Chi ha la Legge 104 ha sempre diritto al contrassegno disabili?

Chi ha la legge 104 può avere il diritto al contrassegno disabili, ma attenzione il legame non è automatico. Vi spieghiamo chi ne ha diritto e come ottenerlo.

Legge 104, cosa dice la normativa?

Le persone che ogni giorno devono fare i conti con l’invalidità hanno dei limiti con cui combattere. Ma lo Stato ha messo a disposizione una serie di agevolazioni per rendergli la vita un pò più semplice. Tra questi c’è il contrassegno disabili per aiutarli negli spostamenti in auto. Il contrassegno disabili è quel tagliando con il simbolo grafico della disabilità. Permette alle persone con problemi di deambulazione e ai non vedenti di usufruire di facilitazioni nella circolazione e nella sosta dei veicoli al loro servizio.

Spesso permette l’autorizzazione  anche in zone vietate alla generalità dei veicoli. Inoltre le auto che espongono il cartellino non devono pagare le strisce blu o altri tipi di parcheggio a pagamento. Chi la la legge 104 non ha automaticamente questo tagliando. Ma viene rilasciata dal proprio Comune di residenza, più esattamente dal sindaco, art.188 del Codice della Strada, CdS, e art. 381 del Regolamento di esecuzione del CdS. Quindi è un atto amministrativo di proprietà del comune anche se dato in affidamento al richiedente.

Legge 104, quanto dura il contrassegno disabili?

Il contrassegno disabili ha la durata di cinque anni, anche se la disabilità è permanente. Tuttavia è possibile chiederne il rinnovo, ma sempre previa visita medica. Tuttavia può avere anche una durata inferiore ai 5 anni se riguarda:

  • persone con temporanea riduzione della capacità di deambulazione a causa di infortunio o per altre cause patologiche;
  • persone con totale assenza di ogni autonomia funzionale e con necessità di assistenza continua, per andare nei luoghi di cura.

In caso di decesso dell’intestatario, il contrassegno disabili si restituisce subito. Proprio per questi motivi può essere utilizzato solo dall’intestatario del contrassegno che deve essere a bordo. Possono essere terzi a guidare, ma l’intestatario deve essere dentro il mezzo. Inoltre il contrassegno si espone in modo visibile sul parabrezza e non sono ammesse fotocopie, ma solo l’originale.

Come richiedere il contrassegno invalidi

Come detto se ha la legge 104 non si ha automaticamente il contrassegno invalidi. Per quello occorre andare presso il Comune in cui si ha la residenza e fare apposita domanda. Spesso i Comuni hanno già degli appositi moduli in cui inserire i dati del richiedente. Prima però è meglio andare all’Asl e farsi rilasciare il certificato che attesta la cecità o i problemi a deambulare. Il certificato si allegato all’istanza di richiesta e sarà poi il Comune a provvedere al rilascio, eseguiti gli apposi controlli.

 

 

Legge 104 e utenze domestiche, quali agevolazioni?

Le legge 104 prevede una serie di agevolazioni anche sulle utenze domestiche. Ecco come richiederle e come ottenerle direttamente alle compagnie.

Legge 104 e utenze domestiche, cosa dice l’ARERA?

La legge 104 del 5 febbraio 1992 è il riferimento normativo in materia di assistenza e diritti per i soggetti affetti da disabilità. Per integrare la norma anche alle bolletta di energia elettrica è intervenuta l’Arera, cioè l’autorità di Regolazione per Energia Reti e ambiente, fornendo le direttive per la riduzione delle bollette relative alle utenze domestiche.

E’ chiaro che prima di poter ottenere il bonus per elettricità e gas occorre dimostrare che c’è un disabile all’interno del nucleo familiare. Questo avviene tramite un certificato Asl di riferimento. Tuttavia l’azienda sanitaria locale può anche indicare se ci sono in casa del paziente, delle attrezzature elettriche obbligatorie a supporto della vita dello stesso.

Per il gas, invece, sarà necessario appartenere ad una determinata fascia ISEE, come per il Bonus Sociale. Ovvero con un ISEE del nucleo familiare che non superi 8.107,5 euro. Questa soglia sale a 20 mila euro per nuclei familiari numerosi con più di 3 figli a carico.

Legge 104 e utenze domestiche, come ottenere la riduzione in bolletta

Per accedere alla riduzione sulle bollette per i possessori della legge 104 occore occorre presentare un’apposita domande presso un Caf abilitati o il Comune. Questo permette di evitare di contattare direttamente la compagnia distributiva, perché la riduzione avviene in automatico. Tuttavia non occorre presentare ISEE. Ma esiste un elenco di macchinari che hanno diritto a questa esenzione:

  • macchinari di supporto alla funzione cardio respiratoria;
  • macchinari di supporto alla funzione renale;
  • mezzo di trasporti ed ausilio per il sollevamento dei disabili;
  • macchinari destinati alla alimentare e attività di somministrazione;
  • dispositivi per la prevenzione e la terapia di piaghe da decubito.

