Decreto Flussi, aumentano gli ingressi regolari

I settori del turismo e dell’agricoltura sono sempre più in affanno perché non riescono a trovare manodopera soprattutto per il periodo di più intenso lavoro, cioè in estate. Proprio per far fronte a queste necessità c’è il nuovo decreto flussi ( con il decreto Cutro ha validità triennale) che prevede l’ingresso in Italia di oltre 450 mila lavoratori nel prossimo triennio.

Decreto flussi, ingressi mirati nei prossimi 3 anni

Gli ingressi regolari previsti nel prossimo triennio saranno mirati a coprire la mancanza di lavoratori in determinati settori, in particolare ci saranno ingressi nel settore dell’assistenza socio sanitaria che richiede sempre più personale visto che l’Italia ha un’aspettativa di vita alta, poche nascite e un’età media sempre più elevata. Non solo.

Mancano idraulici ed elettricisti, insomma i classici lavori manuali che pur essendo molto remunerativi appaiono essere poco attraenti per gli italiani. Mancano lavoratori anche nel settore della cantieristica navale e nel settore edile anche se a questo proposito le imprese edili si lamentano perché sostengono di dover lasciare a casa i lavoratori a causa dei blocchi determinati dai problemi con il Superbonus. Una pressante domanda arriva anche dal settore autotrasporti.

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Decreto flussi, quanti migranti arriveranno in Italia nel prossimo triennio?

Il decreto flussi prevede che siano stipulati accordi di ingresso in Italia con i Paesi di provenienza dei migranti. Si tratta di flussi regolari rispondenti alle esigenze delle imprese che chiedono lavoratori. È previsto che i Paesi di origine rilascino il Nulla Osta ai fini dell’ingresso in Italia per lavoro stagionale o pluriennale.

Ricordiamo che questo è l’unico modo per entrare in Italia in modo regolare, oltre che chiedendo asilo, e quindi non essere considerati clandestini.

Gli ingressi previsti per il prossimo triennio sono:

  • 136 mila ingressi nel 2023;
  • 151 mila ingressi nel 2024;
  • 165 mila ingressi nel 2025.

I numeri sono sicuramente importanti, ma deve essere sottolineato che rappresentano circa il 50% del fabbisogno dichiarato dalle aziende, sembra infatti che manchino circa 833 mila lavoratori. Per il solo 2023 il fabbisogno rilevato è di 274.800 a fronte dei 136 mila ingressi programmati. In via urgente rispetto al decreto di dicembre sono stati integrati, per il 2023, 40.000 lavoratori.

Ismea Più Impresa: agevolazioni in agricoltura per giovani e donne

Con la legge di bilancio 2023, articolo 1 comma 301, sono stati stanziati 20 milioni di euro a sostegno della imprenditorialità in agricoltura giovanile e femminile al fine anche di agevolare il ricambio generazionale. Le misure previste sono diverse, abbiamo già parlato di Generazione Terra, ora ci occupiamo di Più Impresa.

Ismea Più Impresa: cos’è?

In Italia gli aiuti all’agricoltura sono gestiti da Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), tra le misure che è possibile richiedere c’è appunto Più Impresa che consente alle aziende agricole di accedere a un piano di investimenti fino a 1,5 milioni di euro per l’ampliamento di un’azienda agricola già esistente migliorandone la competitività e condotta da almeno 2 anni o per subentrare nella conduzione di un’azienda agricola.

Naturalmente per accedere ai fondi di Più Impresa Ismea è necessario che si verifichino dei presupposti, per quanto riguarda il subentro si verifica quando vi è la cessione di un’intera azienda agricola in favore di un’impresa a totale o prevalente partecipazione giovanile o femminile. Le aziende cessionarie devono però presentare un progetto per lo sviluppo e il consolidamento dell’azienda stessa attraverso iniziative riguardanti la produzione, la trasformazione o la commercializzazione dei prodotti.

Per quanto invece riguarda l’ampliamento, in questo caso l’azienda agricola, in qualunque forma, quindi anche societaria, deve presentare un piano di ammodernamento o miglioramento dei processi di produzione, trasformazione o vendita dei prodotti in grado di migliorare la produttività aziendale.

