Aprire un negozio con poche migliaia di euro

Se ti sei stancato di vestire i panni del lavoratore subordinato o, in ogni caso, vuoi metterti in proprio con un investimento minimo, in questo articolo vediamo come aprire un’attività di vendita con circa 5.000 euro.

Aprire un negozio, spesso, vuol dire investire un certo capitale che non sempre ci si può permettere, ma le cose stanno anche diversamente da così, perché è possibile avviare un’attività commerciali in diverse modalità e settori con poche migliaia di euro.

Aprire un negozio con pochi soldi

Vuoi essere autonomo e gestire una tua attività con un investimento minimo? Diventare un piccolo imprenditore è già un notevole traguardo, o per qualcun altro è solo un primo step verso obiettivi più ambiziosi. Il mercato digitalizzato di oggi offre varie possibilità di mettersi in proprio senza bisogno di mettere a disposizione un capitale ingente. Ecco che tipo di negozio puoi pensare di aprire con circa 5.000 euro.

Aprire un’attività di servizi vuol dire non dover acquistare prodotti e fare magazzino, basta un piccolo ufficio o una postazione comoda da casa, lavorando online.

A tal proposito, lanciarsi nell’apertura di un negozio online abbatte molti costi, soprattutto quelli inerenti la locazione di un locale commerciale e rappresenta una buona occasione.

Svolgere un’attività a domicilio del cliente è un’altra idea interessante per evitare di affittare un locale.

Anche aprire un negozio automatico richiede un investimento minimo, composto da una o più vending machines che operano 24 ore su 24 senza bisogno di assumere del personale.

Lanciati nel commercio elettronico, attraverso l’apertura di un negozio online con merce in dropshipping, un’attività per risparmiare molto sui costi.

Aprire un negozio in franchising con qualche migliaio di euro

Se sei a corto di idee e non vuoi partire da zero, il modo migliore per mettersi in proprio con un investimento minimo, è aprire un negozio in franchising. Ovviamente, non pensare ai grand brand e marchi noti che necessitano di una spesa iniziale decisamente più alta e di una royalty periodica abbastanza alta.

E’ possibile affiliarsi in franchising con qualche migliaio di euro e le proposte non mancano di certo. Alcuni settori sono gli stessi sopra indicati, con il vantaggio di avere una base e un metodo da cui partire. Ma il franchising apre le porte anche per i settori che altrimenti non sarebbero accessibili con esigui investimenti. Perché?

Aprire un negozio in franchising ti consente di fruire di agevolazioni di pagamento, all’accesso di convenzioni esclusive, ai finanziamenti concessi, alle economie di scala della rete, ad accordi molto vantaggiosi sugli acquisti, alla merce offerta in conto vendita, quindi, con la possibilità di restituire la merce invenduta. Puoi accedere ad arredi, macchinari e attrezzature varie, nonché a software rilasciati in comodato d’uso gratuito ed altre agevolazioni economiche che ti offre il marchio.

Idee concrete per aprire un negozio con poco denaro

Con circa 5.000 euro puoi aprire un’attività di street e fast food, un’attività di ristorazione rapida e informale in quanto è possibile entrarci anche con locali (fissi o ambulanti) di piccolissime dimensioni. Affiliandoti in franchising affronterai costi minori, grazie alle agevolazioni concesse su forniture, attrezzature e arredi.

Telefonia e informatica: per vendere accessori di dispositivi nuovi, ricondizionati e usati, oppure per aprire un’attività, sempre in franchising, volta a riparazioni veloci da effettuare in negozio o a domicilio.

Negozi alimentari specializzati: si possono aprire in franchising alcuni negozi di caffè in tutte le modalità (sfuso, cialde etc.), negozi di tisane e infusi, oppure negozi con prodotti tipici del territorio e via discorrendo con circa 5.000 euro.

Agenzie di viaggi: bastano 5.000 euro per lanciarti in questo settore avvalendoti del franchising, con la possibilità di avere la tua agenzia online da casa.

