Daverio: “Jobs Act non tutto da buttare, ma pur sempre marginale”

Dopo l’intervista di ieri a Francesco Rotondi, socio fondatore dello studio legale LABLAW, sempre in merito al Jobs Act rendiamo, oggi abbiamo raccolte le dichiarazioni dell’Avvocato Fabrizio Daverio, fondatore dello Studio Legale Daverio & Florio, specializzato nel Diritto del Lavoro e nel Diritto della Previdenza Sociale che fornisce assistenza legale giudiziale e stragiudiziale in Italia e all’estero.

«Annunciata come una grande manovra sul lavoro,  il Jobs Act assomiglia più ad una insieme di misure specifiche che vanno a toccare solo alcuni aspetti della materia senza però, da sole, avere la forza di creare una riforma sostanziale del lavoro» ha dichiarato critico il giuslavorista che ha anche sottolineato l’assenza della «proposta del contratto unico di inserimento, che con tutti i suoi limiti e dubbi di legittimità costituzionale, andava comunque verso una precisa direzione: quella di far assumere i giovani retribuendoli e al tempo stesso offrire garanzie ai datori di lavoro». 

Per l’Avv. Daverio, però, non tutto è da buttare: «per quanto riguarda i contratti a termine e l’apprendistato, infatti,  la riforma va sicuramente nella giusta direzione.  In particolare,  grazie al contratto a termine senza causale per tre anni, si sbloccheranno i cancelli di entrata nel mondo del lavoro, poiché, di fatto, assisteremo ad una liberalizzazione “a tempo” dei suddetti contratti. In pratica, liberalizzando sia pure a termine, per una durata massima di 36 mesi i contratti, si faciliterà l’ingresso al lavoro». 

«Non così incisivo  – conclude Daverio – appare invece il Jobs Act per quanto riguarda la CIGS, per la quale non sono stati fatti numeri e cioè l’aspetto più importante. Senza risorse, quindi,  risulta molto difficile valutare una riforma che si basa su ottime intenzioni ma che, in questo senso, appare marginale e senza impatto significativo». 

Jacopo MARCHESANO

Al via il Forum di Confcommercio

E’ tutto pronto, al Grand Hotel Villa d’Este di Cernobbio, per ospitare l’annuale Forum di Confcommercio, che vi si svolgerà il 21 e il 22 marzo.

Tra gli argomenti che verranno trattati, troveranno ampio spazio spesa pubblica e burocrazia, ma anche riforma fiscale, il lavoro e lo scenario economico internazionale.
Ad aprire i lavori sarà, come sempre, Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che, in occasione della conferenza stampa di inaugurazione, presenterà un’analisi dell’Ufficio Studi sull’andamento dell’economia e sulla spesa pubblica.

Titolo della quindicesima edizione del Forum è “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000” e, tra i partecipanti, ci saranno, venerdì 21 marzo, Luigi Angeletti, Francesco Caio, Maurizio Castro, Antonio Catricalà, William Cline, Luca Ricolfi, Nicola Rossi, Serena Sileoni, Pierre Thènard, Jole Vernola e il Ministro Giuliano Poletti.

Sabato 22, invece, interverranno Richard Baldwin, Raffaele Bonanni, Renato Brunetta, Susanna Camusso, Vladimir Dlouhy, Barry Eichengreen, Gian Maria Gros-Pietro, Filippo Taddei, il Ministro Federica Guidi e il Ministro Pier Carlo Padoan.
Nel pomeriggio di sabato è prevista una tavola rotonda con la partecipazione dei leader dei principali partiti.

Vera MORETTI

A febbraio, aumento per le immatricolazioni auto

Il mese di febbraio ha segnato un incremento delle auto immatricolate nei 28 Paesi Ue dell’8% rispetto allo stesso mese del 2013.
In tutto, le immatricolazioni nei primi due mesi dell’anno sono state 1.796.787 (+6,6%).

I dati sono stati resi noti dall’Acea, l’associazione dei costruttori europei e, in termini di volumi, si tratta del secondo risultato più basso per il mese di febbraio da quando l’Acea nel 2003 ha iniziato le rilevazioni nell’Europa allargata.

