Grande successo del Made in Italy a Shangai

Il successo del Made in Italy in Cina è stato confermato anche dal recente MICAM, prima edizione cinese del Salone della Calzatura appena conclusasi a Shangai, dove ha tenuto banco dal 9 all’11 aprile presso lo Shanghai Exhibition Centre.

L’evento, che ha suscitato l’entusiasmo di espositori, buyers e giornalisti, è stato fortemente voluto da Cleto Sagripanti, pesidente del MICAM, il quale ha dichiarato: “Siamo soddisfatti dei risultati di questa prima edizione di theMICAMshanghai e dell’importante numero di contatti tra buyers, investitori, stampa specializzata e imprese. La nostra politica di operare una forte selezione all’ingresso ha assicurato che in fiera arrivassero solo buyers qualificati incluso un numero importante di retailers locali e internazionali interessati a prodotti di qualità come quelli esposti a theMICAMshanghai”.

Il numero dei visitatori e degli addetti ai lavoratori che hanno partecipato all’evento è frutto di un’operazione di marketing e promozione, con partnership d’eccezione, iniziata a gennaio 2013.
La Cina è stata investiva da una forte campagna mediatica e da un Road Show che ha toccato tutte le principali città cinesi, a cominciare da Pechino e Shanghai fino a Guangzhou, Chongqing e Hong Kong, grazie al supporto di ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e internazionalizzazione delle imprese italiane.

Un accordo siglato da ANCI e Fiera Milano con la Shangai Fashion Week, uno dei più importanti eventi cinesi dedicati alla moda, ha sancito il definitivo successo di theMICAMshanghai, anche perché è stato l’unico suo partner ufficiale proveniente dal mondo della calzatura.

Enrico Pazzali, amministratore delegato di Fiera Milano, ha dichiarato: “Questo successo premia la collaborazione tra Fiera Milano e ANCI e dimostra quanto possiamo essere efficaci, grazie alle basi operative che abbiamo costituito all’estero, come strumento al servizio delle imprese italiane e internazionali interessate ai mercati che oggi rappresentano il motore dell’economia mondiale. Il successo di theMICAMshanghai rafforza significativamente il prestigio del Made in Italy sul mercato cinese del lusso”.

Il calendario di MICAM Shangai, essendo al suo debutto, ha puntato anche su una serie di seminari dedicati al learning, per offrire alle aziende, molte delle quali alla loro prima trasferta cinese, una serie di informazioni tecnico-giuridiche-commerciali sulle dinamiche del mercato locale e per offrire ai buyers e media cinesi chicche interessanti sull’evoluzione e sulle previsioni dei trends della moda.

L’internazionalità dell’evento è stata garantita dalla partecipazione di rappresentanti di ben 14 Paesi, con una maggioranza spiccata, 66%, delle imprese italiane.
Massiccia anche la presenza dei marchi di calzature spagnole, 22, che, alla fine dei lavori, sono tornati a casa con un bilancio più che positivo, tanto da confermare la loro partecipazione anche per la seconda edizione della Fiera.
Stessa esperienza per i calzaturifici portoghesi di Appicaps che, secondo le parole del Segretario Generale Pedro Silva, sono molto soddisfatti di questa prima edizione e torneranno ancora più numerosi a ottobre.

Cristiano Körbes, Direttore dei Progetti Internazionali di Abicalçados, l’Associazione di categoria del Brasile, ha affermato che theMICAMshanghai ha dimostrato di essere un evento mirato con visitatori selezionati, in cui la qualità dei buyers è stata ottima con risultati concreti anche per i calzaturifici brasiliani che vi hanno esposto.
Apprezzamento condiviso anche da Lemi Tolunay, Presidente dell’Associazione dell’Export di Pelletteria di Istanbul che ha partecipato con entusiasmo a theMICAMshanghai portando 8 marchi turchi di qualità, sicuri che la fiera continuerà a crescere e mietere successi.

L’appuntamento è ora per la presentazione della collezione primaver-estate 2014, che si terrà a Shangai ad ottobre 2013. Cleto Sagripanti non vuole farsi trovare impreparato e ha detto: “Già da domani inizieremo a lavorare tenacemente sulla prossima edizione di theMICAMshanghai, prevista per il prossimo ottobre, per dare un segnale forte che crediamo in questo mercato e per raddoppiare le opportunità di business in Cina per i nostri espositori”.

