Saldi tutto l’anno? Rispunta l’ipotesi con proposta dell’Antitrust

Alla vigilia della stagione dei saldi dell’estate 2023 rispunta l’ipotesi della liberalizzazione dei saldi, questo vuol dire che i commercianti possono proporre saldi tutto l’anno. La proposta arriva dall’autorità garante della concorrenza.

Antitrust, è ora di dare il via ai saldi tutto l’anno

Il commercio continua ad essere un settore sotto pressione, soprattutto per quanto riguarda i negozi fisici che scontano non solo l’inflazione e la conseguente crisi economica, ma anche la concorrenza degli e-commerce che propongono costantemente prezzi scontati.

In questo clima l’Antitrust segnala tra i provvedimenti da adottare con una certa priorità la liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali e minori restrizioni sui saldi. L’Autorità Garante per la concorrenza sottolinea che le eccessive restrizioni al commercio in Italia sono state segnalate anche dall’Ocse e dalla Commissione europea.

L’Antitrust propone di eliminare dal decreto legislativo 114 del 1998 le norme che riguardano le restrizioni temporali per le vendite di liquidazione e di fine stagione. Naturalmente cancellando tali restrizioni le vendita in saldo sarebbero liberalizzate e ogni attività commerciale potrebbe decidere in autonomia quando praticare le vendita in saldo.

Il Garante chiede la possibilità di organizzare le vendite promozionali anche nei periodi immediatamente precedenti i saldi avviati per i medesimi prodotti, superando così il divieto di organizzare vendite promozionali nel periodo compreso tra i 15 giorni e i 40 giorni ( su discrezione della Regione) antecedenti rispetto all’inizio dei saldi.

In base ai suggerimenti dell’Antitrust dovrebbero saltare anche i vincoli inerenti gli orari di apertura dei negozi. Da abrogare anche i commi 4 e 5 del Dlgs 114 del 1998 in cui si fa riferimento alla competenza diretta dei Comuni che «possono derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva».

Saldi tuto l’anno: reazione delle associazioni di categoria

Non tutti abbracciano con ottimismo queste proposte infatti Confesercenti e Confcommercio, organizzazioni di categoria che rappresentano i commercianti, sottolineano che la liberalizzazione dei saldi e degli orari andrebbe ad aiutare/favorire soprattutto le grandi catene di negozi, mentre danneggerebbe i piccoli commercianti che devono fare i conti con spese in aumento dovute ad aperture prolungate. Per i piccoli commercianti i saldi rappresentano un modo per liberare i magazzini e avere maggiore liquidità in breve tempo, ma la possibilità di praticarli tutto l’anno andrebbe a rendere il guadagno troppo basso.

Naturalmenete trattandosi di una proposta che arriva al Governo dall’Antitrust, sarà presa in particolare considerazione ed è probabile che sia quanto meno valutata, pur tenendo in considerazione il tessuto economico del Paese che comprende molte attività commerciali di piccole e medie dimensioni.

Leggi anche: Saldi estivi 2023, quando iniziano nelle varie Regioni?

Obbligo POS, tutte le novità che riguardano le attività commerciali

L’obbligo POS è esteso a tutte le attività commerciali, restringendo la platea degli esclusi in vigore dallo scorso anno, ecco quindi tutte le novità.

Obbligo POS, in cosa consiste

Lo scorso anno giugno 2022 è stato introdotto l’obbligo del Pos a diversi esercizi commerciali. In altre parole, il cliente può decidere se pagare in contanti o con la propria carta di credito. L’attività commerciale deve quindi dotarsi di pos per permettere questo tipo di pagamenti, e non si può rifiutare. L’accertamento da parte delle autorità può scattare solo a seguito della denuncia del soggetto al quale è stato rifiutato il pagamento con la carta.

Tuttavia in questo caso la legge prevede una doppia sanzione da versare:

  • 30 euro in misura fissa;
  • 4% del valore della transazione negata.

