Imprese, in caso di indagini sul conto corrente il contribuente deve fornire prova contraria

La Corte di cassazione con ordinanza n. 27301 del 25 settembre 2023 ha espresso un importante principio di diritto: in caso di indagini sul conto corrente è il contribuente a dover dimostrare che i fondi presenti non arrivano da evasione fiscale. Ecco la vicenda.

Impresa con redditi dichiarati di 1 euro, indagini sul conto corrente

Un’impresa agricola impegnata nella coltivazione di uve per la produzione di vino per diversi anni presenta una dichiarazione dei redditi dalla quale emergeva un reddito d’impresa di 1 euro per ciascun anno d’imposta. A questo punto l’Agenzia delle Entrate inizia le verifiche e chiede all’impresa di esibire le scritture contabili e, in particolare, i registri Iva e la documentazione dei componenti positivi e negativi del reddito inerente l’attività da lei esercitata.

Contemporaneamente avvia le indagini sui conti corrente richiedendo agli istituti di credito, con i quali la contribuente operava, di comunicare notizie in merito ai rapporti intrattenuti dalla contribuente. Da tale indagine emergono numerose movimentazioni nei conti corrente. Di conseguenza il Fisco ha chiesto delucidazioni al contribuente notificando tre avvisi di accertamento relativi a ciascun anno di imposta per il quale aveva dichiarato un euro di reddito. Con gli avvisi di accertamento sono stati rettificati i redditi di impresa dichiarati e sono stati recuperati a tassazione alcuni componenti positivi che non erano stati contabilizzati.

Il contribuente naturalmente ha impugnato gli avvisi di accertamento. Le commissioni tributarie, primo e secondo grado, accolgono i rilievi del contribuente accogliendo la tesi della ricorrente secondo la quale l’impresa non era titolare di terreni sui quali avrebbe potuto svolgere l’attività economica finalizzata alla produzione di uva secondo le dimensioni presunte dall’ufficio. Inoltre hanno evidenziato che l’ufficio non aveva fornito prova della titolarità, in capo alla contribuente, di terreni idonei a produrre il reddito accertato.

Ricorso in Cassazione, sui movimenti bancari vige la presunzione legale in favore del Fisco

L’Amministrazione finanziaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione sottolineando che non toccava ad essa provare esistenza del presupposto per la produzione del reddito, considerato che, nel caso specifico, la rettifica era stata basata su indagini finanziarie e, in particolare, sul riscontro tra i versamenti ed i prelievi che non erano stati giustificati dalla contribuente.

L’Amministrazione ha inoltre sottolineato che non fosse necessaria la titolarità di terreni sui quali svolgere la propria attività da parte dell’imprenditore infatti è plausibile che l’attività agricola possa essere esercitata su terreni detenuti a vario titolo dalla contribuente, pur spettando la proprietà a altri soggetti.

La Corte di cassazione ha accolto il ricorso sottolineando per quanto riguarda gli accertamenti bancari opera un presunzione legale a favore dell’erario e di conseguenza è il contribuente che deve fornire prova contraria attraverso “una prova analitica, con specifica indicazione della riferibilità di ogni versamento bancario, idonea a dimostrare che gli elementi desumibili dalle movimentazioni bancarie non attengono ad operazioni imponibili”.

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Accertamenti fiscali: i movimenti in conto corrente sono ricavi occulti

Agricoltura, disponibili contributi a fondo perduto con il Fondo per l’innovazione

Sta per partire il Fondo per l’innovazione in agricoltura di Ismea, l’obiettivo è finanziare l’acquisto macchine e attrezzature innovative per l’agricoltura e la pesca nel settore primario. Il fondo prevede lo stanziamento di 75 milioni di euro per l’anno 2023, 2024 e 2025.

Chi può accedere al Fondo per l’innovazione in agricoltura

Il fondo per l’innovazione in agricoltura è rivolto a imprese:

  • agricole;
  • ittiche;
  • agromeccaniche.

Per le imprese ittiche è possibile ottenere l’accesso al Fondo per l’innovazione in agricoltura per investimenti di valore minimo di 10.000 euro, negli altri casi l’investimento minimo previsto è di 70.000 euro, mentre l’investimento massimo che può essere agevolato è di 500.000 euro.

