Pensioni 2022 a 63 anni? come fare e chi può accedere

Il 2022 lascia in dote dal punto di vista previdenziale l’ennesimo anni di Ape sociale. Parliamo dell’Anticipo pensionistico a carico dello Stato. Una misura che consente di accedere alle pensioni con un largo anticipo rispetto alle soglie ordinarie della pensione di vecchiaia. Ma si tratta di una misura che ha ancora delle sfaccettature che la allontanano da una classica misura pensionistica.

Infatti per natura la misura può essere considerata più assistenziale che previdenziale, soprattutto perché si parla di reddito ponte e perché è una misura destinata soprattutto a delle persone che hanno determinati problemi di varia natura. Infatti l’Ape sociale non è una misura generalizzata ed aperta a tutti. In altri termini non basta raggiungere le soglie dei contributi e dell’età necessarie, ma occorre rientrare in particolari tipologie di soggetti, evidentemente meritevoli di tutela da parte del legislatore.

Nella proroga di un altro anno di questa misura (scadeva il 31 dicembre 2021 ma si è deciso di prolungarla per tutto il 2022), non sono poche le novità introdotte. E molte di loro sono abbastanza importanti.

Ape sociale 2022, più lavori gravosi dentro la misura

L’allegato 1 della legge di Bilancio presenta il nuovo elenco delle attività gravose a cui è destinata l’Ape sociale. Alle 15 previste fino ad oggi (11 con la legge di Bilancio 2017 ed altre 4 con la manovra successiva), ne sono state aggiunte molte altre. E le pensioni con questa misura vengono evidentemente estese.

È il frutto dell’attività di studio che il Ministero del Lavoro ha assegnato ad una particolare Commissione. Parliamo di quella sui lavori gravosi che ha stabilito una graduatoria di attività che possono essere considerate troppo logoranti e meritevoli di una uscita agevolata come pensioni.

Prima di approfondire,  va sottolineato il fatto che le nuove attività gravose rispetto alle 15 precedenti, non godono del beneficio di una misura gemella all’Ape sociale, cioè alla quota 41. In pratica le nuove attività gravose della nuova legge di Bilancio valgono solo nel perimetro dell’Ape sociale e non in quello della quota 41 precoci.

Per i lavori gravosi tutti, l’Ape sociale si centra con almeno 36 anni di contributi versati e con almeno 63 anni di età. Solo per gli edili e i ceramisti (in entrambi i casi occhio al Codice Ateco dell’attività), la scende a 32 anni. Si tratta di una delle novità più importanti prodotte dalla manovra finanziaria sulle pensioni 2022.

Resta il vincolo che questa attività deve essere stata svolta in 7 degli ultimi 10 anni di carriera o in 6 degli ultimi 7.

Ape sociale, pensioni e disoccupati

Un’altra categoria di persone a cui è destinata l’Ape sociale è quella dei disoccupati. Per le pensioni anticipate questa Ape sociale è forse l’unica misura destinata a chi è senza lavoro. Infatti come dicevamo, si parla di una misura destinata a chi ha determinati problemi. I lavori gravosi e la loro attività particolarmente faticosa e pesante. Poi, i disoccupati e la loro condizione precaria dal punto di vista reddituale. Infine, i caregivers che hanno problemi familiari con l’invalido a carico e gli invalidi stessi e le loro problematiche di salute.

Tornando alle pensioni per i disoccupati, per l’Ape sociale servono sempre non meno di 63 anni di età. Ma per il montante contributivo utile la soglia è pari a 30 anni. Per il 2022 è stato eliminato un paletto che per molti in questi anni ha significato l’esclusione dalla misura o la perdita di mesi di prestazione. È stato deciso di eliminare il vincolo dei 3 mesi dall’ultima Naspi percepita. Viene meno il paletto dello status di disoccupazione e dei tre mesi di assenza da copertura da ammortizzatori sociali.

L’Ape sociale nel 2022, ancora invalidi e caregivers per le pensioni in anticipo

Sempre con almeno 63 anni di età e sempre con 30 anni di contributi, anche gli invalidi e chi ha invalidi a casa da assistere, sono potenziali beneficiari dell’Ape sociale. Gli invalidi devono avere una percentuale di invalidità certificata dalle competenti commissioni mediche Asl superiore al 74%.

Per i caregivers, cioè per chi assiste un familiare stretto, disabile e fiscalmente a carico, serve che questa assistenza sia scattata da almeno 6 mesi rispetto alla data di maturazione degli altri requisiti utili o dalla data in cui si intende beneficiare della misura.

Alcuni chiarimenti utili per l’Ape sociale nel 2022

Quando si va a definire l’Ape sociale come una misura lontana dal poter essere considerata strettamente previdenziale, si guarda al suo particolare meccanismo. Si fa riferimento al fatto che parliamo di una misura che ha una sua struttura che la differenzia da tutte le altre. Ad esclusione del doppio requisito anagrafico contributivo, per tutto il resto le particolarità sono evidenti e cioè:

  • La misura non è reversibile a causa di prematuro decesso del titolare della prestazione;
  • Non ci sono maggiorazioni e assegni familiari;
  • La misura è basata su 12 mensilità, cioè è priva di tredicesima;
  • La prestazione è di natura temporanea. Vale solo per gli anni di anticipo rispetto ai 67 anni della pensione di vecchiaia o del raggiungimento delle soglie utili alle pensioni anticipate.

Va sottolineato che per poter beneficare dell’Ape sociale occorre provvedere a presentare all’Inps una domanda di certificazione del diritto alla prestazione. Una domanda propedeutica rispetto a quella di Ape sociale vera e propria.

