Fondi per le imprese che investono in innovazione

Direttamente dal Programma operativo del Fondo di sviluppo regionale, e rimodulata dalla giunta della Regione Toscana, arrivano nuove risorse per le imprese che vogliono investire in ricerca ed innovazione, ma anche in infrastrutture e trasferimento tecnologico.

Per rispondere in maniera più efficace alle esigenze delle imprese toscane, è stato presentato il Por Creo 2007-2013, il programma operativo che declina in chiave toscana obiettivi e risorse del Fesr, con una dotazione finanziaria che ammonta complessivamente a 1.126 milioni di euro, e che nella prima fase ha già conseguito ottime performance.

A presentare l’iniziativa è stato Gianfranco Simoncini, assessore alle attività produttive: “Il Fesr si conferma una leva fondamentale per lo sviluppo e per questo ci siamo posti per i prossimi anni il problema di adeguare il programma e modificare il piano finanziario per reperire risorse aggiuntive da destinare alle imprese toscane, aiutarle a uscire più forti dalla crisi e creare le premesse per un salto di qualità del sistema produttivo nel suo insieme, consentendo la creazione di nuova e qualificata occupazione. Gli interventi che si vanno a rafforzare sono quelli dedicati al sostegno per imprese, favorendo, in particolare, i processi di aggregazione, garantendo gli strumenti di ingegneria finanziaria, incentivando la diffusione della ricerca e dell’innovazione“.

Particolare attenzione è data agli interventi strategici relativi a progetti di ricerca e sviluppo, con una rimodulazione delle risorse destinate alle infrastrutture, con lo scopo di potenziare quelle essenziali e cancellare quelle dall’attuazione lenta e macchinosa, oppure quelle ritenute superflue.

Vera MORETTI

La crisi si combatte salvando il Pianeta

Per combattere la crisi, le imprese italiane, oltre che in innovazione, devono saper combattere i cambiamenti climatici ed usare l’energia per migliorare l’ambiente.
Per otto aziende su dieci, infatti, queste misure porterebbero ad un rilancio dal punto di vista economico ed occupazionale.

Benefici economici arriverebbero, per sette imprese su dieci, dalla riduzione delle importazioni di carburanti fossili provenienti da Paesi extra Ue.

A questo proposito, ha commentato Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione europea: “Questa indagine invia un segnale forte ai leader Ue perché intraprendano un’azione audace per il clima, a favore di una ripresa economica sostenibile“.

Ha aggiunto Connie Hedegaard, commissario Ue al clima: “Spero che i leader Ue ascoltino e al prossimo vertice agiscano di conseguenza, quando discuteranno le nostre proposte su clima ed energia per il 2030”.

Ad essere maggiormente preoccupati per la questione sono proprio i cittadini italiani, tanto che il 47% di essi lo considerano come il problema principale.
Seguono poi i greci (41%9, e gli spagnoli (39%), tutti comunque ben sopra la media europea, ferma al 24%.
Per gli altri Paesi, infatti, le problematiche più urgenti sono la fame, la povertà e la carenza di acqua potabile, considerata questione da affrontare nell’immediato solo dal 21% degli italiani.

Vera MORETTI

Boccalini: “Coraggio ed equità per la spending review perfetta”

In questa nostra settimana dedicata alla scoperta e all’approfondimento della cosiddetta spending review, oggi abbiamo ascoltato il parere di Edoardo Boccalini, segretario nazionale INT (Istituto Nazionale Tributaristi). Coraggio ed equità sono le parole chiave emerse dalle dichiarazioni del segretario dell’associazione di rappresentanza costituitasi nella primavera del 1997. Insieme ad un grande rimpianto…

Dott. Boccalini, una sforbiciata da 20-25 miliardi su una spesa da quasi 800 miliardi l’anno. Detta così…
Effettivamente da un punto di vista percentuale la spesa che si vuole tagliare è assolutamente relativa. D’altronde lo Stato è come una famiglia in grave crisi economica, non bisogna avere paura di intervenire per limitare al massimo le spese superflue. Partendo dagli enormi sprechi quotidiani in tutti i settori, dagli stipendi irrazionali di alcuni dirigenti e dagli affitti che paga nonostante si possa disporre di immobili di proprietà. Un taglio lineare e ragionato.

