Partite Iva forfettarie, vantaggi elevati con l’assegno unico per i figli

Al debutto dell’assegno unico per i figli si stimano le condizioni e gli effetti con i maggiori vantaggi riscontrati per chi abbia la partita Iva a regime forfettario. Infatti, i lavoratori autonomi fino a 65 mila euro di reddito annuo, che in passato non avevano diritto alle detrazioni, con l’assegno universale potranno beneficiare di un vantaggio annuo per i figli a carico.

Assegno unico per i figli, come sostituisce nel 2022 i vecchi bonus e le detrazioni Irpef?

I vantaggi dell’assegno unico per i figli dipenderanno dall’importo dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee). I precedenti bonus per i figli (bebè, mamma) e le varie detrazioni Irpef e gli assegni per i nuclei familiari verranno assorbiti dall’assegno unico. L’Isee, calcolato sia sul reddito prodotto che sul patrimonio, diventa il parametro di riferimento e prende il posto del reddito. Il passaggio comporta cambiamenti nella fruizione dei benefici e delle detrazioni. In primis per le partite Iva a regime forfettario che, fino al 2022, non avevano avuto accesso alle detrazioni Irpef.

Assegno unico per i figli, cosa avviene per le famiglie con partita Iva a regime forfettario?

I forfettari, infatti, avranno i benefici più evidenti dall’introduzione dell’assegno unico per i figli. Si tratta delle persone fisiche titolari di partita Iva a regime forfettari, con compensi e ricavi che non superano i 65 mila euro all’anno. Per una famiglia con due coniugi lavoratori autonomi con partita Iva a regime forfettaria e un figlio minorenne, il reddito di 35 mila euro prodotto da ciascun coniuge fino al 2021 non dava luogo né a detrazioni per il figlio a carico e nemmeno all’Assegno per il nucleo familiare annuo (Anf).

Partite Iva a regime forfettario, quali vantaggi dall’assegno unico per i figli?

In questa situazione, i due coniugi partite Iva a regime forfettario non avevano alcun vantaggio annuo per i figli a carico. Con l’introduzione dell’assegno unico per i figli e un Isee pari a 30 mila euro, alla famiglia spetta l’assegno unico mensile per il figlio a carico pari a 112 euro. Il vantaggio annuo con l’assegno unico è di 1.344 euro.

Assegno unico universale con Isee oltre i 40 mila euro o redditi bassi e patrimonio alto

Le famiglie che superano i 40 mila euro di Isee annuale avranno comunque il beneficio, anche se in misura minore. In tal caso, l’assegno unico per i figli sarà di 50 euro al mese per ogni figlio a carico. A perderci dal sistema dell’assegno unico saranno invece coloro che hanno redditi medi e bassi ma si ritrovano un Isee di oltre 40 mila euro. In quanto indicatore anche della situazione patrimoniale, e non solo reddituale, chi riceve in eredità un immobile consistente potrebbe vedersi abbassare l’assegno per i figli rispetto al precedente sistema delle detrazioni Irpef.

Assegno unico per i figli, la perdita per le famiglie con Isee oltre i 40 mila euro

Il superamento della soglia di Isee dei 40 mila euro di certo fa perdere qualcosa alle famiglie rispetto al vecchio sistema delle detrazioni Irpef. Infatti, in una famiglia di due coniugi con redditi da lavoro rispettivamente di 28 mila euro e di 8 mila euro, un Isee oltre i 40 mila euro e un figlio a carico di 3 ani, la detrazione spettante con il vecchio sistema determinava un importo:

  • di 860 euro all’anno di detrazioni per il figlio a carico;
  • un assegno per il nucleo familiare annuo (Anf) di 547 euro.

Il vantaggio annuo per la detrazione dei figli a carico era dunque di 860 euro. Con l’assegno unico per i figli del 2022, al superamento della soglia dei 40 mila euro di Isee si percepiscono 50 euro mensili di assegno unico per i figli. Il vantaggio annuo, dunque, si ferma a 600 euro.

Assegno unico con figli maggiorenni che non lavorano, non cercano lavoro e non studiano

Peraltro, i vantaggi dell’assegno unico per i figli si annullano se il figlio a carico è maggiorenne ricada in una delle situazioni elencate:

  • non frequenti un corso di formazione scolastica, universitaria oppure professionale;
  • non abbia un reddito da lavoro complessivo inferiore agli 8 mila euro all’anno;
  • non svolga un tirocinio;
  • sia disoccupato ma non cerchi un lavoro presso il centro pubblico per l’impiego.

Con il precedente sistema, sul reddito imponibile del coniuge con 28 mila euro di reddito da lavoro veniva applicata la detrazione per il figlio di 690 euro; tale detrazione si perde con l’assegno unico per i figli per le famiglie che si trovino nelle situazioni sopra elencate. Pertanto, alle famiglie non spetterà l’assegno unico per i figli che non studino, che non lavorino o che non stiano cercando un impiego.

Assegno universale per i figli con redditi rientranti nella no tax area e Isee fino a 15 mila euro

Di certo, ad avvantaggiarsi del nuovo sistema dell’assegno unico per i figli sono le famiglie con redditi rientranti nella no tax area con un figlio a carico minorenne. Più genericamente, si può uniformare la situazione delle famiglie con redditi prodotti entro i 15 mila euro, al netto degli oneri contributivi. A questo livello di reddito, la detrazione spettante con il precedente sistema delle detrazioni con un figlio a carico era di 741 euro. L’assegno per il nucleo familiare annuo (Anf), invece, era di 1.644 euro.

Isee fino a 15 mila euro, i vantaggi dell’assegno unico per i figli

Per chi nel 2022 dichiari un Isee fino a 15 mila euro, l’assegno unico familiare al mese è di 205 euro per un figlio a carico. Si percepirà anche il conguaglio mensile dell’assegno per il nucleo familiare annuo (Anf) pari a 7 euro. Il vantaggio con l’assegno unico ammonterà a 2.460 euro.