Il bando prevede la possibilità di ottenere un contributo da un minimo del 22,5% fino al 95% dell’importo ammissibile in base all’entità dell’investimento e e la tipologia di impresa.

Fondo per l’innovazione in agricoltura, come funziona

Per ottenere l’agevolazione è necessario che l’investimento sia stato effettuato successivamente alla presentazione della domanda di accesso al Fondo, inoltre il macchinario acquistato deve essere nuovo, non si ottengono i benefici nel caso di leasing. Il bando stabilisce anche che le Pmi agricole e della pesca potranno usufruire di una garanzia Ismea per i finanziamenti che può arrivare fino all’80% del valore nominale del finanziamento bancario.

Per un’impresa agricola operante nel settore della produzione primaria, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli la percentuale di beneficio è così ripartita:

PMI AGRICOLE

  • fino a 100.000 75%
  • da 100.001 a 200.000 65%
  • investimenti da 200.001 a 300.000 55%
  • da 300.001 a 500.000 45%

Deve essere sottolineato che è prevista una quota dei fondi in favore delle zone alluvionate nel mese di maggio 2023, la stessa è di 10 milioni di euro per il 2023, 30 milioni di euro per il 2024 e 35 milioni di euro per il 2025.

Come presentare la domanda per accedere al Fondo

Per poter accedere al fondo è necessario presentare la domanda sul sito Ismea. La piattaforma sarà accessibile a partire dal 15 novembre 2023. Lo sportello telematico rimane aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 18.00 ad eccezione del primo giorno di apertura (dalle ore 12.00 alle ore 18.00).

Gli investimenti dovranno essere finalizzati ad ammodernare la produzione attraverso l’uso di tecnologie 4.0 per il risparmio dell’acqua e la riduzione dell’impiego di sostanze chimiche, nonché per l’utilizzo di sottoprodotti.

L’accesso al Fondo per l’innovazione in agricoltura è compatibile anche con altri aiuti di Stato, ma occorre prestare attenzione a non incorrere in doppio finanziamento per lo stesso investimento.

Le domande per l’accesso alle agevolazioni devono essere presentate presso il portale dedicato ISMEA all’indirizzo https://strumenti.ismea.it.

Per accedere al portale dedicato l’utente deve registrarsi; la procedura di accreditamento ha luogo esclusivamente tramite PEC.

Dopo la registrazione la piattaforma sarà accessibile.

Concordato biennale e sanzioni fiscali dimezzate, le novità

Il concordato biennale, a lungo annunciato, è finalmente arrivato e porterà molte imprese a ottenere semplificazioni negli adempimenti e per i più fortunati anche un risparmio di imposta.

Concordato preventivo biennale

Il concordato preventivo biennale prende il via già dal 2024, i contribuenti avranno tempo fino al mese di aprile 2024 per aderire e avrà validità per due anni, con la possibilità di rinnovo per i successivi due anni.

Il concordato preventivo biennale prevede che Fisco e contribuente si mettano d’accordo sulle tasse da versare per due anni, indipendentemente dal reddito prodotto. L’accordo sarà basato sui dati emergenti dalle dichiarazioni degli anni precedenti.

Naturalmente può essere conveniente per i contribuenti che pensano di poter aumentare i loro redditi nei successivi due anni perché per loro vi è un risparmio di imposta. Diventa invece poco conveniente nel caso in cui negli anni oggetto di concordato biennale si ritrovino ad avere un reddito più basso perché pagano tasse maggiori rispetto a quelle che avrebbero pagato con il metodo ordinario di determinazione delle imposte.

Secondo le stime, il concordato biennale dovrebbe portare a un maggiore gettito in termini di cassa di 760,5 milioni: 748,1 l’anno prossimo e 12,3 milioni nel 2025. Tali stime però non entrano per ora nei conti.

Il vantaggio non è solo di tipo economico e prettamente legato alle imposte, ma è anche relativo ai controlli, infatti non dovendosi presentare dichiarazioni e visto che le tasse sono frutto di accordo, non vi sono controlli, accertamenti fiscali, verbali.