Vera MORETTI

A Firenze, la terza edizione dell’IT4fashion

Il Made in Italy ha bisogno di essere difeso e salvaguardato da qualunque tentativo di imitazione e contraffazione: per questo motivo, si affronteranno queste importanti tematiche il 19 aprile, all’interno dell’evento IT4fashion, organizzato dal laboratorio scientifico universitario LogisLab diretto dal professore Rinaldo Rinaldi dell’Università di Firenze.

La terza edizione del convegno, dunque, vedrà l’intervento di responsabili dei sistemi informativi, manager della logistica, docenti universitari e ricercatori che si confronteranno sulle prospettive presenti e future dell’IT al servizio delle imprese del lusso.
Ma non saranno solo parole, perché verranno illustrate realtà di successo, a dimostrazione che informazione e comunicazione sono fondamentali per le aziende di moda, per ottimizzare le varie fasi manifatturiere e logistiche che caratterizzano il ciclo di vita del prodotto.

L’appuntamento è a Firenze, presso il Grand Hotel Mediterraneo, sede del convegno, che sarà diviso in tre sessioni parallele, incentrate sui temi dell’RFld e dello Sviluppo Prodotto, sull’ERP e sui sistemi di CRM, di Customer Experience e di Business Intelligence.
In parallelo, ci sarà anche un workshop dedicato alle pmi che operano nel settore della subfornitura della filiera del fashion.

Ai titolari e ai manager delle aziende verranno presentate soluzioni informatiche che supportino i loro processi di business, che possono essere soluzioni di tipo ERP, pianificatori di produzione, gestionali, warehouse management system e altro.

Al workshop parteciperà anche il Gruppo Intesa Sanpaolo, che illustrerà una serie di iniziative di carattere finanziario a sostegno delle aziende per l’acquisto di soluzioni ICT di supporto alla loro operatività.

Vera MORETTI

Le scarpe Sergio Rossi, garanzia del lusso Made in Italy

Uno dei marchi di calzature made in Italy più apprezzati all’estero è sicuramente quello di Sergio Rossi, le cui creazioni rappresentano un emblema di ciò che significa scarpa di lusso.
Dopo la fondazione della maison negli Anni 50, il marchio è passato, nel 1999, sotto quello che allora si chiamava Gucci Group e dal 2009 è guidato da Christophe Mélard, ex cfo di Ysl Beauté.

Il francese, che non lesina parole di apprezzamento per l’artigianalità italiana, è riuscito, in soli quattro anni, a portare il conto economico di Sergio Rossi a parità, con una stima dei ricavi che, per il 2012, si sono assestati a 80 milioni di euro.

Tale risultato viene spiegato così da Mélard: “In questi anni abbiamo lavorato molto bene con il direttore creativo Francesco Russo, che era entrato in Sergio Rossi nel 2008, ma è venuto il momento di voltare pagina. Francesco ha lasciato l’azienda per lanciare un suo marchio e gli auguriamo ogni fortuna. Abbiamo riorganizzato l’ufficio stile attorno alla figura di Angelo Ruggeri, arrivato da poche settimane, che lavorerà a stretto contatto con Susanna Nicoletti, chief marketing officer. Non mi stancherò mai di dire che dobbiamo sempre pensare alla nostra cliente, alle sue esigenze, ai suoi sogni e al valore che da sempre viene associato al nome Sergio Rossi, sinonimo di scarpe dai tacchi vertiginosi, più simili a opere d’arte che a semplici oggetti di seduzione”.

Ma il successo del brand, sotto la gestione Mélard, è dovuto anche al retail: ad oggi, sono 54 i negozi a gestione diretta e 30 sono le boutique in franchising.
Inoltre, nel 2010 il concept dei punti vendita è diventato ancor più raffinato e questa trasformazione è stata estesa al 70% della rete.
Nel 2011, grazie al buy back dei nove negozi monomarca cinesi, si è verificato un sostanziale aumento delle vendite, che ha nel frattempo visto l’inaugurazione dello store di Hong Kong, ad Harbour City.

