Mercato immobiliare in crisi, colpa anche dei tassi di interessi elevati

Il mercato immobiliare in crisi è la conseguenza dei continui aumenti dei tassi di interessi fatti dall’Unione europea. Ma com’è la situazione su vendite e affitti?

Mercato immobiliare in crisi, qual’è la situazione?

Il mercato immobiliare in Italia è in crisi. Lo annunciano molti operatori di settore che trovano sempre più difficoltà a concludere trattative di compravendita e di locazione. E’ un pò il rovescio della medaglia della politica monetaria dell’Unione Europea di aumentare il costo del denaro per frenare l’inflazione. E c’era anche da aspettarselo visto che più volte si era fatto notare la difficoltà delle persone di accedere ad un mutuo per comprare casa e magari comprare la casa per la propria famiglia.

Ma con tassi così elevati, gli italiani stanno decidendo di spostare più avanti di qualche mese il loro acquisto. Anche perché spesso si tratta di un acquisto che prevede un mutuo di almeno 20-25 anni, quindi un lungo rapporto con la banca. E a tassi elevati, si pensi che sono più che raddoppiati rispetto lo scorso anno, il “mattone” diventa ancora più costoso. E se non si vende, gli immobili vengono messi sul mercato delle locazioni, con prezzi, anche quelli in netto aumento. Aumenti che si registrano un pò in tutte le città italiane, anche se con pesi diversi sulle tasche degli italiani da nord a sud.

Mercato immobiliare in crisi, -17% sulle compravendite

Lo scorso autunno si è registrato un tasso negativo sulle compravendite -17%. La causa principale, come abbiamo detto, è legato all’aumentare costante dei tassi di interessi e quindi alla diminuzione di mutui bancari. Ma le cause sono da ricercarsi anche in altri fattori. Ad esempio l’inflazione, ha portato gli italiani a preferire di mettere in tavola pranzo e cena, e far fronte al caro bollette, piuttosto che aumentare le spese con una rata di mutuo.

Tuttavia sulle bollette è stato prorogato al terzo trimestre il bonus sociale per aiutare i più bisogni. Per accedere al bonus sociale, anche detto bonus energia, occorre appartenere ad un nucleo familiare che ha un valore ISEE fino a 15 mila euro. È confermata fino al 31 dicembre 2023 la soglia Isee per l’accesso al bonus sociale da parte delle famiglie numerose (con almeno 4 figli) che dal primo aprile scorso è passata da 20mila a 30mila euro. Inoltre tale aiuto non va in contrasto con Reddito di cittadinanza o pensione di cittadinanza, oggi sostituiti dall’assegno di inclusione. Ma certamente chi ha bisogno del bonus energia, non è in grado, di poter affrontare l’acquisto di un immobile.

Cosa succede sul mercato degli affitti?

Anche sul mercato degli affitti la situazione non è delle più rosee. Infatti sono sempre più gli appartamenti messi a disposizione per gli affitti brevi a discapito di quelli utilizzati per uso residenziale. Infatti i pochi appartamenti che ci sono arrivano a costare anche +35% dei canoni di locazione dello scorso anno. Mentre crescono in modo esponenziale gli appartamenti che si trasformano in B&B  e case vacanze, molto più fruttiferi come investimenti.

Tuttavia anche gli stessi studenti, nelle città universitarie, trovano fatica a trovare camere a prezzi ragionevoli. Cresce anche il numero dei contratti di locazione non rinnovati, a causa delle troppe tasse da pagare sugli affitti a carico dei proprietari. Questi ultimi infatti sono più propensi a vendere i propri immobili per vivere in modo più sereno grazie al guadagno derivante dalla compravendita.

 

Pos arriva l’accordo per ridurre i costi di commissione

Il pos permette di pagare i propri acquisti o servizi attraverso le carte elettroniche. Ma gli alti costi di commissione scoraggiano gli utenti.

Pos, rimane l’obbligo per i pagamenti elettronici

L’utilizzo del pos è sempre più frequente tra gli italiani. Soprattutto per non uscire con grandi somme in portafoglio, permette di pagare in modo rapido comodo e sicuro. Ma quando si tratta di piccole somme, gli alti costi di gestione sui commercianti sfiduciavano tali transazioni. Infatti dal primo luglio 2022 tutti gli esercenti dovranno accettare i pagamenti elettronici da parte dei loro clienti. Altrimenti si rischia una multa e un’ammenda commisurata al valore dell’operazione. Ma sono stati indicati anche gli obblighi da parte degli operatori finanziari.