L’importo del bonus è scontato direttamente sulla bolletta elettrica. Ma non viene corrisposto in un’unica soluzione. Bensì è suddiviso nelle diverse bollette corrispondenti ai consumi dei 12 mesi successivi alla presentazione della domanda.

Come verificare se c’è una riduzione in bolletta?

Chi dispone della legge 104 può quindi avere una riduzione. Tuttavia è sempre possibile controllare l’ avanzamento della propria richiesta attraverso diversi modi:

  • chiamando il numero verde 800.166.654 e fornendo il codice fiscale e il numero identificativo della richiesta;
  • presso l’ente dove è stata presentata la richiesta, presentando la ricevuta rilasciata alla consegna della domanda;+
  • collegandosi al sito www.bonusenergia.anci.it, nella sezione “Controlla on line la tua pratica” e inserendo il proprio codice fiscale e le credenziali di accesso. Queste ultime vengono rilasciate dal Comune o dal Caf presso cui si è presentato la domanda.

Invalidità, l’elenco completo di tutte le agevolazioni fiscali che spettano

La disabilità porta con se una serie di agevolazioni fiscali che spettano alla persona o al nucleo familiare in cui vive, un elenco può aiuta a scoprirle.

Disabilità, le agevolazioni per figli a carico

Avere un figlio disabile in casa può comportare una serie di spese proprio relative alle visite specialistiche o cure che sono a carico della famiglia. Tuttavia per ogni figlio con disabilità fiscalmente a carico, spettano alcune detrazioni Irpef:

  • 1.620 euro, se il figlio ha un’età inferiore a tre anni;
  • 1.350 euro, se il figlio ha un’età pari o superiore a tre anni.

Mentre con più di tre figli a carico la detrazione aumenta di 200 euro per ciascun figlio a partire dal primo. Inoltre le detrazioni figli a carico sono concesse in funzione del reddito complessivo posseduto nel periodo d’imposta. Tuttavia l’importo delle detrazioni diminuisce all’aumentare del reddito. Ma si annulla totalmente nel caso di un reddito complessivo maggiore a 95 mila euro.

Disabilità, gli altri aiuti previsti

Esistono delle agevolazioni anche l’acquisto di veicoli che servono agli spostamenti dei disabili. In caso di acquisto si ha diritto ad una detrazione Irpef del 19% della spesa sostenuta. Inoltre per l’Iva, questa scende la 4%, invece che al 22%. Tutti i mezzi che servono al trasporto del disabile godono dell’esenzione del pagamento del bollo auto, e anche l’esenzione dall’imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà.

Mentre per l’acquisto di sussidi tecnici e informatici è possibile avere una detrazione dell’Irpef del 19% sulla spesa sostenuta. Anche in questo caso l’iva è agevolata al 4%. Previste anche detrazioni delle spese di acquisto e di mantenimento del cane guida per i disabili non vedenti. Infine detrazione irpef al 19% delle spese sostenute per i servizi di interpretariato dei sordi.

Spese sanitarie, assistenza ed abbattimento delle barriere architettoniche

L’abbattimento delle barriere architettoniche è un elemento fondamentale per i disabili, perché gli permettono di accedere in luoghi che altrimenti non potrebbero. Per questo motivo sono interamente detraibili le spese sostenute per la realizzazione degli interventi finalizzati al superamento e all’eliminazione delle barriere architettoniche.

Le spese mediche sono un altro capito che grava molto sulle famiglie. Tuttavia per aiutare nei costi da sostenere esiste la deduzione dal reddito complessivo dell’intero importo delle spese mediche generiche e di assistenza specifica. In particolare, in merito all’assistenza personale sono previsti:

  • la deduzione dal reddito complessivo degli oneri contributivi fino ad una massimo di 1.549,37, versati per gli addetti ai servizi domestici e all’assistenza personale e familiare;
  • la detrazione Irpef del 19% delle spese sostenute per gli addetti all’assistenza personale, da calcolare su un importo massimo di 2100 euro.

Tuttavia tutte le detrazioni nello specifico possono essere consultabili anche sul sito dell’Agenzia delle entrate.

 

 

Chi è titolare di Legge 104 paga la tassa sui rifiuti?

Il titolare di legge 104 gode di una serie di esenzioni. Ma sembra che la tassa sui rifiuti non rientri tra queste, ma non è sempre detto.