L’unico mercato a subire un calo è stato quello francese, con 141,290 immatricolazioni, pari a -1,4% rispetto allo stesso mese 2013.
Tutti gli altri Paesi contribuiscono alla crescita del mercato europeo, con incrementi che vanno dal +3% della Gran Bretagna (68.736) al +4,3% della Germania (209.349) al +8,6% dell’Italia (118.328) al +17,8% della Spagna (68,763).
Nei due mesi la crescita maggiore è in Spagna (+13,1% rispetto all’analogo periodo 2013), seguita da Gran Bretagna (+6,1), Italia (+6%) e Germania (+5,7%).
Unico segno rosso un Francia (-0,5%).

Buone notizie arrivano anche da Fiat Chrysler Automobiles, che ha immatricolato a febbraio in Europa oltre 59 mila vetture, il 5,8% in più rispetto allo stesso mese 2013.
Nel primi due mesi 2014, Fca ha immatricolato oltre 119mila vetture (+1,7% sui 2 mesi 2013), la quota è stata del 6,4% (era 6,7%).

Vera MORETTI

Savings and Loans, una crisi dimenticata

 

LEGGI LA SECONDA PARTE

Altro problema per le S&L e legato all’inizio degli anni ’80 furono i brokered deposits, cioè certificati di deposito acquistati e rivenduti da broker, di solito cd a breve termine per 100.000$. In pratica sono dei depositi collettivi , sottoscritti da molte persone; il broker raccoglie il denaro e bussa alla porta degli istituti: deposita il denaro presso quello che offre il tasso più elevato. Può anche decidere di cambiare banca, se un’altra gli offre di più. Sono quindi prodotti estremamente rischiosi per la banca che li accetta, perché costretta a tenere tassi elevati e col rischio di vederseli portar via da un momento all’altro. Le banche e le S&L potevano avere solo il 5% dei propri depositi affidati a broker. Ma questo limite venne elevato e anche le più piccole S&L poterono attrarre per i tassi elevati che ,offrivano sui certificati di deposito. Per fare ciò dovevano investire a loro volta in rischio. Venne inoltre creato da alcuni broker il linked financing, cioè il broker offriva ad una S&L molti depositi se la S&L concedeva prestiti a chi loro ritenevano, in pratica a loro clienti spesso insolventi. Questa pratica contribuì ad aumentare la gravità della crisi, soprattutto per le piccole S&L.

Nel 1989 scoppia uno scandalo politico di senatori corrotti da una S&L. Vennero soprannominati i Keating Five i cinque senatori che ricevettero contributi dal presidente della Lincoln  S&L Association, Charles  Keating, appunto, per eliminare le barriere ed i vincoli  ancora esistenti per le S&L. La Lincoln aveva infatti investito, oltre i limiti consentiti, in terreni, azioni in progetti di investimento immobiliare, e junk bond . Una indagine del Federal Home Loan Bank Board mise in luce tali irregolarità e dubitò che la situazione delle S&L fosse sostenibile ancora e che il loro fallimento sarebbe costato molto agli Americani. I cinque senatori intervennero che chiedere spiegazioni al capo del FHLBB e per interrompere l’indagine.  I contributi alle campagne elettorali dei candidati sono legali negli States, ma i senatori in questione vennero accusati di favorire il loro sostenitore, e questo non è consentito. Nessuno dei 5 venne completamente scagionato dalle accuse, nel migliore dei casi furono ritenuti responsabili di “poor judgment”. Questa storia è costellata di nomi celebri: quello che vedete al centro della foto è proprio quel John McCain candidato presidente nel 2008 e Keating chiese la perizia di un autorevole e allora indipendente economista, tale Alan Greenspan, il quale dichiarò che gli investimenti diretti della Lincoln non erano dannosi.

Nel 1989 la Lincoln fallì e i senatori furono indagati.

 Dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Rotondi: “Jobs Act non è la soluzione. Siamo fermi agli Anni ’60”

In questa nostra settimana dedicata alla scoperta del nuovo Jobs Act presentato la settimana scorsa dal nuovo premier Matteo Renzi, dopo le parole di ieri del presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi Riccardo Alemanno, oggi abbiamo incontrato l’Avv. Francesco Rotondi, socio fondatore dello studio legale LABLAW, specializzato esclusivamente in diritto del lavoro e diritto sindacale, per una breve chiacchierata in merito.