Attività immobiliare: stesso investimento del precedente se aperta in franchising, si parla di intermediazione immobiliare, vendita, aste e stralci.

Assistenza anziani: in questo periodo è molto in voga questo servizio, tramite il franchising gli investimenti sono minori. I format sono vari e i servizi offerti eterogeni per soddisfare tutte le esigenze del target.

Autolavaggio e sanificazione: è un’attività che sta prendendo piede anche in Italia, sempre in franchising, in cui la tua attività offre, oltre alla pulizia e al lavaggio, la sanificazione e il tutto a domicilio avvalendoti di tecnologie ecologiche e dispositivi mobili adeguati.

Delivery: nel periodo di emergenza Covid-19 si è assai diffuso il servizio di consegna che può fare riferimento ad attività di food delivery, home delivery, drink delivery o anche prodotti di drogheria. Il settore è accessibile tramite franchising con investimenti chiavi in mano di circa 5.000 euro.

Quanto costa aprire un’agenzia immobiliare?

Aprire un’agenzia immobiliare in Italia è una decisione da ponderare assai bene. Oltre alla necessità di possedere tutta una serie di competenze professionali, è necessario averne i requisiti e, soprattutto, dopo un’attenta indagine di mercato, vanno valutati i costi da affrontare.

Inoltre, è importante capire se può essere più conveniente aprire un’agenzia immobiliare in proprio, piuttosto che in franchising. Come sempre, esistono vantaggi e svantaggi per ognuna delle due scelte, molto dipende da come si vuole condurre l’attività.

Cosa fare prima di decidere di aprire un’agenzia immobiliare?

Innanzitutto, prima di aprire un’agenzia immobiliare si deve ragionare su come organizzare la propria attività. Il primo passaggio consiste nel quale indirizzo professionale scegliere, ossia se si ci si vuole dedicare a compravendite immobiliari riguardanti residenze, affitti, turismo, terreni, locali commerciali o altro.

Come già accennato, la decisione è influenzata dalla localizzazione geografica, per conoscere la zona da coprire con i propri servizi. E’ risaputo che i due elementi sono strettamente correlati, a secondo del territorio di copertura dell’agenzia immobiliare, si decide anche quale tipologia di immobili trattare.

Aprire un’agenzia immobiliare: i requisiti burocratici

Per prima cosa, aprire un’agenzia immobiliare in proprio, vuol dire adempiere a determinati obblighi burocratici.

In primo luogo, si deve essere in possesso di un patentino di abilitazione alla professione di mediatore immobiliare. Si tratta del primo requisito previsto dalla legge per esercitare la professione di agente immobiliare, ma necessario anche per acquisire tutte le competenze funzionali a supportare i clienti con riferimento alle loro esigenze.

In secondo luogo, si deve procedere all’apertura di una partita IVA (se lavori in proprio), procedere all’iscrizione alla Camera di Commercio, dopodiché effettuare presso il Comune la richiesta della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività). Inoltre, entrare in possesso di un’assicurazione per i rischi professionali.

Quanto costa aprire un’agenzia immobiliare in proprio

Generalmente, l’investimento iniziale dovuto all’apertura di un’agenzia immobiliare in proprio, più gli altri costi da sostenere, può arrivare a circa 30.000 euro. C’è poi da considerare che se si sceglie di acquistare il locale adibito ad uso ufficio per svolgere l’attività, le spese lievitano in modo molto consistente (mutuo, prestito o pagamenti in contanti). Se il locale è già di proprietà, indubbiamente si tratta di un grande vantaggio, se non è così, nell’investimento iniziale è da prendere in considerazione anche l’affitto da pagare.

Arredare i locali adibiti all’utilizzo di un’attività di agenzia immobiliare, costituisce un altro costo da considerare con attenzione. Anche pubblicare degli annunci immobiliari online e sostenere i vari abbonamenti necessari e rivolti ai servizi del disbrigo pratiche (planimetrie, documentazione e visure).

Nei costi da sostenere per l’apertura di un’agenzia immobiliare in proprio, è da mettere in conto lo stipendio da erogare al personale che può essere più o meno numeroso.