La domanda di certificazione del diritto, che non è quindi la vera domanda di pensione con l’Ape, andrebbe presentata entro la fine del mese di marzo del 2022. Una scadenza che nasce in modo tale da consentire all’Inps i controlli del caso. Dal punto di vista del richiedente invece,la scadenza è importante per un altro motivo. Rispettandola non si rischia di finire dentro il problema dell’esaurimento delle risorse. Infatti l’Ape non ha risorse illimitate ma si basa sugli stanziamenti del governo. Uscire fuori dalle risorse non fa perdere il diritto alla pensione, ma rischia di far slittare la decorrenza.

Pensioni a 63 anni: tutte le professioni interessate, per gli agricoli 32 anni di contributi

A partire dal 18 gennaio 2022 si possono presentare le domande per le pensioni Ape sociale, la misura previdenziale prorogata per tutto l’anno dalla recente legge di Bilancio. Sull’invio delle istanze, l’Inps è intervenuta con il messaggio numero 274 del 20 gennaio 2022 con il quale l’Istituto previdenziale ha anticipato le novità dell’anticipo pensionistico sociale, in attesa di ulteriori istruzioni. Tra le novità di quest’anno, l’allargamento delle categorie lavorativa addette a mansioni gravose e l’eliminazione, per i disoccupati, dei tre mesi di attesa per chi ha perso il lavoro.

Pensioni anticipate Ape sociale, quali sono i requisiti di uscita nel 2022?

La pensione anticipata Ape sociale si consegue all’età minima di 63 anni. Oltre al requisito anagrafico, è necessario appartenere a una delle categorie indicate di seguito:

  • essere disoccuparti;
  • prestare assistenza da almeno 6 mesi del coniuge o di un parente con handicap grave (i caregiver);
  • avere una percentuale di invalidità di almeno il 74%;
  • svolgere una mansione cosiddetta “gravosa”.

Pensioni anticipate Ape sociale, quanti anni di contributi servono?

Le prime tre categorie necessitano di 30 anni di contributi per la formula di pensione anticipata.  Gli addetti alle mansioni gravose, salvo delle eccezioni, devono aver versato almeno 36 anni di contributi. La misura previdenziale permette di ottenere un assegno di accompagnamento alla pensione dall’uscita fino al compimento dei 67 anni di età, allorquando sopraggiunge la pensione di vecchiaia. L’assegno temporaneo può arrivare a 1.500 euro al mese.

Pensioni con uscita a 63 anni: le novità della legge di Bilancio 2022 e l’abbassamento requisiti a edili e agricoli

Come è successo negli scorsi anni, anche per il 2022 le pensioni con anticipo pensionistico Ape sociale sono state prorogate per tutto l’anno in corso. Con alcune novità. Innanzitutto l’estensione ad altre categorie di lavoratori impiegate in mansioni gravose come risultato della Commissione tecnica istituita ad hoc con presidente Cesare Damiano. Una seconda novità riguarda l’abbassamento dei requisiti contributivi agli operai edili a 32 anni di contributi. Inoltre, per gli operai agricoli del gruppo 6 del Codice Ateco e per i ceramisti del gruppo 6.3.1.2 e “conduttori di impianti per la fornitura di articoli in ceramica e terracotta” (codice Ateco 7.1.3.3) gli anni di contributi da possedere sono 32 anziché 36.

Pensioni Ape sociale, ecco tutte le categorie dei lavoratori impiegati in mansioni gravose per il 2022

Tra i lavoratori impiegati in mansioni gravose, che possono andare in pensione a 63 anni con l’Ape sociale unitamente a 36 anni di contributi, troviamo:

  • i professori della scuola primaria, pre-primaria e le professioni assimilate, codice Ateco 2.6.4;
  • i tecnici della salute, codice Ateco 3.2.1;
  • gli addetti alla gestione dei magazzino e le professioni assimilate (codice Ateco 4.3.1.2);
  • le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (codice Ateco 5.3.1.1);
  • gli operatori della cura estetica (5.4.3);
  • le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati (5.4.4);
  • gli artigiani, gli operai specializzati e gli agricoltori (codice Ateco 6);
  • i conduttori di impianti e macchinari per l’estrazione e per il primo trattamento dei minerali (7.1.1).

Pensioni gravosi, le altre attività che fanno uscire da lavoro a 63 anni

Tra le altre attività, soprattutto di operai, artigiani e conduttori di veicoli e di impianti, possono andare in pensione a 63 anni in presenza di 36 anni di contributi:

  • gli operatori di impianti per la trasformazione e la lavorazione a caldo dei metalli (codice Ateco 7.1.2);
  • i conduttori di forni e degli altri impianti per la lavorazione del vetro, della ceramica e dei metalli assimilati (codice Ateco 7.1.3, 32 anni di contributi);
  • conduttori di impianti per trasformare il legno e per fabbricare la carta (7.1.4);
  • gli operatori di macchinari e di impianti per raffinare il gas e i prodotti petroliferi, per la chimica di base e la chimica fine e per la fabbricazione dei prodotti derivati dalla chimica (7.1.5);
  • i conduttori degli impianti per la produzione di energia termica e di vapore, per recuperare i rifiuti e per trattare e distribuire le acque (7.1.6);
  • conduttori di mulini e di impastatrici (7.1.8.1);
  • i conduttori dei forni e degli analoghi impianti per il trattamento termico dei minerali (7.1.8.2);
  • gli operai semigualificati su macchinari fissi per lavorare in serie e gli operai addetti ai montaggi (7.2):
  • gli operatori di macchinari fissi in agricoltura e nell’industria alimentare (7.3);
  • conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento (7.4).

Pensioni Ape sociale, quali sono le altre professioni di lavori gravosi per uscire a 63 anni?

Le ulteriori mansioni gravose delle pensioni con uscita a 63 anni dell’Ape sociale riguardano:

  • il personale non qualificato addetto a spostare e a consegnare le merci (codice Ateco 8.1.3);
  • personale non qualificato nei servizi di pulizia degli uffici, degli alberghi, delle navi, della aree pubbliche, dei ristoranti e dei veicoli (8.1.4);
  • i portantini e le professioni assimilate (8.1.5.2);
  • le professioni non qualificate nell’agricoltura, nella manutenzione del verde, nell’allevamento, nella silvicoltura e nella pesca (codice Ateco 8.3);
  • professioni non qualificate nella manifattura, nella estrazione dei minerali e nelle costruzioni (8.4).