Assegno Unico e detrazioni italiani all’estero, norma poco chiara

Nonostante un testo di legge ed una recente circolare da parte dell’Inps, ancora poca chiarezza esce fuori per le due grandi novità del 2022, cioè l’assegno unico sui figli a carico sotto i 21 anni di età e le nuove detrazioni Irpef.

Per esempio, sta facendo discutere il fatto che non è ancora chiarissimo cosa devono fare e cosa spetterebbe agli italiani all’estero, che sono stati oggetto di una nota di alcuni parlamentari della Repubblica eletti nelle Circoscrizioni Estere.

Assegno unico, a che punto siamo

A dire il vero la legge anche per chi ha partecipato alla sua stesura è scritta piuttosto male e da più di qualche perplessità di interpretazione per quasi tutti i suoi punti cardine. Tra i tanti dubbi c’è quello che riguarda gli italiani all’estero, ovvero l’applicabilità dei nuovi dettami normativi sull’assegno unico, per gli italiani all’estero.

Nemmeno la circolare n° 23 del 9 febbraio scorso, con cui l’Inps ha cercato di spiegare alcuni punti delle novità, è servita a fugare i dubbi. E nemmeno dalle risposte dell’Istituto alle FAQ si capisce granché in materia di italiani all’estero, che non sono certo pochi. Lo si evince dalla nota di cui parlavamo in premessa. Si tratta di quella della deputata Angela Schirò, eletta nella circoscrizione Europa e del senatore Fabio Porta eletto nelle circoscrizione America Meridionale. Sono due parlamentari del PD eletti all’estero. E sono quelli che portano in auge alcune delle perplessità che riguardano la corretta applicazione della legge sull’assegno unico ai residenti all’estero.

Quali sono i dubbi di interpretazione

Ciò che i due sollevano è un dubbio lecito in materia visto che in primo luogo la novità porta all’abrogazione dell’Assegno per il nucleo familiare (ANF) per i figli sotto i 21 anni di età e per le loro detrazioni per carichi di famiglia. Misure di welfare queste, sostituite dall’assegno unico universale.

Ma le misure precedenti, regolarmente applicate agli italiani all’estero, non prevedevano alcun requisito territoriale, nel senso che non erano collegate a domicilio o residenza degli aventi diritto. Il nuovo assegno unico invece prevede tra i requisiti utili alla sua fruizione, la residenza o al massimo il domicilio in Italia.

Stando alle regole quindi, non avendo residenza in Italia questi lavoratori potrebbero essere tagliati fuori dalla misura.

La nota dei due parlamentari è chiara nel sollevare dubbi di legittimità

Ciò che sollevano i due parlamentari della Repubblica è una presunta nuova normativa che va in contrasto con quello che è il diritto internazionale. Esiste in effetti tutta una normativa al riguardo, dalle convenzioni sulla sicurezza sociale alle direttive UE. Per non parlare dei tanti dettami giurisprudenziali con tanto di sentenze delle Corti come quella di Giustizia della Comunità Europea.

Dubbi leciti quindi, soprattutto dopo che l’Inps ha emanato una circolare che tutto fa tranne che chiarire l’arcano. L’Istituto non fa altro che sottolineare come per fruire della nuova misura, c’è da rispettare un preciso requisito. Infatti tra i requisiti da detenere al momento della presentazione della domanda e durante il corso di fruizione dell’assegno, si sono la residenza o il domicilio in Italia.

Perché per l’assegno unico fondamentale la residenza

Una norma scritta per evitare pratiche anomale e per scongiurare il fenomeno dei furbetti. Trucchi e pratiche più o meno lecite, che per ogni nuova misura ne escono copiosi.  Per evitare che ci siano richieste da parte di soggetti non residenti in Italia che sfruttano una regola e quindi un beneficio dello Stato italiano.

Proprio l’Inps non da risposta al riguardo e rimanda tutto a futuri chiarimenti, sottolineando però che al momento l’assegno unico trova applicazione limitatamente ai richiedenti residenti in Italia per i figli sotto i 21 anni di età che fanno parte del nucleo familiare del richiedente come emerge dall’Isee.

Molti i potenziali esclusi dall’assegno unico

Una precisazione che di fatto oggi esclude molti italiani dalla fruizione di questo beneficio. Ma allo stesso tempo conferma la cessazione per gli stessi italiani esclusi dall’assegno unico, tanto della fruizione delle detrazioni per i figli a carico che della fruizione dell’Assegno per il nucleo familiare. L’abrogazione di queste due misure verrà applicata d’ufficio e quindi la penalizzazione per questi lavoratori rischia di diventare massiccia.

Sempre relativamente alle problematiche degli italiani all’estero, i due parlamentari sottolineano pure che non è chiaro nemmeno il caso di italiani residenti nel territorio della penisola con figli a carico residenti all’estero e iscritti Aire. Anche in questo caso, se il fattore determinante è quello della convivenza e del nucleo familiare ai fini Isee, potrebbe venire meno il diritto per molte famiglie.

Arrivano proposte di modifica normativa

Si attendono aggiornamenti in merito, anche perché sembra stiano arrivando proposte ed emendamenti su determinati atti (per esempio il nuovo decreto emergenziale che dovrebbe chiamarsi decreto Sostegni),che vogliono che per gli italiani all’estero venga salvaguardata la normativa che vede loro stessi come beneficiari di ANF e detrazioni per i figli a carico, nel senso che si chiede la mancata applicazione dell’assegno unico a questi lavoratori.

Assegno unico universale, genitori separati, divorziati o non conviventi

L’assegno unico per i figli a carico è la grande novità che entrerà in vigore nel 2022, dal prossimo primo marzo 2022. Una misura che scombina tutta la normativa oggi vigente in materia di prestazioni per i figli a carico. L’assegno unico andrà a cancellare tutte le misure di welfare sulla famiglia, o quasi tutte.

Ma la novità come è normale che sia, apre a tutta una serie di problematiche da affrontare bene, per evitare di rimanere spiazzati da questa rivoluzione. Per esempio, i casi particolari riguardano le famiglie con genitori separati, divorziati o non conviventi. Tutti casi da approfondire attentamente.

