono. Lo stato di famiglia è il certificato che attesta la composizione del nucleo familiare. Per nucleo familiare si intende un insieme di persone che abitano insieme e sono legate da vincoli di parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi. Il concetto di nucleo familiare è un valore essenziale anche per il calcolo dell’ISEE.

Mentre la residenza è il luogo in cui di solito la persona ha dimora abituale, cioè il luogo in cui il soggetto vive abitualmente e in cui ha l’indirizzo della sua abitazione principale. Entrambi i documenti possono essere richiesti al comune oppure tramite l’applicazione Anpr messa a disposizione dal Ministero dell’interno.

Stato di famiglia e residenza, devono coincidere

In linea di massima la residenza e lo stato di famiglia devono sempre coincidere, perché lo stato di famiglia riporta tutti i membri che convivono tra di loro. Ma è anche vero che se una persona vive da sola può dare uno stato di famiglia a se. Ma ci sono anche delle eccezioni, come nel caso degli studenti fuori sede. Rimangono a carico dei genitori e nello stesso stato di famiglia, ma possono avere residenza in altro luogo.

Inoltre sono considerati i figli a carico dei genitori quando:

  • guadagnano meno di 2.840,51 euro all’anno (compresi gli oneri deducibili);
  • ed hanno età al di sotto dei 24 anni e guadagnano meno di 4.000 euro all’anno.

Tuttavia se lo studente vive fuori sede ed è anche autonomo la cosa cambia. Infatti se è economicamente sufficiente per mantenersi, ed ha nuova residenza, può essere espulso dallo stato di famiglia dei genitore e creare un nuovo nucleo familiare a se.

E’ possibile vivere insieme e non fare parte dello stesso stato di famiglia?

Ebbene si è possibile, ma solo nel caso in cui non esitano vincoli di parentela, matrimonio, adozione o legame affettivo tra coloro che vivono nella stessa casa. Un pò come capita quando un gruppo di amici decide di prendere una casa in locazione. Nessuno entra nel patrimonio dell’altro. In ogni caso è necessario recarsi all’Ufficio anagrafe del Comune di residenza e dichiarare che non esistono tali legami tra i conviventi che abitano insieme.

 

Concorso Scuola, 30.000 posti a disposizione nei vari gradi

30.000 posti disponibili nel settore scuola, arrivati i bandi, di questi 20.575 posti sono disponibili nella scuola secondaria di primo e di secondo grado e 9.641 posti nella Scuola primaria e dell’infanzia.

Concorso Scuola, al via 30.000 assunzioni

Le 30.000 assunzioni nella Scuola saranno effettuate con i fondi PNRR, cioè i Fondi del Piano Nazionale di Resilienza e Resistenza, questo dettaglio può sembrare insignificante, ma in realtà non lo è in quanto consente di derogare a quelle che possono essere considerate le norme ordinarie.

Si applicano quindi regole transitorie che prevedono la possibilità di partecipare ai concorsi Scuola Scuola secondaria sono ammessi anche i candidati che – insieme al titolo di studio di accesso alla classe di concorso richiesta – nei 5 anni precedenti abbiano svolto almeno 3 anni scolastici di servizio nelle istituzioni scolastiche statali (di cui almeno 1 nella specifica classe di concorso per cui si concorre). Sono inoltre ammessi coloro che abbiano già conseguito, entro il 31 ottobre 2022, i 24 Cfu/Cfa quale requisito del previgente ordinamento.

Le prove del concorso Scuola

Per il concorso Scuola sono previste 2 prove. La prima è la prova scritta, i candidati avranno 100 minuti a disposizione per rispondere a 50 domande a risposta multipla sulle conoscenze e competenze del candidato in ambito pedagogico, psicopedagogico e didattico-metodologico. Sono inoltre previste domande di comprensione della lingua inglese e delle basi di informatica.

Segue la prova orale volta ad accertare la conoscenza e competenza del candidato nella disciplina per la quale partecipa, le competenze didattiche generali, la capacità di progettazione, l’uso delle tecnologie e dei dispositivi elettronici multimediali.

