Rottamazione quater, come avere le cartelle senza spid

La rottamazione quater permette ai contribuenti di mettersi in linea con i pagamenti e risanare la proprio posizione, ecco quindi come fare per averne l’elenco.

Rottamazione quater, arriva il servizio web

La possibilità di mettersi in pari con i pagamenti è davvero una grossa opportunità. I debitori possono cos uscire dalla loro situazione, grazie anche ad un nuovo servizio online. Infatti è partito il servizio web per chiedere l’elenco di quelle che sono le cartelle inserite nella domanda di adesione agevolata. Si ricorda che va presentata entro il 30 aprile 2023, presso l’Agenzia delle entrate riscossione. 

Sul sito dell’agenzia delle entrate è possibile compilare la richiesta per ottenere via mail il prospetto informativo con quelli che sono i dettagli delle cartelle e dei debiti dovuti. Nel prospetto sono anche inseriti gli avvisi di addebito, di accertamento e tutte le informazioni che servono a capire se la è il caso di aderire alla definizione agevolato o se i debiti sono sotto i 1000 euro quindi aspettare che vengano appunto annullati.

Come richiedere l’elenco senza spid

Per conoscere la propria posizione basta collegarsi al sito dell’Agenzia delle entrate riscossione ed accedere con il proprio Spid. A questo punto si potrà conoscere in modo chiaro la situazione debitoria. Ma esiste l’area libera, quella in cui possono accedere tutti gli utenti, senza bisogno di registrazione. Si tratta di un’area libera a tutti, senza Pin e senza usare le credenziali della carta di identità elettronica o della carta nazionale dei servizi.

Quindi è sufficiente inserire i dati e il codice fiscale della persona intestataria dei carichi e allegare la relativa documentazione di riconoscimento, come appunto la carta di identità classica. A questo punto occorre solo inviare la richiesta. Il sistema invierà alla posta elettronica indicata una prima mail che contiene il link per confermare la richiesta. Inoltre una volta convalidato il link, il servizio trasmetterà un’altra mail di presa in carico con il numero identificativo e la data dell’istanza.

Sempre sul mail arriverà il prospetto ed il diretto interessato può verificare il debito originario, quello al netto degli sconti su sanzioni e interessi e tutte le altre informazioni utili a valutare la relativa situazione. Quindi lo spid non serve proprio se si rimane nell’area libera, ma solo per l’accesso in quella privata.

Rottamazione, non a tutti i costi

Resta anche da dire che la rottamazione non è obbligatoria. Una persona può infatti decidere quali cartelle avviare alla procedura e quali no. Perché magari preferisce fare un ricorso in quelle di cui ha certezza di poter vincere. Anche se tra costi di avvocato e giurisprudenza da dover affrontare e rottamazione, forse la seconda scelta è comunque la migliore.

Superbonus, arriva lo stop alla cessione del credito e sconto in fattura

Il superbonus cambia ancora il suo percorso ed adesso arriva lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fatture, ecco tutte le novità.

Superbonus, arriva un’ulteriore stretta

Il superbonus non ha proprio pace. Del resto il Governo aveva ampiamente fatto capire che avrebbe fatto di tutto per cedere i soldi alle famiglie e alle imprese. E così arriva lo stop in fattura e alla cessione del credito per tutti i bonus edilizi. Un meccanismo che permette al privato di trasformare la detrazione dalle tasse del bonus (spalmabile in un arco di tempo) in uno sconto sulla fattura pari alla detrazione o nella totale gratuità dei lavori quando il bonus supera il 100%.

Lo stop arriva, oltre al superbonus, anche il bonus facciate, ristrutturazione, ecobonus, sismabonus e barriere architettoniche. La stretta di applicherà a partire da tutti i nuovi cantieri. Dal nuovo provvedimento restano escluse tutti coloro che stanno già ultimando i lavori o in corso d’opera. Rimangono anche escluse le costruzioni unifamiliari e i condomini che, pur non avendo ancora avviato i lavori, hanno già presentato la Dichiarazione di inizio lavori. Nel caso dei condomini occorre anche la delibera dei condomini entro le scadenze.