Titolare di legge 104, la normativa di riferimento in merito alla spazzatura

La legge del 5 febbraio 1992, n. 104 non prende in esame nessun tributo inerente alla tassa sui rifiuti o alla Tari. La tari è gestita a livello locale e prevede delle tariffe in base alla quantità di rifiuti prodotta. La legge 104 si ricorda che nasce con l’obiettivo di garantire il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata. Inoltre ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società.

Tuttavia ad oggi, la legge sui rifiuti è disciplinata dalla legge 143 del 2013, mentre l’articolo 52 della legge del 15 dicembre 1997, 446 regola l’autonomia dei comuni e delle province nella definizione dei tributi. Infatti i comuni possono decide anche eventuali riduzioni o esenzioni della tassa.

Titolare di legge 104, cosa fare per sapere se si ha diritto all’esenzione

A questo punto per capire se si ha diritto o meno all’esenzione o alla riduzione, occorre rivolgersi al Comune in cui si risiede. Lì si può chiedere informazioni ed eventualmente fare la richiesta. Proprio perché deve essere il Comune ad autorizzare o concedere l’autorizzazione. Quindi occorre rivolgersi all’Ufficio Tributi di appartenenza. Qui di solito occorre produrre la documentazione di invalidità.

Quindi nei comuni in cui non è prevista alcuna esenzione o riduzione, il titolare di legge 104 deve pagare la tassa sui rifiuti. Anche perché se all’interno del nucleo familiare, è chiaro che viene prodotta della spazzatura, che comunque va smaltita, indipendentemente dalla propria salute fisica. Diciamo che questa è la giustificazione comunemente più usata.

Alcuni comuni che prevedono una riduzione

Ci sono alcuni comuni che comunque prevedono delle riduzioni.  Ad esempio il Comune di Benevento, all’art.21 del Regolamento comunale prevede che se all’interno del nucleo familiare vi è un sordomuto, cieco assoluto o portatore di handicap invalido al 100%, ed ISEE non superiore a 5 mila euro, si ha diritto ad una riduzione del 30% sulla tassa sui rifiuti. Anche nel Comune di Jesi (AN): la riduzione prevista è del 30% all’art. 15 del Regolamento comunale. L’invalidità civile deve essere al 100% o in situazione di handicap perenne in base alla 104/92.

Infine ci sono comuni in cui la deduzione sale al 50%. E’ il caso ad esempio del Comune di Pontedera (PI). Qui la riduzione prevista è del 50% per i nuclei famigliari con portatori di handicap riconosciuti ai sensi della 104 certificati. Si precisa l’obbligo della presentazione della denuncia e di documentazione comprovante.

 

 

 

 

Assegno di invalidità: quanto spetta a chi non lavora

In questa rapida ma esaustiva guida andremo a sviscerare la questione inerente all’ assegno di invalidità e come funziona per coloro che non lavorano, ed a quanto ammonta ciò che può spettargli. E se vi sono o meno compatibilità con l’ indennità di disoccupazione.

Assegno di invalidità: di cosa si tratta

Innanzitutto, vediamo di cosa si tratta quando si parla di assegno di invalidità.

Sostanzialmente, un assegno di invalidità civile non è altro che una provvidenza economica riconosciuta ai mutilati ed invalidi civili che abbiano una età compresa tra i 18 anni e i 67 anni, nei cui confronti sia accertata una invalidità civile compresa tra il 74% ed il 99%.
Andiamo nei paragrafi successivi ad approfondire la questione, in merito ai non lavoratori.

Assegno di invalidità per chi non lavora

Andiamo subito a precisare che l’assegno ordinario d’invalidità, spettante a chi è in presenza di determinati requisiti contributivi (minimo 5 anni di contributi, di cui 3 nell’ultimo quinquennio), agli invalidi oltre i 2/3, viene ridotto per chi è in possesso di redditi da lavoro.

I suddetti redditi da lavoro sono infatti cumulabili parzialmente con l’assegno d’invalidità ordinario.

Andiamo, di seguito a vedere in quali modalità:

  • se il reddito da lavoro è fino a 4 volte il minimo Inps (pari a 501,89 euro mensili), ovvero fino a 098,28 euro annui, avremo un assegno cumulabile al 100%;
  • se il reddito da lavoro è, invece superiore a 4 volte il minimo Inps, ovvero da 098,28 euro annui fino a 32.622,85 euro annui, l’assegno sarà cumulabile al 75%, cioè è ridotto del 25%;
  • se il reddito da lavoro è, in ultimo, ma non ultimo, superiore a 4 volte il minimo Inps, ossia da  622,85 euro annui in poi, l’assegno sarà cumulabile al 50%, ovvero sarà dimezzato.

Va aggiunto, a tutto ciò, che la somma dei redditi non può essere inferiore a quella che sarebbe spettante al lavoratore qualora fosse rimasto nei limiti della precedente fascia.