Da quali settori iniziare?
Il taglio della spesa è, inevitabilmente, un campo minato. Accontentare tutti è impossibile, scontentare tutti è pressoché certo. Il problema è “solo” riuscire ad intervenire in modo giusto, con equità e coraggio, andando a modificare quelle cattive consuetudini che nessuno ha mai avuto il coraggio di debellare. Non c’è un settore dal quale iniziare, tutti dovranno fare la propria parte.

In molti hanno parlato di ultima spiaggia…
Queste espressioni mi fanno una certa paura, io non riesco e non voglio immaginare uno scenario apocalittico se non riuscissimo nemmeno in questa occasione. Capisco, però, che sia un sentimento diffuso, il paese è realmente malato e sofferente. Comunque di ultima spiaggia si parlava anche ai tempi del governo Monti e non siamo in bancarotta, nonostante tutto.

A proposito di Monti, se Cottarelli facesse la stessa fine di Bondi?
Quella del governo Monti fu una grandissima occasione mancata. Sulla carta era il governo perfetto per cambiare tutto e risollevare la situazione, nato come un governo esclusivamente tecnico ha preferito giocarsi le sue carte politiche e piegarsi alla ricerca del consenso. E sappiamo tutti com’è andata a finire…

Jacopo MARCHESANO

Spending review, quanto mi costi

In qualunque famiglia, quando si incontrano dei periodi di difficoltà economica la prima cosa che si fa è una razionalizzazione di spese e costi. Una piccola spending review domestica Si taglia il superfluo, si riciclano gli abiti anziché buttarli, si fa a meno della colf e si tira pulita la casa da soli, si usa meno l’auto, si esce meno a cena, si ricontratta il mutuo. Misure piccole ma importanti che, se prese con coscienza, rimettono in sesto l’economia domestica o, quantomeno, evitano il tracollo.

In Italia no. Se il Paese va a rotoli, continua a spendere più di quanto incassa e lo fa in maniera scellerata, sprecando ovunque possa sprecare, chi cerca di razionalizzare le spese o ridurre gli sprechi non riesce mai a trovare la quadra. È il caso del commissario Cottarelli, che ricorda più un poliziesco di bassa lega che colui il quale deve operare la cosiddetta spending review. In comune con il poliziesco, però, ha una cosa: il giallo. È infatti un giallo il motivo per cui, a fronte di uno Stato che spende quasi 800 miliardi l’anno, la più parte in modo scriteriato, il commissario in questione abbia dichiarato che per questa revisione della spesa potrà portare risparmi per al massimo 20-25 miliardi (all’inizio si parlava di 7!), di cui 5 per il 2014.

Passi il fatto che, come sempre quando si tratta di tagliare, sono più gli scontenti che i contenti. Passi il fatto che è sempre bello applaudire ai sacrifici quando sono gli altri a farli. Rimane comunque da capire per quale motivo si preferisce sempre la linea della prudenza anziché la cura da cavallo che un malato grave come l’Italia. Noi di INFOIVA proveremo a chiederlo a chi ne sa di più. Intanto, ecco un’ipotesi di quello su cui il commissario Carlo Cottarelli sta lavorando, almeno per l’anno in corso.

L’obiettivo per il 2014 dovrebbe essere raggiunto tagliando le retribuzioni dei dirigenti statali e decurtando la spesa per la difesa. Inoltre si dovrebbero incamerare 400 milioni di euro dal decremento degli emolumenti destinati a consiglieri comunali e regionali, 200 milioni dalla ristrutturazione delle province e circa 2 miliardi e 200 milioni dal sistema di riordino dei processi burocratici, con tagli agli stipendi dei manager pubblici per quasi 500 milioni di euro.