Avv. Rotondi, la settimana scorsa Renzi ha presentato il suo Jobs Act…
È strano che questo provvedimento desti così tanto clamore, non ci sono innovazioni giuridiche o tecniche inedite. Il mio parere è fortemente negativo, è sbagliato pensare che attraverso le norme si possano creare posti di lavoro. Questo Job Act è un atto molto relativo.

Per creare posti di lavoro il governo Renzi dovrà rivolgersi al mercato piuttosto che al diritto…
Deve fare in modo che chi vuole intraprendere l’attività imprenditoriale sia facilitato, dall’accesso al credito alla semplificazione legislativa. Lo Stato deve essere al tuo fianco, non può complicare la vita. In Francia lo Stato rende operativa un’impresa nel giro di una settimana, in Italia tra le mille complicazioni dell’apparato statale ci vorrà qualche mese. Questa situazione, inevitabilmente, impedisce la creazione di nuovi posti di lavoro, se non abbiamo la facilità nemmeno di immaginare una Startup non capisco come si potrebbe ampliare il mercato del lavoro. Bisognerebbe rifare tutta la legislazione sul diritto del lavoro, siamo fermi a norme degli Anni ’60.

Non c’è proprio nulla che salverebbe nel piano lavoro?
Si, la liberalizzazione del contratto a termine può avere una sua valenza, ma deve essere collocata in un ambito più strutturato. Ritengo che oggi la liberalizzazione del contratto a termine debba stare nell’equiparazione tra il lavoro subordinato a tempo indeterminato e quello determinato. Il termine non deve essere un’eccezione, altrimenti non cambierebbe granché.

Non sembriamo essere sulla strada giusta…
Forse da un punto di vista filosofico. La volontà non manca, ma spesso la fretta non è buona consigliera. Invece che metterci un mese perdiamoci tre mesi, ma facciamo riforme davvero strutturali.

Jacopo MARCHESANO

E-commerce in ascesa, ma si deve ancora migliorare

Il commercio elettronico sta diventando sempre più importante nel nostro Paese, e a confermarlo sono o dati resi noti dall’Osservatorio Confesercenti: nei primi 10 mesi del 2013, infatti, l’e-commerce ha registrato l’apertura di ben 1905 attività, ovvero 472 nuove imprese in più rispetto allo stesso periodo dell‘anno precedente.

In percentuale, le imprese che si dedicano alla vendita online sono aumentate del 16,1%, ed ora sono attestate intorno alle 11.791 unità.
Non si tratta, comunque, di una crescita uniforme su tutto il territorio, poiché, se nel centro-nord l’aumento è del 14,3%, nel sud, che però parte da livelli inferiori, è del 21,3%.
Maggiore exploit è quello della Puglia, attiva nel settore con 670 imprese, delle quali 132 sono nate nel 2013.

Nonostante i numeri positivi, però, l’Italia rimane ancora indietro rispetto agli altri Paesi Ue, sia per volumi di vendita che per numero di imprese presenti e operanti sul web.
Questo divario culturale deve essere abbattuto per contribuire al rinnovamento del nostro sistema economico e produttivo.

L’argomento è stato anche trattato in occasione del convegno organizzato da Confesercenti Puglia tenutosi a Bari lo scorso 24 febbraio, durante il quale è emersa l’importanza cruciale dell’approccio strategico da seguire per poter avviare, e soprattutto mantenere il proprio business online.

Per questo motivo, Confesercenti, rivolgendosi principalmente alle piccole e medie imprese che operano nel turismo, nel commercio e nei servizi, ha voluto spronarle ad innovarsi e considerare la vendita online come complementare al commercio tradizionale.

A tal proposito, Confesercenti, nell’immediato futuro, metterà a punto un pacchetto completo per l’e-commerce che preveda assistenza tecnica commerciale ed informatica, formazione, adempimenti burocratici e consulenza finanziaria.

Questo progetto si propone di raggiungere il maggior numero possibile di imprese per portare l’innovazione e, di conseguenza, l’e-commerce con le opportunità di business che ne discendono, a prezzi contenuti e con tempi di risposta velocissimi nelle piccolissime, piccole e medie imprese pugliesi, in collaborazione con Banca Sella ed altri eventuali partner locali.

