Imprese del Mezzogiorno, disponibili 300 milioni per nuovi progetti

Per le imprese del Mezzogiorno è stato firmato un decreto per progetti di sviluppo innovativo e ricerca industriale, ecco tutti i dettagli del provvedimento.

Imprese del Mezzogiorno, stanziati 300 milioni

Le imprese hanno bisogno di ripartire, soprattutto quello del sud del Paese. E mentre al Governo si discute ancora sul salario minimo, la maggioranza spingono per incentivi a fare delle imprese, soprattutto per quanto riguarda le assunzioni. Ma le imprese sono il motore di qualsiasi economia, pertanto andrebbero comunque aiutante.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha firmato il decreto che assegna 300 milioni di euro a sostegno di progetti innovativi di ricerca industriale e sviluppo sperimentale per la competitività delle piccole e medie imprese. In particolare per i contributi occorre che l’azienda entri nel territorio del Mezzogiorno italiano: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

I fondi sono destinati alle imprese che fanno utilizzo di tecnologie abilitanti fondamentali (KETs). Ed in particolare, materiali avanzati e nanotecnologia, fotonica e micro/nano elettronica, sistemi avanzati di produzione, tecnologie delle scienze della vita, intelligenza artificiale, connessione e sicurezza digitale.

Imprese nel mezzogiorno, il fondo crescita sostenibile

L’intervento, attivato nell’ambito del Fondo crescita sostenibile e che sarà gestito da Mediocredito Centrale, sarà rivolto a imprese, organismi di ricerca e centri di ricerca e prevede, oltre al finanziamento agevolato, la concessione di un contributo diretto alla spesa, per una percentuale nominale dei costi e delle spese ammissibili articolata sulla base della dimensione dell’impresa proponente:

– 35 per cento per le imprese di piccola dimensione;

– 30 per cento per le imprese di media dimensione;

– 25 per cento per le imprese di grande dimensione.

Il termine di apertura e le modalità per la presentazione delle domande di agevolazione saranno definite dal Ministero con successivi provvedimenti. Quindi ad oggi c’è solo lo stanziamento delle somme. Ma presto usciranno i provvedimenti messi a punto dal Mise e i relativi bandi.

Bandi già emanati per le imprese

Con l’emanazione dei bandi, in corso di registrazione presso gli organi di controllo, diventano operative per l’annualità 2023 le misure agevolative denominate Brevetti+, Disegni+e Marchi+ per la concessione di agevolazioni per la valorizzazione dei titoli di proprietà industriale. Le domande di contributo potranno essere presentate a partire:

  • dal 24 ottobre 2023 per Brevetti+
  • dal 7 novembre 2023 per Disegni+
  • e dal 21 novembre 2023 per Marchi+

In favore delle tre misure sono stati messi a disposizione, per l’anno 2023, 32 milioni di euro complessivi, 20 dei quali per Brevetti+, 10 per Disegni+ e 2 per Marchi+.

Registratori telematici, si torna indietro, nessuna comunicazione per le ferie

Nei giorni scorsi avevamo dato la notizia che l’Agenzia delle Entrate con il provvedimento direttoriale 15943/2023 aveva rilasciato le specifiche tecniche per comunicare tramite il registratore telematico all’Agenzia il fermo delle attività commerciali per le ferie estive di durata superiore a 12 giorni o chiusure a tempo indeterminato. C’è ora un dietro front, infatti non è più richiesto alcun adempimento. Ecco cosa succede.

Approvato il nuovo ordine del giorno, nessuna comunicazione ferie con il registratore telematico

Aveva molto preoccupato i commercianti la notizia di dover comunicare all’Agenzia delle Entrate la sospensione delle attività per ferie nel caso in cui l’attività fosse rimasta chiusa per oltre 12 giorni. La comunicazione doveva essere effettuata attraverso la nuova funzionalità inserita nel registratore telematico con codice 608. La comunicazione del periodo di inattività può avvenire anche attraverso il proprio cassetto fiscale a cui si accede con codice Spid o Cie.

La Camera nel corso della discussione sulla legge di conversione del dl 75/2023 (PA2), su specifica richiesta dei deputati Gusmeroli – Bagnai – Cavandoli e Centemero (Lega) ha approvato un ordine del giorno del governo volto ad eliminare l’obbligo per i commerciati di comunicare chiusure per ferie e per qualunque altro motivo di durata superiore ai 12 giorni.