Non tutti potranno aderire al concordato preventivo biennale, sono esclusi coloro che non hanno presentato dichiarazione dei redditi anche per anche un solo anno dei tre presi come riferimento. Inoltre non potranno presentare istanza di adesione i contribuenti hanno avuto condanne per reati fiscali. Infine, sono esclusi i contribuenti che hanno un punteggio nelle dichiarazioni Isa inferiore a 8.

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Dialogo con il Fisco e sanzioni dimezzate

Il concordato preventivo biennale non è l’unica novità, infatti in caso di emissione di un verbale di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate è possibile avvalersi di un dialogo preventivo tra Fisco e contribuente che porterà a dimezzare le sanzioni. Per gli accertamenti il Fisco utilizzerà inoltre l’intelligenza artificiale che elaborerà i dati partendo dalla interoperabilità delle varie banche dati.

Ricordiamo infine che cartelle di pagamento e contestazioni potranno essere notificate anche presso il domicilio digitale.

In questo caso occorrerà però prestare attenzione alla decorrenza dei termini per la prescrizione che inizierà al momento in cui il gestore della posta certificata o del domicilio digitale comunicherà l’avvenuta consegna.

Legge Bilancio 2024, testo bollinato arriva in Parlamento. Ultime notizie

Arrivato l’accordo sulla legge di Bilancio 2024, il testo bollinato dalla Ragioneria dello Stato e firmato dal Presidente della Repubblica è arrivato in Parlamento con alcune modifiche, Forza Italia e Lega non presenteranno emendamenti, ecco le principali novità.

Trattative sulla legge di Bilancio 2024

Snellire le procedure è la parola d’ordine e proprio per questo fin dalla presentazione della prima bozza il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiesto alla maggioranza di non presentare emendamenti. Accordo non accolto da Forza Italia e Lega che su alcuni punti della manovra non erano d’accordo.

Ore frenetiche di trattative per arrivare alla quadra con alcune novità importanti rispetto alla bozza iniziale presentata. La prima novità importante del nuovo testo riguarda la cedolare secca sugli affitti brevi che sale al 26% ma solo dalla seconda alla quarta casa. Per chi destina agli affitti brevi (fino a 30 giorni) la prima casa l’aliquota resta al 21%.

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Aiuti alle famiglie numerose e madri lavoratrici

Confermato il pacchetto previsto per le famiglie con:

  • bonus asilo nido per nati dal 1° gennaio 2024 in nuclei familiari con Isee non superiore a 40.000 euro e un figlio di età inferiore a 10 anni, bonus fino a 2.100 euro l’anno;
  • esonero del 100% della quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore fino al mese di compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, ma solo per lavoratrici madri di almeno 3 figli;
  • fringe benefit aumentati a 1.000 euro per il 2024, 2000 euro per per i lavoratori dipendenti con figli, compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti, i figli adottivi o affidati.

Confermata, infine, la detassazione per il lavoro notturno ne settore alberghiero, comprese strutture termali.

Legge di bilancio 2024, torna la Quota 103, ma modificata

Importanti novità vi sono anche sul nodo pensioni, infatti proprio su questo vi erano molti malumori in maggioranza. Sparita Quota 104, si torna a Quota 103, ma con forti penalizzazioni, infatti l’importo mensile calcolato con il contributivo e quindi con una perdita netta sull’assegno per chi decide di andare in pensione prima e tetto all’ammontare dell’assegno pensionistico (2.250 euro lordi). Il tetto viene però meno al compimento dei 67 anni di età, cioè alla maturazione del requisito anagrafico previsto dalla legge Fornero.

Confermati anche il taglio del canone Rai da 90 a 70 euro e il bonus sociale elettrico per il primo trimestre 2024.

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Nuova Sabatini, aumentano i finanziamenti per il 2023

Il Governo insieme allo schema della legge di bilancio 2024 ha approvato un ulteriore decreto collegato, questo prevede, tra le altre cose, lo stanziamento di ulteriori 50 milioni di euro per la Nuova Sabatini. Ulteriori risorse inoltre con la legge di Bilancio 2024.

Nuovi finannziamento di 50.000 euro per le imprese che investono

La Nuova Sabatini è l’agevolazione messa a disposizione dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy con l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito delle imprese e accrescere la competitività del sistema produttivo del Paese. L’agevolazione sostiene gli investimenti per acquistare o acquisire in leasing macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo e hardware, nonché software e tecnologie digitali.