Assegno unico genitori separati, divorziati o non conviventi

Sono molti gli aspetti di non facile interpretazione collegati all’assegno universale per i figli a carico. Corretto calcolo dell’Isee, corretta individuazione del nucleo familiare e così via. Senza considerare poi tutte le altre beghe dietro, dai genitori che non sono in accordo con la ripartizione del bonus. Basti pensare ai problemi  di chi conti correnti con Iban, non intestato al diretto interessato.

Infatti l’assegno deve essere liquidato sul conto intestato al genitore o al massimo cointestato tra i genitori.

In altri termini, una serie di problemi che possono portare ad una reiezione delle domande. Problemi che l’Inps deve cercare di risolvere quanto prima tramite le sue risposte alla centinaia di migliaia di faq pervenute. Va considerata prima di tutto la portata della misura, che interessa una enorme platea. In effetti,  solo in queste prime settimane dall’avvio delle domande, l’assegno ha fatto registrare oltre un milione di richieste.

Il genitore attratto nel nucleo familiare dei figli anche se non risiede effettivamente con loro è un principio cardine per capire come funziona, prima di tutto l’Isee, e poi l’assegno unico.

Assegno unico ed Isee, un collegamento inevitabile o quasi

Per percepire l’assegno unico serve l’Isee. Questo ciò che è evidente a tutti. Per la prima volta, anche lavoratori che mai prima d’ora avevano dovuto ottenere l’Isee  per le detrazioni o gli assegni al nucleo familiare. Da adesso, per percepire la misura universale che sostituisce le precedenti, devono adempiere all’obbligo di munirsi di Isee in corso di validità.

L’assegno universale può essere richiesto anche senza Isee, ma in questo caso la somma percepita è quella minima, pari a 50 euro al mese a figlio. L’Isee quindi serve per la misura dell’assegno e non per il diritto a riceverlo. L’Isee è necessario per ottenere la cifra effettivamente spettante in base alle proprie condizioni patrimoniali e reddituali. Situazioni economiche che come vedremo, vanno riferite  all’intero nucleo familiare.

Occorre pertanto presentare la Dichiarazione Sostitutiva Unica, la cosiddetta DSU. Ed è proprio nella DSU che viene prevista l’attrazione nel nucleo familiare del genitore non più convivente con i figli.

Genitori separati o divorziati, cosa occorre sapere per Isee e assegno universale

L’assegno unico riguarda i figli a carico fino ai 21 anni di età. Sui figli esiste l’istituto della responsabilità genitoriale. Per questo per famiglie con genitori separati o divorziati, in linea di massima e senza previo accordo tra i due ex coniugi, l’assegno unico spetta ad entrambi.  E deve essere ripartito in pari misura tra loro due.

Lo prevede l’articolo n° 6 comma n° 4 del Decreto Legislativo che ha istituito la misura, ovvero il n° 230 del 2021. L’accordo tra le parti può essere diverso. Magari con l’assegno che viene erogato ad uno dei due, soprattutto a quello che il giudice ha stabilito essere il genitore affidatario o collocatario dei figli.

Per fugare i dubbi, va sottolineato che in caso di affido esclusivo ad un solo genitore, l’assegno verrà erogato proprio a quest’ultimo e per intero. Lo stesso vale per i casi di nomina di un tutore. Questo alla luce del fatto che l’assegno è riconosciuto nell’esclusivo interesse del minore tutelato. Un principio confermato dal fatto che dopo i 18 anni di età il figlio può richiedere direttamente l’assegno al posto dei due genitori.

L’importanza del nucleo familiare

La scelta di ripartire l’assegno in parti uguali tra entrambi i genitori può sopraggiungere anche nei mesi successivi alle prime erogazioni. In questo caso la ripartizione scatterà dal primo giorno di pagamento successivo alla scelta effettuata e differente da quella iniziale.

Va ricordato che il nucleo familiare per la DSU deve comprendere sempre entrambi i genitori, a prescindere dalla loro coabitazione o convivenza. A meno che non ci si trovi in alcuni casi specifici.Tra questi, il mancato riconoscimento di un figlio da parte di uno dei due genitori. Ma anche in caso di decesso di uno dei due o se sia sopraggiunta una sentenza di allontanamento dal nucleo familiare per uno di essi.

Il nucleo familiare è fondamentale non solo per l’Isee ma anche per la corresponsione dell’assegno universale per i figli a carico. Il nucleo familiare che viene preso in considerazione per l’assegno universale è quello comprensivo di entrambi i genitori. Questo vale anche per  quelli separati, divorziati o non conviventi. E nel modulo di domanda va indicato anche il cognome dell’altro genitore.

Quale Isee deve essere quello di riferimento?

Per calcolare l’importo dell’assegno unico spettante, come dicevamo, l’Isee è di fondamentale importanza. In caso di genitori separati o divorziati la regola generale è cosa certa. Infatti per calcolare il giusto ammontare dell’assegno l’Isee di riferimento è quello dove è inserito il figlio beneficiario della prestazione. E questo prescinde dal fatto che il richiedente sia il genitore che non fa parte di quel nucleo familiare per separazione o divorzio.

Va precisato che se ci si trova dinnanzi a casi di genitori non coniugati e non conviventi tra di loro, occorre cautela. Infatti il genitore esterno al nucleo familiare va considerato come facente parte del nucleo familiare del figlio.

Ricapitolando, il genitore non convivente che però ha riconosciuto il figlio (il beneficiario dell’assegno), viene attratto nel nucleo familiare del figlio a meno che:

  • Sia risposato con un altro coniuge naturalmente diverso dall’altro genitore del beneficiario della prestazione;
  • Abbia altri figli con una persona differente dall’ex coniuge e genitore del figlio beneficiario dell’assegno;
  • Sia stato assoggettato all’erogazione dell’assegno di mantenimento al figlio beneficiario dell’assegno unico;
  • Abbia ricevuto un provvedimento giudiziario di allontanamento dal nucleo familiare del figlio beneficiario dell’assegno.