Per quanto riguarda la distribuzione in Italia, Sergio Rossi è presente nelle principali città, come Milano, Roma e Firenze, ma anche in tanti altri negozi monomarca di altissimo livello, presenti solo su territorio nazionale, e meta dei turisti stranieri, soprattutto cinesi e russi.

All’orizzonte non si vedono sostanziali cambiamenti della produzione Sergio Rossi, che continuerà, almeno nell’immediato futuro, a dedicarsi alla creazione di calzature da donna e, in piccola parte, da uomo.
L’unico “strappo alla regola” sono le borse, come dichiarato dallo stesso Mélard: “l’unico prodotto complementare sono le borse, pensate però a partire dallo stile delle calzature. Si tratta di borse sofisticate e preziose, ma con una loro praticità. I più recenti modelli da sera, ad esempio, sono più capienti di una semplice pochette, che spesso non è sufficiente per contenere tutto ciò di cui una donna indipendente ha bisogno”.

Parlando, invece, della qualità delle realizzazioni del marchio, il ceo di Sergio Rossi afferma: “Conosco e apprezzo l’Italia da molti anni, ma sono rimasto veramente colpito dal mondo della calzatura artigianale di lusso: a breve vorrei organizzare in modo regolare per i nostri clienti più importanti visite guidate in fabbrica. Ci vogliono quasi 200 passaggi manuali per completare i modelli più sofisticati e non so davvero quante persone se ne rendano conto. Noi continueremo a investire in formazione, per essere sicuri che questo prezioso know how non vada mai perduto“.

Vera MORETTI

A Milano la prima tappa del Road Show anti-contraffazione

La prima tappa del Road Show organizzato contro la contraffazione da Confindustria e intitolato “La vera impresa è combattere il falso” è partita da Milano.
Mai titolo fu più eloquente, poiché il mercato del falso è da considerarsi una vera piaga per il Made in Italy, tanto da minare un comparto, quello della moda e del tessile, da sempre leader in Italia e all’estero.

A ospitare il primo incontro è stata la sede di Sistema Moda Italia, e il tema riguardava “La contraffazione via internet”, poiché si tratta della forma di contraffazione più ricorrente e in evoluzione, ma soprattutto difficile da contrastare.

L’appuntamento, che era organizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con Confindustria, è stato seguito con molto interesse, anche a causa dei dati, sempre più allarmanti, che riguardano il business della contraffazione: circa 12 miliardi di euro, pari a circa il 20% del fatturato complessivo realizzato dal comparto nel 2012.

A questo proposito, Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia, ha dichiarato: “Il settore Tessile/Moda è certamente tra i settori industriali che più soffre la concorrenza criminale dei contraffattori e la necessità di dare risposte e strumenti utili di contrasto al fenomeno contraffattivo diventa tanto più urgente quanto più la contraffazione si sposta sul web, spazio nel quale il presidio del diritto diventa più labile. C’è bisogno di preservare la piena legalità all’interno del web, così da permettere alle imprese il pieno sfruttamento di tale mezzo di comunicazione le cui potenzialità sono veramente notevoli“.

Vera MORETTI

Il Prosciutto Toscano Dop trionfa negli USA

Parmacotto, già noto ed apprezzato in Italia, ha ora un celebre ammiratore anche a New York, grazie alla Salumeria Rosi, presente nella grande mela con un locale che si affaccia tra Madison Avenue e la 73esima Strada.

Ralph Gardner, giornalista del Wall Street Journal, nonché spietato recensore quando si tratta di food, arte e cultura, ha profuso parole di entusiasmo e apprezzamento per il pregiato Prosciutto Toscano: “Con una certa curiosità recentemente mi sono recato alla Salumeria Rosi – il nuovo locale che si trova tra Madison Avenue e la 73esima Strada – per provare l’ultimissima novità arrivata sul competitivo mercato del prosciutto italiano: il Prosciutto Toscano”.

Nessuna cattiva sorpresa ha colto l’esperienza di Gardner durante l’assaggio del Prosciutto Toscano Dop, prodotto dal Salumificio Piacenti del Gruppo Parmacotto, perché le parole usate dalla autorevole, ma anche temuta, penna del Wall Street Journal sono state tutte positive.
Una recensione, dunque, che ancora una volta testimonia la qualità dei cibi e dei prodotti al 100% Made in italy.