Cosa resta da fare?

A questo punto resta solo la possibilità di effettuare la detrazione d’imposta del costo delle spese sostenute. La detrazione può essere effettuata solo quindi con la Dichiarazione dei redditi. Fino al 31 dicembre 2024 il limite massimo di spesa sul quale calcolare la detrazione del 50% è di 96 mila euro per ciascuna unità immobiliare. Questo limite è annuale e riguarda il singolo immobile e le sue pertinenze unitariamente considerate.

La detrazione deve essere ripartita in 10 quote annuali di pari importo, nell’anno in cui è sostenuta la spesa e in quelli successivi. E’ sufficiente indicare nella dichiarazione dei redditi i dati catastali identificativi dell’immobile. Inoltre tra gli obblighi connessi, per monitorare e valutare il risparmio energetico c’è quello di dare comunicazione all’Enea entro 9 giorni dalla data di fine lavori.

Le reazioni politiche sulla stretta

Per il ministro Giorgetti la misura è necessaria per riparare ai danni creati dal superbonus. L’obiettivo quindi è mettere al sicuro i conti dello Stato. Anche se invece i costruttori e gli operatori del settore dichiarano che la restrizione non sia altro che un grave provvedimento. Ad oggi i crediti non scontati ammontano a 15 milioni di euro. E sono 25 mila le imprese che potrebbero fallire con 90 mila cantieri in tutta Italia. Tutte le associazioni sono state convocata al Governo per cercare di trovare una valida soluzione. Bocciata anche la possibilità che i crediti vengano comprati dalla pubblica amministrazione, anche se già erano state annunciate da alcune Regioni.

Fondo nuove competenze, prorogato anche per il 2023

Il Fondo nuove competenze è uno strumento di politica attiva, rivolto alla formazione dei lavoratori. Ecco cosa prevede e come accedervi.

Fondo nuove competenze, cofinanziato dal fondo sociale europeo

Il Fondo nuove competenze è uno strumento di politica attiva. E’ cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, ma nato per contrastare gli effetti economici della pandemia sanitaria. Lo scopo è quello di sostenere aziende e lavoratori nella fase post pandemia da Covid. La di farlo attraverso lo sviluppo di competenze e una formazione mirata alla persona e al soddisfacimento dei fabbisogni emergenti delle imprese.

Il decreto Milleproroghe consente anche nel 2023 il ricorso a finanziamenti per la riqualificazione del personale all’interno delle aziende. Il fondo quindi potrà essere utilizzato per l’intero anno. In particolare si riconosce la possibilità per le imprese di stipulare contratti con le rappresentanze sindacali per la rimodulazione dell’orario di lavoro in merito alle nuove esigenze organizzative e produttive dell’azienda.

Fondo nuove competenze, di cosa si tratta?

Il fondo nuove competenze prevede il rimborso del costo delle ore di lavoro destinate alla frequenza dei percorsi di sviluppo delle competenze dei lavoratori. Il fondo nuove competenze interviene per il finanziamento dei percorsi di formazione utili alla riqualificazione del personale o della ricollocazione del personale. Ecco le ore di formazioni sono sostenute dal fondo. In particolare il fondo compre il 100% dei costi dei contributi assistenziale e previdenziali e del 60% della retribuzione oraria delle ore destinate alla formazione.

Tuttavia al fondo nuove competenze possono accedere tutte le imprese. Non ci sono vincoli sia in merito alle dimensione che la settore merceologico. L’importante è che vuole ridisegnare le regole dell’orario di lavoro dei propri dipendenti e utilizzare una parte delle ore per le attività formative. Quindi il cambiamento è solo di tipo momentaneo.

Il nuovo avviso Anpal

Anche l’Anpal (Agenzia Nazionale politiche attive del lavoro) ha pubblicato il nuovo avviso per il fondo per l’anno 2023. Tuttavia rispetto alle precedenti edizioni ha due principali novità. La prima è che gli interventi saranno rivolti quasi integralmente a sostenere le imprese e i lavoratori ad affrontare i cambiamenti connessi alla doppia transizione digitale e tecnologica.

