Auto aziendale, come funziona l’uso?

Sono molte le aziende che, per esigenze lavorative, mettono a disposizione ai propri dipendenti l’uso dell’auto aziendale. Si tratta di un’automobile la cui proprietà è dell’azienda, ma può essere ottenuta anche  tramite un contratto a noleggio o con la formula del leasing.

Questo beneficio viene riconosciuto a quei dipendenti che durante l’anno percorrono migliaia di chilometri per motivi di lavoro, invece, per chi utilizza il proprio mezzo l’azienda rimborsa tutte le spese effettuate per i viaggi di lavoro. Cos’è un auto aziendale? La vettura è soggetta alla tassazione? Chi paga il bollo auto? Chi paga il carburante?

Auto aziendale: cos’ è?

L’auto aziendale è un mezzo che il datore di lavoro mette a disposizione dei i propri dipendenti che si spostano molto per questioni di lavoro (come ad esempio i rappresentanti, i tecnici, coloro che prestano assistenza in esterno, ecc…)

Con un contratto a noleggio l’impresa incombe in pochissime spese; stipulando una formula di canone fisso che può variare dai 2 ai 5 anni, i costi di manutenzione sono compresi nel contratto a noleggio e solo i costi del carburante spettano all’azienda ( in caso si ecceda con il chilometraggio pattuito si può andare incontro a delle sanzioni).

Con la formula del noleggio troviamo diverse garanzie:

  • assicurazione RCA
  • assistenza telefonica in caso d’ incidente per la compilazione dei moduli di costatazione 
  • gestione del sinistro e assistenza stradale dopo un’incidente
  • uso dell’auto sostitutiva in caso di necessità
  • in caso di guasti soccorso e assistenza stradale
  • bollo auto
  • manutenzione dall’auto 
  • sostituzione dei pneumatici estivi e invernali 

Il noleggio a lungo termine di una autovettura aziendale è un servizio detraibile dalle tasse: chi è in possesso della partita Iva può portare in detrazione al 20% un tetto massimo annuo di 3.615,20 euro. Per le aziende che concedono il benefit dell’uso promiscuo ai dipendenti è possibile portare in detrazione i costi fino al 70%. Per gli agenti di commercio,  i costi da portare in detrazione raggiungono l’ 80%.

L’auto aziendale può essere usata in due diversi modi: 

  • ad uso lavorativo, quando la vettura viene usata dal dipendente solo ed esclusivamente per lavoro;
  • ad uso promiscuo: la vettura viene usata dal dipendente non solo per motivi di lavoro ma anche per motivi personali.

Grazie alla formula dell’uso promiscuo dell’auto aziendale il lavoratore gode di alcuni vantaggi economici, ad esempio il bollo, l’assicurazione, la manutenzione dell’auto spetta all’azienda stessa mentre al dipendente spetta solo il pagamento del carburante.

Auto aziendale: è soggetta alla tassazione?

Con la concessione del benefit dell’uso promiscuo il dipendente viene assoggettato a tassazione Irpef. Il valore che bisogna calcolare per tassare un veicolo aziendale è basato sulle sue caratteristiche, come ad esempio il modello, la cilindrata, i cavalli, tutte caratteristiche che rendono il valore economico del benefit maggiore o minore.

La tassazione, di regola, è pari al  30% dell’importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15.000 chilometri laddove il valore è determinato in base al costo chilometrico di esercizio che può essere desunto dalle tabelle nazionali che l’ACI.

All’interno delle tabelle troviamo un calcolo oggettivo sul costo al km moltiplicato per i km ad uso personale e il risultato è l’ammontare annuo del reddito del dipendente.

Tale reddito viene distribuito nei 12 mesi dell’anno all’interno della busta paga del dipendente sulla quale dovrà pagare l’IRPEF con aliquota basata sul proprio reddito annuo.

Con la nuova legge la percentuale da applicare può aumentare o diminuire a seconda di quanto un veicolo è green.

  • Imponibile del 25% se il veicolo emette fino a 60g/km di Co2
  • Imponibile del 30% se il veicolo emette da 61 a 160g/km di Co2
  • Imponibile del 40% – 50% dal 2021 se il veicolo emette da 161 a 190g/km di Co2 
  • Imponibile del 50% – 60% dal 2021 se il veicolo emette oltre i 190g/km di Co2

Se invece l’auto viene usata solo ed esclusivamente per scopi lavorativi  e non ad uso promiscuo, può essere immatricolata come mezzo ad uso strumentale e il dipendente non è assoggettato alla tassazione Irpef. In questo caso l’azienda porta in detrazione dal reddito  i costi d’acquisto e di manutenzione il 100% e tutta l’IVA sulla stesse spese. Possono immatricolare l’auto ad uso strumentale solo gli imprenditori e i lavoratori professionisti.

I mezzi che possono essere detratti dalle tasse al 100% sono gli autocarri, gli autobus, i taxi pubblici e privati, furgoni, camion e mezzi di trasporto animali, automobili a noleggio, automobili delle scuole guida, automobili delle ditte di pompe funebri, automobili adibite a NCC (noleggio con conducente).

Auto aziendale: chi paga il carburante?

Se un dipendente usa la propria auto per lavoro, l’azienda lo  rimborsa delle spese effettuate, nel caso in cui la vettura è intestata all’azienda è possibile utilizzare delle carte carburanti associate a ciascuna targa in modo che ogni veicolo assegnato sia ad uso promiscuo che ad uso strumentale venga gestito nella forma più economica.

La carta carburante è un ottimo mezzo di pagamento, non obbliga più il dipendente a pagare in anticipo e presentare fatture e scontrini per il rimborso perché, grazie alla fatturazione elettronica,  obbligatoria per detrarre i costi e l’Iva, l’azienda può monitorare costantemente i costi e i consumi reali per ottimizzare la gestione aziendale.

La SCIA: cos’è, come presentarla e dove

Qualunque persona che voglia aprire un attività commerciale, cantiere edile oppure fare una semplice ristrutturazione deve per forza presentare una SCIA al comune di appartenenza. La SCIA non è altro che una Segnalazione Certificata Inizio Attività, sostituisce la vecchia DIA (Dichiarazione Inizio Attività).Si tratta di uno strumento che va a semplificare e liberalizzare le attività di impresa ed è estesa anche alle attività edilizie.