Pos, arriva l’accordo per i costi di gestione

Labi e l’associazione dei prestatori di servizi di pagamento hanno raggiunto un accorto. Infatti è stato firmato un protocollo con Cna, Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti e Fipe per ridurre le commissioni a carico delle piccole attività commerciali per l’uso del post sotto i 30 euro.

L’accordo prevede l’impegno da parte delle banche e degli operatori dei pagamenti a “promuovere iniziative commerciali” per ridurre l’impatto dei costi delle transazioni di basso valore” anche quando si parla di piccoli importi sotto i 30 euro. Ed addirittura ridurre i costi quando i pagamenti sono inferiori a 10 euro. In altri termini per comprare pane, latte anche sotto casa sarà possibile utilizzare i pagamenti elettronici, senza che diventano un salasso per il commerciante.

Gli sconti sulle commissioni saranno pubblicizzati per almeno sei mesi e avranno durata non inferiore a 9 mesi. Si tratta di un passo molto importante nel campo dell’utilizzo e sulla trasparenza dei pagamenti elettronici.

Parere positivo anche dall’Antitrust

L’accordo incassa anche il parere positivo da parte dell’ Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCOM). I firmatari dell’accordo hanno dichiarato che l’iniziativa si rivolge esclusivamente ad alcune specifiche attività di vendita. Per esempio, la promozione è rivolta alle attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche di tipo professionale, con compensi nell’anno di imposta precedente fino a 400 mila euro. Secondo Confesercenti, con la firma del protocollo sul taglio delle commissioni ci sarà un risparmio di quasi 500 milioni di euro.

 

 

 

 

Tasse e avvisi di pagamento, previsti circa 3 milioni di cartelle

Tasse e avvisi di pagamento per tantissimi contribuenti italiani. Ma c’è la possibilità di favorire l’adempimento spontaneo per i contribuenti inadempienti.

Tasse e avvisi di pagamento, un controllo congiunto

In Italia già da tempo c’è la volontà di stringere sui controlli contro le evasioni. Dal bilancio operativo è emerso che è più che raddoppiato anche il valore dei sequestri di beni profitto dell’evasione e delle frodi fiscali: dai 2,2 miliardi del periodo gennaio 2021-maggio 2022 si è passati ai 4,8 miliardi dal gennaio 2022 al maggio 2023. 

Ma non finisce qui, sembra che siano previste 60.000 verifiche congiunte tra l’Agenzia delle entrate e Guardia di finanza. Ma anche previsti circa 320.000 controlli sostanziali al fine di contrastare la sottrazione all’imposizione delle basi imponibili e mappare territorialmente i fenomeni evasivi. Fenomeni che sono presenti in tutta la penisola e che lo stato cerca sempre di reprimere per incassare quei soldi che giustamente vanno investiti nei servizi pubblici nazionali.

Tasse e avvisi di pagamento, come regolare la posizione

L’Agenzia delle entrate sta mandando delle lettere di avviso in cui si invitano i contribuenti a regolare la propria posizione. Lettere in cui vengono comunicate al contribuente eventuali anomalie, secondo i controlli incrociati tra agenzia delle entrare e Guardia di finanza. Tuttavia le lettere contengono anche comunicazioni di omissioni o infedeltà che nascono dai dati delle dichiarazioni dei redditi o dei dati forniti al Fisco.

Ma i contribuenti hanno quindi la possibilità di regolare la propria posizione. Questo è possibile attraverso diversi passi:

  • presentando telematicamente una dichiarazione integrativa;
  • versando le maggiori imposte dovute e gli interessi con il modello F24;
  • versando in misura ridotta le sanzioni specifiche delle violazioni oggetto di comunicazione e in essa contenute, con modello F24.

Si ricorda che nell’apposito campo del modello F24 va riportato il “codice atto” indicato in alto a sinistra nella lettera ricevuta.