Vera MORETTI

Jobs Act e piano Renzi, il punto di vista dell’INT

Il Jobs Act del presidente del Consiglio Renzi divide. Ci mancherebbe altro, siamo in Italia… E quando mai un provvedimento governativo ha unito qualcuno? Ma divide anche i lavoratori. Perché se i diretti beneficiari delle misure di Renzi saranno i lavoratori dipendenti, che tra un paio di mesi dovrebbero vedere gli effetti delle misure del governo in busta paga, come spesso accade il popolo degli autonomi e dei professionisti resta alla finestra.

Sono oltre 5 milioni e mezzo, come rileva l’Istat relativamente all’ultimo trimestre del 2013. Aggiungiamo circa 6 milioni di partite Iva che comprendono anche le imprese. E abbiamo le dimensioni del fenomeno.

Tra i professionisti c’è chi accoglie positivamente le indicazioni del Presidente del Consiglio in attesa di vederne la concretizzazione. È il caso dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT) il cui presidente, Riccardo Alemanno, ha dichiarato:“Certo ognuno avrebbe voluto di più per la propria categoria o per le proprie necessità, in un momento di crisi tutti vivono momenti difficili, qualcuno però sta affrontando anche difficoltà maggiori e credo che i soggetti individuati dal Presidente Renzi, come destinatari del maggior beneficio annunciato nei giorni scorsi ovvero i lavoratori dipendenti, siano proprio coloro che più di altri risentono della crisi economica. Bisogna uscire dalla logica della difesa del  proprio orticello, cosa che ha prodotto sempre negatività per la collettività, soprattutto il mondo professionale dovrebbe comprendere tale necessità anteponendo linteresse generale al proprio, ricordando che solo se lintera collettività potrà avere maggiori risorse da immettere sul  mercato con implementazione dei consumi, solo così anche le varie categorie produttive, professionisti compresi potranno uscire dall attuale situazione di  stagnazione economico-finanziaria”. “Purtroppo – prosegue Alemannoproprio in questi giorni giungono segnali che vanno in tuttaltra direzione, aumentare ad esempio i compensi dei servizi professionali resi reintroducendo tariffe minime credo che in questo  momento sia, pur se legittimato dalla norma, qualcosa di incomprensibile e che avrà un effetto positivo per pochi e negativo per la collettività. Da parte nostra, lo abbiamo già comunicato al Presidente Renzi, siamo  pronti a fare la nostra parte, senza chiedere riconoscimenti, senza mettere sul piatto contropartite, ma solo ed esclusivamente nell’interesse generale del Paese. Sicuramente proseguiremo la nostra battaglia sulla semplificazione e sulla riforma fiscale, continueremo a criticare ciò che merita di essere criticato perché non va nel verso dellequità e della giustizia sociale,  ma questa è una battaglia di tutti e per tutti  e non di parte”.

Ancora ribassi per i carburanti

Non solo il week-end all’insegna dei ribassi. Anche oggi, al’alba di una nuova settimana, gli automobilisti possono fare il pieno approfittando di ulteriori ribassi sui carburanti.

Dopo Eni, che aveva fatto da apripista, ci sono Tamoil con benzina e diesel a -1 centesimo al litro, IP rispettivamente con -0,6 e -0,5 cent, Esso con -0,5 su entrambi i prodotti, Q8 con-1 cent solo sul diesel e TotalErg con -1 cent su benzina, diesel e Gpl.

Per quanto riguarda le medie nazionali, benzina e diesel si fermano per oggi rispettivamente a 1,783 e1,702 euro/litro mentre il Gpl si ferma a 0,756.
Si registrano punte in alcune aree che toccano per la verde fino 1,827 euro/litro, per il diesel a 1,738 e per il Gpl a 0,779.

Più nel dettaglio, a livello Paese e in modalità servito, il prezzo della benzina va dall’1,754 euro/litro di Eni all’1,783 di Tamoil (no-logo a 1,654).
Per il diesel si passa dall’1,681 euro/litro di Eni all’1,702 di Shell (no-logo a 1,563).
Il gpl è invece tra 0,741 euro/litro ancora di Eni e 0,756 di Esso.