La segnalazione si deve presentare accompagnata da autocertificazioni con le quali l’imprenditore attesta il possesso dei requisitiper l’esercizio dell’attività. Il segnalante, quindi, si assume la responsabilità della rispondenza di quanto dichiarato. La SCIA, di fartto, sostituisce qualsiasi autorizzazione, licenza o permesso che dipenda dall’accertamento dei requisiti previsti dalle norme di settore.

Dove si presenta la SCIA?

La Scia va presentata nel Comune di appartenenza del locale scelto per la nostra attività, più precisamente all’ufficio S.U.A.P (Sportello Unico Attività Produttive)  presente in ogni Comune ed è il punto di contatto tra Imprese e Istituzioni. Il Suap serve ad avere un filo diretto tra Comune e imprese, infatti è il Suap che smista tutte le pratiche ai vari uffici ( Ufficio Tecnico, Asl, Regione e Provincia) in maniera telematica.

Documenti da presentare per la SCIA

Premesso che la SCIA va presentata non solo per una nuova apertura, ma anche per Subingressi, cambi di proprietà, Trasformazione del locale e dell’attività, Chiusura dell’attività (e come abbiamo accennato anche nel campo dell’edilizia) , i documenti da presentare per un ipotetica apertura, ad esempio,  di un ristorante sono:

  • Planimetria del locale riportante i dati Catastali
  • Asseverazione di un ingegnere sugli aspetti edilizi
  • Certificato di Agibilità che viene rilasciato dal Ufficio Tecnico del Comune
  • Copia contratto di Affitto
  • Iscrizione partita iva
  • Possesso di attestati di qualificazione professionali (REC, HACCP, etc etc)
  • Pagamento tassa ASL (200,00€)
  • Pagamento per diritti d’istruttoria (50,00 €)
  • Pagamento diritti istruttoria SCIA Commerciale
  • Valutazione di impatto acustico per le attività che superano i limiti di rumore stabilito da comune o dal DPCM del 14/11/1997

Una volta consegnati telematicamente tutti i documenti tramite il portale del SUAP si avrà subito la ricevuta di avvenuta consegna con il relativo numero di protocollo e si può fin da subito aprire la propria attività.

La SCIA ha, quindi, efficacia immediata nell’inizio dell’attività anche se, poi, il Comune ha il compito di avviare i controlli necessari per verificare che quanto segnalato dall’imprenditore risulti veritiero. I controlli possono portare anche a verificare la mancata rispondenza di quanto affermato e se i requisiti da possedere sono insussistenti (E quindi non si è in possesso dei presupposti per l’attività avviata) il Comune, oltre a presentare denuncia penale per false dichiarazioni avvia anche un provvedimento che, entro 60 giorni, vieta la prosecuzione dell’attività avviata (in caso di attività edilizia il termine è ridotto a 30 giorni).

Quali sono le attività che hanno l’obbligo della scia?

Le principali attività che hanno l’obbligo di richiedere la scia al suap sono:

  • Commercio al dettaglio 
  • Commercio al dettaglio elettronico
  • Attività ricettive (alberghi, pensioni etc, etc)
  • Agriturismo
  • Attività di deposito
  • Commercio all’ingrosso alimentare
  • Negozio in franchising di abbigliamento e altri
  • Trasporto di prodotti alimentari
  • Vendita di prodotti agricoli, zootecnici, mangimi per animali, prodotti minerale e chimici destinati all’alimentazione animale
  • Stabilimenti produttivi industriali
  • Attivita artigianali: laboratori di produzione, confezionamento
  • Vendita diretta : gelateria, pizzerie al taglio, autolavaggio a mano
  • Negozi di Parrucchiere, acconciatore, estetista, tatuaggi e piercing
  • Vendita e somministrazione temporanea in luoghi privati (in occasione di eventi)
  • Apertura, subingresso, trasferimento dei locali di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande
  • Esercizi del tipo di bar, ristoranti, etc etc
  • Mense di ristorazione collettiva (ospedali, scuole, case di riposo, caserme, comunità)
  • Sala giochi, scommesse
  • Ristoranti in locali notturni, stabilimenti balneari, impianti sportivi
  • Sospensione, riapertura, cessazione degli esercizi pubblici di somministrazione di alimenti e bevande
  • Cambio dei soggetti titolari dei requisisti professionali della SCIA
  • Modifica dei locali o degli impianti dichiarati al SUAP
  • Variazione merceologica o del ciclo produttivo.

Va inoltre ricordato  che aprire un negozio, locale, laboratorio senza la presentazione della scia dopo un controllo delle forze dell’ordine ci sarà la chiusura immediata dell’attività.

Proponiamo la lettura anche dell’articolo: Manuale di autocontrollo HACCP, a cosa serve e come richiederlo

Bollo auto non pagato: cosa si rischia e sanzioni

Anche se era nata, inizialmente come una tassa di circolazione, attualmente il bollo auto è una tassa di possesso, il che significa che si deve pagare anche se l’auto non si utilizza mai, infatti per il pagamento e sufficiente avere intestato l’autoveicolo (anche se rotto o non marciante). 

Il bollo auto si paga con cadenza annuale, per pagarlo si ha a disposizione tutto il mese successivo a quello di scadenza. Se, quindi, il bollo scade nel mese di dicembre, si avrà tempo fino al 31 gennaio per provvedere al pagamento senza l’applicazione di sanzioni e interessi.

Che succede se ci dimentichiamo di pagare il bollo?

Se ci dimentichiamo di pagare il bollo auto dopo il termine massimo previsto per il pagamento (l’ultimo giorno del mese successivo a quello di scadenza) all’importo bisognerà aggiungere anche le sanzioni e gli interessi. In ogni caso, grazie alla possibilità di fruire del ravvedimento operoso, prima si ovvia al pagamento meno interessi e sanzioni si pagano.

Se si effettua il pagamento del bollo auto entro un anno dalla scadenza l’importo sarà aumentato dallo 0,1 al 3,75% ( grazie al Ravvedimento Operoso), interessi e sanzioni saranno minori quanto è più breve il lasso di tempo che separa il pagamento dal termine ultimo per poterlo effettuare. Per chi si ravvede entro 14 giorni dalla scadenza prevista, la sanzione è quasi irrisoria (0,1% dell’importo originario per ogni giorno di ritardo) con interessi pari allo 0,3% per ogni giorno. Con il protrarsi del ritardo, però la sanzione aumenta fino al 3,75% previsto per chi paga entro l’anno (con interessi giornalieri fermi sempre allo 0,3%).