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Investimenti ammissibili con Ismea Più Impresa

La normativa prevede una serie di investimenti ammissibili:

  • investimenti per la riconversione aziendale in modo da diminuire i costi di produzione con conseguente miglioramento del rendimento e della sostenibilità globale;
  • miglioramento della qualità della vita degli animali in azienda attraverso interventi sulla condizione di igiene e benessere. Per questo intervento non possono essere finanziati/agevolati interventi volti semplicemente ad adeguarsi alle norme dell’Unione Europea;
  • realizzazione di infrastrutture per la modernizzazione dell’agricoltura.

Le spese ammissibili sono invece:

  1. studi di fattibilità (importo massimo agevolabile per questa sola voce è il 2% del totale dell’investimento previsto);
  2. spese di progettazione degli interventi;
  3. acquisto di terreni (nel settore della produzione agricola primaria, trasformazione e commercializzazione dei prodotti la misura in oggetto è agevolabile per un importo massimo del 10% rispetto all’investimento totale);
  4. opere;
  5. rilascio di autorizzazioni, opere edili;
  6. impianti, comprese le spese per allacciamento degli stessi alle reti (ad esempio fognaria, idrica);
  7. acquisto macchinari e attrezzature;
  8. opere agronomiche e di miglioramento fondiario (solo per i progetti del settore della produzione agricola primaria).

Quali agevolazioni sono riconosciute da Ismea Più Impresa?

L’investimento complessivo agevolabile con Ismea Più Impresa è di 1,5 milioni di euro. Per tali importi Ismea Più Impresa permette di avere:

  • mutuo agevolato a tasso 0 (zero) per un importo fino al 60% delle spese ammissibili;
  • contributo a fondo perduto fino al 35% delle spese ammissibili.

L’impresa beneficiaria per la parte di agevolazione inerente il mutuo a tasso zero deve fornire un’idonea garanzia di pari valore attraverso:

  • un’ipoteca di primo grado ( sui beni oggetto di beneficio, su altri beni dell’impresa beneficiaria o di terzi, queste garanzie possono essere cumulate);
  • fideiussione bancaria o assicurativa.

Agricoltura: esonero contributivo 2023 per coltivatori diretti e Iap

Nella legge di bilancio 2023 ci sono importanti novità anche per gli imprenditori agricoli e per i coltivatori diretti che potranno usufruire di sgravi di varia natura e tra questi anche l’esonero contributivo per gli under 40 fino al 31 dicembre 2023.

Esonero contributivo 2023 under 40 per coltivatori diretti e Iap

L’agricoltura per l’Italia è un settore strategico, ma nel tempo le persone interessate ad investire in questo ambito sono diminuite a causa della scarsa remunerazione che lo stesso offre. Negli ultimi anni sono state adottate, anche a livello europeo, delle politiche volte ad assicurare un reddito equo e in linea con quello degli altri settori all’agricoltura andando anche a sostenere gli investimenti in innovazioni tecnologiche.

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Tra le novità che invece sono previste nella legge di bilancio 2023 vi è l’esonero contributivo in favore dei giovani lavoratori agricoli autonomi.

L’esonero si applica a coltivatori diretti e a imprenditori agricoli professionali (IAP), under 40. Occorre sottolineare che si può usufruire dell’agevolazione per un periodo non superiore a 24 mesi, inoltre possono accedervi gli imprenditori agricoli e coltivatori diretti che siano iscritti per la prima volta alla previdenza agricola.

Quali contributi sono oggetto di esonero contributivo 2023?

I contributi oggetto dell’agevolazione sono il 100% della quota di contributi per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti (IVS) e del contributo addizionale di cui all’articolo 17, comma 1, della legge 3 giugno 1975, n. 160 . Tale decontribuzione non va ad incidere sulla maturazione dei requisiti pensionistici e sulla misura della prestazione.

Sono esclusi dall’esonero contributivo previsto in favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali, i contributi di maternità che risultano quindi dovuti, i contributi Inail.