Mentre la seconda novità riguarda il pieno coinvolgimento dei Fondi interprofessionali, a garanzia dell’efficacia e della qualità dei percorsi formativi. Inoltre i fondi devono manifestare il proprio interesse a partecipare, finanziando i progetti formativi dei datori di lavoro aderenti. Le domande contenenti i progetti formativi per il personale, possono essere presentate entro il 28 febbraio 2023. Infine le domande si presentano solo sull’apposita piattaforma informatica MyANPAL.

Energie rinnovabili, arriva il finanziamento per l’utilizzo

Energie rinnovabili arriva il finanziamento per il loro utilizzo per molte imprese, ecco tutte le novità previste, come e chi può richiederlo.

Energie rinnovabili, finanziamento a fondo perduto

Finanziamento a fondo perduto pari al 50% delle spese sostenute è possibile. Ma occorre investire nel settore delle rinnovabili, che sembra essere il focus su cui spinge anche in nostro Governo. In particolare alle piccole imprese spetta un contributo pari al 50% delle spese ammissibili, mentre per le medie imprese la percentuale scende al 40%.

Tuttavia le misure finanziabili riguardano la realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici, solari termici per una potenza nominale non superiore a 1.000 Kw. Inoltre sono finanziabili anche altri sistemi connessi a quelli fotovoltaici:

  • sistemi di monitoraggio e gestione dell’energia intelligente inclusa la domotica;
  • sistemi di accumulo funzionali allo stoccaggio di energia prodotta degli impiati fotovoltaici

Infine il sistema di energia rinnovabile dovrà essere commisurato al fabbisogno energetico dell’impresa, quindi tutto deve essere commisurato. Il limite minimo di spesa ammissibile è pari a 25 mila euro. Mentre il limite massimo è pari a 250 mila euro.

Quando presentare le domande?

Sono ammissibili le spese sostenute a decorrere dal 24 novembre 2022 fermo restando che il progetto non può essere materialmente completato prima che sia presentata la domanda di contributo. La presentazione della domanda può essere fatta dal 15 febbraio 2023 al 15 giugno 2023. Le domande saranno valutate secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande. Il contributo è ampliamento spiegato ed appoggiato dalla Confcommercio

Quali imprese possono richiederlo?

Possono accedere a questo bonus tutte le aziende operanti nel settore manifatturiero, del commercio, ristorazione, servizi di alloggio, magazzinaggio, trasporto, attività professionali, agenzia viaggi. Ed ancora possono richiedere il finanziamento le attività che si occupano di noleggio, attività sportive, divertimento ed intrattenimento.

Si ricorda che si tratta di un contributo a fondo perduto, come si può intuire dal nome, si tratta di un tipo di agevolazione data dall’ente pubblico all’azienda e che non prevede nessun tipo di rimborso. L’ente (Regione, Comune, Camera di Commercio, Ministero) eroga il contributo senza chiedere niente in cambio e questo permette alle imprese di avere dei conti

 

Fotovoltaico con accumulo, come fare la giusta scelta

Il fotovoltaico con accumulo è dato da un sistema di accumulato o batterie che permettono di conservare l’energia che non viene subito consumata.

Fotovoltaico con accumulo, come funziona

Uno dei primi limiti che ha incontrato l’introduzione del fotovoltaico sul mercato domestico era legato alla possibilità di accumulare l’energia. E si perché se ci si pensa con attenzione, il sole c’è di giorno, mentre il maggiore utilizzo di energia nelle case, spesso avviene durante le ore serali. Per questo motivo l’uso di sistemi di accumulo, come le batterie, diventa una scelta obbligatoria.

Il sistema di accumulo funziona in maniera integrata con l’impianto fotovoltaico. Ogni volta che vi è eccesso di produzione da fotovoltaico, invece che cederla alla rete di energia, viene immagazzinata per la carica delle batterie. Inoltre grazie ad un impianto fotovoltaico con accumulo si più risparmiare fino all’80% della bolletta. In media si tratta del doppio rispetto ad un semplice impianto composto solo da pannelli ed inverter.