Dalla dettagliata descrizione del gusto particolare del prosciutto toscano, alle sensazioni e le suggestioni che il salume italiano ha risvegliato in lui, Gardner non ha lesinato complimenti, senza tralasciare lodi al sapiente lavoro dello chef Cesare Casella, partner delle “Salumeria Rosi Parmacotto” di New York (283 in Amsterdam Avenue e 903 in Madison Avenue).

Quello che per noi italiani è ormai un prodotto ben noto e utilizzato quasi quotidianamente, è per il mercato americano una vera e propria novità ma, considerando quanto scritto da Ralph Gardner, pare sia destinato ad essere conosciuto, ed apprezzato, da un’ampia fetta di clientela anche oltreoceano.

Si tratta, dunque, di un debutto in grande stile per il Gruppo Parmacotto, che è stato la prima azienda italiana ad avere ottenuto, grazie anche al prezioso supporto del Consorzio del Prosciutto Toscano, l’autorizzazione per l’esportazione del Prosciutto Toscano Dop negli Stati Uniti.
Ad ottenerla è stato il il Salumificio Piacenti di San Gimignano, controllato al 100% dal Gruppo Parmacotto.

Vera MORETTI

Gucci in aiuto di Richard Ginori

In soccorso della Richard Ginori 1735, un pezzo dell’eccellenza Made in Italy ora in grave crisi, sembra che abbia deciso di intervenire Gucci, uno dei colossi della moda mondiale.
Anche se la data fatidica dell’asta è prevista per il prossimo 22 aprile, e quindi fino a quel momento non si saprà nulla di sicuro, sono in molti a tenere le dita incrociate e a vedere il colosso fiorentino come il più papabile salvatore di una delle aziende leader per quanto riguarda la produzione di porcellane.

L’offerta proposta da Gucci è di quelle importanti: 13 milioni di euro per salvare l’azienda toscana dal fallimento e per garantire l’impiego di 230 lavoratori, ovvero i dipendenti di Richard Ginori.

Ma a Gucci mettono le mani avanti e procedono cauti, perché: “il 22 aprile potrebbe anche esserci una sorpresa diversa, chissà, qualcuno che offre più di noi e magari pensa di dare lavoro a mille operai! Per questo la prudenza è fondamentale in questi giorni“.
Anche Patrizio Di Marco, presidente della maison, non si esprime, confermano la linea della prudenza adottata da tutti i manager del brand.

Sicuramente, la mossa di Gucci non è dettata solo da semplice solidarietà tra conterranei, perché il legame con Richard Ginori è cominciato negli anni Settanta, quando i disegni dei foulard Flora creati da Vittorio Accornero vennero riprodotti su tazze piatti, vasi di fiori, svuotatasche e cache pot.

Quella collaborazione è stata ora immortalata in una delle sale del Gucci Museo, a dimostrazione che i due marchi si muovono nella stessa direzione per filosofia e modo di intendere gli affari, oltre ad una visione comune di qualità ed eleganza, che ha potuto diffondere nel mondo il Made in Italy più pregiato.
Se Richard Ginori venisse comprata proprio da Gucci, dunque, avrebbe la garanzia di poter continuare a muoversi sullo stesso binario, ma ingrandendo ancor di più i suoi orizzonti.

Vera MORETTI

Fendi: un secolo di eccellenza Made in Italy

Un progetto itinerante per far conoscere la sua ormai quasi secolare storia: così Fendi ha deciso di celebrare la longevità e i successi del suo marchio.
Dal lontano 1918, quando era solo un laboratorio di pellicceria gestito da Adele Casagrande, futura moglie di Edoardo Fendi, sposato nel 1925, ne è passata di acqua sotto i ponti, ed oggi il brand, dall’apertura della prima bottega romana in via del Plebiscito, è conosciuto a livello internazionale.

In realtà, la fama è arrivata verso la metà del ‘900, con l’approdo al mercato estero, allora considerato un vero e proprio salto nel buio, e si è poi consolidata con la generazione successiva, quella delle cinque sorelle Fendi, fino ad arrivare all’importante e prestigiosa collaborazione con Karl Lagerfeld, che oggi, insieme a Silvia Venturini Fendi, ha in mano la gestione dell’azienda, passata nel frattempo nelle mani del gruppo LVMH.