Affinché si possa ottenere l’agevolazione è necessario che l’imprenditore risulti aver adempiuto a tutti gli obblighi normativi e quindi:

  • essere in regola con il versamento dei contributi;
  • aver osservato gli obblighi di legge relativi alla tutela della salute dei lavoratori;
  • rispetto degli accordi e dai contratti collettivi nazionali;
  • rispetto di tutti gli obblighi di legge.

Il riconoscimento dell’esonero contributivo non è automatico, ma deve essere presentata istanza  entro 120 giorni dalla data di comunicazione di inizio attività. L’istanza deve essere presentata telematicamente attraverso il sito Inps con il percorso al “Cassetto previdenziale per Autonomi Agricoli”, alla sezione “Comunicazione bidirezionale” > “Invio comunicazione”.

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Lavoro occasionale e voucher potenziati con la legge di bilancio 2023

Con la legge di bilancio 2023 sono stati riattivati i voucher, o buoni lavoro, per il lavoro occasionale utilizzabili in diversi settori.

Voucher e lavoro occasionale, dopo la stretta del 2017 ritornano nella legge di bilancio 2023

La legge di bilancio 2023, che è ora al vaglio delle commissioni parlamentari e arriverà in aula molto probabilmente il 20 dicembre, per evitare l’esercizio provvisorio di bilancio l’approvazione deve arrivcare entro il 31 dicembre 2022, prevede all’articolo 64 una nuova normativa applicabile al lavoro occasionale attraverso l’uso dei voucher.

Il lavoro occasionale pagato attraverso i voucher ha avuto un’importante stretta per decreto nel 2017 ( per evitare il referendum sulla materia previsto per quello stesso anno, raccolta delle forme curata da Susanna Camusso) ed è rimasta una forma residuale di pagamento per gli studenti, pensionati e percettori di ammortizzatori sociali in settori come agricoltura e turismo insieme al libretto di famiglia. La motivazione alla base di questa normativa stringente è stato l’uso che secondo molti va ad aumentare il precariato nel lavoro.

La nuova disciplina del lavoro occasionale

L’articolo 64 manovra prevede invece la reintroduzione con un aumento del limite del reddito percepibile con il lavoro occasionale fino a 10.000 euro annui con riferimento però alla totalità dei prestatori. Il contratto di prestazione occasionale potrà essere sfruttato da aziende che hanno alle proprie dipendenze fino a 10 lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Nel settore agricoltura c’è un ulteriore limite, infatti l’impiego dei lavoratori occasionali con voucher non può essere superiore a 45 giorni nell’anno solare.

L’obiettivo è fare in modo che imprese operanti in settori in cui in determinate stagioni vi è bisogno di una maggiore forza lavoro, possano farvi fronte con contratti meno rigidi. Proprio per questo motivo a plaudere alla riforma sono stati gli imprenditori del settore agricolo, turistico e confesercenti. Molto critici sono invece stati i sindacati che hanno sottolineato come la nuova disciplina del lavoro occasionale e dei voucher alimenti il precariato nel mondo del lavoro. Oltre alla CGIL, che ha sempre espresso posizioni molto a sinistra, esprime perplessità anche la Cisl il cui leader Luigi Sbarra sottolinea come il perimetro per i lavori occasionali debba essere quello già tracciato in passato con la riserva in favore solo si pensionati, studenti e percettori di ammortizzatori sociali.

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha invece dichiarato la propria soddisfazione perché l’agricoltura ha bisogno di poter stipulare contratti regolari anche per brevi periodi in questo modo diventa più semplice trovare manodopera e non abbandonare le produzioni.

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Coltivare avocado: clima ideale, costi e guadagni

Il clima italiano diventa sempre più vicino a quello delle zone tropicali, soprattutto al Sud, proprio per questo in regioni come la Sicilia, la Puglia e la Calabria compaiono sempre più colture tropicali come banane, mango e avocado. Scopriamo quali sono le condizioni ideali per coltivare avocado e quanto si può guadagnare.

Coltivare avocado in Italia: si può?

