Cartelle esattoriali 2023, come richiedere la rottamazione

Le cartelle esattoriali 2023 sono debiti che il contribuente deve pagare e che quindi ha bisogno di estinguere in qualche modo, ma come si chiede la rottamazione?

Cartelle esattoriali 2023, come fare?

Le cartelle esattoriali 2023 sono un’angoscia per molti contribuenti che comunque devono fare i conti con un debito. Notificato dall’Agenzia delle entrate riscossione rappresenta un debito che primo o poi va pagato dal debitore, anche in questi periodi di difficoltà economica. Tuttavia è possibile presentare una domanda di adesione alla definizione agevolata cioè il  meccanismo che consente al contribuente che ha contratto un debito di accedere a particolari sconti su sanzioni e interessi, oltre alla rateizzazione.

La legge n.197/2022 prevede che la domanda di adesione alla Definizione agevolata deve essere trasmessa esclusivamente in via telematica. La domanda deve essere presentata entro il 30 aprile 2023. La procedura è molto semplice. Il contribuente presenta la domanda di adesione. Come risposta l’Agenzia delle entrate riscossione invia una mail con la notifica di presa incarico della richiesta. Infine la stessa agenzia invia una mail con la ricevuta di adesione (R-DA-2023).

Cartelle esattoriali 2023, le modalità di presentazione

Esistono due modalità alternative per la presentazione della domanda: online con modalità privata o pubblica. Nel primo caso occorre compilare il form e indica le cartelle/avvisi che si intende inserire nella domanda di adesione direttamente dall’area riservata con le credenziali SPID, CIE e Carta Nazionale dei Servizi. Oppure con la modalità online pubblica. In questo caso occorre compilare il form, allegando la documentazione di riconoscimento. Si ricorda di specificare l’indirizzo e-mail per avere la ricevuta della domanda di adesione (R-DA-2023). La domanda può essere presentata anche da un intermediario.

Dopo la presentazione in area riservata si riceverà una mail di presa incarico con la ricevuta di presentazione della domanda, mentre nel secondo caso, in area pubblica:

  • si riceverà una prima e-mail all’indirizzo che hai indicato, con un link da convalidare entro le successive 72 ore. Decorso tale termine, il link non sarà più valido e la richiesta sarà automaticamente annullata.
  • Dopo la convalida della richiesta, una seconda e-mail indicherà la presa in carico, con il numero identificativo della pratica e il riepilogo dei dati inseriti.
  • Infine, se la documentazione allegata è corretta, verrà inviata una terza e-mail con allegata la ricevuta di presentazione della domanda di adesione (R-DA-2023).

Il caso del sovraindebitamento

E’ possibile accedere alla definizione agevolata anche nel caso di sovraindebitameto. In questo caso la domanda di adesione può essere presentata solo tramite posta elettronica certificata (Pec), invitando il modello DA-LS-2023 alla Pec indicata nello stesso modello. Infine il modello DA-LS-2023 e le relative modalità di presentazione non sono da utilizzare per l’adesione alla Definizione agevolata dei carichi affidati all’Agente della riscossione che non sono interessati da procedimenti di composizione della crisi da sovraindebitamento.

Vendere una casa ereditata, chi può farlo tra gli eredi legittimi?

Vendere una casa ereditata è possibile senza alcun problema se c’è l’accordo tra le parti. Cosa più complicata è quando non c’è l’accordo, cosa fare?

Vendere una casa ereditata, l’accordo tra gli eredi

Chiunque può ereditare un immobile e poterlo poi rivendere. Ma quando gli eredi sono di più, come ad esempio quando muoiono i genitori, i figli diventano proprietari dello stesso a seguito della regolare successione. In caso di rivendita devono anche provvedere all’accettazione tacita di eredità, passo fondamentale per poter appunto procedere con la vendita.

Secondo l’articolo 476 del codice civile il concetto di accettazione tacita è questo: “Si ha L’accettazione è tacita quando il chiamato all’eredità compie un atto che presuppone necessariamente la sua volontà di accettare e che non avrebbe il diritto di fare se non nella qualità di erede“. Ecco che quindi deve sottoscrivere l’accettazione tacita di eredità prima di procedere alla vendita del bene. L’accettazione deve essere fatta da tutti i comproprietari per avere il via libero del notaio.

