Deducibilità contributi colf e badanti: come procedere nel modello 730?

Come procedere con la deducibilità e la detraibilità dei contributi a favore di colf e badanti e, in generale, dei lavoratori domestici per i relativi oneri nella dichiarazione dei redditi? Con la presentazione del modello 730 le famiglie datrici di lavoro hanno la possibilità di dedurre, e dunque di recuperare, una parte delle spese sostenute per i contributi previdenziali versati a favore dei lavoratori domestici e degli addetti all’assistenza personale. L’operazione prevede sia la deduzione che la detrazione Irpef.

Contributi previdenziali a favore di colf e badanti, le famiglie possono recuperarne una parte

Le famiglie datrici di lavoro, infatti, possono diminuire il reddito imponibile ai fini del calcolo dell’Irpef dovuta mediante la deduzione dei contributi previdenziali pagati nell’anno di imposta. Le categorie di lavoratori domestici per i quali normalmente si versano i contributi sono rappresentate da colf, badanti, baby-sitter e personale che assiste le persone anziane.

Dove sono riportati nel modello 730 di dichiarazione dei redditi i contributi previdenziali a colf e badanti?

I datori di lavoro devono iscrivere i contributi previdenziali nel rigo E 23 del modello 730. La quota limite dei contributi che si possono portare in deduzione è pari a 1.549,37 euro. Invece, non si possono detrarre i contributi che sono stati rimborsati dal datore di lavoro. Tali contributi sono riportati nella Certificazione unica ai punti che vanno dal 701 al 706.

Contributi previdenziali a lavoratori domestici per l’assistenza personale di persone non autosufficienti: la disciplina

Particolare disciplina spetta nel caso di lavoratori domestici addetti all’assistenza personale di persone non autosufficienti. Si tratta di lavoratori domestici che si occupano di persone che non possono compiere le normali attività quotidiane, siano esse lo stesso contribuente che uno o più familiari, come ad esempio i genitori o il coniuge. In questo caso, la deducibilità è assicurata anche se si tratta di assistenza di persone non a carico fiscalmente.

Come procedere con la detrazione fiscale dei contributi ai lavoratori domestici addetti alla cura di persone non autosufficienti?

I datori di lavoro devono iscrivere i contributi previdenziali nel rigo E 8 o E 10 con il codice di spesa “15” del modello 730. Per questa tipologia di lavoro domestico si può procedere alla detrazione del 19% su una spesa limite di 2.100. Chi sostiene il costo dei contributi non deve avere un reddito eccedente i 40 mila euro. Tale livello di reddito deve essere considerato singolarmente, indipendentemente dal numero delle persone alle quali spetta l’assistenza. Se i costi sono sostenuti da più persone, il limite deve essere ripartito.

Assistenza personale di persone non autosufficienti: quali sono le condizioni per la detrazione fiscale del 19%?

Per la detrazione fiscale del 19% dei contributi versati a favore dei lavoratori domestici che si prendono cura di persone non autosufficiente è necessario che:

  • lo stato di non autosufficienza abbia relativa certificazione medica;
  • le persone non autosufficienti abbiano bisogno della sorveglianza continua;
  • oppure, in alternativa, le persone non autosufficienti non possano svolgere attività come assunzioni di alimenti, provvedere personalmente all’igiene personale o agli alimenti, deambulare o indossare gli indumenti.

Assistenza personale per servizi resi da case di riposo, di cura, da cooperative o da lavoratori interinali

La detrazione fiscale spetta anche se le prestazioni sono svolte dalle case di riposo, di cura o dalle cooperative. È necessario documentare le spese con l’indicazione dei dati anagrafici e del codice fiscale del soggetto che effettua i pagamenti. Nel caso in cui il servizio sia svolto da case di riposo o di cura, è necessario separare le spese per l’assistenza dalle altre tipologie di spese per prestazioni fornite. Se il servizio viene svolto da una cooperativa, deve essere inserita la natura del servizio stesso. Per i lavoratori interinali, si deve specificare la qualifica contrattuale.

Come compilare il modello 730 per le spese di assistenza?

Ai fini della compilazione del modello 730 devono essere inserite le spese già detratte dal datore di lavoro. Tali spese risultano nella Certificazione unica, ai punti che vanno dal 341 al 352. Il codice spesa è “15”. Non devono essere inserite, invece, quelle spese che il datore di lavoro ha già rimborsato come sostituzioni delle retribuzioni premiali. Il contribuente può procedere con la detrazione fiscale della parte a lui a carico.

Deducibilità dei contributi previdenziali anche per i familiari a carico e fondo pensione: come procedere?

Come procedere con la deducibilità dei contributi previdenziali versati per se stessi o a favore di familiari a carico nel modello 730 della dichiarazione dei redditi? Ci si riferisce sia ai contributi obbligatori che a quelli volontari. Tra questi ultimi sono inclusi anche i contributi di adesione ai fondi pensione che si possono dedurre dal reddito totale ai fini dell’Irpef. Leggiamo dunque quali sono le regole da seguire in sede di dichiarazione dei redditi, quali sono i limiti della deducibilità dei contributi e le condizioni affinché possano essere dedotti da quanto versato a favore dei familiari a carico.

Contributi previdenziali per i familiari a carico: come riportarli nel modello 730 per la dichiarazione dei redditi?

Per la deducibilità dei contributi previdenziali versati per se stessi o a favore dei familiari a carico si utilizza la Sezione II del quota E del modello 730, ai fini della dichiarazione dei redditi. In questa sezione, infatti, si possono iscrivere le spese e gli oneri ai quali si è fatto fronte durante l’anno di imposta. La condizione essenziale per la detraibilità è quella che prevede che i contributi non siano già stati inseriti dal datore di lavoro per determinare il reddito da lavoro dipendente o il reddito assimilato.

Quando è il datore di lavoro a procedere con la deducibilità dei contributi previdenziali?

In quest’ultimo caso, è il datore di lavoro a procedere con la deducibilità dei contributi previdenziali dal reddito imponibile. Le informazioni sulla deducibilità si possono leggere sulla Certificazione unica. Spetta, dunque, al contribuente procedere con una verifica della correttezza degli importi portati a deduzione rispetto agli ammontari riportati nel modello 730.

Contributi della previdenza obbligatoria e deducibilità nella dichiarazione dei redditi

Se si tratta di contributi della previdenza obbligatoria, si procede con la sottrazione dal reddito complessivo dell’importo dei contributi previdenziali obbligatori oppure volontari, versati alle varie gestioni previdenziali. La sottrazione può essere fatta fino alla concorrenza del reddito totale e anche a favore dei familiari a carico.