Per chi paga dal 14esimo al 30esimo giorno dopo la scadenza ultima le sanzioni previste sono dell’1,5% e passano all’1,67% per ritardi compresi tra 30 e 90 giorni. A tali sanzioni vanno poi applicati anche gli interessi giornalieri delle somme non pagate pari all’1% ogni semestre.

Oltrepassato l’anno di scadenza, non potendo più fruire del ravvedimento operoso, ci si vedrà applicare una vera e propria multa corrispondente al 30% dell’importo non pagato più un’aggiunta di interessi pari all’1% per ogni semestre trascorso. 

Per chi non provvede spontaneamente al pagamento del bollo auto l’Agenzia delle Entrate provvede all’avvio di una procedura di recupero credito. Inizialmente il contribuente riceverà un avviso bonario che invita al pagamento del bollo auto non pagato entro 30 giorni dalla comunicazione. Se non si procede al pagamento il debito verrà iscritto a ruolo, si tratta di un atto formale che prevede l’invio di una cartella di pagamento che dovrà essere saldata entro 60 giorni dalla ricezione .

Se neanche in presenza della cartella di pagamento si procede al pagamento del bollo auto il debitore sarà obbligato ad eseguirlo tramite la messa in essere di misure esecutive come il pignoramento ed il fermo amministrativo del veicolo stesso.

Il mancato pagamento del bollo auto può portare ad un Fermo Amministrativo e se non si paga per 3 anni consecutivi l’autovettura viene cancellata dagli uffici del Pubblico Registro Automobilistico (PRA) inoltre gli organi preposti al controllo, Polizia e Carabinieri provvederanno al ritiro della carta di circolazione e delle targhe dell’ autovettura.

Anche se l’auto viene radiata dal PRA e privata delle targhe (quindi l’auto non potrà più circolare per le strade pubbliche) si dovrà comunque pagare tutti i bolli mancanti. A queste procedure esecutive, nei casi più estremi, possono seguire la radiazione dei veicolo dal PRA e la rottamazione dello stesso.

Bollo auto: chi lo paga in caso di vendita auto, vecchio o nuovo proprietario?

Il bollo auto e una tassa istituita nel 1953 per volere dell’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Nato inizialmente come tassa di circolazione oggi è inteso come imposta sul possesso di qualsiasi veicolo, Va pagato, quindi, sempre quando si possiede un’automobile, anche se questa non circola. Proprio per questo motivo il bollo auto è considerato come una delle imposte più odiate dagli italiani.

Scadenza bollo auto

Il pagamento del bollo auto, ricordiamo, è a cadenza annuale e ci sono  diverse scadenze per il pagamento. Solitamente l’odiato balzello va pagato entro il 31 gennaio (ed è riferito al bollo auto scaduto a dicembre), ma esistono anche altre date di scadenze: 30 aprile, 31 maggio, 31 luglio, 31 agosto e 30 settembre.

Le principali scadenze del bollo si riferiscono ai mesi di:

  • Aprile, Agosto e Dicembre, per le auto
  • Gennaio e Luglio, per le moto
  • Gennaio, Maggio e Settembre, per i veicoli commerciali adibiti al trasporto merci.

Senza addentrarci in materia di scadenza del bollo, andiamo a vedere, in caso di compravendita di un veicolo usato chi è tenuto al pagamento del bollo.

Bollo auto vendita: vecchio o nuovo proprietario?

Dopo aver ampiamente parlato del Bollo Auto oggi parleremo del pagamento dello stesso in caso di vendita.  Se si deve acquistare un veicolo, e ci riferiamo a quelli usati, è bene controllare la scadenza del bollo auto per capire se a pagarlo dovrà essere il vecchio proprietario, quello che vende, o il nuovo, quello che acquista.

Nel caso si compri un autovettura  usata  da un privato cittadino e non da un autosalone ( visto che gli autosaloni e le concessionarie di veicoli usati hanno la possibilità di bloccare il bollo per tutta la durata che l’auto è nell’autosalone e quindi non circolante ed in ogni caso, quindi, al pagamento è tenuto il nuovo proprietario per le mensilità che lo separano dalla scadenza annuale), per stabilire da chi deve essere pagato il bollo auto, basterà vedere la scadenza dello stesso.

In caso di vendita tra privati cittadini se il passaggio viene effettuato prima della scadenza del bollo (basta anche un giorno prima) il bollo per l’anno che viene spetterà al nuovo proprietario. In caso, invece, che la scadenza del bollo cada prima del passaggio di proprietà per tutto l’anno l’imposta dovrà essere pagata dal vecchio proprietario.

Riassumendo, quindi:

  • paga il bollo il vecchio proprietario se scade prima del passaggio di proprietà
  • paga il bollo il nuovo proprietario se la scadenza e dopo il passaggio di proprietà

Il bollo auto di tutti gli anni precedenti al passaggio di proprietà che non sono stati pagati, spetteranno al vecchio proprietario e per l’ente predisposto al recupero del credito non versato non sarà possibile effettuare il Fermo Amministrativo dell’auto. Di fatto, quindi, quando si acquista un’auto non ci si deve preoccupare di verificare che il vecchio proprietario abbia pagato sempre il bollo perché eventuali cartelle esattoriali per il bollo non pagato arriveranno al vecchio proprietario per le competenze fino al momento del passaggio di proprietà.

Ricordiamo, infine che da alcune Regioni sono previste agevolazioni ed esenzioni per il pagamento del bollo auto per le vetture ibride. L’approfondimento a tal riguardo può essere trovato nell’articolo: Bollo Auto, agevolazione per veicoli Ibridi

Manuale di autocontrollo HACCP, a cosa serve e come richiederlo

Qualsiasi persona oggi voglia aprire un locale che somministri cibo deve fare un corso che gli spiega cosa sia L’HACCP.

L’HACCP è l’acronimo di Hazard Analysis Critical Control Point (Analisi dei Rischi e Controllo dei Punti Critici) per la produzione di alimenti destinato al consumo umano.