Investimento iniziale a parte, l’agente immobiliare deve provvedere al pagamento delle somme di denaro per creare e gestire dei social o delle pagine web che rappresentano un elemento importante per la promozione degli immobili, la tenuta degli uffici e del personale, le spese ordinarie di gestione di un’impresa, per l’aggiornamento professionale eccetera.

Quanto costa aprire un’agenzia immobiliare in franchising

Piuttosto che mettersi in proprio e svolgere l’attività di agente immobiliare in modo professionale e cominciando da zero o quasi, si può decidere di optare per aprire un’agenzia immobiliare in franchising. Il vantaggio principale di tale scelta è di avere la possibilità di sfruttare un marchio già noto nel settore, il che vuol dire acquisire una parte del portafoglio clienti in quanto già conosce il modus operandi del brand o quanto meno ne ha sentito parlare oppure lo ha conosciuto tramite pubblicità.

Inoltre, affidarsi a un brand immobiliare, significa dover pagare una fee di ingresso e delle royalties, sfruttando anche il suo know-how, ossia l’insieme di quelle conoscenze e competenze di base che il marchio offre per avviare e gestire una nuova attività in modo ottimale.

Ma esistono anche degli svantaggi, in principale modo quello di una libertà creativa limitata. Solitamente, gli arredi di un ufficio adibito ad agenzia immobiliare devono rispettare le regole base del franchisor, così come la formazione e l’assistenza personale sono da esso fornite per uniformare tutte le filiali alla casa madre.

In conclusione, aprire un’agenzia immobiliare in proprio può essere più rischioso in quanto la minore esperienza e notorietà è causa di maggiori difficoltà iniziali. Inoltre, i costi di affiliazione ad alcuni franchising sono molto esosi. Tuttavia, molto dipende da quanto richiede il franchisor e di quanto possa essere considerato conveniente.

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Franchising o affiliazione commerciale, confronto e convenienza

Oggi ci addentreremo nel mondo del franchising e delle affiliazioni commerciali, estrapolando in breve un confronto tra le due possibilità di attività commerciale. Quali sono le differenze e dove potrebbe esserci la convenienza. Scopriamolo in questa rapida guida, insieme.

Franchising cosa è

Innanzitutto, facciamo la distinzione tra le due categorie, per poter stabilire cosa sia un franchising e cosa sia una affiliazione commerciale. Per poi andare a vedere le differenze sostanziali tra le due categorie.

Molto semplicemente, possiamo dire che quando si parla di franchising ci si riferisce ad una formula di collaborazione tra imprenditori che è utile alla produzione o alla distribuzione di servizi oppure beni. Solitamente è la soluzione più usata da chi vuole lanciare una nuova impresa ma preferisce affiliarsi ad un brand già conosciuto. Il franchising nasce in America agli inizi del secolo scorso, e arriva in Italia negli anni ’80, quando iniziano a diffondersi i brand come Benetton e Standa. Due perfetti esempi di franchising globale.

Aprire un negozio in franchising, quindi quelle attività aperte seguendo questa modalità, decidono di condividere lo stesso modello di gestione e lo stesso format per la vendita di prodotti e servizi della loro base madre.

Affiliazione commerciale, cosa vuol dire

Il legame tra affiliazione commerciale e franchising è praticamente automatico, ma non tutte le affiliazioni commerciali sono frutto di catene di franchising. Ad esempio è un affiliazione commerciale anche quella che si svolge per un sito online, o per Amazon ad esempio, usando semplicemente link di acquisto di prodotti, percependone una minima percentuale, su ogni acquisto di un utente, avvenuto mediante tale link. In questi caso parliamo di affiliate marketing, ed è un ottimo modo per guadagnare anche da casa.

In sintesi possiamo dire che l’affiliazione commerciale non è altro che il contratto tra due soggetti giuridici che siano economicamente e giuridicamente indipendenti (quindi distinti e separati l’uno dall’altro) in base al quale uno dei due soggetti (affiliante o franchisor) concede all’altro (affiliato o franchisee) la disponibilità di un prodotto e di un marchio.