Altri chiarimenti necessari per i casi particolari per l’assegno unico

Non è attratto nel nucleo familiare del figlio beneficiario dell’assegno il genitore risposato o con nuova prole da altro genitore. Ma occorrerà integrare la DSU con una componente aggiuntiva dal momento che si tiene conto della sua situazione reddituale e patrimoniale. Cosa che non accade in caso di assegno di mantenimento o di allontanamento dal nucleo familiare, cioè da provvedimenti di una autorità giudiziaria. In pratica in questi casi il genitore non convivente oltre a non essere attratto nell’Isee, non andrà a costituire nemmeno la componente aggiuntiva. Quindi, quella componente che serve nei casi prima citati,  per il giusto calcolo della prestazione.

Infine va detto che l’adempimento della componente aggiuntiva può essere espletato anche inserendo il numero di protocollo Inps dell’Isee se il genitore non convivente ne ha già uno in corso di validità.

Assegno unico figli: 5 risposte ad altrettanti dubbi sulla misura

Una evidente anomalia rischia di creare più di qualche problema per l’assegno unico sui figli. La grande misura universale introdotta dal governo partirà il primo marzo. E andrà a sostituire tutte le altre misure di welfare sui figli, dall’assegno familiare al bonus bebè, dalle detrazioni per carichi di famiglia al premio di natalità. La portata della misura è talmente vasta che non fa distinzioni tra famiglie con prole di un lavoratore dipendente o autonomo, di un assunto o di un disoccupato.

Per questo interessa tutti. Ma l’avvio non è stato dei migliori. Infatti il via  alle domande è scattato prima delle istruzioni dell’Inps con la canonica circolare esplicativa. E perfino prima di richiedere l’Isee per molte famiglie.

Ciò significa che i chiarimenti si rendono necessari a fugare i i tanti dubbi che molti potenziali richiedenti stanno manifestando sia domandando all’Inps che chiedendo a Caf e Patronati. Ecco alcuni dei quesiti più diffusi con le relative domande.

Senza Isee l’assegno può essere preso po’ stesso?

Si, l’assegno unico universale per i figli può essere percepito a prescindere dal possesso di un Isee in corso di validità. La misura però resta collegata all’Isee che determinazione dell’importo. Senza Isee si prende la quota minima di 50 euro al mese per figlio.

Isee in ritardo, cosa succede?

Senza Isee si prendono 50 euro al mese per ogni figlio. Se il primo marzo non c’è un Isee in corso di validità quella è la cifra che si percepirà come assegno universale. Al contrario, se questo adempimento è effettuato entro il 30 giugno,  l’Inps aggancerà automaticamente l’Isee alla domanda. Se tutto viene fatto entro il 28 febbraio, l’assegno unico viene calcolato in relazione all’Isee.

Se invece la DSU (dichiarazione sostitutiva unica) per l’Isee è presentata dopo la fine di febbraio ed a misura giù partita (dopo il primo marzo), si riceverà la quota minima per i mesi senza un Isee in corso di validità, mentre l’eventuale conguaglio degli importi dovuti a decorrere dalla mensilità di marzo avverrà nel mese di luglio.

Per Isee elaborati dopo il mese di giugno 2022, si perdono gli arretrati, ovvero i conguagli tra l’importo minimo ottenuto e quello che invece doveva essere.  L’importo perfetto spettante verrà erogato solo dal primo mese utile successivo al completamento dell’adempimento con l’Isee.

Assegno unico, ripartizione tra genitori

In sede di compilazione della domanda, il genitore richiedente deve andare ad indicare le modalità di incasso dell’assegno universale. Non parliamo solo di Iban, ma anche di eventuale ripartizione dell’assegno tra i coniugi.

Infatti va indicato se l’altro coniuge ha dato l’autorizzazione all’erogazione al 100% dell’assegno, al coniuge dichiarante. Si può anche scegliere di dividere in due l’assegno, così da incassarlo metà per uno tra i due coniugi.

Si può ripartire l’assegno anche dopo aver completato la domanda?

La normativa in materia di assegno universale è abbastanza chiara. Infatti l’assegno spetta ad entrambi i coniugi anche se il richiedente deve essere solo uno. Nella domanda oltre ad indicare ogni figlio per cui viene richiesto il benefit, occorre indicare sempre il codice fiscale dell’altro coniuge.

La richiesta di divisione in due dell’assegno universale sui figli può essere una opzione anche dopo la presentazione della domanda e perfino dopo aver incassato al 100% alcuni mesi di assegno da parte di uno solo dei due coniugi. E può farlo anche l’altro genitore accedendo con le sue credenziali di accesso manifestando la volontà di attrarre a se la metà dell’assegno che gli spetta di diritto.

Assegno unico dal settimo mese di gravidanza, è vero?

Il nuovo strumento di welfare per le famiglie è nato in sostituzione di tanti altri benefit che in questi anni le famiglie con prole erano abituate a percepire. Tra questi benefit anche l’assegno di natalità, chiamato anche premio alla nascita o bonus mamma domani, è stato sostituito da questo nuovo beneficio universale.

Il Premio alla nascita poteva essere richiesto dopo aver completato il settimo mese di gestazione da parte delle madri in dolce attesa. Ed anche questo assegno universale partirà dal settimo mese di gravidanza. Ma al momento la possibilità di presentare domanda sopraggiunge dopo la nascita. Infatti va inserito il codice fiscale di ciascun figlio e naturalmente un figlio ancora non venuto al mondo non può avere il codice fiscale.

Resta confermato però che dopo la nascita e dopo la presentazione della domanda, verranno erogati al richiedente anche gli arretrati a far data proprio dalla fine del settimo mese di gravidanza.