Vendere una casa ereditata, non c’è l’accordo tra gli eredi

Tuttavia gli eredi possono non essere d’accordo alla vendita dell’immobile. Un co- proprietario può vendere la sua quota a un altro erede oppure ad un terzo. Se il proprietario che intende vendere la propria quota non riesce a farlo l’unica soluzione rimanente è la divisione giudiziale. A questo punto il giudice cercherà di risolvere la situazione, passando anche da una mediazione per la vendita. Così facendo i proprietari ricaveranno una somma in base alle quote possedute.

Tuttavia l’azione può essere promossa da qualunque comproprietario, e non dipende dalla quota di possesso. Certo ci saranno da affrontare costi e tempi più lunghi rispetto ad una normale compravendita. Come si sa la giustizia non può essere immediata, ha bisogno di tempi più lunghi e costi da sostenere sia per il procedimento che per le spese dei rispettivi avvocati.

Come può procedere il giudice?

Il giudice proverà a dividere il bene in natura, ma la casa non può sempre essere divisa in natura. Quindi le quote saranno più facile da vendere. Ma in caso di impossibilità si procede alla vendita dell’intero immobile con una procedura pubblica, al termine di cui ogni erede riceverà il corrispettivo relativo alla quota di proprietà. Questo è l’unico modo di risolvere la controversia se non tutti gli eredi vogliono vendere l’immobile ereditato. Ma la sentenza non sarà obbligatoria, perché rimane facoltà degli eredi contrari ad opporsi.

 

 

 

Energie rinnovabili, possibile fondo perduto per l’istallazione

Le energie rinnovabili sono sempre più in utilizzo e a breve arrivano anche dei soldi a fondo perduto per l’utilizzo, ed ecco per chi sono previsti.

Energie rinnovabili, 55 milioni di euro

Le energie rinnovabili sono sempre più in uso, il che è una buona notizia. Non solo per l’ambiente, ma anche per il contenimento di costi per la produzione di molti prodotti. Il tema è molto caldo, anche per gli immobili, si ricorda infatti che l’Unione Europea punta ad immobili a risparmio energetico entro il 2023. Per questo motivo la possibilità di finanziamento o di aiuti a fondo perduto sono sempre più una realtà anche per le aziende.

Così c’è a disposizione un bando con una dotazione di 55 milioni di euro, per prevede finanziamenti a fondo perduto per l’utilizzo delle energie rinnovabili nelle piccole e medie imprese regionali. La somma si aggiunge come sommatoria tra 24 milioni provenienti da fondi del Programma Fesr, cui si aggiungono 31 milioni di risorse stanziate dal bilancio regionale.  Le linee guida saranno pubblicate sul sito www.regione.fvg.it nelle sezioni dedicate al bando

A cosa sono destinati i fondi?

L’idea parte dal Friuli Venezia Giulia che ha spiegato l’iniziativa. I soldi serviranno al finanziamento di impianti fotovoltaici con potenza inferiore a 12Kw o impianti di solare termico. A questi 55 milioni si aggiungono i 100 milioni di euro a favore degli impianti fotovoltaici per i privati.  Inoltre si tratta di risorse che si aggiungono alle misure a sostegno della transizione energetica per gli impianti sportivi, per le aree culturali e a favore dei Comuni.

Magari a presto il sistema verrà anche applicato da altre Regioni o Comuni. Iniziative molto importanti per muovere verso la strada dell’efficienza energetica. I beneficiari saranno tanti: le micro, piccole e medie imprese dei settori manifatturiero, del commercio e dei servizi di alloggio e ristorazione, trasporto e magazzinaggio, delle attività professionali, scientifiche e tecniche, del noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, delle attività sportive, di intrattenimento e di divertimento e le altre attività di servizi definite nel bando, anche in forma di consorzio, società consortile o rete di impresa con soggettività giuridica, con attività primaria o secondaria riferita alla sede legale o unità locale-sede secondaria in cui viene realizzato l’intervento

Quando presentare la domanda

Le domande possono essere presentate dalle ore 10 del 15 febbraio alle ore 16 del 15 giugno. Le istruzioni non sono ancora interamente pronte, ma si sa che dovranno essere presentate in via telematica tramite il sistema online dedicato. In ogni caso si pensa anche ad un sistema veloce, che preveda la risposta entro 60 giorni dalla richiesta. Vedremo se su questo modello si muoveranno anche le altre Regioni o magari presto arriveranno dei fondi a livello Nazionale.