Ogni pubblico esercizio che manipoli, crei, fabbrichi, confezioni, distribuisca, venda oppure somministri cibi deve avere, per obbligo di legge, la certificazione HACCP e un manuale redatto per la sua attività da un consulente esterno che spieghi come possa garantire la sicurezza igienico sanitaria e della commestibilità del prodotto finito. La direttiva e disciplinata dal Decreto Legislativo 193/07.

E’ necessario, quindi, frequentare un corso al termine del quale  si ottiene una certificazione HACCP che attesta, proprio, la frequentazione del corso e certifica le conoscenze e le competenze sulla corretta conservazione dei cibi e l’igienizzazioni delle attrezzature in tutti i vari processi.

Il grado di conoscenza, ovviamente, varia in base alle diverse responsabilità che si svolgono nella filiera della produzione/manipolazione; di fatto, quindi, un responsabile dovrà avere conoscenze ben diverse da un dipendente.

HACCP: i principi da rispettare

Per un piano di autocontrollo devono essere rispettati i seguenti principi:

  • Identificazione dei rischi durante i processi produttivi degli alimenti per poter prevenire i pericoli.
  • Individuazione dei Punti Critici di Controllo e dove possibile intervenire, eliminare oppure eliminare il rischio.
  • Definizione dei limiti dei rischi.
  • Definizione delle procedure di monitoraggio sanitario.
  • Predisposizione di soluzione volte a correggere il problema.
  • Definizioni di procedure che monitorino l’efficacia della soluzione adottata.

Documentazione specifica per l’azienda

Il consulente della sicurezza esterno redigerà un manuale specifico per la nostra attività, visto che ogni attività può essere differenti dalle altre non esiste un manuale standard che e buono per tutti, all’interno del quale potremo trovare, infatti, i nomi dei dipendenti o responsabili che all’interno dell’azienda si occupano dei ruoli chiave per l’attuazione del Piano di Autocontrollo.

Tale manuale infatti deve restare sempre a portata di mano per un eventuale controllo da parte delle forze dell’ordine (di solito per la filiera alimentare l’ente preposto al controllo igienico sanitario è il Nucleo Antisofisticazione e Sanità oppure più semplicemente NAS).

Oltre al manuale per attuare il sistema di autocontrollo bisognerà riempire delle schede:

  • Modulo di verifica animali infestanti è una scheda che si compila una volta la mese, dove bisogna riportare con delle semplici crocette la presenza o meno di: Peli o piume, rasure o segni di roditori, insetti vivi, insetti morti, roditori, contenitori danneggiati da insetti o roditori, feci o altri escrementi di roditori, animali infestanti nelle esche o trappole. Alla fine di tale scheda si appongono due firme una dell’addetto che ha eseguito il controllo e una del responsabile aziendale della sicurezza.
  • Modulo per la Ricezione della Merce in entrata: e una scheda che bisogna compilare ogni volta che arriva la merce e bisogna indicare: la data, il nome del fornitore, quantità e tipologia del prodotto, il lotto e se la fornitura e stata accettata oppure no.  La fornitura è accettata se sono stati rispettati i seguenti parametri: verifica organolettica del prodotto, integrità della confezione, rispetto delle temperature di trasporto, data di scadenza, data di confezionamento e temperatura minima di conservazione
  • Scheda di Sanificazione e Registrazione Pulizie: è suddivisa in due parti ben distinte, la prima per le pulizie giornaliere la seconda per le pulizie settimanali. Le pulizie giornaliere riguardano: Pulizie Attrezzature, pulizia bar, pulizia servizi igenici e pulizia sala esterna. Quelle settimanali invece sono: pulizia frigoriferi, pulizia congelatori, pulizia magazzino, pulizia porte e finestre, controllo scadenza alimenti. Ovviamente va sottolineato che la sanificazione deve avvenire dopo avere fatto le pulizie, infatti una non esclude l’altra.
  • Scheda registrazioni delle Temperature: riguardano frigoriferi, banchi frigo, congelatori e surgelatori, è una scheda mensile da riempire tutti i giorni con una C (conforme) dopo aver rilevato le temperature dei frigoriferi e surgelatori/congelatori che devo esse tra 1°/4° centigradi per i frigoriferi e -18°/-21° centigradi per i congelatori.
  • Scheda monitoraggio Impianti e Attrezzature: è un controllo che si attua ogni sei mesi e comprende: Aree e strutture esterne: integrità pavimentazione, Locali laboratorio e stoccaggio: distacco intonaco o vernice, integrità pavimento e piastrelle, integrità porte finestre e retine, rubinetti gocciolanti, presenza umidità, Servizi igienici: distacco intonaco o vernice, integrità pavimento e piastrelle, integrità porte finestre e retine, rubinetti gocciolanti, presenza umidità, Frigoriferi: integrità delle guarnizioni, Attrezzature: anomalie meccaniche.
  • Modulo per le non conformità: Scheda da compilare in caso che la merce al ricevimento non risulti idonea per essere lavorata oppure presenti danni causati da una scarsa attenzione del trasportatore. 
  • Scheda per l’allerta sanitaria: si tratta di una scheda per tre tipi di pericolo: Biologico, fisico, chimico e si attua qualora il responsabile si accorga che un alimento da lui manipolato non sia più conforme ai requisiti di sicurezza per gli alimenti tramite il modulo allerta il centro ASL di zona che provvederà al ritiro di tale prodotto dal mercato.
  • Scheda per l’elenco dei fornitori qualificati e dichiarazione garanzia:è una scheda dove sono presenti due colonne, nella prima va scritto il nome del fornitore e nella seconda il recapito telefonico.

Va detto anche che i lavoratori che si trovino in una cucina di un ristorante o in un laboratorio dove si produca cibo devono tutti aver fatto il corso dell’HACCP .

Quanto costa il manuale?

Il costo di un manuale fatto su misura per la vostra azienda può variare in base al tipo di manuale che si sceglie, cartaceo oppure digitale, dalla complessità della stesura dello stesso (il manuale di un ristorantino di paese e meno complesso da redigere da quello di un grosso laboratorio che fa pasti per degli ospedali oppure scuole).  Comunque il prezzo va dai 100 euro fino ad un massimo di 500.

Le sanzioni

Le sanzioni per le inosservanze dell’attuazione del piano di autocontrollo sono:

Da € 1.000 a €  6.000  per piano di autocontrollo o manuale Haccp non conforme o non aggiornato.