Fotovoltaico con accumulo, l’importanza delle batterie

Quando si sceglie un impianto fotovoltaico con accumulo occorre quindi comprare anche le batterie che consentono di stoccare l’energia elettrica generata e non immediatamente consumata. Le batterie si dicono monodirezionali, quando possono caricarsi solo dal fotovoltaico. Oppure sono bidirezionali quando possono essere caricate sia dal fotovoltaico che dalla rete. Non solo, quando si fa una scelta per l’acquisto istallazione dell’impianto occorre prestare attenzione anche allo spazio a disposizione. Ad esempio le batterie possono essere montate tra i pannelli fotovoltaici, dopo l’inverter, insomma dove si ha spazio per farlo.

Una certa attenzione occorre averla anche per quanto concerne le dimensioni delle batterie, che devono essere adeguate al tipo di impianto montato. Sul mercato esistono varie taglie per le batterie di accumulo del fotovoltaico. Lo scopo è offrire sul mercato la soluzione migliore per tutte le esigenze e per cablare il proprio bisogno energetico con lo spazio a disposizione. Infine la scelta richiede, inoltre, il calcolo del profilo di consumi elettrici, effettuato da professionisti specializzati per capire qual è il giusto dimensionamento delle batterie in base al fabbisogno energetico dell’abitazione.

Quali sono i costi da sostenere?

Il prezzo chiavi in mano delle batterie al litio per l’accumulo di un impianto fotovoltaico è di circa 900-1.200 euro per kWh. A questo occorre aggiungere il costo dell’impianto fotovoltaico. Si può dire che un impianto 3 kW con accumulo è sicuramente più costoso rispetto a un impianto tradizionale. Questo perché è dotato di un intelligente sistema on grid per l’accumulo dell’energia in potenti batterie al litio. Un sistema da 3 kW con sistema di accumulo costa a partire da 22.700 euro, più IVA. Tuttavia questi costi possono essere portati in detrazione grazie al superbonus o altri bonus legati all’energia e prorogati dalla legge di bilancio.

Planimetrie catastali, dalla difformità alla sanabilità, cosa c’è da sapere?

Le planimetrie catastali sono parte integrante di un immobile. Visure catastali, planimetrie sono atti catastali importantissimi anche nelle compravendite

Le planimetrie catastali, ma cosa sono?

Le planimetrie catastali sono disegni tecnici di un’unità immobiliare registrata in Catasto da cui è prossime conoscere le conformità alle regole catastali, contorni, destinazione dei locali, dati metrici e altre informazioni. Di solito questi disegni hanno una scala 1:200. Soprattutto nelle compravendite c’è bisogno della conformità catastale. Occorre cioè la perfetta rispondenza tra lo stato di fatto dell’immobile ed il disegno custodito presso gli uffici del catasto.

Anche quando si fa una compravendita tramite l’intervento di un istituto bancario, il tecnico incaricato, che si occupa di periziare l’immobile verifica e fotografa lo stato dei luoghi. Tutto deve essere conforme, anche la presenza di eventuali porte, finestre, pilastri o muri. Ma cosa succede se non si richiede un mutuo, si fa un atto e dopo ci si accorge delle difformità?

Cosa succede se ci si accorge delle difformità dopo l’atto?

E’ bene dire che dinnanzi al Notaio le parti firmano le planimetrie catastali garantendone la conformità Ma se ci si accorge, dopo l’atto, che ci sono delle difformità? Ecco questo potrebbe aprire scenari differenti.

La signora B ha deciso di comprare un immobile. Avendo una piccola somma messa da parte lo ha fatto senza la richiesta di mutuo ipotecario. Dopo qualche giorno, decide di ristrutturare l’immobile per renderlo idoneo alle sue esigenze. E magari se possibile accedere a qualche bonus per risparmiare sulle spese di ristrutturazioni. In quel momento l’architetto si rende conto che ci sono delle difformità. Quindi la Signora si chiede cosa può fare adesso?

In questo caso il comma 1-ter art. 29 L. 52/1985 consente il recupero e la sanabilità della posizione, andando a sanare l’assenza formale della dichiarazione, la sua omissione ancorché la difformità sia sostanzialmente conclamata al momento del rogito. Se le planimetrie catastali non corrispondono allo stato di fatto dei luoghi, per primo si deve procedere alla regolarizzazione edilizia (sempre se realizzabile) e successivamente ad una variazione catastale per aggiornare la planimetria.