Familiari a carico, qual è il limite del reddito per procedere con la deduzione dei contributi?

Peraltro, sono considerati a carico (e dunque si può procedere alla deduzione dei contributi previdenziali versati a loro favore) i familiari che abbiano:

  • un reddito che non eccede i 2.840,51 euro;
  • i figli entro l’età di 24 anni che non abbiano un reddito eccedente i 4 mila euro.

Come si procede con la deduzione nel modello 730 di dichiarazione dei redditi dei contributi obbligatori versati per i familiari a carico?

Per procedere con la deduzione dei contributi obbligatori versati a favore dei familiari a carico si deve far riferimento alla Sezione II del modello 730, nel quadro E e al rigo 21. Anche in questo caso, è necessario che i contributi, volontari od obbligatori, non siano stati già dedotti dal datore di lavoro. In tale situazione, la verifica deve essere fatta confrontando quanto riportato nel modello 730 con il punto 431 della Certificazione unica. La verifica, pertanto, deve mirare a confrontare gli importi relativi a questa tipologia di oneri e ai corrispondenti importi.

Contributi volontari versati alla gestione previdenziale: quali sono e come procedere con la deducibilità?

Accanto ai contributi obbligatori versati alla gestione previdenziale, si possono dedurre anche quelli volontari. Si tratta, in particolare, dei contributi versati in via facoltativa alla gestione alla quale si appartiene e in ottica di ricongiunzione di periodi contributivi. Ma si applicano le stesse regole anche per i versamenti occorrenti per il riscatto della laurea, sia ai fini delle future pensioni che per la buonuscita. E, inoltre, nel caso di contributi versati per scelta volontaria. Rientrano tra i versamenti facoltativi anche i contributi versati dal coniuge superstite e intestati al coniuge defunto. In questo caso, si provvede a proseguire nella contribuzione a favore di eredi che possano beneficiare di trattamenti di pensione.

Quali sono i contributi previdenziali che non possono essere dedotti dalla dichiarazione dei redditi?

Non possono essere dedotti dalla dichiarazione dei redditi i seguenti contributi previdenziali:

  • importi versati all’Inps per richiedere l’abolizione del divieto di cumulo tra redditi da lavoro e pensioni di anzianità (ad esempio, quota 100 o quota 102);
  • somme versate all’Inps per regolarizzare periodi contributivi pregressi;
  • importi versati all’Inps per le sanzioni e i relativi interessi moratori dovuti per aver violato il versamento dei contributi.

Come dedurre i contributi versati al fondo pensione nella dichiarazione dei redditi?

Analogamente ai contributi obbligatori e facoltativi ai fini previdenziali, dalla dichiarazione dei redditi si possono dedurre anche i contributi versati al fondo pensione in vista della previdenza complementare. Relativamente a questa tipologia di contributi, e a differenza dei contributi obbligatori e facoltativi, il contribuente può non compilare il quadro E del modello 730 nel caso in cui non abbia contribuzione da far valere ai fini della dichiarazione dei redditi. Questa situazione si può verificare nel caso in cui mancano ulteriori contributi o premi non dedotti inerenti la previdenza complementare. In questo caso, nella Certificazione unica, al punto 413, non è riportato alcun importo.

Previdenza complementare, qual è il limite di deduzione dei contributi?

Invece, nel caso in cui il contribuente abbia pagato dei contributi alla previdenza complementare senza l’intermediazione del sostituto di imposta, risulta necessario compilare i campi del modello 730 relativi al quadro E. Il limite della deducibilità dei contributi versati al fondo pensione è di 5.174,57 euro. Nel caso in cui i contributi sono versati al fondo pensione per il tramite del sostituto di imposta, i relativi importi si ritrovano nel quadro E al rigo E 27. Il confronto si può fare con gli importi inseriti nella Certificazione unica, ai punti 412 e 413. In questo caso, i due campi si popolano se è stato riportato il codice “1” al punto 411. Infine, nel caso in cui i contributi sono stati pagati al fondo pensione senza ricorrere al sostituto di imposta, è il contribuente stesso a dover indicare l’importo dei versamenti e la relativa deducibilità.

Scontrino parlante della farmacia per la detrazione delle spese: che cos’è?

Che cos’è lo scontrino parlante della farmacia utile per la detrazione delle spese sanitarie nella dichiarazione dei redditi? Chi fa acquisti in farmacia deve accertarsi di documentare le spese mediante la fattura oppure un documento cosiddetto “parlante”. Nel documento devono essere riportati:

In mancanza del codice fiscale dell’acquirente, la spesa non può essere oggetto di detrazione fiscale. Non si può procedere, a posteriori, a colmare questa mancata informazione.

Codice fiscale sullo scontrino della farmacia, quando può essere riportato dopo l’acquisto?

Vi è un unico caso nel quale il codice fiscale di chi provvede a comprare beni in farmacia può essere inserito successivamente all’acquisto. Si tratta del caso in cui si facciano acquisti in una farmacia estera. In questa situazione, il contribuente può riportare a mano, sul documento attestante la spesa, il proprio codice fiscale. Il contribuente può, inoltre, farsi rilasciare dal farmacista l’ulteriore documentazione attestante la spesa sanitaria effettuata ai fini della detrazione fiscale. In questo modo, il contribuente può integrare la documentazione di vendita delle informazioni richieste per l’operazione fiscale.

Quali sono le spese sanitarie che si possono effettuare in farmacia ai fini della detrazione fiscale?

Gli acquisti in farmacia ammissibili alla detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi riguardano:

  • i farmaci, inclusi quelli omeopatici;
  • le prestazioni galeniche. Si tratta di preparati in farmacia per i quali nel documento di vendita o nello scontrino parlante deve essere riportata la quantità;
  • i dispositivi medici, quali cerotti, siringhe, test autodiagnostici, provette, gel lubrificanti e saturimetri. Nella fattura o scontrino parlante devono essere indicati la quantità dei prodotti acquistati, la dicitura “CE” e il regolamento europeo (2017/746/Eu o 2017/745/Ue)oppure la direttiva europea (90/385/CEE, 93/42/Cee oppure 98/79/Ce);
  • l’eventuale ticket a vantaggio del compratore nel caso in cui la Regione partecipi alla spesa sanitaria. In questo caso si può non conservare la ricetta del dottore.