Da € 500 a € 3.000 inosservanza dei principi fondamentali dell’Haccp o per mancanza di compilazione parziale o totale delle schede.

RC Auto: come si sottoscrive, come si paga e le formule previste

L’RCA letteralmente significa Responsabilità Civile Autoveicoli ed in Italia è obbligatorio sottoscriverla per qualsiasi mezzo circoli su strada pubblica. L’RC Auto viene chiamata anche assicurazione, e di solito viene stipulata dalle compagnie assicurative e serve a sollevare da ogni responsabilità economica il conducente dell’autovettura visto che copre i danni materiali o lesioni causati a terzi.

L’assicurazione inoltre copre i danni anche dei passeggeri che portiamo con noi nell’auto. La polizza assicurativa può,dietro ovviamente costo più alto, comprendere: furto e incendio, kasko, atti vandalici, cristalli, e danni atmosferici.

RC Auto: le formule previste

Furto e incendio: copre tutti i danni causati dal furto oppure da uno scoppio o incendio, rapina e danni da fulmine, fino a coprire il valore totale dell’auto al momento dell’avvenimento di tale circostanza. Il costo della polizza furto e incendio ovviamente varia in base al valore dell’auto e in base a quanto il proprietario vuole assicurarla.

Polizza KasKo: è una polizza accessoria quindi può essere facoltativa; si sottoscrive comunque legata ad una polizza RC Auto standard e copre i danni che il conducente può creare al proprio autoveicolo a prescindere dalla responsabilità.

La polizza KasKo è particolarmente indicata per chi ha un autovettura di elevato valore oppure per chi ha un’automobile d’epoca, visto che i pezzi di ricambio sono sempre più introvabili e perciò molto costosi.

Tale polizza è conveniente anche per chi è neopatentato, visto che magari non ha molta dimestichezza con l’automezzo e quindi più incline a procurare un danno.

Ovviamente, come per l’RCA standard, anche la polizza KasKo ha dei casi in cui il diritto di risarcimento del danno decade. E i casi sono:

  • Il conducente non ha la patente di guida in corso di validità
  • Il conducente ha causato dei danni sotto effetto di droghe oppure guidi in stato di ebbrezza
  • se il danno e causato da oggetti o animali trasportati non messi in sicurezza
  • se il danno è stato causato volontariamente dal conducente: per questa opzione si figura anche il reato di frode verso la compagnia di assicurazione
  • se il danno e stato causato da agenti atmosferici (pioggia, grandine, forte vento)

Come sottoscrivere una polizza RCA

Nei tempi passati l’unico modo per sottoscrivere una polizza RCA era andare fisicamente presso un agenzia e farsi fare un contratto secondo le nostre esigenze.

Con l’avvento della tecnologia ora si può stipulare una polizza auto direttamente seduti da casa rivolgendosi ai numerosi siti che offrono tale possibilità. Infatti, basta avere con sè pochi documenti necessari che comprendono:

  • carta d’identità o patente di guida
  • codice fiscale
  • libretto di circolazione del veicolo
  • l’attestato di rischio (che non è obbligato a presentare chi si assicura per la prima volta perché ovviamente sprovvisto, pero quest’ultimo può, se rientra, usufruire della Legge Bersani).

La Legge Bersani in merito alle assicurazioni auto prevede che se un neopatentato vuole assicurare la propria autovettura per la prima volta può usufruire della classe di merito di un familiare convivente.

Come pagare la RC Auto

Una volta che, tramite agenzia o web, abbiamo scelto la polizza che a noi è più conveniente le opzioni per il pagamento sono:

  • carta di credito
  • Postepay
  • bonifico bancario o postale 
  • Paypal
  • Amazon pay
  • Apple pay
  • Google pay
  • solo per la stipula in agenzia si può pagare ancora in contanti e assegno.

Documenti da avere in auto 

Dopo il 18 ottobre 2015 non e più obbligatorio esporre il contrassegno assicurativo sul parabrezza dell’auto. Se veniamo fermati per un controllo dalle forze dell’ordine, vigili urbani, polizia di stato, carabinieri, guardia di finanza, oltre al libretto di circolazione e la nostra patente ci possono chiedere anche il contratto assicurativo che dobbiamo tenere sempre in auto.

Non sempre comunque viene richiesto il certificato assicurativa perché oggi le forze dell’ordine possono vedere se il veicolo è assicurato semplicemente inserendo la targa in un apposito programma che grazie ad un database controlla il dato.

Associazione culturale, come si costituisce e a cosa serve

Le associazioni, di qualsiasi forma, hanno lo scopo di riunire un gruppo o più gruppi di persone aventi le stesse passioni o idee. Ci sono vari tipi di associazioni ed ognuna ha un suo scopo, ma tutte devono avere una finalità sociale.

Grazie all’articolo 18 della costituzione italiana che recita: “i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale”, sono nate molte associazioni di ogni genere e forma in tutta Italia.

L’associazione più diffusa è quella “Generica” detta anche Culturale, in genere chi vuole aprire un’associazione senza scopo di lucro sceglie la “Culturale” per il semplice fatto che è la più semplice da realizzare.

Come si costituisce un’Associazione Culturale

Qualsiasi persona voglia fondare un’associazione ha bisogno di:

  • Atto costitutivo
  • Statuto

L’atto costitutivo viene redatto in autonomia e poi viene registrato all’Agenzia delle Entrate, su questo atto viene riportato tutto il consiglio direttivo che compone l’associazione: Presidente, vicepresidente, tesoriere, segretario, consiglieri.

Il Presidente: ha la responsabilità giuridica dell’associazione, rispondendo in prima persona per qualsiasi problema (ad esempio se l’associazione accumula dei debiti), controlla che la vita sociale all’interno del circolo venga svolta in armonia, e che si rispettino le attività previste votate durante il consiglio; può sottoscrivere contratti, accordi per conto dell’associazione oppure può delegare un altro membro del direttivo a farlo. Ovviamente il presidente non può in nessun modo prendere una decisione autonomamente ma qualsiasi decisioni riguardante l’associazione deve essere discussa sempre dall’assemblea dei soci, previa convocazione esposta in bacheca 15 giorni prima della data dell’assemblea.

Il Vicepresidente: sostituisce in tutto il presidente qualora quest’ultimo sia impossibilitato da un impegno a presiedere nell’associazione.