 

 

 

Modello 730/2023, approvato il nuovo modulo definitivo

Il modello 730/2023 è disponibile.  Il Direttore dell’Agenzia che approva la versione definitiva e i contribuenti dovranno utilizzarlo per dichiarare i redditi maturati nel 2022.

Modello 730/2023, disponibili le istruzioni

Il modello 730/2023 è online e scaricabile anche dal sito dell’Agenzia delle entrate. I contribuenti dovranno così utilizzarlo per fare la dichiarazione dei redditi per l’anno 2022. Nella nuova versione trovano spazio diverse novità tra cui la rimodulazione degli scaglioni di reddito e la ridefinizione delle detrazione per i redditi di lavoro dipendente, pensione e per i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente. Nel modulo previsto anche lo spazio dedicato all’assegno unico universale per i figli gli a carico e quindi nel relativo prospetto della dichiarazione dei “Familiari a carico“.

Inoltre ci sono tutti gli spazi dedicati ai tantissimi bonus che sono previsti dalla legge di bilancio degli anni scorsi e che quindi devono essere dichiarati quest’anno. Insieme alle eventuali detrazioni per i bonus dove non è previsto lo sconto in fattura, ma le detrazioni annuali, come ad esempio il bonus verde o il bonus facciate.

Chi può presentare il modello 730/2023?

Possono utilizzare il modello 730 i contribuenti che nel 2022 hanno percepito redditi che derivano da:

  • lavoro dipendente;
  • redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente (per esempio contratti di lavoro a progetto);
  • dei terreni e dei fabbricati;
  • di capitale;
  • redditi di lavoro autonomo per i quali non è richiesta la partita Iva (per esempio prestazioni di lavoro autonomo non esercitate abitualmente);
  • redditi diversi (per esempio, redditi di terreni e fabbricati situati all’estero);
  • alcuni dei redditi assoggettabili a tassazione separata (per esempio, i redditi percepiti dagli eredi – a esclusione dei redditi fondiari, d’impresa e derivanti dall’esercizio di arti e professioni).

I vantaggi della presentazione

Il modello 730/2023 è quindi il modello per la dichiarazione dei redditi. E’ un modulo molto importante perché prevede diversi vantaggi. Il contribuente non deve eseguire calcoli e ottiene il rimborso dell’imposta direttamente nella busta paga o nella rata di pensione a partire dal mese di luglio. Invece se si deve versare delle somme, queste vengono trattenute dalla retribuzione o dalla pensione direttamente nella busta paga, senza troppi pensieri.

Inoltre l’Agenzia delle entrate mette a disposizione il 730 precompilato anche nella sua nuova versione del 2023. Come il vecchio modello si può accedere al sito utilizzando lo Spid, il Cie o una carta nazionale dei servizi. Inoltre il modulo va inviato entro il 30 settembre del 2023 con tutte le informazioni relative ai redditi percepiti e alle agevolazioni alle quali si ha diritto.

 

 

Chiusura agevolata delle liti, come presentare la domanda?

E’ possibile la chiusura agevolata delle liti con il fisco, ecco quando e come presentare domanda, grazie alla nuova tregua fiscale introdotta dalla manovra.

Chiusura agevolata delle liti, cosa fare?

L’Agenzia delle entrata ha emesso un provvedimento che permette di definire in maniera agevolata le controversie tributarie pendenti tra contribuenti e fisco. Possono essere definite le controversie attribuite alla giurisdizione tributaria in cui è parte l’Agenzia delle entrate, pendenti dal primo gennaio 2023 in ogni stato e giudizio, compresa anche la Cassazione.

Infine si considerano pendenti le liti il cui atto introduttivo del giudizio in primo grado sia stato notificato alla controparte entro il 1° gennaio di quest’anno e per le quali, alla data di presentazione della domanda, il processo non si sia concluso con pronuncia definitiva. Il provvedimento rientra tra le misure previste ai fini della tregua fiscale e dello stalcio delle mini cartelle.

Quando presentare la domanda

E’ già possibile presentare la domanda per accedere a questa agevolazione. La domanda di definizione va presentata entro il 30 giugno 2023 per ciascuna lite autonoma pendente in ogni grado di giudizio. Inoltre entro lo stesso termine deve essere pagato l’intero importo per la definizione o, in alternativa, se ammesso il pagamento rateale del debito. E’previsto un massimo di 20 rate trimestrali di pari importo.