Presentazione domanda Inps per le pensioni con Ape sociale nell’anno 2022: come si fa?

Per presentare la domanda di pensione anticipata con Ape sociale è necessario utilizzare i servizi on line del portale dell’Inps. In particolare, a partire dallo scorso 18 gennaio, è possibile inoltrare l’istanza per il riconoscimento delle condizioni di accesso (i requisiti) per la formula di accompagnamento alla pensione. In “Prestazioni e servizi” della sezione “Moduli” del sito dell’Inps sono disponibili i modelli che devono essere dati al datore di lavoro per accertare i requisiti di accesso alla pensione. I modelli sono differenti a seconda della categoria di lavoratori interessati: si tratta di moduli per i lavoratori del settore privato, del settore pubblico oppure dei lavoratori domestici.

Legge di bilancio 2022: novità per Quota 102 e Opzione Donna

La legge di bilancio 2022 ha provveduto a piccole modifiche al sistema pensionistico, tra le novità vi sono Opzione Donna e Quota 102 che va a sostituire Quota 100. Ecco le principali novità.

Quota 102 dal 1° gennaio 2022

Quota 100 è stata un’importante riforma, anche se transitoria, volta ad agevolare l’uscita dal mondo del lavoro anticipata, il fine era mitigare gli effetti della Legge Fornero. Risultato a cui hanno contribuito anche Opzione Donna e l’APE Sociale. Trattandosi di una misura transitoria era stata prorogata di anno in anno, fino al 31 dicembre 2021. Con lo scadere di tale termine vi erano diverse opzioni, cioè una proroga della Quota 100, una revisione della Quota 100 oppure un’applicazione netta della Legge Fornero che prevede il pensionamento a 67 anni di età. Con la legge di bilancio 2022 si è optato per una “revisione” della Quota 100, trasformata in Quota 102.

Il sistema Quota 102 ha una durata annuale (vi è sempre la possibilità, a dir il vero remota, che con la legge di bilancio 2023 possa essere estesa). Prevede la possibilità di andare in pensione anticipata (rispetto alla legge Fornero) a 64 anni con anzianità contributiva di 38 anni, appunto Quota 102. Per poter andare in pensione applicando questa normativa i requisiti devono essere maturati entro il 31 dicembre 2022, quindi iniziando a percepire la pensione anche dal 2023. Secondo i calcoli forniti, il costo di Quota 102 sarà di 1,6 miliardi di euro, molto inferiore rispetto a Quota 100 che ha avuto un costo di 2,18 miliardi nel 2019 e 3,53 miliardi nel 2020. Interesserà una platea di 60 mila lavoratori. Tenendo in considerazione le finestre trimestrali e semestrali, i primi pensionati con questo sistema si avranno a maggio 2022.

Estensione dell’applicabilità di Opzione Donna

La legge di bilancio 2022 provvede anche ad estendere l’applicabilità di Opzione Donna, si tratta di un sistema che consente alle donne che hanno compiuto 58 anni se lavoratrici dipendenti e 59 anni se lavoratrici autonome e che abbiano versato almeno 35 anni di contributi di accedere alla pensione anticipata. Per loro però c’è un piccolo pegno da pagare, infatti la pensione sarà calcolata interamente con il metodo contributivo e quindi con una perdita netta che dovrebbe oscillare intorno al 30%. Per poter accedere a Opzione Donna le lavoratrici dipendenti devono prima cessare l’attività lavorativa e poi presentare la domanda, per le lavoratrici autonome non è invece necessario cessare l’attività lavorativa.

Concorrono al raggiungimento della contribuzione minima tutti i contributi versati a qualsiasi titolo, sono esclusi solo i contributi figurativi per malattia, disoccupazione o situazioni simili. Contribuiscono a maturare il requisito i contributi da riscatto della laurea, ricongiungimento contributivo, ricostituzione della posizione assicurativa e versamenti volontari.

La domanda per accedere a Opzione Donna può essere presentata attraverso il sito INPS accedendo alla propria pagina personale attraverso l’uso dello SPID o di una Carta di Identità Elettronica 3.0 o CNS (Carta Nazionale Servizi). In alternativa, è possibile chiamare il contact center INPS al nuoero 803 164, oppure rivolgersi a un patronato.

Gli svantaggi di Opzione Donna 2022

Tra le note dolenti di Opzione Donna vi è il fatto che è particolarmente penalizzante per le lavoratrici dipendenti che devono cessare l’attività per poterne beneficiare, ciò per il fatto che si applica il principio delle finestre mobili. Questo prevede che tra la maturazione dei requisiti e l’effettiva riscossione del primo rateo pensionistico intercorrano almeno 12 mesi, cioè le lavoratrici dipendenti perdono un anno di pensione. Per le lavoratrici autonome invece tra la maturazione dei requisiti e la riscossione del primo rateo intercorrono 18 mesi, ma almeno possono continuare a lavorare e quindi a percepire un reddito.

La legge di bilancio 2022 ha provveduto anche ad ampliare la platea dei beneficiari dell’APE Sociale, ma per saperne di più è possibile leggere lo specifico approfondimento contenuto nell’articolo: APE Sociale 2022: tutte le novità introdotte con la legge di bilancio

Pensioni, ecco tutti gli aumenti dell’assegno da gennaio 2022

Crescono, anche se di poco, gli assegni di pensione a partire da gennaio 2022. Scatta da oggi la rivalutazione dell’1,7% sugli assegni di pensione dovuta all’adeguamento all’aumento dei prezzi. L’adeguamento pieno all’inflazione sussiste per le pensioni fino a 4 volte la pensione minima, ovvero fino a 2.062 euro lordi mensili. Nel contempo, il taglio dell’Irpef riguarderà anche i pensionati: il meccanismo a scaglioni andrà a premiare soprattutto i redditi di pensione medi e alti. Intanto, sono state fatte le prime stime dei lavoratori che andranno in pensione anticipata nel 2022: saranno 55 mila.