Il Tesoriere: viene nominato nella riunione del nuovo consiglio Direttivo per alzata di mano, e ha il compito di  gestire le entrate economiche e finanziarie dell’associazione, può effettuare pagamenti a fornitori, firmare assegni e di solito ha anche una delega per operare sul conto dell’associazione.

Il segretario: ha la funzione di verbalizzante durante le assemblee dell’associazione, assemblea che non può essere indetta senza un socio che funge da segretario e aiuta il presidente nell’amministrazione dell’associazione.

I Consiglieri: compongono il resto del direttivo e non hanno particolari incarichi.

Perché creare un’associazione culturale e cosa serve

Un’associazione viene scelta per la maggior semplicità di realizzazione, infatti, per un’associazione non è richiesto un locale con destinazione d’uso specifica quindi indistintamente si può usare un locale con destinazione d’uso C1, C2, C3, etc etc, l’unica cosa richiesta e la salubrità dei luoghi e l’agibilità del locale che viene presentata al comune al momento dell’apertura.

Per costituire un’associazione culturale dopo aver redatto l’atto costitutivo, il presidente si reca all’Agenzia delle Entrare per consegnare e farsi rilasciare il Codice fiscale, infatti l’associazione non ha bisogno di partita IVA.

Una volta ottenuto il codice fiscale si può dire che l’associazione è nata, per poter aprire ai soci bisogna fare una comunicazione al comune di appartenenza.

Un’associazione per esistere deve essere iscritta ad un Ente riconosciuto che mette a disposizione i nullaosta; fra i più famosi enti riconosciuti ci sono l’Arci, Enals, Tai, solo per citarne alcuni, dove tale enti se necessario rilasciano i nulla osta per lo spaccio di generi alimentari e bevande alcooliche, per quest’ultime bisogna presentare il nullaosta che ci rilascia l’ente presso la questura di zona per fargli presente che nella nostra associazione somministriamo bevande alcoliche ai nostri associati.

Se l’associazione offre un punto bar con piccola cucina per i soci allora l’iter diventa un po’ più complicato, nel senso che bisogna effettuare una vera e propria SCIA presso il S.U.A.P. del comune di appartenenza con i seguenti documenti:

  • agibilità del locale
  • pagamento tassa ASL, se il locale e provvisto di canna fumaria per cappa aspirante bisognerà allegare anche un certificato in deroga per i fumi in atmosfera
  • atto costitutivo
  • statuto
  • codice fiscale rilasciato dall’Agenzia delle Entrate 
  • documenti del presidente pro tempore.

Ovviamente se si somministrano cibo e alcoolici l’associazione deve avere anche un piano di autocontrollo HACCP con schede per il controllo temperature frigoriferi, schede per la pulizia programmata, essere in possesso del documento REC che abilita chi sta dietro il banco bar alla mescita di bevande alcooliche

Limitazioni degli accessi all’associazione

Ovviamente va detto che all’interno dell’associazione possono trovarsi presenti solo persone che sono tesserate presso la stessa.

Una nuova persona che vuole entrare a far parte di un’associazione deve compilare un foglio con

  • nome
  • cognome
  • numero di telefono 
  • numero  di documento di identità in corso di validità
  • motivazione del perché vuole entrare a far parte dell’associazione.

Una volta riempito il modulo il consiglio direttivo si riunisce e mette ai voti la possibilità o meno di acquisire il nuovo socio, una volta deliberata la decisione di accettare il nuovo socio verrà tesserato e da quel momento può prendere parte alla vita sociale del Circolo.

Nella maggior parte dei casi la tessera associativa per il nuovo socio ha un costo annuale che può variare da pochi euro fino a passare i 50 euro come per le Associazioni Sportive Dilettantistiche (palestre, associazioni di motociclisti etc etc).

Le Associazioni pagano le tasse?

Le associazioni sono enti non a scopo di lucro quindi alcuni redditi non si devono dichiarare e non sono tassabili ma ci sono delle eccezioni che devono essere tassate: quando l’associazione svolge un attività prettamente commerciale i redditi che ne derivano devono essere tassati. Pertanto  legato al codice fiscale, l’associazione può avere anche la partita Iva.

Ricavi Commerciali

  • Vendita prodotti nuovi
  • Erogazioni di servizi essenziali (gas, corrente elettrica, fognature)
  • Fiere per esposizioni commerciali
  • Gestione di spacci, mense e somministrazione pasti
  • Gestione trasporto merci
  • Svolgimento di servizi di radiodiffusione
  • Sponsorizzazione di eventi e pubblicità

Ricavi non tassabili per le Associazioni

  • Soldi raccolti durante eventi
  • Contributi da enti pubblici 
  • Prestazioni offerte ad associati e iscritti 
  • Quote associative che versano i soci al momento dell’iscrizione

Per la tenuta delle scritture contabili infatti le associazioni si rivolgono a commercialisti specifici.

Superbollo: chi è tenuto a pagare la tasse sulle auto ‘di lusso’?

Il superbollo e una tassa automobilistica che colpisce, attualmente, solo le auto di lusso ma non è stato sempre così. Di seguito vi spiegherò quale automobili ci rientrano, come si calcola e come si paga.

Il primo superbollo in Italia vide la luce nel 1976 ed era una tassa relegata alle sole auto diesel. Tale dazio consisteva nel pagare in aggiunta al bollo auto 12.000 lire ogni cavallo fiscale (i cavalli fiscali si calcolano in genere dividendo la cilindrata totale dell’auto per 100, quindi un auto da 2000 cc di cilindrata ha 20 cv fiscali) modificata nel 1987 a 33,750 lire per ogni cavallo fiscale.

Nel 1997 tale tassa fu abolita e il mercato delle motorizzazioni diesel ricominciò a risalire. Nel 2011 grazie all’articolo 23 del Decreto Salva Italia  (decreto legge n° 201 del 6 dicembre 2011) venne di nuovo introdotto il superbollo per auto di lusso per autoveicoli. La tassa che si paga oggi sulle auto di lusso, quindi, ha davvero pochissimi punti in comune con quella che entrò in vigore nel 1976.