Tocca poi alla difesa con quasi 100 milioni di euro e all’eliminazione di costi della politica, tra i quali le famigerate auto blu. Caldo anche il fronte delle pensioni, specialmente quelle di reversibilità (100 milioni di euro), di guerra (200 milioni di euro) e di invalidità.

Un ultimo dettaglio: quanto guadagnerà colui che deve tagliare? Si parla di 258mila euro (più di 700 euro al giorno). Molto bene…

Sondaggio: “Jobs Act? La prima mossa di Renzi…”

“Dopo la legge elettorale, finalmente Renzi alla prova dei fatti. Cosa ne pensate del suo Jobs Act?”. In questa nostra settimana dedicata all’approfondimento del tema lavoro, in cui abbiamo ospitato le dichiarazioni di importanti personalità nel campo del Diritto del Lavoro e nel Diritto della Previdenza Sociale, vi abbiamo proposto il solito sondaggio settimanale a cui avete risposto come al solito numerosi.

Ad un passo dalla maggioranza assoluta, l’opzione “Tutele crescenti, proroghe più semplici e meno forme contrattuali. Doveva arrivarci Renzi?” risulta essere la più votata con il 48% delle preferenze totali, a dimostrazione del clima di novità e relativo ottimismo. “Ma quale riforma del lavoro?! Si potrebbe riformarlo se il lavoro ci fosse…” si attesta poco sotto il quarto delle preferenze (24%), mentre “Nonostante tutto è un buon punto di partenza…” e “Non è immaginabile cambiare il mondo del lavoro con leggi così superficiali” si fermano rispettivamente al 16 e al 12%.

JM

Coldiretti ha presentato Lavoro in campagna

Coldiretti ha presentato, in occasione dell’Assemblea elettiva di Giovani Impresa Coldiretti il portale “Lavoro in campagna”, dedicato all’agricoltura e soprattutto ai giovani che si apprestano a lavorare in questo settore, magari anche stagionalmente per il periodo della raccolta della frutta o della vendemmia.

Per collegare, dunque, i datori di lavoro e i potenziali dipendenti, il sistema informatico che supporta il portale conterrà tutte le richieste di manodopera delle imprese, unitamente ai curricula e le disponibilità dei lavoratori.

Ma i servizi erogati dal portale non si esauriscono in una mera ricerca di collaboratori e lavoro, poiché offre anche servizi alle famiglie, che magari sono alla ricerca di colf o badanti,a ma anche stage aziendali o voucher per i giovani o per i pensionati che sentono la necessità di arrotondare la propria pensione.

Lo strumento informatico sarà accessibile presso ogni sede e sportello territoriale della struttura Coldiretti con personale qualificato che provvede anche a rendere un vero e proprio servizio di accompagnamento ed assistenza a imprese e lavoratori, sia nel compito di caricamento e aggiornamento dei dati, sia soprattutto nella vera e propria fase di incontro tra domanda ed offerta di lavoro.
È infatti previsto che tale fase di incontro tra impresa e lavoratori non sia gestita in automatico dal sistema, ma sia accompagnata e guidata dai servizi Coldiretti che provvederanno a segnalare all’impresa l’esistenza nell’archivio del sistema web di candidature compatibili con le necessità espresse provvedendo, se di interesse dell’impresa, ai necessari contatti con i candidati.

Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, ha affermato: “Si tratta di una risposta concreta alla domanda di agricoltura di un numero crescente di giovani (e non solo) che desidera fare una esperienza di lavoro in campagna. In agricoltura il lavoro c’è sia per chi vuole intraprendere con idee innovative che per chi vuole trovare una occupazione lontano dalla città”.

Non a caso il portale è stato presentato ora, perché, con la bella stagione, aumenteranno le richieste di collaborazione, a cominciare dalla raccolta degli ortaggi fino ad arrivare alla frutta e, a settembre, la vendemmia.