Pensioni, nel 2022 gli importi cresceranno mediamente dell’1,7%

Al termine di anni in cui l’inflazione è stata pari a zero, da gennaio 2022 le pensioni torneranno a crescere di importo mediamente dell’1,7%. Tuttavia, l’Inps ha avvertito che per i primi tre mesi l’aumento sarà dell’1,6%. Ovvero verrà applicato il tasso di rivalutazione delle pensioni calcolato fino a qualche mese fa. Solo in primavera le pensioni riceveranno l’adeguamento pieno e verrà versato anche il conguaglio.

Pensioni, nel 2022 spariscono le sette fasce: ci saranno solo tre scaglioni di aumento

Un’altra novità sugli importi delle pensioni del 2022 è quella che vede sparire il sistema delle sette fasce per tornare a quello dei tre scaglioni. La rivalutazione è piena per le pensioni di importo fino a quattro volte il minimo, ovvero per assegni fino a 2.062 euro lordi. Per questi importi, l’aumento è del 100%, ovvero dell’1,7%. La percentuale si abbassa per le pensioni di importo superiore, ovvero tra quattro e cinque volte la pensione minima (il 90% dell’1,7% di aumento). Si tratta delle pensioni tra 2.062 e 2.578 euro lordi mensili. Infine, il 75% di aumento (sull’1,7%) è applicato alle pensioni superiori le cinque volte quelle minime (oltre 2.578 euro).

Pensioni 2022, ecco tutti gli importi degli aumenti mensili degli assegni

In base al nuovo meccanismo di calcolo degli adeguamenti delle pensioni, si possono fare degli esempi di adeguamento degli importi a partire da gennaio 2022:

  • pensioni di 700 euro nel 2021 saranno aumentate di 11,90 euro. Aumenteranno dunque a 711,90 euro;
  • le pensioni di 1000 euro nel 2021 otterranno 17 euro di aumento;
  • le pensioni di 1300 euro aumenteranno di 22,10 euro;
  • a 1600 euro l’aumento delle pensioni è di 27,20 euro;
  • per assegni di 2000 euro l’aumento è di 34 euro;
  • per i mensili di 2062,32 euro l’incremento è di 35,06 euro (fine prima fascia);
  • per pensioni di 2300 euro aumento di 38,70 euro;
  • per i mensili di 2500 euro l’aumento è di 41,76 euro;
  • per le pensioni di 2577,90 l’aumento è di 42,95 euro (fine seconda fascia e inizio terza e ultima fascia);
  • per gli assegni mensili di 2800 euro, l’aumento è di 45,78 euro;
  • per le pensioni di 3000 euro, l’incremento è di 48,33 euro;
  • per i mensili di 3500 euro l’aumento è di 54,71 euro;
  • per le pensioni di 4000 euro, l’aumento è di 61,08 euro;
  • per i mensili di 5000 euro, l’incremento spettante è di 73,83 euro.

Pensioni, nel 2022 gli aumenti degli importi arriveranno anche dal taglio dell’Irpef

Gli aumenti degli importi delle pensioni nel 2022 risentiranno, in positivo, anche del taglio dell’Irpef e delle detrazioni fiscali. Arriverà a marzo prossimo, infatti, il conguaglio per la Irpef non solo per i lavoratori dipendenti e autonomi, ma anche per i pensionati. Dei 7 miliardi di euro stanziati dal governo per la riforma fiscale, 2,6 miliardi andranno ai pensionati. Il conguaglio medio spettante ai pensionati sarà di 178 euro per ogni anno. A beneficiarne maggiormente saranno le pensioni di importo medio e alto. Le pensioni di 48 mila euro, infatti, avranno il risparmio fiscale più elevato, stimabile in 697 euro annui. Per le pensioni dai 40 ai 60 mila euro, il beneficio annuo oscilla tra 500 e 700 euro. Per le pensioni di 24 mila euro il beneficio Irpef si attesta sui 132 euro, mentre per assegni sotto i 18 mila euro il risparmio è di 200 euro.

Nuovi pensionati nel 2022, verso le 55 mila uscite anticipate

Con la nuova quota 102 (che va a sostituire la quota 100), l’opzione donna e l’Ape sociale allargata (alle nuove categorie di lavoratori impiegati in mansioni gravose) il numero delle pensioni anticipate nel 2020 toccherà la cifra di 55.300. Con quota 102, che somma l’età anagrafica di uscita a 64 anni unitamente ad almeno 38 anni di contributi, le uscite previste sono di 16.800 durante tutto il 2022.

Opzione donna, in pensione le lavoratrici di 58 o 59 anni

La legge di Bilancio 2022 ha prorogato, per tutto l’anno, anche l’opzione donna. I requisiti da soddisfare per andare in pensione prima sono i 35 ani di contributi e l’età di 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) o di 59 anni (per le lavoratrici autonome) entro il 31 dicembre 2021. La Ragioneria Generale dello Stato calcola che le donne in uscita con questa misura nel 2022 saranno 17 mila.

Pensioni anticipate Ape sociale, l’allargamento dei lavori gravosi produce poche uscite in più

Prorogata per tutto l’anno dalla legge di Bilancio 2022 anche l’Ape sociale con l’allargamento anche ad altre mansioni usuranti della possibilità di uscita a 63 anni di età. Le categorie di lavori gravosi sono passate da 15 a 23: tuttavia l’allargamento produrrà solo 1.700 lavoratori in più in uscita. Rispetto alle altre categorie di gravosi, edili e ceramisti andranno in pensione con 32 anni di contributi anziché 36.