Il motivo è semplice, si ritiene che trattasi di un adempimento superfluo e contrario all’ottica della semplificazione burocratica nella cui direzione si sta muovendo l’Italia. I commercianti possono quindi andare in ferie tranquilli senza temere che ci possano essere disguidi in caso di mancata comunicazione o errori nella stessa.

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Bonus dipendenti e fringe benefit, le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate

Il decreto Lavoro 2023 ha introdotto una speciale misura in favore dei lavoratori/genitori, cioè la possibilità di avere solo per quest’anno l’esenzione della tassazione dei benefit aziendali fino a 3.000 euro. L’Agenzia delle Entrate con la circolare del 1° agosto 2023, n°23, fornisce ai datori di lavoro le istruzioni per riconoscere l’esenzione fiscale per i bonus dipendenti.

Fringe benefit, aumenta l’esenzione fiscale, ma non per tutti

Generalmente la legge riconosce la possibilità per i datori di lavoro di riconoscere bonus dipendenti fino a un importo massimo di 258, 23 euro senza versamento di imposte. Per benefit aziendali di valore superiore si applica invece l’imposta. Con il decreto Lavoro, al fine di agevolare le famiglie e incentivare la nascita di nuove famiglie, per il solo 2023 viene riconosciuto il diritto all’esenzione dal versamento delle imposte per importi fino a 3.000 euro, ma solo a lavoratori che abbiano figli fiscalmente a carico. Sono considerati fiscalmente a carico i figli con reddito non superiore a 2.840,51 euro, limite elevato a 4.000 euro per i figli con meno di 24 anni.

In particolare tali somme non concorrono a formare il reddito imponibile. L’esenzione spetta a entrambi i genitori, quindi ogni genitore può usufruire di benefit aziendali del valore fino a 3.000 euro senza corrispondere le tasse. Per avere la doppia esenzione è necessario che i figli, o l’unico figlio, sia fiscalmente a carico di entrambi i genitori. Nel caso di modifica dei presupposti che portano al riconoscimento dell’agevolazione fiscale, il lavoratore è tenuto a comunicarlo immediatamente al datore di lavoro/sostituto di imposta.

Bonus dipendenti limiti e come ottenerli

Ricordiamo che i benefit possono consistere in buoni pasto, buoni carburanti, polizze assicurative e altre forme di premialità. Deve essere sottolineato che i benefit aziendali non devono obbligatoriamente essere riconosciuti, nella maggior parte dei casi sono una prerogativa di aziende di particolare rilevanza. Non rientrano, invece, le prestazioni elencate all’articolo 51 comma 2 del Tuir, come il rimborso delle rette scolastiche o del rimborso dei libri e testi scolastici, viaggi con finalità ricreative o culturali, medicina preventiva e diagnostica ecc .

L’Agenzia delle Entrate nella circolare comunica che per poter usufruire di tale agevolazione il lavoratore dipendente deve dichiarare al proprio datore di lavoro di averne diritto, indicando il codice fiscale dell’unico figlio o dei figli fiscalmente a carico.

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Bonus beni strumentali 2023, aggiornato il codice tributo F24

Bonus beni strumentali 2023 è stato aggiornato il codice tributo F24. Tutte le istruzione nella risoluzione numero 45/E del 26 luglio 2023.

Bonus beni strumentali 2023, ricordando cosa sono

Il bonus sui beni strumenti consiste in un credito d’imposta utilizzabile esclusivamente in compensazione tramite il modello F24. Sono agevolabili gli investimenti in beni materiai nuovi strumenti all’esercizio d’impresa. Mentre sono esclusi i veicoli e gli altri mezzi di trasporto a motore indicati all’articolo 164 – pdf, comma 1, Tuir. I bonus sono stati introdotti con la legge di bilancio del 2021, e nel tempo hanno subito alcuni cambiamenti.

L’ultimo arriva proprio dalla risoluzione numero 45/E del 26 luglio 2023, che riepiloga le istruzioni da seguire per la compilazione corretta del modello F24, utile per dedurre appunto il bonus previsto. Si ricorda che il beneficio arriva fino a un massimo del 20% del costo e può essere fruito in tre quote annuali in compensazione. In particolare possono essere riassunti in:

  • 20% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • 10% del costo per la quota di investimenti superiori a 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro;
  • 5% del costo per la quota di investimenti superiori a 10 milioni di euro e fino al limite massimo di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro.