La Nuova Sabatini è destinata alle piccole, medie e micro imprese e permette di acquistare macchinari di ultima generazione in grado di migliorare la produttività.

L’articolo 13 del decreto legge 145 del 2023 prevede il rifinanziamento con ulteriori 50 milioni di euro della Nuova Sabatini per il 2023, l’obiettivo è dare continuità a piccole, micro e medie imprese che vogliono fare innovazione. Non è inoltre la prima volta che nel 2023 viene rifinanziata la Nuova Sabatini nel 2023. Naturalmente vi deve essere correlazione tra i beni per i quali si chiede il finanziamento e l’oggetto dell’attività svolta.

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Chi può accedere alle risorse della Nuova Sabatini?

Si può accedere alle risorse presentando la domanda con l’uso della piatttaforma prefisposta dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy entro il 31 dicembre 2023.

Le risorse, che vanno ad aggiungersi a quelle già stanziate con la legge di bilancio 2023, possono essere utilizzare per l’acquisto o per contratti di leasing per macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo e hardware, software e tecnologie digitali. Possono accedere alle risorse le imprese di tutti i settori produttivi compresi agricoltura, pesca, ad eccezione delle imprese che si occupano di attività finanziarie e assicurative.

Possono accedere ai contributi le imprese:

  • regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle Imprese;
  • non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali con finalità liquidatoria;
  • non risultano essere imprese in difficoltà;
  • non rientrano tra le imprese che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato, gli aiuti considerati illegali o incompatibili dalla Commissione Europea;
  • abbiano sede legale o un’unità locale in Italia.

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Imprese, arriva la superdeduzione per assunzioni a tempo indeterminato

Nello schema di legge di bilancio 2024 presentato dal Governo arriva la super-deduzione fiscale per le imprese che assumono con contratti a tempo indeterminato, aumentata nel caso di assunzione di lavoratori svantaggiati.

Nuovi vantaggi per chi assume con contratto a tempo indeterminato

La manovra di bilancio 2024 pone al centro il lavoro e oltre alla riduzione delle aliquote Irpef da tre a 2 prevede un altro importante aiuto per imprese e professionisti che vogliono aumentare il personale con contratto a tempo indeterminato. Si tratta di una maggiorazione del 20% rispetto alle agevolazioni ora in vigore per chi incrementa la forza lavoro in azienda. La maggiorazione è del 30% nel caso in cui si assumono lavoratori in condizione di svantaggio, cioè donne lavoratrici, invalidi, percettori di reddito di cittadinanza, disoccupati con oltre 50 anni, NEET cioè giovani di età compresa tra 18 e 24 anni che non sono impegnati in percorsi di studio/formazione o lavoro.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sottolinea che si tratta di una misura che andrà a sostituire altre forme di decontribuzione previste per il lavoro, tra cui ACE ( Aiuto alla crescita economica) ma non andrà a sostituire, anzi si potrà cumulare con le misure previste per la ZES (Zona Economica Speciale). Nella relazione tecnica di accompagnamento alla misura si sottolinea che l’abrogazione dell’Ace comporta un aumento dell’imponibile Ires sul quale può trovare maggiore capienza l’importo della maggiorazione del costo del lavoro incrementale.

Chi potrà beneficiare delle super-deduzioni fiscali?

Le deduzioni fiscali che, come ha sottolineato Giorgia Meloni potranno arrivare al 120-130% del costo del lavoro, sono dedicate a imprese e professionisti che hanno esercitato l’attività nel periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2023 per almeno 365 giorni. Non possono invece fruirne le aziende che si trovano in stato di liquidazione ordinaria, liquidazione giudiziale o agli altri istituti liquidatori relativi alla crisi d’impresa.

Per poter ottenere l’agevolazione è inoltre necessario un incremento della forza lavoro, cioè non si può utilizzare il superbonus assunzioni nel caso in semplicemente si sostituiscano dei lavoratori.

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Bonus colonnine, ammesse anche le imprese e i professionisti

Bonus colonnine non solo per famiglie, ma anche per imprese e professionisti. Ecco tutte le novità in merito e come richiedere i contributi.