Va inoltre anche considerato che va applicata anche una seconda riduzione se, malgrado la decurtazione, l’assegno resta comunque superiore al trattamento minimo e l’anzianità contributiva risulta inferiore a 40 anni.

Assegno di invalidità per chi ha smesso di lavorare: come funziona

Dunque, qualora la persona che percepisce l’assegno ordinario d’invalidità smettesse di lavorare, cosa accade?

Possiamo dire che in tal caso non esiste più un reddito da lavoro che si somma all’assegno, pertanto la prestazione non viene più decurtata, ma sarà per intero.

Occorre, però, prestare attenzione nel caso in cui, dopo la cessazione del rapporto di lavoro, spetti la Naspi, ovvero l’indennità di disoccupazione.

Di fatto, l’assegno ordinario di invalidità e l’indennità di disoccupazione Naspi sono due prestazioni che non possono essere cumulabili tra loro.

Assegno di invalidità e disoccupazione

Come si è potuto evincere dal precedente paragrafo, l’ assegno ordinario d’invalidità, diversamente dalla pensione d’invalidità civile, non è compatibile con l’indennità di disoccupazione.

Tuttavia, grazie a una nota sentenza della Corte Costituzionale, è possibile, per il disoccupato, fare una scelta tra il sussidio di disoccupazione e l’assegno d’invalidità ordinario.

Il diritto di opzione è un qualcosa che è stato riconosciuto pure da una successiva circolare dell’Inps, attraverso la quale l’istituto si è reso conforme alle previsioni della sentenza della Corte Costituzionale: il lavoratore è, quindi, libero di scegliere il trattamento più conveniente, ovvero tra disoccupazione e invalidità ordinaria. L’opzione è inoltre valida pure per l’indennità di mobilità e per analoghe indennità alla Naspi (come nei casi di Asdi e Dis Coll), in maniera ugualmente incompatibile con l’assegno d’invalidità ordinario.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alla percezione dell’ assegno di invalidità e alle modalità di percezione, in particolar modo per coloro che non lavorano e/o che sono in disoccupazione.

Assegno Unico disabili: cambiano gli importi. Le novità del decreto Semplificazioni

Il Governo ha approvato il decreto Semplificazioni che inizia ora l’iter per la conversione in legge entro 60 giorni. Sono molte le novità previste e tra queste vi è l’aumento dell’Assegno Unico per nuclei con disabili. Ecco le novità.

Assegno Unico: fino al 30 giugno si possono ricevere gli arretrati

Siamo ormai vicini alla scadenza del 30 giugno, questa è importante per tutte le famiglie che ancora non hanno presentato la domanda per ricevere l’Assegno Unico e che potranno farlo entro il 30 giugno 2022 ricevendo così gli importi dal mese di marzo, quindi con gli arretrati. Sempre entro il 30 giugno 2022 potrà essere presentato il modello Isee dalle famiglie che hanno proposto la domanda, non hanno presentato l’Isee e di conseguenza hanno avuto il riconoscimento solo degli importi minimi. Coloro che completano la domanda entro il 30 giugno anche in questo caso potranno ricevere gli arretrati.

Tutte le domande presentate dal 1° luglio consentiranno di ricevere gli importi dal mese successivo alla presentazione e senza arretrati.

Leggi anche: Assegno Unico: c’è tempo fino al 30 giugno per ricevere gli arretrati

Tutte le novità per l’assegno unico disabili nel decreto Semplificazioni

Le vere novità contenute nel decreto Semplificazioni sono nell’articolo 35, fortemente voluto dal ministro Erika Stefani, questo infatti stabilisce un aumento per le famiglie in cui sono presenti disabili.

Il contenuto dell’articolo prevede:

1) l’importo previsto per i figli con disabilità maggiorenni viene parificato a quello dei minorenni, la misura dovrebbe riguardare 90.000 figli disabili.

2) le maggiorazioni previste in favore dei figli con disabilità che hanno tra 18 e 21 anni sono parificate a quelle previste per i minorenni, quindi:

  • 105 euro per i non autosufficienti;
  • 95 euro per i disabili gravi;
  • 85 euro per i disabili di media gravità.

Con la precedente disciplina la maggiorazione prevista in favore dei figli disabili maggiorenni era in misura fissa a 80 euro.

3) Infine sempre l’articolo 35 prevede che la maggiorazione ulteriore prevista per le famiglie con reddito Isee fino a 25.000 euro e che aveva l’obiettivo di consentire alle famiglie di recuperare la differenza tra quanto si percepiva con le detrazioni per figli a carico e Assegni per il Nucleo Familiare e quanto si percepisce con l’assegno unico, sia aumentata per il 2022 a 120 euro per le famiglie con disabili. Quest’ultima misura dovrebbe riguardare 37.000 nuclei familiari.