Come controllare la propria posizione

Ogni contribuente ha sempre a disposizione la possibilità di controllare la propria posizione presso l’Agenzia delle entrate Riscossione. Si possono verificare le cartelle a partire dall’anno 2000, pagare, controllare le rateizzazioni e le procedure in corso su tutto il territorio nazionale. Come sempre occorre accedere con lo Spid o la carta di identità digitale e controllare la propria posizione in qualsiasi momento e direttamente da casa.

Sul sito dell’Agenzia delle entrate-Riscossione è possibile compilare direttamente online la domanda, per ottenere via e-mail il prospetto informativo con il dettaglio di cartelle, avvisi di accertamento e avvisi di addebito che rientrano nella definizione agevolata prevista dalla legge di bilancio 2023. 02

Nuove regole per il superbonus, scende la percentuale e il reddito

Nuove regole arrivano per il superbonus 2023. Ecco la linea su cui sembra essersi orientato il Governo Meloni e che a breve potrebbe stravolgere le regole.

Nuove regole per il superbonus 2023, il 70% per tutti

Il superbonus è sempre una delle notizie che interessa molto gli italiani. E di conseguenza anche le sue evoluzioni sono molto seguite. Così arriva una novità che potrebbe cambiare le regole del gioco. Anche in vista delle nuove regole europee sulla casa green che prevedono il miglioramento energetico degli edifici. Quindi il superbonus potrebbe essere una nuova strada maestra, sempre se gestito meglio di come lo è stato fino ad oggi.

L’ANCE afferma che le linee guida saranno essenziali per la stabilità del mercato. Il Superbonus avrà una aliquota del 70% a regima e una elevata al 100% solo per gli incapienti. Inoltre funzionerà per almeno un decennio e si potrà scegliere se fruire per una detrazione da 5 anni, da 10 anni o da 20 anni. L’ANCE ha anche ipotizzato dei mutui verdi per il finanziamento delle quote a carico delle famiglie richiedenti.

Le parole dell’Ance sul superbonus

“Per poter pensare al futuro dei bonus edilizi e alla riqualificazione del patrimonio immobiliare del Paese, dichiara a Tg2 Post la Presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, bisogna recuperare la fiducia di famiglie e imprese in primis” e ricorda che il Superbonus ha rappresentato il rilancio dell’economia italiana e che il grande errore dei bonus, soprattutto nel caso del bonus facciate, è stato quello di non chiedere la qualificazione alle imprese, cosa che non dovrà accadere in futuro.

Quindi dovrebbe cambiare il ruolo delle istituzioni che dovrebbero portare a maggior controllo sulle aziende che dovrebbero eseguire i lavori di ristrutturazione. In realtà sono proprio queste che sono “vittime” del superbonus, visto che molti dei loro crediti sono incagliati e non si sono ancora trasformati in liquidità.

Tutte le nuove regole per il superbonus

I lavori antisismici, invece, raggiungeranno un netto miglioramento di almeno una classe di rischio, ma solo nelle zone 1-2-3. Il Superbonus non è mai stato predisposto per l’upgrade completo delle classi di rischio sismico, però può essere molto utile per poter scalare di almeno 1 il punteggio. Inoltre potrebbe esserci il riconoscimento del 70% per tutti coloro che accederanno al superbonus. Ma  la percentuale potrebbe arrivare al 110% solo con redditi inferiori a 15 mila euro. Tuttavia tutto è in divenire e non resta che aspettare le decisioni finali del Governo Meloni sul superbonus e su tutti i bonus comunque legati all’edilizia.

Agosto 2023, tutte le scadenze previste in quest’estate italiana

Agosto 2023 si va in vacanza, ma non le scadenze ed i tantissimi appuntamenti da non dimenticare con il Fisco, Inps e il pagamento delle tasse.

Agosto 2023, un dopo ferragosto da paura

Chiuse le dichiarazioni dei redditi per il 2022 si parte con il pagamento delle tasse. Agosto è sempre un mese strano in cui l’euforia delle tanto agognate vacanze si scontra con il malumore dei pagamenti. Ebbene il Fisco non va in vacanza mai e quindi nemmeno i pagamenti sotto il sole rovente d’agosto. Archiviato Ferragosto ci saranno circa 148 adempimenti per famiglie ed imprese, così come previsto dallo scadenziario dell’Agenzia delle entrate.