Bonus colonnine, arrivano buone notizie

Buone notizie per chi ha scelto di passare all’elettrico, sia per uno privato, che aziendale. Perché il Governo ha, ancora una volta deciso di appoggiare chi prende questa scelta, come già accaduto anche per i monopattini elettrici. Una transizione anche nel rispetto dell’ambiente e del nostro Pianeta in generale. Il bonus colonnine elettriche o bonus colonnine domestiche è un incentivo messo in campo dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con il Dpcm del 4 agosto 2022. Si tratta di un contributo pari all’80% della spesa per l’acquisto e la messa in opera di colonnine di ricarica per i veicoli elettrici per uso domestico.

Ma il Governo ha introdotto il bonus anche per le imprese e i professionisti. Si tratta di un contributo pari al 40-5 della spesa per dotare l’azienda di colonnine che permettano la ricarica i tutti i veicoli elettrici.  Il contributo in conto capitale è concesso ed erogato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – MASE (DM 25 agosto 2021) ed è gestito da Invitalia.

Bonus colonnine, quali sono le spese ammissibili?

Il bonus può essere richiesto per le spese destinate all’acquisto e alla messa in opera di infrastrutture di ricarica, comprese quelle per l’installazione delle colonnine, gli impianti elettrici, le opere edili strettamente necessarie, gli impianti e i dispositivi per il monitoraggio, si considerano i seguenti costi specifici massimi ammissibili:

  • infrastrutture di ricarica in corrente alternata di potenza da 7,4 kW a 22kW inclusi:
    • wallbox con un solo punto di ricarica: 2.500 € per singolo dispositivo;
    • colonnine con due punti di ricarica: 8.000 € per singola colonnina.
  • infrastrutture di ricarica in corrente continua:
    • fino a 50 kW: 1000 €/kW;
    • oltre 50 kW: 50.000 € per singola colonnina;
    • oltre 100 kW: 75.000 € per singola colonnina.

Come presentare la domanda

Sarà possibile procedere con la compilazione della domanda online sul sito di Invitalia, a partire dalle ore 10.00 del 26 ottobre 2023.

L’invio delle domande online da parte di imprese e professionisti sarà invece possibile, sempre sulla stessa piattaforma, a partire dal 10 novembre 2023 e fino al 30 novembre 2023, tutti i giorni lavorativi, dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 17.00, esclusivamente per:

  • acquisto e installazione di infrastrutture di ricarica di valore complessivo inferiore a 375.000,00 euro da parte di imprese;
  • acquisto e installazione di infrastrutture di ricarica da parte di professionisti, che presentano un volume d’affari non inferiore al valore della infrastruttura di ricarica. Per i professionisti che applicano il regime forfettario, il valore dell’infrastruttura di ricarica non può essere superiore a 20.000,00 euro (il volume d’affari è desumibile al rigo VE50 dall’ultima dichiarazione IVA trasmessa all’Agenzia delle Entrate).

 

Fattoria didattica, come trasformare un terreno inutilizzato in rendita

Una fattoria didattica per mettere a reddito un terreno inutilizzato? Ebbene potrebbe essere una soluzione per trasformare un costo in un guadagno.

Fattoria didattica, oggi tanto richieste

Ci sono tantissimi proprietari di terreni che diventano eredi per lascito parentale. Ma non hanno la più che minima idea di come si gestisca un terreno, oppure non hanno  il tempo per coltivarlo. Così sono davvero tanti i terreni incolti lasciati all’incuria del tempo. Addirittura di alcune proprietà si è pure perso, nel tempo, il reale proprietario. E anche facendo una semplice visura catastale, per conoscerne l’ultimo proprietario, spesso risulta morto. Un vero peccato, perché i terreni possono essere rendite e non solo utili per le coltivazioni. A maggiore ad essere ereditate sono intere aziende agricole, anche piccole.

Tra l’altro il Covid e le restrizioni hanno sempre più fatto nasce la voglia di svago. La bellezza di vivere una giornata, fuori di casa, magari tra animali  e natura, è diventata fondamentale. Da questa fusione nascono le fattorie didattiche, che permettono anche ai più piccoli, di conoscere gli animali e rispettarli. Spesso è anche possibile dargli da mangiare e ascoltare le guide sulle loro abitudini, preferenze e curiosità. Ne stanno nascendo tante e sono piccole oasi di divertimento, rispetto degli animali e cibo sano.