Come si regolarizzano le difformità?

La nuova visura catastale, rispetto a quelle vecchie, permette di avere ulteriori informazioni. E queste sono documenti essenziali come la conformità delle planimetrie. Ma quando ci sono delle difformità occorre procedere a una variazione catastale per aggiornare la planimetria. Di solito se ne occupa un tecnico abilitato che cerca, quando possibile, di sistemare il tutto.

La redazione della variazione catastale, da consegnare tramite una procedura apposita all’ufficio provinciale dell’Agenzia delle Entrate (catasto), che in alcuni giorni consegnerà la documentazione corretta. Il consiglio per chi compra rimane sempre quello di prestare attenzione, soprattutto prima di decidere di comprare una nuova casa, che tutta la documentazione sia in regola.

Resto al sud 2023, al via le domande per il fondo perduto

Resto al sud 2023 è una misura fiscale molto importante per sostenere le imprese del Mezzogiorno e del Centro Italia, ma come funziona?

Resto al sud 2023, in cosa consiste?

Fare impresa in un clima di crisi economica certo non è molto semplice. Ma Resto al sud 2023 ha lo scopo di sostenere le imprese del Mezzogiorno e del centro Italia proprio per incentivare la nascita di nuove attività. Resto al Sud è l’incentivo che sostiene la nascita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e libero professionali in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, nelle aree del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche Umbria) e nelle isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord.

La misura è già stata disponibile negli anni scorsi e per quest’anno è stata rinnovata. Tuttavia l’agevolazione è rivolta a giovani imprenditori tra i 18 e i 55 anni, e prevede dei contributi fino a 200 mila euro. Ma si specifica che riguarda solo nuove idee imprenditoriali, quindi il limite territoriale è requisito essenziale. A gestire i contributi economici di Resto al sud è Invitalia.

Resto al sud, come funzionano le agevolazioni

Le agevolazioni coprono il 100% delle spese ammissibili e sono riconosciute con il 50% di contributo a fondo perduto ed il restante 50% di finanziamento bancario garantito dal Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese. Gli interessi sono interamente a carico di Invitalia. Le domande possono essere presentate, tramite mail, sulla piattaforma web di Invitalia.

Per spese ammissibili si intendono tutti quei costi sostenuti per la ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immoobili. Ma anche attrezzature, macchinari, programmi informatici, spese di gestione per un massimo del 20% del programma di spesa. Mentre non sono ammissibili le spese di progettazione e promozione e le spese per il personale dipendente o consulenza.

Per quali imprese si possono ottenere i finanziamenti?

I finanziamenti spettano per nuove idee imprenditoriali operanti in attività produttive nei settori industria, artigianato, trasformazione dei prodotti pesca, agricole e acquacoltura. Ma rientrano anche le imprese operanti nel settore del turismo, commercio, fornitura di servizi alle imprese e alle persone ed attività libero professionali.

Resto al Sud copre fino al 100% delle spese, con un finanziamento massimo di 50.000 euro per ogni richiedente, che può arrivare fino a 200.000 euro nel caso di società composte da quattro soci. Per le sole imprese esercitate in forma individuale, con un solo soggetto proponente, il finanziamento massimo è pari a 60.000 euro. Infine è possibile sempre essere aggiornati sugli sviluppi dei progetti presentati scaricando l’app di Resto al Sud, sia per Android che per IOS.

 

 

 

Fotovoltaico, su quali tetti sarà possibile installarlo?

Il fotovoltaico è l’energia rinnovabile del futuro e anche le singole città stanno muovendo verso questo sistema di produzione energetica.

Fotovoltaico, un progetto da apripista

Non passa giorno che non affronti il tema del fotovoltaico e soprattutto la possibilità di istallazione sui tetti delle case. In un’economia mondiale che si muove sempre più verso il green è importante attivare delle iniziative che spingono verso questa strada. Tra divieti di produzione di auto benzina e diesel, energie alternative e nuove invenzioni finalmente sembra che tutti gli stati vogliano migliorare il rispetto verso l’unico pianeta che abbiamo. Anche in vista della direttiva casa green dell’Europa che vuole gli immobili di classe energetica almeno D, entro il 2030.