Bonus beni strumentali 2023, la risoluzione numero 45/E del 26 luglio 2023

L’Agenzia delle entrate attraverso la risoluzione numero 45/E del 26 luglio 2023 indica i codici da utilizzare per la deducibilità dei costi. Per consentire l’utilizzo in compensazione del credito di imposta in argomento, mediante modello F24 occorre fare la presentazione esclusivamente tramite i servizi telematici resi disponibili dall’Agenzia delle Entrate. Con la risoluzione si ridenomina il seguente codice tributo, di cui alle risoluzioni n. 3/E del 13 gennaio 2021 e n. 68/E del 30 novembre 2021:

“6936” denominato “Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato A alla legge n. 232/2016 – art. 1, commi 1056, 1057 e 1057-bis, legge n. 178/2020”. Restano ferme le indicazioni sulle modalità di compilazione contenute nella citata risoluzione n. 3/E del 13 gennaio 2021 e quindi ancora valide.

Dove inserire il codice tributo

Il codice tributo deve essere indicato nella sezione “Erario”, in particolare deve trovare spazio in corrispondenza delle somme indicate nella colonna:

  • “importi a credito compensati”;
  • “importi a debito versati”, nei casi in cui il contribuente debba procedere riversamento del credito, nella colonna.

Mentre per compilare correttamente il campo “anno di riferimento” bisogna far riferimento all’anno di entrata in funzione ovvero di interconnessione dei beni, nel formato per esteso, ad esempio 2023.

 

 

Registratore telematico fuori uso in caso di chiusura per ferie

Se il negozio è chiuso per ferie, il registratore telematico deve essere fuori uso. L’ultimo aggiornamento dell’Agenzia delle Entrate sulla trasmissione telematica dei dati sulle transazioni, parla chiaro.

Registro telematico in pausa per chiusura delle attività commerciali

Il Registro Telematico è ormai in funzione da molti anni, consente la trasmissione immediata dei dati relativi alle transazioni all’Agenzia delle Entrate, il suo obiettivo è ridurre l’evasione fiscale. Ma cosa succede quando decidiamo di chiudere l’attività per ferie? Evidentemente se in negozio non ci sono avventori, non ci sono transazioni, ma se il registratore di cassa telematico risulta attivo, l’Agenzia può avere un momento di confusione. Ecco perché in una nota si precisa che se la chiusura dell’attività supera i 12 giorni, i negozianti devono spegnere il registratore di cassa telematico.

In questo modo si segnala che l’assenza di dati è frutto di uno stop delle attività e non di anomalie o omissioni nella registrazione delle transazioni.

Le novità sono state rese pubbliche con l’aggiornamento numero 11, delle specifiche tecniche per la memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi.

Come mettere in pausa il registratore di cassa telematico

Il registratore deve essere messo fuori uso anche nel caso in cui l’esercente abbia previsto un periodo di chiusura, ma non è in grado di determinare fin dall’inizio la durata dello stesso. In base alle disposizioni “il Registratore Telematico deve prevedere la possibilità di predisporre l’invio di un evento di tipo “fuori servizio”, codice 608 (magazzino/periodo di inattività), per comunicare al sistema l’inizio del periodo di inattività. In questo caso il RT tornerà “In servizio” alla prima trasmissione utile”.

Nessun adempimento è invece dovuto nel caso in cui l’attività risulti sospesa per un periodo inferiore a 12 giorni o per le chiusure settimanali normalmente previste. In questi casi infatti non si rileva alcuna anomalia.

Si sottolinea che le specifiche tecniche 11 devono essere rispettate obbligatoriamente in presenza dei nuovi modelli di Registratore Telematico e di ServerRT che presentano istanza di approvazione dopo il 30 giugno 2023.

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Si può entrare in un bar senza consumare?

Quante volte ci è capitato di entrare in un bar e notare che c’era qualcuno seduto che non consumava? L’amico un po’ troppo attento alle finanze in fondo lo abbiamo tutti. Quante volte gli esercenti hanno avuto la fatidica domanda “Posso usare il bagno?” e poi hanno visto il “non cliente” andare via? E allora la domanda che tutti si fanno è: posso entrare al bar senza consumare? Oppure, posso sedermi ai tavolini all’aperto del bar senza ordinare nulla? Cerchiamo di capire.