Entro il prossimo 30 giugno deve essere presentata all’Agenzia delle Entrate – direttamente dal contribuente o tramite un soggetto incaricato. Occorre presentare una distinta domanda di definizione per ciascuna controversia tributaria autonoma (cioè relativa al singolo atto impugnato). Ad oggi però non è stata specificata una procedura univoca. Infatti in attesa dell’attivazione di un servizio specifico per la compilazione e la trasmissione telematica, è possibile presentare la domanda inviandola all’indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) dell’Ufficio che è parte nel giudizio.

Modalità e termini di versamento

Dopo la presentazione della domanda il termine di definizione si perfezione con il versamento dell’importo netto dovuto. Oppure è possibile pagare la prima rata, entro il 30 giugno 2023. Inoltre non è ammesso il pagamento rateale se gli importi da versare non superano mille euro. Qualora non ci siano importi da versare, la definizione di perfeziona con la sola presentazione della domanda. Anche perché si ricorda che con la nuova finanziaria 2023 è previsto lo stralcio delle cartelle esattoriali con importi fino a mille euro.

 

 

Coniugi comprano casa, meglio la separazione o la comunione dei beni?

I coniugi comprano casa a volte per costruire una nuova vita, ma cos’è più conveniente farlo in separazione o in comunione dei beni? Ecco la risposta

Coniugi comprano casa, il regime scelto

L’acquisto di casa è sempre un momento molto delicato, soprattutto per una coppia. Dopo le visite presso le varie case, l’eventuale scelta dell’istituto mutuante (se necessario), la coppia si concentrerà sull’acquisto. Una delle prime cose che chiede il Notaio è proprio il regime presso cui eseguiranno l’acquisto: regime di comunione o di separazione dei beni.

Quando una coppia si sposta, il matrimonio comporta la comunione di beni (Art. 177 c.c.). Cioè le parti comprando diventeranno proprietari al 50% ognuno con la sua quota. In altre parole c’è parità tra le parti, in modo possiamo dire automatico. La cosa è diversa quando le parti comprano in separazione dei beni, perché in tal caso possono decidere la quota di patrimonio che spetta ad ogni singola parte.

La separazione dei beni è quel regime in base al quale ciascun coniuge rimane esclusivo titolare dei beni di sua spettanza e di ogni acquisto che debba effettuare anche in costanza di matrimonio, con diritto di amministrare il suo patrimonio senza alcuna ingerenza da parte dell’altro coniuge

Coniugi comprano casa, quando fare la separazione

Se la comunione dei bene arriva in modo automatico con il matrimonio, la separazione dei beni deve essere scelta dalle parti. In altre parole devono dichiarare che le parti decidono la separazione dei beni in sedi di matrimonio. Tuttavia la separazione dei bene può essere scelta in qualsiasi momento dalla coppia, ma dovrà essere fatta davanti ad un Notaio. A tutti gli effetti è un atto vero e proprio che comporta anche delle spese appunto notarili e di registrazione dell’atto stesso. Pertanto, in ogni caso è sempre meglio valutare con attenzione la scelta da fare sia in fase di matrimonio sia durante un acquisto immobiliare.

Perché molti scelgono il regime di separazione?

Ci sono vari casi in cui conviene la separazione dei beni conviene rispetto alla comunione. Ad esempio quando un coniuge ha un’impresa commerciale, per scongiurare qualsiasi ripercussione sull’immobile in caso di fallimento, i beni dell’altro coniuge non vengono coinvolti. Il regime di separazione dei beni viene anche scelto per le agevolazioni fiscali, come l’accesso all’acquisto prima casa, under 36 o il pagamento dell’Imu.

Ma anche quando la situazione patrimoniale dei coniugi ha uno squilibrio, capita spesso che si chieda la separazione patrimoniale oppure degli accordi prematrimoniali. Tuttavia si deve precisare che la scelta della separazione dei beni non produce nessuna conseguenza né sulla pensione di riversibilità né sull’eredità in caso di decesso di un coniuge.

 

Polizze assicurative casa, alcune sono obbligatorie e altre no

Polizze assicurative casa, quali sono quelle obbligatorie e quali no, e cosa fare per una scelta consapevole per assicurare la propria casa senza svenarsi oltre a pagare il mutuo.