L’eccellenza del Made in Italy porta sicuramente anche il marchio di Fendi e, per questo, per dare l’opportunità a quanti più spettatori possibili di sfogliare un album dei ricordi ricco di eventi e successi, è nata l’idea a Emanuela Nobile Mino di Un Art Autre, progetto itinerante che vuole illustrare la capacità della maison di coltivare la relazione tra arti e mestieri, cavalcando il senso della creatività in tutte le sue declinazioni.

Prima tappa di questo eccezionale tour è il The Art University Museum di Tokyo, dove l’allestimento è firmato MdAA, studio di architetti associati.
Si tratta di tre ambienti separati, il primo dei quali è uno spazio multi-sensoriale che interpreta le caratteristiche principali dell’azienda: leggerezza, policromia e avanguardia diventano elementi tangibili, percettivi, con cui tradurre un nuovo concetto di lusso.
Il secondo ambiente, quello in cui prende parte la vera e propria esposizione, presenta 24 capi iconici creati tra il 1970 e il 2013: un percorso animato da rivoluzioni estetiche, stilistiche e tecnologiche, ma da cui emergono alcune costanti del marchio, come l’equilibrio fra tradizione e sperimentazione.
La terza area è dedicata all’importanza dell’artigianalità nella filosofia creativa di Fendi.

Il percorso espositivo è inoltre sottolineato da un’installazione luminosa e dinamica di Johanna Grawunder, designer americana con base a Milano, e una colonna sonora composta dalla deejay Flavia Lazzarini.

Vera MORETTI

Le pmi della moda Made in Italy sbarcano in Cina

Per il debutto delle pmi italiane della moda sul mercato cinese, a Zhuhai si sta ergendo l’Huafa mall, che, pronto tra un anno, ospiterà i negozi monomarca dei migliori Made in Italy.
Non solo grandi firme, quelle protagoniste delle sfilate internazionali, ma anche abbigliamento e calzature di qualità medio-alta proposti a prezzi accessibili.

A questo proposito, Giacomo Gardumi, da trent’anni in Cina, fondatore di KeYi business consulting, società italo-cinese che commercializzerà gli spazi di 180 negozi dell’Huafa mall, ha dichiarato: “Il lusso sta perdendo vendite per effetto della saturazione dovuta all’invasione di presenza da parte delle griffe. Fenomeno che ha finito per banalizzare la loro offerta“.
E contro proposte di lusso, ma omologate, spunta l’interesse, da parte del mercato orientale, per creazioni meno conosciute ma più originali.

Il mall non ospiterà solo marche italiane, ma anche inglesi, francesi, americani, spagnoli, giapponesi e, ovviamente, cinesi, tutte rivolte ad una classe benestante che, però, è alla ricerca di novità e proposte che si distinguano da ciò che si vede su riviste e passerelle.

Gardumi ha aggiunto: “È arrivata l’ora dei marchi italiani non del lusso finora assenti dal mercato perchè l’avventura è superiore alle forze delle imprese produttrici, pmi con fatturato dai 2 ai 10 milioni. Cifre che non permettono l’alto onere di una presenza in loco. A loro noi offriamo anche assistenza logistica e servizio. Da sole queste pmi non ce la fanno ad aprire una propria vetrina nelle città cinesi, e restano escluse da un mercato che offre ancora enormi potenzialità di sviluppo per l’export italiano“.

Huafa Industrial Share, colosso del real estate cinese presieduto da una donna, Chen Yin, ha voluto scommettere con questa fetta di mercato, investendo 250 milioni di euro per costruire il primo shopping mall che ospiterà l’unico negozio multimarca (2-3 mila mq) delle pmi dell’italian fashion style non di lusso.
SI tratterà di un edificio di centomila metri quadrati diviso in tre aeree per lo shopping, accanto a torri che ospitano cinema, ristoranti, alberghi e residenze.
Tra i negozi, ben 50 saranno dedicati al madei in Italy non di lusso.

Il progetto è stato presentato a Milano, da Chen Yin, che era accompagnata dal console generale della repubblica popolare cinese, Liang Hui. All’incontro anche Giacomo Gardumi e Antonio Fossati, rispettivamente docente di marketing all’università di Pavia e ceo di Rds&company.