Pensioni, nel 2022 in uscita fino a 55mila lavoratori con quota 102, opzione donna e Ape

Sono stimate in 55 mila le uscite nel corso del 2022 con le misure di pensione anticipata incluse nella legge di Bilancio di fine anno. Il pacchetto che il governo stanzierà per le pensioni del 2022 è di 600 milioni di euro e comprenderà gli strumenti previdenziali della quota 102, dell’opzione donna e dell’Ape sociale. La stima è contenuta nella relazione tecnica al disegno di legge di Bilancio arrivato al Senato nei giorni scorsi.

Pensioni con quota 102, come si esce nel 2022 dal lavoro?

Tra le misure di pensione anticipata attese per il prossimo anno c’è quota 102 che va a sostituire la quota 100. Sulla nuova misura le previsioni del governo sono di 16.800 nuovi pensionati che, nel corso dell’anno, compiranno l’età di 64 anni e potranno uscire al raggiungimento dei 38 anni di contributi versati. Dei 600 milioni di euro stanziati per le pensioni dal governo, quota 102 ne assorbirà 176 milioni.

Quali requisiti sono richiesti nel 2022 per le pensioni con opzione donna?

Le altre pensioni riguarderanno opzione donna e Ape sociale. Sulla misura riservata alle lavoratrici si stimano 17 mila nuove pensionate. Rimarranno inalterati i requisiti di uscita, passaggio che ha fatto lievitare il numero delle beneficiarie rispetto alle prime stime di qualche giorno fa dei sindacati. Potranno accedere all’opzione donna le lavoratrici che abbiano almeno 35 anni di contributi versati e l’età di 58 anni (se dipendenti) o di 59 anni (se autonome). La pensione verrà calcolata, come è già avvenuto per le precedenti proroghe, interamente con il metodo contributivo.

Quante lavoratrici usciranno nel 2022, 2023 e 2024 con opzione donna?

Sull’opzione donna il governo stima, tuttavia, che le lavoratrici in possesso dei requisiti di uscita saranno più di quelle che effettivamente sceglieranno la misura. La relazione tecnica del governo, infatti, stima in 29.500 il numero delle lavoratrici in possesso dei requisiti richiesti. Il costo totale delle pensioni delle nuove pensionate dovrebbe aggirarsi intorno ai 111 milioni di euro e 200 mila. Secondo le previsioni, opzione donna nei prossimi anni raggiungerà numeri più alti di uscita. Infatti, per il 2023 sono previste 28.200 nuove uscite e per il 2024 altre 29.100.

Con quanto si va in pensione con opzione donna?

La relazione tecnica fa anche delle stime sulla pensione futura delle donne che scelgano questa misura per uscire in anticipo da lavoro. Considerando il ricalcolo contributivo dell’assegno, l’importo medio del mensile si attesta sui 1.100 euro per le dipendenti del settore privato; sui 1.250 euro per le lavoratrici del pubblico impiego; infine sugli 810 euro per le lavoratrici autonome. La riduzione stimata accettando il ricalcolo del contributivo è del 6% per le donne che lavorano alle dipendenze e del 13% per le autonome.

Pensioni, quante uscire nel 2022 con l’Ape sociale?

Più alto, secondo le stime, è il numero dei lavoratori che nel prossimo anno andrà in pensione con l’Ape sociale. La misura, che conterà nuove categorie di lavoratori impiegati in mansioni gravose, dovrebbe assicurare la pensione a 21.200 lavoratori. La voce a bilancio per l’anticipo pensionistico sociale dovrebbe avere un costo stimato sui 141,2 milioni di euro, per salire a 275 nel 2023 e abbassarsi negli anni successivi.

Qual è la pensione che si ottiene con la quota 102?

Sulle stime di uscita dei prossimi anni, la nuova quota 102 dovrebbe far registrare altre 23.500 pensioni nel 2023, per poi abbassarsi a 15.100 nel 2024 e a 5.500 nel 2025. Nel 2026 sono previste pochissime uscite: si stimano circa mille nuovi pensionati con quota 102. Il ministero dell’Economia ha stimato che l’assegno di pensione ottenuto con la quota 102 dovrebbe assestarsi sui 26 mila euro lordi all’anno.

Pensioni, con le misure della Manovra 2022 ci sarebbe un crollo delle uscite nel prossimo anno

Con le misure introdotte nella legge di Bilancio 2022 potrebbe esserci un crollo delle domande di pensione nel prossimo anno. È quanto emerge da uno studio portato avanti dall’Osservatorio della previdenza Fondazione di Vittorio e dalla Cgil sulla nuova quota 102 in merito alla proroga e al potenziamento dell’Ape sociale (anche con le nuove categorie di lavoratori addetti a mansioni gravose) e alla conferma di Opzione donna.

Quante nuove domande di pensione sono attese nel 2022?

Secondo quanto emerge dallo studio le nuove pensioni con le misure della legge di Bilancio sarebbero 32.151 nel 2022. Si tratta, in termini percentuali, del 22,6% di nuove pensioni in rapporto alle 141.918 domande che sono state accolte nel 2020. Per quanto riguarda l’anticipo pensionistico sociale (Ape sociale) le domande di pensionamento potrebbero arrivare a 11.674 nel comparto dei lavoratori gravosi. Le lavoratrici in uscita con l’Opzione donna solo 2.013.

Pensioni Opzione donna 2022, poco più di 2 mila le nuove uscite

Il numero basso delle lavoratrici in uscita nel 2022 con la proroga di Opzione donna potrebbe essere determinato dal fatto che i requisiti proposti dalla legge di Bilancio 2022 andrebbero a vantaggio di una ristretta platea di lavoratrici. Infatti la maggior parte delle lavoratrici, secondo quanto spiega Enzo Cigna della Cgil, hanno già maturato il diritto alla misura negli anni precedenti.