Infine, c’è la lezione simulata.

Sedi delle prove

La prova sarà sostenuta nella Regione per la quale il candidato ha presentato la sua domanda. Nel frattempo ricordiamo che il MIM, Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha presentato autorizzazione per bandi a copertura di ulteriori 14.000 posti. Obiettitvo è avere tutti gli insegnanti necessari di ruolo e quindi evitare le lunghe supplenze e la precarietà che da sempre caratterizza la scuola.

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Viaggi di istruzione, tutte le novità per le famiglie in difficoltà

I viaggi di istruzione sono un’esperienza importante per i ragazzi che li fanno, perché permettono di arricchire il proprio bagaglio culturale.

Viaggi di istruzione, le novità

I ragazzi che frequentano la scuola hanno la possibilità di effettuare gite e viaggi di istruzione, che permettono di accrescere le loro conoscenze. Imparare non solo attraverso i libri, è un’esperienza di crescita personale, che non dovrebbe essere negata a nessuno. Purtroppo per farle occorrono sempre delle spese da sostenere, e non tutte le famiglie possono permettere di affrontarle. Tuttavia a breve sarà possibile per alcune famiglie, accedere a delle agevolazioni per coprire queste spese.

Lo prevede la direttiva n. 6/2023, con la quale il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha destinato, per l’anno scolastico 2023/2024, somme per le gite scolastiche. In particolare si tratta di 50 milioni di euro donati alle scuole per consentine alle scuole di permette a sempre più studenti di partecipare a visite didattiche e viaggi di istruzione.

Viaggi di istruzione, come richiedere il contributo?

Il contributo sui viaggi di istruzione non è ancora richiedibile in questo momento. Ma sicuramente sarà possibile richiederlo sulla piattaforma unica. Un altro bonus che si baserà sul valore ISEE della famiglia, come nel caso del bonus trasporti, che ha riscosso un grande successo con lo scorso click day.

Sembra che comunque sarà una decisione della scuola che destinerà le somme a disposizione verso chi ha maggiore bisogno economico. Soprattutto per la detrazione delle spese relative alle spese di alloggio, trasporto e biglietti di ingresso. Pertanto la copertura dei costi potrebbe essere totale oppure parziale, in ogni caso è un’importante agevolazione per partecipare a questi momenti di crescita formativa.

Quando è possibile fare la domanda?

In questo momento non è possibile fare alcun tipo di domanda. Ciò che si sa è che il Ministero ha stanziato le somme. Quindi si attende l’attuazione della decisione, per permettere alle scuole di fare “i propri conti” e valutare le singole situazioni familiari.

Rimane però per tutti la detrazione della gita scolastica che può essere richiesta con il modello 730/2023 entro il limite massimo di 800 euro, importo che include anche gli altri costi ammessi a rimborso IRPEF

Direttiva Case green, accordo raggiunto. Cosa devono fare i proprietari

Dopo mesi di trattative serrate dove l’Italia ha avuto un ruolo di primo piano, finalmente è stato trovato l’accordo sulla direttiva Case Green, sarà riconosciuto un ruolo centrale agli Stati che potranno quindi delineare quali immobili devono essere ristrutturati e i tempi da rispettare. Ecco cosa prevede il nuovo accordo.

Direttiva Case Green, dalla vecchia alla nuova normativa

La direttiva Case Green aveva messo in allarme numerosi proprietari di casa, soprattutto in Italia, in quanto caratterizzata da un parco immobiliare piuttosto vetusto. Secondo la stesura iniziale vi erano obblighi molto pesanti per i proprietari:

per gli edifici pubblici e non residenziali:

  • dal 1º gennaio 2027, almeno la classe di prestazione energetica E;
  • dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica D.

Per gli edifici residenziali i tempi sono più lunghi:

  • dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica E;
  • dal 1º gennaio 2033, almeno la classe di prestazione energetica D.

per gli edifici di nuova costruzione dovranno essere rispettati gli standard di emissione:

  • dal 1° gennaio 2026 per gli edifici di nuova costruzione occupati o gestiti da enti pubblici o di proprietà di questi ultimi;
  • dal 1° gennaio 2028 per tutti gli edifici di nuova costruzione.