Per i giovani che hanno l’intenzione di lavorare nei campi, seppur stagionalmente, questa scelta rappresenta l’occasione per venire a contatto con il mondo del lavoro, ma anche di entrare in contatto con la natura e i suoi prodotti, che hanno fatto la storia dell’Italia.

Dal primo giugno i giovani lavoratori dai 16 ai 25 anni di età regolarmente iscritti ad un ciclo di studi possono essere remunerati con i voucher, i buoni lavoro che comprendono già la copertura assicurativa e previdenziale e non sono soggetti a ritenute fiscali.

I voucher rappresentano uno strumento che offre interessanti opportunità di reddito e occupazione a categorie particolarmente deboli e risponde coerentemente alle richieste di semplificazione del lavoro nei campi che può così meglio esprimere le proprie potenzialità in un momento di crisi, senza con ciò destrutturare il mercato del lavoro agricolo.

Vera MORETTI

La formazione? I giovani la fanno all’estero

In tempi di crisi, è sempre più importante, per trovare lavoro, avere specializzazioni e sapere bene le lingue straniere.

Per questo, sta diventando sempre più frequente, tra i giovani che stanno per finire gli studi, trascorrere un periodo di formazione all’estero.
Le famiglie, nonostante le oggettive difficoltà di questo periodo, sembrano disponibili a fare qualche sacrificio per permettere ai propri figli di partire, consapevoli di investire sulla loro crescita professionale.

Questa tendenza è stata confermata da una ricerca condotta da Wep – World Education Program, organizzazione che promuove gli scambi culturali nel mondo: nel 2013, i giovani che hanno deciso di intraprendere un viaggio di formazione all’estero sono aumentati in maniera sostanziale.

Addirittura, gli stage in azienda hanno subito un incremento del 104%, mentre il volontariato ecologico è cresciuto del 51% e del 116% il lavoro alla pari.
Tra le destinazioni più ambite ci sono le mete anglofone, come gli Usa e l’Inghilterra, ma non manca neppure l’interesse per l’Australia, il Canada o la Cina.

Per il 2014, è in programma un’importante partnership con le gelaterie Grom, grazie alla quale sei giovani partiranno per gli Stati Uniti e passeranno lì tutta l’estate, lavorando presso uno dei negozi del network.

Vera MORETTI

Guidi: “Jobs Act? Solo l’inizio”

 

Il Dl Lavoro del Governo Renzi è stato pubblicato giovedì in Gazzetta Ufficiale, ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ai microfoni di Sky Tg24 ha espresso il suo parere sul sul Jobs Act: “le misure non sono ancora sufficienti, ma è l’inizio di un percorso di una strategia che cercheremo di portare avanti tutti per semplificare tutto quello che è ragionevole sul mondo del lavoro legato alle regole. Un primo passo verso la semplificazione di un sistema che si era irrigidito troppo”. 

“Credo che quanto fatto dal ministro Poletti sia il primo importante passo per risolvere una situazione troppo rigida, cristallizzata e sedimentata, e i dati lo confermavano. Così com’era non funzionava: questo un modo per semplificare, per facilitare l’incontro delle esigenze di domanda e offerta di lavoro. Considerando che le imprese oggi stanno vivendo una situazione di incertezza e di instabilità, credo si debba dotare il sistema del lavoro con strumenti compatibili con il mondo che stiamo vivendo. Flessibilità – spiega l’ex numero uno dei giovani industriali – significa avere un sistema regolatorio che venga incontro alle esigenze di tutte e due le parti. Non significa non avere regole, significa avere delle regole giuste equilibrate, compatibili, che facciano sì che chi può entrare nel mondo del lavoro lo faccia rapidamente e le imprese che possano assumere possano assumere rapidamente, senza avere l’obbligo di mantenere quella occupazione se le cose non andassero in quel verso”.

Le tematiche calde dell’Automotive Dealer Day

Alla fine di febbraio si è tenuto l’Automotive Dealer Day Network Meeting, evento riservato alle aziende leader della filiera dell’automotive che si è preposto l’obiettivo di fornire informazioni e spunti utili per la pianificazione dell’edizione 2014 dell’Automotive Dealer Day.