Si parte il 21 Agosto con il versamento della quota fissa trimestrale dei contributi INPS per Artigiani e commerciati inscritti alle relative gestioni speciali IVS. Inoltre previsti i versamenti dei contributi alla Gestione Separata INPS e il lavoro dipendente in relazione alle retribuzioni maturate nel mese precedente. Per il pagamento si utilizza il modello F24.

Agosto 2023, altri pagamenti di metà  mese

soggetti Ires, con periodo d’imposta coincidente con l’anno solare che approvano il bilancio entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio, e che hanno scelto il pagamento rateale e hanno effettuato il primo versamento entro il 30 giugno 2023, devono effettuare il versamento della terza rata, con applicazione degli interessi nella misura dello 0,51%.

Per i proprietari di immobili in “cedolare secca”, versamento della 3 rata dell’imposta sostitutiva operata nella forma della “cedolare secca”, a titolo di saldo per l’anno 2022. E di primo acconto per l’anno 2023, con applicazione degli interessi nella misura dello 0,51%.

Mentre per i titolari di partita Iva è previsto il versamento della terza rata delle imposte risultanti dalle dichiarazioni annuali, a titolo di saldo per l’anno 2022 e di primo acconto per l’anno 2023, con applicazione degli interessi nella misura dello 0,51%.

Infine i sostituti di imposta, sono chiamati a versare l’imposta sostitutiva dell’Irpef, addizionali regionali e comunali sulle somme erogate ai dipendenti nel mese di luglio per gli incrementi di produttività. Il 21 è previsto anche il versamento della Tobin tax sulle transazioni finanziarie.

Le scadenze previste per il 31 agosto

Il mese si conclude con altra data importante: il 31 agosto. Le parti contraenti di contratti di locazione e affitto che non abbiano optato per il regime della “cedolare secca” devono versare l’imposta di registro sui contratti di locazione e affitto stipulati in data 01/08/2023 o rinnovati tacitamente con decorrenza dal 01/08/2023, con Modello “F24 versamenti con elementi identificativi” (F24 ELIDE).

I contribuenti persone fisiche NON Titolari di partita Iva, tenuti ad effettuare i versamenti risultanti dalle dichiarazioni dei redditi annuali delle persone fisiche (Modelli 730/2023, Redditi PF 2023), che hanno scelto il pagamento rateale e hanno effettuatoil primo versamento entro il 30 giugno 2023, devono versare la 3° rata delle imposte risultanti dalle dichiarazioni annuali,a titolo di saldo per l’anno 2022 e di primo acconto per l’anno 2023, con applicazione degli interessi nella misura dello 0,66%

Mutuo per comprare casa, costa meno al nord che al sud

Il mutuo per comprare casa è la soluzione per molte famiglie, ma sembra che al nord costi meno rispetto al sud d’Italia, ecco alcune differenze.

Mutuo per comprare casa, sempre più difficile

L’Istat certifica il rallentamento dell’inflazione. Ma i tassi sugli interessi di mutuo no e questo mette sempre di più in difficoltà le famiglie. Come se non bastasse il reddito di cittadinanza sarà abolito e molti sono in piazza per manifestare.  Ma altro tema caldo è sicuramente quello legato ai mutui per comprare casa e ai tassi di interesse.

Il tasso di interesse è il compenso che si paga a chi concede i mutui, o i prestiti, da restituire in un determinato periodo di tempo. Il debitore, seguendo il piano di ammortamento, si impegna a rimborsare con le rate oltre al capitale anche una somma a titolo di interessi, calcolata in percentuale. Ma l’Unione Europea si accinge al suo nono aumento e ciò equivale a rate sempre più alte per chi ha un mutuo a tasso variabile.

Mutuo per comprare casa, il divario tra nord e sud

Un mutuo al nord costa meno di uno al Sud. Secondo uno studio della Federazione Bancari italiani, i tassi di interessi sui mutui al sud sono più salati di quelli del nord.  A conti fatti chi risiede al sud deve pagare di più, in termini di tassi di interesse, per acquistare la casa, anche se prima casa. Questo si traduce in rate mediamente più alte rispetto a quelle del resto del Paese.