Franchising e affiliazione commerciale: differenze e uguaglianze

Dunque, l’affiliate marketing (quindi l’affiliazione commerciale) ha in comune con il franchising il fatto che ci sono due soggetti imprenditori indipendenti che stringono un accordo che si fonda sul fatto che uno sfrutta la notorietà dell’altro brand.

Nell’affiliazione commerciale, conosciuta meglio come franchising, l’affiliato sfrutta la notorietà del brand dell’affiliante per evitare di aprire un’attività da zero, con i relativi costi e rischi. Mentre la nascita del franchising ha, dunque, origini più distanti, l’affiliate marketing ha origini molto più recenti. Infatti si tratta di un rapporto che riguarda esclusivamente il marketing online. I soggetti coinvolti sono il merchant, o advertiser, che è il soggetto che mette a disposizione il prodotto da vendere, l’affiliato o publisher che è colui che promuove il prodotto e prende le commissioni sulla vendita, e la piattaforma di affiliazione. In pratica, l’esempio di Amazon di cui sopra.

Come attuare l’ affiliate marketing?

Potremmo suddividere in tre specifici modalità, la possibilità di attuare il proprio piano di affiliazione commerciale:

  1. Il merchant mette a disposizione dell’affiliato la propria merce da vendere. L’affiliato ospita sul proprio sito web (o sulla propria piattaforma, come anche YouTube o i social), i prodotti dell’imprenditore terzo e si occuperà di promuovere il proprio spazio sul web che ospita i prodotti del merchant attraverso le classiche attività di SEO e SEM. O, semplicemente trattando di categorie analoghe che indirizzano implicitamente a quei prodotti. I prodotti del merchant sono normalmente promossi attraverso banner o immagini cliccabili, che avranno un url che porterà al sito web del merchant, su cui si concluderà la vendita.
  2. Nel sistema che prevede la presenza di una piattaforma di affiliazione, invece, il merchant si affida ad un network che si farà carico di creare il programma di affiliazione, mettendo a disposizione il proprio sistema di vendita e know-how. La piattaforma prende una fee dal merchant. All’interno dei network di affiliazione si possono trovare publisher professionisti selezionati dalla piattaforma stessa. I publisher utilizzeranno tutti i mezzi messi a disposizione dall’online marketing per promuovere i prodotti: adv sui social, siti web, blog, e-mail marketing.
  3. Molti titolari di negozi on-line, advertiser, invitano anche i propri clienti, publisher, alla promozione dei prodotti acquistati. O, ancor più semplicemente, grazie ad un ricco seguito social, si possono pubblicizzare e vendere direttamente o indirettamente dei prodotti, prestando la propria immagine come testimonial.

Come stipulare un contratto di affiliate marketing

Non sempre vi è un contratto specifico, legato ad impegni e oneri sulla condivisione, pubblicazione dei prodotti da vendere, per così dire.

Solitamente, nel contratto sono stabilite le seguenti modalità di erogazione per le commissioni:

  • l’erogazione avviene tramite pay per clic: il publisher viene pagato nel momento in cui l’utente atterra sulla piattaforma del merchant
  • l’erogazione avviene per lead generation: il publisher è pagato nel momento in cui il potenziale cliente compila un form di contatto
  • l’erogazione avviene per vendita: quindi il pagamento avverrà a vendita conclusa.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più necessario ed utile da sapere in merito alle sostanziali differenze legate alle attività di franchising e a quella di affiliazione commerciale, quindi per attivare un piano di affiliate marketing, anche comodamente online, senza necessitare di un negozio fisico.

Franchising come secondo lavoro, conviene?

Andare alla ricerca di un secondo lavoro è un’azione sempre più praticata. Solitamente, la scelta è dovuta alla necessità di incrementare le proprie entrate, che si tratti di un lavoro autonomo o dipendente. Per alcuni, un secondo lavoro rappresenta anche un’opportunità di cimentarsi in settori diversi.