Polizze assicurative casa, gli obblighi della sottoscrizione

Quando si compra casa a volte non si hanno a disposizione tutti i soldi richiesti per l’acquisto. Altre volte no, e così si deve ricorrere a fare un mutuo presso un istituto di credito. Dopo aver presentato tutti i documenti richiesti e la banca ha deliberato il mutuo, spesso occorre sottoscrivere delle polizze assicurative. Queste possono essere sia sull’immobile che a garanzia della vita di colui che accedere al mutuo. E fanno variare anche i costi legati al mutuo che incrementano, circa dal 2% al 10% dell’importo erogato.

Tuttavia il costo viene anche spalmato lungo la durata del mutuo. Le assicurazioni mutuo sono polizze che intervengono in casi di eventuali imprevisti. Infatti la compagnia si impegna a pagare il prestito stipulato per l’acquisto di un immobile. Quindi l’assicurazione tutela sia l’ente erogante del prestito, sia il soggetto mutuatario nella restituzione dell’ammontare finanziato.

Polizze assicurative casa, quali sono quelle obbligatorie?

Le polizze assicurative casa quindi sono molto importanti o no? La risposta è che non esiste nessun obbligo alla sottoscrizione da parte della banca. Tuttavia l’argomento è tornato alla ribalta grazie alle ultime novità introdotte dalla Legge 4 agosto 2017 (Ddl Concorrenza). Rispondiamo così ad un quesito che spesso i debitori si chiedono.

La Signora A. ha trovato l’immobile ideale per se e la sua famiglia. Ma avendo un prezzo più alto della sua somma a disposizione, ha dovuto chiedere un mutuo. Dopo aver avuto la delibera, con relativa anche approvazione in fase di perizia,  la banca gli ha proposto la sottoscrizione di alcune polizze assicurative. Polizze che tutte sommate hanno un costo davvero elevato, pertanto si chiede se la sottoscrizione è obbligatoria. 

Beh la prima risposta è che la banca non può costringere la sottoscrizione della sua polizza a tutti i costi. Anzi la legislazione in materia chiarisce che nessun istituto di credito può vincolare l’erogazione del mutuo alla sottoscrizione di un’assicurazione. Inoltre nel caso in cui l’istituto bancario volesse proporre la propria copertura assicurativa, deve obbligatoriamente fornire alcune informazioni tra le cui le eventuali provvigioni percepite.

L’assicurazione scoppio ed incendio

L’assicurazione scoppio ed incendio è l’unica obbligatoria da sottoscrivere. Questa polizza ha il fine di proteggere l’immobile posto a garanzia del mutuo contro numerosi eventi, quali l’incendio, lo scoppio, i fulmini e le esplosioni provocate dalla fuoriuscita di gas. In caso di sinistro, la polizza prevede un rimborso del valore pari al costo di ricostruzione dell’immobile su cui si paga il mutuo, in modo tale da poter estinguere il debito con la banca.

Tuttavia oltre a quella obbligatoria ne esistono altre, che sono quindi facoltative. Ad esempio, le assicurazione sulla donazione, se l’immobile arriva da una donazione, per lo spargimento di acque, per perdita da lavoro, per la protezione da calamità naturali. In ogni caso per una scelta consapevole si ricorda che l’Istituto di credito deve informare il proprio cliente sulle coperture che sta per sottoscrivere in modo chiaro e preciso.

 

Isee 2023, quali sono i documenti necessari per richiederlo?

L’Isee 2023 è un documento molto importante che permette di accedere a tantissimi bonus messi a disposizione per le famiglie che ne hanno di bisogno.

Isee 2023, perché è importante richiederlo

L’Isee 2023 è l’indicatore della situazione economica equivalente. E’ uno strumento che permette di misurare la condizione economica delle famiglie italiane. E’ un indicatore che tiene conto del reddito, del patrimonio e delle caratteristiche di un nucleo familiare. Possono richiedere l’Isee tutti i cittadini residenti in Italia che desiderano accedere a prestazioni sociali, agevolazioni o bonus vari.

Proprio in questi giorni molte famiglie stanno correndo al rinnovo dell’Isee, proprio perché da questo dipende uno dei bonus più richiesti dalle famiglie italiane e cioè l’assegno unico universale. Un contributo che spetta a tutte le famiglie che hanno minori a carico. E’ richiedibile dal settimo mese di gravidanza fino al compimento dei 21 anni del minore. Ma non è l’unico bonus richiedibile, infatti in base al suo valore è possibile richiedere il bonus occhiali da vista, il superbonus, cultura, trasporto, sociale e tanti altri che sono stati confermati dalla legge di bilancio 2023.