L’avocado è ormai diventato un frutto molto comune sulla tavola degli italiani, ricco di vitamine, sali minerali e antiossidanti. Viene usato per la preparazione di insalate, frullati e per la salsa guacamole, ma non solo. Si tratta di un frutto tropicale che però negli ultimi anni è sempre più spesso coltivato anche in Italia. Per chi lavora nel settore dell’agricoltura, o vuole iniziare a fare investimenti in esso, può trattarsi di una produzione molto redditizia. La prima cosa da capire è in quali condizioni la pianta di avocado può crescere senza richiedere un eccessivo intervento umano per creare le condizioni adatte.

La coltivazione dell’avocado è tipica di un clima tropicale e sud tropicale. Richiede un clima temperato e soprattutto al riparo di gelo e nevicate, ecco perché le zone adatte sono quelle del Sud Italia. Sopporta temperature fino a un massimo di -3°C. Questo particolare albero non sopporta l’eccessivo vento soprattutto nei primi anni quando il fusto è esile.

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I terreni da evitare sono quelli argillosi, eccessivamente calcarei o che favoriscono il ristagno di acqua. Sono invece consigliati terreni con una buona quantità di ghisa e sabbia perché capaci di drenare l’acqua.

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Quando avviare la coltivazione di avocado?

La coltivazione deve essere avviata tra i mesi di aprile e la fine di giugno, si può piantare il seme ( può richiedere 10 anni per fruttificare) o direttamente la piantina ( fruttifica nell’arco di 3 anni). È opportuno ricordare che un albero può raggiungere i 20 metri di altezza quindi per coltivare avocado occorre avere uno spazio adeguato. La raccolta avviene invece nei mesi estivi. Non avendo particolari esigenza di acqua, può essere coltivato anche senza un eccessivo impegno, è stato calcolato che rispetto alla coltivazione di un agrumeto vi è un ottimo risparmio economico.

I costi di impianto sono simili a quelli di un agrumeto, coltivazione tipica della Sicilia, mentre differiscono molto, in favore dell’avocado, quelli di produzione. Nei primi tre anni occorre però prestare molta attenzione alla potatura perché la riuscita della coltivazione dipende molto dall’uso della giusta tecnica.

Per quanto invece riguarda la resa, una piantagione di un ettaro di avocado consente di ottenere 15 tonnellate di prodotto. Proprio per questo motivo viene considerato il nuovo oro verde. Trattandosi di un frutto molto richiesto è anche aumentato il prezzo, in Italia secondo i dati della Coop il consumo è aumentato in poco tempo del 78% e Coldiretti Catania ha anche lanciato l’allarme sui furti di avocado nelle piantagioni presenti nella provincia. Uno dei prodotti più costosi realizzati con l’avocado è il guacamole, un toast può arrivare a costare anche 22 euro. In media il prezzo al kg oscilla tra i 11 e i 20 euro, un pezzo in media pesa 300 grammi.

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Agricoltura: sono sempre più numerose le coltivazioni tropicali in Italia

Il clima sta cambiando, con esso l’agricoltura, che soffre la siccità e l’aumento delle temperature. Proprio per questo si stanno avviando in Italia, soprattutto al Sud, molte coltivazioni tropicali. Di seguito quelle di maggiore successo.

Il clima si surriscalda? Arrivano le produzioni tropicali

Sfruttare al meglio le risorse che si hanno è un modo per proteggere l’ambiente, l’eccessiva siccità che in alcuni periodi dell’anno si prolunga per mesi sta mettendo a dura prova l’agricoltura e l’economia del Paese. A ciò si aggiungono le temperature che nel 2021 sono state in media di 2,18 gradi più elevate della media e il 2022 è stato già definito l’anno più caldo dall’inizio della serie storica. Proprio per questi motivi sono già molti gli agricoltori che stanno cambiando le loro produzioni puntando in tutto o in parte su produzioni di tipo tropicale.

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Che il processo di trasformazione della nostra agricoltura sia in atto è confermato da Coldiretti che sottolinea come in Italia siano presenti sempre più coltivazioni di tipo tropicale. Le Regioni che guidano questa innovazione sono Sicilia, Puglia e Calabria dove sempre di più si coltivano mango, avocado e banane.