Franchising come secondo lavoro

Svolgere un secondo lavoro in forma autonoma potrebbe risultare particolarmente interessante e stimolante per un lavoratore dipendente che vuole sperimentare un’attività imprenditoriale. In ogni caso, a prescindere da quale sia la fonte del reddito principale, optare per il franchising come secondo lavoro può costituire una scelta conveniente.

Infatti, avviare e gestire un’attività in franchising offre la possibilità di sostenere bassi costi e richiede un impegno lavorativo ridotto. Inoltre, il rischio imprenditoriale è decisamente basso, per non dire nullo, a differenza di quanto non lo sia qualsiasi altra tipologia di attività imprenditoriale e autonoma.

Il contratto di franchising o affiliazione commerciale è stipulato da due soggetti giuridici che avviano una collaborazione restando indipendenti, anche se vincolati al rispetto dei rispettivi impegni ed oneri di tipo economico e non solo. Qualora l’attività in franchising come secondo lavoro dovesse essere molto redditizia, si può anche pensare di trasformarla in un lavoro a tempo pieno.

Quali sono i settori da scegliere per aprire un franchising come secondo lavoro?

Il franchising offre un’ampia gamma di commercializzazione di beni o servizi. Quando si decide di aprire un’attività in franchising come secondo lavoro è preferibile scegliere qualcosa che preveda una bassa quota d’ingresso e una royalty altrettanto accessibile. Per questo motivo è consigliato puntare su attività online, di servizi, di e-commerce in dropshipping, automatiche e self service.

Per approfondire l’argomento, consigliamo la seguente lettura:

QUI puoi scoprire i franchising online da casa: come vendere con successo

Cosa serve per aprire un franchising come secondo lavoro

Il grande vantaggio di cui gode l’affiliato nel franchising è che non sono richieste particolari conoscenze e competenze, tanto meno esperienza, titoli o licenze. Questo, perché il franchisor offre il know how aziendale che rappresenta l’insieme ampio e variegato di conoscenze e abilità operative necessarie all’avvio e alla gestione dell’attività. Inoltre, con la formazione, la consulenza e l’assistenza messa a disposizione dell’affiliato, permette a questi di non partire da zero, anzi, di tutto ciò che serve per raggiungere il successo.

Il franchising online da casa, in ogni caso è la soluzione migliore per svolgere un’attività come secondo lavoro. Infatti, ciò consente all’affiliato di non dover sostenere i costi di un locale da prendere in affitto e in una determinata zona, usufruendo comunque della notorietà del brand.

Per quanto concerne l’investimento, quando si decide di aprire un’attività in franchising come secondo lavoro conviene non andare oltre i 10.000 euro, valutando la tipologia dell’attività e i servizi offerti dal franchisor, nonché la possibilità di usufruire di un finanziamento o di un pagamento rateizzato.

Franchising come secondo lavoro: vantaggi e svantaggi

Ricapitolando, ma anche integrando quanto detto, vediamo quali sono i pro e contro di un’apertura del franchising come secondo lavoro.

I vantaggi per l’affiliato:

  • acquisizione del know how, formazione, consulenza e supporto costante;
  • brand riconosciuto;
  • format chiavi in mano, collaudato e di successo;
  • gestione semplificata e impegno a tempo parziale;
  • costi ridotti di avvio e gestione;
  • veloce rientro dall’investimento;
  • attività lavorativa online e da casa o monitorabile da remoto;
  • fruizione delle campagne di marketing e comunicazione;
  • sfruttamento di condizione commerciali vantaggiose;
  • basso rischio d’impresa.

I svantaggi per l’affiliato:

  • rispetto delle regole contrattuali che costituiscono anche delle limitazioni;
  • durata media del contratto pari a tre anni;
  • eventuali costi di ingresso, canone periodico, contributi per pubblicità e/o utilizzo di software e altro;
  • osservanza degli standard imposti dal franchisor;
  • libertà d’azione vincolata;
  • limitazione di personalizzazione dell’attività.