Bar, un luogo aperto al pubblico in cui si entra per consumare

Diciamo subito che per una questione di cortesia, quando qualcuno entra in un bar, si accomoda e non consuma, generalmente si è un po’ infastiditi, si guarda di traverso la persona ma non si dice nulla per il semplice fatto che magari sono presenti altri clienti e non si vuole fare la figura dei gestori scortesi, perché magari si spera che il cliente possa tornare un’altra volta, magari in compagnia e consumare, oppure perché si ha paura di una cattiva recensione, ma in realtà tale comportamento dal punto di vista legale è permesso?

La prima cosa da fare è definire il bar, si tratta di un luogo aperto al pubblico, quindi è accessibile a tutti, ma seguendo alcune condizioni, insomma sedersi al tavolino del bar senza consumare comunque implica che si usufruisce di un servizio e in teoria almeno si dovrebbe pagare il coperto. Insomma sedersi davanti a un bar, non consumare, alzarsi ed andarsene non è corretto neanche dal punto di vista legale.

Per capire la differenza si può pensare ad un luogo pubblico, ad esempio la piazza, in questo caso si può usufruire dei servizi (sedersi su una panchina senza pagare) perché trattasi di un luogo liberamente fruibile.

Non si può entrare in un bar senza consumare

Dalla premessa fatta consegue che il titolare, o chi ne fa le veci in un determinato momento, può cacciare dal bar il cliente che non consuma, non paga o in una qualunque altra situazione il cliente risulti molesto.

Lo stesso discorso può essere fatto per il bagno del bar, il “non cliente” non può chiedere di usufruirne senza aver consumato e senza intenzione di consumare o comunque pagare il servizio di cui usufruisce.

D’altronde l’articolo 187, regolamento attuazione T.u.l.p.s. ( Testo unico leggi pubblica sicurezza) stabilisce che esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo, ma è appunto previsto il pagamento di un prezzo.

In sintesi, che il gestore del bar faccia valutazioni di opportunità e decida di non cacciare il “non cliente” non vuol dire che lo stesso abbia il diritto di entrare, sedersi, usufruire dei servizi.

Bonus assunzioni Neet, domande dal 31 luglio. Dettagli

Il decreto Lavoro ha previsto il bonus assunzioni Neet 2023, si tratta di un’agevolazione per i datori di lavoro che dal 1° giugno 2023 al 31 dicembre 2023 assumono under 30 che non studiano, non sono impegnati in un percorso di formazione e non lavorano. Per poter usufruire dell’agevolazione è necessario che i ragazzi siano iscritti al Programma Operativo Nazionale Iniziativa Occupazione Giovani.

Cos’è il bonus assunzioni Neet?

Il bonus assunzioni Neet può arrivare al 60% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali. Le indicazioni per i datori di lavoro per richiedere il bonus assunzioni Neet sono contenute nella circolare Inps 68 del 21 luglio 2023 e le domande possono essere presentate a partire dal 31 luglio. Gli unici lavoratori esclusi, per i quali quindi non si può beneficiare del bonus assunzioni Neet sono i lavoratori domestici.

Affinché si possa ottenere l’incentivo, in aggiunta ai requisiti prima visti, cioè l’età e il non essere impegnati in percorso di studio o lavoro, è necessario che ci sia uno tra i seguenti requisiti:

  • sia privo di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi
  • il giovane non sia in possesso di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado o di una qualifica o diploma di istruzione e formazione professionale;
  • abbia completato la formazione a tempo pieno da non più di due anni e non abbia ancora ottenuto il primo impiego regolarmente retribuito;
  • il giovane sia assunto in professioni o settori caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25 per cento la disparità media uomo-donna.

Come funziona il bonus assunzioni Neet?

L’assunzione può avvenire anche con contratto di apprendistato professionalizzante.

L’incentivo è parametrato alla retribuzione erogata e non alla contribuzione datoriale, questo implica che il datore di lavoro potrebbe maturare un credito di imposta anche superiore rispetto ai contributi da versare per quel dipendente, in questo caso può comunque utilizzare il credito di imposta maturato per conguaglio sull’intera posizione debitoria del datore di lavoro.

Per ciascuna mensilità l’incentivo deve essere utilizzato entro il mese successivo rispetto allo svolgimento della prestazione lavorativa.

Il periodo di fruizione dell’incentivo può essere sospeso durante il periodo di congedo per maternità.