Non si tratta di avventure alla cieca, ma di innovazioni che prendono spunto da studi condotti sul clima e che quindi hanno l’obiettivo di insistere con coltivazioni che sono adatte alle caratteristiche dei terreni e del clima. I segni di tropicalizzazione sono più evidenti in Sicilia dove la coltivazione di frutti tropicali ha raggiunto 900 mila tonnellate e comprende anche frutto della passione, lime e litchi che hanno sostituito in particolar modo le coltivazioni di agrumi.

Recupero dei terreni improduttivi e abbandonati per produzioni tropicali

Coldiretti dichiara che i coltivatori hanno puntato soprattutto al recupero dei terreni che erano rimasti incolti a causa proprio del clima sempre più vicino a quello tropicale. Insomma erano diventati improduttivi con le coltivazioni tipiche e allora si è pensato di fare di danno virtù. Il vantaggio è doppio perché, essendo coltivazioni tipiche per il clima che ormai si è creato, non c’è bisogno di creare artificialmente le condizioni, con risparmio quindi di risorse energetiche e idriche. L’idea di concentrarsi su coltivazioni tropicali in Italia è venuta a molti agricoltori anche perché gli italiani preferiscono mangiare frutta prodotta in Italia e non importata e di conseguenza stanno anche aumentando i consumi di questi prodotti.

Vorresti iniziare una coltivazione tropicale? In questo caso puoi leggere le nostre guide per gli aiuti spettanti a chi vuole investire in questo settore.

Se cerchi terre incolte da ottenere a prezzi equi, leggi: Banche delle terre agricole: uno strumento per trovare terreni incolti

Per i contributi invece, leggi: Agevolazioni per l’insediamento di giovani in agricoltura Ismea

Lavoro nei campi, novità dalla Puglia per la tutela dei lavoratori della raccolta dei pomodori

Che il lavoro nei campi sia duro lo sanno anche i muri. Parliamo naturalmente di lavoro agricolo. E che proprio in questo periodo dell’anno sia ancora più duro è un evidenza che non può essere contestata. Il gran caldo di questi giorni, con la carenza di piogge e la siccità, rendono il lavoro nei campi una tra le attività lavorative più dure oggi esistenti. Le temperature di queste settimane oltre che danneggiare le coltivazioni, mettono a dura prova anche chi nei campi ci lavora ogni giorno. È naturale che in materia di lavoro agricolo siano necessarie delle attenzioni particolari oltre che a tutela delle produzioni anche a tutela dei lavoratori. E in questo scenario si incastona una novità normativa introdotta in Puglia proprio adesso che parte la raccolta dei pomodori per la salsa.

Il gran caldo e il lavoro nei campi, le difficoltà e le problematiche spesso invisibili

Dopo la raccolta del grano ecco la raccolta dei pomodori. Con una differenza sostanziale e di non poco conto. Infatti se il grano in linea di massima viene raccolto con mietitrebbie che oggi sono sempre più all’avanguardia e dotate di sistemi di aria condizionata anche al loro interno, con i pomodori la situazione diversa. Il pomodoro raccolto a mano dagli operai agricoli è una situazione che sta ormai da giorni in pieno svolgimento. Soprattutto in Puglia, dove la produzione di pomodoro è tra le principali attività agricole della Regione, l’attenzione è massima. Oggi non è raro imbattersi tra gli splendidi paesaggi della Regione, in campi di pomodori con dentro operai dediti alla raccolta. Stare nei campi con queste alte temperature mette a dura prova il fisico anche di persone che non hanno problematiche di salute. Figuriamoci chi invece, anche non essendone a conoscenza, ha problemi fisici. Per questo nel foggiano, si corre ai ripari, introducendo norme di salvaguardia e di tutela della salute degli addetti del settore.

L’intesa parte nel foggiano e mira a tutelare la salute dei lavoratori dei campi

Per la raccolta dei pomodori nel foggiano vengono impiegati circa 100.000 operai agricoli. Come si legge sul sito “l’immediato.net“, la raccolta dei pomodori incide al livello occupazionale per il 22% del totale delle giornate di lavoro agricolo svolte nella zona. E al riguardo va sottolineata una intesa trovata tra tutti i principali soggetti interessati, Coldiretti compresa. Un accordo che mira alla tutela dei lavoratori impiegati nei campi, oltre che alla tutela delle imprese che operano nel settore in maniera regolare.