Gli aumenti previsti per l’assegno unico sono resi possibile da un fondo per le politiche in favore di persone con disabilità che ammonta a 122 milioni di euro.

Pensione di invalidità: la ministra Stefani annuncia nuovi aumenti

Tra i 20 disegni di legge collegati al DEF (documento di economia e finanza) c’è quello che prevede l’aumento della pensione di invalidità, potrebbero quindi a breve esserci importanti novità per tutti coloro che sono invalidi al 100%.

Pensione di invalidità importi e maggiorazioni

A rendere ufficiale che a breve potrebbero arrivare aumenti per la pensione di invalidità è la ministra delle Disabilità Erika Stefani. L’obiettivo è dare seguito alla sentenza della Corte Costituzionale 152 del 2020 che ha sottolineato l’inadeguatezza dell’importo della pensione di inabilità in quanto insufficiente ad assicurare il minimo vitale. Di conseguenza viola l’articolo 38 della Costituzione, il quale stabilisce che: Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.

In seguito a tale sentenza, dal novembre 2020 ci sono state leggere modifiche. In particolare ha fatto il suo ingresso nel nostro ordinamento un nuovo trattamento economico per gli invalidi civili al 100%, costoro se hanno ulteriori, determinati requisiti, percepiscono 651,51 euro (per 13 mensilità). Questo perché costoro possono ricevere una maggiorazione.

Tale importo è stato poi modificato tenendo in considerazione l’inflazione e in particolare ora, 2022, gli invalidi civili al 100% possono percepire: una maggiorazione mensile di 368,58 euro e un importo per invalidità civile rivalutato di 291,69 euro (per un totale di 660,27 euro).

Requisiti per ottenere la maggiorazione

Abbiamo però anticipato che la maggiorazione è legata a requisiti di reddito e vediamo ora quali sono:

  • nel caso in cui si tratti di pensionato solo, la maggiorazione spetta nel caso in cui il reddito complessivo sia non superiore a 8.583,51 euro;
  • se coniugato, il reddito non deve superare 14.662,96 euro.

Quali saranno i nuovi importi della pensione di invalidità?

In seguito all’annuncio della ministra Erika Stefani non è stato anticipato altro. Non è possibile oggi sapere quale sarà l’ammontare della pensione di invalidità in seguito ai nuovi aumenti e se gli stessi riguarderanno tutti gli invalidi, indipendentemente dal reddito o se saranno fissate ancora una volta le soglie. In realtà la ministra ha fatto riferimento esclusivamente alle quote base e di conseguenza l’aumento dovrebbe esserci per tutti, ma la differenza la farà sicuramente l’ammontare dell’incremento.

Per conoscere le differenze tra invalidità civile, inabilità e pensione di inabilità, leggi l’articolo: Pensione di inabilità: differenze con invalidità civile, assegno ordinario. Guida

Assegno ordinario di invalidità: nella trasformazione in pensione di vecchiaia cambiano gli importi?

Bonus Inps figli disabili fino a 500 euro, domanda per il 2021 e 2022 entro il 31 marzo

Si potrà presentare fino al 31 marzo 2022 la domanda per il bonus Inps fino a 500 euro per i figli disabili. Il contributo è a beneficio dei genitori disoccupati o monoreddito che abbiano figli disabili a carico. La misura è stata introdotta dai commi 365 e 366 della legge numero 178 del 30 dicembre 2020 (legge di Bilancio del 2021). L’Inps è intervenuta con la circolare numero 39 del 2022 per fornire istruzioni sui requisiti richiesti e su come presentare la domanda.

Contributo Inps fino a 500 euro per i figli disabili al 60%: quali sono le famiglie che possono presentare domanda?

Il contributo a favore delle famiglie con figli disabili a carico prevede la percentuale di disabilità pari a non meno del 60%. Per gli anni 2021, 2022 e 2023 è previsto il pagamento del bonus da parte dell’Inps fino a 500 euro mensili a favore di uno dei due genitori che risulti disoccupato o monoreddito. Nel nucleo familiare deve esserci almeno un figlio disabile a carico.  I commi 365 e 366 della legge numero 178 del 2020 fissano i requisiti che devono possedere le famiglie per presentare domanda all’Inps.