Nelle isole la media è al 4.23%. Mentre al sud scende al 4.18%, contro il 4,10% del dato nazionale. Ed ancora al Nord/Ovest i tassi scendono al 4.09%. Risulta particolarmente vantaggio richiedere un mutuo al nord/Est dove i tassi scendono a 3.99%. Ancora una volta si evidenzia un divario tra nord e sud dello stivale.

I motivi del divario tra nord e sud

I motivi potrebbero risiedere sulla fragilità del Mezzogiorno. I dati evidenziano un sud del paese che è indietro economicamente rispetto al nord. I numeri sono molto rilevanti e al sud le famiglie continuano a non farcela. In Italia le famiglie indebitate sono circa 6.800.000. Chi pagava circa 500 euro di rata di mutuo oggi ne arriva a pagare quasi 800 euro. Secondo il Segratario Generale di Fabi, Sileoni, occorre: «Aumentare gli stipendi e controllare prezzi. Nella lotta all’inflazione non basta la stretta monetaria». 

Italia divisa in due sul costo dei prestiti per comprare casa: mutui meno cari al Nord e interessi alle stelle nel Mezzogiorno e nelle Isole. I tassi praticati dalle banche sono infatti più “salati” per le famiglie italiane che vivono nel Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia) oltre che in Sardegna e Sicilia: chi risiede in quelle due aree geografiche del Paese, infatti, paga rate mediamente più alte rispetto a chi abita nel resto d’Italia

Nuovo ecobonus, sarà destinato ai redditi più bassi

Il nuovo ecobonus arriva a seguito della redazione del PNRR. E in arrivo ci sono circa 4 miliardi di euro da destinare per il nuovo ecobonus e i redditi più bassi.

Nuovo ecobonus, arrivano importanti novità

Al riforma del superbonus entra ufficialmente nel PNRR. In particolare sono destinati all’Italia circa 4 miliardi del Piano, il cosiddetto “RepowerEu”. L’Italia ha ottenuto la credibilità che le spetta in Europa e quindi la terza parte dei fondi sono già in viaggio. E a dirlo è la premier, Giorgia Meloni, sempre più impegnata nel creare accordi con tutto il mondo. Il Governo punta a migliorare i propri accordi con gli Stati Uniti, la Cina e tutta l’Europa nel suo complesso. La via della Seta insegna che occorre trovare un equilibrio tra l’Italia e tutto il resto del mondo.

Il nuovo Ecobonus, presente nel programma REPower EU, è dedicato al patrimonio immobiliare privato e mira a promuovere l’efficientamento energetico delle abitazioni per affrontare la questione della povertà energetica. E soprattutto per spingere l’Italia verso quel progresso energetico immobiliare in vista delle nuove direttive europee sulla così detta “Casa Green”.

Nuovo ecobonus, le nuove caratteristiche

La misura sarà più selettiva e dipenderà molto di più dal reddito. Infatti l’incentivo verrà destinato solo a famiglie a rischio di povertà energetica e ai giovani. Una delle ipotesi più accreditate è che il nuovo ecobonus sia limitato solo alle persone che hanno un reddito fino a 15 mila euro. Ma anche con la possibilità di aumentare il diritto in base al numero di componenti del nucleo familiare. Insomma un pò quello che è successo con le villette o case unifamiliari.

Anche la percentuale prevista cambierà quasi sicuramente. Non si esclude la reintroduzione del 110% solo per i redditi più bassi. Mentre la percentuale potrebbe scendere per i redditi superiori. Insomma il nuovo bonus potrebbe quindi essere legata solo al reddito e al numero dei componenti del nucleo familiare. I lavori previsti non dovrebbe cambiare. Il Superbonus spetta in caso di: interventi di isolamento termico sugli involucri. sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale sulle parti comuni. sostituzione di impianti di climatizzazione invernale sugli edifici unifamiliari o sulle unità immobiliari di edifici plurifamiliari funzionalmente indipendenti.

Contributi anche per le imprese

E’ corretto dire che sono previsti anche per le imprese. Soprattutto per quelle che vogliono investire nel miglioramento energetico, anche nella produzione. Infatti alle imprese sono destinati circa 6 milioni di euro per la transizione “verde”. Il sistema dovrebbe prevedere un credito d’imposta automatico e destinato a tutte quelle imprese che ridurranno il proprio consumo di energia nei processi produttivi.