Servizi sanitari offerti dalle farmacie: quali sono ai fini della detrazione fiscale?

Nella dichiarazione dei redditi si possono detrarre le spese sostenute nell’anno di imposta per i servizi sanitari. Si tratta di dispositivi medici (apparecchiature per l’aerosol o per misurare la pressione, i tiralatte) e di prestazioni sanitarie fornite da professionisti abilitati negli ambienti della farmacia. Oppure può trattarsi di test autodiagnostici. Per queste tipologie di spesa, attendendo ulteriori delucidazioni sulla detraibilità fiscale, è consigliato procedere con il pagamento mediante mezzi tracciabili.

Si possono detrarre le spese effettuate nelle farmacie on line?

Ai fini della detrazione fiscale, gli acquisti di beni e di prestazioni sanitarie devono essere effettuati nelle farmacie autorizzate. Per i farmaci senza ricetta vanno bene anche le parafarmacie. Sugli acquisti on line, la normativa ammette alla detrazione gli acquisti effettuati solo da portali italiani autorizzati dal ministero della Salute. L’elenco delle farmacie on line autorizzate è verificabile sul sito del ministero della Salute seguendo il percorso: “Logo Commercio Elettronico” e “Cerca sito Ecomm”.

Detrazione fiscale dei dispositivi medici, l’acquisto può essere fatto anche in esercizi diversi dalle farmacie

È importante sottolineare che chi compra dispositivi medici può detrarre la relativa spesa anche se l’acquisto è stato effettuato in esercizi differenti rispetto alle farmacie. La stessa possibilità è offerta pure per gli acquisti effettuati on line. Se il dispositivo medico viene realizzato su misura, non c’è bisogno della dicitura “Ce” presente nello scontrino parlante. Tuttavia, il contribuente è tenuto a conservare i documenti di conformità alla normativa europea come prevede il decreto legislativo numero 46 del 1997.

Quali sono le diciture presenti sullo scontrino parlante per i farmaci acquistati in farmacia?

L’acquisto di farmaci, con relativo rilascio da parte del farmacista dello scontrino parlante, deve riportare nel documento di vendita determinate diciture:

  • il classico numero di Aic. Si tratta di un codice identificativo dei medicinali ad uso umano riportante un numero attribuito dall’Agenzia Italiana del Farmaco all’atto dell’autorizzazione dell’immissione in commercio in Italia;
  • la dicitura di “farmaco”. Può essere riportata anche un’abbreviazione che può essere Med; Fco; Classe A; Classe C; Sop; Fascia A; Otc; Fascia C; generico; etico; equivalente.

Spese mediche detraibili, ecco l’elenco completo

Quali sono le spese mediche detraibili ai fini della dichiarazione dei redditi e la relativa franchigia? Ecco l’elenco completo di tutte le spese mediche suddivise per spese mediche generiche di beni e di prestazioni, spese mediche specialistiche e chirurgiche, spese per assistenza specifica e spese veterinarie.

Detrazione delle spese mediche generiche, quali sono?

Le spese mediche generiche detraibili nella dichiarazione dei redditi, hanno la franchigia fissata a 129,11 euro. Nello specifico, rientrano in queste spese:

  • i medicinali;
  • l’acquisto o l’affitto di dispositivi medici marchiati “Ce”;
  • gli occhiali, le montature (a esclusione dell’utilizzo di metalli preziosi), le lenti a contatto e le varie soluzioni;
  • gli apparecchi acustici, le garze, le siringhe, le medicazioni avanzate, i cerotti e i termometri;
  • le apparecchiature per l’aerosol, i saturimetri o gli apparecchi per misurare la pressione;
  • i beni dell’ortopedia come tutori, stampelle, ginocchiere, materassi antidecubito e materassi ortopedici, gli ausili per i disabili come padelle e cateteri, i pannoloni per l’incontinenza;
  • i prodotti per le dentiere come le compresse disinfettanti o le creme adesive;
  • le mascherine se rientrano tra i dispositivi medici ed hanno il marchio “Ce”;
  • i tamponi per il Covid.

Servizi sanitari, quali sono ammessi alla detrazione fiscale?

Anche i servizi sanitari sono ammessi alla detrazione fiscale del 19% con franchigia fissata a 129,11 euro. In particolare, rientrano in questa categoria:

  • le prestazioni mediche generiche, incluse quelle omeopatiche;
  • i vari certificati. Rientrano in questa categorie i certificati necessari per lo sport e per la patente; le visite mediche e legali per le assicurazioni. Sono invece escluse la Consulenze Tecniche (CTU o perizie) che vengono disposte dal giudice all’interno di un procedimento giuridico (civile o penale, sia per adulti che per minorenni);
  • i vari esami di laboratorio e di diagnostica per immagini come l’Eco, l’Eeg, l’Ecg, la Tac, la Rmn;
  • i vaccini antinfluenzali e i tamponi per il Covid;
  • la teleassistenza e la telemedicina purché svolte da sanitari abilitati.

Spese mediche per servizi specialistici e chirurgici, quali sono ammessi alla detrazione fiscale?

Le spese mediche per servizi specialistici e chirurgici possono essere ammesse alla detrazione fiscale con franchigia di 129,11 euro. Rientrano in questa categoria:

  • le prestazioni offerte dai medici specialisti;
  • le indagini delle diagnosi prenatali. In questa tipologia di prestazione rientrano anche la villocentesi e l’amniocentesi, l’inseminazione artificiale, la crioconservazione degli ovociti e degli embrioni. È compresa anche l’anestesia epidurale;
  • le prestazioni dei fisioterapisti, degli igienisti dentali, dei dietisti, dei podologi, dei logopedisti e le altre prestazioni sanitarie;
  • i trattamenti di ozonoterapia e di mesoterapia purché siano stati prescritti dal medico;
  • le prestazioni di chiropratica purché prescritti dal medico e svolte in centri autorizzati. Per la detrazione queste prestazioni devono essere, inoltre, svolti sotto la responsabilità tecnica di uno specialista;
  • gli interventi chirurgici fino alla degenza. Sono escluse dalla detrazione fiscale le spese extra per gli accompagnatori, la televisione, e cosi via.

Spese mediche per l’assistenza specifica, quali sono detraibili?