Famiglie che possono inoltrare domanda all’Inps per il bonus fino a 500 euro

Nel dettaglio, le famiglie che possono inoltrare domanda all’Inps per il contributo fino a 500 euro per i figli disabili devono essere così composte:

  • i nuclei familiari monoparentali, ovvero composti da un solo genitore con almeno un figlio con disabilità a carico;
  • i genitori disoccupati, ovvero i soggetti privi di impiego o con reddito all’anno che non supera gli 8.145 euro (se dipendenti) o i 4.800 euro (se autonomi);
  • genitori monoreddito, ovvero i nuclei che vivono in via esclusiva dell’attività lavorativa di un solo individuo, sia pure svolta a favore di più datori di lavoro. Rientrano in questa categoria anche le famiglie con redditi da pensione. Per questa tipologia di nucleo, l’Inps specifica che non si fa riferimento al possesso di una abitazione, mentre si tiene conto di eventuali altri sostegni percepiti in via assistenziale;
  • infine i figli legittimi o legittimati, gli adottivi, i figli naturali, i minori di età solo se fiscalmente a carico e con una disabilità pari ad almeno il 60%.

Chi può presentare domanda per il contributo Inps fino a 500 euro per i figli disabili?

L’Inps inoltre specifica che la richiesta del contributo mensile fino a 500 euro per i figli disabili può essere presentato da uno dei due genitori monoreddito o disoccupati, che facciano parte del nucleo familiare. Risulta necessario, ai fini dell’invio della domanda, del requisito della convivenza con il figlio disabile.

Requisiti dei genitori con figli disabili a carico e Isee per presentare domanda Inps del bonus 500 euro

Inoltre, il genitore che presenti domanda all’Inps del bonus 500 euro per i figli disabili deve possedere i seguenti requisiti:

  • la residenza in Italia;
  • il possesso di un Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) non eccedente i 3 mila euro in corso di validità. Se nel nucleo familiare sono presenti figli minori, è necessario l’Isee minorenni;
  • il monoreddito, il far parte del nucleo familiare monoparentale o lo stato di disoccupazione;
  • sia parte del nucleo familiare, così come risultante dall’Isee, nel quale siano presenti figli a carico con disabilità riconosciuta per non meno del 60%.

Residenza in Italia per la presentazione della domanda Inps del bonus 500 euro per i figli disabili: cosa avviene per gli extracomunitari?

L’Inps inoltre spiega che, in merito al requisito della residenza in Italia del soggetto che presenti la domanda per il bonus 500 euro dei figli disabili, è necessario che:

  • la residenza nel territorio italiano riguarda i cittadini italiani o comunitari;
  • oppure, per i cittadini di uno Stato extracomunitario, vale il permesso di soggiorno regolare. Non vi è una durata minima della permanenza in Italia.

Figli a carico fino o oltre i 24 anni di età, quali limiti di reddito per presentare domanda del bonus Inps?

I requisiti dei figli a carico per presentare domanda all’Inps del bonus fino a 500 euro prevedono dei limiti di reddito. Infatti, l’Inps specifica che sono considerati a carico i figli fino al compimento di 24 anni con reddito non eccedente i 4 mila euro. Per i figli che abbiano già superato i 24 anni, il limite di reddito è fissato a 2.840,51 euro.

Quanto si prende di bonus per i figli disabili a carico?

Presentando la domanda all’Inps che verifica il possesso dei requisiti richiesti, si ha diritto al bonus per i figli disabili per i seguenti importi:

  • il contributo minimo di importo corrispondente a 150 euro al mese, riconosciuto dal mese di gennaio per tutto l’anno;
  • un bonus del valore del doppio, ovvero di 300 euro al mese, nel caso in cui il richiedente abbia nel nucleo familiare due figli a carico con disabilità riconosciuta di almeno il 60%;
  • il contributo di 500 euro al mese per più di due figli a carico.

Pagamento degli arretrati del 2021 del bonus Inps per i figli disabili

Con la presentazione della domanda entro il 31 marzo 2022, si ha diritto al pagamento da parte dell’Inps del contributo per tutto il 2022 e anche per gli arretrati di tutto il 2021. Il pagamento del bonus è previsto nel limite di 5 milioni all’anno per il 2021, 2022 e 2023. Per la domanda del prossimo anno si avrà a disposizione l’arco temporale che andrà dal 1° febbraio al 31 marzo del 2023.

Come si presenta la domanda all’Inps per il bonus fino a 500 euro per i figli disabili?

La domanda del bonus fino a 500 euro per i figli disabili deve essere presentata ogni anno per beneficiare del contributo. In via eccezionale per il 2022 la domanda deve essere inoltrata all’Inps dal 1° febbraio al 31 marzo per ottenere anche gli arretrati del 2021. La domanda si può presentare direttamente sul sito Inps accedendo:

  • con lo Spid di secondo livello o superiore;
  • attraverso la Carta di identità elettronica (Cie) 3.0;
  • mediante la Carta nazionale dei servizi (Cns).

Si può fare richiesta del bonus anche attraverso il Contact center integrato dell’Inps. Il numero di telefono è 803 164 se si chiama dal fisso e 06 164 164 se si chiama dal cellulare.