LEGGI ANCHE: Cos’è il franchising online e come lavorare da casa

Fontana: “Il franchising? Negli anni potrebbe svilupparsi ancora di più”

 

Dal 2008, anno della sua fondazione, aprireinfranchising.it convoglia sul sito un numero decisamente elevato di persone interessante ad avviare un’attività in franchising favorendo il contatto con i numerosi marchi iscritti al portale. Visti gli ultimi dati resi noti da Assofranchising sulla crescita della pratica, oggi abbiamo incontrato il responsabile commerciale del portale, Gabriele Fontana, per un nuovo punto di vista su questa formula di collaborazione tra imprenditori che negli ultimi anni ha risposto decisamente bene alla crisi economica.

Il giro d’affari delle attività commerciali in franchising è cresciuto negli ultimi cinque anni del 5,5%. La formula del franchising può essere uno dei veri antidoti alla crisi?
La crisi ha colpito anche il settore del franchising limitandone lo sviluppo, questo significa che la crescita del 5,5% registrata è da considerarsi un dato fortemente positivo ma inferiore al potenziale che il mercato franchising potrebbe esprimere.
L’affiliazione ad un brand riconosciuto ha certamente un valore aggiunto nel combattere la crisi in quanto la casa madre forte dell’esperienza acquisita è in grado di indirizzare l’affiliato verso le migliori strategie di prezzo e di prodotto.

Quali sono i vantaggi nel scegliere l’avventura del franchising ?
Gli affiliati rispetto agli imprenditori indipendenti hanno diversi vantaggi che derivano dall’esperienza che il franchisor mette a loro disposizione. Il franchisee che aderisce ad un progetto solido e affermato. In generale la gestione di un negozio in franchising richiede meno risorse finanziarie poiché il franchisor offre sistemi di controllo di inventario e di gestione che possono ridurre i costi. Mentre il nuovo proprietario di un negozio indipendente deve imparare tutto i migliori franchising assistono l’affiliato nella gestione di tutti gli aspetti offrendo soluzioni ottimali.

E i rischi…?
I rischi sono minori di qualsiasi altra attività essendo il format già testato. I rischi possono essere quelli legati al dover fare impresa che come si sa non è mai una cosa completamente prevedibile a priori.

Per avviare un’attività in franchising che capitale mediamente si deve investire?
Gran parte delle offerte che prevedono un negozio fisico chiedono investimenti a partire dalle 25000€ chiavi in mano. Oggi si stanno affacciando sul mercato anche soluzioni corner o attività da portate avanti da casa propria senza necessità di un punto vendita.

Jacopo MARCHESANO

Bussoli: “Franchising? Pochi rischi, guadagno (quasi) sicuro”

 

Dopo l’interessante intervista di ieri a Luisa Barrameda, coordinatrice nazionale Federfranchising, in questa nostra settimana dedicata al mondo del franchising, oggi abbiamo incontrato il segretario generale di Assofranchising Italo Bussoli, anch’esso prodigo di consigli per i novizi del settore.

Dott. Bussoli, il giro d’affari delle attività commerciali in franchising è cresciuto negli ultimi cinque anni del 5,5%. La formula del franchising può essere uno dei veri antidoti alla crisi?
Certamente e sin da quando la crisi è cominciata, oramai nel 2008, anche se da sempre il franchising si è contraddistinto per capacità e di tenuta e performance migliori sul mercato rispetto agli esercizi commerciali indipendenti. La crisi ha accentuato notevolmente questa differenza, rendendo ancor più evidente la marcia in più del franchising in periodi difficili come quelli attuali.

Quali sono i vantaggi nel scegliere l’avventura del franchising?
Dicevamo del minor rischio d’impresa, che però è bene ricordare che continua ad esserci. Altri elementi di vantaggio sono di sicuro la possibilità di intraprendere con alle spalle un’azienda, il franchisor, con una consolidata esperienza e un patrimonio di conoscenze tali da intervenire in aiuto del proprio affiliato, il franchisee, in tutte le problematiche inerenti all’apertura e poi alla gestione del punto vendita. Il franchising garantisce poi una visibilità e una riconoscibilità superiori, così come in reti più strutturate anche la possibilità di usufruire di economie di scala impensabili per il singolo esercizio commerciale di tipo stand-alone.