Assegno unico e riforma Irpef, agli autonomi e partite Iva i maggiori benefici

L’assegno unico per i figli e la riforma fiscale dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) porterà i maggiori vantaggi alle famiglie, ai lavoratori autonomi e partite Iva e ai residenti delle regioni del Sud Italia. A spiegare gli effetti delle due misure è stato il ministero dell’Economia e delle Finanze con la nota numero 6 del 2022. I dati sono stati elaborati dal Dipartimento degli studi e delle ricerche. In totale, nelle tasche dei lavoratori e delle famiglie italiane andranno 14 miliardi di euro. La platea di beneficiari interessata dalle riforme è di oltre 22 milioni di famiglie. Rimarranno fuori dai benefici circa quattro milioni di nuclei.

Riforma fiscale e assegno unico per i figli: gli obiettivi delle due misure

Due, pertanto, le riforme che sono state varate a partire dal 2022. Con la revisione dell’Irpef, in vigore dal 1° gennaio 2022, e l’introduzione dell’assegno unico per i figli, il governo mira a sostenere la ripresa economica abbassando, peraltro, la pressione fiscale. Si tratta dell’obiettivo più specifico della riforma fiscale con la riduzione delle aliquote Irpef, la revisione degli scaglioni e quella delle detrazioni. Per i lavoratori dipendenti arriva anche la revisione del trattamento integrativo. L’assegno unico per i figli, in vigore da marzo 2022, mira invece a erogare una prestazione non più legata al reddito ma al valore dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) della famiglia. L’indennità per i figli, dunque, non verrà erogata solo in rapporto ai redditi delle famiglie, ma anche sul patrimonio posseduto, mobiliare e immobiliare.

Quali effetti sulle famiglie e sui lavoratori dalla riforma fiscale e dall’introduzione dell’assegno unico per i figli?

I maggiori vantaggi della riforma Irpef e dell’assegno unico per i figli andranno sicuramente ai lavoratori autonomi e alle partite Iva. In primo luogo perché percepiranno un assegno strutturato per i figli che prima non ricevevano. La sola riforma fiscale, invece, lascia sostanzialmente in equilibrio i benefici tra gli autonomi e i lavoratori dipendenti. I maggiori effetti positivi si hanno per le famiglie che vivono nel Sud Italia. In tal senso, il ministero dell’Economia, nella sua analisi, arriva alla conclusione che i risultati siano la somma delle due riforme che mirano a ridurre le disuguaglianze dei redditi soprattutto nelle aree più svantaggiate dell’Italia.

Riforma fiscale e assegno unico per i figli, ecco qual è l’impatto sui redditi

La riforma fiscale dell’Irpef e l’introduzione dell’assegno unico per i figli hanno un impatto maggiore sui redditi più bassi. Considerando sia i lavoratori alle dipendenze che gli autonomi e le partite Iva si può studiare la distribuzione dei vantaggi a seconda del livello di reddito. Da 0 a 15 mila euro sono coinvolte 6,311 milioni di famiglie con un beneficio medio di 863 euro. L’incidenza positiva sul reddito lordo è pari al 3,2%. Le famiglie che hanno redditi da 15 a 25 mila euro (4,779 milioni di famiglie coinvolte) avranno un beneficio medio di 683 euro con un’incidenza sul reddito lordo pari all’1,7%.

Nuova Irpef e assegno universale per i figli con redditi più alti di partite Iva e lavoratori dipendenti

I vantaggi delle due riforme, Irpef e assegno unico per i figli, vanno assottigliandosi, anche in termini percentuali, in presenza di redditi più elevati. Per redditi da lavoro autonomo o dipendente da 25 mila a 40 mila euro (4,675 milioni di famiglie coinvolte), il beneficio scende a 432 euro, con l’incidenza sul reddito lordo dello 0,8%. Infine, per i redditi oltre i 40 mila euro (6.433 milioni di famiglie coinvolte) il beneficio medio scende ancora (451 euro) al pari dell’incidenza del reddito lordo (0,5%). Complessivamente, su oltre 22 milioni di nuclei familiari coinvolti dalle due riforme, il beneficio medio sarà di 614 euro all’anno e l’incidenza sul reddito lordo dell’1,1%.

 

Assegno unico per i figli: si possono detrarre le spese mediche e scolastiche?

Le spese per i figli possono essere ancora detratte ai fini dell’assegno unico. A partire dal 1° marzo 2022 l’assegno universale costituirà l’unico strumento economico a favore delle famiglie con figli minorenni. Risultano inclusi nella disciplina anche i figli maggiorenni e fino al compimento dei 21 anni di età. L’assegno andrà a vantaggio anche delle famiglie con figli lavoratori (a basso reddito) o in cerca di occupazione, oltre che studenti. Il decreto “Sostegni ter” è intervenuto nell’ambito della detraibilità delle spese mediche e scolastiche rispetto all’assegno unico.

Spese mediche e scolastiche per i figli a carico, si possono detrarre ai fini dell’assegno unico?

In particolare, la detraibilità delle spese mediche e scolastiche a favore dei figli nell’ambito dell’assegno unico devono essere sostenute a favore dei minori e dei maggiorenni fino a 21 anni di età. Le detrazioni operano benché su queste spese non siano più spettanti le detrazioni dell’Irpef. Tuttavia, per i figli maggiorenni e fino ai 21 anni di età che non studino, né lavorino e nemmeno cerchino un’occupazione, si potrebbe verificare una situazione analoga rispetto agli “altri famigliari a carico”. Il decreto “Sostegni ter” esclude espressamente la detraibilità delle spese in questione.

Assegno unico per i figli minori o dai 18 ai 21 anni di età: le condizioni per le detrazioni delle spese

La detrazione nell’ambito dell’assegno unico per i figli relativamente alle spese mediche e scolastiche opera, pertanto, in presenza di figli minorenni o di maggiorenni (dai 18 fino al compimento dei 21 anni di età). Per quest’ultima categoria, per operare la detrazione delle spese, devono verificarsi quattro condizioni:

  • devono frequentare un corso di laurea, un corso di formazione professionale o scolastica;
  • svolgere un tirocinio oppure un lavoro con un limite di reddito non superiore agli 8.000 euro;
  • devono essere in possesso della dichiarazione di immediata disponibilità a svolgere un’attività lavorativa da ottenere dai centri pubblici per l’impiego;
  • svolgere il servizio civile universale.