Deve essere sottolineato che il datore di lavoro può ottenere il bonus assunzione Neet solo nel caso in cui ci sia un incremento netto dell’occupazione rispetto alla media della forza occupata nell’anno precedente l’assunzione. Inoltre deve essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e non deve aver commesso violazioni delle norme fondamentali in materia di diritti dei lavoratori e sicurezza sul luogo di lavoro.

Il datore di lavoro deve presentare istanza per essere ammesso ad accedere alle agevolazioni del Bonus assunzioni Neet attraverso il sito dell’Inps e accedendo alla pagina Portale delle Agevolazioni, scegliendo la voce on lineNEET23”.

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Cassa integrazione, le imprese possono chiederla per allarme caldo

Questa estate sarà particolarmente rovente e proprio per questo sono molti i datori di lavoro che non riuscendo a proteggere i dipendenti dalle eccessive temperature cercano soluzioni e tra queste vi è la cassa integrazione ordinaria che uò essere richiesta per il meteo avverso e le temperature percepite eccessivamente alte rientrano in tale previsione.

Cassa Integrazione Ordinaria per allarme caldo

Inps e Inail nei giorni scorsi hanno pubblicato una nota in cui viene sottolineato che le aziende possono accedere alla Cassa Integrazione Ordinaria per l’allarme caldo. La nota 5056 del 13 luglio 2023 fa il punto sulla questione.

Nella nota si ricorda che i settori in cui vi è un maggiore rischio legato allo stress termico sono:

  • edilizia civile e stradale;
  • comparto estrattivo;
  • settore agricolo e manutenzione del verde;
  • comparto marittimo e balneare.

Ricorda inoltre che il rischio aumenta nelle ore più calde della giornata.

Naturalmente questi non sono i soli settori in cui si può richiedere, ma in qualunque situazione le condizioni di lavoro non siano adatte alla tutela della salute.

La valutazione del rischio per allarme caldo

Per poter accedere alla cassa integrazione ordinaria i datori di lavoro devono effettuare la valutazione del rischio e questa comprende anche la valutazione delle temperature percepite. Il limite oltre il quale si può accedere alla misura è di 35°C.

Il motivo per il quale si fornisce la possibilità di richiedere la cassa integrazione viene spiegato dall’Inps è infatti dimostrato che in condizioni di lavoro estremo determinate dalle alte temperature sono più frequenti gli infortuni sul lavoro.

Particolarmente rischiosi non sono solo i lavori effettuati all’esterno, come nel caso di rifacimento tetti, facciate e manto stradale, ma anche tutti quei lavori in cui si richiede un abbigliamento protettivo. Sono inoltre a rischio tutte le fasi lavorative che avvengono in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l’utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore.

Nella stesura della domanda per la richiesta di accesso alla cassa integrazione ordinaria, l’azienda deve inserire una relazione tecnica, inoltre deve indicare le giornate di sospensione dei lavori e l’entità della riduzione dell’attività lavorativa. Non devono essere allegati bollettini meteo, mentre deve specificare la tipologia di lavorazioni svolte in azienda.

L’Inps riconosce la cassa integrazione ordinaria in tutti i casi in cui il responsabile per la sicurezza attesti esservi un periodo per la sicurezza del personale presente in azienda.

Per ora per il troppo caldo si sono fermati già gli operai FCA di Pomigliano d’Arco.

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Bonus turismo sostenibile 2023, domande al via dal 17 luglio

Le strutture ricettive che adottano misure destinate alla sostenibilità ambientale possono richiedere il bonus turismo sostenibile 2023. Le domande possono essere presentate a partire dal 17 luglio 2023.

Bonus turismo sostenibile 2023, a chi è rivolto?

Il bonus Turismo sostenibile 2023 è previsto dalla legge di bilancio 2023, articolo 1, comma 611. Sono seguiti tre decreti per l’attivazione della misura che prevede la possibilità di ottenere risorse economiche a fronte della presentazione di progetti volti alla transizione ecologica nel turismo e a promuovere turismo sostenibile. La misura è rivolta a strutture ricettive turistiche ed alberghiere, possono inoltre accedere al contributo anche strutture che non svolgono l’attività in forma di impresa, ad esempio Bed & Breakfast, ma in questo caso l’importo massimo che si può ottenere è di 2.000 euro.

Quali progetti possono essere finanziati con il bonus turismo sostenibile?