La sanzione scatto nel momento in cui viene negato il pagamento elettronico. Dall’altra parte il titolare dell’attività commerciale è sanzionabile solo se rifiuta il pagamento con carte, mentre si può tranquillamente rifiutare di ricevere assegni o bonifici. Anche per i casi di malfunzionamento del Pos, per mancanza di linea o quando si presentano “comprovati problemi di malfunzionamenti tecnici dei dispositivi” non sono previste sanzioni. Saranno poi i finanzieri stessi o gli ufficiali e gli agenti di polizia ad accertarsi del disservizio.

Obbligo Pos, le partite Iva che devono rispettarlo

Tutte  le camere di commercio di tutte le città italiane sono corse all’informazione capillare di tutti gli associati. Anche perché com’è noto la legge non ammette ignoranza, quindi è giusto organizzarsi per tempo. Le partite Iva che hanno l’obbligo di accettare pagamenti con carte o bancomat sono:

  • commercianti;
  • artigiani;
  • liberi professionisti (come ad esempio commercialisti, avvocati, ecc.);
  • tabaccai (tranne tabacchi, valori bollati e postali);
  • venditori ambulanti;
  • attività ricettive (alberghi, ristoranti, ecc.);
  • tassisti.

Tutte le violazioni saranno trasmesse al prefetto della provincia in cui sono avvenute e registrate all’interno del software Ares della Guardia di Finanza.

Il caso dei tabaccai

Cambiano di nuovo le regole per i Tabaccai, l’Agenzia Dogane e Monopoli ha infatti ripristinato l’obbligo di accettare i pagamenti con carta per acquisto di sigarette, marche da bollo e francobolli. Tuttavia anche per loro sono previste le stesse sanzioni delle altre partite Iva. Inizialmente, con la determina Agenzia Dogane del 25 ottobre 2022, la sanzionabilità per il rifiuto del POS fu esclusa per tabaccai (e patentini) con riferimento esclusivamente alla vendita di generi di monopolio, di valori postali e valori bollati. Ma l’Agenzia Dogane con la nuova determina del 26 giugno 2023 annulla la precedente determina, quindi ritorna l’obbligo POS anche per i tabaccai.

Nuovi bonus digitali 4.0, ecco una grande opportunità

I Nuovi bonus digitali 4.0 sono una grande opportunità per le imprese. Ecco tutti i dettagli dei nuovi progetti e come richiederli presso le camere di commercio.

Nuovi bandi digitali 4.0, tutte le novità

Punti Impresa Digitale sono una iniziativa delle Camere di Commercio e di Unioncamere a supporto della digitalizzazione delle imprese nel contesto sfidante di Impresa 4.0. I PID mettono a disposizoine delle imprese dei voucher digitali per l’acquisto di servizi di consulenza, formazione e tecnologie in ambito 4.0. Un sostegno per favorire la digitalizzazione delle micro, piccole e medie imprese che operano all’interno del territorio nazionale.

I voucher sono erogati attraverso appositi Bandi pubblicati dalla Camera di commercio a cadenza variabile. Possono beneficiare delle agevolazioni le imprese singole ed anche i gruppi di imprese che partecipano ad un progetto aggregato finalizzato all’introduzione di tecnologie in ambito Impresa 4.0.

La camera di commercio del Sud Est Sicilia

La camera di commercio del Sud est Sicilia ha presentato i nuovi progetti relativi ai bandi digitali 4.0 per l’anno 2023. La doppia transizione digitale ed economica mira a promuovere un’economia inclusiva e sostenibile. Diffondendo così una consapevole cultura green. I voucher hanno un importo massimo di 10 mila euro a copertura del 70% delle spese sostenibili. Gli obiettivi del bando sono:

  • sviluppare la collaborazione tra le imprese realizzando nuovi modelli di business;
  • promuovere e pensare nuovi servizi digitali e portare avanti progetti green oriented;+
  • redigere piani e progetti per efficentare, dal punto di vista energetico, gli immobili aziendali e i processi produttivi

Tuttavia basta consultare la camera di commercio di appartenenza e/o registro delle imprese per conoscere e capire la possibilità di accedere ai voucher.