Cosa è l’intesa Salva salute

L’intesa è stata ribattezzata subito “Salva salute”. Un nome che la dice lunga proprio perché prevede una serie di azioni volte alla prevenzione del rischio cardiovascolare di questi operai agricoli che sono costretti a lavorare a queste alte temperature nei campi. Ciò che balza gli occhi leggendo il protocollo d’intesa è che adesso tra visite mediche preventive e periodiche, si apre alla cosiddetta sorveglianza sanitaria degli operai agricoli stagionali. Sorveglianza sanitaria che sarà a carico delle Asl che apriranno un ambulatorio riservato proprio a questa tipologia di prevenzione.

Garanzia Ismea U35 per prestiti aziende agricole. Il modulo per la richiesta

Il settore dell’agricoltura è uno dei più danneggiati dalla crisi energetica e climatica, ma è anche uno dei settori chiave per la produzione di materie prime di cui ora più che mai c’è un aumentato bisogno. Ecco perché tra le molte iniziative di sostegno c’è la garanzia Ismea U35, cioè Ismea Under 35. Dal 4 luglio 2022 è disponibile la piattaforma per richiederla, ma ecco di cosa si tratta e come funzione.

Ismea garantisce i prestiti fino a 35.000 euro

Le imprese sanno bene che per fare investimenti servono fondi, purtroppo quando un’impresa non ha solide garanzie, difficilmente riesce a ottenere dei prestiti. Le difficoltà economiche che i vari settori produttivi stanno affrontando in questo periodo rischiano però di bloccare del tutto gli investimenti e questo capita anche in agricoltura e pesca. Proprio per questo sono necessari aiuti che possano consentire alle imprese di sbloccare la situazione e tra questi vi è la garanzia under 35 di Ismea. Generalmente quando sentiamoil termine “under” pensiamo sempre all’età, ma in questo caso non è così, infatti si riferisce all’importo.

ISMEA è l’Istituto dei Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare e il suo ruolo è offrire sostegno agli imprenditori agricoli, ad esempio attraverso la gestione della Banca dei terreni agricoli che mira al recupero dei terreni abbandonati mettendoli a disposizioni, a condizioni particolarmente favorevoli, di coloro che vogliono lavorarli.

I bandi di Ismea sono numerosi, tra questi vi è appunto Ismea U35 che mette a disposizione una garanzia fino al 100% su prestiti fino a 35.000 euro erogati in favore di imprese agricole e impegnate nel settore pesca. Questa misura è prevista nell’articolo 20 del decreto legge 50 del 17 maggio 2022. Il fondo a disposizione è di 180 mila euro e prevede la copertura al 100% delle operazioni di credito per prestiti di ammontare non superiore a 35.000 euro. Il piano di ammortamento del prestito può avere una durata fino a 10 anni.

Banca delle Terre Agricole: uno strumento per trovare terreni incolti

Come funziona il banco Ismea U35?

La garanzia è però riservata a imprese del settore agricolo e pesca che abbiano subito degli aumenti dei costi derivati dai rincari energetici, per i carburanti e per l’acquisto di materie prime. Il piano di ammortamento deve avere una durata non superiore a 10 anni con rimborso del capitale non prima dei 24 mesi.

Per poter ottenere l’agevolazione è necessario compilare il modulo qui allegato. Nello stesso devono essere indicati separatamente i costi affrontati per l’energia, le materie prime e i carburanti nel corso del 2021. Tali costi devono essere gli stessi indicati nel bilancio depositato, nella dichiarazione fiscale o come risultanti da altra idonea documentazione.

Le domande per ottenere questa garanzia possono essere presentate dal 4 luglio 2022 sulla piattaforma http://u35.ismea.it/.