Isee 2023, quali sono i documenti per richiederlo?

Chi ha già altre volte fatto l’Isee negli anni passati deve solo provvedere al rinnovo e alla segnalazioni dei dati differenti. Mentre per chi deve presentare la richiesta nuova ha bisogno di molti documenti da presentare al CAf o al Padronato che si occuperà di produrlo. Tuttavia tra  i documenti necessari ci sono:

– Documento d’identità e codice fiscale dichiarante
-Codici fiscali di tutti i componenti del nucleo familiare
-Contratto di affitto registrato (nel caso di residenza in affitto)
-Redditi anno imposta 2021: Modello 730/2022 Modello UNICO PF 2022 CU 2022
-IRAP 2021: Per imprenditori agricoli
-Saldo e giacenza media al 31/12/2021 riferiti a conti correnti, libretti a risparmio, carte prepagate con iban. Questi ultimi possono essere richiesti presso gli istituti di credito o poste italiane tramite sportello oppure home banking.

Altri documenti da presentare al Caf o padronato

Ci sono anche altri documenti da presentare al Caf che permettono di quantificare il valore patrimoniale e immobiliare del soggetto o del nucleo familiare che richiede l’Isee. Quindi tra questi ci sono:

-Valore patrimonio mobiliare al 31/12/2021 riferito a depositi bancari o postali, obbligazioni, carte prepagate senza iban, azioni, BOT, buoni fruttiferi, fondi di investimento, forme assicurative di risparmio e qualsiasi altra forma di patrimonio mobiliare.
-Patrimonio immobiliare al 31/12/2021:
-Certificati catastali di fabbricati, terreni e aree fabbricabili.
-Valore IVIE di immobili detenuti all’estero
-Certificazione quota capitale residuo mutuo al 31/12/2021 per acquisto immobili
-Certificazione di disabilità ed eventuali certificazioni di spese per ricovero in strutture residenziali
-Carta di circolazione auto e moto di cilindrata pari o superiore a C.C. 500 e R.I.D. per imbarcazioni da diporto.

Isee sotto i 15 mila euro, la lista completa dei bonus

Isee sotto i 15 mila euro da la possibilità a molte famiglie italiane di avere un aiuto per andare avanti, ecco quali sono i bonus richiedibili.

Isee sotto i 15 mila euro, il reddito di cittadinanza e bonus sociale

Avere un isee sotto i 15 mila euro vuol dire avere la possibilità di accedere a tantissimi bonus. Tra questi c’è il reddito di cittadinanza che spetta a tutti coloro che hanno un reddito inferiore a 6 mila euro annui moltiplicato per la scala di equivalenza. La soglia del reddito è elevata a 9.360 euro nei casi in cui il nucleo familiare risieda in una abitazione in affitto. Quindi il reddito di cittadinanza rappresenta un valido aiuto per le famiglie, in quanto è un sussidio mensile.

Anche il bonus sociale spetta a chi ha un reddito inferiore ai 15 mila euro. In particolare dal primo gennaio 2023 è possibile accedere al bonus sociale per le bollette di luce e gas. I beneficiari ottengono uno sconto diretto sulla fattura del servizio di fornitura di energia e gas presso le loro utenze domestiche.

Isee sotto i 15 mila euro, l’assegno unico e social card

Altra agevolazione importante è quella dell’assegno unico. In realtà l’assegno unico spetta a tutti i nuclei familiari con figli a carico. E’ richiedibile dal settimo mese di gravidanza fino a 21 anni del figlio. Spetta a tutti, anche a chi non fa Isee, ma se si ha un reddito sotto i 15 mila euro, spettano gli importi maggiori. In particolare l’articolo 4, comma 8, del decreto legislativo n. 230/2021, riconosce, nel caso in cui “entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro”, una maggiorazione per ciascun figlio minore pari a 30 euro mensili per chi ha un Isee inferiore a 15 mila euro.