Vera MORETTI

Settore automobilistico: rafforzato connubio tra Italia e Cina

Il legame tra Italia e Cina, almeno per quanto riguarda il settore automotive, sta diventando sempre più stretto.
Ciò grazie ad un evento appena svoltosi a Liuzhou (Guangxi), ovvero il primo China-Italy automotive industry forum, che aveva proprio l’obiettivo di favorire l’incontro e la collaborazione tra le aziende dei due paesi nel settore automobilistico.

Il Forum è stato organizzato dall’organizzazione camerale italiana presente nel paese asiatico e dall’Industrial & Information Technology Commission della municipalità di Liuzhou, in collaborazione con il consolato generale italiano a Canton.

La scelta è caduta su Liuzhou perché la città cinese rappresenta uno dei poli dell’automotive più importanti nel Paese del Sol Levante, la cui storia legata all’industria automobilistica è iniziata alla fine degli Anni 50 e che oggi vanta circa 400 aziende che operano lungo l’intera filiera di settore, con una produzione pari al 7,5 per cento dell’intera produzione cinese di veicoli e all’8,5 per cento dell’intera produzione cinese di motori, con tassi di crescita compresi tra il 20 ed il 30 per cento annui.

L’incontro tra le rappresentanze di Italia e Cina ha rappresentato un’importante occasione per promuovere le capacità italiane nel settore, offrendo alle imprese partecipanti una cornice per favorire la reciproca conoscenza, condividere esperienze, stabilire contatti utili ad avviare collaborazioni.

All’iniziativa, che si è rivelata un vero successo, hanno partecipato 44 aziende cinesi e 13 italiane e ai partecipanti è stata illustrata la situazione del mercato automobilistico cinese, nonchè le caratteristiche e la capacità, in particolare in termini di innovazione, delle aziende italiane nel settore, con una speciale enfasi sulle tecnologie eco-compatibili.

Vera MORETTI

Il Jobs Act per punti

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ama molto i social network e adora esprimersi con termini e locuzioni inglesi. Una di quelle che più è risuonata prima e dopo la sua entrata a Palazzo Chigi è Jobs Act, ovvero un piano lavoro che prevede, tra l’altro un contratto unico, un assegno universale per chi perde il lavoro con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare nuove proposte di lavoro, tutele crescenti, rappresentanza sindacale nei cda. Ecco un decalogo per meglio conoscere il Jobs Act

Apprendistato
Sarà semplificato e avrà meno vincoli. Cade l’obbligo di confermare i precedenti apprendisti prima di assumerne di nuovi.

Retribuzione
La retribuzione dell’apprendista, relativamente alle ore di formazione, ammonterà al 35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento finale.

Contratti a termine
Viene innalzata da 12 a 36 mesi la durata del primo rapporto di lavoro a tempo determinato e non viene richiesto il requisito della causalità (il motivo dell’assunzione); fissato al 20% il limite massimo per l’utilizzo.

Proroghe più semplici
Sarà possibile prorogare i contratti a termine più volte.

Cassa integrazione
Vengono mantenute la cig ordinaria e straordinaria, con l’introduzione del cosiddetto “meccanismo premiante”: si abbassa il contributo di tutti ma si usa maggiormente la cassa.

Tutele crescenti
Punto tutto da chiarire. Secondo il testo, è possibile l’introduzione “eventualmente in via sperimentale, di ulteriori tipologie contrattuali espressamente volte a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, con tutele crescenti”.

Garanzia universale
Il sussidio è inserito nel ddl delega, per la cui applicazione ci vorranno almeno sei mesi. Questo sussidio ssorbirà Aspi e mini Aspi e sarà “graduato in ragione del tempo in cui la persona ha lavorato”.

Garanzia giovani
Partirà dalll’1 maggio e riguarderà almeno 900mila persone, con risorse per 1,5 miliardi.

Meno forme contrattuali
Riordino e snellimento delle attuali 40 forme contrattuali.

Smaterializzazione del Durc
Un intervento su cui Renzi punta molto: nel 2013 i Durc presentati sono stati circa 5 milioni.