Pensione di invalidità civile nel 2022: nuova procedura a scelta dell’interessato

Cambia molto per i pensionati titolari di pensione di invalidità civile. È sopraggiunto infatti un nuovo iter relativo ai controlli per le prestazioni di invalidità civile nel 2022. Come è noto infatti, l’INPS procede a delle verifiche periodiche per confermare la prestazione ai già beneficiari. Controlli periodici che servono all’INPS per verificare se il beneficiario di una prestazione a ancora diritto alla stessa. In altri termini, se permangono le patologie che sono state utili all’assegnazione del beneficio per il periodo precedente la visita di controllo.

La visita di controllo resta, ma al fine di velocizzare le procedure, cambia il meccanismo.

Chi percepisce la pensione può evitare la visita

Quale percentuale di invalidità per legge 104

Chiunque percepisce un assegno di invalidità civile sa che la prestazione, almeno inizialmente, è erogata provvisoriamente. Occorre infatti passare delle visite che potremmo definire di conferma. In genere la visita è triennale, ma non sono rari i casi di visite a periodi più brevi, in base ai dettami dell’INPS e alle patologie invalidanti di un soggetto.

In genere, dopo tre visite con conferma della prestazione, che significa, conferma dello stato di disabilità, la prestazione viene confermata per sempre. La novità riguarda l’iter a cui sono assoggettati quanti devono sostenere queste visite.

Al fine di facilitare il compito degli interessati e snellire le procedure, hanno pensato di aprire alla tecnologia. E per alcuni beneficiari chiamati all’adempimento, potrebbe diventare inutile presentarsi a visita.

Basterà infatti, inviare la documentazione medica richiesta, tramite procedura telematica, per consentire agli organi accertatori di confermare la prestazione. Naturalmente tutto questo si materializza nel momento in cui la documentazione risulta sufficiente. Infatti nel caso contrario la visita con conseguente convocazione da parte dell’INPS, tornerebbe necessaria.

La nuova procedura di conferma dell’invalidità civile

Naturalmente i rischi a non adempiere restano sempre gli stessi. In effetti, si rischia la sospensione della prestazione e la sua decadenza. Per sfruttare la nuova procedura, occorre allegare la documentazione utilizzando il servizio on line presente sul sito dell’INPS.

La procedura automatizzata, 4 mesi prima della data della visita, estrapolerà le posizioni dei diretti interessati attivando la procedura di caricamento e invio della documentazione. Deve essere il soggetto interessato ad inviare la documentazione che permetterà ai medici accertatori, di redigere il verbale anche solo sulla base della documentazione prodotta dall’interessato. Quest’ultimo riceverà una comunicazione da parte dell’Inps circa la scelta da operare.

Infatti l’utilizzo della nuova procedura è opzionale da parte dell’invalido che può comunque non inviare nulla ed attendere la visita alla vecchia maniera. Dal ricevimento della comunicazione di invito a scegliere, l’interessato ha 40 giorni di tempo per operare la scelta inviando la documentazione.

La procedura passo dopo passo

Il nuovo procedimento di revisione per l’accertamento della permanenza dell’invalidità civile è più semplice. Ricapitolando, per la nuova procedura i termini sono:

  • 4 mesi prima della visita comunicazione INPS con invito ad allegare la propria documentazione sanitaria;
  • 40 giorni dalla data in cui l’INPS ha spedito la lettera per inviare la documentazione.

Inoltre, senza invio della documentazione o se la documentazione non è sufficiente, si passa alla convocazione alla vecchia maniera. Si procede alla convocazione presso UOC (Unità Operativa Complessa) o UOS  (Unità Operativa Semplice).

Invalidità civile: come presentare la domanda e tempi di attesa per la visita

L’invalidità civile viene riconosciuta a coloro che hanno una disabilità e permette di accedere ad agevolazioni, contributi economici e tutele di varia natura in base al grado di disabilità. Scopriamo ora qual è l’iter da sostenere per poter accedere a questo beneficio.

Come presentare la domanda per l’invalidità civile?

La richiesta di riconoscimento dell’invalidità civile può avere input dalla persona che dovrebbe beneficiarne, in caso di minore da parte del genitore o del tutore, il secondo può dare l’input anche nel caso di soggetto interdetto, infine dal curatore per la persona inabilitata.

Per poter presentare la domanda è necessario recarsi dal medico curante che deve compilare il certificato online, lo stesso deve indicare i dati anagrafici del paziente e la patologia (o le patologie) per la quale si richiede l’invalidità civile e naturalmente deve indicarne la diagnosi. Il medico in questa fase deve indicare i codici nosologici internazionali (ICD-9). Deve inoltre indicare se si è in presenza di patologie stabilizzate o di gravità tale da dare diritto alla non rivedibilità. Infine, deve indicare se il paziente è affetto da patologia oncologica.