Per avviare un’attività in franchising che capitale mediamente si deve investire?
Varia molto a seconda dell’attività e del format. Si può partire anche con franchising da 10.000 € a crescere, ai quali ovviamente sono poi da aggiungere nel piano economico completo le consuete e imprescindibili spese di gestione come ad esempio l’affitto della location commerciale o il personale che però sono quantificabili anche qui a seconda dell’attività e della zona di competenza prescelte. Diciamo che tra i 10.000 e i 70.000€ si colloca il 70% dell’offerta.

In questo momento ci sono dei settori merceologici più appetibili di altri?
Il franchising è una formula distributiva trasversale a tutti i settori merceologici. Tra quelli “classici” si comportano bene l’abbigliamento e la ristorazione. Ci sono poi tanti settori nuovi o seminuovi che negli ultimi tempi hanno riscontrato un notevole incremento come le cliniche dentali o ancora il settore dei servizi auto.

Jacopo MARCHESANO

Barrameda: “Ecco perché il franchising funziona…”

 

Ad oggi, a detta di Luisa Barrameda, coordinatrice nazionale Federfranchising, “tentare” l’avventura del franchising può rivelarsi un colpo più che azzeccato per cercare almeno di aggirare la violenta crisi economica. Come già scritto ieri, nonostante i numeri di punti vendita siano rimasti sostanzialmente stabili, negli ultimi anni il giro d’affari delle attività commerciali in franchising è cresciuto negli ultimi cinque è cresciuto notevolmente (+5,5%).

Dott.ssa Barrameda, il giro d’affari delle attività commerciali in franchising è cresciuto negli ultimi cinque anni del 5,5%. La formula del franchising può essere uno dei veri antidoti alla crisi?
Il franchising, più di ogni altra formula d’impresa, è un sistema che ha in sé gli ingredienti giusti per reagire alla crisi: capacità innovative, logistica centralizzata, economie di scala, formazione e politiche di marketing mirate.
Il neoimprenditore si trova in tal modo ad aver un know-how da cui partire senza dispersione di energia di tempo per ricercare in proprio formule soddisfacenti e allo stesso tempo contare con il supporto del franchisor per affrontare al meglio la sua attività.Inoltre, le attività in franchising riescono a coniugare nuove soluzioni organizzative e innovative per la distribuzione di beni e di servizi che hanno consentito l’ammodernamento di un settore tradizionale come il commercio e la messa a punto di attività di servizi finora mai viste.

Quali sono i vantaggi nel scegliere l’avventura del franchising?
Il principale vantaggio deriva della notorietà del marchio, dall’esperienza e dal know-how del franchisor al quale il franchisee si lega con un contratto che gli permetterà di lavorare proficuamente fin dal primo giorno di apertura del suo punto vendita.
E’, comunque, indispensabile per il franchisee approfondire nei dettagli la conoscenza degli aspetti specifici dell’attività e verificare che quanto il franchisor offre sia in grado di soddisfare le sue esigenze o prospettive prima di aderire alla sua rete in franchising. Sarà proprio attraverso le informazioni che, per legge, il franchisor è tenuto a fornire al potenziale franchisee che quest’ultimo potrà usare le cautele necessarie con le quali decidere di aderire ad una rete in franchising piuttosto di un’altra.

Per avviare un’attività in franchising che capitale mediamente si deve investire?
L’investimento va in funzione del settore di attività scelto, in media l’investimento si aggira intorno ai 60 mila euro. Ci sono alcune attività che richiedono molto di più in particolar modo i marchi dove la superficie del locale e le attrezzature siano di rilievo. La nostra Federazione attraverso gli sportelli del credito presenti in tutte le sedi territoriali Confesercenti è accanto agli imprenditori per supportare le pratiche di accesso al credito ed accompagnarli nell’avvio della loro attività.