Nuovi bonus digitali 4.0, alcuni consigli utili

Prima di avviare un qualsiasi percorso in chiave 4.0 è indispensabile capire il livello di digitalizzazione di partenza, ovvero il proprio punto di inizio senza la conoscenza del quale ogni processo di cambiamento potrebbe risultare inefficace perché troppo ambizioso o troppo modesto. A tale scopo i PID hanno progettato e sviluppato due strumenti di assessment digitale per capire il livello di digitalizzazione interno all’impresa che presentano due differenti livelli di approfondimento:

  1. SELFI4.0: assessment on line che l’impresa può compilare in completa autonomia accedendo dal pulsante più in basso; SELFI4.0 restituisce automaticamente al termine del questionario un report sintetico con il posizionamento dell’impresa rispetto ai processi produttivi oggetto di indagine;
  2. ZOOM4.0: assessment guidato attraverso interviste al personale e alla direzione condotte dal Digital Promoter della propria camera di commercio e che si conclude con la predisposizione di un report più dettagliato. Gli strumenti di assessment sono stati sviluppati assieme alle principali università italiane (in particolare l’Università di Pisa, l’Università di Siena, e del Politecnico di Milano) e tenendo presente gli standard di riferimento europei (tra cui la norma DIN SPEC 91345:2016 “Reference Architecture Model Industrie 4.0 (RAMI4.0)”).

 

 

Giornata dedicata alle micro, piccole e medie imprese, gli incentivi attivi?

La Giornata dedicata alle micro, piccole e medie imprese cade proprio oggi 27 giugno 2023. Ma quali sono gli incentivi disponibili per queste imprese?

Giornata dedicata alle micro, piccole e medie imprese

Il 27 giugno si celebra la Giornata mondiale delle micro, piccole e medie imprese, per evidenziare l’importanza di queste realtà nel contesto economico mondiale. Ma in Italia sono la base del tessuto economico, pilastri senza il quale non sono nemmeno pensabili le conseguenze. Si tratta per lo più di imprese che hanno meno di 250 occupati e un fatturato non superiore a 50 milioni di euro. Oppure aziende il cui bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro.

Secondo l‘Istat in Italia, le microimprese sono, infatti, quasi 4 milioni e rappresentano il 94,8 per cento delle imprese attive, il 43,2 per cento de- gli addetti e solo il 26,8 per cento del valore aggiunto complessivo. Negli ultimi anni in Italia, capofila in Ue con 160mila PMI attive nel 2022 secondo dati Confindustria, i governi hanno adottato incentivi fiscali per la nascita di nuove attività e il sostegno a quelle già esistenti.

Giornata dedicata alle micro, piccole e medie imprese, quali gli incentivi disponibili

Esistono diversi finanziamenti/agevolazioni per le micro, piccole e medie imprese, che possono davvero dare una grande mano. Ad esempio la Nuova Sabatini che prevede incentivi per le imprese che acquistano macchinari di nuova generazione, gli incentivi sono previsti anche a fronte di contratti di leasing per macchinari, hardware, software e tecnologie digitali in genere.

Resto al sud 2023 ha lo scopo di sostenere le imprese del Mezzogiorno e del centro Italia proprio per incentivare la nascita di nuove attività. Resto al Sud è l’incentivo che sostiene la nascita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e libero professionali in alcune Regioni Italiane. Tra queste ci sono: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, nelle aree del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche Umbria) e nelle isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord.

Fondo impresa femminile ha l’obiettivo di promuovere e sostenere l’avvio e il rafforzamento dell’imprenditoria femminile, la diffusione dei valori dell’imprenditorialità e del lavoro tra la popolazione femminile e di massimizzare il contributo quantitativo e qualitativo delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese.

Piano transazione 4.0 si tratta di crediti di imposta per le imprese che investono nell’innovazione, prevedendo aliquote diverse a seconda delle varie categorie di beni come ad esempio i beni strumentali immateriali tecnologicamente avanzati. Il credito è applicabile fino al 2026 con un’aliquota che quest’anno copre il 20% della spesa fino a un tetto massimo di un milione di euro.