Opzione donna, ecco i requisiti di pensione del 2022

Inoltre, con la nuova legge di Bilancio si innalzerebbero i requisiti richiesti alle donne. In uscita andrebbero le lavoratrici che, al 31 dicembre 2021, maturino l’età di 61 anni (le autonome) o di 60 anni (le dipendenti) unitamente ad almeno 35 anni di contributi versati. Peraltro, le pensioni delle lavoratrici in uscita con Opzione donna verrebbero calcolate, come nel passato, interamente con il metodo contributivo.

Riforma pensioni, Roberto Ghiselli (Cgil) pronto al confronto con il governo

La partita della riforma delle pensioni per il 2022 tuttavia non sembrerebbe essere chiusa. Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, ha ribadito nella giornata del 6 novembre la necessità di “aprire un confronto immediato con il governo”, dichiarandosi disponibile a “migliorare sin da subito le misure previdenziali della legge di Bilancio”.

Maurizio Landini non esclude lo sciopero generale per le pensioni

Anche il segretario della Cgil Maurizio Landini si è detto disponibile a un confronto con il governo. “La legge di Bilancio 2022 va cambiata e migliorata – ha sostenuto Landini – Se dal governo non arriveranno risposte potrebbe essere necessario lo sciopero generale”.

Lavori gravosi, ecco le nuove categorie ammesse per le pensioni Ape sociale

Con il disegno di legge di Bilancio 2022 sono varie le categorie ammesse tra i lavori gravosi ai fini delle pensioni Ape sociale. Oltre alle 15 esistenti, infatti, sono state incluse dal governo altre 23 categorie di professioni che permetteranno ai lavoratori coinvolti di poter andare in pensione anticipatamente a 63 anni di età.

Pensioni Ape sociale, i requisiti di uscita a 63 anni

Al momento i requisiti di uscita per le pensioni con Ape sociale rimangono invariati. Infatti, possono accedere all’anticipo pensionistico i lavoratori che abbiano compiuto i 63 anni di età e che rientrino, alternativamente, in una delle seguenti situazioni:

  • essere disoccupati e aver terminato di percepire le prestazioni di disoccupazioni da almeno 3 mesi;
  • invalidi per una percentuali di almeno il 74%;
  • essere caregiver, ovvero prestare assistenza al coniuge o a un parente convivente di primo grado con invalidità grave;
  • rientrare in una delle categorie di lavori cosiddetti “gravosi” e aver prestato lavoro in questa attività per almeno 6 degli ultimi 7 anni, o per 7 degli ultimi 10 anni.

Per chi rientri un una delle prime tre categorie di condizioni, sono necessari almeno 30 anni di contributi versati. Per i gravosi gli anni di contribuzione minimi devono essere pari a 36.

Ape sociale, nelle nuove professioni gravose anche le maestre della scuola

Con la legge di Bilancio 2022 si andranno ad aumentare le categorie di categorie di lavori gravoso rispetto alle 15 previste fino a oggi. In tutto, le mansioni gravose diventeranno 82. Infatti, alle 27 professioni comprese già nelle 15 categorie lavorative, se ne andranno ad aggiungere altre 55. Per la scuola, oltre alle maestre degli asili nido e delle scuole dell’infanzia, la legge di Bilancio 2022 allargherà il beneficio della pensione dei 63 anni anche alle maestre delle scuole primarie, pre-primarie e professioni assimilate (codice Ateco professioni 2.6.4).

Elenco delle professioni gravose ai fini delle pensioni Ape sociale dal 2022

Ecco tutte le altre professioni incluse tra i nuovi gravosi dalla legge di Bilancio 2022:

  • i tecnici della salute (Ateco professioni 3.2.1);
  • gli addetti alle professioni qualificate dei servizi sanitari e sociali (professioni Ateco 5.3.1.1);
  • addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate (Ateco 4.3.1.2);
  • gli operatori della cura estetica (5.4.3);
  • professioni qualificate nei servizi personale e assimilati (professioni Ateco 5.4.4);
  • gli artigiani, gli operai specializzati e gli agricoltori;
  • i conduttori di impianti e macchinari per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali;
  • i conduttori di forni ed altri impianti per la lavorazione del vetro, della ceramica e di materiali assimilati;
  • gli operatori di impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli;
  • i conduttori di impianti per la trasformazione del legno e la fabbricazione della carta;
  • gli operatori di macchinari e di impianti per la raffinazione del gas e dei prodotti petroliferi;
  • i conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento;
  • i conduttori di mulini e impastatrici; i conduttori di forni e di analoghi impianti per il trattamento termico dei minerali;
  • i conduttori di impianti per la produzione di energia termica e di vapore, per il recupero dei rifiuti e per il trattamento e la distribuzione delle acque;
  • gli operai semiqualificati di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio;
  • gli operatori di macchinari fissi in agricoltura e nella industria alimentare;
  • il personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli;
  • i portantini e professioni assimilate;
  • il personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci;
  • i giardinieri  e le professioni non qualificate in agricoltura, nella manutenzione del verde, allevamento, nella silvicoltura e nella pesca;
  • le professioni non qualificate nella manifattura, nell’estrazione di minerali e nelle costruzioni.

 

Lavori gravosi, ecco la lista delle nuove categorie di mansioni per l’Ape sociale

È stata resa nota la lista delle nuove categorie di lavori gravosi ai fini delle pensioni con l’Ape sociale. A partire dal 2022 il governo potrebbe rafforzare la misura consentendo a più categorie di lavoratori di accedere alla pensione dei 63 anni di età. Con la stessa misura possono accedere al prepensionamento anche categorie di contribuenti che si trovano in condizioni economiche o sociali di disagio.

Perché è stata rinnovata la lista dei lavori gravosi?

La lista delle nuove categorie di lavoratori impiegati in mansioni considerate gravose è stata elaborata dalla Commissione tecnica istituita ad hoc già dall’allora ex ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. La Commissione ha preso in esami vari parametri per arrivare a stilare la lista dei nuovi mestieri gravosi: dai rischi di infortunio alla frequenza delle malattie fino a considerare anche la speranza di vita dopo i 65 anni di età.