In questo momento ci sono dei settori merceologici più appetibili di altri?
Per quanto riguarda i settori che funzionano meglio, fino a qualche anno fa era il settore dell’abbigliamento. Oggi cresce invece il settore dei servizi e della ristorazione. Le nuove abitudini ed esigenze dei consumatori incidono pertanto nello sviluppo d’alcuni settori, senza genere di dubbi il settore che segnerà le nuove tendenze sarà quello dei servizi soprattutto alle persone.

Jacopo MARCHESANO

Kuorlina Accessories, il franchising di bijoux

 

Anelli, collane, parure, ma anche sciarpe, pashmine e foulards. Kuorlina Accessories è il franchising italiano specializzato nel settore della bigiotteria ed accessori moda. Fondata da Francesco Vanacore, Kuorlina Accessories fa leva su un design ricercato e innovativo, che dia vita ad un elevato impatto emozionale, grazie ai suoi colori bianco e rosso, che caratterizzano ciascun punto vendita.

Un’altra grande particolarità degli store kuorlina l’espositore con le frasi di grandi poeti, da Oscar Wilde a Dostoevskij, che il cliente potrà applicare al proprio pacchetto regalo, un’idea di marketing semplice ma che sin ora ha riscosso un grande successo.

Per aprire uno store in franchising Kuorlina l’investimento iniziale richiesto è di 21.900 euro, per un punto vendita fino a 45 metri quadri. La merce viene data in conto vendita, mentre non sono richieste fee d’ingresso nè royalties.

Per scoprire come aprire un franchising di accessori è possibile consultare il sito di Kuorlina Accessories.

Laundrette in franchising con Wash&Clean

 

Singles in aumento, stranieri in crescita e case sempre più ridotte nelle dimensioni che costringono molti italiani a dover rinunciare alla cara vecchia lavatrice: il futuro è la ‘laundrette‘. Ancora poco diffuse in Italia, complice la tendenza degli italiani a restare in famiglia fino all’età matura, le lavanderie self service rappresentano un business su cui puntare per il futuro.

Wash&Clean International offre l’opportunità di aprire la propria laundrette in franchising: l’azienda è stata fondata da operatori del settore lavanderie nel 1970, con l’apertura della prima lavanderia “a gettone” a Venezia. La ricetta è semplice: a pochi passi da casa si ha la possibilità di lavare e asciugare in pochi minuti tutto il bucato settimanale a un costo energetico ridotto.

Attualmente Wash & Clean Franchising ha realizzato oltre 100 impianti di lavaggio self service in Italia e all’estero: l’investimento iniziale richiesto ammonta a circa 30 mila euro; il contratto può essere predisposto su misura in base alle esigenze ed alle disponibilità dell’aspirante franchisee, mentre non viene richiesta alcuna royalty ed il marchio viene concesso in uso gratuito.

Per ottenere maggiori informazioni e scoprire come aprire la propria laundrette in franchising è possibile consultare il sito di Wash & Clean.

Xò Officina Tessile, il franchising della sartoria pret à porter

 

Un franchising su misura per tutte le taglie. Xò Officina Tessile è il brand che racchiude i servizi di sartoria rapida (a partire dal claim ‘un orlo in 20 minuti‘) a esigenze di adattamento e restyling completo di capi vecchi e nuovi. Una vasta gamma di accessori per personalizzare i propri capi completa l’offerta dei punti vendita in franchising firmati Xò Officina Tessile.

Per una società che corre sempre più veloce, Xò Officina Tessile si trasforma nel fil rouge della sartoria made in Italy: dai lavori di sartoria che esigono rapidità nella realizzazione, orli e bottoni, a restyling più complessi per rendere i propri capi unici e con un vezzo in più.

Per aprire un punto vendita in franchising  Xò Officina Tessile l’investimento iniziale richiesto va da 40 mila a 90 mila euro, mentre il fatturato medio annuo è stimato tra i 100 mila e i 300 mila euro.

Per saperne di più, è possibile consultare il sito di Xò Officina Tessile.