Imprese on un incentivo a favore delle piccole e micro imprese. Posso richiedere l’incentivo i giovani di età comprese tra i 18 e i 35 anni e le donne di tutte le età. La risorsa finanziaria a disposizione è pari a 200 milioni di euro. Possono richiederlo le aziende che hanno in programma di fare investimenti che puntano a realizzare nuove iniziative.

Altri incentivi richiedibili

Formazione 4.0 un credito di imposta per le imprese che sostengono spese per la formazione nei settori delle vendite e del marketing, dell’informatica e delle tecniche e tecnologie della produzione. La formazione dovrà essere effettuata da enti qualificati che siano al di fuori del contesto dell’impresa utilizzatrice.

New  Green Deal un contributo a fondo perduto per le imprese che operano a livello industriale, agroindustriali, servizi, artigianali e cerchi di ricerca. Occorre presentare un progetto, anche in forma congiunta, volta a realizzare nuovi prodotti, servizi, attività in particolari ambiti.

Fondo nuove competenze prevede il rimborso del costo delle ore di lavoro destinate alla frequenza dei percorsi di sviluppo delle competenze dei lavoratori. Il fondo nuove competenze interviene per il finanziamento dei percorsi di formazione utili alla riqualificazione del personale o della ricollocazione del personale.

Bonus assunzione donne, arrivano le istruzioni operative Inps

Dall’Inps arrivano le istruzioni per le imprese che vogliono utilizzare il bonus assunzione donne. Ecco come procedere in base alla circolare 58 del 23 giugno 2023.

Bonus assunzione donne, finalmente diventa operativo

Dopo l’autorizzazione da parte della Commissione dell’Unione Europea, prende finalmente il via il bonus assunzione donne, questo permette ai datori di lavoro che assumono donne in condizioni svantaggiate di ottenere uno sgravio contributivo del 100% fino ad un massimo di 8.000 euro.

Leggi anche: Bonus assunzioni 2023, via libera dell’Unione Europea

Il Bonus assunzione donne può essere fruito per 18 mesi in caso di contratto a tempo indeterminato (anche trasformazione di contratto da tempo determinato a tempo indeterminato) e 12 mesi per contratto a tempo determinato. Naturalmente se il contratto ha durata inferiore lo sgravio si intende in proporzione per il tempo di effettiva durata del rapporto di lavoro.

Sono esclusi dal beneficio i contributi Inail.

Non si può ottenere lo sgravio per i rapporti di lavoro domestico e apprendistato. Sono inoltre escluse le imprese del settore finanziario e pubblica amministrazione, mentre sono ricompresi i lavoratori dell’agricoltura.

I datori di lavoro per poter fruire del bonus assunzione donna devono rispettare determinati requisiti, cioè:

  • rilascio del Durc che accerti la regolarità della posizione contributiva dell’azienda;
  • non aver violato le norme fondamentali a tutela delle condizioni di lavoro e rispetto degli altri obblighi di legge;
  • rispetto di accordi e contratti collettivi di lavoro.

Non si può usufruire del bonus assunzioni nel caso in cui l’assunzione stessa sia dettata da obblighi di legge o se viola un diritto di precedenza di altri lavoratori o lavoratrici. Inoltre deve portare ad un reale incremento occupazionale.

L’esonero non è cumulabile con altri benefici e può essere utilizzato anche per contratti di lavoro part time.

Come procedere per ottenere il bonus assunzione donne

Nella circolare 58 del 23 giugno dell’Inps sono specificate le regole pratiche da utilizzare per poter fruire dell’agevolazione contributiva.

Ai fini della preventiva comunicazione on-line finalizzata alla fruizione dell’incentivo, i datori di lavoro interessati potranno continuare a utilizzare il modulo “92-2012”, presente all’interno del “Cassetto previdenziale” di riferimento del sito www.inps.it.

Per usufruire del bonus assunzione donne, all’interno del flusso Uniemens nell’elementoCodice Causale” deve essere inserito il nuovo valore ED23, dal significato di “Esonero per assunzioni/trasformazioni dall’articolo 1, comma 298, della legge n. 197/2022”.