Ape sociale, i requisiti per accedere alla pensione anticipata

L’Ape sociale, introdotta già dalla legge di Bilancio 2017, consente di andare in pensione dai 63 anni come misura di accompagnamento all’uscita da lavoro e di ottenere un assegno mensile di prepensionamento di massimo 1500 euro lordi. Occorre però avere anche una contribuzione minima che, per i disoccupati, i caregiver e gli invalidi al 74% è fissata in 30 anni di versamenti. Per i lavoratori gravosi e usuranti gli anni di contributi necessari sono 36.

Lavoratori impiegati in mansioni gravosi, quali sono i requisiti per l’Ape sociale?

Oltre agli anni di contributi, i lavoratori impiegati in mansioni gravose devono soddisfare un ulteriore requisito. Infatti, l’attività considerata gravosa deve essere stata esercitata per:

  • 6 degli ultimi 7 anni;
  • 7 degli ultimi 10 anni;
  • metà della carriera professionale (e dunque contributiva).

Ape sociale, quante sono le categorie di lavori gravosi?

Attualmente, possono accedere alle pensioni con Ape sociale 15 categorie di lavoratori impiegati in attività gravose. Tra queste figurano, a titolo di esempio: gli operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; i conciatori; i conduttori di gru; gli addetti all’assistenza di personale in condizioni di non autosufficienza; le maestre della scuola dell’infanzia e gli educatori degli asili nido; gli operatori ecologici, i pescatori della costa costiera e gli operai dell’agricoltura; i lavoratori marittimi; i siderurgici di prima e di seconda fusione e i lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature; i facchini, gli addetti allo spostamento delle merci e gli assimilati.

Nuove categorie di lavori gravosi: i conduttori di impianti e macchine

A queste categorie, la Commissione ha aggiunto nuovi gruppi di lavoratori impiegati in attività gravose che potrebbero andare in pensione dal 2022 con l’Ape sociale. Tra i conduttori si menzionano i conduttori di impianti per:

  • estrarre e trasformare i minerali;
  • di macchine agricole;
  • per il legno e la carta;
  • di macchinari per la tipografia e per la stampa;
  • per la produzione di energia termica e del vapore, per la distribuzione delle acque e per il recupero dei rifiuti;
  • di macchine per la realizzazione di articoli in gomma e materie plastiche.

Categorie attività gravose: gli operai e gli artigiani

Tra gli operai e gli artigiani che sono stati riconosciuti nell’elenco delle attività gravose si menzionano:

  • gli operai addetti a macchinari per la produzione in serie di articoli in legno;
  • quelli addetti all’assemblaggio di prodotti industriali;
  • chi è addetto a macchine confezionatrici di prodotti industriali;
  • gli operai nella cura estetica;
  • i fonditori, i calderai, i saldatori, i lattonieri, i montatori di carpenteria metallica;
  • gli operai non qualificati nella manifattura;
  • i fabbri ferrai, i costruttori di utensili;
  • i vasai, i soffiatori e formatori di vetrerie;
  • gli operai forestali specializzati;
  • gli attrezzisti, gli artigiani e operai del legno.

Altre categorie di lavori gravosi per le pensioni dei 63 anni

Tra le altre mansioni rientranti nelle attività usuranti, la Commissione tecnica ha individuato ulteriori categorie, quali:

  • gli operai specializzati e gli artigiani nelle lavorazioni di alimentari;
  • gli artigiani e gli operai nel tessile e nell’abbigliamento;
  • operai specializzati e artigiani nella meccanica di precisione sui metalli;
  • i montatori, i meccanici artigianali, i manutentori e i riparatori di macchine fisse e mobili, a esclusione delle linee di montaggio;
  • gli artigiani per le lavorazioni artistiche dei tessuti, del cuoio e del legno;
  • gli operai su rivestimenti metallici, di galvanoplastica, di fabbricazione di prodotti fotografici;
  • gli addetti alle macchine semi e automatiche per la lavorazione metallica e per i prodotti minerali;
  • gli operatori di macchinari e impianti per raffinare il gas e i prodotti petroliferi e chimici.

Quali sono le nuove professioni gravose per accedere all’Ape sociale?

Infine sono da segnalare le ulteriori attività che la Commissione tecnica ad hoc ha considerato come gravose. Nell’ordine:

  • operai specializzati e artigiani nell’industria dello spettacolo;
  • artigiani e operai specializzati nell’installazione e nella manutenzione di attrezzature elettriche ed elettroniche;
  • operai addetti a macchine per l’industria alimentare, per l’agricoltura, per la trasformazione di prodotti agricoli;
  • artigiani e operai specializzati nelle attività poligrafiche;
  • gli addetti alla gestione dei magazzini;
  • gli operai addetti ai macchinari dell’industria tessile, delle confezioni e assimilati.
  • professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali;
  • i portantini e similari.

Proposta INPS per superamento Quota 100: in pensione a 63 anni

Quota 100 in questi anni è stato un importante provvedimento che ha aiutato tanti italiani a uscire prima dal mondo del lavoro rispetto ai requisiti della legge Fornero. Ora è in scadenza ed è necessario trovare un modo per limitare l’impatto del passaggio repentino tra Quota 100 e la Legge Fornero. Una proposta arriva dall’INPS con pensionamento 63-64 anni. Ecco di cosa si tratta.

La proposta di Tridico per il superamento di Quota 100

L’INPS è sicuramente il soggetto che più di tutti può fare proposte per il superamento della Quota 100 e possibilità di pensione anticipata, questo perché conosce le sue tasche e ieri in Commissione Lavoro alla Camera il presidente  Pasquale Tridico ha illustrato una proposta che rispetto ad altre potrebbe incontrare maggiori favori, proprio perché proveniente dall’INPS.