Fossati ha dichiarato: “Il Made in Italy è molto attrattivo sul mercato cinese che sta vivendo una seconda fase che interessa i marchi di fascia medio-alta in città importanti e popolose, ma fuori dal circuito delle capitali come Pechino e Shanghai. Se prima l’azienda delegava a un distributore cinese, ora è la stessa azienda ad occuparsi dei rapporti con il mercato in una logica di concatenazione con il retail“.

Chen Yin, in risposta, ha definito il progetto: “un’opportunità per la promozione di questi marchi tricolori non di lusso, ma di qualità, che per la prima volta arrivano sul mercato cinese“.

Vera MORETTI

La crisi risparmia il tessile e il comparto del lusso

A non affondare, in questo periodo di grave crisi economica, sono soprattutto, o forse sarebbe meglio dire solo, le imprese che hanno investito in internazionalizzazione e, tra queste, hanno registrato bilanci positivi quelle che operano nel settore tessile e nel comparto del lusso.

A dimostrare ulteriormente questa tendenza è una ricerca condotta da Smi, Sistema Moda Italia, e Banca Intesa Sanpaolo, che, immaginando uno scenario possibile per questo 2013, ha previsto una crescita, per le aziende italiane del settore, sui mercati esteri appartenenti all’area extra Ue.

Sono ancora le eccellenze a fare da traino ad un comparto altrimenti in sofferenza, che resistono grazie alla fama e alla possibilità di assorbimento in grandi gruppi, oltre alla capacità di orientare il proprio business sui mercati emergenti.
A fronte di una domanda interna in forte perdita (-9.2% nel 2012), l’export ha brillato in Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti, mentre ha arrancato in Paesi che, fino a poco tempo fa, rappresentavano una sicurezza per l‘economia italiana, come Germania e Francia.

In attesa che la situazione interna si sblocchi, quindi, Intesa Sanpaolo e Smi convengono che la strada da seguire è ancora quella delle esportazioni, senza dimenticare le pmi, che necessitano di un’espansione verso nuovi mercati per evitare di fallire .
Non si tratta di un’utopia, perché, se da una parte i brand Made in Italy piacciono, dall’altro il mercato ha bisogno di aria fresca, che potrebbe arrivare proprio dai piccoli produttori.
Non solo marchi di lusso, ma anche artigiani che, da sempre, sono sinonimo di alta qualità.

Vera MORETTI

Il cibo italiano piace sempre di più

Il cibo italiano piace sempre di più e a dimostrarlo non sono solo i continui tentativi di imitazione, ma anche il segno positivo che l’industria alimentare continua a registrare.
Nonostante la crisi, infatti, il cibo Made in Italy ha registrato un incremento record del 5,7%, unico comparto italiano con segno positivo. E in questi tempi non è cosa da poco.

A decretare il definitivo successo del cibo italiano è stato l’Oriente, che si conferma il mercato più florido per tutto ciò che riguarda l’export di casa nostra. Ed ora, dunque, non si tratta solo di abiti ed accessori moda, ma anche di buona tavola.

A confermare questa tendenza è Coldiretti, che ha effettuato un’analisi basandosi sui dati Istat relativi al fatturato dell’industria italiana nel gennaio 2013: a fronte di una diminuzione generale del 3,4% e di una diminuzione del 5,5% del mercato interno, l’export cresce dell’1,2% e la spesa per gli alimentari del 5,7%.
Ciò dimostra quanto si siano mostrati lungimiranti personaggi come Carlin Petrini e Oscar Farinetti che con Slow Food ed Eataly hanno voluto promuovere il cibo italiano nel mondo.

Il risultato di questa operazione è la conquista, da parte del settore enogastronomico, di una fetta di mercato sempre più vasta, e fino a poco tempo fa impensabile.
Parlando di numeri, in gennaio l’export alimentare ha fatto registrare un + 8,7%, risultato che conferma il trend 2012, annata chiusa con un fatturato di 31,8 miliardi di euro per il settore agroalimentare.

Tra i prodotti più esportati, il vino la fa da padrone, con un valore di 4,7 miliardi di euro, seguito da ortofrutta, pasta e olio di oliva, vale a dire gli alimenti base della dieta mediterranea.

Vera MORETTI