Rientrano nella detraibilità nella dichiarazione dei redditi anche le spese medica per l’assistenza specialistica, con franchigia fissata a 129,11 euro. In particolare, questa categoria comprende:

  • le spese per l’assistenza riabilitativa e infermieristica;
  • le prestazioni del personale qualificato per l’assistenza di base o degli operatori tecnici e assistenziali che operano, in via esclusiva, per l’assistenza della persona;
  • le prestazioni degli educatori professionali o quelle offerte da personale specializzato per le attività di terapia occupazionale o di animazione.

Spese veterinarie nella dichiarazione dei redditi, quali possono essere detratte?

Sulle spese veterinarie sostenute nel periodo di imposta, con franchigia fissata a 129,11 euro, è possibile la detrazione fino a un valore massimo di 550 euro (elevato da 500 euro). In particolare, sull’acquisto di beni, si possono detrarre le spese sostenute per comprare dei farmaci ad uso veterinario. Sui servizi, sono detraibili le prestazioni effettuate presso medici veterinari o le analisi di laboratorio e gli interventi nelle cliniche veterinarie.

Detrazione spese sanitarie, tamponi Covid e mascherine: ecco come procedere

Quali spese sanitarie sono detraibili per acquisti effettuati nell’anno 2021 per la pandemia Covid? In particolare, ci si riferisce alle spese sostenute per tamponi, prestazioni sanitarie come analisi di laboratorio e mascherine. Ma per la detraibilità dei costi sostenuti nella dichiarazione dei redditi è necessario seguire specifiche regole.

Detrazione delle spese sanitarie nella dichiarazione dei redditi: ecco cosa spetta per le prestazioni

La prima regola delle spese sanitarie è di carattere generale e prevede la detraibilità del 19% sull’importo superiore a 129,11 euro. Le spese, inoltre, devono essere state sostenute nell’anno di imposta (il 2021 per la dichiarazione dei redditi di quest’anno) e il costo deve essere a carico del contribuente. Inoltre, sono da rispettare altre determinate regole. La prima è che si tratti di una spesa sostenuta per una prestazione sanitaria o di un bene sanitario. Rientrano nel primo caso, le spese sanitarie sostenute per visite spirometriche, analisi di laboratorio e di diagnostica per i casi di coronavirus. La prestazione può essere stata effettuata sia da un professionista che da una struttura sanitaria.

Acquisto di beni sanitari come mascherine e tamponi: quando si possono detrarre?

Nel caso di detrazione di beni comprati, come per esempio l’esecuzione di un tampone o l’acquisto delle mascherine, è opportuno far riferimento alle spese sostenute per i medicinali, per i dispositivi medici o degli altri prodotti detraibili. La detrazione si può esercitare a prescindere dall’utilizzo, unicamente per la natura del bene (o della prestazione medica) acquistato. Pertanto, è necessario verificare la classificazione merceologica, la conformità dei beni acquistati alle leggi italiane, la tracciabilità dei pagamenti e i documenti di spesa.

I requisiti che devono avere tamponi, mascherine e beni sanitari per la detrazione fiscale del 19%

Ai fini della detrazione fiscale del 19% nella dichiarazione dei redditi dei beni sanitari acquistati, è necessario dunque che:

  • suddetti beni rientrino nella relativa classificazione merceologica quali medicinali, dispositivi medici e presidi sanitari;
  • che vi sia conformità alle norme italiane e dell’Unione europea. Nel dettaglio, i beni devono riportare il codice Aic se si tratta di medicinali industriali. Per i medicinali omeopatici, ancora sprovvisti del codice Aic, è necessario il codice identificativo certificato da istituti privati. I galenici, invece, devono avere la natura di farmaco o di medicinale con indicazione sul titolo di spesa. I dispositivi medici devono avere la marcatura “Ce”;
  • il pagamento deve essere stato effettuato con mezzi tracciabili. Sono esclusi dalla regola i dispositivi medici e i medicinali;
  • è necessario il documento di spesa. Ovvero lo scontrino parlante o la fattura.

Spese sanitarie, cosa devono riportare lo scontrino e la fattura?

Sull’ultimo punto, è necessario che i documenti di spesa riportino il codice fiscale di chi provvede a comprare i beni sanitari e la natura del bene, con abbreviazioni “Ad”, “M” e “Pi”. Tali codici sono quelli per l’invio dei dati al sistema della Tessera sanitaria. Le regole si applicano, dunque, anche ai beni e ai dispositivi per l’emergenza Covid-19.

Spese sanitarie nel modello 730 di dichiarazione dei redditi: dove si trovano?

Nel modello 730 per la dichiarazione dei redditi, le spese sanitarie possono essere sommate all’importo riportato nel rigo E 1 della colonna numero 2. È tuttavia importante sottolineare che non per tutti i beni sanitari utilizzati per il Covid, che nello scorso anno avevano l’Iva al 5%, si può procedere con la detrazione. Si deve verificare che i beni rientrino nelle categorie di presidi sanitari, di farmaci o di dispositivi. Per esempio, i guanti monouso risultano esclusi dalla detrazione fiscale se non sono classificati come dispositivo.

Quali tipi di mascherine possono essere detratte nella dichiarazione dei redditi 2022?

Particolare attenzione nella detrazione deve essere prestata alle mascherine chirurgiche ed Ffp2 e Ffp3. Questi dispositivi sono classificati in 3 classi:

  • la prima riguarda le mascherine chirurgiche e, in generale, quelle autorizzate dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) sulla base del comma 2, dell’articolo 15, del decreto legge numero 18 del 2020;
  • i dispositivi di protezione individuali (Dpi) e quelli usati secondo il comma 3, dell’articolo 15, del decreto legge numero 18 del 2020;
  • le mascherine di comunità previste dal comma 2, dell’articolo 16, del decreto legge numero 18 del 2020.

Spese sanitarie, si possono detrarre i costi sostenuti per le mascherine chirurgiche?

L’ultima classe di mascherine, quelle di comunità, non si possono detrarre dalla dichiarazione dei redditi 2022. Le mascherine chirurgiche invece, costituendo dispositivo medico, si possono detrarre. Ma c’è bisogno che riportino la marcatura “Ce” nel documento di spesa oppure il codice “Ad” necessario all’invio dei dati al sistema della Tessera sanitaria (Ts). Infine possono avere anche il richiamo alla direttiva numero 94/42/Ce o al Regolamento europeo numero 745 del 2017 con certificazione Uni En 14683 2019.

Spese sanitarie, si possono detrarre i costi sostenuti per le mascherine Ffp2 o Ffp3?