Così Genova si candida a essere città apripista di un nuovo modo di censimento del proprio territorio. Si tratta del progetto Future City map, cha ha come obiettivo trovare tetti che possano ospitare pannelli fotovoltaici. Lo scopo è di aumentare il numero delle istallazioni dal 4% attuale al 15% previsto entro il 2025. Un accordo che nasce grazie al supporto di City Green Light che gestisce il servizio di illuminazione pubblica e l’apporto di Wesii leader europeo nel settore del telerilevamento aereo multispettrale applicato a tematiche green.

L’idea utile per altre città

Attraverso l’innovazione tecnologica ed un servizio di programmazione sarà possibile quindi mappare tutti i tetti delle città. Se questa attività venisse applicata anche in altre città, presto avremo la possibilità di avere più pannelli solari di quanto sia prevedibili. Non solo si tratta anche di uno strumento importante per conoscere il territorio da parte delle amministrazioni, che di solito non effettuano questo tipo di servizio cognitivo.

Infatti, il telerilevamento è la nuova frontiera per affrontare in modo sistematico le prossime sfide legate a risparmio energetico, sviluppo energie rinnovabili, comunità energetiche. Nessuno esclude la possibilità, per le varie città, di trovare una combinazione con altre fonti di energia rinnovabile per migliorare l’efficienza energetica anche degli edifici comunali.

Su quali tetti è possibile istallare i pannelli fotovoltaici?

I pannelli fotovoltaici vengono istallati sui tetti delle case, condomini, capannoni o edifici comunali. Una posizione privilegiata perché maggiormente esposta ai raggi solari. La condizione migliore è l’esposizione a sud, per aumentare l’efficienza del pannello. In media, per installare 1 kW – circa 4 pannelli – di impianto fotovoltaico su classico tetto a falde servono 6-7 mq di superficie libera. Su tetto piano, invece, lo spazio necessario è di 9-10 mq perché bisogna tenere conto dei supporti per inclinare i pannelli. Non si esclude comunque il Governo possa scendere in campo con incentivi volti alla maggiore istallazione di questi pannelli.

 

 

Partita Iva, è possibile averne una e fare più attività?

La partita Iva è un elemento essenziale per esercitare una professione o un’impresa. Ma quante attività possono farsi con la stessa partita Iva?

Partita Iva e la sua importanza

La vita è sempre più difficile da portare avanti per i troppi costi da sostenere. E questo spinge gli italiani a svolgere più lavori per cercare di fare quadrare i conti. Lo stesso vale anche per i professionisti o i possessori di partita Iva che diversificano il loro portafoglio di clienti proprio per incrementare i guadagni. Ma questo è possibile farlo?

Partiamo dal concetto di partita Iva che è una sequenza di 11 cifre che identifica un soggetto che esercita un’attività o un’impresa rilevante ai fini dell’imposizione fiscale diretta. Tuttavia può incidere con il codice fiscale, ma solo se l’attività è rappresentata da una persona fisica. Infine l’apertura della partita iva comporta anche l’iscrizione alla Camera di Commercio (CCIAA) o Registro delle imprese. Questo adempimento non è sempre obbligatorio.

Partita Iva, quante se ne possono avere?

La legge italiana prevede che un contribuente possa avere solo una partita Iva. Mentre si può avere anche solo una e svolgere più attività. In questo caso però occorre prestare attenzione ai codici Ateco. I codici ateco sono una tipologia di classificazione delle attività economiche adottate dall’Istituto Nazionale di Statistica Italiano (Istat) per le rilevazioni nazionali di carattere economico. Quindi chi svolge un’attività sa bene a quale categoria (codice Ateco) corrisponde.