Assegno unico per i figli o detrazione delle spese per i figli a carico?

Le incertezze normative relative alla detrazione per i figli a carico e fino al compimento dei 21 anni di età e l’assegno unico sono state superate dal decreto “Sostegni bis” (decreto numero 4 del 2022). In particolare, a partire dal 1° marzo prossimo, le famiglie con i figli che percepiscano l’assegno universale non avranno più la possibilità di ottenere le detrazioni per i figli a carico secondo quanto prevede l’articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). Con l’arrivo dell’assegno universale, le famiglie beneficeranno di questo unico strumento economico sempreché si tratti di figli minorenni o di figli dai 18 anni al compimento dei 21 anni di età purché studenti, lavoratori con reddito entro gli 8.000 euro o in cerca di un’occupazione.

Assegno unico per i figli, come detrarre le spese mediche e scolastiche?

A disciplinare la detrazione delle spese mediche e scolastiche nell’ambito dell’assegno unico per i figli è intervenuta la modifica dell’articolo 12 del Tuir con il nuovo comma 4 ter operata dal comma 6 dell’articolo il quale disciplina che “ai fini delle disposizioni fiscali che fanno riferimento alle persone indicate nel presente articolo, anche richiamando le condizioni ivi previste, i figli per i quali non spetta la detrazione ai sensi della lettera c) del comma 1 sono considerati al pari dei figli per i quali spetta tale detrazione”.

Detrazione fiscale figli a carico dai 18 ai 21 anni di età: quando si può applicare?

Dal decreto “Sostegni ter” arriva dunque la possibilità di detrazione fiscale per le spese mediche e scolastiche per i figli a carico entro i 21 anni di età. I genitori, anche se beneficiari dell’assegno unico, potranno continuare a detrarre le spese sostenute per i figli, ancorché da marzo prossimo non spettino più le detrazioni fiscali per ogni figlio a carico. Non potranno detrarre le spese per i figli dai 18 ai 21 anni che non lavorino, non cerchino un’occupazione e non studino.

Detrazione fiscale figli a carico di oltre 21 anni di età: come funziona?

Per i figli disabili, anche con più di 21 anni di età, oltre all’assegno unico, i genitori potranno continuare a effettuare la detrazione fiscale. In tal caso, il limite del reddito per essere considerati a carico è rimasto invariato. Il massimo lordo annuo, al lordo degli oneri deducibile, non deve superare i 2.840,51 euro oppure i 4.000 euro. I due importi vanno applicati in rapporto all’età dei figli non superiore ai 24 anni.

Assegno unico e detrazioni figli insieme, ecco perché è possibile

L’Assegno unico 2022 è tra gli argomenti di maggiore interesse in queste ultime settimane. L’avvicinarsi della data a partire dalla quale la misura entrerà in vigore è il primo fattore che rende di attualità la misura. Ma poi c’è anche il via alle domande da parte dell’Inps sul suo portale istituzionale, che ha ampliato l’interesse per la misura.

La novità delle ultime ore riguarda le detrazioni. Come si sa l’assegno unico andrà a modificare tutto il pacchetto di misure di welfare delle famiglie. Dal bonus bebè all’assegno per il nucleo familiare, dalle detrazioni per carichi di famiglia al bonus mamma domani.

Tutto sacrificato sull’altare del nuovo assegno unico universale per i figli. Tutto cancellato e via alla misura universale.

Ma alcune detrazioni per i figli resteranno. Lo prevede la bozza del nuovo decreto sostegni ter.

Assegno universale ok, ma salve alcune detrazioni per i figli

Secondo la bozza del nuovo decreto emergenziale, non verranno eliminate alcune delle detrazioni più utilizzate. Parliamo di quelle per le spese sostenute per i figli a carico. Una novità questa che cozza con alcune voci delle ultime settimane che davano per perdute anche molte detrazioni tra le più utilizzate dai contribuenti nel modello 730.

L’assegno universale come ormai è noto ai più, è un assegno che verrà erogato alle famiglie italiane in sostituzione di tutti gli altri benefit previsti oggi.  E verrà erogato per ogni figlio fino a 21 anni se a carico fiscalmente del richiedente e del suo coniuge.

Per le spese sostenute in favore dei figli a carico quindi, ancora utili le detrazioni. Gli oneri detraibili infatti non vengono toccati da questa grande novità.

Dove opera il nuovo decreto sostegni e cosa dice sull’Assegno unico

Le novità del decreto sostegni ter finiranno con modificare anche il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). E sono novità estese a una miriade di contribuenti. Infatti riguardano coloro i quali, e sono tanti, dal primo marzo avranno a che fare con la grande rivoluzione dell’assegno unico universale sui figli a carico. Per questi soggetti le detrazioni fiscali sui figli a carico restano fruibili, tranne che per quelle dirette e fisse.

In pratica si concede a molti contribuenti di beneficiare comunque di alcune agevolazioni nelle dichiarazioni dei redditi, quindi nel modello 730 o nel modello Redditi Persone Fisiche.

Infatti, nonostante l’assegno unico, ai contribuenti sarà concesso di continuare a sfruttare le detrazioni previste per oneri detraibili. Si tratta di quelle detrazioni  previste per esempio,per  le spese scolastiche o quelle sanitarie. Ma ci sono anche quelle per le spese universitarie piuttosto che le spese di affitto per studenti fuori sede.

Assegno unico 2022, non tutti i benefit si perdono

È vero che il restyling prodotto dall’assegno universale per i figli fino a 21 anni di età è piuttosto profondo, ma in materia di detrazioni inciderà solo su un determinato ambito. Parliamo delle detrazioni fiscali per i figli a carico che rientrano nel campo dei carichi di famiglia. Sono le detrazioni che vengono riconosciute nelle buste paga o nei cedolini mese per mese, Detrazioni che poi finiscono nelle Certificazioni uniche e nei modelli di dichiarazione dei redditi.