Non sono detraibili ai fini della dichiarazione dei redditi le mascherine Ffp2 ed Ffp3. Si tratta, in questo caso, di dispositivi di protezione individuale (Dpi) che non prevedono la detrazione. Tuttavia, se oltre alla certificazione tecnica Uni En 149:2001 + A1:2009 la mascherina ha la classificazione anche di dispositivo medico (oltre dunque alla certificazione Dpi), è possibile procedere con la detrazione. In quest’ultimo caso, il contribuente deve conservare la scheda tecnica o la confezione delle mascherine che riporta, oltre alla marcatura “Ce”, anche la certificazione di mascherina come “dispositivo medico” (Dm).

Dichiarazione dei redditi 2022, come detrarre le spese sanitarie per tamponi antigenici e sierologici?

Capitolo a parte meritano i tamponi, sia antigenici che sierologici. Infatti, per la detrazione fiscale del 19% di queste prestazioni sanitarie è necessario:

  • che siano eseguiti da laboratori privati autorizzati, pubblici o professionisti sanitari;
  • il pagamento tracciabile nel caso in cui questi esami sono eseguiti da laboratori privati non accreditati presso il Servizio sanitario nazionale (Ssn);
  • i tamponi acquistati nelle farmacie costituiscono dispositivi medici e diagnostici in vitro, dunque si può procedere con la detrazione anche se la spesa è stata pagata con denaro contante.

Modalità di pagamento dei tamponi in farmacia, a cosa prestare attenzione?

C’è un’eccezione per le farmacie che svolgano i tamponi. Alcune farmacie, infatti, considerano il tampone come una fornitura di dispositivi medici e di servizi strettamente connessi, altre come prestazioni sanitarie. Tutte e due le tipologie di prestazioni sono detraibili nella dichiarazione dei redditi, ma è necessario prestare attenzione al modo in cui sono state pagate. Infatti, se sullo scontrino c’è il codice “As”, il tampone è classificato come un servizio e dunque, prudentemente, si può detrarre la spesa solo se pagata con mezzi  tracciabili; invece, se nello scontrino è riportata la dicitura “cessione di dispositivo medico” mediante codice “Ad”, la detrazione fiscale è consentita anche con il pagamento in contanti.

730 precompilato, ecco come procedere con le modifiche delle spese in detrazione o in deduzione

A partire dalla giornata di ieri, 31 maggio, i contribuenti possono modificare e inviare il modello 730 precompilato ai fini della dichiarazione dei redditi 2022 già presente nella propria area personale del sito dell’Agenzia delle entrate. Nei giorni precedenti, infatti, si poteva semplicemente visualizzare il modello precompilato, senza apportare cambiamenti o inviarlo. Nella fase di semplice visualizzazione, sono state 2,6 milioni i contribuenti che hanno fatto accesso alla precompilata. Prima di inviare il modello all’Agenzia delle entrate, è necessario procedere con il controllo delle spese detraibili e deducibili. Il modello può essere inviato personalmente, oppure servirsi dei Centri di assistenza fiscale (Caf) o di professionisti abilitati (ad esempio, commercialisti e consulenti del lavoro).

Modello 730 precompilato, come modificare le spese in detrazione o deduzione?

In particolare, il controllo delle spese detraibili o deducibili 730 precompilato può portare all’integrazione dei dati già presenti nel modello. Lo si può fare dal quadro E del modello 730 per le spese sostenute nell’anno di imposta 2021, da rimborsare nel 2022. A tal proposito è necessario prestare attenzione:

  • se la spesa oggetto di rimborso è stata effettuata nel 2021 e nello stesso anno è stata dedotta o detratta, non va effettuata la detrazione o non va dedotta la spesa stessa. In questo caso è importante controllare che nel modello 730 precompilato non sia presente la spesa. In questa eventualità, occorre rettificare l’informazione con l’eliminazione della spesa stessa. Pertanto, se il rimborso di una spesa detraibile o deducibile avviene nel medesimo anno in cui sia stata sostenuta, il bonus fiscale si perde.
  • caso differente per il rimborso del 2021 di una spesa dedotta oppure detratta negli anni prima. In questa situazione il rimborso va iscritto nel rigo D 7 della colonna 4, inserendo il codice 3 per le spese dedotte e il codice 4 per le spese detratte. Dunque, nella colonna 3 è necessario indicare l’anno nel quale si sia già goduto del bonus. Il rimborso deve essere indicato fino alla concorrenza dell’importo che ha già avuto la detrazione o la deduzione.

Cosa avviene per le spese sanitarie nel modello 730 precompilate? Ecco i casi

Nel caso in cui si tratti di rimborso delle spese sanitarie sostenute nell’anno 2020 ma rateizzate in 4 anni, è necessario utilizzare il rigo D 7. L’importo da assegnare, dunque, è quello di un quarto, perché la rateizzazione è per 4 anni. In questa situazione, il contribuente dovrà prendere a riferimento la quota di spesa dell’anno 2021. La detrazione di questa quota va inserita nel rigo E 6 solo per la parte di importo eccedente il quarto a rimborso. Negli altri anni dei quattro previsti per la rateizzazione, l’operazione da fare è uguale.

Spese sostenute nel 2021 da rimborsare nel 2022: il contribuente deve verificare caso per caso

Nel caso di spese sostenute nel 2021 che dovranno essere rimborsate nell’anno in corso, è necessario verificare caso per caso se inserire la spesa nel quadro E. Infatti, se nel modello 730 precompilato del 2022 si procede con la detrazione o con la deduzione della spesa, nella dichiarazione dei redditi del prossimo anno si dovrà procedere con la tassazione del rimborso stesso. La tassazione separata sconta la percentuale media dei due anni anteriori, con aliquota minima del 23%. La detrazione in genere è del 19%. Fanno eccezioni le erogazioni liberali che hanno aliquote dal 26% fino al 35%. Le spese contenute nel quadro E, nella Sezione II, relativa agli oneri deducibili, e quelle del recupero edilizio e assimilate (Sezione III), assicurano risparmi maggiori. Pertanto, il contribuente dovrebbe fare un confronto tra:

  • il risparmio subito, di quest’anno;
  • la tassazione da applicare al rimborso.

Da questo confronto, il contribuente può decidere se prendere il bonus subito sui redditi del 2021 oppure il rimborso senza tasse nel 2022.