Altro bonus è quello della social card. Si tratta di una carta degli acquisti 2023 per le famiglie con bambini di età inferiore a 3 anni a carico, oppure per gli anziani con più di 65 anni. Per poter ottenerla è necessario avere un reddito annuale non superiore a 6.781,76 euro, che sale a 9.042,34 euro dai 70 anni in su. Infine la social card prevede il pagamento di un bonus pari a 80 euro ogni due mesi. Con la carta acquisti è possibile pagare la spesa nei supermercati, comprare le medicine oltre che pagare le bollette domestiche.

Tutti gli altri bonus richiedibili

Tra gli altri bonus a cui è possibile accedere c’è il superbonus 90% nel 2023 per le villette per nuclei familiari con Isee da 15 mila euro moltiplicato per il quoziente di famiglia.  Il superbonus da quest’anno è infatti passato dal 110% al 90%, ma diminuirà anche nei prossimi anni.

Un’altra novità introdotta dal 2023 è il bonus lenti a contatto o occhiali da vista che si può ottenere, ma solo con un Isee non superiore a 10 mila euro. Si tratta di uno sconto per l’acquisto di lenti a contatto o occhiali da vista, ma non si applica agli occhiali da sole. Infine per contrastare il caro-affitto, inoltre, le Regioni e i singoli Comuni italiani hanno confermato anche il bonus affitto, erogato proprio dalle amministrazioni locali.

Per le famiglie con isee tra 10 e 15 mila euro sono stati anche confermati il bonus asilo nido 2023 ed il bonus maternità. Nel primo caso l’assegno mensile è utile per pagare le spese di iscrizione per la retta dell’asilo nido, per i genitori di bambini minori di 3 anni. Mentre con il bonus maternità le mamme in dolce attesa possono ottenere un contributo fino a 1.773, 65 euro dal proprio comune.

Mutui più cari, anche a gennaio, la banca centrale rialza gli interessi

Mutui più cari grazie alla decisione della Banca centrale europea di alzare di nuovo i tassi di interesse, si aggrava così la posizione dei debitori.

Mutui più cari, anche per il mese di gennaio

I consumatori e le famiglie non ne possono più. Da pochi giorni è arrivata la notizia che le bollette del gas e della luce saranno più leggere per il mese di gennaio. Certo non riusciranno a colmare gli aumenti di questi ultimi mesi, ma si spera in una riduzione almeno del 10% anche per il mese di febbraio. Questo può essere un sollievo per le tasche delle famiglie e delle imprese, ma la felicità è durata poco.

Infatti il costo del denaro è aumentato. La banca centrale europea ha deciso di alzare i tassi di un altro mezzo punto. Questo fa si che si il livello di riferimento per le operazioni di finanziamento bancario sale al 3%, quello sui depositi al 2,50% e quello sui prestiti marginali al 3,25%. Portando così questo valore ai massimi dal 2008. E come se non bastasse è previsto un ulteriore aumento anche per marzo di altri 50 punti base , sempre con lo scopo di frenare l’inflazione nell’Eurozona.

Le ripercussioni sui contratti a tasso variabile

A subire in modo più concreto delle decisioni prese dalla Banca Europea saranno i consumatori che hanno stipulato un contratto di mutuo a tasso variabile. Tanto che sono molti gli italiani che negli ultimi mesi hanno deciso di cambiare da tasso variabile a tasso fisso, affrontando le relavite spese. Qualcuno si è rivolto al proprio consulente per una surroga per proprio mutuo. In ogni caso si cercano delle vie per poter fermare la crescita dalla rata mensile per l’acquisto di casa.

Ad oggi se una famiglia vuole richiedere un mutuo medio, pari a 125 mila euro a 20 anni, dovrà sostenere una spesa annuale di 500 euro in più. La Lagarde ha infatti chiarito: “Non c’è ancora un processo di disinflazione. Se guardiamo all’inflazione di fondo, al netto di alimentari ed energia, eravamo al 5% a novembre, siamo saliti al 5,2% a dicembre e siamo ancora al 5,2%, il massimo storico”. L’area euro, ha sottolineato, non può dirsi nella stessa situazione degli Usa, dove la Fed ha parlato invece di segnali di “disinflazione“. spiegando la scelta della Banca centrale europea

A subirne gli effetti sarà anche il mercato immobiliare. Infatti molti operatori del settore si attendono una contrazione delle vendite almeno fino alla primavera 2023. Ma in un contesto economico così incerto fare delle previsioni certe è davvero troppo difficile.