Fattorie didattiche, cosa sono?

Una fattoria didattica è un’azienda agricola che, oltre all’attività produttiva agricola, è attrezzata per dedicarsi anche all’attività didattico-formativa e ad accogliere scolaresche, famiglie e gruppi che intendono approfondire la propria conoscenza del mondo rurale. La fattoria didattica è un nuovo tipo di turismo, che mescola l’amore per la natura con l’apprendimento didattico. Si tratta di un progetto che mette in luce il patrimonio rurale italiano e tutte le pratiche relative a quel campo.

Spesso passando una sola giornata è possibile fare tantissime attività, impensabili in città, ad esempio:

  • la raccolta del miele;
  • dare da mangiare agli animali;
  • visitare le stalle e cavalcare i cavalli;
  • la raccolta delle verdure e della frutta di stagione;
  • assaggiare prodotti davvero a Km zero;
  • mungere una mucca;
  • raccogliere le uova.

Proprio per questo motivo, sempre più le fattorie didattiche diventano luoghi di  attrazione per scolaresche. Oltre a musei, visite dei centri storici, ci sono anche queste piccole perle del patrimonio rurale italiano. Nel 2021 si contano 1.986 fattorie, con un incremento del 77% rispetto al 2011 e del 4% rispetto al 2020.

Ecco come aprirne una

Per poter aprire una fattoria didattica occorre come prima cosa avere o gestire un terreno su cui farla. Altra cosa è fare richiesta all’amministrazione regionale o provinciale a seconda del sito. Attenzione perché l’iter da seguire cambia da regione a regione, quindi leggere tutti i requisiti. Tuttavia ci sono dei requisiti sanciti dalla carta della qualità, che prevedono un’adeguata preparazione del personale per l’animazione didattica in fattoria.

E così con un terreno, un investimento per acquistare gli animali ed il necessario, si può avviare un’attività di questo tipo. Ci sono anche tantissimi fondi o contributi statali messi a disposizione per la realizzazione di attività rurali. In ogni caso i visitatori pagano un biglietto di ingresso per passare una giornata o poche ore in totale relax ed immersi nella natura.

 

 

 

Novità per le imprese, arrivano nuovi contributi per la zona Zes

È stato pubblicato il 19 settembre 2023 in Gazzetta Ufficiale il decreto legge 124 che prevede l’istituzione dal 1° gennaio 2024 della zona Zes Mezzogiorno che prevede misure volte allo sviluppo di 8 regioni del Sud.

Contributi alle imprese con la nuova zona Zes ( Zona economica speciale)

La zona Zes istituita con il decreto Sud comprende 8 regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna. In applicazione del PNRR per queste regioni saranno previsti interventi mirati allo sviluppo, l’obiettivo è superare il gap che da sempre separa il Nord dal Sud. Prevede la predisposizione di un piano triennale per perseguire una politica di sviluppo individuando i settori da promuovere e quelli da rafforzare, gli investimenti e gli interventi prioritari per lo sviluppo della Zes unica, anche in modo differenziato per le Regioni che ne fanno parte

Con la zona Zes prende il via la cabina di regia presso il Consiglio dei ministri per lo sviluppo delle aree interne a questa saranno attribuite funzioni di indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio della nuova Zona.

Tra le misure previste vi sono agevolazioni fiscali per le nuove imprese e le imprese già costituite che decidono di effettuare investimenti. Le stesse possono essere fruite per l’acquisto, anche con contratto di leasing, di macchinari, impianti e attrezzature varie, destinati a strutture produttive di nuovo impianto o già esistenti sul territorio.

Il credito di imposta si ottiene anche per l’acquisto di terreni o di fabbricati e per l’ampliamento di fabbricati già esistenti.

Limiti alla zona Zes: quali imprese non possono usufruirne

Per la zona Zes vi sono dei limiti specifici: per le imprese impegnate in agricoltura, pesca e dell’acquacoltura e nel settore della trasformazione e della commercializzazione di prodotti agricoli, della pesca e dell’acquacoltura le agevolazioni per l’acquisizione di beni strumentali sono concesse nei limiti e alle condizioni previsti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato nei settori agricolo, forestale e delle zone rurali e ittico.