L’incentivo previsto dalla legge di Bilancio 2021, valevole anche per le assunzioni/trasformazioni effettuate dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2022 in questo caso l’Inps per la disciplina di dettaglio rimanda alle indicazioni già fornite con la circolare n. 32/2021.

Proroga smart working al 30 settembre 2023, ecco per chi

Il decreto Lavoro approvato il 1°maggio è ora al vaglio del Senato, ci sono le prime notizie su quella che sarà la versione definitiva. La prima importante novità riguarda lo smart working che ottiene la proroga fino al 30 settembre per alcuni lavoratori.

Proroga smart working nella Pubblica Amministrazione

L’emendamento per la proroga dello smart working è stato presentato dalla relatrice al decreto lavoro, Paola Mancini (FdI). Prevede la proroga dello smart working nella Pubblica Amministrazione per i lavoratori fragili. La proroga si applica dal 30 giugno 2023, termine di scadenza della precedente al 30 settembre dello stesso anno.

Come già detto, la proroga non riguarderà tutti i lavoratori, ma solo i fragili cioè coloro che a causa della loro situazione sanitaria hanno un sistema immunitario fragile. Ricordiamo che lo smart working nasce durante il periodo di emergenza covid per proteggere i lavoratori che si trovano in particolari condizioni personali o familiari.

Proroga smart working nel settore privato

Nel settore privato la proroga dello smart working è fino alla fine dell’anno e comprende non solo i lavoratori fragili, ma anche i genitori con figli under 14, con prevalenza delle richieste dei genitori di ragazzi under 12. In questo caso vi sono però dele restrizioni perché possono chiedere di lavorare da casa solo i genitori di figli il cui altro genitore non risulti disoccupato e non percepisca già una forma di sostegno al reddito, causa cessazione o sospensione del lavoro.

Nel settore privato il datore di lavoro per esigenze aziendali può intervenire in qualunque momento sul diritto allo smart working.

Per tutti gli altri lavoratori lo smart working può essere oggetto di accordo privato tra le parti ( datore di lavoro e lavoratore), non è più possibile quindi accedere allo smart working agevolato.

Altre novità nel decreto Lavoro

Questa non è l’unica novità in arrivo per il decreto Lavoro, infatti si è provveduto anche a potenziare con 5 milioni di euro il Fondo familiari di vittime di infortuni mortali sul lavoro , mentre ulteriori 7 milioni di euro sono destinati alla scala di equivalenza dell’assegno di inclusione.

Bonus assunzioni 2023, via libera dell’Unione Europea

La legge di bilancio 2023 prevede la possibilità per le aziende di usufruire del bonus assunzioni per l’assunzione di under 36 e donne in condizioni di particolare svantaggio. La misura è rimasta finora inattuata a causa del ritardo dell’Unione Europea nel dare il via libera, si sblocca ora la situazione.

Bonus assunzioni 2023, arriva il via libera della Commissione

La legge di bilancio 2023 prevede che per le assunzioni di giovani under 36 e donne avvenute tra il 1° luglio 2022 e il 31 dicembre 2023 le imprese possano fruire di una detrazione contributiva fino a 8.000 euro. La misura rientra nell’ambito degli aiuti di Stato volti a fronteggiare le conseguenze derivanti dalla crisi in Ucraina. Il bonus assunzion può coprire anche il 100% dei contributi da versare.

L’Unione europea ha dato il via libera a questa misura con il comunicato stampa diffuso il 19 giugno 2023.

Siccome il bonus assunzioni rientra negli aiuti di Stato e di conseguenza può andare a impattare sulla libera concorrenza all’interno dell’Unione Europea creando condizioni di particolare vantaggio per alcune aziende, prima di poter procedere all’applicazione concreta l’Italia ha dovuto attendere l’autorizzazione delle Istituzioni europee e in particolare da parte della Commissione europea.

La Commissione ha ritenuto che la misura in oggetto sia in linea con il quadro temporaneo di aiuti di Stato. La stessa potrà essere applicata da tutte le imprese senza limiti inerenti settori o dimensioni aziendali. L’unico settore in cui non sarà possibile ottenere il bonus assunzioni è il lavoro domestico. Dobbiamo però ricordare che per questa categoria di lavoratori sono presenti le deduzioni dei contributi previdenziali e assistenziali.