I temi trattati sono stati tanti, a cominciare dalle misure da osservare per far evolvere il settore fino all’evoluzione del sistema distributivo passando per l’importanza del corretto utilizzo del web e degli strumenti digitali, senza dimenticare una previsione sui nuovi format comunicativi.

Tra gli argomenti trattati:

  • le reti delle concessionarie nel contesto globale;
  • innovazione del marketing e distribuzione con integrazione fisica e digitale;
  • l’Automotive Dealer Day 2014;
  • il potenziamento della comunicazione;
  • il mercato e lo status delle reti di distribuzione italiane.

Ha dichiarato Gabriele Maramieri, di Quintegia: “Nel 2013 nel mondo c’è stato un record di vendite auto: più di 80 milioni di vetture sono infatti state consegnate. Di queste 21.902.056 sono state quelle consegnate in Cina, ove si è registrata una crescita del 14,9% a fronte delle 19.067.224 unità consegnate nel 2012. 15.581.519 sono invece stati gli esemplari immatricolati negli USA lo scorso anno, facendo così segnare una crescita del 7,5% rispetto all’anno precedente, quando il mercato si è chiuso con 14.492.411 di veicoli consegnati. In calo India e Italia, che diminuiscono rispettivamente del 5,4 e del 7,2%. Degno di nota in Europa il mercato inglese, che cresce dell’11,0% con 2.535.973 di esemplari immatricolati. Per quanto concerne il CADA, l’associazione dei concessionari cinesi, si punta verso una crescita qualitativa attraverso un percorso di crescita sostenibile. Notevole il numero di consumatori attivi nei canali digitali, con operatori dinamici in tutte le aree di business. Ci si attende una forte crescita in India, ove il mercato può raggiungere i 10 milioni, anche se il reddito pro-capite è ancora basso e solo il 44% dei concessionari ha chiuso il 2013 con un utile netto positivo. Per quanto concerne invece l’Italia è possibile notare un andamento ciclico del settore. Ci sono quindi buone opportunità per sostenere i concessionari in un mercato in cui l’età media del parco circolante ha circa 10 anni“.

Leonardo Buzzavo, dell’Università Ca’ Foscari, ha aggiunto: “In Italia vantiamo molti primati: dal 1° motore a combustione interna con Matteucci e Barsanti sino ad arrivare al primo PC con la Olivetti. Si può fare tantissima innovazione. Si possono sfruttare le piattaforme social per far crescere un mercato che dal 2007 al 2013 ha fatto segnare un calo del 48%. Si necessita di veicolare conoscenza“.

Gli ha fatto eco Tommaso Bortomiol, Quintegia: “Da quest’anno Quintegià analizzerà anche il mercato moto. Molte le iniziative previste: si possono sfruttare i QR-Code per raccogliere i contatti; ci saranno delle possibilità di workshop per le aziende, dei meeting dedicati e tante Case auto con cui dialogare“.

Daniele Bonomi, di MediaCom Italia, dal canto suo ha voluto commentare: “Rispetto a 5 anni fa ci sono state sensibili crescite nei campi dei social network, dei video e delle news on line. Gli utenti di Internet sono il 52% della popolazione italiana. In crescita anche l’utilizzo dei tablet e degli smatphone. Sono 22,3 milioni gli utenti delle piattaforme social (Facebook e Twitter), mentre l’80% dell’utenza usa Internet. Bisogna presidiare i canali web. Negli ultimi ultimi tre mesi stiamo assistendo a un lieve ridimensionamento degli utenti da PC, mentre gli smatphhone sono diventati una realtà ormai consolidata. Internet mobile diventa predominante fuori casa ma non solo. Anche in casa si accede ad Internet sempre più da smarthpone e tablet. Molto importante il fenomeno dei social network, che a volte influenzano anche la scelta dei prodotti. Grazie alla possibilità di confrontare i prezzi il web è diventato sempre più spesso una fonte privilegiata per le informazioni commerciali“.