 

 

 

 

Cessioni del credito da superbonus, tutte le piattaforme aperte

Le cessioni del credito da superbonus rinfiammano l’estate italiana. Si riparte con la possibilità di liberare i crediti incagliati, ma solo per alcune piattaforme.

Cessioni del credito da superbonus, le spese sostenute

L’agevolazione fiscale sugli interventi di ristrutturazione edilizia è disciplinata dall’art. 16-bis del Dpr 917/86 e consiste in una detrazione dall’Irpef del 36% delle spese sostenute, fino a un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 48.000 euro per unità immobiliare. Tuttavia, per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2024 la detrazione è elevata al 50% e il limite massimo di spesa è di 96.000 euro. La detrazione deve essere ripartita in 10 quote annuali di pari importo.

In alternativa alle cessioni del credito da superbonus c’è la cessione del credito. I beneficiari della detrazione possono optare, in alternativa all’utilizzo diretto della detrazione:

  • per un contributo di pari ammontare, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto al fornitore che ha effettuato gli interventi (il cosiddetto sconto in fattura)
  • per la cessione del credito d’imposta corrispondente alla detrazione spettante.

La legge non prevede l’ulteriore cessione del credito, fatta salva la possibilità di due ulteriori cessioni solo se effettuate a favore di:

  • banche e intermediari finanziari iscritti all’albo previsto all’articolo 106 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (indicati nel decreto legislativo n. 385/1993)
  • società appartenenti a un gruppo bancario iscritto all’albo di cui all’articolo 64 del predetto Testo unico
  • imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia ai sensi del decreto legislativo n. 209/2005.

Quali sono le banche che hanno riaperto le loro piattaforme?

Dopo un periodo di blocco sulle cessioni del credito, sembra che il vento sia cambiato. Stando alle rilevazioni del Mef a riprire la cessione del credito siano diverso soggetti. Tra queste ci sono: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Sparkasse, Bpm. Si aggiunge con oggi BPER Banca, mentre Credit Agricole e Poste italiane. Anche se quest’ultima lo ha solo annunciato, mentre le altre banche hanno già provveduto alla riapertura della piattaforma.

Inoltre sembra che alcuni operatori hanno attivato delle piattaforme dedite all’intermediazione, alla comparazione e alla valutazione di proposte di acquisto dei valori di bonus. Tra queste ci s no FederBonus e Finanza Tech. Mentre non ci sono novità sull’attivazione di canali privati come Enel X.

Non resta che aspettare che i milioni di crediti incagliati possano essere e definitivamente sbloccati. E soprattutto che le imprese edili possono avere i loro ritorni e garantire continuità nella salvaguardia dei posti di lavoro. Evitare licenziamenti è molto importante soprattutto in questo periodo di crisi economica.

 

Bonus beni strumentali 2023, aggiornato il codice tributo F24

Bonus beni strumentali 2023 è stato aggiornato il codice tributo F24. Tutte le istruzione nella risoluzione numero 45/E del 26 luglio 2023.

Bonus beni strumentali 2023, ricordando cosa sono

Il bonus sui beni strumenti consiste in un credito d’imposta utilizzabile esclusivamente in compensazione tramite il modello F24. Sono agevolabili gli investimenti in beni materiai nuovi strumenti all’esercizio d’impresa. Mentre sono esclusi i veicoli e gli altri mezzi di trasporto a motore indicati all’articolo 164 – pdf, comma 1, Tuir. I bonus sono stati introdotti con la legge di bilancio del 2021, e nel tempo hanno subito alcuni cambiamenti.

L’ultimo arriva proprio dalla risoluzione numero 45/E del 26 luglio 2023, che riepiloga le istruzioni da seguire per la compilazione corretta del modello F24, utile per dedurre appunto il bonus previsto. Si ricorda che il beneficio arriva fino a un massimo del 20% del costo e può essere fruito in tre quote annuali in compensazione. In particolare possono essere riassunti in:

  • 20% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • 10% del costo per la quota di investimenti superiori a 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro;
  • 5% del costo per la quota di investimenti superiori a 10 milioni di euro e fino al limite massimo di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro.