Leggi anche: Contributi Colf e badanti, a chi spetta la deduzione?

La Commissione ritiene che le misure previste dalla legge di bilancio 2023 siano necessarie, appropriate e proporzionate per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia generato dal particolare contesto socio-politico caratterizzato dal lungo conflitto in Ucraina.

Cosa prevede il bonus assunzioni?

Il bonus assunzioni prevede uno sgravio contributivo per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato avvenute tra il 1° luglio 2022 e il 31 dicembre 2023.

Lo sgravio può essere fruito anche nel caso di trasformazione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato.

Il bonus può essere fruito per l’assunzione di giovani under 36 e ha un valore massimo di 8.000 euro. Lo sgravio non andrà ad incidere negativamente sul welfare maturato dal lavoratore, in poche parole non incide sulle prestazioni pensionistiche future.

Lo sgravio potrà essere fruito per 3 anni, prorogati a 4 anni nel caso in cui coinvolga imprese del Mezzogiorno.

Per l’assunzione delle donne è previsto che si possa ottenere lo sgravio contributivo anche per l’assunzione con contratto a tempo determinato, ma in questo caso non sarà possibile usufruire dell’intero ammontare, ma in proporzione rispetto alla durata del contratto di lavoro.

Imprese e pratiche commerciali scorrette, inchiesta Antitrust per un volto noto

Chiara Ferragni è ancora oggi definita la più grande imprenditrice digitale a livello globale e ci può stare che si commetta un errore in una carriera così brillante. L’imprenditrice, insieme a Balocco, è finita sotto l’occhio vigile dell’Antitrust che ha avviato un’indagine. La stessa può sicuramente creare un allarme per tutte le imprese che correlano le attività di vendita con iniziative benefiche. Vediamo per quale motivo c’è un’indagine dell’Antitrust su Chiara Ferragni e Balocco.

Le campagne di beneficenza possono indurre in errore il consumatore, indagine dell’Antitrus su pratiche commerciali scorrette

Lo scorso autunno, con l’arrivo delle promozioni/campagne pubblicitarie natalizie, è stato messo in vendita un prodotto gastronomico natalizio con firma di Chiara Ferragni, a questo prodotto era correlata una campagna di raccolta fondi di beneficenza. Secondo l’Antitrust dalla campagna pubblicitaria i consumatori potevano dedurre che parte degli introiti derivanti dalla vendita fossero diretti alla raccolta fondi.

Questo implica che i consumatori potevano essere indotti all’acquisto dall’obiettivo di partecipare alla campagna e aumentare il volume delle donazioni in favore del beneficiario.

In realtà da un’inchiesta giornalistica trapelò che la donazione era effettuata a monte e quindi a prescindere dal volume di vendita del prodotto, di conseguenza i consumatori non contribuivano in modo diretto a tale donazione e a prescindere dall’acquisto era già determinato l’ammontare della donazione.

Secondo l’Autorità Garante per la concorrenza sia nei comunicati stampa che sulle confezioni dei prodotti le informazioni erano date in modo da indurre i consumatori/acquirenti a pensare che parte del prezzo da loro pagato andasse in beneficenza. Ciò può aver indotto in errore le persone facendo leva sulla loro sensibilità per iniziative benefiche a sfondo sociale.

Naturalmente si tratta di un’indagine non ancora conclusa e di conseguenza è bene prestare attenzione e ricordare che non è ancora provato tale comportamento scorretto. Allo stesso tempo si ricorda alle imprese che è bene non sottovalutare che le campagne pubblicitarie/promozionali devono essere curate con attenzione perché possono indurre in errore.

Omesso versamento contributi, è reato anche se l’azienda versa in gravi condizioni

La sentenza è di quelle destinate a far discutere molto, infatti la Corte di Cassazione in una recente pronuncia ha evidenziato che l’omesso versamento di contributi previdenziali e assistenziali è reato anche nel caso in cui lo stesso è frutto di una condizione economica aziendale molto grave in cui il datore di lavoro ha dovuto scegliere tra il versamento dello stipendio e quello dei contributi.