Così ha concluso Luca Montagner, Quintegia ICDP: “Sul mercato italiano le immatricolazioni di autovetture sono crollate dal 2007 al 2013, passando da 2.493.819 a 1.303.382 unità, anche se l’inizio del 2014 sembra indicare una lieve crescita, mentre per quanto concerne le tipologie di vetture notiamo che dal 2007 al 2013 l’unico segmento a crescere è stato quello dei crossover insieme a quello delle piccole monovolume. In calo le Station Wagon e i monovolume compatti. Più stabile, anche se in calo, il mercato dell’usato in Italia rispetto al nuovo. Per quanto concerne le reti di vendita notiamo una continua crescita delle concessionarie multi-brand. Gli automobilisti si informano sempre di più sul web e vengono utilizzate diverse fonti nel corso di svariati momenti del processo d’acquisto“.

Vera MORETTI

Nuove linee per il contratto di apprendistato

Gianfranco Simoncini, assessore toscano ma anche coordinatore della Commissione “Istruzione Formazione e Lavoro” della Conferenza delle Regioni, ha accolto con favore le linee guida per la disciplina per il contratto di apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere approvate dalla Conferenza Stato Regioni.

Nel dettaglio, le linee guida fissano una durata minima della formazione che dipende dal titolo di studio conseguito.
Previsti tre percorsi:

  • 120 ore per gli apprendisti privi di titolo, in possesso di licenza elementare o di licenzia media;
  • 80 ore per gli apprendisti in possesso di diploma di scuola secondaria di secondo grado (sono le superiori) o di qualifica o diploma di istruzione e formazione professionale;
  • 40 ore, per gli apprendisti in possesso di laurea o titolo equivalente.

Se l’apprendista ha già completato, in precedenti contratti, uno o più moduli formativi, può essere prevista una riduzione oraria del percorso formativo.
La formazione si realizza in ambienti adeguatamente organizzati e attrezzati, e in genere viene effettuata nella fase iniziale del contratto di apprendistato.

Le competenze che possono essere oggetto di apprendistato:

  • adottare comportamenti sicuri sul luogo di lavoro;
  • organizzazione e qualità aziendale;
  • relazione e comunicazione nell’ambito lavorativo;
  • diritti e doveri del lavoratore e dell’impresa, legislazione del lavoro, contrattazione collettiva;
  • competenze di base e trasversali;
  • competenza digitale;
  • competenze sociali e civiche;
  • spirito di iniziativa e imprenditorialità;
  • elementi di base della professione/mestiere.

Le imprese possono decidere se avvalersi dell’offerta formativa pubblica o organizzarla in proprio. In questo caso, devono dimostrare di disporre di luoghi idonei alla formazione, distinti da quelli normalmente destinati alla produzione di beni e servizi e di risorse umane con adeguate capacità e competenze.

L’impresa deve registrare la formazione effettuata sull’apposito libretto formativo del cittadino, specificando anche la qualifica professionale eventualmente acquisita dall’apprendista ai fini contrattuali.
In mancanza del libretto formativo, bisogna predisporre un documento che ne abbia i contenuti minimi, ovvero generalità dell’apprendista, descrizione dei contenuti e delle attività svolte. Si possono eventualmente usare i moduli previsti dal contratto collettivo applicato.

Le imprese con sedi in più Regioni possono scegliere l’offerta formativa della Regione in cui c’è la sede legale oppure avvalersi di quella pubblica delle Regioni in cui hanno le sedi operative.
Le Regioni devono recepire le linee guida entro sei mesi dalla loro approvazione, quindi entro il 20 agosto 2014. Nel frattempo, viene istituito un gruppo tecnico al Ministero del Lavoro con una serie di compiti, fra cui la definizione di eventuali piattaforme comuni, l’individuazione di costi standard, l’articolazione dei moduli per certificare le competenze.

Vera MORETTI