Se invece si ha già una partita iva aperta e si vuole svolgere un secondo lavoro, è obbligatorio comunicare i nuovi codici Ateco al Fisco e all’ente previdenziale di riferimento. Inoltre la comunicazione deve essere fatta anche alla Camera di Commercio territoriale di competenza. Altro aspetto da considerare riguarda i profili previdenziali. Il lavoratore che svolge più attività deve iscriversi solo alla cassa di riferimento per l’attività prevalente. Ma se si ha l’obbligo di iscrizione ad un Albo, è bene valutare se le regole lo permettono.

Come si calcola il reddito imponibile?

Un’altra questione è quella che riguarda il calcolo del reddito imponibile, cioè la somma del guadagno su cui si applica la percentuale di tasse da pagare. Anche perché occorre stare attenti anche al regime di tassazione, sono molti che ad esempio hanno un regime di tassazione del 15% per il forfettario. Anche in questo caso rientrano in campo il codice ateco.

Per ogni codice c’è un coefficiente di redditività che va moltiplicato per il ricavo conseguito, così da calcolare a quanto ammonta il proprio reddito imponibile. Proprio come somma tra tutte queste moltiplicazioni. Se il limite è minore di 85 mila euro si può applicare la tassazione del 15%, altrimenti no.

 

 

 

 

Auto inquinanti, arriva dall’Europa lo stop per la vendita

Auto inquinanti sarà presto addio, arriva la nuova decisione dell’Unione europea che cambierà il mercato delle auto, ecco cosa è successo.

Auto inquinanti, la decisione dei Paesi europei

Novita dal mercato dell’automobile all’interno dei paesi europei. Infatti arriva il via libera definitivo per lo stop alla vendita di veicoli diesel e benzina. Con 340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astenuti la decisione ormai è stata presa. Dal 2035 le automobili con motore diesel e a benzina non saranno più vendute e piano piano sostituite da automobili elettriche. Una misura che punta ancora una volta al rispetto dell’ambiente e della diminuzione delle sostanze tossiche nell’arie.

L’obiettivo dell’Unione Europea è di avere bus cittadini a zero emissioni dal 2030 e un taglio del 90% delle emissioni per le flotte degli altri mezzi pesanti nuovi al 2040. In particolare i mezzi pesanti nuovi dovranno ridurre le emissioni di CO2 in modo progressivo del 45% nel 2030, del 65% al 2030 e del 90% al 2040.

Auto inquinanti, il pacchetto Fit for 55

La nuova legislatura rientra nel pacchetto Fit for 55 e stabilisce il percorso verso l’azzeramento delle emissioni di Co2 per le nuove autovetture e i veicoli commerciali leggeri nel 2003. Tuttavia sono fissasti degli step intermedi come la riduzione per il 203 del 55% per le automobili e del 50% per i furgoni.

La Commissione europea presenterà entro il 2025 una nuova metodologia per misurare le emissioni durante il ciclo di vita delle autovetture e dei furgoni venduti sul mercato dell’Unione europea. Tuttavia è prevista una deroga di 12 mesi per i piccoli produttori di veicoli, cioè quelli che producono fino a 10 mila auto all’anno.

Infine entro dicembre 2026 la commissione eurpea monitorerà il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante e di energia. Coloro che immatricolano meno di 1.000 nuovi veicoli all’anno continuano a essere esentati anche dopo il 2035. Dopo il voto finale in Aula, il Consiglio Ue dovrà approvare formalmente il testo prima della sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

Le reazioni del mondo politico italiano

In Italia i partiti politici come Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia si sono detti contrari alla nuova legislatura. Il timore è che  la decisione possa fare da apri pista dall’invasione dei mercati automobilisti da parte della Cina. L’Italia rischia per il suo indotto e chiede al Governo maggiori incentivi per sostitutire i vecchi mezzi con quelli ad energia elettrica. Tuttavia si deve lottare per la salvaguardia dei posti di lavoro e delle loro famiglie e anche delle figure come i classici meccanici.

Dubbi anche sulla reale validità della misura. Visto che comunque la produzione, lo smaltimento delle batterie ed il maggiore utilizzo di energia che serve per ricaricarle. Senza considerare il fatto che al momento le vetture elettriche costano di più rispetto a quelle tradizionali, almeno fino ad oggi.