Contribuenti che hanno redditi tra 120 mila e 240 mila euro: detrazioni ridotte in proporzione al reddito

I contribuenti che hanno livelli di redditi da un minimo di 120 mila euro e un massimo di 240 mila euro, hanno la possibilità di detrarre le spese (a eccezione di quelle sanitarie) con riduzione proporzionale all’aumentare del reddito stesso. A partire dai 240 mila euro vi è l’azzeramento delle detrazioni. Per le tasse del rimborso del 2021 relative alle spese detratte nell’anno 2020 solo parzialmente, si ritiene, in attesa di chiarimenti, di iscrivere nel rigo D 7 solo la parte del rimborso in proporzione a quella della spesa detratta.

Super ecobonus 110%, come si percepisce la detrazione fiscale nel 730?

Come si percepisce la detrazione fiscale del super ecobonus del 110% nel modello 730 utile per la dichiarazione dei redditi? Per beneficiare della detrazione fiscale è necessario utilizzare, nel modello 730 del 2022, la prima colonna dei righi E 61 ed E 62. Si tratta dei righi riguardanti le tipologie dei lavori.

Quali sono i codici da utilizzare nel modello 730 per la dichiarazione dei redditi e la detrazione fiscale del super ecobonus 110%?

All’interno dunque delle sezioni dedicate del modello 730 per la dichiarazione dei redditi e ai fini della detrazione fiscale del super ecobonus 110%, devono essere utilizzati i codici dei lavori da due a sette, il 12, il 13, il 14 e il 16. Sono questi i codici inerenti i lavori trainati. Relativamente a questi interventi, inoltre, bisogna spuntare la colonna numero sei, quella del 110%. Per i lavori trainanti, è occorrente utilizzare i codici che vanno da 30 a 33.

Super ecobonus 110%, cosa avviene se non si è raggiunto il 30% di Sal al 31 dicembre 2021?

Un’attenzione particolare deve essere posta per i lavori in super ecobonus 110% che non sono avanzati al 30% di Sal al 31 dicembre 2021. Per questi lavori i contribuenti:

  • non sono riusciti a cedere il relativo credito di imposta ai soggetti ammissibili nel corso del 2021;
  • è stato negato lo sconto in fattura;
  • si possono dunque detrarre i relativi importi delle spese nella dichiarazione dei redditi del 2022 per i costi sostenuti nell’anno di imposta 2021.

Cosa avviene per i lavori in super ecobonus 110% che non sono giunti a conclusione nel 2021?

Si tratta, pertanto, di interventi rientranti nel super ecobonus con detrazione fiscale del 110% che, seppure iniziati nel corso del 2021, non sono ancora giunti a conclusione nell’anno 2022. L’unico modo per il contribuente di ottenere il vantaggio fiscale è la detrazione, non potendosi praticare le vie della cessione dello sconto in fattura e della cessione dei crediti di imposta. Con la detrazione fiscale, il contribuente può procedere con il vantaggio nella dichiarazione dei redditi spalmando l’importo spettante in 5 rate annuali. Anche se questo meccanismo potrebbe generare un altro problema, ovvero quello dell’incapienza dell’Irpef rispetto a quanto spettante come detrazione fiscale dal super ecobonus 110%. Risulta pertanto necessario prestare attenzione alla capienza delle imposte rispetto alla “moneta fiscale” spettante.

Quali sono i lavori che generano detrazione fiscale del 110% per la dichiarazione dei redditi 2022?

La normativa sui bonus edilizi prevede che i lavori che possano generare la detrazione fiscale del 110% nella dichiarazione dei redditi del 2022, sono:

  • l’ecobonus 110%;
  • il super sismabonus;
  • i lavori del fotovoltaico;
  • gli interventi sugli accumulatori;
  • i lavori per l’installazione delle colonnine di ricarica delle vetture elettriche.

Per tutti questi lavori è possibile procedere con la detrazione fiscale degli acconti versati nell’anno di imposta (il precedente rispetto all’anno prima sia della presentazione della dichiarazione dei redditi che del termine dei lavori stessi).

Quali sono le certificazioni necessarie per la detrazione fiscale in dichiarazione dei redditi dei lavori in super ecobonus 110%?

Per i lavori a cavallo tra un anno e il successivo, ai fini della detrazione fiscale e della dichiarazione dei redditi del super ecobonus 110% non è necessario:

  • procedere con l’asseverazione di congruità dei costi sostenuti. Il documento è contenuto all’interno dell’asseverazione relativa ai requisiti tecnici che va inviata all’Enea nel termine di 90 giorni dalla conclusione degli interventi o allo Sportello unico per l’edilizia (Sue) alla conclusione dei lavori;
  • l’attestazione relativa al fatto che i lavori non siano ancora conclusi. Questo tipo di documentazione, secondo quanto prevede il comma 1 quater dell’articolo 4, del decreto del 19 febbraio 2007, deve essere presentata in carta libera solo per gli interventi in ecobonus iniziati in data antecedente al 6 ottobre 2020.

Super ecobonus 110%, quali asseverazioni servono per gli acconti pagati dopo il 12 novembre 2021?

In merito agli acconti pagati a decorrere dal 12 novembre 2021, giorno di entrata in vigore del decreto legge “Antifrodi”, è necessario il visto di conformità nel modello 730 per chi applica il criterio di competenza dei costi (o di cassa). Tale visto non è necessario se il modello 730 è presentato da un sostituto di imposta, oppure se viene presentato il modello 730 precompilato, anche con correzioni effettuate dal contribuente.

Cosa avviene se il contribuente apporta delle modifiche al modello 730 precompilato in merito alle detrazioni del super ecobonus?

Nel caso in cui il contribuente dovesse apportare delle modifiche circa i dati riportati nel modello 730 precompilato sulle spese sostenute in ambito di super ecobonus 110%, anche senza doversi rivolgere a un commercialista o a un Centro di assistenza fiscale (Caf), potrà procedere con la presentazione del modello direttamente (senza l’ausilio del Caf o del commercialista) per l’apposizione del visto di conformità delle spese sostenute. Il visto, peraltro, non deve essere richiesto per la dichiarazione dei redditi che riporta già la detrazione fiscale spettante. La certificazione, in questo caso, riguarda la presenza delle condizioni necessarie affinché si possa aver diritto alla detrazione fiscale del super ecobonus 110%.

Quando va richiesto il visto di conformità dell’intera dichiarazione dei redditi?