Al termine dell’inoltro viene rilasciata una ricevuta con codice univoco del certificato della procedura attivata. Il medico deve stampare tale ricevuta e consegnarla all’interessato che dovrà poi presentarla alla commissione medico competente al momento delle visita, insieme all’attestato di trasmissione (che deve consegnare sempre il medico al termine della fase di inoltro della domanda) e l’eventuale certificato di non trasportabilità con richiesta di visita a domicilio.

Inoltro della domanda sul sito INPS

Terminata questa prima fase, il richiedente il beneficio deve inoltrare all’INPS, entro 90 giorni, la domanda di riconoscimento dell’invalidità civile. Questa operazione deve essere compiuta telematicamente, può essere fatta personalmente o avvalendosi di patronati o enti abilitati, come le associazioni di categoria. Durante la fase di compilazione della domanda è necessario prestare attenzione, la stessa infatti deve essere completata in ogni sua parte, ma soprattutto deve essere indicato in modo esatto il numero del certificato rilasciato dal medico, cioè il codice univoco di cui abbiamo parlato in precedenza, in questo modo l’INPS abbina l’inoltro fatto dal medico alla domanda presentata dall’interessato e ha una documentazione completa.

L’interessato deve indicare i suoi dati anagrafici con codice fiscale, nome, cognome, luogo di nascita, data di nascita, indirizzo di residenza, deve indicare se si trova ricoverato in una struttura e l’indirizzo e-mail per ricevere eventuali comunicazioni dall’INPS, oltre al recapito telefonico. Terminato l’inoltro, l’interessato in ogni momento accedendo alla propria pagina personale sul sito dell’INPS, in questo caso è necessario identificarsi con SPID, CIE o CNS, è possibile controllare in ogni momento lo stato della domanda. Al termine dell’inoltro, l’INPS invia una ricevuta con indicato il numero di protocollo e la data dell’inoltro.

La visita della Commissione

A questo punto l’INPS trasmette la domanda all’ASL competente per territorio che generalmente entro 30 giorni dovrebbe comunicare la data prevista per la visita. In base alla normativa prevista, nel caso in cui il paziente sia portatore di patologia oncologica la visita deve essere fissata nell’arco di 15 giorni (legge 80 del 2006, articolo 6).

L’invito alla visita viene inviato con posta raccomandata oppure con posta elettronica, inoltre sul sito dell’INPS nella propria pagina è sempre possibile controllare la data prevista per la visita. Nell’invito sono indicati anche i documenti da portare.

Nel caso in cui il paziente non sia trasportabile, il medico curante, almeno 5 giorni prima rispetto a quello in cui è fissata la visita, deve inoltrare il certificato medico di richiesta di visita domiciliare. Il presidente della Commissione Medica deve quindi pronunciarsi sulla non trasportabilità e dare comunicazione della data in cui è prevista la visita domiciliare e l’orario. Nel caso in cui invece ritenesse non sussistenti i motivi di non trasportabilità dovrà indicare una nuova data per la visita ambulatoriale.

Cosa succede se non mi presento alla visita per l’invalidità civile?

In caso di assenza ingiustificata, la Commissione provvederà a fissare un nuovo appuntamento e a comunicarlo. Al verificarsi di due assenze consecutive, la domanda si intende rinunciata e quindi sarà necessario riprendere nuovamente l’iter dall’inizio.

Come è formata la Commissione ASL?

La Commissione ASL è una Commissione Medica Integrata composta da un medico specializzato in medicina legale e ulteriori due medici, di cui uno specializzato in medicina del lavoro. La Commissione è inoltre integrata da un medico INPS e un sanitario in rappresentanza dell’Associazione nazionale dei mutilati ed invalidi civili (ANMIC). Alla visita il “paziente” può farsi assistere da un medico di sua fiducia, nella maggior parte dei casi si predilige un professionista specializzato in medicina legale.

La percentuale di invalidità si calcola tenendo in considerazione le “tabelle dell’invalidità civile” contenute nel Decreto del Ministero della Sanità del 5 Febbraio 1992. Queste indicano per ogni patologia un diverso punteggio, inoltre per ogni patologia sono previsti diversi gradi di gravità che danno luogo a un punteggio diverso.

Al termine della visita la commissione redige il verbale con esito della visita, codici delle patologie, eventuale rivedibilità.

Occorre ricordare che l’INPS con il Messaggio 926 del 2022 ha reso operativo le nuove regole per la visita per l’invalidità civile con la possibilità di ottenere riscontro alla prima istanza e in fase di revisione con i soli documenti allegati.

Per conoscere il dettaglio delle nuove norme, leggi l’articolo: Invalidità civile: nuove procedure per le visite di prima istanza e di revisione