Omesso versamento di contributi è sempre reato

La sentenza oggetto di analisi è la 23945 del 5 giugno 2023.

L’omesso versamento di contributi previdenziali e assistenziali è considerato dal nostro ordinamento un reato a dolo generico, affinché si configuri basta che colui che non adempie abbia la consapevolezza del fatto che sta tenendo un comportamento considerato reato.

Nel caso in oggetto il ricorrente impugna una sentenza di secondo grado davanti alla Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio, affermando di non aver effettuato le ritenute e i versamenti relativi ai contributi previdenziali e assistenziali perché l’azienda si è trovata all’improvviso in una grave situazione economica contingente, imprevista e imprevedibile e di avere in tale situazione preferito pagare gli stipendi.

Di conseguenza secondo il ricorrente ha errato il giudice di secondo grado nel momento in cui ha valutato l’omissione del versamento contributivo quale scelta consapevole e quindi ha visto il dolo generico.

Le difficoltà economiche non escludono l’illecito

I giudici hanno sottolineato che tra l’omesso versamento degli stipendi e l’omesso versamento dei contributi è reato maggiormente grave il secondo in quanto assistito da una tutela penalistica attraverso la previsione di una fattispecie incriminatrice.

Secondo il giudice il datore di lavoro era tenuto ad accantonare le somme per i pagamenti dei contributi quindi il richiamo a fatti sopravvenuti non prevedibili non può essere considerata come esimente in quanto il rappresentante legale ha scelto liberamente di destinare le liquidità residue disponibili a finalità diverse rispetto al versamento dei contributi.

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Ferie non godute, ricognizione entro il 30 giugno 2023 per evitare sanzioni

Il diritto alle ferie è un diritto irrinunciabile e non monetizzabile, di conseguenza una volta maturate le ferie è necessario che le stesse siano godute. In caso contrario sono previste sanzioni. Per evitare ciò entro il 30 giugno 2023 il datore di lavoro deve effettuare la ricognizione del monte ferie non goduto da ciascun lavoratore nel 2021 e se le stesse non sono fruite interamente dovranno essere anticipati  i contributi previdenziali, da versare entro il 21 agosto 2023. Sono inoltre applicabili sanzioni amministrative a carico del datore di lavoro.

Diritto alle ferie e ferie non godute

Il diritto alle ferie è disciplinato dall’articolo 2109 del codice civile a cui si aggiunge D.Lgs n. 66/2003, attuativo delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE sull’organizzazione dell’orario di lavoro. La normativa prevede che ogni lavoratore abbia diritto a un periodo di ferie retribuite di 4 settimane in un anno. Cambia il calcolo nel caso di rapporto di lavoro part-time.

Le norme prevedono che il lavoratore debba fruire di almeno 2 settimane di ferie nell’anno di maturazione, mentre le ulteriori 2 settimane possono essere fruite nei 18 mesi successivi al termine dell’anno di maturazione.  Ciò significa che entro il 30 giugno 2023 dovranno essere godute le ferie maturate nel 2021.  Infine, ferie ulteriori rispetto alle 4 settimane possono essere monetizzate o dilazionate nel tempo.

Il periodo in cui il lavoratore fruisce delle ferie deve essere concordato tra lavoratore e datore di lavoro, ma nel caso in cui il lavoratore non voglia godere delle ferie nel periodo di fruizione, il datore di lavoro deve obbligatoriamente collocarlo a riposo.

Sanzioni per ferie non godute, paga il datore di lavoro

In caso di mancato adempimento oltre all’anticipo nel versamento dei contributi, sono previste per il datore di lavoro le seguenti sanzioni amministrative:

  • da 120 a 720 euro nel caso in cui la violazione sia inerente un solo anno e fino a 5 dipendenti;
  • da 480 a 1.800 euro se le violazioni sono state perpetrate per più di un anno oppure se riguardino più di 5 dipendenti;
  • da 960 euro a 5.400 euro per violazioni che abbiano riguardato più di 10 dipendenti o si sono verificate in più di 4 anni.

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