Sono le detrazioni per i carichi di famiglia, limitatamente a quelli dei figli fino a 21 anni, quelle che verranno assorbite dall’assegno unico. Nonostante il nuovo decreto sostegni ter  sia ancora in bozza , l’intervento correttivo alla normativa si è reso necessario. In effetti molti credevano di aver perduto pure i benefici fiscali relativi alle spese che danno diritto alle detrazioni al 19% in sede di dichiarazione dei redditi.

Confermati i limiti di reddito per essere considerati a carico

Quindi, per le detrazioni da oneri sostenuti nell’anno di imposta a cui le dichiarazioni dei redditi fanno riferimento, i figli per cui si rientra nel campo di applicazione dell’assegno universale sono equiparati a chi non rientra. Nessuna differenziazione quindi in base al diritto o meno all’assegno universale.

A fugare ogni dubbio anche la conferma dei limiti di reddito personali che inseriscono un figlio a carico del genitore. Infatti i limiti restano pari a 2.840,51 euro annui  al lordo degli oneri deducibili, incrementato fino a 4.000 euro, sempre al lordo degli oneri deducibili, per i figli fino a 24 anni di età.

Assegno unico figli, Isee se in famiglia ci sono divorziati, altri familiari, separati mai sposati, padre risposato

La pratica dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) ai fini della presentazione della domanda per l’ottenimento dell’Assegno unico per i figli può generare difficoltà nell’individuazione dei membri della famiglia richiedente. La definizione del nucleo familiare diventa, pertanto, indispensabile ai fini del calcolo dell’Isee e per la determinazione della nuova misura introdotta nel 2022. Possono presentarsi, infatti, casi di famiglie allargate, di presenza di altri familiari, del padre risposato o della presenza di un figlio maggiorenne, di genitori mai sposati o di uno dei due che viva all’estero. Infine, è da prendere in considerazione anche il caso di un genitore straniero.

Isee, come si calcola l’indicatore se si tratta di famiglia allargata ai fini dell’Assegno unico per i figli?

In linea di massima, la famiglia è composta, ai fini dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) da tutte le persone presenti nello stato di famiglia. Il documento si può richiedere all’anagrafe comunale. Tuttavia, rispetto a questa regola generale, si possono verificare vari casi. Ad esempio, i due coniugi possono avere una differente residenza. Ciò può presentarsi nel caso della domanda di Assegno unico quando la madre divorziata e con due figli minori ha un nuovo convivente. In questo caso fanno parte sempre dello stesso nucleo familiare per il calcolo dell’Isee? I coniugi, anche se hanno una differente residenza, costituiscono un medesimo nucleo familiare per il calcolo dell’Isee. Il nuovo convivente, dunque, se figura nello stato di famiglia della madre divorziata, fa parte del nucleo familiare ai fini dell’Isee della famiglia di quest’ultima. Se scegliesse tuttavia la famiglia del coniuge, non potrebbe rientrare nel nucleo della madre divorziata.

Isee, come vanno considerati i figli maggiorenni non conviventi fino a 26 anni e oltre per l’Assegno unico?

I figli maggiorenni e fino a 26 anni e oltre, ai fini dell’Isee necessario per l’Assegno unico, se non sono conviventi, hanno diversa disciplina. Ovvero, se non hanno ancora compiuto i 26 anni fanno parte del nucleo familiare dei genitori nel caso in cui risultano a carico per il calcolo dell’Irpef. Se hanno già compiuto i 26 ani di età o li hanno superati fanno parte di un nucleo familiare a sé stante anche nel caso in cui dovessero risultare ancora a carico dei genitori. In tal caso, dunque, il figlio maggiorenne che abbia già compiuto i 26 anni o li abbia superati costituisce un nucleo familiare a parte ai fini dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.

Assegno unico, come bisogna considerare il padre risposato e gli altri familiari, come zii e nonni, ai fini dell’Isee?

Nel calcolo dell’Isee per l’Assegno unico devono essere inseriti anche gli altri familiari come zii e nonni, nel caso in cui risultino conviventi con la famiglia. In tal caso, fa sempre fede lo stato di famiglia: se gli altri familiari risultano presenti vanno inclusi. Il padre che si è risposato, che normalmente risulta estraneo alla famiglia di un figlio minore, deve essere incluso ai fini dell’Isee per minorenni. Si tratta di un “componente aggiuntivo”. Nell’Isee della madre dovrà essere indicato l’importo versato ai fini del mantenimento del minore. Tale disciplina incontra due limiti nei casi in cui:

  • non sia presente il provvedimento dell’autorità giudiziaria che stabilisca l’obbligo di versare il mantenimento al figlio da parte del padre risposato;
  • sia presente un provvedimento di allontanamento, di esclusione della potestà genitoriale oppure di estraneità nei rapporti economici ed affettivi.

Come calcolare l’Isee nel caso di due genitori mai sposati, con diversa residenza, e figlio minore per l’assegno unico?

Il caso dei genitori separati e mai sposati può avere due soluzioni. La situazione è quella nella quale i due genitori abbiano un figlio minore e una residenza differente. Ai fini dell’Assegno unico per il figlio minore, è necessario alternativamente:

  • presentare un’unica Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) per il calcolo dell’Isee da parte del genitore che conviva con il minore. Nella dichiarazione deve essere indicato il genitore esterno al nucleo familiare, a meno che non vi sia un provvedimento dell’autorità giudiziaria;
  • in alternativa si possono presentare due Isee diversi. Il primo si riferisce al nucleo familiare del minore e del genitore convivente, mentre il secondo fa capo al genitore esterno. Nel Documento sostitutivo unico è necessario indicare il protocollo Dsu del genitore esterno già inoltrato all’Inps.