La stessa prevede la possibilità di andare in pensione a 63-64 anni con una mensilità calcolata sugli effettivi importi maturati fino al momento del pensionamento. Gli importi dovrebbero poi essere aumentati al raggiungimento dell’età per il pensionamento con la Legge Fornero. Naturalmente per poter accedere a tale beneficio ci sono requisiti e condizioni.

In primo luogo il richiedente deve avere un’anzianità contributiva di almeno 20 anni. Inoltre devono essere calcolati gli importi pensionistici maturati che devono essere almeno 1,2 volte superiori rispetto alle pensioni minime INPS. Per il 2021 la minima era fissata a 515,58 euro, è molto probabile che per il 2022 la minima sarà fissata sopra i 520 euro a causa delle rivalutazioni INPS.

Se vuoi saperne di più sulla rivalutazione delle pensioni, leggi l’articolo: Rivalutazione pensioni 2022: novità per tutti dalla Corte Costituzionale

Previsioni sui conti INPS

Questa ipotesi di pensionamento anticipato secondo il presidente Tridico potrebbe essere compatibile con lavoro autonomo e part-time, in questo modo ci sarebbe una sorta di uscita graduale dal lavoro. Non è invece compatibile con altre forme di pensionamento diretto o con APE Sociale e reddito di cittadinanza. Secondo Tridico questa ipotesi porterebbe a un aggravio per l’INPS pari a 2,5 miliardi di euro per i primi 3 anni. Nel 2022 potrebbero accedere a questa forma pensionistica circa 50.000 persone con una spesa di 453 milioni, nel 2023 aumenta il numero di lavoratori ammissibili al beneficio.

Quanto si perde con la pensione anticipata? Simulazioni

Il traguardo della pensione è sempre molto atteso e ciò anche perché con l’introduzione della Legge Fornero si va in pensione a 67 anni di età e non tutti sentono di avere le energie necessarie per affrontare la quotidianità del lavoro fino a tale età. Proprio per questo, al fine di mitigare gli effetti della Legge Fornero, sono state emanate delle normative che consentono l’uscita in anticipo dal mondo del lavoro, ma tale scelta ha purtroppo un costo. Cerchiamo di capire quanto si perde con la pensione anticipata.

Gli effetti del sistema contributivo sul calcolo della pensione anticipata

Il 1996 per il sistema pensionistico italiano è uno spartiacque davvero importante, infatti da questo momento viene introdotto il sistema contributivo che prevede il calcolo della pensione tenendo in considerazione l’anzianità contributiva e l’età anagrafica, maggiore è l’età in cui si va in pensione e più elevato è il coefficiente che viene applicato. Il coefficiente applicato arriva alla sua massima estensione al compimento del 71° anno di età, quindi per ogni anno in anticipo su tale limite si perde qualcosa. Ecco perché alcuni lavoratori decidono di posticipare il pensionamento anche rispetto alla legge Fornero.

Il contratto di espansione ha consentito a molti italiani di uscire prima dal mercato del lavoro, con un anticipo anche di 5 anni rispetto alla legge Fornero. Per molti questa è stata “un’opportunità” perché magari l’impresa era in crisi e si rischiava anche di perdere il lavoro e restare senza reddito. Però questo ha portato a una perdita netta sulla mensilità che si sarebbe ricevuta andando in pensione nel rispetto della Legge Fornero. Ad esempio, chi decide di andare in pensione con 5 anni di anticipo può perdere fino al 27% della retribuzione mensile, per chi ha una retribuzione mensile lorda di 1.650 euro, si calcola che andando in pensione con un anno di anticipo, si perdono circa 40 euro mensili, cioè 520 euro annui, ma con 5 anni di anticipo si possono perdere addirittura 120 euro mensili, cioè 1.560 euro netti l’anno, una somma non certo irrisoria.

Pensione anticipata e Quota 100

Le perdite si verificano anche con la Quota 100 e con tutti gli altri sistemi che consentono di andare in pensione prima dei 67 anni di età. Ad esempio Progetica ha effettuato il calcolo per un soggetto nato nel 1960 che inizia a versare i contributi nel 1985 e decide di andare in pensione con circa 35 anni di contributi e 61 anni di età. In questo caso con uno stipendio netto di 1.600 euro prenderebbe circa 850 euro invece di 1.434 euro di pensione con una perdita del 41%. Maturati 67 anni di età, lo stesso lavoratore matura 1.253 euro di pensione, ma comunque con una perdita. Naturalmente per ogni lavoratore c’è un calcolo personalizzato che tiene in considerazione diversi fattori, infatti se vi sono dei buchi contributivi, o contribuzione figurativa, anche questa incide sui calcoli.

Prospettive future per la pensione anticipata

Deve però essere ricordato che Quota 100 a breve esaurirà i suoi effetti, 31 dicembre 2021, e i partiti stanno cercando un accordo per evitare un’applicazione piena della Legge Fornero, le proposte al vaglio dovrebbero essere 9, tra cui una proroga della Quota 100, che però sembra improbabile, l’introduzione della Quota 41, cioè in pensione con 41 anni di contributi, la stabilizzazione dell’APE Sociale con l’introduzione di nuovi lavori gravosi, attualmente sembra l’ipotesi più fondata. Tra le proposte anche quella di Forza Italia che auspica il pensionamento a 62 anni con 35 anni di contributi a patto che il trattamento pensionistico non sia inferiore di 1,5 volte rispetto alla pensione minima e con riduzione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto al limite dei 66 anni.

Se vuoi conoscere i nuovi lavori gravosi inseriti dalla commissione ad hoc, leggi l’articolo: Pensione Gravosi: si allarga la platea dei beneficiari per lavori usuranti

Come visto quindi prima di scegliere se andare in pensione è bene valutare quanto ammonterebbe la pensione e qual è la perdita rispetto al pensionamento ordinario. Bisogna inoltre ricordare che per coloro che hanno deciso di devolvere il TFR ai fondi pensione, ci sarà comunque la pensione integrativa il cui ammontare dipende da quanto effettivamente versato.