Scarica il modulo ufficiale seguendo il link

modulo autodichiarazione Ismea U35

Contributi a fondo perduto agli agricoltori per i pannelli fotovoltaici

In arrivo i contributi a fondo perduto a favore degli agricoltori per l’installazione di pannelli fotovoltaici. Lo prevede l’articolo 8 del decreto legge “Aiuti” che mette a disposizione aiuti degli agricoltori incentivi per produrre l’energia elettrica da fonti rinnovabili. I contributi derivano direttamente dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Il Pnrr ha infatti previsto lo stanziamento di un miliardo e mezzo di euro per il “Parco agrisolare” e di un altro miliardo e 100 milioni di euro per l’Agrivoltaico.

Agricoltura, contributi a fondo perduto agli agricoltori per i pannelli fotovoltaici: di cosa si tratta?

I contributi a fondo perduto consistono in incentivi per realizzare gli impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici strumentali allo svolgimento dell’attività agricola. Le imprese agricole per la produzione primaria ottengono i contributi a fondo perduto soltanto per realizzare gli impianti di capacità produttiva non superiore al consumo medio di energia elettrica durante l’anno dell’impresa stessa. Nel calcolo del consumo medio dell’energia elettrica rientrano anche i consumi familiari.

Quali imprese agricole possono richiedere i contributi a fondo perduto sui pannelli fotovoltaici?

Le imprese ammesse alla richiesta dei contributi a fondo perduto per l’installazione dei pannelli fotovoltaici sono quelle che svolgono la propria attività nei comparti:

  • dell’agricolo;
  • dello zootecnico;
  • dell’agroindustriale.

I contributi a fondo perduto rispecchiano gli orientamenti della Commissione europea sugli incentivi a favore dei settori agricoli e forestali e nelle zone rurali del settennato 2014-2020, per l’occasione prorogate fino al tutto il 2022 mediante autorizzazione sulle misure a valere sul Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr).

Contributi a fondo perduto per il Parco agrisolare

In merito alla misura relativa al “Parco agrisolare“, le risorse disponibili sono pari a 1,5 milioni di euro. Si tratta degli incentivi di cui al decreto ministeriale attuativo dello scorso 25 marzo, firmato dal ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli. Con i contributi a fondo perduto si possono finanziare progetti di investimento sui tetti degli edifici strumentali all’attività agricola, agroindustriale e agrituristica. Le imprese agricole di produzione primaria a possono richiedere i contributi solo per realizzare gli impianti a capacità produttiva non superiore al consumo di energia elettrica medio annuale dell’impresa stessa e per utilizzi familiari. Secondo l’articolo 2 del decreto ministeriale, inoltre, le imprese agricole possono vendere l’energia elettrica rispettando i medesimi limiti.

Quali imprese sono escluse dai contributi a fondo perduto?

In virtù delle modifiche operate dal decreto legge “Aiuti”, le imprese sono escluse dagli incentivi per le quote di potenza e di consumo di energia elettrica eccedenti la media annuale. Per la presentazione delle domande è necessario attendere l’emanazione di un nuovo decreto che disciplini le modalità e i termini di invio delle istanze.

Contributi a fondo perduto per lo ‘Sviluppo agrivoltaico’: quali sono gli incentivi a disposizione?

Per lo Sviluppo agrivoltaico, il governo ha messo a disposizione risorse per 1,1 miliardi di euro. Il decreto di riferimento è quello del ministero per la Transizione ecologica del 27 giugno 2022 nel quale sono riportate le linee guida della misura. Inoltre, è prevista per il 12 luglio prossimo la fine della fase delle consultazioni durante la quale verranno tracciate le modalità di presentazione delle domande e le relative osservazioni delle parti interessate.

Per cosa si possono richiedere i contributi a fondo perduto dello Sviluppo agrivoltaico?

I contributi a fondo perduto per lo sviluppo agrivoltaico potranno essere richiesti per sistemi e impianti fotovoltaici. Le imprese agricole dovranno rispettare determinati parametri tecnici, riguardanti soprattutto l’altezza degli impianti. I vincoli riguardano soprattutto la garanzia dello svogimento dell’attività agricola e di allevamento nelle aree sottostanti. I contributi a fondo perduto possono essere richiesti per un ammontare in conto capitale fino al 40% delle spese ammissibili riferite alla produzione di energia elettrica.