Calcolo Isee ai fini dell’Assegno unico per genitori che lavorano all’estero o per genitore straniero

Se uno dei due genitori lavora all’estero pur avendo la residenza in Italia, la famiglia del minore ha diritto a una maggiorazione dell’Assegno unico. La condizione è che il genitore che lavora all’estero debba pagare le imposte in Italia. Se uno dei due genitori è un cittadino straniero senza codice fiscale lo si può indicare nella domanda. In tal caso, è necessario seguire nella pratica i passaggi nella sezione dei dati del figlio: “Il nucleo familiare del figlio comprende uno solo dei 2 genitori”, “Genitore unico” e successivamente “Altro genitore cittadino straniero senza codice fiscale”. Con questa procedura, quanto spetta per l’assegno viene riconosciuto a chi ha presentato richiesta senza che sia possibile procedere con la ripartizione del 50%.

Assegno unico con o senza ISEE è richiedibile all’INPS?

L’assegno unico con o senza ISEE è richiedibile già dal primo gennaio 2022. Ecco i parametri da seguire ed i modi per richiederlo.

Assegno unico con Isee

L’assegno unico è il contributo che viene richiesto dalle famiglie che hanno figli a carico. Si può richiedere dal settimo mese di gravidanza, fino a 21 anni del figlio. E se si considera che saranno circa 7.3 milioni le domande che l’Inps si aspetta, si può valutare la portata dell’investimento sulle famiglie.

Tuttavia l’assegno unico è legato al valore dichiarato in ISEE, l’indicatore della situazione reddituale ed economica equivalente del nucleo familiare. Infatti in base a questo valore cambia l’importo dell’assegno mensile che verrà corrisposto al genitore che ne ha fatto richiesta.

Assegno unico con e senza Isee, cosa fare in quest’ultimo caso?

Anche se non si ha un ISEE 2022 in corso di validità, la domanda per l’assegno unico può essere presentata. Per fare la richiesta è possibile:

  • collegarsi sul sito online dell’Inps ed accedere tramite Cns, Spid o Cie;
  • contattare il contact center al numero verde 803.164 (se si chiama da rete fissa), oppure il numero 06.164.164 (nel caso di chiamata da rete mobile);
  • presso i Caf e patronato presenti sul territorio.

Si consiglia comunque di fare l’ISEE entro fine febbraio, perché i contributi verranno erogati da marzo 2022. Quindi l’ente farà un controllo sui dati dichiarati e verificherà la corrispondenza. Invece se il contribuente, anche dopo tale periodo, non presenterà il documento, gli verrà riconosciuto l’importo minimo previsto di 50 euro per ogni figlio. Ma si ricorda che chi  ha un valore ISEE minore di 40.000 euro ha diritto ad importi maggiori.

Isee presentato entro giugno, cosa succede?

Se invece l’Isee 2022 viene presentato entro giugno, verrà considerato un conguaglio tra gli importi dovuti e versati nel mese di luglio. Mentre per tutti gli elaborati presentati dopo luglio, verrà riconosciuto il conguagli solo dalla mensilità in corso. In ogni caso non c’è bisogno di presentarlo perché è lo stesso istituto a fare i controlli incrociati.

Secondo la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti: “l’assegno unico è una battaglia importante perché per  la prima volta tutti i figli sanno di poter essere accompagnati fino a 21 anni di età da un’entrata mensile certa, stabile e sicura che non cambia nel tempo e non dipende dalle condizioni della famiglia“. Intanto le domande stanno arrivando come un fiume in piena e si spera che i contributi vengano riconosciuti puntuali già dal mese di marzo 2022.

 

 

 

 

 

Assegno unico figli anche ai forfetari, le detrazioni mancanti

L’assegno unico figli è la novità di quest’anno a sostegno delle famiglie. Spetta anche ai lavoratori forfettari che hanno fino a 21 anni.

Assegno unico figli, anche per i forfettari

Le domande per l’assegno unico figli sono già partite e sono tantissimi gli italiani che potranno farne uso. Questo perché possono richiederlo i genitori indipendenti dalla loro posizione lavorativa. Pertanto i lavoratori dipendenti, non occupati, dispoccupati, percettori di reddito di cittadinanza, pensionati e lavoratori autonomi.

Non sono previsti limiti di reddito, ma ciò che cambia è il valore dell’assegno. L’assegno unico sostituisce tutti gli altri contributi alla famiglia, eccetto il bonus asilo nido che resterà richiedibile anche per l’anno 2022. Quindi spetta ai nuclei familiari con figli fino a 21 anni di età.

Assegno unico figli anche per i forfettari

L’assegno unico figli è riconosciuto anche ai genitori che aderisco al regime forfettario. I contribienti forfettari determinano il reddito applicando alla differenza tra ricavi e compensi un determinto indice di redditività. Tuttavia tale indice cambia in relazione al codice ATECO dell’attività svolta e quindi cambia a seconda del lavoro svolto.

Ma con l’assegno unico la scelta del regime forfettario potrebbe risultare ancora più conveniente. Questo perché dal reddito possono essere dedotti i contribiti previdenziali, ma non quelli per figlio a carico. Oggi con l’assegno unico le cose cambiano. Infatti si possono recuperare quantomeno le detrazioni per figli a carico di età inferiore a 21 anni. Una convenienza da non sottovalutare perché cambia il modo di ammortizzare le detrazioni mancanti.

Altre considerazioni da fare sui forfettari

Oltre a quanto detto, sono deducibili anche i contributi previdenziali versati per conto dei collaboratori dell’impresa famigliare. La deduzione è ammessa anche per i versamenti per conto dei collaboratri non fiscalmente a carico, a condizione che il titolare non abbia esercitato nei loro confronti il diritto di rivalsa.

Mentre al reddito si applica l’imposta sostitutiva che varia dal 5% al 15%. Nel primo caso si tratta di aziende start-up e che quindi hanno un’altra agevolazione soprattutto per cominciare la propria attività. Comunque sia, anche dopo l’introduzione dell’assegno unico si potrà ancora fruire delle detrazioni sulle spese sostenute per i figli a carico di qualsiasi età. Come ad esempio quelle relative alle spese di istruzione, le spese mediche e sanitarie, le spese per l’abbonamento del trasporto pubblico.