L’accordo raggiunto tra Parlamento europeo e il Consiglio europeo (che rappresenta i singoli Stati membri) prevede una maggiore centralità per gli Stati. Ci sono obiettivi condivisi che prevedono la riduzione dei consumi energetici degli edifici residenziali del 16% entro il 2023 e del 26% entro il 2035.

Entro il 2050 gli edifici residenziali dovranno avere impatto ambientale pari a 0 (zero). Saranno però i singoli Paesi Membri a dover delineare come raggiungere tali obiettivi. Almeno il 55% degli obiettivi dovrà però essere raggiunto attraverso la ristrutturazione di edifici con peggiori prestazioni energetiche.

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Accordo raggiunto direttiva Case Green,, gli obblighi per i proprietari

Questo implica che solo i proprietari degli immobili che hanno le peggiori prestazioni energetiche potranno essere effettivamente obbligati a effettuare delle ristrutturazioni, ma è altrettanto possibile che si scelga la strada della ristrutturazione dell’edilizia popolare più datata per raggiungere questo obiettivo, in questo modo vi è anche una riqualificazione delle periferie più degradate.

Novità importanti arrivano anche per le caldaie a gas/metano, infatti il divieto di venderle è stato posticipato al 2040, il termine inizialmente previsto era invece 2035.

Previsto anche l’obbligo di installazione di pannelli solari su tutti gli edifici pubblici, sui nuovi edifici residenziali e sugli immobili non residenziali sottoposti a ristrutturazione.

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Naspi 2024, obbligo di comunicazione entro fine gennaio

Novità per quanto riguarda la Naspi 2024. Ecco quello che occorre fare per non rischiare la sospensione della prestazione.

Naspi 2024, quello che c’è da sapere

La Naspi Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego ( NASpI ) è una indennità mensile di disoccupazione per lavoratori con rapporto di lavoro subordinato, erogata in relazione a eventi di disoccupazione involontaria verificatisi a partire dal 1° maggio 2015. Un aiuto molto importante per chi si trova involontariamente in stato di disoccupazione. E’ quindi molto importanti per i percettori di tale reddito non perderla.

La NASpI spetta dall’ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro. Viene corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni.

Naspi 2024, alcune precisazioni sulla comunicazione

Con il messaggio n. 4361 del 2023, l’INPS fa presente che, al fine di evitare la sospensione della prestazione, i percettori di NASpI sono tenuti a comunicare entro il 31 gennaio 2024 il reddito presunto riferito all’anno 2024, anche qualora lo stesso dovesse essere presunto a zero. In assenza della predetta comunicazione l’erogazione della prestazione NASpI verrà sospesa al 31 dicembre 2023.

L’Inps specifica inoltre che tale comunicazione è obbligatoria per il percettore di NASpI che nel 2023 ha dichiarato un reddito presunto diverso da zero. In assenza di comunicazione la NASpI sarà sospesa. In altre parole il percettore perderà il suo sussidio contro la disoccupazione.

Invece chi nel 2023 ha comunicato un reddito presunto pari a zero continuerà a percepire l’indennità di disoccupazione, fermo restando l’obbligo di comunicazione entro il 31 gennaio se prevede di produrre, per il 2024, un reddito diverso da zero. 

Chi può richiedere il contributo?

Per completezza di informazione, ricordiamo che la Naspi può ancora essere richiesta dai seguenti soggetti, che hanno perso involontariamente il loro posto di lavoro:

  • apprendisti;
  • soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato con le medesime cooperative;
  • personale artistico con contratto di lavoro subordinato;
  • dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni.

La domanda deve essere presentata online attraverso il servizio dedicato. Prima di accedere al servizio si consiglia di scaricare e consultare il tutorial “NASpI: invio domanda” per avere istruzioni sulla compilazione dei relativi campi. In alternativa, si può fare domanda tramite:

  • Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile;
  • Enti di patronato e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.