Come si calcola il superbollo

E’ tenuto a pagare il superbollo chiunque abbia un autovettura che va oltre i 185 kilowatt. Le autovetture che superano i 185 kilowatt dovranno versare nelle casse dell’Erario (si tratta di una tassa erariale e non regionale)  20 euro in più per ogni kw successivo, ad esempio prendiamo un auto che ha 200 kw il proprietario dovrà pagare 20 euro per 15 (che sono i kilowatt che superano la soglia dei 185 kilowatt). Il superbollo, quindi, è una sorta di addizionale che va pagata oltre al bollo auto. 

Ci sono delle agevolazioni per il pagamento del superbollo che scattano in base all’anno di immatricolazione del veicolo. A pagare il superbollo sono, generalmente i proprietari dell’auto ma sono chiamati al versamento anche gli utilizzatori di auto in leasing.

Come abbiamo anticipato l’importo del superbollo non è constante ma varia nel corso della vita dell’auto:

  • Per i primi 5 anni dall’immatricolazione è dovuto in misura intera ma poi, diminuisce all’aumentare degli anni di vita dell’auto.
  • Per auto immatricolate da 5 anni si ha una riduzione del 40% dell’importo: si dovranno pagare, quindi,  12 euro per ogni kilowatt
  •  Per auto immatricolate da 10 anni si ha una riduzione del 70% dell’importo del superbollo e si dovranno pagare, quindi solo 6 euro per ogni kilowatt 
  • Per auto che hanno 15 anni di età si ha diritto ad una riduzione dell’85% dell’importo iniziale e si dovranno versare solo 3 euro per ogni kilowatt.
  • Discorso differente per auto che hanno più di 20 anni, infatti non si dovrà più pagare la suddetta tassa.

Dove si paga il superbollo

Per il pagamento del superbollo ci si può avvalere di diversi metodi:

  • online tramite il portale dei tributi della regione di appartenenza, delegazione Aci, motorizzazione civile, poste sia online che in un qualsiasi sportello, ricevitorie abilitate, home banking
  • tramite F24 utilizzando il codice tributo (sezione Erario) 3364. Nel modulo andranno indicati oltre ai dati del proprietario anche quelli relativi all’identificazione univoca del veicolo

Per il pagamento del bollo bisogna portare con se il libretto di circolazione dell’auto. Ritardi o mancati pagamenti del superbollo possono portare al pagamento di una sanzione amministrativa pari a al 35% della tariffa evasa, in casi estremi anche al sequestro dell’autovettura.

Bollo Auto, agevolazione per veicoli Ibridi

Il bollo auto e una tassa creata dallo stato nel 1953. All’inizio era solo una tassa di proprietà, quindi se l’automobile non circolava su strada il proprietario poteva anche non pagarla, ma dal 1983 e diventata una tassa di possesso che si paga a prescindere se si usa o non si usa l’automobile. Di fatto tutti i possessori di un’automobile sono tenuti al pagamento del bollo auto, anche se sono previste agevolazioni ed esenzioni in alcuni casi specifici.

Bollo Auto Agevolazione per le auto Ibride

In questo articolo parleremo delle agevolazioni  previste nel pagamento del bollo auto per i veicoli ibridi, cioè quel tipo di automobili che sono equipaggiate sia con il motore endotermico (benzina/diesel) sia con motore elettrico. 

Per le auto ibride non c’è una vera e propria legge nazionale che stabilisce le agevolazioni in materia di bollo auto ma viene lasciata la decisione ad ogni singola regione, ed alcune addirittura ne sono prive.

Alleghiamo, di seguito, una schema suddiviso per Regione per quel che riguarda le agevolazione valevoli solo per auto ibride comperate nuove

Veneto: dal 2014 per le auto ibride la regione incentiva l’esenzione dei primi 3 anni di bollo auto.

Lombardia: 50% di sconto sul bollo auto per i primi 5 anni se le auto sono state acquistate dopo il 1 gennaio 2019; prevista, invece l’esenzione permanente per auto elettriche e a idrogeno.

Piemonte: Esenzione bollo per 5 anni dall’immatricolazione, l’unica norma da osservare sono i 100kw di potenza massima che deve avere il motore endotermico.

Valle D’Aosta: esenzione bollo per i primi 5 anni di vita dell’automobile ibrida, valido anche per i veicoli ad idrogeno

Trentino Alto Adige: esenzione dal pagamento del bollo auto per i primi 3 anni per i veicoli Ibridi, elettrici, doppia alimentazione Benzina/idrogeno e i veicoli Bifuel benzina/gpl e benzina/metano.

Friuli Venezia Giulia: per le automobili ibride non sono previste agevolazioni, mentre per le elettriche esenzione per i primi 5 anni.

Bolzano: esenzione bollo auto per 3 anni per le vetture Ibride, gpl, idrogeno, metano invece le auto elettriche sono esentate dal pagamento per 5 anni.

Liguria: esenzione bollo auto per 5 anni per autovetture ibride benzina/elettrica, diesel/elettrica e benzina/idrogeno.

Emilia Romagna: il bollo auto si paga normalmente, ma viene riconosciuto un contributo economico di 191 euro per 3 anni per le auto ibride; è necessario richiedere l’agevolazione direttamente tramite il portale della regione Emilia Romagna.  

Toscana: non ci sono agevolazione per il pagamento del bollo delle auto ibride, ma per le elettriche il bollo non si paga per i primi 5 anni dopo di che l’importo totale viene ridotto ad un quarto.

Marche: esenzione bollo per i primi 6 anni dall’immatricolazione dell’auto benzina/elettrica, gasolio/elettrica o benzina/idrogeno ma solo per i veicoli immatricolati per l’anno 2021 

Lazio: esenzione bollo auto per i primi 3 anni dall’immatricolazione per auto ibride benzina/elettrica, benzina/idrogeno; esenzione quinquennale per i veicoli elettrici.

Umbria: ad oggi non ci sono agevolazione per automobili ibride, esenzione di 5 anni per auto elettriche

Molise: esenzione bollo auto ibride per 2 anni e di 5 anni per le auto totalmente elettriche 

Abruzzo: esenzione pagamento bollo auto di 3 anni per chi acquista un automobile fino al 31 dicembre 2021 

Campania: esenzione bollo per 3 anni per veicoli ibridi (Benzina/elletrica, Benzina/idrogeno) esenzione di 5 anni per auto totalmente elettriche.