Bonus beni strumentali 2023, la risoluzione numero 45/E del 26 luglio 2023

L’Agenzia delle entrate attraverso la risoluzione numero 45/E del 26 luglio 2023 indica i codici da utilizzare per la deducibilità dei costi. Per consentire l’utilizzo in compensazione del credito di imposta in argomento, mediante modello F24 occorre fare la presentazione esclusivamente tramite i servizi telematici resi disponibili dall’Agenzia delle Entrate. Con la risoluzione si ridenomina il seguente codice tributo, di cui alle risoluzioni n. 3/E del 13 gennaio 2021 e n. 68/E del 30 novembre 2021:

“6936” denominato “Credito d’imposta investimenti in beni strumentali nuovi di cui all’allegato A alla legge n. 232/2016 – art. 1, commi 1056, 1057 e 1057-bis, legge n. 178/2020”. Restano ferme le indicazioni sulle modalità di compilazione contenute nella citata risoluzione n. 3/E del 13 gennaio 2021 e quindi ancora valide.

Dove inserire il codice tributo

Il codice tributo deve essere indicato nella sezione “Erario”, in particolare deve trovare spazio in corrispondenza delle somme indicate nella colonna:

  • “importi a credito compensati”;
  • “importi a debito versati”, nei casi in cui il contribuente debba procedere riversamento del credito, nella colonna.

Mentre per compilare correttamente il campo “anno di riferimento” bisogna far riferimento all’anno di entrata in funzione ovvero di interconnessione dei beni, nel formato per esteso, ad esempio 2023.

 

 

Dibattito Salario minimo, è scontro politico sui contro e i pro

Continua il dibattito sul salario minimo con  le opposizioni che lo vogliono introdurre a tutti i costi e le maggioranze che non sono convinte.

Dibattito Salario minimo, le opposizioni non mollano

Il salario minimo è lo slogan della battaglia portata avanti dalle opposizioni per la sua introduzione. Si tratta di un minimo orario al di sotto del quale un datore di lavoro non può pagare il proprio lavoratore. Sono soltanto sei gli Stati Ue che al momento non lo prevedono: Italia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria e parzialmente Cipro, dove esiste solamente per specifiche categorie di lavoratori

Il dibattito è iniziato oggi in Camera dei deputati e sia le opposizioni che le maggioranze porteranno in aula le proprie ragioni. Ma deriva dall’inizio dell’estate quando il Pd, Cinque Stelle, Azione, +Europa ed Europa Verde hanno fatto fronte unito e hanno depositato alla Camera la proposta di legge che punta a fissare a 9 euro lordi all’ora il salario minimo per tutte le professioni e i mestieri.

Dibattito Salario minimo, contro e pro dell’approvazione

Lo slogan è davvero bello, ma ci sono poi dei problemi nell’applicazione. A dirlo è la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che sembra decisa a trovare un accordo tra le varie forze politiche. Infatti come anticipato le opposizioni vogliono l’introduzione del salario minimo. Quindi garantisce un limite inferiore, al di sotto del quale il datore di lavoro non può pagare il suo dipendente, anche se le condizioni ottimali in ambito lavorativo non si basano solo sul pagamento.

Per i sostenitori del salario minimo la misura sarebbe lo strumento principale per contrastare il fenomeno del lavoro “povero”, cioè quello non retribuito dignitosamente e quindi non conforme all’articolo 36 della Costituzione italiana. E’ anche vero che il valore di 9 euro farebbe diventare l’Italia, uno dei paesi con le retribuzioni più elevate in Europa.

I contro dell’introduzione della misura

Esiste però il pericolo di un appiattimento degli stipendi. L’introduzione del salario mimino a 9 euro non farebbe altro che spingere tutte le attività, imprese e multinazionali a pagare quella cifra. Tutto fin troppo uguale in un’economia globale come la nostra, potrebbe essere un arma a doppio taglio. Infatti l’aumento del costo del lavoro, andrebbe a incentivare il nero ma anche a scoraggiare le nuove assunzioni. 

Le maggioranze, anche se con posizioni diverse nel proprio interno, continuano a ostacolare questa scelta. Ma puntano ad un rialzo degli stipendi che passi attraverso la contrattazione collettiva e sul taglio del cuneo fiscale per abbattere il costo del lavoro. Anche se i contratti nazionali ad oggi non contemplano i lavoratori autonomi.