Agricoltori, esonero contributi per due anni conservando la pensione

Esonero contributi per i lavoratori impiegati nel settore agricolo di due anni conservando la pensione. I giovani agricoltori, che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età, hanno 120 giorni dall’inizio dell’attività per richiedere l’esonero contributivo. A chiarirlo è una circolare dell’Inps che fissa i termini per gli sgravi contributivi a vantaggio degli agricoltori under 40.

Coltivatori diretti, qual è la scadenza per presentare domanda di sgravio contributi 2022?

La domanda degli sgravi contributivi per due anni degli agricoltori che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età va inoltrata all’Inps. Il termine per la presentazione dell’istanza è fissato in 120 giorni a partire dalla data di inizio dell’attività. Al 31 luglio è fissata la prima scadenza di chi abbia incominciato l’attività agricola a decorrere dal 1° gennaio 2022. I termini di scadenza della domanda sono fissati dalla circolare dell’Inps numero 75 del 2022.

Agricoli, chi può presentare domanda di sgravio contributi?

La domanda di sgravio dei contributi può essere presentata dai lavoratori agricoli che non hanno compiuto ancora i 40 anni di età. In particolare:

  • i coltivatori diretti, i coloni e i mezzadri;
  • gli imprenditori agricoli professionali.

Contributi lavoratori agricoli: calcolo del reddito medio convenzionale giornaliero e dell’aliquota spettante

Il calcolo dei contributi spettanti si basa sul reddito convenzionale delle quattro fasce previste. Ciascuna delle fasce di reddito si determina mediante il prodotto del reddito medio convenzionale giornaliero con le giornate lavorative stabilite dalla legge. Il reddito convenzionale giornaliero è fissato per ciascun anno dal decreto. Per il 2022, tale reddito è stabilito in 60,26 euro. L’aliquota dei contributi da versare è pari al 24%: la percentuale include già il contributo addizionale pari al 2%.

Contributo addizionale per i versamenti Inps in agricoltura: come si determina?

Al risultato ottenuto dalla moltiplicazione del reddito medio convenzionale giornaliero con le giornate lavorative, moltiplicato per il 24%, va aggiunto anche il contributo addizionale di ciascuna giornata lavorativa annuale fino al limite delle 156 annuali. Per l’anno in corso, il contributo addizionale è fissato in 0,69 centesimi per ciascuna giornata lavorata. Infine, i lavoratori agricoli devono aggiungere anche 7,49 euro a titolo di contributo di maternità.

Lavoratori agricoli under 40, come non versare contributi per due anni?

Pertanto, l’esonero contributivo dei lavoratori agricoli consente di non versare i contributi previdenziali per due anni, ma mantenendo il lavoro svolto ai fini della futura pensione. Tale esonero è allargato anche ai propri familiari. Rientrano nel beneficio i lavoratori agricoli che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età e che si sono iscritti per la prima volta all’Inps nel corso del 2022. Per beneficiare dello sgravio contributivo è necessario presentare domanda all’Inps entro 120 giorni dal data di comunicazione di inizio dell’attività. Considerando che la comunicazione dell’inizio dell’attività può essere presentata entro 90 giorni, il termine complessivo per la presentazione della domanda di sgravio contributi è fissato in 210 giorni.

Contributi Inail 2022: qual è l’importo da versare per i coltivatori diretti?

Oltre ai contributi previdenziali, i coltivatori diretti sono tenuti a versare anche i contributi Inail. Si tratta di contributi contro le malattie professionali e gli infortuni durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. Per l’anno 2022 i contributi Inail annuali sono pari a:

  • 768,50 euro per le zone normali;
  • 532,18 euro per le zone montane e svantaggiate.

Contributi lavoratori agricoli: come e quando pagarli?

Per il pagamento dei contributi, gli agricoltori devono utilizzare il modello F 24 da presentare per le quattro scadenze corrispondenti alle rate da versare. La prima è fissata al 18 luglio 2022 perché il 16 luglio quest’anno capita di sabato; la seconda è il 16 settembre; la terza scadenza è fissata al 16 novembre; infine, l’ultima scadenza del 2022 è al 16 gennaio 2023.