I progetti che possono ottenere il finanziamento sono:

  • promozione di turismo sostenibile attraverso itinerari turistici innovativi, la destagionalizzazione del turismo e riduzione del sovraffollamento turistico;
  • strategie di riduzione delle emissioni inquinanti provenienti dal turismo;
  • conseguimento di certificazioni di sostenibilità.

Il Ministero del Turismo per il 2023 mette a disposizione 3,9 milioni di euro. Per poter accedere alle risorse è necessario essere in regola con il pagamento degli oneri contributivi ed assistenziali. Possono essere finanziati progetti il cui valore minimo è di 50.000 euro e massimo 200 mila euro. Si può ottenere il 50% delle spese e il progetto deve essere realizzato entro il 2025. L’aiuto rientra nel regime di aiuti de minimis.

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Come presentare la domanda

La domanda per accedere al beneficio può essere presentata a partire dal 17 luglio 2023 e fino al 9 settembre 2023, utilizzando la piattaforma messa a disposizione dal ministero del Turismo. Si può accedere alla piattaforma utilizzando codici Spid o Cie.

Una volta ammesso il progetto i fondi saranno erogati in 3 quote corrispondenti al 30%, 60% e 10% delle spettanze.

Le domande sono vagliate in ordine cronologico di arrivo e le risorse distribuite fino ad esaurimento dei fondi.

Per le strutture ricettive a carattere no imprenditoriale come B&B, foresterie per turisti, ostelli della gioventù, affittacamere l’importo massimo erogabile è di 2000 euro mentre le risorse stanziate sono 990 mila euro.

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Saldi tutto l’anno? Rispunta l’ipotesi con proposta dell’Antitrust

Alla vigilia della stagione dei saldi dell’estate 2023 rispunta l’ipotesi della liberalizzazione dei saldi, questo vuol dire che i commercianti possono proporre saldi tutto l’anno. La proposta arriva dall’autorità garante della concorrenza.

Antitrust, è ora di dare il via ai saldi tutto l’anno

Il commercio continua ad essere un settore sotto pressione, soprattutto per quanto riguarda i negozi fisici che scontano non solo l’inflazione e la conseguente crisi economica, ma anche la concorrenza degli e-commerce che propongono costantemente prezzi scontati.

In questo clima l’Antitrust segnala tra i provvedimenti da adottare con una certa priorità la liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali e minori restrizioni sui saldi. L’Autorità Garante per la concorrenza sottolinea che le eccessive restrizioni al commercio in Italia sono state segnalate anche dall’Ocse e dalla Commissione europea.

L’Antitrust propone di eliminare dal decreto legislativo 114 del 1998 le norme che riguardano le restrizioni temporali per le vendite di liquidazione e di fine stagione. Naturalmente cancellando tali restrizioni le vendita in saldo sarebbero liberalizzate e ogni attività commerciale potrebbe decidere in autonomia quando praticare le vendita in saldo.

Il Garante chiede la possibilità di organizzare le vendite promozionali anche nei periodi immediatamente precedenti i saldi avviati per i medesimi prodotti, superando così il divieto di organizzare vendite promozionali nel periodo compreso tra i 15 giorni e i 40 giorni ( su discrezione della Regione) antecedenti rispetto all’inizio dei saldi.

In base ai suggerimenti dell’Antitrust dovrebbero saltare anche i vincoli inerenti gli orari di apertura dei negozi. Da abrogare anche i commi 4 e 5 del Dlgs 114 del 1998 in cui si fa riferimento alla competenza diretta dei Comuni che «possono derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva».

Saldi tuto l’anno: reazione delle associazioni di categoria

Non tutti abbracciano con ottimismo queste proposte infatti Confesercenti e Confcommercio, organizzazioni di categoria che rappresentano i commercianti, sottolineano che la liberalizzazione dei saldi e degli orari andrebbe ad aiutare/favorire soprattutto le grandi catene di negozi, mentre danneggerebbe i piccoli commercianti che devono fare i conti con spese in aumento dovute ad aperture prolungate. Per i piccoli commercianti i saldi rappresentano un modo per liberare i magazzini e avere maggiore liquidità in breve tempo, ma la possibilità di praticarli tutto l’anno andrebbe a rendere il guadagno troppo basso.

Naturalmenete trattandosi di una proposta che arriva al Governo dall’Antitrust, sarà presa in particolare considerazione ed è probabile che sia quanto meno valutata, pur tenendo in considerazione il tessuto economico del Paese che comprende molte attività commerciali di piccole e medie dimensioni.

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