Puglia: esenzione bollo per i primi 4 anni più 5 anni successivi dopo di che si paga il 75% del valore, per auto elettriche/benzina, diesel/elettrica, metano e gpl.  Mentre si paga il bollo per intero sulle auto bifuel.

Basilicata: esenzione del bollo di 5 anni per macchine bifuel metano o gpl e ad alimentazione esclusiva a gas. Dopo i 5 anni la tassa viene diminuita del 75% e non ci sono agevolazioni per auto ibride.

Calabria: esenzione di 5 anni esclusiva per auto totalmente elettriche.

Sicilia: esenzione bollo auto di 3 anni per le auto ibride

Sardegna: esenzione di 5 anni per le sole automobili elettriche.

 

Bollo auto, tutto quello che c’è da sapere sulla tassa automobilistica

Il bollo auto e una tassa automobilistica obbligatoria per tutte le persone che posseggono un auto, iscritta al Pubblico Registro Automobilistico (PRA), a prescindere o meno se la si usa. E nata come una tassa di circolazione il 5 febbraio 1953 grazie ad un decreto del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi.

Fino al 31 dicembre del 1997 l’automobilista doveva esporre obbligatoriamente il contrassegno di avvenuto pagamento del bollo (aveva le fattezze del contrassegno assicurativo). Ora questo obbligo non susssite più

Quando si paga il bollo auto?

Il bollo si versa con cadenza annuale, e si può pagare fino all’ ultimo giorno del mese successivo a quello di scadenza. Per gli autoveicoli superiori a 35kw ci sono tre date ben distinte per il pagamento del bollo: Aprile, Agosto, e Dicembre.

Per le auto nuove il primo bollo va pagato entro l’ultimo giorno del mese dell’immatricolazione, eccezione fatta se l’auto e stata immatricolata gli ultimi dieci giorni del mese allora si avrà tempo tutto il mese successivo per poter pagare.

Per approfondire consigliamo la lettura dell’articolo: Bollo auto: chi lo paga in caso di vendita auto, vecchio o nuovo proprietario?

Come calcolare il bollo auto

Per calcolare il Bollo auto basta sapere di quanti kilowatt dispone la propria vettura. Di solito i Kw sono riportati sul libretto di circolazione, ma qualora questo dato non sia presente si può ricavarlo dividendo i cavalli per 1,35962 (mettiamo caso che la nostra auto ha 75 cavalli  faremo 75/1,35962 = 55 kilowatt).

Una volta che abbiamo acquisito i kilowatt del veicolo dobbiamo sapere anche in quale classe ambientale e collocato la nostra auto. Le classi ambientali servono a distinguere le varie fasce di inquinamento che l’automobile produce (i famosi NOx) si suddividono in: Euro 0, 1,2,3,4,5 e 6.

Adesso abbiamo tutto quello che ci serve per calcolare il costo del bollo, di seguito vi riporto le fasce di prezzo in base alla classe d’inquinamento:

  • Euro 0  si pagherà 3€ per ogni kilowatt fino ad un massimo di 100 kw  invece per auto superiori a 100 kw il costo è di 4,50€ per ogni Kw
  • Euro 1: da un minimo di  2,90 € per ogni kw  ad un massimo di 4,35€ per veicoli superiori a 100kw
  • Euro 2: da 2,80€  ad un massimo di 4,20 per auto superiori a 100 kw
  • Euro 3: da 2,70€ a 4,05€ per auto superiori a 100 kw
  • Euro 4, 5 e 6: da 2,58€  a 3,87€ per auto superiori a 100 kw.

Tuttavia esiste un metodo ancora più semplice per calcolare il costo del bollo auto, e si può fare direttamente dal sito dell’agenzia dell’entrate oppure sul sito dell’ ACI, inserendo  semplicemente la targa della vostra auto.

Per chi acquista un auto usata il pagamento del bollo spetta al nuovo proprietario solo se il passaggio di proprietà viene fatto prima del termine di scadenza del bollo (esempio: il Signor Rossi acquista un auto usata, il bollo scade il 31 maggio se il passaggio viene fatto 26 maggio il nuovo bollo dovrà pagarlo il Sig. Rossi). Tutti i bolli pregressi che risultassero non pagati, sono a carico del vecchio proprietario.

Dove si può pagare il bollo auto?

Prima la tassa di Possesso/bollo auto si poteva pagare soltanto presso una delegazione ACI, oggi con l’avvento dei pagamenti elettronici è possibile pagare il bollo in: Posta, agenzie di pratiche auto, tabaccherie, ricevitorie Lottomatica presso gli sportelli bancomat abilitati, ACI e online tramite il sito dell’ACI , l’on-banking e il servizio per smartphone IO.it

Per poterlo pagare bisogna portare il libretto della auto oppure un bollo vecchio.

Cosa succede se non si paga il bollo auto?

Dopo i termini massimi di scadenza del bollo auto abbiamo ancora un mese di tempo per non incorrere in sanzioni. Se si paga il bollo con ritardo massimo di un anno dalla data di scadenza si ha un aumento che va dallo 0,1 al 3,75% in base al tempo che è passato (Ravvedimento Operoso), passato un anno invece si ha una vera e propria sanzione quantificata in 30% più un interesse del 0,5% per ogni sei mesi di ritardo inoltre il veicolo può essere sottoposto a Fermo Amministrativo.

Se non si paga il bollo per tre anni consecutivi vi è la cancellazione del veicolo dagli archivi del PRA (Pubblico Registro Automobilistico) e gli organi di Polizia ritireranno targhe e carta di circolazione.

Bollo auto ridotto come funziona?

Fino a tutto il 2014 le auto ventennali avevano un’agevolazione per quanto riguardava il costo del bollo, poi con la legge di Stabilità del 2015 legge 190/2014 il legislatore ha difatti eliminato questo beneficio,  poi reintrodotto con la legge di bilancio del 2009.

L’autovettura, al compimento del ventesimo anno di età, può usufruire di uno sconto del 50%  purché  sia in possesso di un certificato di rilevanza storica rilasciato dall’ASI.

Per le automobili che compiono 30 anni il bollo viene automaticamente abolito solamente se non la si usa, si dovrà invece versare un importo che si aggira intorno ai 30 euro ( può cambiare da regione a regione) se si vuole usare l’auto su strade pubbliche.

Sono previste delle agevolazioni nel pagamento del bollo auto per le auto ibride, quelle elettriche e quelle a GPL e metano.