Il visto di conformità delle spese sostenute ai fini del super ecobonus 110% per il modello 730 deve essere richiesto dal contribuente per l’intera dichiarazione dei redditi nel caso in cui presenta il modello 730 mediante il commercialista o un Caf. Procedendo in questa maniera, non è necessario il visto specifico del super ecobonus 110% perché quello del 730 lo sostituisce.

Cosa avviene per la dichiarazione dei redditi dei bonus edilizi con detrazione fiscale non del 110%?

Riguardo alle detrazioni dirette nelle dichiarazioni dei redditi (con utilizzo del modello Redditi) dei bonus edilizi che non diano diritto alla detrazione fiscale del 110%, non occorre il visto di conformità specifico. Tale visto è, invece, necessario quando si fanno le comunicazioni telematiche all’Agenzia delle entrate per le spese pagate a partire dal 12 novembre 2021 per le detrazioni fiscali di bonus non rientranti nel 110%. Anche questi bonus possono essere, infatti, beneficiabili mediante la scelta di una delle due opzioni, ovvero lo sconto in fattura o la cessione dei crediti di imposta.

Sito dell’Agenzia delle Entrate in tilt: impossibile inviare il 730 precompilato

Il sito dell’Agenzia delle Entrate funziona a singhiozzo, rischio ritardi nei rimborsi Irpef infatti non è ancora disponibile la funzione che consente di inviare il 730/2022 precompilato .

Sito Agenzia delle Entrate in tilt: a rischio i rimborsi Irpef a luglio

Il modello 730 pre-compilato era disponibile dal giorno 23 maggio 2022 per la sola visione, dal 31 maggio 2022 prende il via la possibilità di inviare il modello precompilato, con o senza modifiche. Ricordiamo che chi invia il modello 730/2022 precompilato senza modifiche non è sottoposto a futuri accertamenti fiscali in quanto lo stesso è già realizzato con i dati in possesso dell’AdE e quindi sicuri.

Per poter usufruire di questa possibilità è necessario entrare nel sito dell’AdE con le proprie credenziali e in particolare con lo Spid, la Carta di Identità Elettronica oppure con la Carta Nazionale Servizi.

Da quest’anno c’è un’importante novità, infatti l’invio del modello 730/2022 precompilato può essere effettuato anche da un parente, per saperne di più leggi l’articolo: Modello 730 precompilato con invio da parenti opersone di fiducia. Guida

Inviando il modello 730 oggi vi è la possibilità di ottenere i rimborsi Irpef già nel mese di luglio 2022, magari insieme alla quattordicesima mensilità e al Bonus di 200 euro messi a disposizione dal Governo per il contrasto ai rincari che ci sono stati negli ultimi mesi.

Di conseguenza, se stai cercnado di accedere al tuo modello 730/2022 precompilato e non riesci, non è un problema del tuo computer, ma è il sistema che non funziona correttamente. Il consiglio è di attendere e non sovraccaricare il sistema.

Liquidazioni periodiche Iva

Problemi ci sono non solo per chi vorrebbe inviare il modello 730 precompilato per poter ottenere i rimborsi Irpef nel primo mese utile, ma anche per chi deve inviare le liquidazioni periodiche Iva. Anche in questo caso accedere è molto difficile perché il sito funziona a tratti. Non si esclude la possibilità di proroga dei termini per dare la possibilità ai contribuenti di adempiere correttamente.

I malfunzionamenti del sito sono iniziati già ieri 30 maggio 2022 e sono continuati anche nella giornata del 31 maggio.

Nonostante le numerose segnalazioni, non sono ancora arrivate comunicazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate circa i motivi per i quali il sito non funziona correttamente, non manca chi ipotizza che sia un effetto delle minacce degli hacker russi che avevano fatto sapere che avrebbero preso di mira le infrastrutture italiane.

Già ieri i disservizi di Poste Italiane avevano fatto temere il peggio, ma in quel caso non si è fatta attendere la precisazione di Poste Italiane che ha chiarito che i disservizi erano dovuti ad aggiornamenti tecnici.

Bonus facciate, come si compila il 730?

Come si compila il modello 730 per il bonus facciate? Per l’anno in corso la detrazione delle spese sostenute nel 2021 è pari al 90%. Per gli interventi a decorrere dal 1° gennaio 2022 è stata disposta la proroga dalla legge di Bilancio, ma con la riduzione della detrazione fiscale dal 90% al 60%. La compilazione del modello 730 segue righi diversi sulla base delle caratteristiche dei lavori eseguiti. Inoltre, è necessario distinguere il bonus facciate eco da quello non eco.

Bonus facciate eco, come si procede con la detrazione fiscale?

Per il bonus facciate eco, la detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi del 2022 è pari al 90%. Si tratta degli interventi che vanno oltre la sola tinteggiatura esterna dell’edificio o la sola pulitura. In questa tipologia di lavori rientrano anche quelli che influiscono sull’edificio dal punto di vista termico. O, in alternativa, che interessano più del 10% dell’intonaco della superficie disperdente lorda totale dell’immobile.

Quali righi del modello 730 sono interessati dal bonus facciate eco e non eco?

I righi interessati dal bonus facciate del modello 730 sono l’E 61 e l’E 62 relativi alla sezione IV. Si tratta, nel dettaglio, della sezione delle spese per i lavori includenti il risparmio energetico e il superbonus. Invece, i righi del bonus facciate non eco sono l’E 41, l’E42 e l’E 43, della terza sezione “A”. Si tratta, in questo caso, di lavori che si limitano alla parte esterna dell’edificio senza incidere sull’efficienza termica dell’edificio. E pertanto, vi rientrano i lavori per recuperare il patrimonio edilizio, per la riduzione del rischio sismico, per il bonus facciate e il superbonus.

Quale detrazione fiscale spetta per i lavori rientranti nel bonus facciate?

Le spese sostenute negli anni 2020 e 2021 e rientranti in lavori del bonus facciate beneficiano della detrazione fiscale Irpef e Ires lorda del 90%. I lavori devono essere stati effettuati nelle facciate esterne degli immobili situati nelle zone A o B secondo la classificazione del decreto numero 1444 del 2 aprile del 1968. Non vi sono limiti di spesa e il totale della detrazione deve essere beneficiata mediante quote annuali pari a dieci, di importo costante.

Come procedere con la detrazione fiscale del bonus facciate nella dichiarazione dei redditi?