Non possono invece accedere al contributi le imprese che operano nei settori dell’industria siderurgica, carbonifera e lignite, trasporti e relative infrastrutture, produzione, stoccaggio, trasmissione e distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, banda larga, nonché creditizio, finanziario e assicurativo.

Infine, non sono agevolabili progetti di valore inferiore a 200 mila euro. Per le imprese che vogliono avere informazioni su tutti gli incentivi e le agevolazioni previste per la zona Zes a breve sarà attivato un sito web dedicato.

Leggi anche: Imprese del Mezzogiorno, disponibili 300 milioni per nuovi progetti

Intelligenza artificiale, potrebbe presto sostituire i lavoratori?

L’intelligenza artificiale è spesso legata al miglioramento tecnologico, sia nella vita che nelle imprese, ma andranno presto a sostituire i lavoratori?

Intelligenza artificiale, cos’è e come cambierà il mondo del lavoro

L’intelligenza artificiale è una disciplina che studia se e in che modo si possano realizzare sistemi informatici intelligenti in grado di simulare la capacità e il comportamento del pensiero umano. Alan Turing è il padre dell’intelligenza artificiale. Ma oltre a essere considerato uno dei padri dell’informatica e dell’intelligenza artificiale, è stato un filosofo, un esperto della crittografia e uno dei matematici più illustri del ‘900.

Ai giorni oggi tutte le volte che chiediamo ad un dispositivo di fare qualcosa, sfruttiamo un’intelligenza artificiale. Quando chiediamo qualcosa a Google, Maps o Alexa non si fa altro che chiedere di fare un’operazione al nostro posto. Quindi si sostituisce un’azione umana ad una eseguita attraverso appunto un’applicazione. Comodo e rapido, ma attenzione cosa accadrebbe se tutto fosse svolto da un’intelligenza artificiale? I lavoratori potrebbero dire addio ai loro posti di lavoro?

L’uso dell’intelligenza artificiale, anche sul luogo di lavoro.

La risposta alla domanda è unica e semplice: NO. Per quanto può essere avanza o tecnicamente efficiente e per quanto si tendi a creare sempre più modelli identici al pensiero umano, si tratta solo di esecutori. Sono macchine che eseguono ordini, quindi non potranno mai sostituire il pensiero umano, per un solo motivo: non hanno la capacità di prendere decisioni. Fino a questo momento è solo l’uomo capace di capire e prendere le decisioni che per lui sono le migliori in quel momento.

Infatti i lavori più a rischio sono quelli di routine o ripetitivi. Si tratta di impieghi in cui l’unica cosa da fare è ripete all’infinito le stesse operazioni, oppure che derivano da schemi che non hanno bisogno di applicazione di alcune logica. Ma anche in questo caso, occorre sempre qualcuno che possa essere capace di verificare che tutto stia procedendo regolarmente. E se così non fosse, mettere in atto le strategie e le azioni correttive affinché tutto sia perfettamente funzionante secondo la tabella di marcia prefissata.

I lavori che ne resterebbe salvi e le nuove opportunità

Dovrebbero essere salve tutte quelle le professioni connesse all’istruzione, all’orientamento, alla consulenza di carriera. Circa l’84% delle mansioni di chi lavora in questo settore è poco esposto al cambiamento. Anche in medicina, per quanto si possano applicare tecniche di precisione, ci sono casi che solo un medico riesce a conoscere tanto bene il proprio paziente da salvargli la vita.

Ma accanto all’innovazione tecnologica cresceranno sempre più nuove posizioni di lavoro. Tra questi ci sono: sviluppatori di IA, progettisti di interfacce e interazioni, creatori di contenuti di IA, curatori di dati e specialisti in etica e governance dell’IA. Un pò come quello che è successo con i social Media. Oggi esistono i social media manager che guadagno bene, lavorando con Facebook, Instagram, Linkedin, Tik Tok e tanto ancora. Mestieri che fino a che poco tempo fa nemmeno esistevano, ma che oggi permettono di fare buone carriere, anche all’interno di grosse imprese.