Per la detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi del 2022, i contribuenti possono procedere con la prima rata di beneficio fiscale delle dieci previste purché:

  • la spesa effettuata nel 2021 sia stata pagata per intero mediante bonifico parlante;
  • non si tenga conto dello stato di avanzamento degli interventi alla data del 31 dicembre 2021;
  • le imprese invece devono tener conto dell’avanzamento dei lavori al 31 dicembre 2021 perché vige il principio di cassa;
  • il contribuente si assume i rischi della detrazione fiscale anticipata derivante da un possibile inadempimento da parte dell’azienda che svolge i lavori.

Detrazione fiscale del bonus facciate e sconto in fattura: come utilizzare il beneficio fiscale?

Fatte dunque queste premesse, il contribuente nel modello 730 del 2022, relativo all’anno di imposta del 2021, può detrarre nella dichiarazione dei redditi la corrispondente quota delle spese sostenute. Se, invece, il beneficio fiscale deriva dallo sconto in fattura applicato dall’impresa che esegue i lavori, il bonifico viene ridotto del 10% del totale dei lavori. Il restante 90%, dunque, non può essere detratto nella dichiarazione dei redditi perché il beneficio fiscale è stato trasferito dal contribuente all’impresa.

Come procedere con la compilazione del modello 730 per il bonus facciate?

La compilazione della dichiarazione dei redditi dei contribuenti e delle imprese per il bonus facciate eco e non eco, implica l’inserimento, nei rispettivi modelli 730 e Redditi, dei:

  • dati catastali che identificano l’edificio;
  • degli estremi dell’atto di detenzione dell’immobile nel caso in cui i lavori siano svolti a cura del detentore.

Se si tratta di bonus facciate eco, relativo a interventi che influiscono sull’efficienza termica dell’edificio o che interessano più del 10% dell’intonaco della superficie disperdente lorda totale dell’immobile, il contribuente non deve inserire i dati catastali. Lo stabilisce il paragrafo 4.1 della circolare dell’Agenzia delle entrate numero 2/E del 14 febbraio 2020.

 

Prima casa under 36, come inserire il bonus nella dichiarazione dei redditi?

Con la dichiarazione dei redditi di quest’anno debutta l’agevolazione prevista per la prima casa dei soggetti under 36 nel modello 730 e in quello delle Persone fisiche. Il bonus spettante va inserito nel rigo G8 della sesta sezione del quadro relativo ai crediti di imposta, ovvero quello G. Nel modello Persone fisiche deve essere utilizzato il rigo CR 13. A beneficiarne saranno i giovani che, nello scorso anno, hanno maturato il credito di imposta perché hanno comprato la prima casa. Condizione essenziale per utilizzare il bonus è che l’acquisto della casa sia soggetto a Iva.

Bonus prima casa giovani under 36: a chi spetta?

Il bonus sull’acquisto della prima casa dei giovani under 36 spetta ai soggetti che non hanno ancora compiuto l’età di 36 anni durante l’anno in cui sia avvenuto l’acquisto stesso. Inoltre, è previsto che l’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) della famiglia non ecceda il tetto di 40 mila euro all’anno.

Quali agevolazioni sono previste per il bonus prima casa giovani under 36?

Oltre al credito di imposta sull’Iva nel caso in cui l’acquisto della prima casa con il bonus under 36 sia soggetto all’imposta, la misura consente di beneficiare di altre agevolazioni. In particolare:

  • l’esenzione dal versamento delle imposte di registro, catastali e ipotecarie;
  • l’azzeramento delle medesime imposte per gli atti soggetti a Iva;
  • l’estensione dell’agevolazioni alle eventuali pertinenze all’immobile come, ad esempio, il box.

Agevolazione prima casa giovani under 36, il bonus sui mutui

Le agevolazioni sull’acquisto della prima casa dei giovani under 36, inoltre, prevedono l’esenzione dell’imposta sostitutiva sui mutui ottenuti per comprare, costruire o ristrutturare gli immobili a utilizzo abitativo. Il periodo temporale delle agevolazioni parte dal 26 maggio 2021 per arrivare al 31 dicembre 2022.

Bonus prima casa giovani under 36, come calcolare l’Isee?

Per ciò che concerne l’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee), il calcolo deve avvenire sui redditi prodotti e sul patrimonio posseduto nel secondo anno precedente rispetto alla presentazione della Dichiarazione sostitutiva Unica (Dsu) all’Inps. Il documento include i dati anagrafici, patrimoniali e di reddito per arrivare a stabilire la situazione economica del nucleo familiare che fa richiesta del bonus prima casa giovani under 36. Inoltre, l’Isee deve includere tutti i componenti della famiglia anagrafica al giorno in cui viene presentata la Dsu. Per i rogiti effettuati nel 2021, l’Isee di riferimento è quello dei redditi prodotti e dei patrimoni posseduti nell’anno 2019; per gli atti relativi all’anno in corso, l’Isee da considerare è quello dell’anno 2020.

Cosa fare per beneficiare del bonus prima casa giovani under 36?

I giovani under 36, nel momento in cui stipulano l’atto di acquisto della casa, per beneficiare delle agevolazioni devono dichiarare di possedere un Isee non eccedente l’importo di 40 mila euro. Per questo motivo, devono essere in possesso della relativa certificazione in corso di validità. È ammissibile la domanda del bonus per aver già provveduto alla richiesta prima dell’atto di compravendita o contestualmente alla stipula.

Come utilizzare il credito di imposta sull’Iva pagata per l’acquisto della prima casa dei giovani under 36?

L’aspetto più importante nella dichiarazione dei redditi è quello del credito di imposta maturato sull’Iva per l’acquisto della prima casa dei giovani under 36. Il credito di imposta maturato può essere usato a sottrazione delle imposte sui redditi, sugli atti e sulle denunce. Tali sottrazioni dovranno avvenire in data successiva a quella dell’acquisto della casa o mediante compensazione nel modello F24.

Bonus prima casa giovani under 36: come procedere sul modello 730?

Nel modello 730 utile per la presentazione della dichiarazione dei redditi e nel modulo Redditi persone fisiche è compreso un rigo specifico per beneficiare del bonus sull’acquisto della prima casa per giovani under 36. In particolare:

  • nel modello redditi Persone fisiche dovrà essere utilizzato il rigo CR 13;
  • nel 730, invece, il rigo G8.

L’acquisto, ai fini della dichiarazione dei redditi del 2022, deve essere avvenuto nell’anno 2021. Infatti, nei due modelli non vi è alcun rigo relativo a operazioni di compravendita della casa ammissibili per la prima parte dell’anno 2022.